Massima solidarietà contro ogni attacco personale, ma anche tanta voglia di chiarezza su diverse questioni che riguardano lo sport, il rispetto delle donne nello sport ed i tanti dubbi sulla sua identità, emersi durante le recenti olimpiadi.
IMANE KHELIF E IL CIO, UNA MEDAGLIA D’ORO E DIVERSE FACCE DI BRONZO:
IMANE KHELIF E IL CIO, UNA MEDAGLIA D’ORO E DIVERSE FACCE DI BRONZO:
di Marcella Log
Ragionando su quello che si legge online ci sono 99,99% probabilità che Imane Khelif sia affetta dalla sindrome di Swyer o disgenia gonadica pura, cosa compatibile con le opposte circostanze della sua precedente esclusione e attuale inclusione ai giochi olimpici.
1) La mancata esibizione di analisi biologiche personali della ragazza da parte della BIA per esigenze di privacy, immagino perché non si poteva rendere pubblica una “medical condition”, qualcosa ritenuto un’anomalia fisiologica.
2) L’esclusione dal campionato del 2023 e le affermazioni trapelate da Umar Krevlev sui cromosomi XY.
3) la scelta da parte del CIO di utilizzare dati anagrafici come documenti d’identità o il passaporto per la determinazione del sesso come filtro di adesione.
4) La mancata disponibilità di una documentazione sull’identità sessuale basata su specifiche analisi genetiche o biologiche.
La sindrome di Swyer, se andate a studiarla un minimo, consiste appunto nella mancata sovrapponibilità fra dato cromosomico (cariotipo) e dato fenotipico, cioè la persona nasce con un cromosoma X e uno Y (come gli uomini), ma ha l’aspetto di una femmina per quanto riguarda gli organi sessuali esterni.
La causa di questa sindrome è un difetto nel gene SRY che sta nel cromosoma Y ( quello maschile) e che è responsabile di attivare la differenziazione sessuale in senso maschile.
Vuol dire che la persona ha ricevuto, come tutti, un cromosoma X dalla madre, mentre dal padre ha ricevuto un cromosoma Y (il padre fornisce al 50% un cromosoma Y o uno X, il primo determina il sesso maschile, XY, il secondo il sesso femminile, XX) e quindi DOVREBBE ESSERE UN MASCHIO, ma quel cromosoma Y ha un difetto genetico per cui non è idoneo ad attivare compiutamente lo sviluppo dei caratteri sessuali esteriori del maschio.
Praticamente i cromosomi maschili convivono con alcuni caratteri sessuali esteriori da femmina, alcuni ma non tutti, perché nella sindrome mancano le ovaie e l’utero è spesso sottodimensionato (poi esistono al solito mille variabili individuali e sindromi simili, ma qui generalizzo).
Nella maggior parte dei casi non ci si accorge da subito dell’anomalia, che spesso inizia a rivelarsi nell’età puberale, per l’assenza del ciclo. La bambina non ha appunto le ovaie, quindi non ha ovuli da fecondare o espellere. Non può avere naturalmente figli.
Se alla nascita e nell’infanzia le caratteristiche più visibili della donna prevalgono sui caratteri maschili, entrambi i caratteri, maschili e femminili, sono fin dall'inizio frenati dalla piena espressione dall’impossibilità biologica di specificare sia organi maschili esterni che ovaie.
Domanda filosofica: La persona è un mancato maschio o una mancata femmina?
Ci sono due modi di vederla: si può vedere la presenza del cromosoma Y come un dato predittivo del destino maschile e dell’identità della persona, quindi la défaillance del gene SRY risulta il sintomo di un’anomalia biologica che ha ostacolato un destino sessuale comunque maschile. Versione BIA.
Oppure si può vedere la storia della persona come un vincolo identitario, per via dell’aspetto esteriore prevalentemente femminile presente alla nascita e siccome solo quando c’è un’identità sessuale sociale e familiare si scopre che esiste il cromosoma Y, si interpreta la cosa come ostacolo a un destino prevedibilmente femminile. Versione CIO.
Io mi faccio e vi faccio una domanda, se ci fosse stato il sistema di rilevare l’anomalia e “riparare” il gene SRY del cromosoma Y fin dallo stadio embrionale, cosa avrebbero scelto i genitori? Io dico che avrebbero fatto di tutto per ripararlo e avere un maschio, lasciando esprimere il processo naturale guidato dal corredo cromosomico maschile.
Ragionando su quello che si legge online ci sono 99,99% probabilità che Imane Khelif sia affetta dalla sindrome di Swyer o disgenia gonadica pura, cosa compatibile con le opposte circostanze della sua precedente esclusione e attuale inclusione ai giochi olimpici.
1) La mancata esibizione di analisi biologiche personali della ragazza da parte della BIA per esigenze di privacy, immagino perché non si poteva rendere pubblica una “medical condition”, qualcosa ritenuto un’anomalia fisiologica.
2) L’esclusione dal campionato del 2023 e le affermazioni trapelate da Umar Krevlev sui cromosomi XY.
3) la scelta da parte del CIO di utilizzare dati anagrafici come documenti d’identità o il passaporto per la determinazione del sesso come filtro di adesione.
4) La mancata disponibilità di una documentazione sull’identità sessuale basata su specifiche analisi genetiche o biologiche.
La sindrome di Swyer, se andate a studiarla un minimo, consiste appunto nella mancata sovrapponibilità fra dato cromosomico (cariotipo) e dato fenotipico, cioè la persona nasce con un cromosoma X e uno Y (come gli uomini), ma ha l’aspetto di una femmina per quanto riguarda gli organi sessuali esterni.
La causa di questa sindrome è un difetto nel gene SRY che sta nel cromosoma Y ( quello maschile) e che è responsabile di attivare la differenziazione sessuale in senso maschile.
Vuol dire che la persona ha ricevuto, come tutti, un cromosoma X dalla madre, mentre dal padre ha ricevuto un cromosoma Y (il padre fornisce al 50% un cromosoma Y o uno X, il primo determina il sesso maschile, XY, il secondo il sesso femminile, XX) e quindi DOVREBBE ESSERE UN MASCHIO, ma quel cromosoma Y ha un difetto genetico per cui non è idoneo ad attivare compiutamente lo sviluppo dei caratteri sessuali esteriori del maschio.
Praticamente i cromosomi maschili convivono con alcuni caratteri sessuali esteriori da femmina, alcuni ma non tutti, perché nella sindrome mancano le ovaie e l’utero è spesso sottodimensionato (poi esistono al solito mille variabili individuali e sindromi simili, ma qui generalizzo).
Nella maggior parte dei casi non ci si accorge da subito dell’anomalia, che spesso inizia a rivelarsi nell’età puberale, per l’assenza del ciclo. La bambina non ha appunto le ovaie, quindi non ha ovuli da fecondare o espellere. Non può avere naturalmente figli.
Se alla nascita e nell’infanzia le caratteristiche più visibili della donna prevalgono sui caratteri maschili, entrambi i caratteri, maschili e femminili, sono fin dall'inizio frenati dalla piena espressione dall’impossibilità biologica di specificare sia organi maschili esterni che ovaie.
Domanda filosofica: La persona è un mancato maschio o una mancata femmina?
Ci sono due modi di vederla: si può vedere la presenza del cromosoma Y come un dato predittivo del destino maschile e dell’identità della persona, quindi la défaillance del gene SRY risulta il sintomo di un’anomalia biologica che ha ostacolato un destino sessuale comunque maschile. Versione BIA.
Oppure si può vedere la storia della persona come un vincolo identitario, per via dell’aspetto esteriore prevalentemente femminile presente alla nascita e siccome solo quando c’è un’identità sessuale sociale e familiare si scopre che esiste il cromosoma Y, si interpreta la cosa come ostacolo a un destino prevedibilmente femminile. Versione CIO.
Io mi faccio e vi faccio una domanda, se ci fosse stato il sistema di rilevare l’anomalia e “riparare” il gene SRY del cromosoma Y fin dallo stadio embrionale, cosa avrebbero scelto i genitori? Io dico che avrebbero fatto di tutto per ripararlo e avere un maschio, lasciando esprimere il processo naturale guidato dal corredo cromosomico maschile.
La mia versione è che un mancato maschio non è una femmina, e per questo non dovrebbe gareggiare con le donne.
Nel caso specifico di Imane la domanda che a noi dovrebbe interessare è: questa condizione anomala orienta la fisiologia di Imane verso caratteristiche fisiche e psichiche che espresse in uno sport di contatto e di lotta risultino sufficientemente diverse da quelle mediamente riscontrabili nelle donne di pari peso, tanto da offrirle un vantaggio difensivo/offensivo superiore, altrimenti improbabile?
Quali caratteristiche? Per esempio il rapporto fra massa muscolare e peso totale, che fra uomini e donne è diverso, o la maggiore produzione di testosterone, come sembra si sia verificato, oppure - cosa che sarebbe interessante capire e di cui non si è parlato - un cervello che si è più sviluppato in certe aree piuttosto che in altre, come avviene nel sesso maschile.
Si sa per esempio che gli uomini, proprio per il diverso sviluppo di alcune aree cerebrali, come il cervelletto, sono mediamente più performanti delle donne in compiti di cognizione spaziale, coordinazione e velocità motoria. Questo è un dato medio, vuol dire che ci sono donne che li possono superare, ma è solo una minoranza. A questo aggiungiamo la maggiore massa muscolare favorita dal testosterone.
Qua c’è un altro inghippo: se il criterio per l’idoneità è appartenere alla categoria “uomo” o “donna” desunta dal passaporto e incrociata per la categoria “peso”, che è un limite assoluto fissato per i vari livelli (se non sbaglio 66 kg nel nostro caso, categoria Welter), qual è la percentuale di massa magra sul peso corporeo di Imane Khelif? Non so.
Si sa che tale percentuale in un’atleta donna può andare dall’82% all’88%, mentre nei maschi parte dall’88% e arriva al 92%. Se, come donna, io lotto con una certa percentuale di muscoli e di ossa rientranti nella mia norma fisiologica, non vorrei essere colpita da qualcuno che ha una percentuale maggiore per motivi imprecisati. Non è per questo che si distinguono i sessi?
Io credo che il ragionamento che ha fatto il CIO è che essendo questi parametri abbastanza variabili e gestibili, il livello di testosterone o il peso, basta riportarli “nella norma” in occasione della competizione e questa diventa equa, restando dentro una gabbia di caratteri da cui però esclude a priori la differenza cromosomica come irrilevante.
Nel caso specifico di Imane la domanda che a noi dovrebbe interessare è: questa condizione anomala orienta la fisiologia di Imane verso caratteristiche fisiche e psichiche che espresse in uno sport di contatto e di lotta risultino sufficientemente diverse da quelle mediamente riscontrabili nelle donne di pari peso, tanto da offrirle un vantaggio difensivo/offensivo superiore, altrimenti improbabile?
Quali caratteristiche? Per esempio il rapporto fra massa muscolare e peso totale, che fra uomini e donne è diverso, o la maggiore produzione di testosterone, come sembra si sia verificato, oppure - cosa che sarebbe interessante capire e di cui non si è parlato - un cervello che si è più sviluppato in certe aree piuttosto che in altre, come avviene nel sesso maschile.
Si sa per esempio che gli uomini, proprio per il diverso sviluppo di alcune aree cerebrali, come il cervelletto, sono mediamente più performanti delle donne in compiti di cognizione spaziale, coordinazione e velocità motoria. Questo è un dato medio, vuol dire che ci sono donne che li possono superare, ma è solo una minoranza. A questo aggiungiamo la maggiore massa muscolare favorita dal testosterone.
Qua c’è un altro inghippo: se il criterio per l’idoneità è appartenere alla categoria “uomo” o “donna” desunta dal passaporto e incrociata per la categoria “peso”, che è un limite assoluto fissato per i vari livelli (se non sbaglio 66 kg nel nostro caso, categoria Welter), qual è la percentuale di massa magra sul peso corporeo di Imane Khelif? Non so.
Si sa che tale percentuale in un’atleta donna può andare dall’82% all’88%, mentre nei maschi parte dall’88% e arriva al 92%. Se, come donna, io lotto con una certa percentuale di muscoli e di ossa rientranti nella mia norma fisiologica, non vorrei essere colpita da qualcuno che ha una percentuale maggiore per motivi imprecisati. Non è per questo che si distinguono i sessi?
Io credo che il ragionamento che ha fatto il CIO è che essendo questi parametri abbastanza variabili e gestibili, il livello di testosterone o il peso, basta riportarli “nella norma” in occasione della competizione e questa diventa equa, restando dentro una gabbia di caratteri da cui però esclude a priori la differenza cromosomica come irrilevante.
Per me un errore.
Nella vita non si ha diritto a tutto, si può di certo decidere che la propria identità dominante è femminile, nel senso che è comprensibile che l’appartenenza a un genere sia psicologicamente indispensabile, ma quando ci si misura con altri individui su terreno fisico bisogna anche ammettere che non sempre si funziona esattamente allo stesso modo.
La mia netta sensazione è che Imane nella disciplina della boxe ha fruito di vantaggi competitivi fisiologici e temperamentali che di base una donna non ha, e che li ha da sempre coltivati sviluppando quel fisico a triangolo tipicamente maschile, una potenza e una reattività superiore alla media delle donne. Quindi compete in modo impari.
Cosa dice la diretta interessata? Fa appello al suo vissuto. “Sono nata donna, ho gareggiato da donna e voglio essere considerata donna”.
Nella vita non si ha diritto a tutto, si può di certo decidere che la propria identità dominante è femminile, nel senso che è comprensibile che l’appartenenza a un genere sia psicologicamente indispensabile, ma quando ci si misura con altri individui su terreno fisico bisogna anche ammettere che non sempre si funziona esattamente allo stesso modo.
La mia netta sensazione è che Imane nella disciplina della boxe ha fruito di vantaggi competitivi fisiologici e temperamentali che di base una donna non ha, e che li ha da sempre coltivati sviluppando quel fisico a triangolo tipicamente maschile, una potenza e una reattività superiore alla media delle donne. Quindi compete in modo impari.
Cosa dice la diretta interessata? Fa appello al suo vissuto. “Sono nata donna, ho gareggiato da donna e voglio essere considerata donna”.
Capito? Fa prevalere il vissuto biografico sulla genetica, non potrebbe dire altro, l’affermazione non è falsa, è solo parzialmente fondata sulla realtà.
Ma qual è quell’atleta che non massimizza i propri doni naturali per migliorare le proprie performances, se nessun filtro di partecipazione glielo impedisce?
Ma qual è quell’atleta che non massimizza i propri doni naturali per migliorare le proprie performances, se nessun filtro di partecipazione glielo impedisce?
Io per esempio sono mancina e ho una velocità e prontezza di riflessi eccellente, in diversi sport potrei anche avere un vantaggio rispetto a donne destrimani, ma non mi pare che il mancinismo sia un criterio di esclusione dalle competizioni femminili, essendo questo carattere ugualmente ripartito fra i sessi, non è una variabile esclusiva da usare da discrimine.
Sarebbe comunque giusto che prima di investire in una carriera sportiva professionale una/uno sappia se è idonea/o in una categoria e si possa regolare di conseguenza.
Il problema di Imane a mio avviso è che la sua mancanza di femminilità integrale si è rivelata e sviluppata nel tempo, quando già aveva abbondantemente sedimentato un vissuto femminile valorizzando nel contempo le sue componenti maschili come se fossero una dotazione neutra che qualunque donna può sviluppare e che si possa camuffare dietro l’etichetta “fisico frutto di tanto allenamento”.
Dopo che per anni Imane è stata inclusa come donna in competizioni di pugilato e si è convinta di aver ben investito i suoi doni naturali stando dentro le regole, ora vaglielo a dire che non può più.
In fondo io credo che lei sappia benissimo che la sua intersessualità le ha dato un vantaggio e che una donna regolare XX non avrebbe mai avuto.
Sarebbe comunque giusto che prima di investire in una carriera sportiva professionale una/uno sappia se è idonea/o in una categoria e si possa regolare di conseguenza.
Il problema di Imane a mio avviso è che la sua mancanza di femminilità integrale si è rivelata e sviluppata nel tempo, quando già aveva abbondantemente sedimentato un vissuto femminile valorizzando nel contempo le sue componenti maschili come se fossero una dotazione neutra che qualunque donna può sviluppare e che si possa camuffare dietro l’etichetta “fisico frutto di tanto allenamento”.
Dopo che per anni Imane è stata inclusa come donna in competizioni di pugilato e si è convinta di aver ben investito i suoi doni naturali stando dentro le regole, ora vaglielo a dire che non può più.
In fondo io credo che lei sappia benissimo che la sua intersessualità le ha dato un vantaggio e che una donna regolare XX non avrebbe mai avuto.
Capisco contrastare chi a torto la definisce un uomo o un trans, ma resta un’ambiguità incolmabile che per me dovrebbe ridurle il merito e l’orgoglio della medaglia d’oro per la boxe femminile.
Una soluzione al problema? Da ora in poi analisi genetica propedeutica alla carriera professionale di qualsiasi atleta, ed esclusione di tutte le anomalie nello sviluppo sessuale che rischiano nel tempo di portare ambiguità nella determinazione della parità di condizioni. Non è razzismo è chiarezza verso la stragrande maggioranza di atlete donne.
Una soluzione al problema? Da ora in poi analisi genetica propedeutica alla carriera professionale di qualsiasi atleta, ed esclusione di tutte le anomalie nello sviluppo sessuale che rischiano nel tempo di portare ambiguità nella determinazione della parità di condizioni. Non è razzismo è chiarezza verso la stragrande maggioranza di atlete donne.