mercoledì 31 agosto 2016

SESSO E POTERE, LA VIRILITA' DI CRISTO. (IL NATALE HA 5000 ANNI)

SESSO E POTERE, LA VIRILITA' DI CRISTO. (IL NATALE HA 5000 ANNI)
http://www.libreidee.org/2016/08/sesso-e-potere-la-virilita-di-cristo-e-il-natale-ha-5000-anni/

Di Salvatori se ne contano tanti: e sono tutti maschi e virili, come Cristo. 
E’ la tesi “blasfema” di un eminente intellettuale come Francesco Saba Sardi, scomparso nel 2012, autore di decine di libri tra cui “Il Natale ha 5000 anni”, messo all’indice dal Vaticano. 
Chi è, dunque, e come “nasce” un dio? Perché la Chiesa nega la sessualità del messia? In un’intervista a Sonia Fossi per la rivista “Hera”, Saba Sardi spiega la sua visione della religione intesa solo come sistema di potere sui popoli. Triestino, spregiatore dei dogmi, Saba Sardi ha tradotto in sei lingue alcuni tra i più grandi scrittori dell’800 e del ‘900, pubblicando oltre 40 libri su temi che spaziano dalla narrativa alla saggistica, dalla poesia ai viaggi. 
E’ considerato una delle menti più prestigiose del XX secolo, riconosciuto dal Quirinale tra le maggiori autorità intellettuali italiane. “Il Natale ha 5000 anni” racconta la vicenda della nascita e della diffusione del Natale cristiano, illuminando le radici della religiosità in un momento storico di nascente integralismo. Con l’avvento del neolitico, 12.000 anni fa, la nostra civiltà diventa stanziale grazie alla scoperta dell’agricoltura. Per gestire la terra e il lavoro nasce la guerra. E per motivare la guerra viene “inventata” la religione.


Nasce così l’attuale sistema di potere, che in un suo saggio del 2004 Saba Sardi chiama “dominio”. Temi anticipati da “Il Natale ha 5000 anni”, volume popolato di vicende e personaggi che, prendendoci per mano, ci fanno percorrere il cammino dell’uomo: «Dodicimila anni fa l’umanità dell’Eurasia ha inventato le divinità», riassume Sonia Fossi nell’intervista ripresa dal blog di Gianfranco Carpeoro. Ma è nella crisi generale di 5000 anni fa che Francesco Saba Sardi individua «il sorgere della necessità di speranza che porta l’uomo a desiderare la comparsa del Salvatore, del redentore capace di ricondurci alla fratellanza dei primordi». 
E così, «la speranza nei Figli del Cielo apparsi in maniera straordinaria, uscendo da grotte, rocce o nascendo da madri vergini, si diffonde per millenni lungo tutti i territori eurasiatici». Sicchè, il Cristianesimo «è solo uno dei Natali dei Figli del Cielo». Ma chi è questa volta il Figlio del Cielo? Sempre lo stesso di 5000 anni fa? E cosa rappresenta per noi oggi la religione, la fede, la credenza in entità sovrumane?

“Il Natale ha 5000” anni viene pubblicato per la prima volta nel 1958 per essere poi ritirato dalle librerie. La pubblicazione del 2007 dell’editore Bevivino è in realtà la seconda edizione, precisa Sonia Fossi. Cosa accadde nel 1958? «Nel ’58 il mio libro fu accolto molto bene dal pubblico e molto male dalla “Civiltà Cattolica”». La rivista dei gesuiti, allora diretta da padre Enrico Rosa, «dedicò un intero numero, ben 25 pagine, alla confutazione della tesi esposta nel mio libro, confutazione a cura di padre Rosa». 
Che cosa ha fatto e cosa può ancora fare paura del suo libro? «Varie cose. Ad esempio, ha fatto paura il fatto che io affermassi che il Cristianesimo è un mitema: ma il mito non è bugia». 
Il mito è un’affermazione che sorge spontaneamente, spiega Saba Sardi. «Il Natale è un mito che sorge nell’impero eurasiatico quando nell’età neolitica l’umanità passa dal nomadismo alla stanzialità. La società stanziale inventò l’agricoltura, l’allevamento di bestiame, il maschilismo e il potere. La necessità di una società organizzata richiese l’istituzione di una gerarchia che veniva ordinata soprattutto dal cielo con l’idea della divinità».

Su quali elementi – domanda la giornalista – basò la sua confutazione padre Rosa? «La mia tesi è inconfutabile», risponde lo studioso. «Padre Rosa basò la sua confutazione sul fatto che Gesù è una realtà storica e non una figura mitica. Ma anche se Gesù fosse una realtà storica questo non avrebbe nessuna importanza, perché fu Paolo di Tarso il fondatore del Cristianesimo e non Cristo». 
Il Cristianesimo nasce e si diffonde seguendo vari rami, varie tesi come ad esempio la gnostica, per poi arrivare alle edizioni Paoline, e gli scritti di Paolo di Tarso diventano la base su cui si fonda il cattolicesimo per come noi oggi lo conosciamo. 
Come interpretare questo percorso? «E’ chiaro che quando è giunto il momento di scegliere tra i vari rami del Cristianesimo si è pensato di scegliere il Dio monoteista che più conveniva a chi in quel momento gestiva il potere, in questo caso l’imperatore Costantino. Insomma, Paolo di Tarso è stato un autore che ha trovato nell’imperatore Costantino un formidabile editore». 
Quindi l’imperatore Costantino potendo scegliere tra diversi autori decide di editare Paolo di Tarso? «Sì, e da quel momento il Cristianesimo sostituisce la Trinità Capitolina formata da Giove, Marte ed Ercole. Bisogna sottolineare il fatto che le figure e le qualità degli Dei Capitolini non soddisfacevano più gli intellettuali romani dell’epoca. Costantino unificò l’impero donando al popolo romano un Figlio del Cielo, monoteista e nato da un Dio sensibile e più raffinato degli Dei a cui i romani erano abituati fino ad allora».

La narrazione cristica ha però avuto un’immensa fortuna: perchè? «La grande forza del Cristo, così come per tutti gli Apparsi, per tutti i Figli del Cielo, consiste soprattutto nell’essere maschio», spiega Saba Sardi. «La gerarchia è maschile. Il potere maschile, il Tyrannos (in lingua turca e in latino: il pene duro), il Tiranno». Attenzione: «Nessun potere può affermarsi se non è incarnato; così, il potere si materializza in una parte del corpo». Al che, «sesso e potere diventano tutt’uno». Si badi: «Non c’è mai stata un’Apparsa. Mai una donna venuta a rivelare il Nuovo Mondo, a promettere l’Età dell’Oro». Da quando sono stati inventati gli Dei, le Dee, le Ninfe, le Valchirie – aggiunge Saba Sardi – sono sempre «al servizio del Signore degli Dei, il Grande Maschio». 
Il potere è maschio in una civiltà dominata dai maschi, osserva Sonia Fossi. Ma se l’umanità avesse camminato sulla scia dell’energia femminile, questo avrebbe fatto differenza nella nostra evoluzione? «Moltissima differenza. Il potere non è donna. La donna è madre. Nella nebulosità dei nostri ricordi ancestrali si è persa l’idea delle Dee che si auto-generavano senza il ricorso dell’inseminazione maschile come la Madre Terra, metafora del suolo che risorge continuamente da se stesso. Nell’età neolitica la donna venne “domesticata”, ridotta alla condizione di inferiorità e sudditanza».


«Il Neolitico è stata una tragedia per l’umanità», insiste Saba Sardi. «L’invenzione della stanzialità, nel tempo ha cambiato tutto: il modo di mangiare, la concezione dello spazio. Abbiamo cessato di divertirci. Andare a caccia è divertente, il selvaggio si diverte. Zappare non è divertente come non è divertente fare l’impiegato. Abbiamo cessato di divertirci e abbiamo inventato la guerra. La parola ha cessato di essere spontanea: non è la parola che inventa il mondo, ma sono gli oggetti che iniziano a imporre le parole». Il suo libro percorre la storia dei Figli del Cielo, dei mitema. 
Quali elementi uniscono queste figure al Cristo? «Come abbiamo già detto la maschilità», risponde l’autore. «Il fatto che devono affrontare dei pericoli: ad esempio, il Dio egizio Amon Ra – il Sole – deve affrontare il pericolo della notte, come il Cristo deve affrontare il buio, il Diavolo. Il fatto è che sono Apparsi, il Natale è Apparso. Non è sempre necessaria una madre vergine, ma una nascita straordinaria: Mitra nasce da una roccia. Poi, l’Apparso trionfa nell’aldiquà o nell’aldilà; quello che conta è il trionfo attuale o futuro, dopo aver “rinominato” il mondo non più con la parola spontanea, ma come conseguenza dell’essersi impadronito del mondo». In altre parole, attraverso l’evocazione della divinità, «il potere consiste nel darci il pensiero, che è parola».

Tutti i profeti raccontano del ritorno dell’Età dell’Oro, scrive la Fossi, anche se ognuno chiama questo tempo che ci attende con le proprie parole: cosa rappresenta questa visione? «Nostalgia e speranza», dice Saba Sardi. «Speranza che ritorni il tempo felice. 
Il tempo in cui non si consumava la propria vita lavorando, perché cacciare o raccogliere delle radici nei boschi non è un lavoro». Ed ecco il nostro tempo: «La civiltà per come l’abbiamo costruita ora è un disastro. Abbiamo distrutto la natura, abbiamo ucciso noi stessi». Tornare indietro? «E come? Tornando alla caccia? E’ più probabile che ci penserà la Terra stessa a ripulire l’uomo. L’Apocalisse è la fine del mondo per ricominciare. L’Età dell’Oro è apocalittica. Ci sarà un’epoca di felicità futura perché la nostalgia e la speranza sono tutt’uno. Tutti gli Apparsi, tutti i Figli del Cielo parlano di questo momento, tutti».

Quindi, figure simili a Cristo esistono almeno da 5000 anni. «Nel Neolitico avviene la rivoluzione razionale, la ratio: il cognito prende il posto del mitema e sostituisce la poesis, l’invenzione, la poesia che è immediatezza e spontaneità, è ciò che sopravvive ancora nei bambini». Quindi le informazioni le abbiamo, ma a causa della nostra razionalità non riusciamo ad utilizzarle? «No, non riusciamo. Tutte le informazioni da cui siamo invasi nella nostra società sono composte da due parti: la prima è costituita da dogmi. Dogma è la fede e l’affermazione fideistica non ha nulla a che fare con la razionalità. La seconda parte dell’informazione è composta dalla giustificazione, la riprova. Il Vaticano, ad esempio, informa utilizzando la razionalità dell’informazione religiosa». Ratzinger ha detto di continuo che il Cristianesimo è razionale. «I preti non fanno altro che dare dimostrazione di Dio e delle sue manifestazioni hanno bisogno della riprova». Mentre la scienza «parte da ipotesi che debbono essere provate», la religione «al posto delle ipotesi mette delle certezze aprioristiche», cioè «dogmi che non possono essere smentiti perché smentire i dogmi significa essere degli eretici».

La storia dell’uomo è comunque piena di eretici, di uomini che hanno tentato con tutte le loro forze di smentire questi dogmi. Gente come Giordano Bruno, disposta a pagare con la vita. 
Oggi, domanda Sonia Fossi, un Giordano Bruno che tipo di opposizione incontrerebbe? «Incontrerebbe un padre Rosa che gli darebbe pubblicamente del bugiardo», risponde Saba Sardi. 
Ma la Chiesa «è in contraddizione con se stessa: ad esempio, dichiara Cristo una realtà storica, quindi non nega l’incarnazione, ma dell’incarnazione nega la sessualità». Infatti, “Il Natale ha 5000 anni” mostra le immagini di antichi dipinti in cui la sessualità di Cristo non viene negata, ma mostrata. Quei dipinti «sono esistiti fino al Concilio di Trento», poi sono stati occultati. «Il Concilio di Trento è da considerarsi l’antirinascimento», sostiene lo studioso. 
La copertina del libro sotto accusa, ad esempio, mostra la “Sacra Famiglia” di Hans Baldung Grien, datata 1511. «L’immagine che ha suscitato, a più riprese, scandalo, mostra il Bambino Gesù sottoposto a manipolazioni genitali. A toccarlo è la nonna, sant’Anna, mentre il bambino tende una mano al mento della madre, Maria, e l’altra scopre l’orecchio dal quale è entrato il Verbo».


Da cattolici e protestanti «si è cercato in vari modi di spiegare, o meglio esorcizzare, l’atto erroneamente considerato un gesto di libertà senza precedenti nell’arte cristiana, ma le erezioni di Gesù sono illustrate da una folla di dipinti rinascimentali», afferma Saba Sardi. «In più di un dipinto l’erezione è talmente palese da aver indotto più volte i censori a mascherarla con pennellate o drappeggi, quando non si è arrivati a distruggere i dipinti “incriminati”». Eppure, aggiunge lo studioso, «la virilità di Gesù è una componente fondamentalissima nella concezione cristiana». Sicchè, «negare questa evidenza, negare la sessualità del Cristo, equivale a negare l’Ensarcosi, l’incarnazione del Figlio del Cielo, e dunque a negare il dogma stesso del Dio-uomo; questo equivale dunque a pronunciare una bestemmia».

Visto che l’esistenza stessa di questi dipinti testimonia il fatto che la Chiesa non ha da sempre negato la sessualità di Cristo – ragiona Sonia Fossi – come siamo arrivati alla negazione? Nel Cristianesimo, Saba Sardi distingue tre fasi: nella prima, la fase Agostiniana, «Dio è Padre, severo e unilaterale: concede la grazia ai suoi figli ma chi non è nelle sue grazie va all’inferno». 
La seconda è la fase del Rinascimento: «In questa fase Dio Padre viene sostituito dal figlio, che ha ha doti di spontaneità e umanità, ed è davvero di carne e sangue». Poi arriva il Concilio di Trento, che apre la terza fase del Cristianesimo, in cui si torna alla figura del Padre severo e indiscutibile. «Naturalmente un residuo del Dio che si incarna nel Figlio, della fase rinascimentale, ha continuato a sopravvivere resistendo fino a Giovanni XXIII, ma adesso si sta tornando a Pio IX, al Sillabo. Perché la concezione dell’uomo che può e deve scegliere è impossibile da conciliare per la Chiesa, quindi si torna al Sillabo: così si pensa, così si parla, così si scrive». La poesis è pericolosa, conclude Saba Sardi: «Il poeta è pericoloso perché non rispetta i dettami del potere, quindi, tutti devono essere ridotti al comune denominatore: il Sillabo e i suoi derivati. I giornali sono il Sillabo, la produttività è il Sillabo. Il poeta è la negazione del Sillabo».







martedì 30 agosto 2016

ROSACROCE, LA FRATELLANZA DEL SAPERE EMARGINATA DAL POTERE.

ROSACROCE, LA FRATELLANZA DEL SAPERE EMARGINATA DAL POTERE:

(Gianfranco Carpeoro, “I RosaCroce”, intervista editata su YouTube il 23 settembre 2012. Avvocato, pubblicista e scrittore, massone e già “sovrano gran maestro” della Loggia di Piazza del Gesù, di rito scozzese, Carpeoro è uno studioso di Giordano Bruno nonché uno dei massimi esperti di simbologia).



Innanzitutto, loro cominciano a chiamarsi Rosacroce da un certo punto in poi, ma esistevano anche prima. In quegli anni era normale che una confraternita di questo tipo fosse segreta; è oggi che questa segretezza lascia il tempo che trova – e anzi, tutto quello che è segreto, giustamente, desta sospetti. La confraternita dei Rosacroce – a mio avviso, secondo i miei studi – nasce da una precedente e più universale confraternita, che si chiamava Stirpe di David. 
Gioacchino da Fiore la chiama Radix Davidis. 
Questo nome, Radix Davidis, lo trovi un po’ dappertutto. Lo trovi, ad esempio, sul simbolo adottato dal diciassettesimo grado della massoneria, che – guarda che combinazione – è il grado precedente a quello di Rosacroce. Io mi sono chiesto a lungo questa Radix Davidis cosa fosse, finché ho scoperto che i presidenti degli Stati Uniti d’America giurano sulla Bibbia aperta in una certa pagina. 
Giurano lì, perché lì c’è la manifestazione di quello che avrebbe dovuto essere la Stirpe di David. Perché giurano sul Genesi, 49. Giacobbe prende i 12 figli, che poi sono i capi delle 12 tribù di Israele, e ne commenta quello che sarà il ruolo, gli attribuisce una funzione, o un giudizio.

E, in particolare, a Giuda dedica questi versi: “Giuda, te loderanno i tuoi fratelli, la tua mano sarà sulla cervice dei tuoi nemici, davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre. 
Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone, o come una leonessa; chi oserà farlo alzare? Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene, e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli. Egli lega alla vite il suo asinello, e a scelta vite il figlio della sua asina; lava nel vino la veste e nel sangue dell’uva il manto; lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti più del latte”. In questi versi ci sono i presupposti di quello che poi sarà il simbolismo dei Rosacroce. 
Da Giuda discenderà David; David prenderà il trono rispetto a Saul perché ristabilisce la regalità della tribù di Giuda su tutti gli ebrei. E quindi la Stirpe di David è anche la tribù di Giuda, tant’è vero che Matteo l’evangelista, per radicare Gesù Cristo in questa stirpe, e non in altre, fa tutto il genetliaco, fino ad arrivare ai genitori di Cristo, comprovando così che loro sono della tribù di Giuda. Uno dei tanti significati del famoso acrostico “Inri” è “Iesus Nazarenus Rex Judaeorum”.

Seconda cosa da sottolineare, i colori dei Rosacroce sono il nostro tricolore: rosso, bianco e verde. 
Il nostro tricolore viene scelto come futura bandiera italiana e come simbolo dell’Ausonia, cioè dell’Italia, in una loggia rosicruciana milanese. 
Perché bianco, rosso e verde? Perché sono i colori che vengono enunciati in quel passo della Bibbia: la pianta della vite è verde, il vino è rosso, “bianchi i denti come il latte”. 
Sono i colori dei Rosacroce. Tant’è vero che Beatrice, nella “Divina Commedia” (Dante faceva parte di una setta pre-rosicruciana che si chiamava Fidelis in Amore) è vestita di bianco, rosso e verde. Molto probabilmente, a livello simbolico, la regalità della Stirpe di Giuda, cioè della Radix Davidis, nasce per ricuperare una condizione perduta. 
A un certo punto della Bibbia, Abramo va a trovare Melchisedek, e nel momento in cui a va a trovare Melchisedek c’è il sacrificio del pane e del vino: la comunione, così come istituita da Gesù Cristo nel Vangelo, noi la troviamo molto prima. Melchisedek era un re-sacerdote, quindi un’emanazione della divinità, era tutt’uno con la divinità; con Abramo siamo alla venerazione della divinità. 
C’è stata la separazione dell’uomo da Dio; da quel momento, però, una serie di uomini si devono occupare di ripristinare questo stato: Davide, poi suo figlio Salomone. 
Il Tempio di Salomone è il simbolo del ricupero della condizione umana come emanazione del divino, non come venerazione del divino.


Emergono tracce di questa tradizione in tutta una serie di personaggi, negli imperatori romani, nel popolo dei Visigoti, per esempio; nel personaggio di Galla Placidia, quindi nella dinastia dei Flavii. Questa dottrina e questa tradizione riemergono potentemente in Gioacchino da Fiore, che possiamo considerare quasi un loro rifondatore. 
In Inghilterra c’era stato Ruggero Bacone, un frate francescano che è poi quello che ha ispirato il personaggio del frate ne “Il nome della rosa” di Umberto Eco, che è un esempio tipico di dottrina e di cultura rosicruciana. Quindi, anche depositario di conoscenze incredibili: Ruggero Bacone è colui che nel “De optica”, praticamente, spiega come – 400 anni dopo – costruire un cannocchiale. Si mantiene il nome Radix Davidis fino a Giordano Bruno. 
In Italia si è chiamata anche Fidelis in Amore. Ne è stato esponente Dante, ma anche – un po’ inquieto e un po’ in opposizione con essa – Federico II. 
E ci sono stati i Templari. I Templari, quando nascono, nascono con lo stesso obiettivo di Abramo quando va a trovare Melchisedek. Perché il templare che cos’è? E’ un monaco-guerriero, quindi “re” e sacerdote – è la riunificazione, no? I Templari nascono dopo la Prima Crociata, non prima – perché, avendo già riconquistato Gerusalemme, si poteva riportare questo “tesoro” nel tempio.

Quindi, i Templari non nascono – come dicono tutti quanti – per cercare qualcosa, o per sottrarlo e custodirlo; nascono per riportarlo, per ricongiungere, per reintegrare il tempio. 
Per questo, “cavalieri del tempio”. 
Non nascono con la regola di San Bernardo, non nascono con una vocazione di potere che poi li perderà; nascono con la regola di Sant’Agostino. 
Dopo, cosa succede? Si omologano, anche loro, al potere dell’epoca, e adottano la regola di San Bernardo. Erano diventati uomini d’affari, e gli uomini d’affari creano le banche. 
A tal punto perdono il loro scopo primario, che finiscono per perdere Gerusalemme, per un motivo bieco: avevano instaurato a Gerusalemme la regola in base alla quale chiunque visitava Gerusalemme doveva pagare un obolo. Gerusalemme era sacra per tutti, non solo per i cristiani: era sacra per gli ebrei, per gli arabi. A un certo punto, tramite un loro bieco personaggio, che si chiamava Rinaldo di Chatilly, mettono in piedi un piano per conquistare la Mecca, in maniera da far pagare agli arabi l’obolo anche per visitare la Mecca. A quel punto gli arabi, che erano divisi, di fronte a un pericolo così forte si unificano e riconquistano Gerusalemme. 
Quindi, i Templari “muoiono” cent’anni prima di quando viene distrutto il loro ordine, perché perdono lo scopo: sono Templari senza tempio.

Viene nominato l’ultimo gran maestro, De Molay, che invece apparteneva alla parte dei Templari non contaminata, che cerca di salvarli, ma purtroppo è tardi: il potere si è già coalizzato contro di loro, e Giacomo De Molay si chiamava Jacobus Burgundus De Molay, il che significava che era un burgundo, cioè un goto. Quindi, come vedete, la Radix Davidis cammina, viene preservata. 
Poi si estingue l’Ordine del Tempio, ma non si estingue il templarismo. 
Quindi, i Templari, con le loro conoscenze, vanno in Scozia, vanno a Kilwinning: la parte buona viene ricuperata e gestita dalla confraternita, e sceglie di dirottare tutte le proprie energie nel campo dell’arte. Allora trovare un Trecento, un Quattrocento e un Cinquecento dove i massimi rappresentanti della Radix Davidis sono nel mondo dell’arte. 
Trovate Leonardo, Botticelli, Raffaello, Tiziano. Pensavano che l’arte fosse il miglior modo per conservare quello che loro volevano conservare – messaggi, ad esempio. In particolare, invece, Leonardo viene utilizzato per depistaggio. Leonardo viene fabbricato, proprio: tenete presente che il nonno di Leonardo fa sparire i veri dati familiari.

La famiglia di Leonardo piomba nella città di Vinci, ma non c’è nessun dato che dica da dove venga, come si chiami, dove stava prima. Dopodiché il nonno di Leonardo fa un’altra bella operazione: impone al figlio Piero di fare un figlio con una donna che a lui non piace, e che poi ripudierà per sempre, che oggi tutti gli studiosi dicono che era di provenienza mediorientale. 
Bastava guardare come la chiamava Leonardo per capire da dove venisse: Leonardo, la madre la chiama Catarina – non Caterina – e Catarina viene da Cataro, quindi probabilmente di provenienza mediorientale, quindi sempre di quella cosiddetta Radix Davidis. 
Leonardo è l’unico artista dei suoi tempi che ha sempre soldi in tasca, che non ha mai problemi economici, ma soprattutto che viene sempre gradito a qualunque potere– finché c’è il Moro è gradito al Moro, e quando arrivano i francesi è gradito ai francesi, che se lo portano in Francia. 
E in tutte le sue opere “pianta” tutta una serie di messaggi depistanti, che – se uno va a guardare – da Raffaello invece vengono corretti. Cioè, il messaggio depistante del Cenacolo, con l’identità della Maddalena con San Giovanni, viene rettificato da Raffaello in un quadro che si chiama “L’estasi di Santa Cecilia”, dove ci sono sia San Giovanni che la Maddalena. E San Giovanni sempre effeminato viene dipinto, ma perché aveva 17 anni.


E’ questo, quindi, il ruolo di depistatore di Leonardo, che è servito poi per fabbricare tutta la letteratura su Rennes-Le-Chateau, che spinge tutti quanti a cercare il figlio di Gesù Cristo, sostanzialmente (perché poi questa è la verità, quindi il “Codice da Vinci”, eccetera: cioè, il mondo si divide tra quelli che mettono in dubbio il fatto che Gesù Cristo sia esistito e quelli che cercano il figlio; quelli che si occupano, invece, di quello che c’è stato in mezzo, a tutto questo, non esistono). Nel percorso parallelo, alchemico e artistico – di alchimisti che però erano proto-scienziati, come Michael Sendivogius, Rosacroce e alchimista, che è lo scopritore dell’ossigeno – arriviamo a Giordano Bruno. 
E’ lui il perno della rinascita rosicruciana; ricuperava tradizioni iniziatiche egizie, mitraiche, con una collocazione nell’ambito di una visione scientifica del mondo: il principale difensore di Galilei fu Giordano Bruno, che riorganizza la confraternita ribattezzandola Giordaniti. 
Fa questa riunione, in cui arrivano tutti i futuri Rosacroce – quindi: Simon Studion, Michele Mayer, Jacob Andreae (che è il nonno di quel Johan Valentin Andreae che è l’autore de “Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz”, il testo base dei Rosacroce).

Nel momento in cui in qualche modo circola la notizia che Giordano Bruno ha deciso di portare i Giordaniti alla luce del sole, capisce che tutti i suoi sono in pericolo. 
E quindi, praticamente si consegna: perché quando lui è a Venezia, già in odore di scomunica, un nobile veneziano gli fa una specie di raccomandazione per andare a Roma; lui, con questa raccomandazione (che non conta nulla) va volontariamente a Roma e si fa imprigionare. 
E’ chiaro che è andato lì perché, facendosi imprigionare lui, salvava la vita a tutti gli altri – gli risparmiava un’ondata di persecuzioni. 
Nel 1600 Giordano Bruno viene giustiziano, e nel 1622 ricompaiono i manifesti rosicruciani a Parigi e viene adottato il nome Rosacroce. 
La rosa e la croce sono state accostate per la prima volta nel Paradiso della “Divina Commedia” di Alighieri. Da un punto di vista politico, la rosa (uno dei simboli di Lutero) simboleggiava una riunificazione del mondo cristiano. 
Un altro significato è che la rosa era il simbolo della sapienza orientale – attenzione: non la rosa rossa, la rosa gialla (la cosiddetta rosa Tea) – e la croce era il simbolo di quella che sarebbe stata la sapienza occidentale. Tutti questi accostamenti, possibili e immaginabili, sono tipicamente rosicruciani – l’attribuzione di un molteplice significato allo stesso simbolo, cioè la multifunzione.

Nel momento in cui invece i Rosacroce si manifestarono, si avviarono grandi persecuzioni. L’imperatore, che aveva rappresentato la speranza dei Rosacroce, gli scatena contro una serie di guerre. A questo punto, succede che Valentin Andreae nega che esistano i Rosacroce. Dall’Inghilterra, Robert Fludd (un altro allievo di Giordano Bruno) scrive un’opera, “Silentium post clamores”, che è un messaggio preciso a tutti i confratelli: in realtà, siccome c’era stato molto chiasso, bisognava a essere invisibili, come dovevano essere i Rosacroce. 
Nel ‘700 avviene un’altra cosa molto importante. 
Le indicazioni rosicruciane, anche scientifiche, provocano tre conseguenze: la prima è la nascita dell’Illuminismo; il secondo punto è la morte della massoneria antica e la nascita della massoneria moderna. La massoneria antica aveva viaggiano in modo completamente collegato con i Rosacroce, la massoneria moderna no. L’ultimo gran maestro della massoneria antica si chiamava Christopher Wren, era un architetto inglese. 
Londra brucia; tra le altre cose, brucia anche il tempio della massoneria, con tutti i suoi archivi europei. Christopher Wren viene incaricato di fare il progetto per ricostruire Londra, e ricostruisce tutto meno che il tempio della massoneria (cioè: non rifà la massoneria).

Nel 1717 si costituisce la cosiddetta massoneria moderna, quella speculativa, a Londra, con quattro logge che si riuniscono e fanno le cosiddette Costituzioni di Anderson. Ma si costituisce un qualcosa di diverso, tant’è vero che al suo interno ci sono ancora dei soggetti rosicruciani, ma sono soggetti che perderanno la loro battaglia. Il problema è che la massoneria moderna nasce come organizzazione diretta alla gestione del potere, punto. La massoneria antica non era così. 
E soprattutto, nasce una cultura scientifica che si mette a fare la guerra alla radice da cui è nat: i chimici fanno la guerra agli alchimisti, Newton viene buttato fuori dalla Royal Society perché accusato di alchimia, e il suo posto lo prende Robert Boyle, che è massone anche lui ma è questo nuovo massone. In Francia nasce un sentimento anti-cristiano nella massoneria, per cui non si giura più sulla Bibbia e non si parla più di Grande Architetto dell’Universo. 
Da questa cosa qui nasce poi la deviazione di cricche, che vorrebbero essere Rosacroce ma sono solo rosicruciane, in cricche addirittura sataniche, luciferine, prometeiche. 
Nascono la Societas Rosicruciana in Anglia, la Golden Dawn; nasce Crowley; nasce quella che Paolo Franceschetti chiama “La Rosa Rossa”: non so e poi si chiami veramente così, ma sicuramente all’80% Franceschetti ha ragione.

Nel momento in cui viene emarginato completamente tutto un tipo di ricerca spirituale, esoterica e alchimistica, in nome dei “lumi della ragione”, l’unica parte che conviene al potere che sopravviva, di quella ricerca, è quella che rappresenta un buon motivo per diffamarla: al potere convengono i satanisti, convengono le logge deviate, conviene lo sputtanamento – conviene tutto questo, al potere, perché comporta la regressione della parte realmente pericolosa della ricerca spirituale (pericolosa per il potere, perché ne mette in discussione i fondamenti). 
E’ uno dei motivi per cui i Rosacroce a Yalta decidono di andare ad esaurimento, diciamo – infatti, da Yalta ad oggi non sono mai più emersi dei nuovi Rosacroce. Quando vedevano un artista, una persona particolare, di un certo livello, i Rosacroce tendevano ad accoglierlo, anche se non faceva parte geneticamente della Stirpe di David. 
Dalla riunione di Yalta, secondo i miei studi, i Rosacroce non hanno più accolto nessuno. 
Nel momento in cui ci fu Yalta, e poi la costituzione dell’Onu, all’interno del quale avevano degli esponenti, rivendicarono una serie di scelte, che non furono accolte: l’Onu doveva essere diverso, lo Stato di Palestina doveva essere fatto. 
Certo, c’erano le convenienze degli Stati nazionali, c’erano le lobby economiche che erano nate, c’era tutto un meccanismo di questo tipo: stava già nascendo quello che poi sarebbe diventato il Bilderberg, stavano già nascendo le organizzazioni. 
L’ultimo gran maestro è stato Salvador Dalì, e quando è morto non hanno fatto dei nuovi gran maestri. Sono andati ad estinguersi.





venerdì 19 agosto 2016

BURQA, BURKINI E CACASENNO...


Il BURQA rappresenta l'imposizione maschile TEOCRATICA, SESSUOFOBICA e REAZIONARIA imposta per dogma dal potere costituito sulle donne islamiche:
"Burqa è l'arabizzazione della parola persiana purda (parda) che significa "cortina", "velo", lo stesso significato cioè di hijab. 
Il burqa è stato introdotto in Afghanistan all'inizio del 1890 durante il regno di Habibullah Kalakānī, che lo impose alle duecento donne del suo harem, in modo tale da "non indurre in tentazione" gli uomini quando esse si fossero trovate fuori dalla residenza reale. 
Divenne così un capo per le donne dei ceti superiori, da usare per essere protette dagli sguardi del popolo. Fino agli anni '50 era prerogativa dei più abbienti ma intanto si diffuse in tutto il paese. Successivamente gli stessi ceti elevati cominciarono a non farne più uso, ma nel frattempo era diventato un capo ambito anche dai ceti poveri. 
Nel 1961 venne proclamata una legge che ne vietò l'uso alle pubbliche dipendenti. 
Durante la guerra civile venne instaurato un regime islamico e quindi sempre più donne tornarono a indossarlo fino al divieto assoluto di mostrare il volto imposto a tutte le donne dal successivo regime teocratico dei ṭālebān."

Il BURQINI ne rappresenta la sua declinazione neo-liberista, mutuata dal dogma imposto culturalmente, quindi la sua logica conseguenza nello schema del potere che si replica sempre uguale all'interno di un cerchio magico condiviso ed accettato, dove i ruoli sociali e sessuali sono forzatamente e massivamente indotti dall'alto:
" Il burqini (o burkini) è un tipo di costume da bagno femminile.
Si tratta di un costume disegnato per la compagnia Ahiida dalla stilista australiana di madre libanese, Aheda Zanetti, ed è specificamente disegnato per le donne di religione musulmana. 
Il costume copre tutto il corpo, ad eccezione del viso, delle mani e dei piedi, secondo i pretesi dettami dell'islamismo, ma è sufficientemente leggero da permettere di nuotare."

CACASENNO rappresenta tutti coloro che, da destra a sinistra, si sperticano a trattare l'argomento senza comprenderlo a fondo.
I primi cogliendo la palla al balzo per fare propaganda anti-immigrati e anti-musulmani, non certo per i diritti delle donne, dei quali a loro non importa assolutamente nulla.
I secondi "recitando" il ruolo culturale di un sinistrismo d'accatto, sicuramente obsoleto, credendo ingenuamente di difendere precetti libertari, mentre difendono inconsapevolmente il peggio di una cultura omofoba, sessista e classista, ovvero la REAZIONARIA VOLONTA' TEOCRATICA.




Chi vi scrive è da sempre laico, libertario e relativista. Sono fortemente anticlericale, e per logica conseguenza e COERENZA, sono fortemente anti-talebano, in un'accezione che contempla gli "ISMI", qualunque essi siano, nelle loro declinazioni più retrograde religiose, culturali e politiche.
Questo per dirvi che non c'è assolutamente nessun problema se una persona, italiana o straniera, segua un credo religioso.
La libertà di culto va difesa qualunque essa sia, e vanno difese anche le tradizioni culturali e religiose, che personalmente non abbraccio mai per mia consapevolezza, perché in un paese civile e democratico dovrebbe essere lasciata LIBERAMENTE ad ognuno di noi la possibilità di seguire, credere e sentirsi parte di qualsiasi fede religiosa, politica, culturale, giusta o sbagliata che sia.
Questo almeno finché il proprio credo, qualunque esso sia, non prevarichi la libertà altrui e, soprattutto, non rappresenti la FAMOSA LIBERA SCELTA di cui sopra e non sia un dogma da seguire per paura di ritorsioni o, ancor peggio, accettato per induzione culturale nel tempo.
Se lottiamo, e dobbiamo continuarlo a fare contro tutti i clericalismi, a partire dai nostri, a maggior ragione dobbiamo essere critici verso le nuove forme medievaliste che pretendono di imporre costumi religiosi, anche se la religione è solo una scusante, a tutte le donne islamiche che subiscono ancora una volta la legge del MASCHIO padrone in un contesto culturale fortemente maschilista, arretrato e patriarcale.
Il burqa e niqab sono simboli di sessuofobia patriarcale islamica e che venga difeso a sinistra per un senso di finto buonismo, ma dannoso poi per chi lo subisce, fa abbastanza orrore.
Difendere ingenuamente Burqa, Burkini e Niqab, pensando di essere liberali, ma facendo un gran danno culturale e sociale, in primis alle donne, è secondo me un errore grossolano, anche se fatto in buona fede. RICORDIAMO che tali imposizioni APPARTENGONO all'estrema destra musulmana, esse rappresentano la peggior sessuofobia PATRIARCALE e REAZIONARIA. 
Quindi sappiate cosa difendete...

Mi inorridisce che il "Boldrinismo Padronale" lo sostenga supinamente con il culo degli altri. Andrebbe benissimo se fosse una libera scelta della donna, magari potesse scegliere se intubarsi tipo palombaro o prendere il sole completamente nuda. 
Ovviamente così non è, ed il conformismo, sempre con il culo degli altri, accetta questo orrore culturale però poi si indigna magari per i simboli cristiani od orrori nostrani. 
Questa schizofrenia, sempre con il culo degli altri, è la causa atavica del masochismo culturale di una certa sinistra, votata a perdere sempre e ad essere lo strumento inconsapevole del neo-liberismo che la utilizza per ragioni opposte, cavalcandole come ha sempre fatto. 
Prima di fingere di accettare costumi medievalisti si dovrebbe chiedere alle tante donne musulmane, se fossero in grado di scegliere, cosa opterebbero. 
La risposta penso che ve la immaginiate tutti...

Oltretutto, il capitalismo viene in aiuto della "Causa" con il Burkini, perché il suo mercato globale sta fruttando un sacco di soldi e state tranquilli che non verrà vietato. 
Valgono più i soldi che i diritti di scegliersi il proprio abbigliamento in piena libertà, maturità e consapevolezza.
L'esempio ironico dell'articolo che gira in rete sul fatto che anche le suore hanno il velo, è concettualmente fallace. Uno perché le suore appartengono ad ordini religiosi, mentre le DONNE musulmane NON DOVREBBERO APPARTENERE ad ordini religiosi. 
Non si sta discutendo di "suore musulmane" da contrapporre a suore cattoliche. 
E' un'offesa anche parificarle alle suore, perché inconsciamente, significa che le si ritiene schiave religiose, quindi una vistosa contraddizione concettuale. 
Da un lato si accetta il fatto che loro siano COSTRETTE ed indotte culturalmente a vestirsi come suore, se non peggio, contemporaneamente, si vorrebbe però difendere un principio di libertà, non si capisce quale, ovvero, quello di subire tale illibertà, in quanto dato di fatto culturale da accettare. 
E se per assurdo o per "legge", come avviene in IRAN ed in tanti paesi islamici, dovrebbero essere costrette a rispettare il dogma di NON POTER EREDITARE la casa ed i beni del marito defunto, in quanto donne musulmane, lo dovremmo accettare per un principio di cattivo relativismo culturale??? 
NO!!! 
Il relativismo culturale, ed io relativista lo sono fin troppo, funziona e deve esistere fino a quando non viene calpestata la dignità e la volontà della persona a causa del MINISTERO del Culto, anzi, del Ministero del Culo, però degli altri.
L'unica speranza per il futuro è lottare e sostenere tutte quelle donne musulmane femministe MODERNE, che nei loro paesi rischiano la vita perché si battono anche legalmente a favore dei diritti delle donne contro i talebanismi reazionari e classisti, che in occidente ingenuamente però qualcuno a sinistra difende e a destra strumentalizza.





mercoledì 10 agosto 2016

IL CORVO, LA TORRE E LA COLOMBA, OVVERO MESSAGGI OCCULTI PER NUOVI ATTENTATI...

Imminente nuova tragedia dell'ISIS, ISIDE, HATHOR PENTALPHA???
Oggi, domani, questo autunno in Italia e poi in USA, a ridosso delle nuove elezioni???
3 immagini simboliche per 3 attentati, uno dei quali già avvenuto in Germania a Monaco, rappresentato dal Corvo Nero, la Torre potrebbe rappresentare un nuovo attacco in USA, la Colomba il primo attentato dell'ISIS in Italia, forse a Roma.
(speriamo vivamente di sbagliarci)



Il Papa il 28 Luglio scorso ci ricordava che: «Quando parlo di guerra parlo di guerra sul serio, non di guerra di religione. C'è guerra per interessi, soldi, risorse della natura, per il dominio sui popoli. Questi sono i motivi. Qualcuno parla di guerra di religione, ma tutte le religioni vogliono la pace. La guerra la vogliono gli altri, capito?».
Come sostengo da anni, Compagno Lucifer Bergoglio è dalla parte giusta.
Un Papa più di questo non può fare, deve solo creare esempi di forme pensiero.
Nel suo caso, fino ad oggi e con tutti i suoi limiti, ci sta riuscendo e lo fa dall'interno di un potere reazionario e conservatore come quello vaticano, lo fa dopo essere stato lui stesso un conservatore per poter accedere alla stanza dei bottoni, quindi, il suo, è un messaggio ancor più dirompente, ed anche se recitasse un ruolo, e sicuramente in parte lo recita o lo interpreta, il risultato simbolico sarebbe identico, perché sposta forme pensiero negative imprimendo forme pensiero positive.
Il prete ucciso in Francia nella città natale di Hollande, la stessa dove morì Giovanna D'arco, è un messaggio contro il mondo progressista ed uno contro il Papa, considerato "l'alleato gesuita progressista" in campo egregorico/ecumenico, infatti Papa Francesco ha risposto poco dopo per le rime su tutti i media, alle modalità della grammatica sapienziale.
Ricordiamo il corvo nero "eversivo", ripreso, non a caso, durante l'attentato di Monaco sul balcone del vecchio patriota tedesco che protestava, o fingeva di farlo, contro l'attentatore, lo stesso corvo che, durante l'elezione di Papa Lucifer Bergoglio, fu mandato simbolicamente a cacciare la colomba bianca, filmata e veicolata da tutti media mondiali.
Quindi un probabile attentato a Roma nei prossimi mesi???


IPOTESI PLAUSIBILE (ATTACCO IN USA NEL PERIODO ELETTORALE):
Da tempo anche io avverto e "leggo" questo, al di la' di un eventuale grosso nuovo attentato in USA per sostenere OBAMA ed il Partito Democratico contro una presunta vittoria di Trump, evento che potrebbe bloccare le elezioni e confermare l'attuale Presidente, probabilità condivisa da Carpeoro in rete a fine Luglio 2016.
L'ipotesi è plausibile, in vista anche del 2018, data profetica che spesso tiro in ballo come momento topico di cambiamento epocale, sempre che non sia l'ennesima data fuorviante new-age stile 2012...
Penso che ci siano sui media e sui social già troppi messaggi simbolici, poi magari è solo paranoia e/o sempre la solita casualità che ci insegue all'infinito.
Però questo sottende una realtà ancora più complessa e SUPERIORE di quella che giustamente ha descritto Magaldi in Massoni-Società a Responsabilità Illimitata.
Magaldi, in realtà, non la contraddice ma la complementa, aprendo nuovi orizzonti sui diversi orientamenti dei Servizi Segreti in lotta tra loro.
Questo dimostrerebbe che gli schieramenti di qualsiasi URLODGE utilizzano attentati indistintamente e che, nei fatti sostanziali, non c'è nessuna differenza tra i cosiddetti "buoni" ed i "cattivi".
Se, come sostiene giustamente Gioele Magaldi, Trump è stato messo in campo, con un'operazione trasversale progressista, per scongiurare l'erede dei Bush, quindi una certa volontà operativa nefasta neocon, e però, poi bisogna creare un altro attentato per favorire il vecchio Obama e/o i Democratici, non ci sarebbe nessuna differenza tra le fazioni in campo, perché sarebbero sovrapponibili, almeno come modalità militari.
Questo sottenderebbe un ulteriore livello del potere, oppure, una similitudine operativa che li renderebbe identici, sia nella pur differente storia politica, sia per quanto riguarda i diversi valori ideologici espressi nei secoli.
Propongo quindi una soluzione bipartisan, il "$ PARTITO UNICO DELLA NAZIONE $"...

Per sgonfiare TRUMP, oggi piuttosto popolare e potenzialmente vincente, non basterebbe più semplicemente uno scandalo o delle elezioni truccate???
Perché agire sempre sulla vecchia leva del terrorismo di Stato, è l'unica via operativa per questi signori???
Oppure una necessità operativa dettata da un'AGENDA che contiene entrambe le fazioni???
(La variante ad un possibile attentato potrebbe essere un evento catastrofico indotto, come un terremoto, un uragano, un'alluvione)

Se entrambe le possibili fazioni URLODGE in lotta tra loro usano gli stessi mezzi di strategia della tensione, oltre a non esserci nessuna differenza su di un piano empirico, ci sarebbe un'agenda, governata dall'IDEA di uno schema di potere che trasla tutto ed al quale tutti supinamente si accodano, quindi, almeno etericamente, un'egregora SOPRA le "fazioni in campo", un sistema "magico", come una sorta di culto o religione.
Ma chi detta gli step a questa agenda, seppur agenda di un' idea metafisica del potere???
Io, ingenuamente e profanamente, ritengo che esista anche TANTO altro, oltre alla giusta e precisa narrazione di Magaldi, che consente questo "Schema di potere", non solo a livello sottile ma anche strettamente operativo...
Sempre tenendo conto che è in corso una guerra all'interno dei Servizi, tra coloro che spingono verso soluzioni terroristiche e coloro che contengono l'orda reazionaria.


MESSAGGI OPERATIVI DI SISTEMA:
Questa foto di ARNOLD, rappresentante del blocco REZIONARIO neo-con USA, con pantaloncini militari e moglie, fatta a Pisa, ovviamente realizzata "casualmente", a livello simbolico ed operativo può rappresentare un messaggio importante.
Senza scomodare interpretazioni freudiane sul fallo eretto e non più pendente, è comunque curiosa come veicolazione mediatica.
L'operazione in se' non ha alcun senso, anche perché il buon Arnold, plurilaureato e persona colta a dispetto dei film propaganda reazionari che ha sempre fatto, non avrebbe mai desiderato "distorcere" la realtà monumentale, realtà che ha pubblicamente sempre ammirato, considerandosi appassionato d'arte e delle antichità; non avrebbe senso fotografarsi davanti alla torre di PISA, famosa per la sua pendenza e per le sue peculiarità, e poi "spostarla fotograficamente" o scegliere l'unico punto dove appare quasi perpendicolare, cambiandone i connotati più rappresentativi e simbolici.
Ergo, questa banale immagine ricordo, che tale può anche essere, DIVENTA però a livello mediatico e social, messaggio operativo carico di significati, alcuni di essi ispirati alla 16° carta dei Tarocchi della Torre, la cui somma teosofica, ma forse non importa come ulteriore particolare, da la somma numerica di 7...
Trump è una delle 2 torri e possiede una grande Torre moderna, suo centro operativo...
(To Trump: Sconfiggere, oppure Trump card nell'accezione di gioco di carte...)
https://it.wikipedia.org/wiki/Trump_Tower


LA TORRE:http://www.tarocchiantichi.com/significato-carta/la-torre/la-torre+i17.html
-La Torre del sedicesimo arcano è la Torre di Babele (in accadico porta del cielo) costruita per raggiungere il regno divino. Lo ziggurat babilonese era una costruzione su diversi piani e nella sommità troneggiava il tempio vicino al cielo.
Qui il sacerdote, attraverso la celebrazione del rito, cercava una più stretta comunicazione con Dio, da cui, probabilmente, la didascalia dell'arcano: maison de Dieu, ovvero casa di Dio, cui l'uomo, nella sua smisurata sete di potere, tenta di dar la scalata.
L'arcano della Torre, uno dei peggiori del mazzo, PIU' DRASTICO DRITTO CHE CAPOVOLTO, rappresenta il perno filosofico della necessità del male come aspetto complementare del bene o come la condizione che lo precede.
È il necessario cambiamento di stato, doloroso ma indispensabile, per l'evoluzione interiore.
Se le energie incontrollate rappresentano un pericolo contro cui non rimanere passivi, innegabile è la loro fecondità, il potere germinativo del nuovo che sorge dal vecchio, il mutevole figlio della condizione statica e cristallizzata della pietra.


Significato Negativo:
-Rottura di unioni, divorzio, vedovanza.
Associata a Diavolo e Morte rovesciati, incidenti fisici gravi, vittimismo, fobie autodistruttive, crollo lento o doloroso fisico, emotivo e mentale.
Distruttività fine a se stessa.
Perdite energetiche e perdite economiche.
Progetti troppo ambiziosi destinati a fallire, complessi di superiorità. Catastrofi, disgrazie cercate.
Passaggio importante:
-Disancoramento eccessivo dalla realtà contingente. (DISSONANZA COGNITIVA IN ATTO???)
Mentre comparendo capovolta, la Torre perde almeno una parte dei suoi significati più pesanti, dritta li rafforza al punto da risultare, senza possibilità di dubbio, la carta più pericolosa del gioco.

IMPORTANTE:
Sul piano socio-politico annuncia calamità naturali, esplosioni, terremoti, oppure gravissimi stati di emergenza quali guerre, colpi di stato, rivolte sanguinose.
Anche il mutamento che riguarda il singolo avviene sempre in senso peggiorativo: cattive sorprese, imprevisti negativi, cambiamenti drastici e inattesi, crisi, fallimenti, ostacoli insuperabili.
Il consultante si trova prigioniero in una sorta di vicolo cieco, irto di pericoli, difficoltà, ostacoli, crisi da cui si sente incapace di risollevarsi.
Accanto ad altri arcani altrettanto pesanti, può annunciare un castigo, un arresto, una condanna, un periodo di prigionia o di esilio.
Perdita di potere e di credibilità, mancanza di aiuti e di protezioni. Avvenimenti improvvisi e distruttivi, pericoli azioni, conseguenti a delusioni e ferite del passato.
Magia nera, malocchio...