giovedì 29 dicembre 2016

2016: FUGA DA BERLINO...


HATHOR PENTALPHA presenta:

2016-FUGA DA BERLINO 
Regia: Alfred Rosenberg III° detto Junior
Soggetto e sceneggiatura: Hathor Pentalpha
Musiche: George Michael & il Coro dell'Armata Rossa
Attori: Anis Amri nella parte del terrorista magro 
Amri Anis nella parte del terrorista grasso
Lukas Urban nella parte dell'autista polacco 
Cristian e Luca nella parte degli eroi poliziotti
Marzuk Magda Allarm nella parte del kebabbaro misterioso.
Con la partecipazione straordinaria di Marco Minniti nella parte del Ministro dell'Interno.

Recensione di Ludovico Sgambati Sforza:
- Film interessante anche se non riuscito del tutto. Senza nascondersi dietro l'ausilio di troppi effetti speciali, racconta la tragedia del terrorismo attraverso il punto di vista dell'autore della strage.
Opera pretenziosa che voleva essere esistenzialista, dove l'azione è stata ridotta ai minimi termini per lasciar spazio alle ansie del protagonista, dove i morti della strage sono solo la macabra scenografia per raccontare altro, ma che non è riuscita ad essere credibile fino alla fine.
Peccato che il regista riesca impunemente a rovinare tutto nel secondo tempo. Dopo la famosa scena incomprensibile dei documenti lasciati sul sedile, la storia inizia ad essere sempre più surreale fino a sfociare nel visionario demenziale. Qui il buon Rosenberg III° detto Junior, spreca un'ottima sceneggiatura ed una buona occasione volendo offrire una visione troppo autoriale in contraddizione con la prima parte del film più sobria e realista, perdendo le redini del controllo. Quello che ci preoccupa maggiormente è che potrebbe essere il primo di una lunga trilogia annunciata, visto gli incassi ai botteghini. Augurandoci che nel seguito vengano risolti gli arcani enigmatici, vi invito a vederlo senza troppe pretese e ben sapendo che è un film da 2 bollini.

-Anis Amri è il terrorista tunisino che avrebbe fatto l'attentato al mercato di Berlino, ma il regista ci lascia un remoto dubbio: è stato lui, è tutto un sogno, quali dei volti mostrati nelle fototessere è il vero Anis, come sono andati veramente i fatti?
Il criminale, dopo aver ucciso l'autista polacco del tir ed averlo nascosto nel retro, a folle velocità, si sarebbe schiantato sulla folla provocando una strage tra i passanti, uscendo incolume dall'abitacolo distrutto dall'impatto, non prima di aver lasciato, come da tradizione, i suoi documenti, scappando tra la folla senza essere visto e senza essere fermato, fino ad arrivare in stazione a Berlino per prendere il treno per Lione, senza essere fermato dalle forze dell'ordine per nessun controllo, senza riportare nessuna ferita, pronto per partire come niente fosse. 
Qui iniziano le incongruenze vistose, ma forse l'autore si muove tra il realistico e l'onirico, volendo ostentare un manierismo troppo accademico nella messa in scena.

-Dalla Francia con furore, sempre senza nessun controllo e sempre senza essere visto da alcuno, arriva a Torino e, nonostante oramai fosse un ricercato internazionale a causa dei documenti "dimenticati" sul camion e con le foto veicolate da tutti i tg del mondo, prende l'ennesimo treno per Milano senza problemi.
Ma ancora nulla, meglio di 007, il nostro terrorista si reca a Sesto San Giovanni in piena notte, in barba agli orari ufficiali del sito di Trenitalia, dato che non esistono tratte notturne di treni e di bus dopo un certo orario per quella località. Quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio della speranza.
Potendo arrivare a Sesto San Giovanni non oltre le 24.00, sarebbe stato ingenuamente davanti alla stazione dei treni vicino alla strada, nella ovvia possibilità potesse passare chiunque, ben 3 ore e mezza, ma ci sarebbe stato fino al mattino se, per incanto non fosse stato fermato da una volante di passaggio.
Anche in questa parte del film non si comprende bene se l'autore voglia soffermarsi sulla tensione della fuga, facendo immedesimare lo spettatore, oppure abbia volutamente esagerato sotto la pressione della casa di produzione.

-Al posto che nascondersi istintivamente dietro o dentro qualsiasi anfratto, aspettando l'arrivo di contatti, o, semplicemente, fino all'arrivo del prossimo treno della salvezza, ha preferito bighellonare e ciondolare in lungo ed in largo nella piazzetta della stazione in piena notte, visibile da tutti, non si capisce bene per quale motivo. Senso di colpa, innata propensione masochistica suicida?
Il regista non chiarisce fino in fondo le vicissitudini.
Durante il controllo degli agenti, finalmente giunti dopo una misteriosa chiamata che allarmava di spari uditi nella zona, avrebbe provato a mentire simulando un accento calabrese, ma dalla dichiarazione lasciata ai media, uno dei due poliziotti ci riferisce di aver capito subito che non si trattava di un calabrese doc, ed insospettito, solo dopo avrebbe chiesto i documenti ad Anis...
Qui il regista perde completamente il controllo sfociando nel delirio, anche se alcuni colleghi hanno ritenuto fosse tutto voluto, un modo inusuale per lasciare sconcertato il pubblico, in una sorta di stile sicuramente sopra le righe che cade nel fumetto. Ma la parte più comica, quella che rovina tutto, ed è un peccato, perché potevano essere fatte diverse scelte, è il tragico finale, per la precisione nelle ultime battute del protagonista oramai braccato...
"Cazzo, i documenti li ho lasciati nell'abitacolo del Tir, che stupido, se me li fossi portati dietro, non saprebbero chi sono, non sarei ricercato e, soprattutto, li avrei mostrati alla polizia senza problemi... Non dovevo fingere di essere calabrese..."
Pensò Anis, prima di afferrare la pistola e scaricarla sul povero agente malcapitato...
"La pistola, devo provare a sparare prima di loro, sento che è la fine, ecco, sparo, fuoco... Cazzo l'ho preso alla spalla di striscio, mi nascondo dietro l'auto, ora sono rannicchiato, eccolo, lo sento arrivare... Chiudo gli occhi, ciaone Allah... 

-Sullo sfondo della piazza un sinistro kebabbaro osserva silente tutto e chiude le serrande senza dare troppo nell'occhio.
Il film si conclude così, ma dopo la morte di Anis, quando i titoli di coda sembravano terminati, ecco che arriva la vera ultima sequenza, quella che ci prelude il seguito della trilogia.
Minniti, curiosamente calabrese doc non come Anis, chiama personalmente la Merkel rassicurandola che le forze dell'ordine italiane hanno risolto la vicenda fermando ed uccidendo il pericoloso terrorista scampato alle frontiere di mezza Europa...
La Germania a reti unificate si congratula con l'Italia per l'efficienza della nostra polizia.
Dall'ospedale i due agenti salutano il mondo, tra selfie, ringraziamenti e sorrisi, circondati dai fan. 
Minniti ci tiene a sottolineare che i due poliziotti non rischiano nulla a farsi vedere pubblicamente, anzi, sono già diventati gli eroi nazionali di questo triste Natale rosso sangue ed hanno aperto una pagina su FB dedicata ai miracoli di Padre Pio. Il film termina con un inquietante interrogativo... 
Chi è dei volti mostrati in fototessera il vero Anis?
Quello più magro o quello più grasso con le labbra gonfie?
E chi ha fatto la misteriosa telefonata tradendo Anis? Il kebabbaro notturno di cui si intravede solo l'ombra?
Buona visione a tutti...





mercoledì 21 dicembre 2016

PAPE SATAN, PAPE SATAN ALEPPO... NATALE ROSSO SANGUE



Un giovane poliziotto di 22 anni ha ucciso l'ambasciatore russo in Turchia, Andrey Karlov, sparando contro di lui durante una mostra fotografica ad Ankara. L'attentatore è stato poi ucciso in un blitz della polizia turca. "Noi moriamo ad Aleppo, tu muori qui". È questa una delle frasi che l'attentatore avrebbe urlato prima di sparare all'ambasciatore russo. L'uomo è stato identificato come un diplomato dell'accademia di polizia di nome Mert Altintas, di 22 anni.
L'omicidio dell'ambasciatore russo è "chiaramente una provocazione" mirata a minare i rapporti russo-turchi e "il processo di pace in Siria promosso dalla Russia, dalla Turchia, dall'Iran e da altri paesi", ha detto Vladimir Putin.
Germania sotto choc. Un camion si è schiantato contro un affollato mercato di Natale a Berlino. Diversi morti, almeno 12, e circa 48 feriti.
Il camion ha invaso un marciapiede nei pressi della Chiesa del Ricordo.
"So che per noi tutti sarebbe particolarmente difficile da tollerare se si confermasse che a compiere questo atto e' stata una persona che ha chiesto protezione e asilo in Germania": lo ha detto la cancelliera Angela Merkel in una dichiarazione fatta a Berlino e trasmessa da varie tv.
Il sospetto terrorista arrestato nega il crimine: il 23enne finora contesta tutto. Le autorità tedesche stanno cercando, attraverso il test del dna, di verificare se il pachistano fermato sia effettivamente coinvolto nell'attentato. 
L'Isis avrebbe rivendicato l'attacco. La PMU, la coalizione delle milizie irachene che combattono il califfato, ha letto la rivendicazione su un canale online dell'Isis.
"Il crimine commesso contro i cittadini civili sconvolge per la sua crudeltà e il cinismo": lo ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin in un messaggio di condoglianze inviato alla cancelliera Angela Merkel.


http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2016/12/19/ankara-ferito-ambasciatore-russo-in-turchia.-un-uomo-ha-sparato-contro-il-diplomatico_ed3165f6-d29a-44a8-b988-4bda80a9ad82.html
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2016/12/19/camion-contro-mercato-di-natale-a-berlino-diversi-feriti_c0f0cc26-1b9a-4fef-ac1f-d40ed862077e.html


I due attentati, avvenuti quasi simultaneamente, sono legati tra loro e svolgono diversi compiti occulti. La situazione internazionale con il suo risiko geo-politico è in continuo mutamento e gioca a carte scoperte, spesso barando, ma sempre sulla pelle delle persone. Le continue tensioni tra leadership e governance partoriscono frutti amari, le renne della slitta di babbo natale sono lorde di sangue, un natale rosso sangue ed il buon vecchio barbuto non riesce più a stabilizzare la rotta del suo antico carro per il lungo viaggio invernale, ma per fortuna il suo abito è dello stesso colore.
Questa volta ha deragliato dentro un mercatino natalizio che lo rappresentava, nei pressi della Chiesa del Ricordo a Berlino, e non era la slitta celeste ma un camion nero gigante, segno dei tempi...
All'interno della parte vecchia della chiesa, precisamente nella base della torre rimasta come rovina, trova collocazione il Gedenkhalle (Memoriale), una sorta di museo della chiesa. Qui si trovano documenti storici della chiesa, alcuni dei mosaici contenuti nell'edificio, fra cui il "Mosaico degli Hohenzollern", e una figura del Cristo di Hermann Schaper, che originariamente si trovava sull'altare maggiore, scampata ai bombardamenti.
Soprattutto vi si trovano i simboli della riconciliazione dei tre paesi che una volta erano nemici, ovvero una croce costruita con i chiodi ritrovati nelle ceneri delle rovine dell'antica cattedrale di Coventry (distrutta dai bombardamenti tedeschi), un'icona russa a forma di croce, dono del vescovo ortodosso di Volokolamsk e Yuryev, nonché la Madonna di Stalingrado, il disegno creato durante l'omonima battaglia dal sacerdote e medico militare tedesco Kurt Reuber.

In Turchia invece abbiamo assistito ad una performance da biennale, una rappresentazione macabra e dissacrante degna dell'artista Cattelan nella sala principale della Galleria di Ankara, dove era in corso una mostra fotografica. La guardia del corpo della security, come nei miglior film cospirazionisti di 007, si è trasformata in terrorista ed ha ucciso l'ambasciatore russo.
Caso volle che l'ambasciatore questa volta ha portato pena a se stesso, forse perché è stato ucciso proprio davanti ad una simpatica foto che ritraeva un cannone puntato sulla sua testa, quando si dice il fato...
I due episodi criminali avvenuti alle porte del Natale, hanno in comune l'aspetto della messa in scena filmica, sembrano diretti da un regista esperto, 2 scene dello stesso film, due location differenti ma intimamente legate, due diversi contesti apparenti, due percorsi che portano lontano verso gli stessi obiettivi che si prefiggono i suoi produttori.
Proverò ad analizzare cosa è successo in questi giorni.

Il primo macro-messaggio è rivolto contro il premier russo riguardo l'ingerenza e la permanenza in Siria, e di conseguenza contro all'asse PUTIN-TRUMP, ed avendo superato l'ultimo ostacolo dei Grandi Elettori in USA, è un monito al neo-presidente a seguire la stessa agenda internazionale precedente, senza troppe personalizzazioni che recherebbero danno e perdita di tempo per l'edificazione dell'opera globalista in atto.
Il secondo messaggio, che va nella stessa direzione di cui sopra, è quello di dividere l'asse turco-russo, creando precedenti, ricatti e moniti oscuri, nel caso gli intenti proseguissero nella stessa traiettoria inaugurata dai premier Erdogan e Putin, di minare i rapporti diplomatici tra i due paesi, quindi un'operazione contro l'asse euroasiatico.
Il terzo messaggio è contro la Merkel, contro la Germania, per una rinnovata supremazia USA, per quanto più isolazionista possa essere in futuro la politica del nuovo presidente americano, e contro l'asse iniziatico MERKEL-PUTIN, essendo entrambi nello stesso contenitore massonico della UR-LODGE GOLDEN EURASIA.
Non è un caso, come ricordavo precedentemente, che l'attentato di Berlino sia avvenuto nei pressi della Chiesa de Ricordo, simbolo di riconciliazione russo-germanico.


Ricapitolando...
Putin in questo processo viene isolato politicamente e ne viene indebolita l'immagine, viene frenato il suo interventismo in Siria contro lo Stato Islamico; sono altri attori che devono occuparsi delle questioni mediorientali.
Vengono resi innocui ed allineati anche i suoi alleati odierni, i turchi su un piano squisitamente più geopolitico e militare, e la Merkel, quindi la Germania, su di un piano massonico e di riflesso di supremazia economica, senza considerare gli attriti fisiologici già esistenti tra i tedeschi ed i russi.
Avvenuta celebrazione controiniziatica di Trump a nuovo leader del cosiddetto NWO, celebrazione che si completa con il controllo a vista della sua agenda politica, in particolar modo riguardo alla sua presunta alleanza con Putin, unica condizione possibile per regnare senza problemi ed interferenze cospirative del suo governo ombra.
Un giro di ruota per riordinare il parco giochi, grandi pulizie di fine anno...

Scenografia e capro sacrificale, la Siria ed Aleppo, terra di sangue, macerie e morti, soprattutto tra i civili...
E allora vi saluto ricordandovi cosa scrisse il buon Dante all'inizio del VII canto dell'Inferno:
"Pape Satàn, pape Satàn aleppe"






mercoledì 14 dicembre 2016

COS'E' QUESTO GOLPE? IO SO... di PIER PAOLO PASOLINI (IN RICORDO DELLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA)


Corriere della Sera, 14 novembre 1974
Cos'è questo golpe? Io so
di Pier Paolo Pasolini



Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della CIA (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della CIA, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista).
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere.
Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. 
Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile.
Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. 
Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1° novembre 1974.
Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi.
Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi.
A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.
Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi.
Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi.
Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi.
Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi.
Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.
Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.
Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. 
In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.
È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.
Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. 
In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. 
Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. 
In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. 
È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro.
Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.
La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività.
Inoltre, concepita così come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere.
Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere.
Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore.
Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? 
È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. 
E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto.
L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.
Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. 
Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire.
Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana.
E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.
Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.
Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). 
Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.


Interessante intervista di Luciano Lanza a Guido Salvini

Ricordiamo anche questa interessante intervista di Franco Melandri a Luciano Lanza
Luciano Lanza, giornalista e saggista, ha recentemente pubblicato il libro Bombe e segreti -Piazza Fontana 1969, edizioni Elèuthera.



Quando si commemora la Strage di Piazza Fontana, avvenuta oggi nel 1969, le 'autorità' si affrettano a sottoscrivere che ad organizzarla fu lo 'Stato deviato', lo 'Stato parallelo' o, ancora più ipocritamente, 'spezzoni di Stato deviato'.
Ecco, dopo 47 anni sarebbe il caso di dire la verità. Quello di Piazza fontana E' lo Stato nel pieno delle sue funzioni, con tutti i suoi servitori e rappresentanti pronti a servire e rappresentare. Non c'è deviazione alcuna. Lo Stato può essere SOLO così, quello del 12 dicembre 1969, con il suo seguito di incarcerati innocenti e defenestrati affetti da 'malore attivo'. E' così anche oggi e sempre lo sarà. Non esiste uno Stato buono: rassegnatevi.

Luciano Lanza, giornalista e saggista, ha recentemente pubblicato il libro Bombe e segreti -Piazza Fontana 1969, edizioni Elèuthera.
cit. Guido Santi

mercoledì 7 dicembre 2016

IL GRANDE ESEMPIO DEI SIOUX DOPO LA SBORNIA ELETTORALE REFERENDARIA...




La vittoria del NO è stata importante su di un piano sottile simbolico, come esempio di ribellione allo status quo, contro il PD, il Governo e le politiche centrali dell'EU, più che su di un piano meramente tecnico e pratico per cambiare la politica italiana, che continuerà come prima, peggio di prima.
Questo nel periodo storico in cui viviamo oggi, dove i poteri forti agiscono oramai in prima persona indisturbati e sono piuttosto palesi, non certo occulti.
Io per questo motivo ho votato NO, come segnale, perché la direzione era verso una visione peggiorativa ed esclusivista del potere politico, il SI non rappresentava un cambiamento progressista, ma un ulteriore fase della Troika, un suo involutivo aggiornamento, era paradossalmente quello il paradigma più conservatore.
Ho spiegato le ragioni a tante persone del NO, ho scritto articoli sui social per il NO, usato la radio per il NO e nel mio piccolo, ho consigliato la mia di visione, portando alla ragione alcuni amici schierati apertamente per il SI, talvolta convincendoli a cambiare idea, a volte scontrandomi con un muro di gomma fideistico che sarebbe buona cosa abbattere per il futuro.
Ritengo però sia stata una vittoria di PIRRO, per carità, importante e necessaria, ed infatti abbiamo vinto, ma che conta poco e soddisfa solo alcuni aspetti, lasciandoci nell'illusione generale di una distorsione generale...
Oggi l'asse si sposta ulteriormente a destra, i rigurgiti populisti soffieranno sul fuoco alimentando l'incendio, dobbiamo stare tutti in allerta e monitorare il corso degli eventi. 
Questo avviene perché il grande potenziale popolare a sinistra dell'arco costituzionale, l'associazionismo, l'antagonismo, o ancora più semplicemente una certa sinistra democratica della civis che non si riconosce nel PD, NON E' rappresentata a livello istituzionale. 
In questo vuoto pneumatico globale questo contenitore mancante e presente solo in potenza, evocato ma non materializzato, è invece già sostituito da un contenitore uguale/opposto reazionario che rappresenta il piano B dei poteri forti.
Esso rappresenterà l'EURO 2.0, quella nuova Comunità Europea sempre liberista, magari "diversamente liberista", però più militarizzata, intimamente nazionalista ed elitaria, in continuità con il passato per quanto riguarda l'agenda economica, meno liberale per quanto riguarda i diritti civili, che concederà alle masse un conservatorismo compassionevole, brutta imitazione di un ancora assente Keinesismo, di cui si sente tanto la mancanza e del quale avremmo tanto bisogno.
In italia, a meno che una "sinistra immaginaria" e una sinistra interna al 5S si uniscano in un fraterno abbraccio più o meno mortale, ci sarà il passaggio di consegne ai populismi o ai rimpastismi europeisti, oltre alla sempreverde presenza di nuovi tecnici che sostituiranno vecchi tecnici scesi dall'astronave tecno-europea.


Ritengo che le elezioni siano importanti, meglio partecipare che non partecipare, ma al tempo stesso, in questa epoca, strumento poco efficace ed obsoleto, che va perfezionato ed implementato con tanto altro, che va ripensato, aggiustato senza limiti creativi, uscendo dagli schemi preconfezionati.
Questo non tanto per la pratica democratica che coinvolge milioni di persone, quella è sempre cosa buona e positiva, come è positiva ed augurabile una partecipazione sempre più attiva nelle piazze, ma per il fatto che viviamo in un periodo di passaggio e trasformazione dove il potere si accentra giorno dopo giorno, perché è più elastico e veloce della società civile, pensa di più, ha il tempo per farlo e quindi agisce MEGLIO nella realtà concreta.
Bisogna capire bene gli scenari futuri ed iniziare a chiederci il PERCHE' delle cose, piuttosto del COME, prenderci il tempo necessario per avere una buona visione d'insieme generale, individuando i bersagli attraverso la giusta comprensione della logica del potere che per natura si replica e rinasce dalle sue ceneri.
Quindi sono contento che il governo sia "caduto", ma solo fino ad un certo punto...
Ora inizia la GUERRA, quella vera e su tutti i fronti, contro ciò che si materializzerà a breve, senza fermarci all'euforia del derby campanilistico e di una vittoria giusta, ma che non cambia di tanto la posizione in classifica e soddisfa gli animi solo per la durata dell'incontro.
Un esempio concreto e lampante su quali siano le modalità operative collettive di contrasto al pensiero unico liberista, ce lo mostrano gli indiani d'America, e non è casuale che siano proprie le nicchie l'avanguardia del futuro, nicchie che rappresenteranno le infiltrazioni nelle crepe della grande muraglia del cerchio magico dello status quo, erodendolo dalle sue fondamenta.
Salutiamo positivamente la vittoria dei SIOUX che sono riusciti con tanta tenacia a bloccare l'oleodotto petrolifero, una buona notizia dal mondo che dimostra quanti e quali siano gli strumenti per confliggere il Sistema ed ottenere risultati concreti, TRUMP permettendo, ovviamente...


"Hanno perso la guerra contro la colonizzazione, ma non il loro spirito combattivo che li ha portati a vincere una battaglia in difesa dei loro territori. E alla fine, migliaia di membri della tribù di indiani Sioux di Standing Rock che si opponevano al passaggio di un oleodotto sul territorio della loro riserva, nel North Dakota, l’hanno spuntata. Almeno per ora. 
L’Esercito Usa, sotto al cui giurisdizione ricade parte della zona interessata, ha annunciato che non concederà all’azienda costruttrice il permesso di realizzare l’opera, per la quale verrà trovato un percorso alternativo. Per i nativi americani che avevano lanciato una campagna contro l’oleodotto si tratta di una “decisione storica” per la quale, hanno dichiarato, saranno “per sempre grati” al presidente Barack Obama. Ma l’amministrazione Trump fa sapere: “Deciderà il presidente eletto”.
La loro rivendicazione ha dato vita a proteste e manifestazioni che sono arrivate fino a New York. Cortei e polizia, dunque, non più solo in Nord Dakota, sulle rive del Lago Oahe, dove a difesa dei Sioux sono arrivati i veterani, ma anche nel cuore della Grande Mela, quartier generale del neo presidente a cui i membri della tribù lanciano un avvertimento: “Donald Trump si prepari perché non daremo tregua”. L’oleodotto dovrebbe correre per quasi 2000 chilometri, attraversando quattro Stati per portare il greggio alle raffinerie dell’Illinois. “La parte sottomarina del tracciato mette a rischio il bacino idrico delle comunità, senza contare la violazione di terreni e luoghi sacri Sioux”, spiega una dimostrante.
Le proteste vanno avanti da un mese, ma la tensione non è mai stata così alta. In settimana scade l’ultimatum del governatore del Nord Dakota, Jack Dalrymple, deciso a disperdere gli accampati di Standing Rock. Non sarà facile. Dalla parte dei Sioux ci sono i veterani, almeno 2000, mobilitati da Wesley Clark Junior, figlio del generale già candidato alla Casa Bianca. 
A Standing Rock farebbero da “scudo” per impedire nuovi scontri tra dimostranti e agenti di polizia. Ma non nascondono le proprie simpatie: con la piattaforma GoFundMe, hanno già raccolto per la causa 24 mila donazioni per oltre un milione di dollari. 
Uno dei leader della protesta è Dave Archambault II, il capo sioux di Standing Rock, che contro la repressione ha chiesto aiuto a Barack Obama e all’Onu: “Questi sono i giorni dell’anniversario del Massacro di Sand Creek; è ora che gli Stati Uniti pongano fine ai loro abusi contro i nativi americani”.
La partita non è chiusa e “sulla sua realizzazione si dovrà pronunciare l’amministrazione Trump”, ha fatto sapere il portavoce del presidente eletto, Jason Miller, spiegando che Donald Trump una volta insediatosi alla Casa Bianca esaminerà la decisione presa da Obama di negare il permesso per il progetto. Miller ha anche ricordato come il tycoon sostenga la costruzione dell’opera e si riserva di prendere le decisioni più adeguate."
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