mercoledì 3 marzo 2021

ARANCIA MECCANICA E LA NECESSITÁ DEL MALE




Arancia meccanica (A Clockwork Orange) fu scritto, prodotto e diretto da Stanley Kubrick nel 1971. Tratto dall'omonimo romanzo distopico, scritto da Anthony Burgess nel 1962, prefigura una società votata a un'esasperata violenza, soprattutto nelle nuove generazioni, ed a un condizionamento del pensiero sistematico.
Kubrick, in realtà, come per tutti i suoi film, prende a pretesto una storia come punto di partenza per andare oltre e delineare la sua cifra stilistica. Questo è il motivo per cui, tutti gli autori delle opere utilizzate dal maestro, hanno disconosciuto la sua versione cinematografica.
Burgess rifiutò l’interpretazione di Kubrick, il romanzo aveva un'impostazione più sociologica, estranea alla visione del regista, le cui intenzioni e volontà erano diverse dallo scrittore, e necessitavano di un respiro più ampio.
La violenza che il regista mette in scena non è tanto o solo quella dei Drughi, capitanati da Alex, bensì, quella del potere costituito. Una violenza più sottile e strumentale ad un progetto, inteso come cura e difesa della collettività contro il dilagare del crimine. In questo senso "meccanica", costruita artificialmente per rieducare le persone, controllandole per trasformarle in una sorta di meccanismo di un orologio sociale condiviso. Senza però tener conto che la natura dell'uomo non può essere completamente stravolta e che la nostra metà oscura, ci appartiene ed è un bene esista. 
Inutile rimuoverla, essa riemerge come un ciuffo d'erba apparentemente soffocato dall'asfalto. 
Un film sulla natura e sulla presunzione della tecnologia, riguardo al controllo mentale per estirpare la violenza e rendere mansueti e gestibili coloro che non sono allineati, a partire dai delinquenti, fino ai comuni cittadini della polis. 
Questa tecnologia però sfugge di mano a chi gestisce la scienza e il potere, perché le leggi del caos non possono essere controllate in toto (esplicativa la "farfalla Monarch" come simbolo di controllo mentale della famosa cura Ludovico). 
Per il regista è una chimera il desiderio di dominare e controllare tutte le variabili in campo, le leggi del caos vengono in aiuto dell'uomo, e solo queste possono essere utilizzate contro quel paradigma autoritario che si illude di conoscerle e piegarle, attraverso la scienza dell'epoca. 
Contrapposizione tra natura, che contempla giustamente anche la possibilità del male nell'uomo, versus il pensiero magico dello status quo, che vorrebbe mutarlo a piacere, forse ingenuamente e secondo le esigenze del momento, creando un'altra opportunità di dominio.
In realtà tutto gli si ritorce contro (vedi ultima scena dell'ospedale, dove Alex ritorna quello che era).


Morale della favola, il male non può essere fermato perché fa parte della nostra indole, qualsiasi forma di rieducazione è destinata a fallire nel tempo, ed il vero "bene" è che esista anche il nostro di male, come non possiamo prescindere dalla luce e dalle tenebre. 
L'importante è conoscerlo, attraversarlo, metabolizzarlo e non rimuoverlo ipocritamente, come la società benpensante ritiene di fare, nascondendo la polvere sotto il tappeto magico. 
Un cammino nel profondo e dell'importanza del libero arbitrio, della scelta di affermare noi stessi, in qualunque forma sia possibile, contro qualsiasi coercizione autoritaria, quella si violenta, dogmatica, religiosa e strumentale al dominio. 
Esistono diversi e molteplici livelli di lettura dei film del grande maestro, quello della denuncia politica, quello filosofico, quello psicanalitico, quello spirituale, quello simbolico, oltre all'aspetto puramente estetico della messa in scena, senza dimenticarsi mai dell'ironia, onnipresente in tutte le sue opere.
Il film di Kubrik non include il capitolo finale, quello in cui Alex si trova finalmente cresciuto e abbandona spontaneamente la violenza. In questo modo il film, a differenza del romanzo, propone un finale totalmente negativo, sulla malvagità intrinseca dell’essere umano che non può essere in nessun modo superata. In Kubrick non c'è redenzione, non c'è alcun moralismo. 
Fu proprio questo fattore ad irritare Burgess, che si aspettava un finale che rispettasse quello del romanzo e proponesse dunque una visione positiva. 
Nonostante ciò, il film ottenne grande successo, contribuendo anche alla diffusione del libro.

In questo aspetto, Arancia Meccanica, ripercorre lo stesso tema di Hall9000 di 2001:Odissea nello spazio, rispetto alla volontà dell'astronauta di affermare se stesso e di sconfiggere l'ostacolo di una effimera AI (cura ludovico più futuristica ed oracolare) che si incarta ed implode, cantando una filastrocca, diversamente declinata  a seconda del paese in questione. In Italia era "giro giro tondo, casca il mondo...", appunto, casca il mondo, quello della scienza transumanista che pretende di creare una nuova natura alternativa, un eden post-umano, come per Clockwork Orange, ma il suo desiderio di onnipotenza, muore nell'illusione e nelle contraddizioni della sua rappresentazione. 
Meglio l'inferno degli ultimi, che un paradiso artificiale e digitale dei primi.
L'etica di Kubrick è presente nell'estetica del viaggio interiore dei suoi personaggi e nella conoscenza del loro se' superiore, anche accettando i loro limiti ed i loro demoni, senza alcun giudizio, come mera rappresentazione universale.
Kubrick accusa il potere di essere diabolico, ma preserva se stesso ed i suoi personaggi, accettando i propri demoni interiori, quelli oscuri e reconditi in qualche antro della nostra coscienza.
In Shining, accade lo stesso, nonostante i film siano apparentemente molto diversi. 
In quell'inferno dantesco del labirinto dell'Overlook Hotel, che richiama l'archetipo del labirinto del Minotauro, Jack, il padre padrone e grande carnefice della gerontocrazia imperante, si ciba di bambini, dopo un travaglio nel quale ha la meglio la preda, suo figlio, e muore congelato sotto la neve, ma continua ad esistere per sempre. 
Rinasce all'infinito, un po' come Alex di Arancia Meccanica, perché parte di uno schema cosmico, ben delineato nel loop atemporale, dove un altro Jack è stato immortalato e "congelato" in una foto d'epoca che alberga in un eterno presente. 
Anche in quel caso, il male non muore, perché il male fa parte di noi!





1 commento:

  1. https://drive.google.com/drive/folders/1orQrc0VeSuZFJ13BgzK3y85EoRNnGeI8 (dottoressa loretta bolgan-il vaccino che verrà)

    https://drive.google.com/file/d/14ij9xnJgALwtlZB44_gqzWPHsAojLZlF/view
    (dottoressa loretta bolgan-il vaccino che verrà)

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