mercoledì 31 gennaio 2018

IL MAGO DEI VACCINI di A. Cinquegrani (La Voce delle Voci)



La guerra dei vaccini continua. I Soloni della Medicina uniti e compatti contro l’ultima puntata di Report, solito condottiero Roberto Burioni, che si autogiudica l’unico super esperto di vaccini mentre il popolo bue non ha diritto di parola né di minima contestazione e per i medici che osano osservare qualcosa c’è pericolo radiazione, come sta già succedendo in alcune regioni. La grancassa dei media è al servizio di Big Pharma, pseudo verità scientifiche spacciate per Vangelo tanto i cretini sono lì pronti a berle d’un fiato.
Intanto, cominciano a spuntare alcuni precisi interessi non solo scientifici ma anche economici del Vate Burioni. Tanto perchè si cominci a intendere che, al solito, lorsignori non se ne fregano della salute di bimbi e scolaresche, ma dei danari che riempiono le loro tasche, a bordo di brevetti, la catena delle sperimentazioni, poi il battesimo e finalmente le lucrose commercializzazioni. Ma procediamo per gradi e partiamo dalle news.
Zeppo di critiche contro la trasmissione di Sigfrido Ranucci– che sta riacquistando smalto e grinta dopo le ultime annate a base di pizza & babà – dedicata al vaccino contro il Papilloma virus in cui si parlava degli effetti avversi a questo tipo di vaccinazione contro il tumore al collo dell’utero, il pezzo di Repubblica on line firmato da Valeria Pini. Che così esordisce: “Il primo a scendere in campo, dopo la messa in onda, è il virologo Roberto Burioni. ‘Diffondere la paura raccontando bugie è un atto grave e intollerabile. E’ abusare in maniera perversa della libertà di opinione. E’ come gridare ‘c’è una bomba’ in uno stadio affollato per vedere la gente che fuggendo calpesta i bambini. Report ha dato spazio a teorie prive di base scientifica, a individui senza alcuna autorevolezza e ha mescolato sapientemente possibili tangenti e ipotesi non confermate per ottenere un effetto abominevole: instillare timore nei confronti di una pratica medica sicura, efficace e in grado di salvare migliaia di donne da una morte atroce’”.

LE GAFFE DEL SENATORE ANDREA MARCUCCI
L’elenco dei lanciatori di strali è affollato: dal presidente della Società italiana di virologia, Giorgio Palù, al presidente dell’Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi.
Sul fonte politico su tutte le furie i Pd, con un presidente – ahinoi – Matteo Orfini che si balocca a ri-postare e far girare sui social le frasi di Burioni e un presidente della Conferenza delle Regioni (e lui stesso al vertice emiliano-romagnolo), Stefano Bonaccini che sconfortato nota: “mentre tornano a far paura malattie debellate da decenni a causa di stregoni da web e disinformazione sui vaccini, ci mancava solo report”.
Poteva, almeno una volta, profittare per tacere l’antenna di Renzi al Senato, Andrea Marcucci, presidente (ri-ahinoi) della commissione Istruzione e beni culturali: “intollerabile – insorge – che dal servizio pubblico vengano diffuse falsità contro i vaccini”. Ed è intollerabile che il servizio pubbico di casa nostra non realizzi un docufilm – come ad esempio hanno fatto negli Usa e in Inghilterra – sulla strage del sangue infetto, che ha, fra gli altri, nomi, un cognomi e indirizzi ben precisi: le aziende del gruppo Marcucci, un tempo di babbo Guelfo e ora nelle mani dei rampolli Paolo (al timone della corazzata Kedrion), Marialina (una passione per le antenne e i festival, un tempo coeditore dell’Unità – tri ahinoi) e, appunto, il senatore Andrea.

Ma in questi mesi il diluvio di carta (straccia) per diffondere il Verbo di Burioni & C. è stato incontenibile. Un vero alluvione, stavolta sì, in perfetto stile Minculpop (per la serie mi inculo il popolo, sempre bue).
Ecco tre chicche in rapida carrellata, che hanno avuto il degno coronamento con la comparsata del premier Matteo Renzi davanti ai microfoni di Lilli Gruber per inneggiare ai vaccini e bacchettare quel mascalzone d’un Adriano Zaccagnini ex 5 Stelle che ha osato parlare di un uso consapevole e controllato dei vaccini; Renzi, of course, ha citato il nome del profeta Burioni come simbolo della Alta Scienza imbufalita.
Apriamo con la parola ad una giornalista-scienziata, o meglio appassionata di scienza, “organizzo e risolvo”, come si autodefinisce in sella al suo Galileoeditgalileonet.it. Ebbene, la signora o signorina, anzi la prof. Letizia Gabaglio – mandate a memoria questo nome, perchè lo risentirete presto da Stoccolma, caso mai in compagnia di Vate Burioni – ha ricevuto in appalto una colonnina dell’Espresso, e così si esprime nel numero del 12 febbraio sotto il titolo: “Salute – La verità, vi prego, sui vaccini”. Esordisce la columnist: “quando si parla di vaccini le parole sono importanti. E’ sul passaparola che si fonda l’idea che siano pericolosi, che causino danni neurologici, che facciano arricchire le case farmaceutiche. E’ purtroppo sulle parole di alcuni medici – ora per fortuna pubblicamente sanzionati dagli Ordini regionali – che si basa la sicurezza degli antivax”. Poi: “non ci sono vaccini indispensabili e altri accessori. Al contrario, gli esperti dicono che è importante farli tutti”. Ottimo e abbondante.

18 marzo, un’intera paginata – la numero 21 – del Corsera, firmata da Simona Ravizza, un cognome che profuma tanto di farmaci. Un sorta di vademecum dei vaccini, “nella testa di chi dice no”, e tanto per spiegarsi meglio “dall’autismo come effetto collaterale ai complotti delle aziende del farmaco, ecco le tesi false e come smentirle”. Pensate che ci sia un qualche contraddittorio? Che venga chiesto il parere di uno scienziato che non la pensa così? Macchè. Il nostro Cicerone è sempre, immancabilmente Burioni che, punto per punto “spiega”, “scandisce”, “rimarca”, “ricorda” “osserva categorico”. Un piccolo sommario spiega la ratio dell’articolo: “Nella testa di chi dice no alle vaccinazioni – ammonisce la fida Ravizza – si rincorrono luoghi comuni e timori infondati. Un conto sono però le proprie paure, un altro le verità scientifiche incontrovertibili. Da conoscere e ricordare. Per fare la cosa giusta. Roberto Burioni, virologo dell’ospedale San Raffaele e autore del libro ‘Il vaccino non è un’opinione‘, smonta le convinzioni che spingono sempre più genitori a non proteggere i propri bimbi”. Capito, genitori ignoranti e incoscienti?

E la primavera non può inaugurarsi meglio che con le parole di un altro piccolo profeta, mollemente disteso sulla sua Amaca di Repubblica per ammaestrare quel popolo sempre bue e somministrargli pillole di saggezza. Si tratta di MicheleSerra, che un tempo faceva ridere, oggi fa solo piangere. Ecco il suo Pensierino del 21 marzo: “La fronda antivaccini, nonostante ogni controdeduzione scientifica e statistica, tiene il punto, con solidi addentellati nel primo o secondo dei partiti italiani, il Movimento Cinque Stelle. Ben al di là della questione in sé (comunque grave per le ripercussioni che le scelte di pochi infliggono a molti), quello che sconforta è l’umore di fondo al quale attecchiscono queste mattane: una diffidenza irriducibile a qualunque ‘verità ufficiale’, scientifica o politica o culturale o altro, nel nome di una specie di insorgenza controculturale molto selfie, autoprodotta e autocondotta. Il mondo visto come una losca trama di caste e consorterie, come una incrostazione di inganni, una frode ininterrotta, alla quale il solo rimedio da opporre è un rifiuto irriducibile, un rancore incolmabile”. Boh. Passiamo a robe più serie, come le sigle & le invenzioni del Mago dei Maghi, Roberto Burioni.



TUTTI GLI ANGELI BENEFICI AL SERVIZIO DELLA SCIENZA
La nostra indagine è partita grazie ad un lettore che ci ha inviato una mail. Eccone il succo: “Roberto Burioni, noto virologo pro vaccini, da mesi presenzia in tv e sui giornali con interviste. Ricordo tra le altre la sua sparata riguardo al ‘ban’ facile nella sua pagina verso chi – secondo lui – non ne capisce di vaccini, poi rivelatasi pura censura. Come accade quando nutro dell’interesse verso un personaggio faccio una ricerca per capire chi sia, se sia in buona fede o meno, se abbia interessi economici o altro. Non si chiede all’oste se il vino è buono. Giusto? Bene, tornando a Burioni si scopre che è proprietario di parecchi anticorpi anche per uso vaccinale, cioè i suoi anticorpi possono essere inseriti nei vaccini e aiutano i nostri anticorpi a reagire alla malattia.
Vi posto il link del centro brevetti con tutta la lista di Burioni: http://patents.justia.com/inventor/roberto-burioni

Cerco di non pensar male e continuo la ricerca. Burioni è uno degli scienziati di punta della PomonaRicerca srl, quindi vado a vedere di cosa si occupa la Pomona sul sito dell’azienda e sulla descrizione si legge: “il loro lavoro (di Burioni e di un altro scienziato, Massimo Clementi) mette Pomona in una posizione leader per la progettazione e lo sviluppo di vaccini innovativi”, sempre nell’ambito degli anticorpi. 
Qui il link: http://www.pomonaricerca.com

Continua il report del nostro lettore: “Arrivato a questo punto sono rimasto alquanto sorpreso, sono andato sulla sua pagina a chiedere informazioni su questi tre punti: i suoi brevetti; la Pomona; il vaccino obbligatorio per l’Epatite del ’98 grazie ad una tangente. Chiedo, con cortesia, di togliere ogni dubbio riguardo un suo possibile conflitto di interessi. Bene, bloccato seduta stante. Il motto di Burioni è: ‘Il vaccino non è un’opinione’. Già, è una fonte di guadagno?”.
Cerchiamo di vederci più chiaro. Cominciamo dal partner scientifico, Clementi. Il quale affida ad internet un pedigree chilometrico che vanta le docenze come assistente, poi aiuto, quindi associato indi ordinario in virologia e microbiologia da Ancona a Trieste fino all’approdo nell’isola felice del San Raffaele – la creatura di don Luigi Verzè, il grande amico di Silvio Berlusconi – dove trova il collega Burioni.
Insieme, il tandem delle meraviglie, nell’arco d’un decennio, dal 2006 al 2016, ha deposito una sfilza di brevetti. Di eccellenza i committenti, una serie di aziende: la già citata Pomona Ricerca srl, Bracco Imaging spa, Ribovax Biotecnologie SA, Generale Anticorpi e Biotecnologie srl.
In un sito americano, ecco un breve profilo di Pomona: “E’ una compagnia privata che opera nel settore delle biotecnologie e impegnata nello studio, sviluppo e produzione di anticorpi umani monoclonali in grado di combattere varie patologie virali come l’epatite C, i virus influenzali, l’JC virus. Fondata nel 2010, la società ha nel corso degli anni acquisito gli asset e la proprietà intellettuale di diverse piccole compagnie che si occupano di biotecnologie, il tutto basato sulle ricerche di due professori dell’Università San Raffaele. I professori Clementi e Burioni sono considerati tra i ‘key opinion leaders’ (gli esperti ‘chiave’) e gli esperti di maggior livello internazionale. La loro consolidata esperienza consente a Pomonadi occupare una posizione leader nel settore. Pomona Ricerca è finanziata da angel investors”, ossia da finanziatori con le ali, come appunto gli angeli.
Più concreti alla Bracco, la cui lady di ferro, Diana, la star dell’Expo di Milano, ha le sue gatte da pelare alla procura di Milano, che ha chiesto 1 anno e tre mesi per la disinvolta gestione dei bilanci societari, con una serie di milioncini che servivano per mantenere le ville a Capri o in Costa Azzurra, bazzecole per una Paperona come lei, piccole sviste amministrative… . Bracco Imaging spa ha il suo quartier generale a Trieste e – come viene descritto nel sito – “è un’azienda leader globale nella diagnostica per immagini, presente in oltre 90 paesi di tutto il mondo, direttamente o indirettamente attraverso società controllate o joint ventures, con una forte leadership nelle aree geografiche più significative. Le nostre attività di ricerca sono situate in Italia, Stati Uniti e Svizzera”.
E proprio a Ginevra, in Svizzera, si trova la sede principale di Ribovax Biotecnologies Sa, una società anonima localizzata in Avenue des Morgines, all’interno del mega Business Center della incantevole città elvetica.

FRA ALAMBICCHI, PROVETTE & VACCINI DI MAGO BURIONI
Ma passiamo in rapida carrellata, ora, alcune tra le invenzioni più gettonate. Questa la breve introduzione al capitolo “I brevetti dell’inventore Roberto Burioni”. “Roberto Burioni ha depositato brevetti per proteggere le seguenti invenzioni. Questo elenco include domande di brevetto in sospeso, così come i brevetti già concessi dagli Stati Uniti Patent and Trademark Office (USPTO)”.
Partiamo dall’invenzione che porta, come numero progressivo, il 20160200801, “data di archiviazione 29 marzo 2016, data di pubblicazione 14 luglio 2016, richiedente Pomona Ricerca srl”. Ecco il cosiddetto abstract: “Anticorpi monoclonali diretti contro il virus influenzale A” e alla fine dopo un’articolata descrizione: “Gli anticorpi monoclonali possono essere utilizzati anche per testare preparazioni di anticorpi da utilizzare come vaccini”.
Passiamo al numero 20160060325, archiviato l’11 novembre 2015 e pubblicato il 3 marzo 2016. A richiederlo la solita Pomona. Si tratta di una variazione della precedente ricerca, e perciò riguarda sempre il virus influenzale A.
Eccoci al numero di brevetto 9200054, sempre Pomonacome assegnatario ma stavolta un forte sfalso nelle date: archiviato il 27 maggio 2009, la data finale è quella del 26 gennaio 2016. Sorge spontanea una domanda: come fa ad averlo richiesto, Pomona, se all’epoca ancora non esisteva, visto che è nata nel 2010? Misteri delle bioscienze. Il tema, però, è sempre lo stesso, anche se con qualche piccola variazione: vaccini per il virus influenzale A, un vero pozzo di San Patrizio.

Segue a ruota il numero 9200063, ancora Pomona, date molto lontane, ossia archiviazione a marzo 2009 e brevetto rilasciato il 1 dicembre 2015. Resta quell’interrogativo.
Per non farla lunga, i due scienziati lavorano per Pomona anche con il brevetto 8486406 archiviato il 1 giugno 2010 (e qui con le date ci possiamo stare) e varato a luglio 2013, stavolta riguardante un altro tema: “l’uso di anticorpi monoclonali FAB28 e FAB49 per il trattamento profilattico e terapeutico di influenza A di origine suina”.
Poi con il brevetto 8623363, e ci risiamo con lo sfalso di date, dall’archiviazione del 21 dicembre 2009 (le date non si trovano) e la ratifica del brevetto del 7 gennaio 2014. Ricambia il tema: “La presente invenzione riguarda l’anticorpo monoclonale E20 o un frammento funzionale di esso come un medicamento per il trattamento terapeutico e prevenzione delle infezioni da HCV”.
Ancor più strane le date in occasione del brevetto 8367061. Pomona, of course, non manca mai all’appello, ma l’archiviazione è nientemeno che di inizio 2008 (per la precisione del 29 gennaio 2008) quando Pomona era ancora ben lontana dall’essere concepita, e il brevetto reca la data di febbraio 2013. Poco chiaro l’abstract: “Novel anti-idiotipo sono descritti anticorpi monoclonali che sono in grado di specificamente reagire con l’idiotipo di anticorpi anti-gp120 umani, di inibire il legame tra antigene gp120 e anticorpi anti-gp120 umani” e via farneticando. Boh.
Rientriamo fra i ranghi con il brevetto 20130022608, archiviato a marzo 2011 e pubblicato meno di due anni dopo, gennaio 2013. Tema di nuovo a base di virus influenzale A e in particolare “gli anticorpi monoclonali che sono immunoglobuline lg-G isotopo full-lenght e che sono caratterizzati da una elevata attività neutralizzante ad ampio raggio contro il virus influenzale A”.

Passiamo ai brevetti richiesti a Burioni e Clementi dalla Bracco Imaging spa. Eccoci al numero 20120165211: stavolta non passano anni, anche molti, dall’archiviazione alla pubblicazione, ma solo pochi mesi: 13 gennaio 2012 l’archiviazione e 28 giugno 2012 la pubblicazione. Rapidi come saette. Stavolta, però gli inventori sono 4: accanto ai due, infatti, ritroviamo anche Filippo Canducci eFederico Maisano. Denso l’abstract: “La presente invenzione si riferisce ad anticorpi umane derivate da librerie anticorpali umani preparati dalle placche aterosclerotiche”. Segue una arci arzigogolata descrizione scientifica.
Due anni passano per un altro brevetto, il 20120115741, per la precisione dal 17 marzo 2010 al 10 maggio 2012: “la presente invenzione descrive anticorpi o frammenti di esso in grado di legarsi isolate campioni di placca coronarica e dei processi per la loro produzione utilizzando le cellule ospiti contenenti sequenze di DNA che codificano per gli anticorpi detto di frammenti della stessa”. Poco chiaro a mortali e non, ma andiamo avanti.
Sempre poco più di due anni (settembre 2008-dicembre 2010) per il brevetto 20100316563: “un processo è previsto per la preparazione di anticorpi o loro frammenti utilizzando una cellula ospite procariota contenente sequenze di DNA che codificano per detti anticorpi di loro frammenti, in cui detta sequenza di DNA è derivata da un campione di placca coronarica”.

Eccoci alla ginevrina Ribovax Biotecnologie Sa. Si tratta delle invenzioni più antiche, praticamente anche oltre una decina d’anni fa. Partiamo dal brevetto 7811973, archiviazione a luglio 2006, pubblicazione quattro anni più tardi, ottobre 2010: “La presente invenzione fornisce nuove tecnologie per la produzione e screening proteine di fusione sulla superficie del fago filamentoso”.
Marzo 2008, giugno 2010 per il brevetto 20100143376: “la presente invenzione fornisce sequenze di anticorpi romanzo che si legano e neutralizzano Rosolia Virus (RUV)”.
Pressochè identico arco temporale (febbraio 2008-marzo 2010) per il numero 20100074906, “la presente invenzione fornisce sequenze di anticorpi che si legano nuovi Varicella Zoster (VZV) e neutralizzare l’infezione VZV”…
Per finire con la Generale Anticorpi e Biotecnologie srl, alla quale il magico tandem d’attacco (ai vaccini) recapita un solo brevetto, il numero 7727529, archiviato a maggio 2008 e ratificato due anni dopo, giugno 2010. “L’invenzione si riferisce ad un anticorpo umano o ai suoi frammenti funzionali, diretto contro la glicopropteina E2 di HCV, in grado di avere una attività neutralizzante in vivo; una composizione per la terapia anti-HCV comprendente una quantità terapeuticamente efficace dell’anticorpo; una composizione per uso topico in gel, creme, pomate e formulazione ovuli; l’uso di anticorpi per la convalida vaccini anti HCV”.
Il vaccino, già, non è un’opinione. Sarà mai – come si chiede il nostro lettore – una fonte di guadagno?

lunedì 29 gennaio 2018

LEGA E SALVINI: FINTI ANTAGONISTI E NUOVI CONTENITORI DEL DISSENSO...



La Lega Nord nasce in Italia sul finire degli anni ottanta sulla scia del crollo dei partiti tradizionali. Le forze politiche identitarie, oggettivo freno per l’espansione di una tecnocrazia ingorda e nichilista, andavano distrutte per aprire la strada alla successiva svendita dei beni di Stato preparata dal Venerabile Maestro Mario Draghi. Molti di voi ricorderanno il cappio portato in Aula da tale onorevole Orsenigo, simbolo di un furore giustizialista che pervadeva in profondità una società comunque grassa e opulenta. Per una strana nemesi della Storia, la Lega bossiana finirà per morire impiccata da quello stesso cappio moralisteggiante che per anni con tanta spregiudicatezza i presunti celtici avevano impunemente brandito.
A fianco ad una retorica anti Roma-ladrona, la Lega era poi cresciuta solleticando le ambizioni dei tanti federalisti all’amatriciana che vedevano nell’invadenza dello Stato la causa del declino italiano. Anni passati nelle stanze del potere in compagnia di dudù e Berlusconi? Molti. Risultati? Zero.
In quel tempo Salvini, quando ancora l’ordine era quello di ottenere la fiducia degli abitanti della Val Brembana spiegando loro le malefatte di tutti quelli che abitavano a sud di Pizzighettone, premeva affinché i discendenti di Ario cacciassero tutti gli impuri dalla zona euro, eden dorato preparato dal Dio Odino a beneficio dei soli eletti. 
Poi, all’improvviso, dopo un doloroso ripensamento programmatico durato più di quattro minuti, la Lega decide guarda caso di buttare a mare tutto il vecchio armamentario federalista, ampollista, pro-euro, anticasta e anti-meridionalista, per partire lancia in resta in difesa di una causa nazionalista e patriottica per anni schifiata e dileggiata. Tutti possono cambiare idea, ci mancherebbe altro. Così come tutti hanno però il diritto di ipotizzare la strumentalità di una operazione tanto repentina e sospetta. Il Front National di Marine Le Pen, piaccia o no, è comunque un partito sviluppatosi in maniera coerente rispetto alle posizioni di partenza. Un partito che oppone legittimamente il desiderio di rinverdire i fasti di un nazionalismo ora rinvigorito dal fallimento di un modello globale economicistico e affamante. 
Dopo avere puntato il dito contro gli effetti di una immigrazione indiscriminata, il segretario del Carroccio dichiara: “… sì a drastico taglio delle tasse per ridare fiato alle imprese. Non a caso il 13 dicembre abbiamo in programma un evento con l’inventore della Flat Tax, l’economista Alvin Rabushka…”
Ecco, la proposta macroeconoma di Salvini comincia finalmente ad essere più chiara. 
Praticamente Salvini, abbracciando una impostazione chiaramente neoliberista, sta proponendo per tutti una aliquota secca e non progressiva, trattando nei fatti in maniera identica dal punto di vista fiscale tanto il singolo operaio quanto il grande industriale. 
Ma trattare allo stesso modo situazioni diverse non è sinonimo di giustizia. 
Per chi non lo sapesse poi, Alvin Rabushka è un discepolo del famigerato ultraliberista Milton Friedman, mostro sacro del pensiero economico moderno caro al cuore dei vari Giannino, Boldrin e Scacciavillani.
Sunto di un articolo di Francesco Maria Toscano
4/11/2014
http://www.ilmoralista.it/2014/11/04/lantikeynesiano-matteo-salvini/



La LEGA vivendo all'ombra e sotto la cappella di Berlusconi, uomo NATO, piduista, miliardario ed uomo ancora utile alla sovrastruttura atlantista, essendo un partito liberista con ricette economiche padronali, è servito nella sua prima fase costituente a destrutturare il concetto di stato sociale, di sovranità nazionale e di statalismo, ed il suo finto separatismo d'accatto passato è stato strumento utile allo schema di potere, poi nella fase 2 è stato partito di governo senza produrre nulla di utile e cambiando idea su tutti i fronti, a seconda delle esigenze elettorali. Questo è stato anche il periodo dei grandi scandali, della bancarotta, dei diamanti in Tanzania, della serie AIUTIAMOLI A CASA LORO SENZA I LORO DIAMANTI.
Infine, arriviamo ai giorni nostri, dove la LEGA svolge per conto terzi la fase 3, ovvero quella di contenitore del dissenso populista e, soprattutto, quella di metabolizzatore della rabbia popolare.
Il tutto alle dipendenze del centro-destra, parte politica che in passato ha votato EURO, TRATTATO DI LISBONA, JOBS ACT, FORNERO, GUERRE insieme al PD, e dopo aver sponsorizzato RENZI come finto antagonista.
I contenitori del dissenso sono importanti allo schema del potere quando il RE è troppo svestito e va spostato un bersaglio troppo visibile ai sudditi.
Prima fu il M5S, che oggi pare abbia iniziato ad esaurire la sua spinta propulsiva originale.
Dopo l'abbandono di Grillo, il partito inizierà, come previsto anni fa, a spappolarsi in diversi fronti, avendo esaurito quel compito per il quale i suoi mentori occulti lo avevano plasmato all'ombra del comico. Oggi è il turno della LEGA che, con SALVINI, ha avviato il corso nazionalista sovranista, LUI l'ultimo araldo e baluardo per infinocchiare ancora una volta l'elettorato verso bersagli comodi, spostandoli dai veri bersagli, puntando come sempre sulla guerra tra poveri, alzando il tiro rispetto ai più moderati pentastellati.
Sono entrambi contenitori politici che servono a comprimere e metabolizzare il dissenso, ai quali il servo delega le proprie istanze, speranze, nel solco della tipica tradizione mariana italiana.
Arriviamo al capolavoro di Salvini e soci, quello di aver sedotto definitivamente l'economista Bagnai, persona che stimo molto per le sue battaglie e competenze tecniche. che domani si candiderà come indipendente in un partito che lo ha strumentalmente e fortemente voluto.
Bagnai porterà voti interniani dissidenti ed andando nell'alleanza con BERLUSCONI, annullerà, volente e o nolente, proprio quel paradigma rivoluzionario che lo contraddistingueva.
La LEGA l'ha voluto per due motivi fondamentali:
1- attirare voti sovranisti...
2- annullare i sovranisti in un contenitore e forno alchemico, trasformandoli da oro in merda.
Mossa intelligente è stata quella di SALVINI che, come un esperto giocatore di poker, ha fatto bene i suoi calcoli ed ha previsto in anticipo le mosse. bravo...
Forza LEGA, anzi, Forza Italia...
cit.
BAGNAI usa le colpe della sinistra come scusante per la sua di "colpa", quindi, l'esser passato a destra è di fatto un tradimento politico.
Se era la lotta di classe che gli stava a cuore, scoprirà che, come non la fa la sinistra, non la fa neppure la destra. Hanno prevalso in lui aspetti legittimamente più egoici, dopo tanti rifiuti a sinistra che ancora una volta presenta un conto salato ai suoi, forse domani, ex-elettori.
Per proprietà transitiva Bagnai diventa di proprietà di Silvio, ergo delle forze piduiste atlantiste che l'hanno piazzato ed ancora, nonostante qualcuno pensava fosse sotto attacco (ma quando mai), ne usufruiranno per scopi opposti. Diametralmente opposti a quelli per i quali Bagnai ha deciso di scendere in campo. La LEGA, avendo candidato proprio i dissidenti sovranisti, li hai per così dire, METABOLIZZATI, annullandone l'impatto rivoluzionario e dirompente di contrapposizione al sistema...
MDD




sabato 20 gennaio 2018

AVANTI POPOLO ALLA RISCOSSA, BANDIERA ROSSA, BANDIERA ROSSA... cit. CASINI


CASINI candidato del PD a Bologna sembra un titolo satirico di LERCIO, invece, la fantasia ha ancora una volta superato la realtà...
Pier Ferdinando Casini sarà portato in trionfo sul podio petroniano da un elettorato decisamente moderato e conservatore, trasversale sia al centro-sinistra che al centro-destra, in opposizione alla LEGA, al M5S ed alla concorrenza a sinistra.
CASINI nemico storico della sinistra che diventa il candidato simbolo degli ex-comunisti è lo sberleffo finale a quei pochi elettori che ancora ci credono, più fideisti dei cattolici, ottusi come dei muli da soma in vendita. Nell'imbarazzo generale, ecco che ufficialmente il PD ammette pubblicamente di essere la nuova DC, con la differenza di essere molto più a destra.
In realtà, se analizziamo meglio, CASINI è il candidato perfetto per un partito di destra (appunto PD) che voglia puntare a rappresentare meglio di prima gli interessi del padronato.
Si sapeva da 20 anni che la fusione a freddo di due partiti scampati dalle macerie di tangentopoli, avrebbe dato prima o poi i loro frutti.
E che frutti...!!!
La nuova DC è pronta, il tanto agognato PARTITO DELLA NAZIONE prende corpo proprio a Bologna, ex città rossa, CASINI ne è lo sperimentatore, la cavia parlamentare n°0 per testare l'ulteriore spostamento a destra di questo partito che ha i giorni contati, e ben sapendolo corre ai ripari cercando nuovi fedeli del culto, nuove geolocalizzazioni.
A questo serve CASINI, a piantare dei veri e propri casini e cortocircuiti tra gli iscritti che da oggi dovranno fare i salti mortali per giustificare questa colossale presa per il culo.
Ecco, vedete, andrebbe tutto bene se questo fosse l'unico livello di lettura della vicenda, invece ora possiamo addentrarci sul PERCHE' sia candidato proprio uno come lui nel PD, l'ex-nemico storico, mentre nella LEGA viene presentata una candidatura curiosa, ovvero, quella dell'avvocato Giulia Bongiorno, legale di Andreotti, che pare non fosse proprio in cima ai desideri dei leghisti della prima ora.

Pierferdinando Casini a Bologna sarebbe stato premiato con un bel collegio blindato per aver mandato a puttane il lavoro della commissione d'inchiesta sulle banche di cui era presidente, commissione sulla cui istituzione, tra l'altro, lui stesso aveva espresso voto contrario, salvando la Boschi, mettendo fine allo scandalo della Banca Etruria e di tutte le sue consociate che da oggi pagheranno in sesterzi i loro azionisti, anzi, in fiorini, anzi, in rose rosse appassite.
Piazzare uomini come CASINI serve anche a questo, ma facendo questa incredibile operazione padronale di facciata, il PD mostra ancor di più, per coloro che ancora non se ne fossero accorti, le proprie oscene nudità, mostrando un corpo in decomposizione senza sesso, appartenenza e significato. 
CASINI domani sarà un probabile successore di un polo moderato in costituzione, mentre oggi pare solo un infiltrato voluto da certi poteri forti per correggere il corso degli eventi, uno con il cappotto in mezzo ad un campo di nudisti in procinto di carbonizzarsi al sole.
Ecco che in questo delirio onirico prende significato anche la strana alleanza tra BONINO e TABACCI, nemici storici, oggi tutti felicemente uniti senza più ritegno.


Poi è la volta della LEGA con una BONGIORNO stranamente forcaiola, dopo essere stata supergarantista con il peggio del peggio, che poi è un classico, forte con i ladri di polli e debole con i potenti.
La BONGIORNO, come tanti altri epigoni di questo tempo, viene consigliata dalla sovrastruttura di partecipare all'agone politico. Perché avviene questo processo?
Perché gli araldi di medio, medio-alto lignaggio, appartenenti o attigui a particolari ambienti di potere, sono da sempre utile strumento di controllo, di consiglio per ogni corrente e/o movimento politico. In realtà la BONGIORNO è un'ottima professionista, ma la sua candidatura mi pare sia da annoverare al doppiogiochismo dei più raffinati, come un voler portare SALVINI su posizioni più moderate, pur apparendo talvolta più populista e reazionaria del Re.
Sappiamo come quasi tutti i politici importanti, oltre a contare nulla, sono tutti ricattabili e/o gestibili, ed avendo "controllori", consiglieri, adviser e demiurghi vari, rientrano nei ranghi ogni volta che vorrebbero prendere iniziative non consone all'agenda generale.
Piazzare colei che difendeva Andreotti dentro un partito come la LEGA, ovviamente, è un segnale simbolico importante ed anche un simpatico contrappasso per questi finti salvatori della patria, anch'essi strumento padronale ed altra faccia della medaglia del potere, insieme ai partiti governativi suoi finti nemici.
Un po' come piazzare CASINI candidato del PD, motivazioni e storie differenti, finalità simili, ovvero, l'ulteriore fase di trasformazione di quel poco che era rimasto dei partiti storici. Ad un livello più basso potrebbe apparire solo come una pessima tattica elettorale, in realtà, ci sono livelli di potere che obbligano e consigliano l'entrata di alcuni personaggi per equilibrare le sorti del Pantheon costituzionale.
In parole povere, queste manovre servono sia a creare cortocircuiti agli elettori, che non capiranno tali motivazioni e scelte, sia a contenere una eventuale crescita elettorale eccessiva della LEGA, oppure, spostando volutamente certe tematiche, perché il partito è stato una creazione voluta dagli stessi ambienti che oggi salutano positivamente la BONGIORNO in camicia verde.
Ergo, la LEGA serve allo status quo, ma solo a piccole dosi, esaurito il compito di propaganda assegnatole, se rompe troppo i coglioni con il sovranismo ed altre paturnie, dovrà essere tarpata qualsiasi sua velleità "rivoluzionaria", spostando i bersagli...

A BERLUSCONI, dopo l'entrata in Propaganda due, gli piazzarono Mangano, mafioso doc e killer dei servizi, per capire se poteva essere affidabile e gestibile dalla sovrastruttura. Fecero allora un grande affare, un vero cavallo di razza unico nel suo genere, non clonabile.
Il buon SILVIO rimane il più valoroso combattente, l'ago della bilancia di tutto l'arco costituzionale, quello che un giorno ti sputtana un SALVINI troppo popolare tra le masse, ed un altro dove se ne serve per scopi opposti, oppure, quando fa la spalla a RENZI, fingendo di essere diverso, preferendolo ai pentastellati.
Purtroppo l'aver sposato ai suoi tempi la MORTE NERA, non gli permette ancora di godersi una tranquilla vecchiaia senza problemi, e lo scotto che ancora paga è proprio quello che esercita quotidianamente nell'interpretare un ruolo affidatogli dai suoi mentori in ambienti massonici.
Un giorno fedele piduista al sistema, un giorno passionario antagonista putiniano, un altro ancora amico di GHEDDAFI, e il giorno dopo mentre vota in parlamento assieme al PD la sua fine, tramite bombardamenti mirati di uranio a tappeto in Libia.
Tutto ed il contrario di tutto, il migliore di sempre!!!

Ogni volta che entrano in scena personaggi strani o diversi da quelli che ti aspetteresti, significa che la sovrastruttura ha bisogno di sincerarsi che ognuno dei lacchè politici non esca dai ranghi, con buona pace di coloro che ingenuamente pensano che i loro referenti politici abbiano possibilità di azione reale.
Lo stesso discorso oggi succede per Di Maio...
Il M5S che ha già completamente tarpato la sua ala antagonista di "sinistra" o pseudo-tale, è riuscita ad escludere attivisti storici superati da emeriti sconosciuti, come nel caso dello spogliarellista Domenico Impagliatelli, 41enne in arte Costantino Strapmen, uno dei candidati che non t'aspetti alle Parlamentarie del movimento.
Il M5S sarà pronto, nel caso servisse alla causa, a governare a livello nazionale (o fingere di farlo) al massimo tra 5 anni insieme a qualche altra formazione, per poi trasformarsi definitivamente da "rivoluzionario" ad "ordinario", passaggio che da anni denunciamo come palese.
Esso ha oramai esaurito il suo compito assegnatoli dalla sovrastruttura (per il M5S il demiurgo designato è stato SASSOON, importante filantropo che ha plasmato dall'alto il movimento, inventandone il nome con un preciso significato numerico vitruviano) oggi si appresta a cambiare paradigma. Il M5S ha avuto una importante funzione tattica, ovvero, quella di essere un contenitore politico del dissenso, che però servisse come contraltare al potere vigente, una sorta di speculum utile al mantenimento dell'agone politico, in funzione di legittimazione dell'alveo partitico e di tutto il cosmo che ci gira intorno.
Aver creato il M5S è servito a placare, contenere e metabolizzare la rabbia sociale ed incanalarla lungo altri lidi più istituzionali, insomma, la stampella del potere.
Il 2018 è l'anno della FASE 2, del cambiamento, ma senza farlo vedere troppo, perché ufficialmente sono ancora un partito "CONTRO", con buona pace di tanti loro onesti sostenitori.

Ma vale anche per LIBERI & UGUALI, formazione dell'ala più conservatrice di certi poteri, nascosta sotto le coperte di un sinistrismo d'accatto strumentale alla conservazione ed alla finta contrapposizione, avanguardia civetta che serve a bilanciare le sorti di un centrosinistra in caduta libera. Ogni caduta libera però non deve andare a rovinare troppo la sceneggiata, quindi esistono tanti ghost-adviser che cercano di modellare la storiella in corso d'opera, i greci li chiamavano Arconti.
I nostri eroi non sono proprio quelle figure importanti della teogonia e cosmogonia gnostica, però in piccolo hanno quella funzione di bilanciamento in positivo o negativo di controllori, giudici (nel caso di DI PIETRO e mani pulite, utili idioti al rinnovamento del sistema) controllori dei controllori, designatori, affidabili ed esperti consiglieri dei leader politici.




sabato 13 gennaio 2018

AMAZON AMMAZZA...




Lavorare fa male, ancora peggio se lavori in una moderna catena di montaggio distopica come quelle liquide interniane che tutti noi utilizziamo per risparmiare qualche soldo.
I modelli strutturali che il sistema turbo-capitalista del nuovo millennio ha messo in piedi hanno una caratteristica interessante, spesso sono amati dal grande pubblico, perché sono trandy, giovani, freschi, colorati e, soprattutto, non contemplano ideologie, sono proiettati nel modernismo più spinto, l'avanguardia del transumanesimo che verrà.
Amazon, call center di telefonia mobile, servizi online di ogni tipo, tutta la serie di lavori liquidi che stanno emergendo rappresentano il nuovo che avanza finalmente completamente liberato da lacci e lacciuoli di articoli 18, spazzati via definitivamente dai jobs act e da tutte le altre mazzate date ai lavoratori negli ultimi anni.
L'EXPO rappresentò una bella vetrina di questo nuovo paradigma che io chiamo dello schiavo moderno, colui che paga per lavorare gratis e sgomita per farsi più bello agli occhi del padrone di turno. I nuovi schiavi non hanno coscienza di classe, sono fieri di non aver ideologie, sono orgogliosi di essere senza prospettive, riescono solo a percepire il presente, e forse neanche quello, sono proiettati sul COME e mai sul PERCHE' si dovrebbe lavorare a gratis, felici e contenti.
A loro interessa COME poterlo fare, senza chiedersi il PERCHE', l'importante è esserci, è far parte della community, è l'evento che comanda, nuova egregora padronale che aleggia tronfia sulle nostre teste di cazzo.
AMAZON in fondo paga ancora i lavoratori, li paga sicuramente poco e male, ma almeno ancora paga, sfruttandoti e massacrandoti come in fabbrica, ma almeno paga, ecco perché lavorarci dentro è percepito come un lusso, come un vantaggio sociale sui coetanei che un lavoro non lo trovano o che sono impiegati gratuitamente a fingere di lavorare per qualche entità sovrastrutturale.
Caro vecchio STATO che fine hai fatto???
Trent'anni di destrutturazione delle politiche del lavoro hanno portato a questo scempio, complici i sindacati di regime, complici ed artefici tutti i partiti dell'arco costituzionale intero, la società stessa, ma soprattutto i cittadini che hanno scelto di essere schiavi e di vendersi per un piatto di lenticchie.
Aspettando un nuovo umanesimo, svegliamoci che è tardi, tardissimo...
MDD


Jeff Bezos è l’uomo più ricco del mondo, l’ultimo rendiconto ufficiale sul suo patrimonio netto lo fa ammontare a 90 miliardi di euro, più o meno.
Questa montagna di soldi l’ha accumulata con Amazon, di cui è fondatore e proprietario.
Amazon si presenta con spot pubblicitari buoni e compassionevoli, verso i bambini, i disagiati, gli animali di casa; per tutti c’è un prodotto utile che può essere consegnato in poco tempo, a chi lo ha richiesto, al prezzo di una organizzazione del lavoro e di uno sfruttamento da schiavi.
I 4.000 dipendenti del grande magazzino di Piacenza della multinazionale sono scesi in sciopero contro questa oppressione infame. Lo stesso hanno fatto i loro colleghi di Germania. In Gran Bretagna Alan Selby, giornalista del “Mirror”, ha lavorato in incognito nel più grande centro di Amazon in quel paese e ha raccontato la sua terribile esperienza.
Salari di fame e 55 ore di lavoro a settimana, per turni devastanti dove si deve correre tra gli scaffali per trovare, confezionare, consegnare prodotti. Si sviene e arrivano le ambulanze, e se non si torna presto al lavoro con il rendimento giusto si viene licenziati. I lavoratori sono bestiame al servizio dei robot, ha sintetizzato Selby.
Il padrone e fondatore di Ikea si chiama Ingvar Kartman, in gioventù è stato nazista, ora ha superato i novant’anni e ha lasciato la gestione del gruppo ai figli.
Assieme sono una delle famiglie più ricche del mondo, che ha abbandonato la Svezia per pagare meno tasse in Svizzera. Anche Ikea fa pubblicità simpatiche e progressiste, a favore di tutti i tipi di famiglie. Le sue dipendenti però la famiglia fanno fatica anche a vederla.
Una madre di due figli, uno dei quali disabile, è stata licenziata a Milano perché non poteva far fronte a un cambio di turni che le rendeva impossibile occuparsi dei suoi figli.
Questo atto feroce non è un caso isolato, ci ha pensato la stessa azienda a chiarire che esso è parte di un sistema organico di vessazione del lavoro. Infatti neanche una settimana dopo, a Bari, Ikea ha licenziato un dipendente per un ritardo di 5 minuti. E altri soprusi simili stanno finalmente venendo alla luce.
John Elkann è l’ultimo padrone della Fiat, ora Fca, erede e socio della grande e numerosa famiglia miliardaria, anch’essa indisponibile a pagare le tasse nel suo paese.
La gestione concreta del gruppo come si sa è affidata a Marchionne, che ha aumentato enormemente i guadagni suoi e i profitti della famiglia.
Nel 2019 l’amministratore delegato se ne andrà, ma la famiglia Agnelli continuerà ad accumulare miliardi. Lo ha sempre fatto, anche quando la Fiat non vendeva un’auto. I profitti di famiglia sono sempre stati la sola rigidità dell’impresa, tutto il resto è sempre stato flessibile, il lavoro prima di tutto. Oggi poi la flessibilità è in tempo reale. 
Così alla fine di ottobre la Fca di Cassino ha lasciato a casa 530 operai assunti a termine, con un semplice Sms. Perché sprecare un colloquio, una parola per delle merci sostituibili in qualsiasi momento? Questo sono e così vengono trattati i lavoratori di Fca. 
Questi supermiliardari sono vezzeggiati e incensati dai mass media e dagli intellettuali di regime. La politica si prostra i loro piedi. Così Bezos e compagnia controllano il mondo e le nostre vite. Sono straricchi perché in tanti sono poveri e sfruttati.
(Giorgio Cremaschi, “Bezos, Kartaman e Elkann: miliardari e schiavisti”, da “L’Antidiplomatico” del 30 novembre 2017).


Jeff Bezos non è solo l’uomo più ricco del mondo, dopo aver superato la vetta dei 100 miliardi di dollari grazie al “black friday”, impennata che ha relegato in seconda posizione Bill Gates, patron della Microsoft. L’uomo-Amazon, che ha inaugurato l’ultima generazione dei nuovi iper-miliardari, con «un ammontare di denaro diluviano e perennemente in crescita», è anche un cardine del potere “totale” dell’élite: il maxi-contratto da 600 milioni stipulato con la CIA, ricorda “Dedefensa”, gli ha permesso di acquisire una testata giornalistica leader come il “Washington Post”, che da quel momento ha preso di mira gli avversari geopolitici dell’intelligence, condizionando l’intero mainstream statunitense, a cominciare dal “New York Times”.
A questo si aggiunge «l’interessante maniera con cui Amazon si appropria di territori concreti, rispolverando il fenomeno della “città di una sola compagnia”», come al tempo in cui Detroit “apparteneva” alla General Motors. L’Institute for Policy Studies ha stabilito che i tre miliardari più ricchi possedevano quanto la metà più povera degli Stati Uniti. Grazie a Bezos, questo studio è sorpassato: perché il miliardario, nel frattempo, ha accresciuto la propria ricchezza di altri 20 miliardi di dollari. Nel mondo intero, i cinque miliardari più ricchi possiedono quanto la ricchezza della metà della popolazione mondiale, all’incirca 3,5 miliardi di persone.

«Bezos ha acquisito la sua ricchezza grazie allo sfruttamento della sua forza lavoro, circa 300.000 persone in tutto il globo», scrive “Dedefensa” citando il sito economico Wsws.org. «I lavoratori di Amazon guadagnano 233 dollari al mese in India, per una media di solo 12,40 dollari l’ora negli Stati-Uniti». I dipendenti hanno tutele minime, salari bassi, contratti flessibili e spesso temporanei, aggiunge “Dedefensa”, in un post tradotto da Vollmond per “Come Don Chisciotte”. 
A rischio, pare, anche le condizioni di sicurezza sul lavoro: «In settembre, quando Phillip Terry, di 59 anni, è stato schiacciato da un carrello elevatore in una fabbrica di Amazon a Indianapolis, il ministro del lavoro ha dichiarato che l’impresa potrebbe essere costretta a pagare 28.000 dollari d’ammenda. Bezos guadagna una cifra simile in un minuto, più dei suoi operai americani in un intero anno». La società, inoltre, «esige gli stessi privilegi dei governi del mondo, privilegi fiscali e altre agevolazioni gratuite in cambio della costruzione dei suoi magazzini». Amazon messo in competizione più di 200 città americane desiderose di diventare il secondo quartier generale della compagnia, ottenendo in cambio enormi donazioni. «Chicago, per esempio, ha offerto ad Amazon un “pacchetto di incentivi” da 2,25 miliardi di dollari, mentre Stonecrest, in Georgia, ha deciso di cambiare il suo nome in “Amazonie” e di nominare Bezos “sindaco a vita”».

Ma il binonio Bezos-Amazon, aggiunge “Dedefensa”, ha un tratto assai particolare, ovvero «la sua relazione estremamente forte e pubblicamente ostentata con la Comunità di sicurezza nazionale (Csn), e in particolare la comunità dell’intelligence». La sua collaborazione con la CIA è ormai palese, rileva il blog, dopo il contratto firmato nel 2013 tra Amazon e l’agenzia di Langley: 600 milioni di dollari, con i quali Bezos ha comprato il “Washington Post”, da allora divenuto «l’organo officiale della sicurezza nazionale (in particolare della CIA) e, durante la campagna Usa-2016, l’organo anti-Trump», in nome della posizione assunta dalla stessa Central Intelligence Agency. 
Una vera e propria luna di miele, con la CIA che «afferma apertamente la sua soddisfazione per questa cooperazione». Da registrare anche una visita ad Amazon altamente mediatizzata dal segretario alla difesa, James Mattis, «che ci permette di comprendere che anche il Pentagono amoreggi con Bezos». Ovvero: «Non si lavora più in segreto, come accadeva prima dell’affare Snowden». Secondo le fonti citate da “Dedefensa”, «Bezos ha trasformato la sua società in un organo semi-ufficiale dell’apparato di informazione militare americana». Amazon e la CIA hanno appena annunciato il lancio di un nuovo sistema di cloud “regione segreta”, nel quale la società ospiterà dei dati per la CIA, l’Nsa, il Dipartimento della difesa e altre agenzie di informazione militare.
Un portavoce della CIA ha recentemente qualificato l’accordo sull’acquisto del “Washington Post” da parte di Bezos come «la migliore decisione che abbiamo preso». Nel quadro delle spese militari approvate a novembre dal Senato, Amazon sarà tra i maggiori fornitori di attrezzature informatiche. «L’uomo da 100 miliardi di dollari – scrive “Dedefensa” – ha impiegato la propria ricchezza per esercitare un’influenza considerevole nei corridoi del potere. 
Quest’anno Amazon ha finanziato il governo federale sborsando più di 9,6 milioni di dollari». Bezos è ricorso alle pagine del “Washington Post” per promuovere l’agenda del Partito democratico. Il “Post”, sotto la gestione di Bezos, è stato uno dei principali difensori della campagna contro la Russia, pubblicando nel novembre 2016 la lista “PropOrNot”, «una finta compilation di agenzie di stampa presumibilmente “propagandisti russi” includente anche siti di informazione di sinistra». In più, Bezos «sta prendendo nettamente le distanze dal piccolo mondo dei super-ricchi, e soprattutto dai compari della Silicon Valley». Lo si evince «dall’affermazione quasi pubblica dei legami tra Bezos e il servizio di informazione ed eventualmente i militari», con la convinzione che la CIA sia priviligiata come interlocutrice principale.

Beninteso: «Tutta la Silicon Valley, dalla preistoria di Gates alla sexy-semplicità di Zuckerberg, ha sempre camminato a braccetto con la Comunità di sicurezza nazionale, Snowden ce l’ha ampliamente dimostrato». Ma con Bezos è un’altra cosa, continua “Dedefensa”: «La relazione è alla luce del sole, ambo le parti ostentano soddisfazione, e nulla ci può dire dove essa possa portare, né chi dei due domini l’altro; c’è un problema di preponderanza del potere». Secondo un analista come Robert Parry, il “Washington Post” di Bezos ha influenzato tutta la stampa mainstream, compreso il “New York Times” e gli altri grandi media occidentali, anche non americani. «L’isteria del Russiagate – scrive Parry – ha provocato un enorme abbassamento del livello giornalistico», per il fatto che i principali media statunitensi hanno ignorato le regole fondamentali nell’acquisizione di vere prove, prendendo per buone semplici vociferazioni sulla presunta interferenza russa nelle elezioni presidenziali. «Dato che la creazione di questa isteria antirussa, avviata dal 2013-2014 (Siria e sopratutto Ucraina), poteva effettivamente essere un obiettivo strategico della CIA, si può concludere che la missione sia stata compiuta. Ma a che prezzo?».
Quanto alla CIA, non può non destare attenzione «la sua maniera di uscire allo scoperto, come ha fatto e continua a fare, affermando pubblicamente la sua soddisfazione di “lavorare” con un tale partner». La CIA è incredibilmente potente, come lo stesso Bezos, rileva “Dedefensa”. 
Ma si ha l’impressione – rispetto alle operazioni che furono affettuate dall’agenzia nel primo mezzo secolo dalla sua fondazione – che si sia persa un po’ di quella “sottigliezza”, tipica del recente passato. «Tra questi due partner – conclude “Dedefensa” – ci sono diverse cose in comune: il potere, la brutalità, il cinismo, la falsa virtù affermata perentoriamente e, in breve, tutto ciò che caratterizza la politica-sistema dal 2001, ma ostentato, istituzionalizzato, ufficializzato, proclamato». 
Se si analizza il risultato dei primi 16 anni di geopolitica Usa a partire dalla data-spartacque dell’11 Settembre, osservando «questo mostro Bezos-CIA», secondo il blog «si ha un’impressione per certi aspetti temperata: la loro potenza combinata può dare la vertigine, ma la vertigine può anche generare errori di manovra e cadute ancora più brutali». L’unione tra Bezos e la CIA era nell’aria da tempo, ma «si tratta di un’unione eccessiva che nasconde in sé la chiave della propria autodistruzione».