lunedì 30 gennaio 2017

IL GENOCIDIO DEI NATIVI AMERICANI


Genocidio dei nativi americani

Esecuzione di massa di alcuni indios da parte degli spagnoli

Per genocidio dei nativi americani, detto anche genocidio indiano, olocausto americano (in inglese American Holocaust o Indian Holocaust) o catastrofe demografica dei nativi americani, alcuni storici e divulgatori, intendono il calo demografico e lo sterminio dei nativi americani (detti anche indiani d'America o, nel centro-sud America, indios e amerindi), avvenuto dall'arrivo degli europei alla fine del XIX secolo, periodo in cui, si ritene che un numero tra i 50 e i 100 milioni di nativi morirono a causa dei colonizzatori, come conseguenza di guerre di conquista, perdita del loro ambiente, cambio dello stile di vita e soprattutto malattie contro cui i popoli nativi non avevano assolutamente difese, mentre molti furono oggetto di deliberato sterminio, poiché considerati barbari. Per altri la cifra supera i 100 milioni di morti in 500 anni, fino ad arrivare a 114 milioni.
Diversi sono i motivi che portarono agli scontri, anche se principalmente la causa fu l'obiettivo di impossessarsi delle terre e delle ricchezze dei nativi, spesso giustificando in maniera ideologica le guerre; gli stessi nativi aztechi e inca, che praticavano sacrifici umani, spesso però si erano convertiti al cristianesimo e avevano abbandonato questi riti, ma nonostante ciò erano, come era comune nel periodo, considerati esseri inferiori e spesso da schiavizzare e la stessa sorte toccò agli altri nativi. Nel Nordamerica morirono meno nativi che nel resto del continente, ma l'impatto fu più devastante a causa del numero più esiguo. Nel 1890 rimanevano 250.000 individui, e si stima che l'80 % (1 milione) fosse stato sterminato nel crollo demografico tra il 1600 e il 1890. Per questo si suole parlare di genocidio dei nativi americani o genocidio indiano, nonché di etnocidio. Nativi e soprattutto meticci costituiscono però ancora una gran parte della popolazione sudamericana, mentre sono una piccola minoranza nel nord.

Il Nuovo Mondo conobbe nel corso del XVI secolo un notevolissimo crollo demografico della popolazione indigena del continente, principalmente dovuto alla diffusione di patologie non curabili quali il vaiolo, l'influenza, la varicella, il morbillo. Queste patologie vennero inconsciamente portate con sé dagli europei e dai loro animali, quando sbarcarono e si stabilirono nel nuovo continente, e poi utilizzate anche in maniera conscia, come armi. Si trattava di malattie pressoché inesistenti in America: mentre le popolazioni di Europa, Asia e Africa avevano sviluppato anticorpi specifici contro di esse, gli indiani si trovarono del tutto inermi di fronte ad esse. Pertanto, questi si ammalarono rapidamente e morirono senza poter fare niente.
Si stima che tra l'80% ed il 95% della popolazione indigena delle Americhe perì in un periodo di tempo che va dal 1491 al 1550 per effetto delle predette malattie. Circa un decimo dell'intera popolazione mondiale di allora (500 milioni circa) fu decimato. La prima malattia che si diffuse nel Nuovo Mondo fu causata da una germe dell'influenza dei suini ed ebbe inizio nel 1493 a Santo Domingo e decimò la popolazione (da 1.100.000 a 10.000); nel 1518 comparve il vaiolo ad Hispaniola che si propagò dapprima in Messico, poi in Guatemala e nel Perù; la malattia destabilizzò l'impero inca favorendo la campagna di conquista di Francisco Pizarro ed il massacro della popolazione. Dopo il devastante passaggio del vaiolo e dei conquistadores, fu la volta del morbillo.
In virtù di questo alcuni storici quali Noble David Cook, Guenter Lewy e Stafford Poole contestano il termine stesso di genocidio per parlare di conseguenze dell'arrivo e della conquista da parte degli europei.
I metodi di sterminio e segregazioni attuati contro i nativi nordamericani, secondo lo studioso John Toland, vennero presi a modello (assieme al genocidio armeno e altri stermini o forme di razzismo come l'apartheid o il razzismo contro i neri e le minoranze negli Stati Uniti) da Adolf Hitler nell'attuazione dell'Olocausto contro ebrei, rom e altre minoranze etniche e politiche e, in generale, della politica razziale nella Germania nazista.
Per lungo tempo lo sterminio dei nativi venne ignorato o sottovalutato dalla storiografia ufficiale, perlomeno fino alla metà del XX secolo.

Colonialismo spagnolo e Conquistadores

Fin dopo i primi viaggi di Colombo gli spagnoli organizzarono nelle isole caraibiche degli insediamenti stabili e dei governatorati coloniali come a Cuba. Il primo, però, ad organizzare una spedizione di conquista verso la terraferma fu Hernán Cortés. Egli il 18 febbraio 1519 con undici navi, poche decine di cavalli e alcuni pezzi d'artiglieria, partì da Cuba verso l'odierno Messico. Dopo aver sostato sull'isola di Cozumel e aver costeggiato lo Yucatan, fondò sulla costa messicana la piazzaforte di Veracruz. Da lì si mosse alla conquista dell'Impero Azteco e nell'arco di pochi mesi, sfruttando le rivalità e conflittualità tra le varie popolazioni facenti parte dell'impero, entrò a Tenochtitlán, la capitale azteca. L'anno successivo, però, egli dovette lasciare la città per fronteggiare l'attacco mossogli da un altro spagnolo, Pánfilo de Naváez, mandato dal governatore di Cuba Diego Velázquez de Cuéllar, che l'anno prima aveva sconfessato Cortés.


Hernán Cortés, conquistadores spagnolo che distrusse l'impero azteco



Cuauhtémoc, ultimo sovrano azteco

Respinto de Naváez, il conquistador dovette rifugiarsi a Tlaxcala, città a lui fedele, a seguito di una ribellione scoppiata nel giugno del '20. Ripresosi e riconquistato il terreno perduto, Cortés entrò definitivamente a Tenochtitlan che ribattezzò Mexico (13 agosto 1521). L'imperatore Montezuma, divenuto un fantoccio nelle mani degli spagnoli, venne assassinato dal suo popolo (o forse dagli spagnoli stessi), mentre suo fratello Cuitláhuac gli successe per breve tempo, morendo di vaiolo. Infine, il cugino Cuauhtémoc divenne l'ultimo sovrano a difendere la capitale e l'impero, prima di cadere in battaglia.
Nei decenni successivi si susseguirono missioni sempre più spesso militari in Centro America, finché dal 1522 le brame dei conquistadores si rivolsero verso un regno sito tra gli altopiani andini e del quale giungevano notizie abbastanza precise sulla sua prosperità e le sue ricchezze minerarie: l'impero inca. Pasqual de Andagoya fu il primo ad arrivare fino a sud dell'attuale Colombia a Puerto de Pinas. Fu però il condottiero e hidalgo spagnolo Francisco Pizarro ad organizzare nel '32 il viaggio di conquista dell'impero inca. Partito da Panama alla fine del '30 con tre navi e quasi centottanta uomini giunse a Túmbez nell'aprile dell'anno dopo. Una volta che ebbe costituito il primo insediamento spagnolo sulla costa pacifica sudamericana (San Miguel de Piura), ripartì alla volta del Biru. Approfittando della guerra civile tra i due fratellastri Atahualpa e Huáscar e utilizzandoli come pedine del proprio disegno strategico, Pizarro soggiogò gli incas, si impossesso dell'ingente tesoro imperiale e spostò la capitale da Cuzco a Villa de los Reyes, ossia l'odierna Lima.
Gli anni successivi furono turbolenti, poiché presto gli indigeni si ribellarono al giogo spagnolo guidati da Manco Capac, l'imperatore imposto da Pizarro in sostituzione di Huáscar, da lui precedentemente sostenuto contro Atahualpa (fatto giustiziare da Pizarro), e anche perché tra il condottiero e Diego de Almagro, che lo aveva seguito, nacquero rivalità sfociate in una guerra tra fazioni. La situazione rimase tale anche con i successori dei due, finché nel 1572 il viceré Francisco de Toledo riuscì a catturare e giustiziare l'ultimo imperatore inca Túpac Amaru e a dare una sistemazione definitiva al suo Vicereame.
Tra queste due spedizioni, ne furono organizzate di numerose tra il 1522 e il 1526 che portarono all'esplorazione e conquista dell'Honduras, del Guatemala, del Messico meridionale di Tepic e nel '29 nel territorio degli indios chichimecas nel Messico nordoccidentale, che rimase una regione instabile per le ribellioni degli indigeni fino al '600 inoltrato.
Lo stesso Cortés organizzò quattro viaggi tra il 1532 e il '39 nello specchio d'acqua che ancora oggi porta il suo nome: Mar de Cortés o Golfo di California.


Atahualpa, ultimo sovrano dell'Impero incas


Nel XVIII Túpac Amaru II guido' la rivolta peruviana contro gli spagnoli

I territori spagnoli del Nuovo Mondo furono organizzati secondo un sistema di tipo feudale. Ai conquistadores la corona spagnola concedeva appezzamenti di terra più o meno grandi (le encomiendas). Il feroce sfruttamento delle popolazioni native provocò un enorme crollo demografico. Furono sterminati così, ad esempio, la maggior parte dei nativi dei caraibi, presto sostituiti dagli schiavi africani, come manodopera a basso costo.
I conquistadores si organizzavano in bande armate per conquistare i territori ancora non colonizzati, le loro spedizioni erano chiamate entradas (incursioni), affidate a loro dalla corona e che li rendeva governatori e comandanti generali allo stesso tempo (il cosiddetto adelantado). Il loro potere, però, non era assoluto.
Vennero ridotti in schiavitù moltissimi nativi e vennero utilizzate le ricchezze del loro territorio fertile e dal sottosuolo ricchissimo, favorendo di fatto lo sviluppo economico in tutta l'Europa, e non solo in Spagna e Portogallo. I maggiori sostenitori e beneficiari di questa politica di sfruttamento furono infatti il Regno Unito, Spagna, Portogallo Francia e i Paesi Bassi. Sostanzialmente, i colonizzatori crearono un continente dal quale attingere oro, argento (utilizzando la manodopera dei nativi ridotti in schiavitù) e prodotti agricoli da monocolture (installate bruciando le foreste e le coltivazioni presenti prima dell'arrivo di Colombo).
Uno dei motivi principali dell'arretratezza era il contrasto allo sviluppo industriale locale operato dalle potenze coloniali. Questa portava le colonie a vendere in Europa materie prime a prezzi bassissimi (ad esempio metalli e fibre tessili), per poi comprare prodotti lavorati (ad esempio armi, tessuti, attrezzature) dagli stessi paesi europei. La gran parte di tali ricchezze si riversavano, quindi, nei paesi produttori di tali beni.
Nel 1781 verrà soffocata nel sangue la rivolta dell'ultimo grande capo nativo prima dell'era moderna, Túpac Amaru II
Anche con la fine della schiavitù, nel 1888, la mortalità dei lavoratori era sempre altissima e le proprietà– terriere e non– erano tutte divise tra pochissime famiglie ricche. Di fatto era ancora più conveniente assumere con contratti temporanei tutti i disperati che non potevano trovare cibo che gestirli come schiavi.
Successivamente si aggiungerà lo sfruttamento neocoloniale, rivolto anche contro gli stessi ispanici dagli Stati Uniti e dalle multinazionali, e la distruzione di parte della foresta Amazzonica, con la scomparsa di molte tribù di cacciatori-raccoglitori.
Sarà solo verso la fine del XX secolo, che gli indios riusciranno, in alcuni paesi come la Bolivia, a ritrovare un certo potere politico e rappresentanza, migliorando le loro condizioni di vita.

Nativi nordamericani

Tʿatʿaɲka Iyotake, il grande capo Lakota, comunemente noto come Toro Seduto (Sitting Bull)

All'inizio del Cinquecento, mentre gli spagnoli dilagavano nella parte centrale e meridionale del continente, altri europei presero a esplorare le coste atlantiche della sua parte settentrionale. Così fecero l'Inghilterra (con Giovanni Caboto e Sebastiano Caboto) e la Francia (per mezzo di Giovanni da Verrazzano). A quel tempo a nord del Rio Grande si stima che la popolazione indigena non superasse i 12 milioni di persone, riunite in tribù poco numerose e non unite le une dalle altre. I nativi americani, appartenenti alle tribù Algochine e Cherokee, praticavano un'agricoltura rudimentale e si spostavano con le canoe lungo i fiumi.


Scontro fra cavalleria e indiani

Fra il XVI e il XVII secolo sorsero in Florida, nel New Messico e in California le prime colonie degli spagnoli che provenivano dall'America centrale. Più a nord, i francesi si inoltrarono nel bacino del San Lorenzo dove si stanziarono nelle città di Québec e Montréal. Da qui i francesi penetrarono nell'interno, verso i Grandi Laghi e successivamente verso sud nel bacino del Mississippi, fino a raggiungere la sua foce, dove fondarono la città di La-Nouvelle Orléans (New Orleans).
Si ebbero anche guerre con indiani alleati degli inglesi e altri dei francesi. Furono i britannici che richiesero gli scalpi dei nemici uccisi ai nativi, che prima d'allora non aveva questa pratica. Prima di queste guerre, raramente gli indiani erano stati ostili (escludendo il massacro indiano del 1622), e spesso avevano permesso gli insediamenti in cambio di fucili e altri oggetti, non avendo il concetto di proprietà privata.
Ben presto però, fra tutti i coloni, prevalsero gli inglesi che giunsero a dominare l'intera fascia costiera, dove un po' alla volta si formarono 13 colonie, il nucleo fondamentale di quelli che un secolo più tardi divennero gli Stati Uniti d'America (1776).
I primi tentativi di colonizzare l'America settentrionale non ebbero un grande successo, dato che i nativi americani non si adattavano minimamente ad essere assoggettati come manodopera e il clima non favoriva gli insediamenti. Dopo alcuni tentativi falliti, il primo insediamento inglese stabile fu costruito nell'odierna Virginia e prese il nome di Jamestown.
Gli inglesi partirono dalla costa più vicina all'Europa (la East Coast) respingendo progressivamente le popolazioni indigene verso ovest (il cosiddetto Far West). Alcuni politici e intellettuali, come Thomas Jefferson (che paragonò la capacità oratoria del capo Logan/Tah-gah-juta a quella di Demostene e Cicerone), erano interessati alla cultura dei nativi, ma ben presto sorsero i primi conflitti.

I nativi più combattivi e più numerosi, come i Sioux e gli Apache, si opposero con le armi, ma gli inglesi e gli americani avrebbero risposto con violenza ancora superiore, spesso ignorando i trattati e massacrando anche donne, vecchi e bambini inermi, come nel massacro di Sand Creek, ad opera di John Chivington, e nel massacro di Wounded Knee. La vittoria più importante dei nativi fu nella battaglia del Little Bighorn, dove Cavallo Pazzo, con l'aiuto di Toro Seduto, annientò il generale George Armstrong Custer e il suo reggimento 7º cavalleria. 
I capi che resistettero di più furono i celebri Cochise, Toro Seduto e Geronimo; tra gli altri celebri capi di questo periodo si ricordano Piccolo Corvo, Cavallo Pazzo, Nuvola Rossa, Capo Seattle, Capo Giuseppe, Uomo-Teme-I-Suoi-Cavalli, Pioggia Sulla Faccia; alla fine delle guerre in nordamerica (XIX secolo) i nativi rimasti saranno rinchiusi nelle riserve, e otterranno i pieni diritti civili e politici solo nella seconda metà nel XX secolo.
Il generale William Tecumseh Sherman fu uno dei maggiori esecutori delle stragi ai danni degli indiani, assieme a Philip Henry Sheridan, sostenitore dello sterminio esplicito dell'etnia nativa, al punto che gli viene attribuita la frase secondo la quale "l'unico indiano buono è l'indiano morto" (in realtà pronunciata dal deputato James M. Cavanaugh).
Anche gli indiani nativi del Canada, Prime nazioni, Inuit, Métis, subirono dei massacri e una consistente riduzione di numero da parte dei coloni britannici e francesi, con episodi collegati all'assimilazione culturale protrattisi fino alla seconda metà del XX secolo.

Le guerre indiane
 Deportazione degli indiani, Guerre indiane e Indian Removal Act
"Guerre indiane" è il nome usato dagli storici statunitensi per descrivere la serie di conflitti prima con i coloni, principalmente europei, e poi con gli Stati Uniti, in opposizione ai popoli nativi del Nordamerica. Alcune delle guerre furono provocate da una serie di paralleli atti legislativi, come l'Atto di rimozione degli indiani (primo significativo atto di pulizia etnica contro i nativi nordamericani), unilateralmente promulgate da una delle parti e potenzialmente considerabili alla stregua di guerra civile.

La guerra tra nativi e coloni
Lapide presso il Sand Creek, dove il reggimento di John Chivington massacrò un gran numero di nativi


Goyaałé, capo e sciamano apache, più noto col soprannome di Geronimo

I sioux e gli apache, scacciati anche dall'est, allo stremo della sopportazione, reagirono violentemente attaccando e uccidendo anche civili (come negli "attacchi alla diligenza"), in risposta alle stragi indiscriminate ordinate dai generali statunitensi contro i loro accampamenti, e alla colonizzazione forzata dei loro territori. Allora il presidente Ulysses S. Grant si rivolse a Sheridan, sotto la spinta dei Governatori delle pianure, ed egli ebbe carta bianca. 
Successivamente diverrà comandante in capo dell'esercito al posto di Sherman. Nella campagna d'inverno del 1868–69 attaccò le tribù dei Cheyenne, dei Kiowa e dei Comanche nelle loro sedi invernali, tagliando loro rifornimenti e bestiame e uccidendo ognuno che avesse resistito, conducendo i sopravvissuti indietro nelle loro riserve. Questa strategia proseguì finché i nativi onorarono i trattati che erano stati costretti a sottoscrivere (tuttavia saranno gli stessi bianchi che non li rispetteranno, in futuro). Il dipartimento di Sheridan portò a compimento anche la Red River War, la Ute War e la Black Hills War, che provocarono la morte del suo fido subordinato Custer. Le incursioni dei nativi proseguirono negli anni settanta del XIX secolo e finirono ai primi degli anni ottanta, allorché Sheridan divenne il comandante generale dell'esercito statunitense.

I massacri contro gli indiani
Precedentemente vi erano state già sanguinose rivolte come nelle grandi pianure; il numero di Sioux morti nella grande rivolta del 1862 (detta "guerra di Piccolo Corvo", dal capo che la guidò) rimane non documentato ma dopo la guerra 303 nativi furono accusati di assassinio e rapina dai tribunali statunitensi e successivamente condannati a morte. Molte di queste condanne vennero commutate ma il 26 dicembre 1862 a Mankato, in Minnesota, si andò a consumare quella che ad oggi rimane la più grande esecuzione di massa nella storia degli Stati Uniti, con l'impiccagione di 38 Sioux. 
Nel 1863 i bianchi catturararono il vecchio capo apache Mangas Coloradas; i soldati lo torturarono, prima di ucciderlo, decapitarlo e mutilarlo inviando il teschio all'est, al museo Smithsonian; quest'atto era considerato intollerabile dagli indiani, non solo per l'efferato omicidio, ma anche perché, nella religione apache, un morto decapitato era costretto a vagare senza mai trovare la pace. 
Fu allora che gli apache, sotto la guida di Cochise, genero del capo ucciso, cominciarono a uccidere e mutilare i bianchi, prendendo spesso gli scalpi.


John Chivington, il colonnello che si distinse per la sua efferatezza nel massacro degli indiani

Questi fatti furono utili alla propaganda contro i nativi, cosicché la stragrande maggioranza del popolo appoggiava e partecipava agli stermini dei "barbari pellerossa", spesso ignorando che le vendette erano state causate dai crimini precedenti perpetrati dei bianchi. Furono anche messe taglie e premi per chi uccideva più indiani. 
Era raro che un guerriero indiano uccidesse donne e bambini dei nemici in guerra, e quando avveniva era per rappresaglia, mentre spesso i soldati lo facevano per affrettare l'estinzione delle tribù native. Si diffuse un'ampia letteratura, fiorente già dal 1700, poi culminata nel cinema western, in cui gli indiani venivano rappresentati come violenti e malvagi per natura.
Nel 1864, durante la guerra di secessione americana, avvenne una delle battaglie indiane maggiormente degne di infamia, denominata non a caso il Massacro di Sand Creek. Una milizia locale, al comando di John Chivington (il quale sosteneva l'eliminazione dei nativi, e che essi andavano «scalpati tutti, grandi e piccoli»), attaccò un villaggio Cheyenne ed arapaho situato nel sud-est del Colorado ed uccise e mutilò indistintamente uomini, donne e bambini. I soldati, molti di loro ubriachi, stuprarono le donne e fecero il tiro al bersaglio con i bambini. Gli indiani di Sand Creek avevano avuto la rassicurazione dal governo degli Stati Uniti che avrebbero vissuto tranquillamente nella loro area, ma ciò che causò il massacro fu il crescente odio bianco nei confronti dei nativi. Essi avrebbero voluto trattare la pace, ma i loro ambasciatori, spesso sventolanti la bandiera bianca (tra di essi una bambina di sei anni, durante la battaglia), furono abbattuti a vista, e l'accampamento attaccato a tradimento, mentre i guerrieri maschi giovani erano in gran parte assenti (i 3/4 delle vittime furono vecchi, donne e bambini). Pochi opposero una resistenza, peraltro inutile. 
I prigionieri vennero tutti fucilati, comprese le donne incinte, e pochi furono i superstiti. Chivington fece prendere gli scalpi di molti nativi, e molti soldati asportarono parti di organi genitali per usarli come ornamenti; Chivington farà esibire gli scalpi in pubblico come trofei a Denver. I morti furono tra 60 e 200 nativi e 24 militari. Vi furono anche alcuni soldati che si rifiutarono di partecipare al massacro. 
I successivi congressi diffusero un appello pubblico contro altri simili carneficine nei confronti degli indiani, ma esso non fece presa nel popolo. Gli indiani della zona, tra cui alcuni superstiti cheyenne, poco inclini a combattere d'inverno e meno bellicosi degli apache, organizzarono un gruppo di 1600 uomini e reagirono saccheggiando alcuni villaggi e distruggendo alcune piste, nonché uccidendo molti coloni e soldati.
Nel 1875 l'ultima vera guerra Sioux scoppiò quando la corsa all'oro nel Dakota arrivò alle Black Hills (Colline Nere), territorio sacro per i nativi americani. L'esercito statunitense non precluse ai minatori l'accesso alle zone di caccia Sioux, ed inoltre quando venne chiamato ad attaccare delle bande indiane che stavano cacciando nella prateria, come loro concesso dai precedenti trattati, rispose immediatamente.


Il generale Sheridan

Più tardì, nel 1890, nella riserva settentrionale dei Lakota, a Wounded Knee nel Dakota del Sud, il rituale della "danza degli spiriti" portò l'esercito a tentare di sottomettere i Lakota. Durante l'assalto vennero uccisi più di 300 nativi americani, per la maggior parte anziani, donne e bambini. Alla notizia dell'assassinio di Toro Seduto, che ormai aveva deposto le armi e lavorava in un circo, la tribù di Miniconjou guidata da Big Foot (Piede Grosso) partì dall'accampamento sul torrente Cherry per recarsi a Pine Ridge, sperando nella protezione di Nuvola Rossa. 
Il 28 dicembre furono intercettati da quattro squadroni di cavalleria del reggimento agli ordini da Samuel Whitside, che aveva l'ordine di condurli in un accampamento di cavalleria sul Wounded Knee. 120 uomini e 230 tra donne e bambini furono portati sulla riva del torrente, accampati e circondati da due squadroni di cavalleria e sotto tiro di due mitragliatrici. Il comando delle operazioni fu preso dal colonnello James Forsyth e l'indomani gli uomini di Piede Grosso, ammalato gravemente a causa di una polmonite, furono disarmati. Coyote Nero, un giovane Miniconjou sordo, tardò a deporre la sua carabina Winchester, fu circondato dai soldati e, mentre deponeva l'arma, partì un colpo a cui seguì un massacro indiscriminato. Il campo venne falciato dalle mitragliatrici e i morti accertati furono 153. Secondo una stima successiva, dei 350 Miniconjou presenti, ne morirono quasi 300.
Venticinque soldati furono uccisi, alcuni probabilmente vittime accidentali dei loro compagni.
Dopo aver messo in salvo i soldati feriti, un distaccamento tornò sul campo dove furono raccolti 51 indiani ancora vivi, quattro uomini e 47 tra donne e bambini, presi prigionieri.
Tuttavia, già molto prima di questo evento erano già state eliminate le basi per la sussistenza sociale delle tribù delle Grandi Pianure, con lo sterminio quasi completo dei bisonti negli anni 80, dovuto ad una caccia indiscriminata, spesso effettuata proprio per colpire i nativi, che si nutrivano dei bisonti cacciati, ma in quantità minori tali da non estinguerli. 
Le guerre, che spaziarono dalla colonizzazione europea dell'America del XVIII secolo fino al massacro di Wounded Knee e alla chiusura delle frontiere USA nel 1890, risultarono complessivamente nella conquista, nella decimazione, nell'assimilazione delle nazioni indiane, e nella deportazione di svariate migliaia di persone nelle riserve indiane. Gli eventi trattati costituiscono una delle basi della discriminazione razziale su base etnica, e del problema del razzismo che affliggerà gli USA fin a tutto il XX secolo.


Soldati presidiano le fosse comuni con i corpi di vittime indiane a Wounded Knee


La battaglia di Little Bighorn
Morti nelle guerre indiane


Basandosi sulle stime di un censimento del 1894, lo studioso Russel Thornton ha estrapolato alcuni dati essenziali: in particolare, dal 1775 al 1890 almeno 45.000 nativi americani e 19.000 bianchi avrebbero perso la vita. La stima include anche donne, vecchi e bambini, poiché i non-combattenti spesso perivano durante gli scontri di frontiera, e la violenza dei combattimenti non permetteva di risparmiare, né da una parte né dall'altra, le vite dei civili.

Dopo le guerre, il XX secolo
Calo demografico forzato, emarginazione, segregazione razziale continuarono negli Stati Uniti e nel Canada nella prima e nella seconda metà del XX secolo. Progressivamente, a partire dagli anni '60-'70 consapevolezza civile, pacifismo, un crescente movimento originatosi dalle controculture beat e poi hippy, le lotte per i diritti civili, e soprattutto i movimenti a favore dei cittadini afroamericani, etnia numericamente rilevante in seguito allo schiavismo, mutuarono una visione sempre più condivisa da buona parte della popolazione a favore dei pari diritti di ogni gruppo etnico. I nativi nordamericani, ormai numericamente esigui, contribuirono alla presa di coscienza con azioni di protesta e denuncia degli abusi. La cultura mainstream testimoniò questi cambiamenti nella musica, nella letteratura, nel cinema, ad esempio traslando dal film western classico sullo stile di Sentieri selvaggi al western revisionista sullo stile di Soldato blu, uno dei primi western a schierarsi dalla parte degli Indiani d'America non più descritti come selvaggi sanguinari destinati alla sottomissione o allo sterminio. In Canada emersero i fatti relativi alle scuole residenziali indiane, celebrità e storici nordamericani sposarono la causa dei nativi con azioni di rilevanza pubblica.

Sterilizzazione
Una parte degli indiani verrà decimata ancora con la sterilizzazione, spesso coatta, attuata con l'inganno o le minacce, che coinvolgerà 85.000 uomini e donne nativi.
Le riserve
La maggior parte degli indiani sopravvissuti visse poi nelle riserve indiane (inizialmente veri campi di concentramento, poi ghetti e luoghi di residenza), dove poterono mantenere i loro costumi, anche se molti si trasferirono nelle città, ma ben pochi ricoprirono ruoli importanti, perlomeno fino a tempi moderni. Theodore Roosevelt diede un simbolico riconoscimento a Geronimo, permettendo all'anziano capo di cavalcare in abiti tribali durante la parata inauguarale del suo mandato presidenziale (1905).Nel 1924 i nativi furono autorizzati a integrarsi e venne loro concesso il diritto di voto, anche se furono soggetti ancora alla segregazione razziale che colpì anche i neri e tutti i non bianchi fino alla firma del Civil Rights Act del 1964 da parte del Presidente Lyndon Johnson, in cui furono rimosse le leggi razziste e anticostituzionali dei singoli stati.
L'emarginazione e le proteste
Si sono anche avute numerose proteste dalla metà del XX secolo in poi, da parte dei nativi e dei loro simpatizzanti, per il mancato rispetto dei trattati e delle loro richieste politiche e sociali, come l'occupazione di Wounded Knee nel 1973 e la simbolica marcia su Washington. Sempre nel 1973, l'attore Marlon Brando, sostenitore della causa dei nativi, rifiutò di ritirare il premio Oscar ricevuto per la sua interpretazione de Il padrino in segno di protesta, mandando al suo posto una giovane attivista di origine apache, Sacheen-Littlefeather ("Piccola Piuma"), che lesse un comunicato dell'attore.
Nel 1980 gli Oglala/Sioux ottennero 100 milioni di dollari per la perdita del territorio delle Black Hills ma i risarcimenti furono rari; talvolta alcuni gruppi di nativi ebbero l'uso di terre, un tempo a loro appartenute, in maniera esclusiva e la licenza per aprire i cosiddetti "casinò indiani".
Nel 2007 alcuni Lakota/Sioux, appartenenti ad una frangia minoritaria dell'American Indian Movement e guidati da Russell Means, hanno chiesto la secessione della loro "nazione", comprendente cinque stati federati, dagli Stati Uniti. Tra i motivi della protesta anche il fatto che nella loro comunità vi sarebbero condizioni di vita nettamente inferiori rispetto a bianchi, ispanici e anche molti afroamericani: vi è infatti un'alta percentuale di suicidi tra gli adolescenti, di 150 volte superiore a quella statunitense, una mortalità infantile cinque volte più alta e una disoccupazione che tocca cifre altissime; sono inoltre molto diffusi la povertà, l'alcolismo e la tossicodipendenza, nonostante i programmi governativi volti - almeno formalmente - a tutelare i nativi varati nel corso degli anni. In seguito a questa azione politica e dichiaratamente nonviolenta, è stata proclamata la nascita di uno Stato non riconosciuto, la Repubblica Lakota.

La segregazione razziale negli Stati Uniti riguardò sia nativi sia afroamericani che altre minoranze per lungo tempo, e anche molti che si pronunciavano contro (come Teddy Roosevelt) ne erano sostenitori in pratica; furono emanate leggi razziali molto severe in alcuni stati del sud, che precorsero quelle della Germania nazista, escludendo i meticci anche di quarta o quinta generazione (proprio come accadeva ai mulatti) dalla comunità bianca, previa analisi genealogica:
« Ad accomunare le due situazioni è in ogni caso la violenza dell'ideologia razzista. Theodore Roosevelt può tranquillamente essere accostato a Hitler. Al di là delle singole personalità conviene non perdere di vista il quadro generale: "Gli sforzi per preservare la purezza della razza nel Sud degli Stati Uniti anticipavano alcuni aspetti della persecuzione scatenata dal regime nazista contro gli ebrei negli anni trenta del Novecento". Se poi si tiene presente la regola per cui nel Sud degli Stati Uniti bastava una sola goccia di sangue impuro per essere esclusi dalla comunità bianca, una conclusione si impone: "La definizione nazista di un ebreo non fu mai così rigida come la norma definita the one drop rule, prevalente nella classificazione dei neri nelle leggi sulla purezza della razza nel Sud degli Stati Uniti". »
(Domenico Losurdo, Controstoria del liberalismo, cap. X, 5, p. 334)

Metodi e cause dello sterminio in breve

Immagine dal XII libro del Codice fiorentino, scritto tra il 1540 e il 1585, che mostra i Nahua del Messico centrale ammalati di vaiolo durante la colonizzazione europea delle Americhe.

I colonizzatori utilizzarono diversi metodi di eliminazione dei nativi e della loro cultura e altresì molte furono le cause:
pulizia etnica e spostamento dalle loro terre
distruzione dell'habitat
caccia intensiva ai bisonti, fonte di sostentamento dei nativi del Nordamerica
riduzione in schiavitù e sterminio attraverso il lavoro
strage volontaria
provocare ad arte scontri fra tribù ed etnie (divide et impera)
malattie nuove diffuse accidentalmente (contro cui i nativi non avevano anticorpi)
diffusione volontaria del vaiolo come arma biologica, regalando agli indiani coperte e cuscini infetti e offrendo loro banchetti con cibo contaminato; una volta diffuso, la mortalità tra i nativi era del 90 % dei colpiti.
sterilizzazione forzata o attuata con l'inganno
atti di provocazione, sacrilegio e oltraggio, anche violenti, a membri della tribù (in modo da provocare appositamente la reazione violenta degli indiani, a causa del loro codice d'onore tribale), per poterli così perseguitare "con giustizia e ragione" (e giustificare la violenza contro di loro come "repressione di popoli barbari e bestiali")
guerre aperte, con l'uso delle tecnologie più moderne, come le mitragliatrici
omicidi mirati di capi carismatici e uccisioni deliberate di bambini indiani catturati
diffusione deliberata dell'alcolismo o droghe tra i nativi
marce forzate di trasferimento attuate sotto la neve e il freddo

Le cifre e i documenti dello sterminio e dell'etnocidio
Quanti fossero i nativi prima della colonizzazione europea delle Americhe è difficile da stabilire: le cifre dell'entità dello sterminio sono ancora al centro di un ampio dibattito storiografico. Secondo le ultime ricostruzioni si tratterebbe del 90% della popolazione indigena morta in meno di un secolo.
Secondo quanto afferma lo studioso David Carrasco: «Gli storici sono stati in grado di stimare con una certa plausibilità che nel 1500 circa 80 milioni di abitanti occupavano il Nuovo Mondo. Nel 1550 solo 10 milioni di indigeni sopravvivevano. In Messico vi erano circa 25 milioni di persone nel 1500. Nel 1600 solo un milione di indigeni mesoamericani erano ancora vivi».
Le cause di una tragedia di così ampie dimensioni sono molteplici: gli stermini perpetrati dagli invasori, le guerre intestine sovente aizzate da questi ultimi per rendere più facile la conquista con la politica del divide et impera, i lavori forzati in stato di semi-schiavitù e non ultimo il senso di smarrimento e di perdita di senso dovuto all'annientamento della loro fede e delle loro tradizioni che portarono talvolta a suicidi di massa ma sono soprattutto le malattie importate le principali imputate della grande maggioranza dei casi.
La colonizzazione del Nord e del Sud America presenta delle differenze: i conquistadores spagnoli erano prevalentemente degli avventurieri o degli sbandati che non avevano trovato fortuna in patria. Alcuni praticarono lo stupro sistematico ma i più si unirono con donne indigene di rango superiore e diedero origine alla numerosa popolazione di meticci (mestizos) del Centro e Sud America. Al contrario, gli inglesi arrivavano nel Nuovo Mondo già organizzati in nuclei familiari e questo non favorì l'integrazione della popolazione.
Una tattica comune a tutti gli invasori fu la denigrazione dell'avversario: i nativi furono descritti come esseri bestiali, dediti alle più turpi attività, seguaci del demonio e privi di qualsiasi elemento culturale. Queste idee trovarono terreno fertile negli uomini dell'epoca e furono un motore formidabile di motivazione per i conquistadores e le potenze coloniali. Specialmente i sacrifici umani provocavano un profondo disgusto che giustificava ai loro occhi lo sterminio di quelle civiltà. 
D'altra parte si sottovalutavano le peculiarità culturali e materiali delle civiltà e dei popoli incontrati.

Alcuni studiosi ritengono che ci furono numerosi tentativi di occultamento, quasi fino a giorni nostri, di gran parte dei documenti prodotti dai nativi e in alcuni casi persino delle rovine archeologiche.
Fu proprio questo, ad esempio, il destino del resoconto del cronista indigeno quechua Guamán Poma de Ayala. Nella sua Primer nueva corónica y buen gobierno, lettera di protesta indirizzata al re Filippo III di Spagna, ripercorre la storia del suo popolo e si lamenta per il destino attuale. Guamán Poma si ritiene testimone oculare dell'ultimo pachacuti, la distruzione che avviene alla fine di ogni ciclo cosmico secondo la mitologia quechua.
Il cronista descrive lo stato di caos e le atrocità subite dal suo popolo e sollecita il re ad intervenire per ristabilire una situazione di buen gobierno. Per centinaia di anni di questo straordinario libro non si è saputo nulla, finché l'opera non è stata ritrovata in un archivio a Copenaghen nel XX secolo.
Sorte analoga dovette affrontare il cosiddetto Codice Fiorentino, cioè l'ultima redazione, l'unica bilingue (spagnolo e nahuatl) della Historia universal de las cosas de Nueva España, scritta da fra Bernardino de Sahagún.
La tattica dell'occultamento e della sistematica umiliazione si è rivelata relativamente semplice con le culture del Nord America perché si presentavano essenzialmente come popolazioni con tradizioni orali e con modi di vita che prevedevano spostamenti pendolari in seguito ai movimenti delle mandrie da cacciare.



Edward Sheriff Curtis, uno dei maggiori fotografi statunitensi e storiografo per immagini della cultura dei nativi americani, durante una spedizione

Fonte:


venerdì 27 gennaio 2017

AMATRICE ZERO, RIGOPIANO SOTTOZERO



"A-matrice, nome interessante che etimologicamente potrebbe significare senza madre, senza utero materno, quindi simbolicamente strappata alla terra madre, senza più appartenenza. 
Sembra simbolicamente una matrice controiniziata, ribaltata, privata della sua essenza, della sua stessa natura.
Un nome casualmente emblematico che a livello archetipico ha il suo "sottile" peso specifico."
cit. Zero

Terremoti, neve, slavine, è proprio il caso di dire che piove sempre sul bagnato ed al peggio non c'è mai fine. La cosa terrificante è l'idiosincrasia tra la solidarietà, la volontà ed il coraggio dei soccorritori e le strutture politico burocratiche, complici di vergognosi ritardi, omissioni, tagli sulla prevenzione e tanto altro.
Pare che si abbia bisogno di sacrifici per esorcizzare altri problemi, sembra che solo in prossimità di sventure e sciagure l'italiano sia capace da un lato di dare il meglio di se, dall'altro di dare il peggio, e la solidarietà e la capacità di pochi è direttamente proporzionale alla malapolitica dei tanti e dei tanti livelli intermedi lasciati in un limbo senza responsabilità.
Una stagione di terremoti che non finisce mai, paesini storici distrutti e che non verranno mai più ricostruiti, un territorio in eterna fibrillazione, sintomo di un paese malato, organo di uno Stato anziano e bisognoso di cure che, però, si nega quelle cure che necessiterebbe.
In 6 mesi non siamo riusciti a costruire ancora tutte le famose casette promesse in una terra poco promettente, costruzioni che potrebbero essere state facilmente edificate in 3 mesi, invece nulla, siamo qui a sorteggiare il più fortunato, mentre il meno fortunato aspetterà invano chissà quanto altro tempo.
Ad Amatrice si è svolto il sorteggio per le casette, tutto ciò mi ricorda il primo FANTOZZI, dove la figlia Mariangela aspettava invano i doni delle feste natalizie, mentre veniva presa in giro pesantemente dai quadri aziendali per i quali il padre lavorava.
Leggiamo insieme cosa è successo...

-Si è svolto ad Amatrice il sorteggio per l'assegnazione delle prime 25 Soluzioni Abitative d'Emergenza ad altrettante famiglie che ne hanno fatto richiesta.
Il sindaco Sergio Pirozzi, in compagnia di un notaio, ha estratto i nomi delle persone che a fine gennaio andranno ad abitare le 25 casette installate nel campo "Amatrice Zero", il primo ad essere ultimato.
Le 31 richieste per le cosiddette "casette" di Amatrice sono leggermente superiori alle unità disponibili. Il sindaco Pirozzi ha spiegato, prima di effettuare il sorteggio, quali sono i criteri per l'assegnazione alle famiglie con persone invalide.
È un inizio, dice Pirozzi, perché "siamo in ritardo" nelle procedure di smaltimento delle macerie e di abbattimento, e per questo chiede che vengano attivate procedure d'urgenza per dare "risposte alla vita quotidiana" della comunità di Amatrice.
Il sindaco, prima di dare il via al sorteggio, attacca però anche la macchina burocratica perché le operazioni di smaltimento delle macerie in molte aree non sono ancora partite: le procedure sono state messe a gara invece di essere affidate per via diretta dal Comune affiancato, come chiede Pirozzi, da Guardia di Finanza e dall'Anac: "Se i Comuni avessero potuto decidere, affiancati dalle eccellenze del Paese tra le forze dell'ordine, oggi metà delle macerie non c'erano più".
Terrificante, vi rendete conto???


Ed ora passiamo alla tragedia dell'albergo di Rigopiano...
Da un lato abbiamo i primi 12 soccorritori, 12 apostoli, che si sono inoltrati a piedi sotto la tormenta, camminando nella neve alta per diversi chilometri verso l'hotel Rigopiano sommerso dalla slavina, e insieme a loro tutti coloro che hanno sfidato la natura per salvare più vite possibili, sopportando intemperie, infilandosi tra le macerie, scavando nella neve altissima con tutti i rischi che ne consegue, dall'altra parte abbiamo i vergognosi tagli del Governo Italiano che ci hanno riportato a livelli da 3° mondo, i ritardi, gli scaricabarile, la burocrazia assassina.
Il governo ha tagliato gli stanziamenti, scesi dai 454 milioni del 2016 ai 382 del nuovo anno.
Si va dal costo di gestione dei trasporti aerei (cinquecentomila euro: 1,8 milioni nel 2016, 1,3 quest'anno) alla spesa per comunicazioni e telecomunicazioni d'emergenza, scesa da 50mila ad appena 20mila euro.
Centomila euro vengono risparmiati sull'acquisto, noleggio e gestione dei mezzi di trasporto.
Tra gli interventi sparisce del tutto la previsione di un fondo per la prevenzione del rischio sismico.
E invece dai 44 milioni di euro previsti nel 2016 si passa a zero nel bilancio di previsione 2017.
Tagli anche sulle spese per investimenti che vanno da 5 milioni a zero euro.
Quindi ulteriori tagli alle spese per realizzare «interventi infrastrutturali connessi alla riduzione del rischio sismico», e il «fondo per le emergenze nazionali», che passa da 249 a 240 milioni di euro.

L'ipotesi è omicidio colposo.
La Procura di Pescara, per voce del pm Andrea Papalia, ha aperto un fascicolo di indagine per fare luce sulle eventuali responsabilità.
Le indagini relative alla tragedia di Rigopiano sono affidate ai carabinieri forestali, i quali in queste ore stanno già acquisendo documenti e testimonianze.
Tra i documenti già a verbale anche l'allerta valanghe emesso giorni fa dal Meteomont, cioè il servizio nazionale prevenzione neve e valanghe, che indicava livello 4, il massimo è 5, di pericolo nella zona del Gran Sasso.
Spetterà alla Procura quindi valutare se il rischio emesso è stato rispettato o valutato, se c'erano le condizioni per far emettere dalla Regione, fino agli enti locali, le ordinanze di evacuazione nelle zone a rischio.
La Procura, oltre all'allarme valanghe, dovrà valutare se ci sono state negligenze o colpe in relazione alla morte degli ospiti dell'hotel, alla luce delle cause del loro decesso.
Nel caso di morte per assideramento, per esempio, dovrà stabilire se i ritardi nei soccorsi potevano essere o meno evitati; se era stato richiesto lo sgombero della strada da parte dei proprietari della struttura, e da qui se la tragedia è da imputare al mancato arrivo o ritardo degli spazzaneve.

"Stiamo aspettando Godot", attacca il sindaco di Ascoli Guido Castelli in attesa di rinforzi, uomini e mezzi, per far fronte all'emergenza neve, complicata anche dalle ultime scosse di terremoto. "Abbiamo bisogno di frese" - spiega -, perché i muri che ostruiscono l'accesso alle frazioni si sono consolidati vanno tagliati.
Ma il capo della protezione civile, Fabrizio Curcio, difende l'operato dell'organizzazione: "Chi non ha competenze e critica non fa un buon servizio a chi da mesi lavora ininterrottamente".
L'hotel Rigopiano, intanto, nel 2008 era stato al centro di una inchiesta della procura di Pescara con l'ipotesi di alcuni abusi edilizi nel corso della sua ristrutturazione, che aveva visto amministratori locali alla sbarra assieme agli ex proprietari. L'ipotesi dell'accusa era che in cambio di favori, sette imputati avessero agevolato una sanatoria per consentire all'albergo di superare problemi con l'occupazione di suolo pubblico necessaria per ampliarsi. Il processo si è concluso un'assoluzione "perché il fatto non sussiste", ma in ogni caso i fatti erano già andati prescritti.



Amatrice zero, Rigopiano sottozero, simboli di questa Italia che sembra impotente, sempre male gestita, deturpata a livello ambientale, stuprata in tutti i sensi, lasciata al suo infausto destino, però sempre pronta a rialzarsi in piedi, orgogliosa e mai nichilista, e questo grazie solo all'operosità ed alla volontà di tutti coloro che hanno e stanno lavorando per aiutare chi ha perso tutto, case e familiari, lavoro e luogo di origine, tutti quelli che hanno perso un futuro e che dovranno iniziare una nuova vita, sperando che tra qualche mese non siano dimenticati dalle stesse autorità che oggi piangono lacrime di coccodrillo.



http://www.huffingtonpost.it/2017/01/20/sorteggio-amatrice-casette_n_14281748.html?ncid=fcbklnkithpmg00000001#
http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2017/01/20/hotel-rigopiano-scatta-inchiesta-per-omicidio-colposo-_1be1d861-7f7c-4786-a49b-1d50932d227d.html
http://www.ilgiornale.it/news/politica/scandalo-protezione-civile-governo-solo-anno-ha-tagliato-71-1354324.html


sabato 21 gennaio 2017

OCCHIONERO, CUOR NON DUOLE... cit.


I Fratelli OCCHIONERO, nome omen, sono venuti alla ribalta per un caso nostrano di cyberspionaggio nazionale, ma di portata internazionale, che coinvolge diversi mondi, ambienti e personaggi.
Ritengo che siano stati sacrificati due pesci piccoli, forse due arrivisti di piccolo cabotaggio, per diversi motivi.
Innanzitutto, è curioso come i TG abbiano sottolineato la loro appartenenza massonica, portando strumentali suggestioni ai telespettatori, indicandoli come mele marce, come un'eccezione ed una deviazione di una struttura che, invece, parrebbe sana ed aliena a queste dinamiche operative.
Ricordiamo come Cossiga, al tempo, si vantasse di essere spiato e come ciò da sempre, ed a maggiore ragione oggi, questo sistema faccia parte di una prassi che non appartiene più alle fantasie letterarie dell'alveo complottista, ma precisamente alla realtà dei fatti.
Con la tecnologia attuale, quello che un tempo era più complesso ed artigianale, oggi viene scavalcato e superato da tecniche sofisticate di hackeraggio che credevamo erroneamente appartenere ai film di genere o di fantascienza. Oggi con un semplice malware possiamo spiare le mail di chiunque, monitorare l'andamento ed il corso degli eventi economici e politici, ricattare personaggi più o meno illustri, archiviare una mole di dati impressionante per conto di alti committenti, gli stessi che, di volta in volta, potranno liberarsi dei loro mercenari digitali diventati troppo scomodi, ingombranti, magari venuti a conoscenza di dati sensibili nel corso del loro lavoro.
Ritengo che i Fratelli OCCHIONERO non servissero più, erano serviti a spiare Monti, Draghi, Renzi e tanti altri, ma oggi, in vista di una nuova ristrutturazione, siano il logico capro espiatorio per fare pulizia e far credere che tutto cambi mentre tutto resta tale, anzi, il sistema si aggiorna e si raffina ulteriormente. Succede come quando i corrieri della droga sputtanano livelli più bassi sacrificabili per agire indisturbati e continuare più e meglio di prima a svolgere le stesse operazioni.


E' probabile avessero pisciato fuori dal vaso, probabile abbiano fatto passi sbagliati e, come dicevo precedentemente, fossero venuti a conoscenza di cose che contemplano la fine dei propri scopritori.
E' il solito gioco della matrioska, dove i livelli più bassi rappresentano la manovalanza per fini e giochi più grandi di loro.
Al netto della spystory, hanno pagato solo gli OCCHIONERO, ma non chi li utilizzava sapientemente. I piani alti li hanno già sostituiti con altri nuovi "operai" del cyberspionaggio.
Dalle carte della magistratura emerge che esiste un'entità nazionale ben ramificata su tutto il territorio. Il trojan “Eye Pyramid”, aggiornamento di altri malware informatici, pare sia attivo fin dal 2008. 
La licenza del virus appartiene ad una società statunitense “Westland securities The Art and Science of investment banking”, ed è stata aggiornata negli anni fino ad oggi.
Ci sono di mezzo i russi, il vaticano, Malta, lo Ior, il Monte dei Paschi di Siena, emeriti professoroni della Cattolica, poteri trasversali e l'Occhio della Piramide non guarda in faccia a nessuno, nemmeno a chi li utilizza per spiare, perché anch'esso a sua volta è osservato in un loop senza fine.
OCCHIONERO, CUOR NON DUOLE... cit.


Molto interessante il punto di vista di Gioele Magaldi, Gran Maestro del GOD, che ha rilasciato un'intervista ad AFFARI ITALIANI quotidiano online sui retroscena del backoffice del potere massonico, dietro a questa vicenda. Riporto alcuni stralci dell'intervista.
Gioele Magaldi, chi sono davvero gli Occhionero? Quali sono i loro contatti?
Giulio e Francesca Romana Occhionero hanno agito in piena sintonia e reciproca consapevolezza di quello che ciascuno faceva. E sono stati coperti e protetti, per anni, accumulando molti dati sensibili a favore di chi li proteggeva e ispirava. 
Lo ripeto: i fratelli Occhionero hanno accumulato, per conto terzi, una mole infinitamente più grande di dati rispetto a quella sinora scoperta dagli investigatori. Giulio Occhionero ambiva a far parte di una specifica Ur-Lodge (superloggia) sovranazionale, operante principalmente tra Usa, Regno Unito, Malta e il Medio Oriente. Al fratello Occhionero stava stretta l’appartenenza ad una loggia, la “Paolo Ungari-Nicola Ricciotti Pensiero e Azione” all’Oriente di Roma, che fa parte di una Obbedienza ordinaria e nazionale come il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, cioè di una di quelle entità massoniche ormai in stato di declino e di relativa marginalità rispetto a quei circuiti delle superlogge che ho iniziato a descrivere nel libro “Massoni. Società a responsabilità illimitata. La scoperta delle Ur-Lodges”, Chiarelettere, Milano 2014, e che continuerò a illustrare nel secondo volume della serie di “Massoni”, di prossima pubblicazione, intitolato “Globalizzazione e Massoneria”.
Possono davvero aver fatto tutto da soli?
Come dicevo prima, Giulio Occhionero, ma anche la sorella Francesca Romana, coltivavano l’ambizione di essere ammessi a una specifica superloggia sovranazionale. 
Si tratta della “White Eagle”. Hanno agito su commissione di personaggi collegati come affiliati o come ‘compagni di strada/aspiranti affiliati’ di questa Ur-Lodge.
Qual è il ruolo della massoneria in questa vicenda?
La massoneria sempre meno rilevante del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani c’entra poco, con questa intrigata vicenda. Poco, ma in qualche modo c’entra. 
Lo ‘spionaggio’ ai danni di alcuni Dignitari del GOI era soprattutto un’esigenza personalistica di Giulio Occhionero, qualcosa di irrilevante per i suoi mandanti in ‘super-grembiulino’. 
Invece, la sorveglianza del Gran Maestro Stefano Bisi va ricondotta allo spionaggio sul fratello Mario Draghi (mi dicono avvenuta anche su altre utenze rispetto a quelle sin qui individuate dagli investigatori), di cui Bisi è in qualche modo un servizievole esecutore per questioni massoniche di natura locale. Ciò, sin dai tempi del ‘groviglio armonioso’ legato al Monte dei Paschi di Siena, allorché Draghi, come Governatore di Bankitalia, non vigilò adeguatamente su alcune condotte del management della banca senese e Bisi, come massone e giornalista (caporedattore e poi vicedirettore del Corriere di Siena) influente a Siena, aveva le mani in pasta in diverse questioni MPS, ispirando la sua azione di concerto con il fratello Draghi e con la sorella libera muratrice Anna Maria Tarantola, capo della Vigilanza di Bankitalia, la quale, in virtù della sua clamorosa ‘mancata vigilanza’ sulle questioni più scabrose in capo a MPS, fu premiata dal massone Mario Monti con la nomina a Presidente RAI nel 2012. La massoneria che invece c’entra molto, con tutto questo affaire del cyber spionaggio imputato ai fratelli Occhionero, è quella della Ur-Lodge sovranazionale neoaristocratica “White Eagle”.
Chi potrebbe essere il committente del cyberspionaggio?
Se dal nome della superloggia sovranazionale coinvolta andiamo nel particolare dei personaggi che hanno fatto da tramite con Giulio e Francesca Romana Occhionero, la questione si fa clamorosa. Uno dei personaggi che consiglio agli inquirenti di ascoltare con attenzione su questa vicenda è il massone conservatore e reazionario Micheal Leeden, appunto affiliato di peso alla “White Eagle”. 
Un altro personaggio che varrebbe la pena sentire come ‘persona informata dei fatti’ è Marco Carrai, wannabe supermassone (con specifica propensione proprio verso la “White Eagle”) come il suo caro amico Matteo Renzi.
Quale potrebbe essere l'obiettivo di questa attività di spionaggio?

Qualcuno, per anni, ha raccolto e utilizzato le informazioni sensibili che i fratelli Occhionero gli hanno passato, coprendone e proteggendone in vario modo le attività. 
Cari e fraterni amici in capo a importanti strutture di intelligence militare e civile di area euro-atlantica mi dicono che, da qualche tempo, Giulio e Francesca Romana Occhionero erano diventati ‘sacrificabili’ per ottenere, cinicamente, attraverso uno scandalo fatto scoppiare ad arte sulla loro vicenda, una ristrutturazione della cybersecurity italiana a livello nazionale. 
Una ristrutturazione che, sin qui, non si era potuta realizzare e che avrebbe potuto portare al suo vertice una persona gradita a Matteo Renzi, ma sgradita a diversi ambienti massonico-progressisti dell’Intelligence italiana e statunitense, con cui quella italiana tradizionalmente collabora in modo privilegiato. Ciascuno faccia le sue debite deduzioni e, per parte mia, mi riservo di approfondire (c’è molto da dire anche sulla simbologia massonica del nome “Eye Pyramid”) in altre sedi e occasioni le informazioni che acquisirò nel corso del tempo su tutta questa clamorosa vicenda. 



venerdì 6 gennaio 2017

I 12 APOSTOLI DELL' ULTIMO NATALE... NATALE ROSSO SANGUE part 2°


Ad anticipare questa lunga scia di decessi, il 28 dicembre 2015, 3 giorni esatti prima del nuovo anno, era deceduto Lemmy Kilmister, leader dei britannici Motorhead, che metterei simbolicamente ad honorem come Star N°0 di questo anno nefasto, perché rappresenta una sorta di annunciazione per quello che avverrà dopo.
Il 2016 ci ha privato di molte icone popolari della scena internazionale, in maniera trasversale tra generi, razze, età e tendenze sessuali. L'unico comune denominatore tra loro è stato il successo e ciò che hanno significato nell'immaginario collettivo popolare, oltre al fatto che sono passate a "miglior vita" nello stesso breve periodo, quasi tenendosi per mano, una dopo l'altra in punta di piedi.
I 12 apostoli dell' ULTIMO NATALE iniziano il loro cammino verso l'Oriente Eterno partendo dal più importante, David Bowie, anche conosciuto come il Duca Bianco...

1- David Bowie è stato il primo a lasciarci, una grande perdita per la musica, per tutta l'arte e per il mondo intero, forse uno dei più grandi artisti e geni della musica pop del secolo scorso. Un'artista che ha dato vita a nuovi linguaggi musicali, creando generi, stili e mode, attraversando generazioni ed epoche differenti.
Fu iniziato alla Golden Dawn nei primi anni 70, l'ultimo suo disco è una grande opera testamentaria che annunciava l'arrivo della Stella Nera.
Il Duca Bianco è morto a 69 anni il 10 Gennaio 2016.
Solo post-mortem si è saputo che combattesse contro un cancro da due anni e che abbia scelto di lasciarci tramite eutanasia, non prima di aver firmato il suo ultimo capolavoro pieno di significati esoterici. Una carriera straordinaria e molto prolifica, lo ricordiamo non casualmente con il suo ultimo disco... BLACKSTAR


2- Una settimana dopo, il 18 Gennaio 2016, scompare a 68 anni il cantante degli Eagles, Glenn Frey. Le Aquile sono stati un famoso gruppo pop-rock americano anni ’70, noti soprattutto per il brano "Hotel California". Muore a New York per una complicanza dell'artrite reumatoide, di cui soffriva da tempo. Ricordiamo gli Eagles con questa canzone... HOTEL CALIFORNIA


3- Il 28 Gennaio 2016 saluta uno dei grandi protagonisti di Woodstock: Paul Kantner, leader dei Jefferson Airplane, storico gruppo rock-psichedelico. È scomparso all'età di 74 anni a seguito di un attacco cardiaco. Ricordiamo i mitici Jefferson Airplane con questo brano... WHITE RABBIT


4- Maurice White ci lascia a Los Angeles il 3 Febbraio 2016, è stato leader e fondatore degli Earth, Wind & Fire, eccezionale gruppo Funk della Black-Music statunitense. Aggravatosi quasi subito, Maurice White ha deciso di non esibirsi più dal vivo nelle tournée del gruppo, ma è comunque rimasto molto impegnato nell'ambiente musicale, soprattutto nella produzione di nuovi artisti, fino alla morte, avvenuta all'età di 74 anni. Lo ricordiamo con questo brano... FANTASY


5- L’8 Marzo 2016 muore a 90 anni il grande produttore dei Beatles, Sir George Martin.
Viene definito "il quinto Beatle", per via del suo lavoro come produttore della maggior parte delle registrazioni dei Beatles, nonché per aver suonato anche parti strumentali in alcuni dei loro brani ed averne curato gli arrangiamenti orchestrali. E' stato insignito dell'onorificenza di "Commendatore dell'Ordine dell'Impero Britannico". Lo salutiamo con affetto con questo capolavoro da lui magistralmente arrangiato... STRAWBERRY FIELDS FOREVER


6- L’11 Marzo 2016 è il turno del 71enne Keith Emerson, grande compositore, musicista ed innovatore dell'uso dei primi sintetizzatori MOOG, famoso tastierista rock-progressive degli "Emerson, Lake & Palmer", band storica degli anni 70. Si è ucciso con un colpo alla testa, soffriva di depressione, aggravata dalla malattia che lo colpì all'arto destro e gli precludeva la possibilità di suonare come un tempo. Lo ricordiamo con questa meravigliosa colonna sonora... INFERNO


7- Il 21 Aprile 2016 si è spento a 57 anni Prince, grandissimo cantante, chitarrista e musicista di Minneapolis. All’anagrafe Prince Rogers Nelson, il "piccolo genio" polistrumentista statunitense, pare sia morto per un overdose da oppiacei, anche se le cause del suo decesso non sono mai state chiarite del tutto. Ha influenzato decine di artisti ed innovato la Black-Music, mescolando diversi generi in uno stile molto personale che lo ha portato ad essere stato uno dei più grandi artisti pop del secolo scorso. Lo ricordiamo con un suo classico dal vivo... PURPLE RAIN


8- Il 24 Ottobre muore a Londra Pete Burns, cantante new-wave anni 80, frontman dei "Dead or Alive", band che nel 1985 conquistò le classifiche di mezzo mondo con il singolo "You Spin Me Round". Aveva 57 anni, a stroncarlo un attacco cardiaco. Si sottopose a svariati interventi chirurgici.
Lo ricordiamo con il suo brano più famoso... YOU SPIN ME ROUND


9- Il 7 Novembre 2016 si è spento Leonard Cohen, maestro di poesia in musica e storico cantautore canadese. Considerato uno dei più celebri, influenti e apprezzati cantautori al mondo, nelle sue opere Cohen esplora temi come la religione, l'isolamento e la sessualità, la morte.
Aveva 82 anni, muore a Los Angeles. Lo ricordiamo con questa chicca... HALLELUJAH



10- L’8 Dicembre 2016 è scomparso a 69 anni il cantante, bassista e chitarrista britannico Greg Lake. Considerato una leggenda del Rock-Progressive, aveva iniziato la carriera con i "King Crimson" per poi approdare agli "Emerson, Lake and Palmer", ironia della sorte, secondo membro del gruppo che muore nello stesso anno. Lo ricordiamo con questa canzone... LUCKY MAN


11- Il 24 Dicembre 2016, il giorno della vigilia di Natale muore Rick Parfitt, il chitarrista del gruppo britannico rock "Status Quo". L'annuncio è stato dato dal suo rappresentante, che ha spiegato che Parfitt, 68 anni, è morto all'ospedale di Marbella, in Spagna, a seguito di una "grave infezione". 
Lo ricordiamo con il loro brano più noto... WHATEVER YOU WANT


12- Il 25 Dicembre 2016, il giorno di Natale muore a 53 anni George Michael, voce calda, morbida e ben posata, grande intonazione, grande interprete ed icona pop anni 80. Iniziò con il famoso duo commerciale degli "Wham!" insieme a Andrew Ridgeley e poi continuò una celebre e fortunata carriera da solista. Causa del decesso un infarto avvenuto all'improvviso nella sua casa di Londra, alcuni dicono si sia suicidato.
Da tempo era sparito dalle scene, era vistosamente ingrassato e non più in forma a causa dell'abuso di alcol, cibo e droghe. Muore curiosamente il giorno di Natale, proprio lo stesso giorno di un suo grande successo commerciale, "Last Christmas".
Lo ricordiamo con l'omonimo brano natalizio...


Il 2016 verrà ricordato come l’anno peggiore per le scomparse celebri. 
In realtà il primato non riguarda il numero dei decessi complessivi di cantanti e musicisti, infatti anche quest'anno se ne contano centinaia e quindi siamo in linea con la media di altri anni, ma per la qualità degli artisti che ci hanno lasciato, per quanto fossero evocativi nell'immaginario collettivo e per la loro grande notorietà ed importanza nel panorama musicale.
Sono morti 12 tra cantanti/musicisti famosi, 12 come il numero degli apostoli, 12 come i mesi dell'anno e l'ultimo ci ha lasciato il giorno di Natale, proprio colui che cantò "Last Christmas". Contrappasso, scherzo del destino o semplice casualità???
Mi soffermerò ad analizzare il caso di George Michael, dopo aver già analizzato l'ultimo disco legato alla morte di David Bowie un anno fa, chiudendo un ciclo necrologico...

George Michael muore due anni dopo un fantastico concerto a Parigi dove aveva raggiunto una padronanza vocale meravigliosa. Respirazione perfetta, intonazione perfetta, un timbro più maturo ed espressivo, una tranquillità ed una sicurezza sul palco invidiabili, estremamente concentrato su ogni nota, sull'evitare stonature ed imperfezioni. Non sembra il quadro clinico di un tossico o di un alcolista, troppo posato e naturale, mai sopra o sotto le righe, pare piuttosto appena uscito da una 24 ore di meditazione trascendentale...
Interessante il look esibito nell'ultimo live a Parigi, ma ancor più interessante è la scenografia in apertura con frattale rosso digitale pieno di rimandi a forme vagamente infernali, oltre a croci che bruciano ed altre immagini evocative...


Il video di WHITE LIGHT, ultimo singolo famoso dell'artista, datato 2012 sembra annunciare la sua morte, mentre nel testo apparente, lui si auto celebra come sopravvissuto, relativamente al periodo dove, pare, rischiò la vita.
Il video in questione è ricco di suggestioni e simboli esoterici da alcuni già analizzati, come il dualismo messo in scena, la colomba e il corvo, la zebra, il capro che si vede appeso sopra il protagonista, lo specchio/portale, ecc..., ma ritengo che la bella Kate Moss sia più un angelo della morte che annuncia la sua sorte, piuttosto che una figura positiva contrapposta all'autorità incarnata dal poliziotto zombie che forse è solo una sorta di medium/strumento di morte. E' interessante la penultima sequenza che mostra il lancio della moneta; mentre ruota in alto, il regista inquadra volutamente a rallenty un frame che mostra l'aquila dell'Euro, ovvero, quello che essa rappresenta.
Riguardo all'angelo della morte kATE Moss, l'amico Andrea Mantenos ne estrapola 4 lettere da nome e cognome e compone ATEM, regalandoci nuove suggestioni...
ATEM oltre essere un farmaco (Atem - Ipratropio Bromuro), è stata una divinità egizia.
Atum (Atem) era il dio creatore nella teologia eliopolitana, generatosi da sé, nonché incarnazione del sole che tramonta (e perciò talvolta venerato come aspetto serale del dio-sole Ra). Si ritiene che il suo nome derivi dalla parola tem, che significa completare, finire, portare a termine ma che è anche la forma negativa del verso essere; ciò si potrebbe riferire alla sua natura di dio creatore del mondo ma originatosi spontaneamente da un universo indistinto.
L'angelo della morte, annunciatrice oscura, arriva con la sua macchina sotto la pioggia di notte e si ferma improvvisamente dentro un bosco (si potrebbe speculare sul significato del bosco e cosa succede al suo interno). Stacco, siringa pronta e la scena seguente, che ufficialmente dovrebbe mostrare le cure ricevute in clinica dopo un lungo abuso di sostanze stupefacenti, sembra in realtà mostrare altro, ovvero, quello che in gergo si definisce "essere suicidati", magari la vera causa della morte dell'artista trovato morto dopo un overdose.
Il chitarrista Andrew Ridgeley, che era stato il co-fondatore dello storico duo degli Wham!, ha espresso la sua profonda tristezza per la morte improvvisa dell’amico: "Ho il cuore spezzato per la perdita del mio caro amico fraterno Yog ha scritto in un tweet riferendosi a George Michael con il soprannome con cui lo chiamava.
Yog-Sothoth (Il Guardiano della Soglia, La Chiave e la Porta, La Guida, Il Tutto-in-Uno e L'Uno-in-Tutto, L'Altrove) è una divinità immaginaria presente nel Ciclo di Cthulhu e nelle Storie Oniriche di H. P. Lovecraft.
Se nella canzone George Michael veicola insistentemente io SONO VIVO, SONO VIVO, il video finisce con poliziotti zombie che gli sparano...
Una contraddizione voluta?
Che senso ha questa ambivalenza???
Muore per rinascere, vivo altrove in senso iniziatico, quindi morto solo materialmente e/o profanamente?
Una previsione di quello che accadrà pochi anni dopo?


Nel concerto di Parigi capeggia inizialmente questo grande LOVE infuocato che dovrebbe indicare qualcosa di preciso, perlomeno qualche suggestione.
Oppure è semplicemente un inno all' "AMMORE", ovvero, riferito alla vita e alla musica, tipo "AMORE E'..." dei famosi poster nazional-popolari di fine anni 70?
Il giorno del decesso sono apparsi una serie di tweet sul account di Fawaz, il suo compagno, per poi essere cancellati, e dopo l'account è stato chiuso. In questi tweet riportati dal Sunday Mirror si dice che "l'unica cosa che voleva George era morire, ci ha provato molte volte e finalmente ci è riuscito. Ci amavamo molto e stavamo insieme ventiquattr'ore su ventiquattro". 
Ecco, io capisco la depressione, il grande male di vivere, ma ci leggo anche vistose contraddizioni, il compagno afferma che voleva morire ed al tempo stesso dice che "ci amavamo tanto e stavamo insieme 24 ore su 24? C'è qualcosa che non funziona, un tempo ci si suicidava per non essere corrisposti, oggi perché si è troppo felici e si vive un meraviglioso rapporto nell'apice artistica della carriera? Secondo me qualcosa non quadra...
"Alcune fonti sostengono che George Michael fosse particolarmente depresso a causa delle condizioni della sua voce che, in seguito ad una polmonite contratta nel 2011, non era più quella di una volta."
COME??? La sua voce non era più quella di una volta? Ma basta ascoltare il live del 2014, per capire che fosse al massimo della sua potenza vocale, semmai è l'esatto contrario. Queste falsità mi fanno capire, insieme a tante altre cose, che qualcuno è venuto a riscuotere, altro che suicidio...
Il tempo era scaduto ed i patti vanno saldati.
Ovviamente, le mie sono suggestioni e visioni dietrologiche, magari banalmente è morto di infarto, era talmente depresso da volersi uccidere, ma io ritengo forse di no, ben comprendendo coloro che hanno una visione diversa, più ufficialista e normalizzata degli eventi che scorrono sopra le nostre teste.

Se volessimo giocare ai tarocchi del "DIO de LI MORTACCI", nel massimo rispetto dei defunti e dei loro cari, potremmo addentrarci in dietrologie e speculazioni senza fine.
In questa sede possiamo farlo, perché cari lettori che mi state leggendo, lo so che avete questi retro-pensieri cattivi e allora bando alla ciance, addentriamoci in suggestioni al confine del consentito.
Tutto è iniziato nel freddo Gennaio scorso quando il Duca Bianco ci lasciò con la sua Black-Star, per finire l'anno con "L'ultimo Natale" di George Michael, a conclusione di un ciclo solare, 12 vittime come fossimo in un romanzo giallo di Agatha Christie.
La 12° Stella potrebbe essere quella che chiude la lista dei decessi VIP, potrebbe essere l'ultima morte di un macro rituale, simile nelle dinamiche a quello che mise in scena Elio Petri con il suo capolavoro TODO MODO mutuato da Sciascia, che si porta dietro la firma d'autore ed i messaggi operativi e/o celebrativi esoterici conseguenti.
Gli antichi "Volgitori della Ruota" hanno chiuso definitivamente un periodo storico, hanno dato un giro al loro timone lunare verso un nuovo eone, eliminando una alla volta tante icone sacre che credevamo immortali, irraggiungibili, alla stessa stregua di Semi-Dei.
Così li abbiamo percepiti come comuni mortali e, forse per questo motivo, siamo un po' simbolicamente morti con loro.
Sicuramente è finita anche una nostra "epoca individuale", erano tutti insieme alcuni degli attori del nostro pantheon inconscio dove pullulano strani personaggi che abbiamo imparato a conoscere ed abbiamo registrato nella nostra esperienza terrena, nel bene o nel male, parte del nostro bagaglio culturale.
Una nuova Era è alle porte, il vecchione va bruciato a fine anno, i patti di sangue stipulati in passato vanno saldati come tutti i debiti ed il il Dio de li Mortacci non fa sconti a nessuno, si ricorda di tutti, nella sua agenda di pelle di capra scrive tutti i nomi di coloro che incontrò nel suo cammino.
Con la sua falce è giunto a noi il triste mietitore a riscuotere quello che aveva seminato...

Buona Befana a tutti quanti...


PS: L'ultimo dei 12 apostoli chi era?
Giuda Iscariota è stato talvolta rappresentato per ultimo, e questo può indicare la mancanza di una sua relazione personale con Cristo, quindi possiamo annoverarlo simbolicamente come ULTIMO, il più distante, colui che lo tradì, annunciandone la morte.
È possibile collegare Iscariota al termine Iskariot (che in aramaico, non scrivendo le vocali come consuetudine, sono omografi -S-q-r-t-), i killer zeloti.
Gli zeloti (in ebraico: קנאים, Ḳanna'im) erano un gruppo politico-religioso giudaico apparso all'inizio del I° secolo, partigiani accaniti dell'indipendenza politica del regno di Giudea, nonché difensori dell'ortodossia e dell'integralismo ebraici dell'epoca. Considerati dai romani alla stregua di terroristi e criminali comuni, si ribellavano con le armi alla presenza romana in Israele.
Gli antesignani patriottici del MOSSAD, diremmo volgarmente oggi...