domenica 28 luglio 2024

UNA MEDAGLIA D’ORO E DIVERSE FACCE DI BRONZO di Marcella Log




Voglio pubblicare un post molto interessante su Imane Khelif scritto dall'amica Marcella Log, nel pieno rispetto dell'atleta, cercando di comprendere la questione cromosomica che la riguarda e rispetto alla legittimità di poter partecipare o meno alle Olimpiadi femminili di pugilato, senza scadere nella vulgata offensiva, omofobica e transfobica che l'ha ingiustamente messa in croce su tutti i media e social. 
Massima solidarietà contro ogni attacco personale, ma anche tanta voglia di chiarezza su diverse questioni che riguardano lo sport, il rispetto delle donne nello sport ed i tanti dubbi sulla sua identità, emersi durante le recenti olimpiadi.

IMANE KHELIF E IL CIO, UNA MEDAGLIA D’ORO E DIVERSE FACCE DI BRONZO:
di Marcella Log
Ragionando su quello che si legge online ci sono 99,99% probabilità che Imane Khelif sia affetta dalla sindrome di Swyer o disgenia gonadica pura, cosa compatibile con le opposte circostanze della sua precedente esclusione e attuale inclusione ai giochi olimpici.
1) La mancata esibizione di analisi biologiche personali della ragazza da parte della BIA per esigenze di privacy, immagino perché non si poteva rendere pubblica una “medical condition”, qualcosa ritenuto un’anomalia fisiologica.
2) L’esclusione dal campionato del 2023 e le affermazioni trapelate da Umar Krevlev sui cromosomi XY.
3) la scelta da parte del CIO di utilizzare dati anagrafici come documenti d’identità o il passaporto per la determinazione del sesso come filtro di adesione.
4) La mancata disponibilità di una documentazione sull’identità sessuale basata su specifiche analisi genetiche o biologiche.
La sindrome di Swyer, se andate a studiarla un minimo, consiste appunto nella mancata sovrapponibilità fra dato cromosomico (cariotipo) e dato fenotipico, cioè la persona nasce con un cromosoma X e uno Y (come gli uomini), ma ha l’aspetto di una femmina per quanto riguarda gli organi sessuali esterni.
La causa di questa sindrome è un difetto nel gene SRY che sta nel cromosoma Y ( quello maschile) e che è responsabile di attivare la differenziazione sessuale in senso maschile.
Vuol dire che la persona ha ricevuto, come tutti, un cromosoma X dalla madre, mentre dal padre ha ricevuto un cromosoma Y (il padre fornisce al 50% un cromosoma Y o uno X, il primo determina il sesso maschile, XY, il secondo il sesso femminile, XX) e quindi DOVREBBE ESSERE UN MASCHIO, ma quel cromosoma Y ha un difetto genetico per cui non è idoneo ad attivare compiutamente lo sviluppo dei caratteri sessuali esteriori del maschio.
Praticamente i cromosomi maschili convivono con alcuni caratteri sessuali esteriori da femmina, alcuni ma non tutti, perché nella sindrome mancano le ovaie e l’utero è spesso sottodimensionato (poi esistono al solito mille variabili individuali e sindromi simili, ma qui generalizzo).
Nella maggior parte dei casi non ci si accorge da subito dell’anomalia, che spesso inizia a rivelarsi nell’età puberale, per l’assenza del ciclo. La bambina non ha appunto le ovaie, quindi non ha ovuli da fecondare o espellere. Non può avere naturalmente figli.
Se alla nascita e nell’infanzia le caratteristiche più visibili della donna prevalgono sui caratteri maschili, entrambi i caratteri, maschili e femminili, sono fin dall'inizio frenati dalla piena espressione dall’impossibilità biologica di specificare sia organi maschili esterni che ovaie.

Domanda filosofica: La persona è un mancato maschio o una mancata femmina?
Ci sono due modi di vederla: si può vedere la presenza del cromosoma Y come un dato predittivo del destino maschile e dell’identità della persona, quindi la défaillance del gene SRY risulta il sintomo di un’anomalia biologica che ha ostacolato un destino sessuale comunque maschile. Versione BIA.
Oppure si può vedere la storia della persona come un vincolo identitario, per via dell’aspetto esteriore prevalentemente femminile presente alla nascita e siccome solo quando c’è un’identità sessuale sociale e familiare si scopre che esiste il cromosoma Y, si interpreta la cosa come ostacolo a un destino prevedibilmente femminile. Versione CIO.
Io mi faccio e vi faccio una domanda, se ci fosse stato il sistema di rilevare l’anomalia e “riparare” il gene SRY del cromosoma Y fin dallo stadio embrionale, cosa avrebbero scelto i genitori? Io dico che avrebbero fatto di tutto per ripararlo e avere un maschio, lasciando esprimere il processo naturale guidato dal corredo cromosomico maschile. 
La mia versione è che un mancato maschio non è una femmina, e per questo non dovrebbe gareggiare con le donne.
Nel caso specifico di Imane la domanda che a noi dovrebbe interessare è: questa condizione anomala orienta la fisiologia di Imane verso caratteristiche fisiche e psichiche che espresse in uno sport di contatto e di lotta risultino sufficientemente diverse da quelle mediamente riscontrabili nelle donne di pari peso, tanto da offrirle un vantaggio difensivo/offensivo superiore, altrimenti improbabile?
Quali caratteristiche? Per esempio il rapporto fra massa muscolare e peso totale, che fra uomini e donne è diverso, o la maggiore produzione di testosterone, come sembra si sia verificato, oppure - cosa che sarebbe interessante capire e di cui non si è parlato - un cervello che si è più sviluppato in certe aree piuttosto che in altre, come avviene nel sesso maschile.
Si sa per esempio che gli uomini, proprio per il diverso sviluppo di alcune aree cerebrali, come il cervelletto, sono mediamente più performanti delle donne in compiti di cognizione spaziale, coordinazione e velocità motoria. Questo è un dato medio, vuol dire che ci sono donne che li possono superare, ma è solo una minoranza. A questo aggiungiamo la maggiore massa muscolare favorita dal testosterone.
Qua c’è un altro inghippo: se il criterio per l’idoneità è appartenere alla categoria “uomo” o “donna” desunta dal passaporto e incrociata per la categoria “peso”, che è un limite assoluto fissato per i vari livelli (se non sbaglio 66 kg nel nostro caso, categoria Welter), qual è la percentuale di massa magra sul peso corporeo di Imane Khelif? Non so.
Si sa che tale percentuale in un’atleta donna può andare dall’82% all’88%, mentre nei maschi parte dall’88% e arriva al 92%. Se, come donna, io lotto con una certa percentuale di muscoli e di ossa rientranti nella mia norma fisiologica, non vorrei essere colpita da qualcuno che ha una percentuale maggiore per motivi imprecisati. Non è per questo che si distinguono i sessi?
Io credo che il ragionamento che ha fatto il CIO è che essendo questi parametri abbastanza variabili e gestibili, il livello di testosterone o il peso, basta riportarli “nella norma” in occasione della competizione e questa diventa equa, restando dentro una gabbia di caratteri da cui però esclude a priori la differenza cromosomica come irrilevante. 
Per me un errore.
Nella vita non si ha diritto a tutto, si può di certo decidere che la propria identità dominante è femminile, nel senso che è comprensibile che l’appartenenza a un genere sia psicologicamente indispensabile, ma quando ci si misura con altri individui su terreno fisico bisogna anche ammettere che non sempre si funziona esattamente allo stesso modo.
La mia netta sensazione è che Imane nella disciplina della boxe ha fruito di vantaggi competitivi fisiologici e temperamentali che di base una donna non ha, e che li ha da sempre coltivati sviluppando quel fisico a triangolo tipicamente maschile, una potenza e una reattività superiore alla media delle donne. Quindi compete in modo impari.
Cosa dice la diretta interessata? Fa appello al suo vissuto. “Sono nata donna, ho gareggiato da donna e voglio essere considerata donna”. 
Capito? Fa prevalere il vissuto biografico sulla genetica, non potrebbe dire altro, l’affermazione non è falsa, è solo parzialmente fondata sulla realtà.
Ma qual è quell’atleta che non massimizza i propri doni naturali per migliorare le proprie performances, se nessun filtro di partecipazione glielo impedisce? 
Io per esempio sono mancina e ho una velocità e prontezza di riflessi eccellente, in diversi sport potrei anche avere un vantaggio rispetto a donne destrimani, ma non mi pare che il mancinismo sia un criterio di esclusione dalle competizioni femminili, essendo questo carattere ugualmente ripartito fra i sessi, non è una variabile esclusiva da usare da discrimine.
Sarebbe comunque giusto che prima di investire in una carriera sportiva professionale una/uno sappia se è idonea/o in una categoria e si possa regolare di conseguenza.
Il problema di Imane a mio avviso è che la sua mancanza di femminilità integrale si è rivelata e sviluppata nel tempo, quando già aveva abbondantemente sedimentato un vissuto femminile valorizzando nel contempo le sue componenti maschili come se fossero una dotazione neutra che qualunque donna può sviluppare e che si possa camuffare dietro l’etichetta “fisico frutto di tanto allenamento”.
Dopo che per anni Imane è stata inclusa come donna in competizioni di pugilato e si è convinta di aver ben investito i suoi doni naturali stando dentro le regole, ora vaglielo a dire che non può più.
In fondo io credo che lei sappia benissimo che la sua intersessualità le ha dato un vantaggio e che una donna regolare XX non avrebbe mai avuto. 
Capisco contrastare chi a torto la definisce un uomo o un trans, ma resta un’ambiguità incolmabile che per me dovrebbe ridurle il merito e l’orgoglio della medaglia d’oro per la boxe femminile.
Una soluzione al problema? Da ora in poi analisi genetica propedeutica alla carriera professionale di qualsiasi atleta, ed esclusione di tutte le anomalie nello sviluppo sessuale che rischiano nel tempo di portare ambiguità nella determinazione della parità di condizioni. Non è razzismo è chiarezza verso la stragrande maggioranza di atlete donne.



sabato 20 luglio 2024

SALVATE ODIFREDDI DALLO SCIENTISMO



Il prof Odifreddi mi sta istintivamente simpatico. Una persona molto colta e preparata, un logico matematico, ottimo oratore e scrittore che utilizza sovente una sottile ironia per corroborare le sue tesi. Condivido molte cose che dice inerenti alla politica, alla geopolitica e non solo, amo ascoltare le sue conferenze. Ammetto che mi piacerebbe conoscerlo di persona per avere un confronto su diversi argomenti.
Proveniamo entrambi da sinistra, MA...
Un MA che mi lascia basito, grande come una casa su determinati temi, visioni differenti che stridono rispetto alle posizioni espresse su altre questioni.

Ci rimasi molto male quando l'ascoltai anni fa sui vaccini, sul greenpass, quando lo vidi inchinarsi alla narrativa ufficialista, oltre a non condividere per nulla la sua visione materialista e la sua concezione maccanicistica della vita, soprattutto, quando ancora oggi si perde nella glorificazione della scienza a prescindere, scadendo talvolta nello scientismo più bieco.
Un conto è la legittima critica anticlericale e al potere temporale delle religioni, che sostengo anch'io da sempre, un conto è escludere a priori aspetti spirituali e coscienziali che riguardano la natura umana.
Inoltre, spesso in contraddizione, perché la sua visione politico ideologica, mal si uniforma ad una certa concezione tecnologico scientifica in mano agli stessi poteri che, altrove, critica aspramente, tipo critica feroce al capitalismo e posizioni stranamente conformiste su big pharma, come fossero due entità distinte.
Quello che contesto a Odifreddi è la mancata visione olistica e LOGICA su come funziona la struttura capitalista che anche lui mette in croce, senza si accorga di queste vistose contraddizioni. Un conto è la libera scelta di vaccinarsi che io accetto, pur avendo evitato di farlo, un conto è costringere persone a perdere il lavoro e lo stipendio in assenza di GP.

Odifreddi è il classico intellettuale marxista che necessita incosciamente di trovare altre fedi, aggrappandosi ai numeri e alla logica, che poi sono i due concetti più astratti e metafisici che si possa immaginare, pur avendo ricadute empiriche nella realtà fisica.
Un po' "boomer" come scienziato.
Ho notato che fatica a comprendere ed apprezzare la nuova fisica quantistica e la filosofia che la permea e che conivolge, gioco forza, tante altre discipline.
In fondo il suo bias non gli permette di oltrepassare certi steccati scientifici del passato, sembra non rendersi conto che è proprio quella ricerca scientifica ad essersi evoluta, contaminandosi.
Non si rende conto che talvolta replica gli stessi schemi mentali delle religioni, semplicemente, sostituendo un oracolo ad un altro.
Purtroppo, non è l'unico intellettuale di sinistra a rimanere prigioniero di questo cerchio magico para-religioso, con le sue regole ed i suoi dogmi.
E' una forma mentis che riguarda tantissimi epigoni di una certa area ideologica di estrazione marxista.
Questa sua visione materialista estrema non gli consente di vedere oltre il suo naso, e talvolta, anche la sua tanto amata logica va a farsi fottere, perché rimane confinata al giardinetto di casa.
La sua come la LORO, è una forma di difesa mentale che ben comprendo e che, in altri casi, ha creato danni culturali nella psicologia di massa e, soprattutto, nella borghesia della classe dominante, sedicente progressista.
Però c'è sempre una speranza di cambiamento ed evoluzione individuale.
Proprio perché Odifreddi è uomo intelligente, pur essendo imprigionato in una gabbia culturale, negli ultimi anni si è distinto per posizioni anticonformiste su diverse tematiche, per esempio, sul politicamente corretto, sulle teorie woke, sul neolinguaggio.
Perfino sul Greenpass, in una comparsata TV, dopo averlo sempre appoggiato, si è trovato in difficoltà nel replicare a chi criticava certe scelte politiche liberticide, perché gli furono fatti esempi concreti che non contraddicevano la sua stessa concezione di logica, dovendosi così arrendere all'evidenza argomentativa.
In quell'occasione parve fare un passo indietro, forse comprendendo che i fatti non erano proprio come lui aveva sempre sostenuto, trincerandosi dietro il fatto che la democrazia compiuta non esiste. Ma proprio questo concetto sulla democrazia, anche da lui sempre sostenuto, contraddiceva il supporto al famoso lasciapassare verde, mandandolo in quell'occasione in cortocircuito.

Nella speranza di un'ulteriore risveglio dal sonno della ragione, attendo evoluzioni sincere su tante altre tematiche.
Un cordiale saluto, caro professore.

MDD

martedì 9 luglio 2024

JUNG, NONNA PAPERA E IL NAZISMO



Jung e il nazismo?
In settimana mi sono imbattuto in una discussione interessante. Quella che riguarda i legami tra C.G. Jung e il nazismo.
Iniziamo con un piccolo riassunto storiografico: il nostro Carl Gustav nasce nel 1875 e quindi si ritrova sessantenne in piena espansione nazista. 
Jung aveva impiegato letteralmente una vita per affermare se stesso e il suo pensiero, e sicuramente non era un tipo modesto e timido che rifuggiva la fama e la notorietà. 
Siamo intorno al 1930 quando gli viene proposta la presidenza di una importante associazione di psicoterapeuti tedeschi, ed è qui che comincia la confusione. 
Questa associazione nasce filonazista e cresce con questo timbro, quindi il buon Jung non poteva non sapere a cosa stava aderendo.

Quindi Jung, sotto sotto, è stato nazista? 
La risposta a parer mio è no.
Consideriamo che la sua presidenza durò 9 anni, cioè fino al 1939, anno in cui si dimise troncando ogni legame con la Germania ed il nazismo.
Consideriamo che noi siamo abituati a guardarci indietro, a vedere la storia quando ormai è del tutto compiuta. Carl non poteva sapere i livelli di pazzia che Hitler e il suo regime avrebbero raggiunto.
In “Jung parla” (bel libro che raccoglie tutte le interviste e gli interventi pubblici di Jung) viene riportata un’ intervista, in cui il nostro indagatore dell’inconscio si rammaricava di non aver capito, se non a posteriori, il senso di molti sogni propri, ed altrui, che indicavano proprio l’imbarbarimento dei tempi e l’avvento del nazismo per come lo abbiamo conosciuto noi.
Altro fatto interessante è l’accanimento del nazismo nei confronti del professore svizzero. Dal momento in cui Jung lascia l’incarico, le sue opere diventano un tabù per il regime di Hitler, e vengono raccolte e bruciate tutte nei famosi, quanto deplorevoli, roghi di libri nazisti. Addirittura arriva a temere per la propria vita, percependo quello che è l’odio del regime tedesco nei propri confronti.

Ma allora perché Jung viene, ancora oggi, avvicinato al nazionalsocialismo?
Io mi sono fatto la mia idea e mi permetto di condividerla qua con voi.
Provate a leggere gli scritti antropologici dello psicanalista svizzero e vi renderete subito conto dell’ enorme distanza tra la terminologia politicamente corretta dei nostri tempi, ed il vocabolario a disposizione nei primi decenni del novecento.
In molti libri di Jung ritroviamo spesso termini come razza ariana e razza giudaica, piuttosto che l’appellativo “negro” e così via…
Ma si tratta solo di un vocabolario diverso dal nostro. Chiunque abbia approfondito un minimo le opere e gli scritti del vecchio professore capisce che tutte queste parole non sono mai usate in senso dispregiativo, ma solo a scopo descrittivo.

Se siete interessati vi propongo un po’ di approfondimenti: in “Jung parla”, a pagina 253 (Adelphi Ed.) viene riportata una bella intervista (1948) di Carol Baumann al professore, dove egli stesso fuga ogni dubbio raccontando la propria verità.
Altrimenti provate a leggervi “Ricordi, sogni, riflessioni” di Jung, che è una specie di biografia introspettiva e cercate di carpire quali sono le sue ideologie. Le scoprirete ben distanti da Adolf e la sua cricca.
Ma se non siete ancora convinti dovrete affrontare una grande sfida. La lettura di quel contorto capolavoro che è “Il Libro Rosso” di Jung. 
Questo libro non era destinato alla pubblicazione. Questo tomo è la raccolta del percorso di vita di Jung. Dentro ci troviamo tutte le sue paure e le sue speranze, scritte solo per i propri occhi, senza i filtri della divulgazione. Ebbene, proprio in questo voluminoso libro, traspare meglio che altrove la distanza degli ideali nazisti dal pensiero della psicologia del profondo e del suo fondatore.
Ammetto che ci sono molti concetti nelle teorizzazioni dello psicanalista che possono essere travisati o mal interpretati o usati per dimostrare quel che si vuole.
Ma paragonare il pensiero di Jung con quello nazionalsocialista è come paragonare Nonna Papera alla Nestlé: entrambi fanno dolci, ma i risultati e gli obiettivi sono radicalmente, mostruosamente diversi.






Nazismo: la metà oscura della storia. C. G. Jung: negli incubi dei tedeschi i segni dell’avvento di Hitler:
Per chi si interessa di storia e in particolare della storia del nazismo, ma anche di enigmi e misteri in genere, l’apporto dello psicologo svizzero Carl Gustav Jung si rivela essenziale, non solo per il suo osservatorio personalissimo su un evento senza precedenti, ma per le drammatiche scoperte sul III Reich e il volk germanico che ebbero luogo nel piccolo spazio del suo studio. 
Senza la visione junghiana ,una qualunque ricerca sul III Reich si rivela incompleta perché manca di alcuni specifici fattori basilari per comprenderne le ragioni profonde: ecco perché nel testo L’ENIGMA OCCULTO DI HITLER – IL TERZO REICH E IL NUOVO ORDINE MONDIALE ho scelto un’impostazione junghiana, perché dopo tutto è l’unica in grado di incasellare tutte le informazioni storiche al posto giusto facendo emergere una realtà piuttosto insolita ma assolutamente reale.

Storia come atto psichico
Infatti molti studiosi sottovalutano un aspetto fondamentale: la storia non è una successione cronologica di eventi casuali: la storia è fatta da uomini, è causata da atti psichici (nel senso greco di Psyché (ψυχή), cioè la mente, la personalità), da moti emozionali. 
Gli eventi sono causati da scelte, le quali sono motivate da inquietudini, avidità, insicurezze, paura, rabbia, emozioni forti che quando diventano troppo forti, o non vengono risolte, si chiamano nevrosi e rientrano non solo nel campo di uno storico ma anche in quello di uno psichiatra, o di un indagatore dell’animus come fu Jung. 
Le problematiche caratteriali di una persona si riflettono e interagiscono con quelle di molte altre in una collettività e questo apre la strada a un orizzonte nuovo, mai esplorato nella sua completezza e che merita senz’altro studi e indagini specifiche. 
Lo psicologo svizzero ebbe molti pazienti tedeschi, austriaci, svedesi, e di etnia germanica in genere, e fu sorpreso di riconoscere simboli onirici di matrice simile in tutti questi, al di là della nazione di appartenenza. 
I sogni dei germani, negli anni ’30 del XX sec. presentavano chiari simboli dell’avvento di un “forte sceso dall’alto”. Se non fosse uno studioso come Jung ad affermarlo, potrebbe essere un’affermazione difficile da accettare; ma si tratta di una realtà, e le cose erano in effetti anche più preoccupanti.

La frammentazione politica porta a una frammentazione psichica
Nelle sue opere sul nazionalsocialismo, Jung cercò di comprendere le ragioni dell’avvento di Hitler, e le cause dell’Olocausto, e fu il primo, oltre che l’unico, a riconoscere una delle ragioni fondamentali della debolezza psichica dei tedeschi che li portarono all’accettazione totale del nazismo e del Führer: la disperata ricerca di una unità nazionale con un governo forte e centralizzato.
La divisione politica fu una caratteristica distintiva della storia della Germania, che l’accompagnò dal medioevo sino alle soglie del 1933, l’anno in cui Hitler divenne cancelliere del Reich. 
Per tutto questo periodo la Germania si trovò fondamentalmente frammentata in una miriade di piccole regioni, rette da signorotti locali, molto spesso Fürstbischof, cioè vescovi che governavano con il pugno di ferro il loro regno. 
Le popolazioni germaniche si vennero a trovare in una situazione differente dalle grandi nazioni europee; Francia, Inghilterra Spagna, avevano tutte ottenuto l’unità politica già da tempo ed essa era garantita da monarchie forti e centralizzate. 
Lo studio di Jung rivela che la costituzione psichica dei tedeschi necessitava per una sua tranquillità, di una coesione spirituale come volk, ovvero l’unione fisica e spirituale di una nazione che sentiva di appartenersi ma non riusciva ad unirsi. 
Questa necessità politica e spirituale mai abbastanza sottolineata, diede origine ad una straordinaria tensione emotiva che, durata oltre quattro secoli, sfociò nel XIX sec. in una rinnovata sensibilità romantica e in forme di regressio verso una età aurea antico-germanica. Fu così che i tedeschi, realizzando l’impossibilità di una unione politica ed etica nel presente, si volsero indietro, ai tempi in cui i Germani erano stati brutali, forti e uniti, ai tempi del generale Aminius che nel 9 d.C. distrusse completamente le legioni di Varo (oltre 20 mila uomini), ai tempi degli eroi berserk delle foreste, il tempo dei druidi, delle rune, dei Celti, quando la natura loci invasava e guidava i membri della stirpe germanica rendendoli invincibili e in grado di resistere e sconfiggere perfino Roma.

Per tutto il medioevo e fino all’avvento di Hitler la Germania si trovò essenzialmente frammentata in regioni in contrasto tra loro.
Oltre a questi aspetti, dobbiamo tenere conto anche di un altro fattore: nella Germania analitica e razionalista, serpeggia da sempre un fiume sotterraneo che fuoriesce all’aperto, e diviene ben riconoscibile per una particolare forma mentis che porta i tedeschi a riunirsi in associazioni, o bund, divenendo così una sorta di crogiuolo di società ermetiche come i Rosacroce; i “Manifesti rosacrociani” furono infatti pubblicati per la prima volta a Kassel nel 1614 e 1615, gli “Illuminati di Baviera” nacquero per volontà del banchiere ebreo Mayer Amschel Rothschild (1744-1812)[5], la società Thule da cui nacque il partito nazionalsocialista era ugualmente una società segreta ermetica e iniziatica, e così via. Questo tipo di società segrete, secondo Jung evidenziano la costante presenza di archetipi divini, simboli e significati latenti connaturati nel volk germanico, e anche se l’Illuminismo tentò in qualche modo di arginare ed eliminare razionalmente le manifestazioni esteriori, non riuscì a cancellarne la quintessenza; le strutture inconsce di cui essi si nutrivano giacevano dunque pronte a manifestarsi alla prima occasione favorevole. 
La successiva crisi del razionalismo e conseguente frattura della sicurezza della ragione prodotta nella Germania del XIX sec. con Fichte, Hegel, Wagner, Nietzsche, e i filosofi volkisch come Paul de Lagarde e Julius Langbehn, unita alla frustrazione di una unità sentita ma mai ottenuta e alla disastrosa depressione economica conseguente al primo conflitto mondiale e al Wall Street Crash del 1929, ebbero un effetto di vasta portata sull’inconscio collettivo dei tedeschi, un impatto massivo che porterà all’accettazione completa del III Reich e delle sue aberrazioni.

Il trattato di Versailles (28 giugno 1919) toglieva alla Germania le conquiste belliche, limitava l’esercito ad una unità simbolica (100.000 uomini) imponeva tra l’altro ai tedeschi di dichiararsi unici responsabili della guerra e di impegnarsi al risarcimento di tutti i danni provocati con un prezzo così esorbitante che di fatto privava la Germania delle risorse economiche gettandola nella disperazione. 
Il trattato sanciva inoltre la cessione della flotta all’Inghilterra (tuttavia i comandanti preferirono autoaffondare le loro navi). 
La Germania fu costretta a rinunciare all’artiglieria pesante, all’aeronautica e ai sommergibili. In tal modo, i vincitori del primo conflitto mondiale fomentavano in Germania la rinascita del più sfrenato nazionalismo e preparavano il sostrato psichico tedesco alla rimozione delle barriere razionali, all’avvento dell’archetipo wotanico che incarnava l’ideale violento di riscatto dallo smacco bellico. 
I risultati non tardarono a venire.

L’indagine di Jung
Il genio indagatore dello psicologo svizzero studiò il fenomeno nazionalsocialista considerandolo una psicosi di massa, una epidemia psichica, che desta particolare preoccupazione in quanto momento di sfogo di una tensione spirituale giunta al suo climax. Questa psicosi è il risultato di una predisposizione esistente e presente nelle generazioni nordiche che hanno portato alla Germania degli anni venti e si tratta quindi di un fenomeno unico, prettamente parte dell’humus psichico germanico. 
In Dopo La Catastrofe, Jung afferma: “Le antiche religioni, con i loro simboli sublimi e ridicoli, bonari e crudeli, non sono cadute dai cieli ma sono nate in quest’anima umana, la stessa che vive ancora oggi in noi. Tutte quelle cose, le loro forme primordiali, vivono in noi e possono in qualunque momento assalirci con forza distruttiva, in forma cioè di suggestione di massa, contro la quale il singolo è inerme. 
I nostri terribili dei hanno soltanto cambiato nome e rimano tutti in –ismo. Comunismo, nazismo, socialismo, davvero interessante questo punto di vista che vede nella razionalizzazione degli impulsi una modifica e quindi la medesima accettazione di quella che un tempo era una religione, che torna mutata, anche linguisticamente: in definitiva basta mascherare con il suffisso finale di un partito politico una ideologia antica e se ne ha la stessa accettazione e sostegno da parte di un popolo.
Jung riconosce una instabilità emotiva tedesca di base derivante dalla mancanza di unità che perdurava da secoli: si noti bene che non si tratta di un problema esclusivamente politico, ma spirituale. I tedeschi avevano desiderato così a lungo e così intensamente l’unità del volk, del loro popolo-razza, o popolo-clan, da aver accumulato tensione come una molla stretta sempre più.
Nel momento in cui la tensione diviene massima, cioè dopo la prima guerra mondiale, e la successiva depressione, si evidenzia una conseguente incapacità di porre un argine a questa tensione spirituale, si parla quindi di debolezza psichica di fronte ad un archetipo violento e strutturato: la molla scatta e non vi è possibilità di fermarla.
In psichiatria, di solito si agisce tentando di costituire una barriera ragionevole e razionale alle deviazioni, aiutando il paziente a prendere atto della sua situazione a rafforzando le sue difese naturali in modo da riportare una visione distorta alla normalità; Jung si accosta così alla Germania hitleriana come ad un paziente affetto da profonde nevrosi, generate dalla manifestazione sempre più violenta dell’archetipo Wotan/Odin.
Perché la Germania non è una nazione, ma è dal suo punto di vista 80 milioni di persone, di menti che agiscono come un solo individuo in crisi. Degno di nota che la parola greca da cui il vocabolo crisi significa essenzialmente scelta: ovvero lo stato di crisi si origina quando inconsciamente ci troviamo di fronte a un bivio e non sappiamo quale strada scegliere.
Lo stato di disagio sparisce quando intraprendiamo una strada, ovvero facciamo una scelta chiara, e la percorriamo senza guardarci indietro, convinti della scelta. E in effetti nelle grandi assemblee come quella di Norimberga del 1938, questa scelta è evidente: il popolo ha scelto il suo capo, ha intrapreso una scelta precisa ed è terminato lo stato di crisi.
La tensione emotiva accumulata nei secoli fuoriesce prepotentemente nella realtà, annullando ogni difesa psichica. Si impossessa letteralmente della folla e di un intero popolo e si può parlare di invasamento, o possessione archetipica che viene liberata dall’effetto detonatore dei discorsi di Hitler. Questa è l’unica spiegazione soddisfacente al fenomeno dell’accettazione e sottomissione completa alla figura del Führer.
Lo stato di trance estatica e di fusione rituale della Germania con il suo capo-messia è completo

L’Archetipo Wotan/Odin
La svastica campeggia come centro di contemplazione sul raduno del partito nazista.
Ma un altro curioso fenomeno spontaneo attrasse l’attenzione del geniale psicologo svizzero: in questo momento di caos in cui i tedeschi e gli austriaci si muovevano, si origina autonomamente il curioso movimento dei Wandervogel, o uccelli migratori, formato da giovani che già verso la fine del XIX sec. percorrevano in lungo e in largo la Germania come vagabondi, in preda ad un insopprimibile desiderio di adorazione, un intenso bisogno del sacro, senza però riunirsi sotto il vessillo di una religione organizzata.
Si tratta di una delle prime epifanie dell’archetipo wotanico, che si presenta in maniera assolutamente naturale, in un desiderio di comunione con la natura: Jung intravvede le prime avvisaglie dalla manifestazione di quello che chiamerà Archetipo Wotan/Odin “Com’è noto, quel Dio (Wotan) nacque nella Jugendbewegung (movimento giovanile) tedesca e fu onorato, fin dall’inizio della sua resurrezione, con sacrifici cruenti di pecore. Erano quei giovanotti biondi (talvolta anche ragazze) che armati di zaino e chitarre si vedevano aggirarsi instancabili su tutte le strade d’Europa, i seguaci del Dio errabondo. Più tardi, verso la fine della Repubblica di Weimar, si diedero al vagabondaggio le migliaia e migliaia di disoccupati che s’incontravano dovunque, erranti, senza meta. Nel 1933 non si girovagava più, si marciava a centinaia di migliaia, dai bambinelli di cinque anni ai veterani. Il movimento hitleriano mise letteralmente in piedi l’intera Germania, dando vita allo spettacolo di una nazione che migrava segnando il passo. Wotan, il viandante, si era destato. La coincidenza dell’antisemitismo con il risveglio di Wotan è una finezza psicologica che forse vale la pena di ricordare. I giovani che celebravano il solstizio non furono i soli a percepire quel frusciare nella foresta primigenia dell’inconscio; esso era già stato intuito profeticamente anche da Nietzsche, Schuler, Stefan George e Klages.”

Jung collega il fenomeno spontaneo dei Wandervogel alla manifestazione inconscia di Wotan, o meglio del suo archetipo.
Ma che cos’è l’archetipo Wotan/Odin? Per rispondere dobbiamo considerare le caratteristiche del Dio degli Dei germanico, Wotan che corrisponde in pieno, e risiede qui l’eccezionalità della scoperta di Jung, alle caratteristiche psichiche tedesche cioè da una parte l’amore per la gloria bellica e per la violenza della battaglia, dall’altra un’ansia mistica, purificatrice, una fortissima tensione spirituale verso l’alto. 
Questo fattore psichico autonomo a due facce, peculiare della mente germanica, è l’archetipo Wotan/Odin che riesce, attraverso l’effetto catalizzatore di Adolf Hitler, a manifestarsi essotericamente e a produrre effetti devastanti nel mondo reale. Odino, l’altro nome di Wotan, è il Signore della guerra, che brama gettarsi nella battaglia, ansioso di coprirsi di gloria e di festeggiare poi con i suoi eroi le sue gesta immortali; tuttavia c’è un aspetto totalmente differente che riporta il dio dei germani ad una connotazione mistica, addirittura ermetica. 
Nel poema Hàvamal, Odino racconta come abbia ottenuto le rune, simbolo della saggezza e del potere magico: “Sospeso per nove notti all’albero Yggdrasil, ferito dalla lancia e sacrificato a Odino, io stesso sacrificato a me stesso, senza cibo né bevanda, ecco che le rune si mostrarono alla mia richiesta. – Egli ottiene così la scienza occulta e il dono della poesia. Si tratta senza dubbio di un rito di iniziazione di natura parasciamanica.”
Abbiamo quindi il volk, un popolo-razza, legato dal sangue e da Wotan/Odin, dio guerriero e scopritore di scienza ermetica, una sorta di monaco-guerriero che riesce più volte ad esternarsi durante la storia tedesca: “Wotan non invecchiò mai, sparì semplicemente a modo suo quando i tempi gli furono contrari e rimase invisibile per più di un millennio, operando anonimamente e in modo indiretto”.
Quando il cristianesimo, la Riforma e l’Illuminismo tentarono di distruggere alla base il pantheon germanico e quindi l’archetipo Wotan/Odin, riuscirono appena a scalfire la superficie di un universo psichico che si nutriva delle caratteristiche guerriere e mistiche di Odino. Eradicando la figura spirituale non si riesce però a cancellare il suo corrispettivo; è un po’ come cancellare un file in modo superficiale dall’hard disk di un computer. 
Esso rimane comunque latente ed è ancora possibile riportarlo in superficie integro, una goccia d’olio in un bicchiere d’acqua destinata prima o poi ad emergere autonomamente. L’eliminazione degli antichi dèi patrimonio culturale del volk, può significare aver “corretto” una visione pagana della storia, ma questo non implica automaticamente che con l’eradicazione concettuale si elimini anche l’istanza psichica che produce l’archetipo, che permane e giacerà latente sino alla prossima occasione.

In altre parole quella molla emotiva che prima si manifestava liberamente, veniva ad essere costretta ad un immobilismo psichico; ma esattamente come una molla avrebbe cercato il momento storico adatto per esplodere in tutta la sua violenza guerriera. 
E il nazionalsocialismo risultò essere questa occasione. Osserviamo come Jung, in La lotta con l’ombra (1946) vede la psicosi di massa dei tedeschi sotto Hitler: “In ciascuno dei miei pazienti tedeschi si poteva constatare un disturbo dell’inconscio collettivo. 
Gli archetipi che potei osservare esprimevano primitività, violenza e crudeltà. Dopo aver esaminato un numero sufficiente di questi casi, volsi la mia attenzione all’insolita condizione spirituale prevalente allora in Germania. 
La marea che stava crescendo dopo la prima guerra mondiale si annunciò nei sogni individuali in forma di simboli mitologici collettivi che esprimevano primitività e violenza, in breve: tutte le potenze delle tenebre. 
Quando si verifica che tali simboli facciano la loro comparsa in un gran numero di individui, senza però venire da loro compresi, capita che incomincino ad attrarli insieme, quasi in virtù di una forza magnetica, ed ecco formarsi una massa. Un capo sarà trovato nell’individuo che dimostri la minor forza di resistenza, il più ridotto senso di responsabilità, la più forte volontà di potenza. Questo scatenerà tutte le energie pronte a esplodere e la massa seguirà con la forza inarrestabile di una valanga”.
Il singolare punto di vista junghiano, che osserva la Germania nazista come un paziente disteso sul lettino dello psicanalista, riconosce la potenza del dio dei germani che si riafferma, primitiva e potente; la forza dell’archetipo diviene tanto maggiore quanto è debole la resistenza ad esso da parte delle difese morali e psichiche del soggetto.

Un messaggio dagli incubi
Curiosamente, anche i sogni dei pazienti tedeschi di Jung in questo particolare periodo storico sembrano soffrire di una influenza archetipica, allo stesso modo di Hitler, che secondo le testimonianze dei suoi più intimi amici/colleghi soffriva di incubi terribili e a volte ricorrenti. In lui si manifestava in misura maggiore lo stesso fenomeno di compresenza onirica di simboli wotanici, tensione spirituale, o di misssione divina che era stato incaricato di compiere, e bramosia di violenza e guerra. 
Ad ogni modo, la stragrande maggioranza degli uomini chiave del Reich avevano alcune caratteristiche comuni: erano complessati, burocrati, alcuni affetti da psicosi, mania di grandezza, altri da perversioni di vario genere. 
Molti erano in cerca di un senso vitale e lo cercavano nell’appartenenza ad un clan guerriero, con forti strutture gerarchiche. Non c’era? Allora si doveva creare dal nulla e quale opportunità migliore del formare un partito politico di estrema destra che dava voce alla disperazione e alle frustrazioni della Germania post-Versailles? E cercarono il loro capo in colui che più di tutti loro aveva la capacità (o l’incapacità) di cedere ai moti archetipici di Wotan/Odin, di far crollare volontariamente le barriere della morale e della giustizia, come afferma Jung, per asservirle ad un ideale delirante. In pratica l’uomo più debole assunse il controllo dell’universo politico, emotivo e spirituale dei tedeschi.
Il punto di vista della psicanalisi, rivela così nel fenomeno nazionalsocialista un universo insolitamente vasto emisterioso, che ci serve come strumento di indagine per poter comprendere lo stato di enthousiasmos estatico che ammaliava, o secondo le testimonianze d’epoca, stregava ed invasava letteralmente i tedeschi che si riunivano ad ascoltare Hitler ai grandi raduni nazisti. 
Questo singolare esame psicologico della storia tedesca deve essere considerato un fattore fondamentale; si tratta di un osservatorio speciale, situato su una posizione privilegiata rispetto ad altre perché getta luce inedita su un fenomeno come il nazionalsocialismo e specialmente in aree che la storiografia classica non ha illuminato se non debolmente, e a tratti disgiunti tra loro, impedendo di trovare motivazioni e ragioni che devono invece essere portate completamente alla luce.
Elementi politici, sociali, emotivi, spirituali e psichici preparavano il popolo tedesco alla rimozione delle barriere razionali, all’avvento dell’archetipo wotanico che incarnava l’ideale violento di riscatto dallo smacco bellico. 


                                




martedì 2 luglio 2024

IL TEATRINO OCCULTO DELLE ELEZIONI (TRUMP vs BIDEN)


1- GLI UOMINI PREFERISCONO LE DESTRE:
È dal crollo del muro di Berlino che la sovragestione spinge perché siano le destre a governare la modernità in occidente. Dopo aver corrotto le sinistre (compito più facile), dopo averle cooptate e infiltrate, rendendole sempre più lontane dalle classi più povere, schiacciandole sul neoliberismo, è stato lasciato un vuoto siderale pronto ad essere colmato dai suoi avversari. La stessa Meloni è stata favorita "indirettamente" dalle non casuali dimissioni di Draghi (simbolico il tintinnio della campanellina assunta come passaggio di consegne tra governo tecnico e governo ancillare di finta opposzione) e avrebbe dovuto gestire la pesante eredità delle sue politiche.
I centrosinistra occidentali erano, fin dall'inizio della nuova repubblica, preposti a governare alcune complesse tematiche come pandemia, vaccini, ambiente, diritti civili, mentre la destra a gestire conflitti, guerre, a lavorare contro l'indipendenza della magistratura, a consolidare alleanze euroatlantiche pro Israele, pro Ucraina, maggiore repressione nelle manifestazioni e contenimento del dissenso, in vista di futuri scenari di miseria dilagante.
Ogni fazione politica è indirizzata verso alcune tematiche specifiche, nonostante siano potenzialmente interscambiabili, secondo i desiderata dei piani alti, un domani o come già accaduto in passato, potranno gestire le agende della parte avversa. In epoca pandemica, per esempio, il controllo del dissenso fu realizzato dal centrosinistra e dal centrodestra.
Oggi le destre, ma soprattutto un domani, dovranno gestire il caos e la guerra tra poveri e tra classi sociali delle popolazioni occidentali, perché la modernità necessita di trasformazioni strutturali per stabilizzarsi e il nuovo capitalismo di grandi sacrifici, ovviamente, sempre tra gli ultimi.
Attualmente le destre sono percepite come più vicine al popolo, quindi sono e saranno le prescelte per far accettare limitazioni democratiche, cesarismi, democrature per il controllo delle masse, in vista di cambiamenti epocali.
Questo processo già in atto, non è immediato, avanza poco alla volta in punta di piedi, passo dopo passo, dopo aver fatto metabolizzare la cura.

2- SUSSURRI E ANTICHI PENSATOI:
A suggerire queste agende sono entità magiche più o meno occulte, la più pubblica e probabilmente meno importante è la Lucis Trust, entità che lavora a stretto contatto con l'ONU per plasmare forme pensiero da seguire secondo schemi stellari e numerologici.
Sono diversi i think tank che collaborano e spingono verso alcuni scenari. Previsioni che si avverano in sincrono con passaggi astrologici, all'interno di un simbolismo molto peculiare.
Dettano le tappe delle agende, danno i tempi, girano e misurano le clessidre.
Queste entità magiche, nell'accezione operativa del termine, contribuiscono a creare i bias cognitivi che molti adotteranno, talvolta pubblicamente e senza bisogno di alcun complotto, mostrandosi come la parte più illuminata della governance, operando con garbo e senza troppo clamore mediatico.
Questi cambiamenti strutturali in democrazia non verrebbero accettati se fossero portati avanti in termini più frontali e dispotici, a meno di inventare un problema sovrastrutturale come una pandemia globalizzata. Quindi vengono spalmati nel tempo e fatti metabolizzare come progresso e sviluppo sociale.

3- IL TEATRINO OCCULTO DELLE ELEZIONI:
Le elezioni americane sono l'apice di questo processo magico cerimoniale.
Due partiti si contendono lo scettro del potere in una sorta di teatrino dove si fanno realmente le scarpe e, contemporaneamente, forze superiori che modellano quel teatrino, spingendo per una parte o l'altra in campo.
In questo schema, i Dem oggi sono stati "costretti" a tenersi un Biden malato, decadente, favorendo di fatto Trump, per gli stessi motivi di cui sopra. Domani potrebbe essere il contrario, come già accadde per Obama in quel preciso momento storico.
Non solo, i piani alti potrebbero regalare la vittoria a Trump per motivazioni generali progressiste, o come in passato, preferire un Biden per sviluppare agende politiche più conservatrici, nonostante ufficialmente rappresentino l'opposto, perché sono tutti perfettamente interscambiabili.
Trump nelle prime elezioni fu favorito dalle massonerie progressiste, mentre la Clinton dalle piramidi conservatrici. Vige sempre il doppio e triplo gioco, il mondo rappresentato spesso corrisponde all'esatto contrario delle apparenze.
Quindi candidati con RUOLI RIBALTATI rispetto alle rispettive provenienze d'origine.
Se vince Trump dovrà cessare in qualche modo la guerra in Ucraina, puntando più su di un isolazionismo di facciata, accontentando un certo populismo crescente, però in cambio dell'accettazione incondizionata della difesa del sionismo e delle sue politiche reazionarie.
Nel caso vinca Biden, gli USA dovranno essere meno morbidi con Israele, mediando maggiormente con i Fratelli Musulmani e l'Iran, però facendo accettare la prosecuzione del conflitto contro Putin, per consentire l'allargamento della NATO con nuove adesioni, rompendo il fronte orientale.
Entrambi gli scenari servono alla sovragestione, quindi prima si favorisce l'accadimento magico di uno schieramento e dopo quello dell'altro, a seconda delle esigenze geopolitiche di un dato periodo storico e degli interessi complessivi di tutta la filiera industriale, bellica, massonica, politica annessa che, a cascata, è parte strutturale di queste piramidi.
Questo schema strutturale si è consolidato dopo l'omicidio di Stato di Kennedy, ma anche prima esisteva, seppure in forma meno aggressiva e palese.
Le elezioni sono quindi reali, ma contemporaneamente finte. Un doppio binario con convergenze parallele che confluiscono in un solo punto.
Lo stesso schema, seppure con diverse sfumature, sta succedendo in Europa con l'avanzata della Le Pen in Francia, votata per disperazione dalle classi subalterne, anche lei percepita come paladina del popolo, e questo accade anche in altri paesi. I piani alti della tecnocrazia da un lato fingono di opporsi correndo ai ripari per il ritorno dei fascismi, mentre in maniera sottile e invisibile favoriscono questi processi storici agendo indirettamente e creando i presupposti per una loro avanzata. Oppure, per alimentare l'ennesima dicotomia destra e sinistra, cristallizzando lo status quo, ma questo schema tende ad esaurirsi nel tempo, oggi si potrà far fare il lavoro sporco anche alle opposizioni che vincono le elezioni, senza necessariamente far calare dall'alto l'ennesimo tecnico, semplicemente cooptandole o ricattandole. I tempi sono maturi e l'Italia ha fatto da apripista.
In questo modo le destre da un lato dovranno normalizzarsi o draghizzarsi per rassicurare i mercati, ma potranno tornare utili al sistema centrale per contenere, sempre meno democraticamente, le conseguenze nefaste delle politiche economiche neoliberiste.
Scelte che ricadranno sulle popolazioni, compresi eventuali e potenziali moti di piazza non desiderati da reprimere.

4- IL BENE E/O IL MALE:
Questo doppio binario è fondamentale per favorire da un lato l'accettazione dell'alveo magico, ovvero, quel modello di regole alle quali tutti aderiscono nella società, e la creazione di eggregore per eteropilotare la modernità con la sua complessità e per gestire il controllo del dissenso e dell'assenso in epoca globalista.
La stessa democrazia, per quanto difettosa e comunque augurabile rispetto a qualsiasi regime dispotico, è stata plasmata in virtù di questa vera/falsa dicotomia, e queste tensioni opposte contribuiscono a tenere in vita il potere costituito.
Le entità magiche, le Confraternite arcontiche sono nel mondo reale ai vertici nella gerarchia delle cosiddette piramidi, sopra qualsiasi massoneria e urloggia, e si sono modellate in decine di migliaia di anni di vita, strutturandosi e perfezionandosi per gestire l'evoluzione o l'involuzione dell'umanità, essendo presenti anche in queste piramidi, entrambe le tensioni.
Se oggi nel mondo pare imporsi il MALE, significa che nel pantheon magico del potere occulto prevale questa tensione, ma contemporaneamente, esiste un pensiero opposto e diverse sfumature. Non solo, lo stesso paradigma potrebbe essere favorito per far sviluppare come reazione il cosiddetto BENE pubblico e viceversa.
L'idea del potere non è così a senso unico come parrebbe, lo stesso vale per ogni sua strategia.
Il dualismo stesso sorregge la natura, motivo per il quale, il potere magico si muove su doppi binari, dove coesiste libero arbitrio e una meno libera induzione degli eventi.
Proprio perché esiste il libero arbitrio nella coscienza delle persone, deve esistere, secondo loro, la manipolazione sulle scelte personali, in modo che siano sempre meno esclusive, creative, singolari e per favorire un paradigma alveare a senso unico, consono al sistema.
Un pensiero unico che però può oscillare tra due visioni differenti.
Entrambe le visioni del potere operano per far accettare il loro sistema, perché condividono lo stesso schema di origine, pur agendo in modi diversi che noi sottoposti indicheremo volgarmente come BENE e MALE, oppure, come sbirro buono e sbirro cattivo.
BENE e MALE, come concetti umani, sono molto relativi e possono contenere elementi opposti. Questo almeno fino a quando la maggioranza delle persone non sarà in grado di essere autonoma e sviluppare a pieno l'aspetto coscienziale/spirituale, uscendo dal cerchio magico precostituito da altri, iniziando a fare i propri interessi e non quelli dettati da un padrone, dividendosi in una lotta tra poveri, oppure accontentadosi della nota formula del panem et circenses.
Per ora è come se l'umanità fosse ancora nella fase adolescenziale, in piena fase ormonale.
Quando e se raggiungerà la maturità, probabilmente cambieranno molte cose e, forse, non avremo più necessità di incarnarci in questo inferno così "divertente".