SACRIFICIO di Enrico Comba
sommario: 1. La dimensione religiosa di uno scambio. 2. La comunità sacrificale. 3. Il sacrificatore. 4. La vittima. 5. Dare la morte, dominare la morte. □ Bibliografia.
Il sacrificio consiste in un atto rituale attraverso il quale si dedica un oggetto o un animale o un essere umano a un'entità sovrumana o divina, sottraendolo alla sfera quotidiana, come segno di devozione oppure per ottenere qualche beneficio. L'offerta o il dono di un oggetto o di un essere vivente alle potenze del mondo non umano o divino ha grande importanza in molte forme religiose. La natura dell'offerta, il significato e gli scopi di ciò che viene sacrificato, come pure il contesto in cui tale attività si situa, variano molto nelle diverse culture, cosicché è spesso difficile distinguere il sacrificio vero e proprio da altre forme cerimoniali che comportano offerte, doni, oblazioni.
1. La dimensione religiosa di uno scambio
Vari autori hanno creduto di individuare alcuni elementi comuni e ricorrenti nelle differenti forme di sacrificio. Per es., J. van Baal (1976) ritiene che vi sia sacrificio ogniqualvolta si abbia un'offerta diretta a un essere soprannaturale, accompagnata dall'uccisione rituale dell'oggetto dell'offerta stessa.
Questa definizione pone in luce due aspetti importanti: la dimensione religiosa del sacrificio, in cui ci si rivolge a una potenza o a un essere sovrumano o soprannaturale, e l'aspetto cruento dell'atto sacrificale, l'uccisione di un essere vivente.
Se, per quanto riguarda il primo elemento, si può riscontrare una sostanziale concordanza di vedute tra i diversi autori, anche se ciascuno interpreta in modo specifico il significato di questo riferimento a un essere non umano, il secondo aspetto si presenta subito più problematico.
Nella definizione di van Baal, infatti, sembrano escluse tutte le forme di sacrificio che non comportano un'uccisione rituale. Eppure si possono trovare offerte di oggetti, come frutta, ortaggi, semi, bevande, pezzi di stoffa o di tabacco.
Sebbene in molti casi il sacrificio comporti l'uccisione di un animale, in casi più rari di esseri umani, talvolta l'offerta di un oggetto o di un prodotto vegetale si può considerare sostitutiva di quella di una vittima.
Il sacrificio, in quanto atto cerimoniale, comporta in genere un'attività rituale più o meno solenne, il coinvolgimento di più persone, lo svolgimento di pratiche rigidamente codificate e di rilevanza collettiva. In questo si distingue dal più vasto campo di offerte che possono anche essere semplici atti individuali di devozione o di supplica nei confronti di un'entità spirituale. Inoltre, si configura sempre come un dono, che implica una controparte senziente e consapevole, la quale riceve l'offerta e risponde concedendo la propria benevolenza, accogliendo le richieste degli officianti e così via.
Questo aspetto di rapporto di scambio tra sacrificante e destinatario contraddistingue il sacrificio da altre forme di uccisione rituale, quali la deposizione di esseri umani o animali nel sepolcro per accompagnare il defunto e l'uccisione di una vittima come rito di eliminazione di malattie o di influssi impuri e malefici.
2. La comunità sacrificale
Tra i primi studiosi a occuparsi della dimensione sociale del sacrificio, W. Robertson Smith (1889) analizzò le forme sacrificali riscontrabili nell'antico mondo semitico.
Secondo questo autore, il sacrificio era una cerimonia pubblica di un clan o di un villaggio, in cui la folla si radunava intorno al santuario oppure al tempio per celebrare l'offerta alla divinità. Il sacrificio vero e proprio consisteva nell'uccisione di un animale che, macellato e cucinato, sarebbe stato consumato dalla comunità in festa.
L'attenzione di Robertson Smith era attirata soprattutto dalla vittima sacrificale che, una volta entrata nel recinto del luogo di culto, assumeva una caratteristica sacrale.
Tale sacralità derivava dal ricordo dell'animale totem che originariamente veniva sacrificato affinché i membri del clan potessero entrare in comunione con la divinità dell'animale-dio attraverso la partecipazione al banchetto sacrificale. Secondo tale interpretazione, ogni sacrificio in origine era una forma di comunione, grazie a cui membri di un gruppo sociale rinnovavano il senso di solidarietà e di appartenenza alla comunità celebrando i legami che li univano all'animale totem.
L'interpretazione di Robertson Smith ebbe un'enorme influenza sullo sviluppo delle teorie etnologiche e storico-religiose dei primi anni del 20° secolo: la si riscontra nell'opera di É. Durkheim per quanto riguarda l'importanza dei rituali collettivi nel promuovere e ricreare la coesione della comunità e nella formazione del sentimento del sacro, come pure nel pensiero di S. Freud, per quanto riguarda la concezione dell'orda primitiva e dell'uccisione del padre primordiale, da cui avrebbe origine la pratica del sacrificio totemico, oltre al costume dell'esogamia e al complesso edipico.
Tuttavia, oggi gran parte delle argomentazioni di questo autore appaiono discutibili e inaccettabili. In particolare, la teoria evoluzionistica secondo cui il totemismo costituirebbe una fase attraverso cui tutte le culture umane, compresi gli antichi semiti, sarebbero necessariamente passate risulta insostenibile.
Inoltre, la fonte storica più interessante sulla quale Robertson Smith basava la sua interpretazione dell'antico rito sacrificale semitico, il racconto del sacrificio di un cammello da parte dei beduini riportato da Nilus, un presunto eremita che viveva nella penisola del Sinai, si è rivelata un falso storico di autore ignoto e quindi un documento inattendibile (Henninger 1955).
Rimane comunque di grande interesse il contributo metodologico del filone di studi inaugurato dallo studioso scozzese, il fatto cioè di individuare nel sacrificio un meccanismo di doni e di scambi con una doppia valenza: da un lato, il rapporto tra uomini e divinità, in cui l'essere sovrumano viene integrato nelle relazioni sociali mediante l'offerta e il dono; dall'altro, la relazione che lega tra di loro i partecipanti al rituale, la comunità dei praticanti, la quale, attraverso l'identificazione con la divinità del gruppo, celebra la propria solidarietà e i vincoli che la tengono unita.
Robertson Smith ha contribuito a porre in evidenza il contesto simbolico e sociale che si articola intorno al corpo della vittima; il senso di comunione, condivisione da parte di tutti i partecipanti di un insieme di pratiche corporali, di gesti e di significati che esprimono i valori sociali del gruppo.
3. Il sacrificatore
Sulla base della documentazione disponibile, soprattutto sui riti sacrificali dell'India vedica e degli antichi ebrei, H. Hubert e M. Mauss (1899) hanno posto l'accento non tanto sulla trasformazione simbolica della vittima quanto sull'effetto che il sacrificio determina su coloro che ne sono gli attori principali, sui sacrificatori.
In questa prospettiva, il sacrificio produce una trasformazione della condizione di colui che lo pratica, mentre l'oggetto sacrificato agisce come termine mediatore tra la sfera del profano e quella del sacro.
Il corpo della vittima, in quanto elemento mediatore, viene distrutto perché la pericolosità della sfera del sacro è tale da non poter essere avvicinata impunemente.
Secondo l'ottica della scuola sociologica francese, il sacro si rivela come una proiezione di forze e meccanismi sociali: il sacrificio non è che uno strumento attraverso il quale l'individuo ha accesso alla sfera sacrale, ha la possibilità di entrare in comunicazione con il mondo soprannaturale.
Dal momento che le potenze ultraterrene non sono altro che proiezioni di forze sociali, il sacrificio si configura come un mezzo mediante il quale l'individuo riconosce la propria dipendenza dalle influenze e dalle rappresentazioni collettive.
La prospettiva di Hubert e Mauss, tuttavia, va oltre il semplice riconoscimento del sacrificio come fatto sociale: essa si delinea come tentativo di ricostruire la logica soggiacente ai fenomeni sacrificali.
La figura dell'entità a cui si rivolge il sacrificio viene oscurata e si scolora in una più o meno definita ipostatizzazione della società stessa. Per contro, l'attenzione si sposta sul sacrificatore e sulle modificazioni che la sua condizione subisce attraverso il processo sacrificale: l'uomo accede a una diversa dimensione sacrale mediante la manipolazione della vittima, che assume le caratteristiche di un simbolo, di un tramite.
L'oggetto o l'animale che si distrugge offrendolo alla divinità è lo strumento che consente al sacrificatore di passare a una condizione diversa, di manipolare e modificare il proprio rapporto con la sfera sacrale. D'altra parte, l'oggetto sacrificato assume anche caratteristiche che lo assimilano o lo identificano con il sacrificatore.
In questa prospettiva si può collegare il sacrificio di un oggetto esterno con la pratica dell'autosacrificio.
La vittima offerta in sacrificio è una parte del corpo del sacrificatore stesso, lo rappresenta, si identifica con lui: in molti casi, ciò che di più prezioso il sacrificatore può offrire è il proprio corpo, il proprio sangue.
Tra i maya del periodo classico, per es., l'offerta del proprio sangue da varie parti del corpo era una pratica diffusa e ricorrente: spine venivano infilate nella lingua, nelle labbra, nelle guance, nelle orecchie o nel pene, e il sangue veniva lasciato scorrere liberamente.
In questo modo i maya cercavano probabilmente di ottenere una visione quale manifestazione di un antenato o di una divinità.
L'offerta di sangue rappresentava uno dei principali 'ingredienti' della loro pietà religiosa e costituiva parte integrante di ogni attività rituale (Schele-Miller 1986).
Al loro arrivo gli spagnoli, inorriditi da queste pratiche, le condannarono e le repressero con brutalità in quanto manifestazione di idolatria e paganesimo, dimenticando quanto spesso le feste e le processioni del mondo cattolico ispanico fossero teatro di flagellazioni, macerazioni e mortificazioni corporali, le cui finalità andavano nella stessa direzione.
4. La vittima
L'aspetto più inquietante e, al tempo stesso, avvincente del fenomeno sacrificale consiste nella soppressione cruenta di una vittima: è pur vero che esistono varie forme di sacrificio che comprendono offerte e distruzioni di oggetti, di prodotti vegetali, di bevande o di altri beni, ma è sicuramente il sacrificio di sangue quello che ne costituisce il modello per eccellenza e che ne fa una forma di culto del tutto singolare.
Il fatto poi che varie tradizioni religiose (quali lo zoroastrismo e il buddhismo, oltre che l'ebraismo postesilico e l'islamismo) si siano scagliate con forza contro la pratica dei sacrifici di sangue ne sottolinea l'antichità, ma al tempo stesso la variabilità di interpretazione e di valorizzazione religiosa.
L'enigmatica caratteristica del sacrificio, di essere cioè un rituale religioso che si prefigge di promuovere il benessere della comunità dei praticanti, la benevolenza degli esseri soprannaturali e la scrupolosa esecuzione delle tradizioni sacrali attraverso l'uccisione di un essere vivente, venne affrontata, fra i primi, dall'etnologo tedesco A.E. Jensen (1951), il quale considerava l'interpretazione del sacrificio inteso quale dono offerto a una divinità come niente altro che una sopravvivenza impoverita e deformata di una pratica che aveva avuto la sua origine fra le più antiche culture di agricoltori.
Per questi popoli il cosmo si presentava basato su un ordinamento instabile, in cui si alternavano periodicamente distruzioni e ricreazioni, morti e rinascite, così come accade ai prodotti dei campi, che devono essere tagliati e distrutti: seppelliti poi i semi questi daranno vita, la stagione successiva, a un nuovo raccolto.
Ispirandosi alle popolazioni dell'area indonesiana, Jensen riteneva che l'uccisione rituale di uomini e animali non fosse che la riattualizzazione di un mito, a suo parere universalmente diffuso tra le culture di orticoltori primitivi. Secondo tale mito, nei tempi primordiali esistevano esseri semidivini, chiamati dema.
Uno di questi, un personaggio generalmente femminile, venne ucciso e dal suo corpo scaturirono le piante alimentari utili agli uomini.
Da quel momento gli esseri umani furono tenuti a ripetere ritualmente il gesto originario da cui nacque la possibilità stessa di promuovere e sviluppare le forze vitali del cosmo.
Il ciclo agricolo palesava la compresenza di vita e morte, distruzione e creazione.
Con l'atto del sacrificio gli uomini si impadronivano del mezzo per poter controllare e manipolare a loro beneficio questo alternarsi e completarsi vicendevole di morti e rinascite. R. Girard (1972) ha invece posto l'accento sul nesso inscindibile che lega il sacro alla violenza e al sacrificio: l'ambiguità nei confronti dell'uccisione di una vittima è, secondo questo autore, l'evento fondante su cui si basa lo sviluppo della società e della religione.
Nella prospettiva di Girard, la società umana non produce inevitabilmente una coesistenza pacifica tra i suoi membri, anzi, il formarsi di rivalità, conflitti, tensioni, costituisce un ingrediente fondamentale della vita sociale e comporta pericolose tendenze alla violenza, che mettono in pericolo l'ordine sociale e il rispetto delle norme.
Se però le varie tendenze aggressive vengono focalizzate su un singolo oggetto, un capro espiatorio, queste possono essere neutralizzate, trovano un canale di espressione formalizzato ed esterno e non pregiudicano la continuità dell'ordine sociale.
La vittima, il cui corpo costituisce il termine sostitutivo su cui si concentrano gli impulsi violenti del gruppo, assume al tempo stesso caratteristiche di impurità e di sacralità: è esecrato e distrutto in quanto simbolo dei mali che affliggono la comunità, ma è anche considerato sacro, in quanto portatore di salvezza per il gruppo e per le norme sociali che lo reggono. Dalla violenza e dall'uccisione della vittima scaturisce quindi il senso del sacro e, con esso, la possibilità di garantire alla collettività un nuovo ordine sociale.
Girard ritiene che la logica arcaica del sacrificio venne trascesa soltanto con il cristianesimo, laddove Cristo assume su di sé il ruolo di 'capro espiatorio' e offre il proprio corpo per la redenzione delle colpe di tutta l'umanità.
Dall'ineludibile aggressività dell'essere umano muove anche W. Burkert (1972) in un'originale interpretazione del sacrificio nel mondo antico.
Le pratiche sacrificali, così diffuse tra le società del passato, evidenziano che "proprio nel cuore della religione incombe, affascinante, la violenza sanguinaria" (trad. it., p. 22).
Anche Burkert scorge nel meccanismo rituale del sacrificio una sorta di riparazione da una colpa collettiva: è questo aspetto che gli permette di fungere tanto da cardine dell'integrazione sociale quanto da fondamento dell'ordine che governa la comunità.
L'origine di tale rapporto apparentemente contraddittorio tra uccisione, mantenimento della vita e garanzia di sopravvivenza deve essere ricercata nel mondo dei cacciatori della preistoria: qui si costituisce il nucleo ideologico di una pratica che vede lo strumento della sopravvivenza degli esseri umani nell'uccisione violenta di altri esseri viventi.
Con il passaggio alla cultura agricola, avvenuto in seguito alla 'rivoluzione neolitica', i rituali di caccia, da attività legate alla sopravvivenza quotidiana, divengono rappresentazioni simboliche e si aggiungono offerte vegetali e alimentari: tuttavia il nucleo centrale del sacrificio rimane la realtà della morte e lo scorrere del sangue, simbolo concreto del mistero per cui dalla morte può nascere la vita e dall'uccisione violenta il pacifico convivere in società.
5. Dare la morte, dominare la morte
Se il sacrificio cruento costituisce la manifestazione più significativa e impressionante del fenomeno sacrificale, a maggior ragione ciò si manifesta quando la vittima è un essere umano. Il caso forse più clamoroso e singolare in tal senso è costituito dal ruolo centrale che il sacrificio umano ha assunto nel mondo azteco.
Imponenti riti sacrificali erano celebrati in numerose occasioni presso i templi: i sacerdoti estraevano il cuore dal corpo delle vittime e lo offrivano in oblazione agli dei.
In una sorta di scambio cosmico, gli dei fornivano agli uomini i mezzi di sussistenza, garantivano la crescita dei raccolti, la pioggia che ne permetteva il prosperare, l'abbondanza dei prodotti della natura, ma in compenso imponevano di essere nutriti a loro volta dal sangue delle vittime umane.
L'universo degli aztechi era un cosmo instabile e precario, destinato a estinguersi come era avvenuto già numerose volte durante le epoche precedenti e richiedeva il continuo apporto di fonti vitali da parte degli uomini, che garantivano, attraverso la pratica del sacrificio, il mantenimento dell'ordine cosmico e il procrastinarsi dell'inevitabile distruzione (Duverger 1979). Il sacrificio azteco aveva però anche un altro aspetto: quello di mantenere il dominio sui popoli soggetti e, contestualmente, di giustificare la stratificazione sociale, in cui la classe sacerdotale godeva di una condizione privilegiata (Scarduelli 1980).
In un contesto storico-culturale diverso, M. Detienne e J.-P. Vernant (La cuisine du sacrifice... 1979) hanno dimostrato come nel mondo greco antico il sacrificio cruento costituisse un elemento determinante nella demarcazione simbolica fra umano e divino, fra greci e barbari, fra normalità e devianza.
Entro i confini della città greca, il sacrificio si risolve in una spartizione collettiva delle carni, nella quale si riflette la visione dell'organizzazione sociale.
I marginali, le forme di aggregazione religiosa e sociale atipiche, vengono esclusi dalla spartizione, mentre i rispettivi ruoli del sacrificatore e dello spettatore pongono anche una divisione di ruoli tra l'uomo e la donna.
L'importanza delle relazioni sociali che uniscono tra loro i partecipanti al rito sacrificale e che vengono illuminate dalle diverse fasi del rituale (scelta della vittima, uccisione, macellazione, cottura e distribuzione) rimane ovviamente valida anche in altri contesti culturali e offre una stimolante direzione di ricerca per interpretare questi fenomeni.
Le forme sacrificali diffuse nelle diverse culture umane mostrano una grande varietà di funzioni e di obiettivi: vi sono sacrifici di ringraziamento e di comunione, come strumento per sancire un contratto o un legame speciale tra gli uomini e la divinità, come mezzo attraverso il quale garantire la continuità dei cicli cosmici o per rimediare a una qualche calamità inviata dagli dei.
Come ricordato, si possono trovare offerte di oggetti apparentemente banali (prodotti dei campi, semi, bevande, nastri di stoffa ecc.), mentre in taluni casi il sacrificio comporta l'uccisione di un animale, in occasioni più rare di esseri umani.
In tutte le circostanze descritte ricorre l'aspetto del dono di un corpo, tramite il quale si realizza una comunicazione tra mondo umano e mondo delle potenze sovrumane.
La manipolazione del corpo della vittima, la sua uccisione e, spesso, la sua consumazione in un pasto in comune rivelano il contesto simbolico di comunione, condivisione da parte di tutti i partecipanti di un insieme di gesti e di significati che esprimono i valori sociali del gruppo.
In molte religioni il sacrificio costituisce un modello paradigmatico attraverso il quale si definiscono anche le pratiche religiose più spiritualizzate: l'ascetismo, l'abnegazione, la preghiera, la condotta morale e la pratica cultuale vengono frequentemente definite come pratiche di sacrificio, sia nel cristianesimo sia nel buddhismo.
Questa tendenza all'uso metaforico e analogico del linguaggio sacrificale non deve però indurre a vedere nelle pratiche sacrificali, e in particolare nel sacrificio umano, qualcosa di totalmente estraneo alla società moderna.
Recenti casi di omicidi-suicidi in massa, in Svizzera, in Canada e in Uganda a opera di sette religiose, palesano la costante presenza dell'uccisione sacrificale come ambigua e perturbante possibilità dell'agire collettivo degli esseri umani, come paradossale rivendicazione del privilegio di dare la morte o di infliggere a sé stesso o ad altri la morte, per affermare il proprio dominio sulla morte stessa.
Bibliografia
W. Burkert, Homo necans. Interpretationen altgriechischer Opferriten und Mythen, Berlin, De Gruyter, 1972 (trad. it. Torino, Boringhieri, 1981).
La cuisine du sacrifice en pays grec, éd. M. Detienne, J.-P. Vernant, Paris, Gallimard, 1979 (trad. it. Torino, Boringhieri, 1982).
N. Davies, Human sacrifice. In history and today, New York, Morrow, 1981.
L. de Heusch, Le sacrifice dans les religions africaines, Paris, Gallimard, 1986.
C. Duverger, La fleur létale. Économie du sacrifice aztèque, Paris, Éditions du Seuil, 1979 (trad. it. Milano, Mondadori, 1981),.
R. Girard, La violence et le sacré, Paris, Grasset, 1972 (trad. it. Milano, Adelphi, 1980).
C. Grottanelli, Il sacrificio, Roma-Bari, Laterza, 1999.
J.C. Heesterman, The broken world of sacrifice. An essay in ancient Indian ritual, Chicago, University of Chicago Press, 1993.
J. Henninger, Ist der sogennante Nilus-Bericht eine brauchbare religionsgeschichtliche Quelle?, "Anthropos", 1955, 50, pp. 81-148.
H. Hubert, M. Mauss, Essai sur la nature et la fonction du sacrifice, "Année Sociologique", 1899, 2, pp. 29-138.
A.E. Jensen, Mythos und Kult bei Naturvölker, Wiesbaden, Steiner, 1951.
W. Robertson Smith, Lectures on the religion of the Semites, London, Black, 1889.
Sacrifice, ed. M.F.C. Bourdillon, M. Fortes, London, Academic Press, 1980.
Sacrificio e società nel mondo antico, a cura di C. Grottanelli, N.F. Parise, Roma-Bari, Laterza, 1988.
P. Scarduelli, Gli Aztechi e il sacrificio umano, Torino, Loescher, 1980.
L. Schele, M.E. Miller, The blood of kings, London, Sotheby's Publications, 1986.
P. Solié, Le sacrifice, Paris, Michel, 1988 (trad. it. Genova, Ecig, 1997).
J. Van Baal, Offering, sacrifice and gift, "Numen", 1976, 23, pp. 161-78.
1. La dimensione religiosa di uno scambio
Vari autori hanno creduto di individuare alcuni elementi comuni e ricorrenti nelle differenti forme di sacrificio. Per es., J. van Baal (1976) ritiene che vi sia sacrificio ogniqualvolta si abbia un'offerta diretta a un essere soprannaturale, accompagnata dall'uccisione rituale dell'oggetto dell'offerta stessa.
Questa definizione pone in luce due aspetti importanti: la dimensione religiosa del sacrificio, in cui ci si rivolge a una potenza o a un essere sovrumano o soprannaturale, e l'aspetto cruento dell'atto sacrificale, l'uccisione di un essere vivente.
Se, per quanto riguarda il primo elemento, si può riscontrare una sostanziale concordanza di vedute tra i diversi autori, anche se ciascuno interpreta in modo specifico il significato di questo riferimento a un essere non umano, il secondo aspetto si presenta subito più problematico.
Nella definizione di van Baal, infatti, sembrano escluse tutte le forme di sacrificio che non comportano un'uccisione rituale. Eppure si possono trovare offerte di oggetti, come frutta, ortaggi, semi, bevande, pezzi di stoffa o di tabacco.
Sebbene in molti casi il sacrificio comporti l'uccisione di un animale, in casi più rari di esseri umani, talvolta l'offerta di un oggetto o di un prodotto vegetale si può considerare sostitutiva di quella di una vittima.
Il sacrificio, in quanto atto cerimoniale, comporta in genere un'attività rituale più o meno solenne, il coinvolgimento di più persone, lo svolgimento di pratiche rigidamente codificate e di rilevanza collettiva. In questo si distingue dal più vasto campo di offerte che possono anche essere semplici atti individuali di devozione o di supplica nei confronti di un'entità spirituale. Inoltre, si configura sempre come un dono, che implica una controparte senziente e consapevole, la quale riceve l'offerta e risponde concedendo la propria benevolenza, accogliendo le richieste degli officianti e così via.
Questo aspetto di rapporto di scambio tra sacrificante e destinatario contraddistingue il sacrificio da altre forme di uccisione rituale, quali la deposizione di esseri umani o animali nel sepolcro per accompagnare il defunto e l'uccisione di una vittima come rito di eliminazione di malattie o di influssi impuri e malefici.
2. La comunità sacrificale
Tra i primi studiosi a occuparsi della dimensione sociale del sacrificio, W. Robertson Smith (1889) analizzò le forme sacrificali riscontrabili nell'antico mondo semitico.
Secondo questo autore, il sacrificio era una cerimonia pubblica di un clan o di un villaggio, in cui la folla si radunava intorno al santuario oppure al tempio per celebrare l'offerta alla divinità. Il sacrificio vero e proprio consisteva nell'uccisione di un animale che, macellato e cucinato, sarebbe stato consumato dalla comunità in festa.
L'attenzione di Robertson Smith era attirata soprattutto dalla vittima sacrificale che, una volta entrata nel recinto del luogo di culto, assumeva una caratteristica sacrale.
Tale sacralità derivava dal ricordo dell'animale totem che originariamente veniva sacrificato affinché i membri del clan potessero entrare in comunione con la divinità dell'animale-dio attraverso la partecipazione al banchetto sacrificale. Secondo tale interpretazione, ogni sacrificio in origine era una forma di comunione, grazie a cui membri di un gruppo sociale rinnovavano il senso di solidarietà e di appartenenza alla comunità celebrando i legami che li univano all'animale totem.
L'interpretazione di Robertson Smith ebbe un'enorme influenza sullo sviluppo delle teorie etnologiche e storico-religiose dei primi anni del 20° secolo: la si riscontra nell'opera di É. Durkheim per quanto riguarda l'importanza dei rituali collettivi nel promuovere e ricreare la coesione della comunità e nella formazione del sentimento del sacro, come pure nel pensiero di S. Freud, per quanto riguarda la concezione dell'orda primitiva e dell'uccisione del padre primordiale, da cui avrebbe origine la pratica del sacrificio totemico, oltre al costume dell'esogamia e al complesso edipico.
Tuttavia, oggi gran parte delle argomentazioni di questo autore appaiono discutibili e inaccettabili. In particolare, la teoria evoluzionistica secondo cui il totemismo costituirebbe una fase attraverso cui tutte le culture umane, compresi gli antichi semiti, sarebbero necessariamente passate risulta insostenibile.
Inoltre, la fonte storica più interessante sulla quale Robertson Smith basava la sua interpretazione dell'antico rito sacrificale semitico, il racconto del sacrificio di un cammello da parte dei beduini riportato da Nilus, un presunto eremita che viveva nella penisola del Sinai, si è rivelata un falso storico di autore ignoto e quindi un documento inattendibile (Henninger 1955).
Rimane comunque di grande interesse il contributo metodologico del filone di studi inaugurato dallo studioso scozzese, il fatto cioè di individuare nel sacrificio un meccanismo di doni e di scambi con una doppia valenza: da un lato, il rapporto tra uomini e divinità, in cui l'essere sovrumano viene integrato nelle relazioni sociali mediante l'offerta e il dono; dall'altro, la relazione che lega tra di loro i partecipanti al rituale, la comunità dei praticanti, la quale, attraverso l'identificazione con la divinità del gruppo, celebra la propria solidarietà e i vincoli che la tengono unita.
Robertson Smith ha contribuito a porre in evidenza il contesto simbolico e sociale che si articola intorno al corpo della vittima; il senso di comunione, condivisione da parte di tutti i partecipanti di un insieme di pratiche corporali, di gesti e di significati che esprimono i valori sociali del gruppo.
3. Il sacrificatore
Sulla base della documentazione disponibile, soprattutto sui riti sacrificali dell'India vedica e degli antichi ebrei, H. Hubert e M. Mauss (1899) hanno posto l'accento non tanto sulla trasformazione simbolica della vittima quanto sull'effetto che il sacrificio determina su coloro che ne sono gli attori principali, sui sacrificatori.
In questa prospettiva, il sacrificio produce una trasformazione della condizione di colui che lo pratica, mentre l'oggetto sacrificato agisce come termine mediatore tra la sfera del profano e quella del sacro.
Il corpo della vittima, in quanto elemento mediatore, viene distrutto perché la pericolosità della sfera del sacro è tale da non poter essere avvicinata impunemente.
Secondo l'ottica della scuola sociologica francese, il sacro si rivela come una proiezione di forze e meccanismi sociali: il sacrificio non è che uno strumento attraverso il quale l'individuo ha accesso alla sfera sacrale, ha la possibilità di entrare in comunicazione con il mondo soprannaturale.
Dal momento che le potenze ultraterrene non sono altro che proiezioni di forze sociali, il sacrificio si configura come un mezzo mediante il quale l'individuo riconosce la propria dipendenza dalle influenze e dalle rappresentazioni collettive.
La prospettiva di Hubert e Mauss, tuttavia, va oltre il semplice riconoscimento del sacrificio come fatto sociale: essa si delinea come tentativo di ricostruire la logica soggiacente ai fenomeni sacrificali.
La figura dell'entità a cui si rivolge il sacrificio viene oscurata e si scolora in una più o meno definita ipostatizzazione della società stessa. Per contro, l'attenzione si sposta sul sacrificatore e sulle modificazioni che la sua condizione subisce attraverso il processo sacrificale: l'uomo accede a una diversa dimensione sacrale mediante la manipolazione della vittima, che assume le caratteristiche di un simbolo, di un tramite.
L'oggetto o l'animale che si distrugge offrendolo alla divinità è lo strumento che consente al sacrificatore di passare a una condizione diversa, di manipolare e modificare il proprio rapporto con la sfera sacrale. D'altra parte, l'oggetto sacrificato assume anche caratteristiche che lo assimilano o lo identificano con il sacrificatore.
In questa prospettiva si può collegare il sacrificio di un oggetto esterno con la pratica dell'autosacrificio.
La vittima offerta in sacrificio è una parte del corpo del sacrificatore stesso, lo rappresenta, si identifica con lui: in molti casi, ciò che di più prezioso il sacrificatore può offrire è il proprio corpo, il proprio sangue.
Tra i maya del periodo classico, per es., l'offerta del proprio sangue da varie parti del corpo era una pratica diffusa e ricorrente: spine venivano infilate nella lingua, nelle labbra, nelle guance, nelle orecchie o nel pene, e il sangue veniva lasciato scorrere liberamente.
In questo modo i maya cercavano probabilmente di ottenere una visione quale manifestazione di un antenato o di una divinità.
L'offerta di sangue rappresentava uno dei principali 'ingredienti' della loro pietà religiosa e costituiva parte integrante di ogni attività rituale (Schele-Miller 1986).
Al loro arrivo gli spagnoli, inorriditi da queste pratiche, le condannarono e le repressero con brutalità in quanto manifestazione di idolatria e paganesimo, dimenticando quanto spesso le feste e le processioni del mondo cattolico ispanico fossero teatro di flagellazioni, macerazioni e mortificazioni corporali, le cui finalità andavano nella stessa direzione.
4. La vittima
L'aspetto più inquietante e, al tempo stesso, avvincente del fenomeno sacrificale consiste nella soppressione cruenta di una vittima: è pur vero che esistono varie forme di sacrificio che comprendono offerte e distruzioni di oggetti, di prodotti vegetali, di bevande o di altri beni, ma è sicuramente il sacrificio di sangue quello che ne costituisce il modello per eccellenza e che ne fa una forma di culto del tutto singolare.
Il fatto poi che varie tradizioni religiose (quali lo zoroastrismo e il buddhismo, oltre che l'ebraismo postesilico e l'islamismo) si siano scagliate con forza contro la pratica dei sacrifici di sangue ne sottolinea l'antichità, ma al tempo stesso la variabilità di interpretazione e di valorizzazione religiosa.
L'enigmatica caratteristica del sacrificio, di essere cioè un rituale religioso che si prefigge di promuovere il benessere della comunità dei praticanti, la benevolenza degli esseri soprannaturali e la scrupolosa esecuzione delle tradizioni sacrali attraverso l'uccisione di un essere vivente, venne affrontata, fra i primi, dall'etnologo tedesco A.E. Jensen (1951), il quale considerava l'interpretazione del sacrificio inteso quale dono offerto a una divinità come niente altro che una sopravvivenza impoverita e deformata di una pratica che aveva avuto la sua origine fra le più antiche culture di agricoltori.
Per questi popoli il cosmo si presentava basato su un ordinamento instabile, in cui si alternavano periodicamente distruzioni e ricreazioni, morti e rinascite, così come accade ai prodotti dei campi, che devono essere tagliati e distrutti: seppelliti poi i semi questi daranno vita, la stagione successiva, a un nuovo raccolto.
Ispirandosi alle popolazioni dell'area indonesiana, Jensen riteneva che l'uccisione rituale di uomini e animali non fosse che la riattualizzazione di un mito, a suo parere universalmente diffuso tra le culture di orticoltori primitivi. Secondo tale mito, nei tempi primordiali esistevano esseri semidivini, chiamati dema.
Uno di questi, un personaggio generalmente femminile, venne ucciso e dal suo corpo scaturirono le piante alimentari utili agli uomini.
Da quel momento gli esseri umani furono tenuti a ripetere ritualmente il gesto originario da cui nacque la possibilità stessa di promuovere e sviluppare le forze vitali del cosmo.
Il ciclo agricolo palesava la compresenza di vita e morte, distruzione e creazione.
Con l'atto del sacrificio gli uomini si impadronivano del mezzo per poter controllare e manipolare a loro beneficio questo alternarsi e completarsi vicendevole di morti e rinascite. R. Girard (1972) ha invece posto l'accento sul nesso inscindibile che lega il sacro alla violenza e al sacrificio: l'ambiguità nei confronti dell'uccisione di una vittima è, secondo questo autore, l'evento fondante su cui si basa lo sviluppo della società e della religione.
Nella prospettiva di Girard, la società umana non produce inevitabilmente una coesistenza pacifica tra i suoi membri, anzi, il formarsi di rivalità, conflitti, tensioni, costituisce un ingrediente fondamentale della vita sociale e comporta pericolose tendenze alla violenza, che mettono in pericolo l'ordine sociale e il rispetto delle norme.
Se però le varie tendenze aggressive vengono focalizzate su un singolo oggetto, un capro espiatorio, queste possono essere neutralizzate, trovano un canale di espressione formalizzato ed esterno e non pregiudicano la continuità dell'ordine sociale.
La vittima, il cui corpo costituisce il termine sostitutivo su cui si concentrano gli impulsi violenti del gruppo, assume al tempo stesso caratteristiche di impurità e di sacralità: è esecrato e distrutto in quanto simbolo dei mali che affliggono la comunità, ma è anche considerato sacro, in quanto portatore di salvezza per il gruppo e per le norme sociali che lo reggono. Dalla violenza e dall'uccisione della vittima scaturisce quindi il senso del sacro e, con esso, la possibilità di garantire alla collettività un nuovo ordine sociale.
Girard ritiene che la logica arcaica del sacrificio venne trascesa soltanto con il cristianesimo, laddove Cristo assume su di sé il ruolo di 'capro espiatorio' e offre il proprio corpo per la redenzione delle colpe di tutta l'umanità.
Dall'ineludibile aggressività dell'essere umano muove anche W. Burkert (1972) in un'originale interpretazione del sacrificio nel mondo antico.
Le pratiche sacrificali, così diffuse tra le società del passato, evidenziano che "proprio nel cuore della religione incombe, affascinante, la violenza sanguinaria" (trad. it., p. 22).
Anche Burkert scorge nel meccanismo rituale del sacrificio una sorta di riparazione da una colpa collettiva: è questo aspetto che gli permette di fungere tanto da cardine dell'integrazione sociale quanto da fondamento dell'ordine che governa la comunità.
L'origine di tale rapporto apparentemente contraddittorio tra uccisione, mantenimento della vita e garanzia di sopravvivenza deve essere ricercata nel mondo dei cacciatori della preistoria: qui si costituisce il nucleo ideologico di una pratica che vede lo strumento della sopravvivenza degli esseri umani nell'uccisione violenta di altri esseri viventi.
Con il passaggio alla cultura agricola, avvenuto in seguito alla 'rivoluzione neolitica', i rituali di caccia, da attività legate alla sopravvivenza quotidiana, divengono rappresentazioni simboliche e si aggiungono offerte vegetali e alimentari: tuttavia il nucleo centrale del sacrificio rimane la realtà della morte e lo scorrere del sangue, simbolo concreto del mistero per cui dalla morte può nascere la vita e dall'uccisione violenta il pacifico convivere in società.
5. Dare la morte, dominare la morte
Se il sacrificio cruento costituisce la manifestazione più significativa e impressionante del fenomeno sacrificale, a maggior ragione ciò si manifesta quando la vittima è un essere umano. Il caso forse più clamoroso e singolare in tal senso è costituito dal ruolo centrale che il sacrificio umano ha assunto nel mondo azteco.
Imponenti riti sacrificali erano celebrati in numerose occasioni presso i templi: i sacerdoti estraevano il cuore dal corpo delle vittime e lo offrivano in oblazione agli dei.
In una sorta di scambio cosmico, gli dei fornivano agli uomini i mezzi di sussistenza, garantivano la crescita dei raccolti, la pioggia che ne permetteva il prosperare, l'abbondanza dei prodotti della natura, ma in compenso imponevano di essere nutriti a loro volta dal sangue delle vittime umane.
L'universo degli aztechi era un cosmo instabile e precario, destinato a estinguersi come era avvenuto già numerose volte durante le epoche precedenti e richiedeva il continuo apporto di fonti vitali da parte degli uomini, che garantivano, attraverso la pratica del sacrificio, il mantenimento dell'ordine cosmico e il procrastinarsi dell'inevitabile distruzione (Duverger 1979). Il sacrificio azteco aveva però anche un altro aspetto: quello di mantenere il dominio sui popoli soggetti e, contestualmente, di giustificare la stratificazione sociale, in cui la classe sacerdotale godeva di una condizione privilegiata (Scarduelli 1980).
In un contesto storico-culturale diverso, M. Detienne e J.-P. Vernant (La cuisine du sacrifice... 1979) hanno dimostrato come nel mondo greco antico il sacrificio cruento costituisse un elemento determinante nella demarcazione simbolica fra umano e divino, fra greci e barbari, fra normalità e devianza.
Entro i confini della città greca, il sacrificio si risolve in una spartizione collettiva delle carni, nella quale si riflette la visione dell'organizzazione sociale.
I marginali, le forme di aggregazione religiosa e sociale atipiche, vengono esclusi dalla spartizione, mentre i rispettivi ruoli del sacrificatore e dello spettatore pongono anche una divisione di ruoli tra l'uomo e la donna.
L'importanza delle relazioni sociali che uniscono tra loro i partecipanti al rito sacrificale e che vengono illuminate dalle diverse fasi del rituale (scelta della vittima, uccisione, macellazione, cottura e distribuzione) rimane ovviamente valida anche in altri contesti culturali e offre una stimolante direzione di ricerca per interpretare questi fenomeni.
Le forme sacrificali diffuse nelle diverse culture umane mostrano una grande varietà di funzioni e di obiettivi: vi sono sacrifici di ringraziamento e di comunione, come strumento per sancire un contratto o un legame speciale tra gli uomini e la divinità, come mezzo attraverso il quale garantire la continuità dei cicli cosmici o per rimediare a una qualche calamità inviata dagli dei.
Come ricordato, si possono trovare offerte di oggetti apparentemente banali (prodotti dei campi, semi, bevande, nastri di stoffa ecc.), mentre in taluni casi il sacrificio comporta l'uccisione di un animale, in occasioni più rare di esseri umani.
In tutte le circostanze descritte ricorre l'aspetto del dono di un corpo, tramite il quale si realizza una comunicazione tra mondo umano e mondo delle potenze sovrumane.
La manipolazione del corpo della vittima, la sua uccisione e, spesso, la sua consumazione in un pasto in comune rivelano il contesto simbolico di comunione, condivisione da parte di tutti i partecipanti di un insieme di gesti e di significati che esprimono i valori sociali del gruppo.
In molte religioni il sacrificio costituisce un modello paradigmatico attraverso il quale si definiscono anche le pratiche religiose più spiritualizzate: l'ascetismo, l'abnegazione, la preghiera, la condotta morale e la pratica cultuale vengono frequentemente definite come pratiche di sacrificio, sia nel cristianesimo sia nel buddhismo.
Questa tendenza all'uso metaforico e analogico del linguaggio sacrificale non deve però indurre a vedere nelle pratiche sacrificali, e in particolare nel sacrificio umano, qualcosa di totalmente estraneo alla società moderna.
Recenti casi di omicidi-suicidi in massa, in Svizzera, in Canada e in Uganda a opera di sette religiose, palesano la costante presenza dell'uccisione sacrificale come ambigua e perturbante possibilità dell'agire collettivo degli esseri umani, come paradossale rivendicazione del privilegio di dare la morte o di infliggere a sé stesso o ad altri la morte, per affermare il proprio dominio sulla morte stessa.
Bibliografia
W. Burkert, Homo necans. Interpretationen altgriechischer Opferriten und Mythen, Berlin, De Gruyter, 1972 (trad. it. Torino, Boringhieri, 1981).
La cuisine du sacrifice en pays grec, éd. M. Detienne, J.-P. Vernant, Paris, Gallimard, 1979 (trad. it. Torino, Boringhieri, 1982).
N. Davies, Human sacrifice. In history and today, New York, Morrow, 1981.
L. de Heusch, Le sacrifice dans les religions africaines, Paris, Gallimard, 1986.
C. Duverger, La fleur létale. Économie du sacrifice aztèque, Paris, Éditions du Seuil, 1979 (trad. it. Milano, Mondadori, 1981),.
R. Girard, La violence et le sacré, Paris, Grasset, 1972 (trad. it. Milano, Adelphi, 1980).
C. Grottanelli, Il sacrificio, Roma-Bari, Laterza, 1999.
J.C. Heesterman, The broken world of sacrifice. An essay in ancient Indian ritual, Chicago, University of Chicago Press, 1993.
J. Henninger, Ist der sogennante Nilus-Bericht eine brauchbare religionsgeschichtliche Quelle?, "Anthropos", 1955, 50, pp. 81-148.
H. Hubert, M. Mauss, Essai sur la nature et la fonction du sacrifice, "Année Sociologique", 1899, 2, pp. 29-138.
A.E. Jensen, Mythos und Kult bei Naturvölker, Wiesbaden, Steiner, 1951.
W. Robertson Smith, Lectures on the religion of the Semites, London, Black, 1889.
Sacrifice, ed. M.F.C. Bourdillon, M. Fortes, London, Academic Press, 1980.
Sacrificio e società nel mondo antico, a cura di C. Grottanelli, N.F. Parise, Roma-Bari, Laterza, 1988.
P. Scarduelli, Gli Aztechi e il sacrificio umano, Torino, Loescher, 1980.
L. Schele, M.E. Miller, The blood of kings, London, Sotheby's Publications, 1986.
P. Solié, Le sacrifice, Paris, Michel, 1988 (trad. it. Genova, Ecig, 1997).
J. Van Baal, Offering, sacrifice and gift, "Numen", 1976, 23, pp. 161-78.
intanto faccio notare una cosa.
RispondiEliminanell'articolo precedente, gli unici due commenti in tema li ho fatti io e NESSUNO li ha manco cagati di striscio.
chi l'ha fatta da padrone?
le sfighe e gli attacchi personali.
era giusto per farvi notare cos'e' che amate di piu' in questo momento....
come le situazioni di sfiga e attacchi personali vengono creati dentro questo blog, allo stesso modo vengono creati nella vita di tutti i giorni.
perche'???????
perche' lo vogliamo.
DESIDERIAMO ascoltare le sfighe, le notizie negative e ci piace beccarci in continuazione.
questi i fatti, poi c'e' la maschera da portare per cui si dice che il male e' male quando invece porta amore piu' del bene.
si porta la maschera soprattutto perche' si ha PAURA DEL GIUDIZIO DEGLI ALTRI.
dove sta il problema? il problema risiede solo nel conflitto generato DAL MENTIRE A SE STESSI.
se uno ammettesse a se stesso (non importa farlo con gli altri) che sta mentendo e che le cose come stanno sono esattamente quelle che lui desidera avere allora il conflitto sparisce e il male non diventa piu' male.
@solo per MDD
non siamo incarnati ma generiamo questo matrix, se vuoi puoi anche smettere, saltare su di un altro matrix e ritornare. non e' per tutti ma si fa.
l'illusione che tu sei il tuo corpo umano e' perche' sulla creazione del corpo umano hai piu' consapevolezza del tuo potere di controllo e cambiamento della realta'.
questo potere ce lo hai anche per tutto il resto ma non ne sei consapevole, altrimenti saresti Dio (la consapevolezza totale).
detto questo, che come al solito non interessa nessuno :), torno all'articolo.
questo articolo vi e' stato dato da Dio per farvi notare come voi stessi siate sia la vittima che il carnefice della vostra condizione di vita quotidiana. ma non lo capira' nessuno.... per cui buone vacanze a tutti, io avevo una mezza idea di andare a Bali e voi?
idem
MDD,
RispondiEliminadopo le ferie se io fossi in te rimetterei l'articolo sull'informazione.
nessuno lo ha commentato perche' non sapevano cosa scrivere il che significa che manca la conoscenza dell'argomento.
se vuoi apportare un po' di conoscenza bisogna tamburare, tamburare, tamburare....
anzi farei una scaletta tipo:
- un articolo di squartamenti vari (accontenta l'ego)
- un articolo sull'informazione (scombussola le carte, i pregiudizi)
uno alternato all'altro per un po di tempo, sarei curioso di vedere cosa ne salta fuori da questo tira e molla. :)
di nuovo buone vacanze.
idem
Il rito sacrificale è sempre stato praticato dall'uomo fin dalla notte dei tempi per dare un significato a forze naturali che,non potendo essere spiegate razionalmente in origine,venivano collocate nella sfera del sopranaturale o divino. C'è da vedere poi se gli uomini sono asserviti e schiacciati da tali forze o leggi per ignoranza o per inferiorità.
RispondiEliminaUna cosa che per il momento può sembrare inspiegabile e quindi collocata in ambito divino o paranormale,in futuro potrebbe diventare un'ovvietà perfettamente spiegabile e dimostrabile.
Il mio punto di vista sui riti sacrificali a qualche ipotetica entità (che poi come è descritto nell'articolo,si riflette anche nell'ambito del sociale) è che sarebbe ora cercare di creare meno altari possibili anche solo a livello mentale,per non parlare poi dei riti veri e propri.
E' ora che ste "entità"(se esistono) se lo guadagnino il loro pane emozionale senza dover essere adorate.
Un conto è collocare i contenuti archetipi nel loro giusto posto dove svolgono la loro funzione,un conto è vivificarli dandogli un valore extra che,a mio parere,può essere pericoloso perchè,sempre secondo me,quando uno inizia a parlare per assoluti(e di solito chi fa tali riti prende per buono ed assoluto un dio o una forza superiore) in ogni argomento che tratta,può non accorgersi più da che parte stà andando e può anche andare a finire in un bel burroneeeeeeeeeeee...........:-)))
Mr Blue
"Il rito sacrificale è sempre stato praticato dall'uomo fin dalla notte dei tempi "
RispondiEliminaERRATO
non lo sai di certo, non lo puoi dimostrare perche' tu esisti qui ed ora e non esistevi nella notte dei tempi, non lo hai cioe' sperimentato.
l'unica cosa certa e' che tu l'hai letta adesso o sempre adesso ti ricordi di averla letta.
inoltre, cosa piu' importante, sempre adesso di va di parlarne.
questa e' la differenza tra l'essere consapevole del momento presente e il non esserlo.
idem
Vedi idem,io potrei dire ERRATO su tutto quello che scrivi,in tutti i commenti che fai,facendo credere (o provando a far credere.....cosa che NON RIESCI A FARE) di essere un realizzato stile buddha,arhat e compagnia bella proprio perchè anche tu NON PUOI DIMOSTRARE NIENTE.....riconosci che è così.....sii REALISTA.
RispondiEliminaUna cosa che dimostri invece è che parli per assoluti e sugli assolutisti mi sono già pronunciato sopra.
Sei un personaggio buffo,secondo me,questa tua peculiarità potresti sfruttarla a tuo vantaggio,SERVONO tantissimo al giorno d'oggi dei tipetti buffi come te in tutta questa ignoranza e ottusità.
Mr Blue
<>
RispondiEliminaCIA'..CIA'..CIA'.......QUESTA E' LA DIFFERENZA......come ho fatto a non accorgermene......che dormiente che sono!.......:-)))))
Mr Blue
chi l'ha fatta da padrone?
RispondiEliminale sfighe e gli attacchi personali.
non certo la volonta' di capire....
Chi è che ha fatto attacchi personali?
RispondiEliminaMr Blue
idem,senza dover vedere le cose necessariamente come attacchi personali,veramente credi di poter parlare,facendoti capire,di come è l'illuminazione in questi termini e di poter infilare dentro ad ogni discorso,anche quando parli di cose terra-terra,il tuo "superiore" punto di vista della non mente?
RispondiEliminaSe è un'insegnamento che vuoi dare al prossimo,per me stai sbagliando metodo.
Prova ad arrivarci da altre strade un po meno ortodosse.....no perchè sembra che tu voglia imporre la tua visione a tutti...ho detto sembra,bada bene.
Comunque dai......stai sereno e non prendertela. :-)))
Mr Blue
Nessuna sfiga, anzi, sei tu idem che proietti quello che hai dentro come fa ZN.
RispondiEliminaPotreste essere un unico nik, non farebbe differenza, anche se mi sta più simpatico idem o quando fai idem
:-)
Gli attacchi personali li faccio solo a te, idem, perchè sei il mio capro :-), e come ogni buon rito che si rispetti, essendo inoltre parente di noti e importanti massoni che lavorano per il BILDERBERG, devo esercitare tutte quelle funzioni che prevede l'appartenenza a tale status...
Quindi altro che sfiga fa parte della liturgia...
L'UNICA COSA GIUSTA L'HA DETTA MR BLUE NEL PRECEDENTE ARTICOLO, QUANDO HA AFFERMATO CHE SE UNISSIMO LE FORZE SAREMMO UNA POTENZA, E PARLO A LIVELLO DI GRUPPO DI DISCUSSIONE, DI BLOG...
RispondiEliminaQuesta è una forma di illuminazione che per esempio ZN e IDEM che sono ad un livello purtroppo per loro, molto più basso e materialista, faticano ad avere e desiderare, loro appartengono alla cultura nichilista della dissoluzione, cara alle destre esoteriche, non amano il gruppo , amano l'individualità e la scissione, vivono d'invidia, hanno INVIDIA DEL PENE, piuttosto che dar ragione a qualcuno si taglierebbero le palle, sono di estrazione religiosa, sono dei FEDELISSIMI...
Loro amano dissentire non tanto per affermare le loro idee, NON GLIENE FREGA UN CAZZO,ma per provare a smontare, inoltre senza mai riuscirci per carenza vistosa di logica ed argomentazioni...
Loro hanno un contatto diretto con la NON MENTE e ste stronzate da paracottari newage dei poveri...
Se messi in contraddizione, si riparano sotto l'UMBRELLA della nonmente, sono dei froci di stato, sono le cavie perfette per coloro che lavorano con il sistema,SONO LO ZERBINO PRONTO PER L'USO...
Ma mi fermo qui, perchè mi viene da ridere e poi in fondo voglio bene anche a loro, bisogna saper perdonare e talvolta abbassarsi anche al livello di chi non è in grado di poter discutere, non si può pretendere ciò che non si può avere...
E' come pretendere da un bambino una laurea in fisica quantistica...
Bisogna essere realisti...
LOVE LOVE LOVE
http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.7085
RispondiEliminaMDD
RispondiEliminalo vedi come funziona la creazione?
ti ricordi quello che ho scritto ieri a proposito del pensiero vecchio e del pensiero nuovo?
e guarda caso proprio oggi e' uscito un articolo che grosso modo dice cose analoghe (nel link di sopra).
niente e' per caso, siamo potenti creatori, tanto piu' potenti quanto piu' la consapevolezza si eleva e te lo dico, come tutte le altre cose che ho detto, perche' l'ho sperimentato.
insomma abbiamo sempre quello che vogliamo, sempre e nel momento in cui si arriva a capire (sperimentandolo) ecco che diventa chiaro come fare a cambiare una realta' che non ci piace. non decidono gli altri la fuori, i potenti i malvagi, decido IO e basta.
oppure si diventa consapevoli che la realta' di oggi e' proprio quella che ci piace, che ci fa entrare amore ma la cosa che fa cambiare veramente la vita e' che si diventa consapevoli di creare.
lo so che per chi non si e' ancora accorto che sta creando queste parole possono sembra re troppo fantasiose ma, come ho gia' detto, la realta' supera di gran lunga anche la piu' fervida fantasia.
idem
Vero, idem, la Realtà supera di gran lunga anche la più fervida fantasia! Basti pensare che la Realtà (e per Realtà non intendo quella che vivono i non-matti, ma proprio la Realtà Reale) non rispetta affatto le leggi della fisica, ma neanche quelle della chimica, della matematica, della scienza tradizionale tutta. Per non parlare del tempo e dello spazio, che in Realtà non sono affatto per come li concepisce l’io. L’io è un artificio, un costrutto, un incantesimo. Per esistere, anche se illusoriamente, DEVE NECESSARIAMENTE darsi delle “misure” e rispettarle, per fede.
RispondiEliminaMDD, a me non importa gareggiare, smontare, “zerbinare”. Vivo semplicemente il Mistero, essendo Mistero nel Mistero. E se tu mi vedi ad un livello più basso del tuo, beh, mica ti ci ho messo io sul piedistallo, ci sei salito da solo.
Il piedistallo te lo cedo volentieri... si sta scomodi !!!
RispondiElimina(cit.)
Tutto è perfetto...!!!
(cit.)
Mi piace l'immagine che ho scelto per l'articolo, non mi inquieta affatto, mi da stranamente un senso di pace...
RispondiEliminaPenso che il rito sia sempre esistito, almeno da quando è stato testimoniato attraverso le prime rappresentazioni dell'uomo nelle caverne fino ai giorni nostri...
Secondo me va di pari passo con l'esistenza del culto e della religione, da quelle ancestrali animiste fino al cattolicesimo...
Da quando esiste una forma di aggregazione umana, di micro-società, esiste il rito che si può manifestare in svariati modi...
Dalla cibazione rituale e conviviale fino al sacrificio di animali e bambini, il rito stabilisce ruoli, crea ordine sociale, esorcizza la morte del sacerdote e divinizza la casta regnante...
E' una forma atavica di modalità operativa sociale che sempre esisterà, fa parte della nostra natura maligna, rettile, istintiva, possiamo dire che appartiene alla sfera bassa dell'anima, quella che geograficamente confina con il basso astrale ed è per questo che invocano entità site in quei mondi...
Mondi che in realtà esistono al nostro interno, antropomorfizzazioni del nostro pensiero magico infinito, pattern strutturali dell'inconscio collettivo, nella loro zona più BASSA, appunto... !!!
Diciamo che sono quei mondi ancestrali di energie che il sacerdote sa o pensa di dominare, in realtà si auto illude, come fosse un effetto placebo psichico...
Sono forme di linguaggio che possono realmente creare plagio ai fedeli, sono forme di ipnosi subliminali, sono archetipi riattivati come fa anche la pubblicistica moderna...
Il rito sacrificale umano ha svariati motivazioni, come già spiega bene l'articolo, e l'effetto magico che ne scaturisce funziona se ci si crede, ma sono tutte creazioni e riattivazioni mentali INTERNE, ovviamente non esiste nessuna entità antropomorfa REALE da evocare...
L'invocazione si basa sul risveglio della nostra sfera animale, è un ritorno all'oblio inconscio è la negazione dell'amore,la creazione dell'egregora MALE, la sua centrale satellitare, il rito porta energia alla sua forma mentis, ne consente la cibazione, lo alimenta...
Il televisore rappresenta un oracolo moderno dello stesso culto, è semplicemente altra forma di rito rieducazionale, per questo che i MEDIA sono tanto ambiti dai poteri forti...
La religione oggi si è spostata nel modernismo e nella tecnologia, sono sempre gli stessi poteri che trasmigrano e cambiano veste, adattate ai tempi...
Per quello che la simbologia del culto la vediamo veicolata nelle TV, nel cinema, negli spot, nei video musicali e tanto altro...
IL RITO NON INVOCA NESSUN SATANA, INVOCA IL PROPRIO SATANA, POTENZIA IL SACERDOTE ESORCIZZANDOLO DALLA MORTE, QUINDI RENDENDOLO IMMORTALE ANCHE NELLA PERCEZIONE CHE TRASMETTE AI POPOLI DI OGNI EPOCA...
HASTA
QUOTO IL COMMENTO DI JANE scritto nel post precedente...
RispondiEliminaParole sagge !!!
il rito e' ovunque, il caffe' non e' forse un rito?
RispondiEliminaquando ci mettiamo a tavola per la cena?
il giro in macchina in centro per farci vedere?
tutti riti, non c'e' niente di cosi' terribile nei riti ed il rito umano (la guerra per esempio) e' solo uno dei tanti.
dobbiamo sempre ricordare che la valutazione del bene/male e' soggettiva.
perche' nessuno si straccia le vesti quando mangia una bistecca ed invece lo fa quando sente parlare di un delitto?
eppure e' morta una mucca....
chi ha deciso che la mucca non e' importante e l'uomo si?
IO.
sempre e solo IO.
chi ha deciso che il sacrificio della mucca e' BENE mentre quello umano e' MALE?
IO.
idem
@ZN
RispondiEliminacerto, le leggi della creazione sono tutto cio' che il pensiero puo' immaginare, le leggi della fisica sono quelle della creazione in questo particolare matrix che stiamo vivendo ora (e comunque anche qui possono cambiare occasionalmente, quando serve per far capire qualcosa in piu' a qualcuno).
pero' forse non e' il momento di parlarne perche' e' troppo lontano dalla normale comprensione. prima di capire cosa si e' occorre cancellare i falsi pregiudizi, capire cosa non siamo.
il 99.99% della gente ha una conocenza errata di cosa e'. potrebbe capire ma ha paura, lo sconosciuto, soprattutto se riguarda se stessi, fa paura.
idem
Dai idem,dammi una dimostrazione di come riesci a cambiare la matrix.....sempre se ne hai voglia. Se ci riesci divento tuo discepolo a vita.
RispondiEliminaMr Blue
"il rito e' ovunque, il caffe' non e' forse un rito?
RispondiEliminaquando ci mettiamo a tavola per la cena?
il giro in macchina in centro per farci vedere?
tutti riti, non c'e' niente di cosi' terribile nei riti ed il rito umano (la guerra per esempio) e' solo uno dei tanti.
dobbiamo sempre ricordare che la valutazione del bene/male e' soggettiva."
che la valutazione sia soggettiva è ovvio,ma tu il caffè e la guerra li consideri sullo stesso piano? Cioè uno vale l'altro? E non sto parlando di bene e di male dal mio punto di vista,vorrei capire qual'è il tuo in questo
contesto.
Mr Blue
il SOGNO e' l'esempio migliore di un cambiamento di Matrix, si sperimenta una diversa realta' anche se non ad alta definizione come questa.
RispondiEliminala cosa buffa e' l'avergli dato un nome diverso da "realta'".
perche' lo abbiamo chiamato in modo diverso?
perche' e' diverso il sogno dalla realta'?
non ci sono forse sempre e solo io a percepire? e' cambiato chi sperimenta? no
la sola differenza e' che la realta' sveglia e' ad alta definizione mentre quella addormentata e' a bassa definizione.
la vita non si ferma mai, si passa da una realta' ad un'altra continuamente, solo che ne siamo INCONSAPEVOLI.
anche i viaggi astrali per chi riesce a farli sono un modo per capire che la vita e' PENSIERO e che la creazione puo' cambiare in un istante.
@Mr Blue
dal mio punto di vista non esiste il bene o il male ma esiste solo cio' che io desidero o non desidero fare, cosa che varia col tempo, questo lo desidero ora ma tra un po' non piu'.
non riesco ad espandere un giudizio oltre la mia persona perche' mi rendo conto di non conoscere il perche' tutte le cose stanno come stanno e senza conoscerne il perche' (cioe' il fine, l'obiettivo) non posso giudicare.
la vita e' ancora un mistero assai grande per me.
idem
Bene,visto che ovviamente non hai dimostrato niente e che non hai idea di quello che dici e che,non sai neanche rispondere alla domanda se un rito del caffe per te è sullo stesso piano di un rito di guerra....da parte mia non posso che dare ragione a MDD.
RispondiEliminaGuarda ti dedico anche una canzone di commiato.
http://www.youtube.com/watch?v=L0aCGdinRmw
:-)))
Mr Blue
Però ci vuole anche l'altra faccia della medaglia...
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=3Q1kfs-nPcE
:-))
Mr Blue
Mr Blue se gli fai domande un po' provocatorie, idem ha l'abitudine di ignorare quelle che possono metterlo in crisi. Ovvero, ha un modo "selettivo" di leggere i commenti degli altri (oddio, ho scritto 'altri'...) strano, ma anche ZN fa lo stesso. Che l'uno sia l'idem dell'altro? Mah...
RispondiEliminaSul tema dell'interessante post, esso mette in evidenza come alcuni gruppi di potere si sentano oggi (per autoincoronazione) eredi delle tradizioni antichissime che usavano il sacrificio come mezzo per acquisire ancora piu' potere. Alcune sette che io chiamo "di regime", i cui componenti sono estremamente involuti ma, grazie alla loro furbizia (che sta all'intelligenza come la cacca alla nutella) molto potenti, credono davvero nell'efficacia di questi rituali: poveri deficienti. Sarebbe anche ora di far crollare il loro dominio, magari cominciando a fare piccole scelte individuali, sassolini che causano una valanga.
PS. Per quanto possa interessare, di recente ho letto post e commenti ma davvero non ho avuto il tempo di commentare io stesso: troppo lavoro, e il lavoro stanca, non ci sono abituato. Comunque, ora andro' in vacanza e avro' piu' tempo. Mi piacerebbe commentare anche il precedente post, molto interessante, perche' io quel giornaletto osceno di Costanzo me lo ricordo vagamente...
@mdd.L'empatia è un "segnale" di salute mentale e tu che conosci la psicologia dovresti saperlo bene!Per cui,Anna,Idem,ZN e tutti coloro che predicano individualismo e menefreghismo,in nome di qualsivoglia teoria,sono degli squilibrati,dei dementi,delle carogne e dei criminali,di fatto o potenziali.C'è poco da discutere a proposito o cercare di giustificarli a meno che non si voglia difendere il male.Tutta la mia ammirazione va all'anonimo che parte per la Somalia per l'intelligenza dei suoi commenti e per come "sente" la vita.
RispondiElimina:)
RispondiEliminaidem
Le uniche persone che reputo etiche e veramente intelligenti,in questo blog,sono:Mdd(che però quando scriveva sul blog di Paolo era più autentico e qui ogni tanto difende i suoi "polli",come ha detto giustamente l'anonimo saggio che parte per la Somalia),per la sua perspicacia e bontà;Conte,per la chiara,salubre e intelligente visione della vita;Democrito,per la saggia ricerca,senza ricatti e filtri,della verità;Lilith,per l'intuito,la schiettezza e autenticità.Il resto è mediocre,presuntuso e velleitario,se non addirittura negativo.Naturalmente ci sono i nuovi come Jeane ed altri che non commento perchè non conosco bene ma mi sembrano validi e l'anonimo in partenza per la Somalia che ha scritto ultimamente per cui ho una profonda ammirazione
RispondiEliminaSi, idem: Prima di capire cosa si è occorre cancellare i falsi pregiudizi, capire cosa non siamo.il 99.99% della gente ha una conoscenza errata di cosa è. Potrebbe capire ma ha paura, lo sconosciuto, soprattutto se riguarda se stessi, fa paura.
RispondiEliminaPiù che comprendere e metabolizzare il male, come dice e vorrebbe MDD, è necessario invece vincere innanzitutto la paura dell’Ignoto. Ma fintanto che non si sarà disposti a rischiare tutto, finanche la propria vita, sarà praticamente impossibile riuscirci. Nell’Ignoto si entra nudi, svestiti del proprio io e del sé, della cultura acquisita, dei propri credo, senza nessuna certezza, senza garanzie, senza attaccamenti, innocentemente e consapevolmente, perdendo se stessi.
Volete conoscere la Realtà ma non volete mettervi in gioco interamente al 100%, perché avete PAURA di PERDERE quel poco che avete. Volete svelare il Mistero ma non volete rischiare più di tanto, per PAURA di PERDERVI per sempre. Volete la cosa più preziosa che esiste, ma non volete pagarne il prezzo intero.
Volete una verità a buon mercato, ma la Verità non è e non è mai stata a buon mercato, per nessuno. D’altronde che Verità-Realtà potrebbe mai essere se costasse anche solo quanto tutto l’oro del mondo? Sarebbe soltanto una misera verità, non LA Verità.
La Realtà-Verità non è per gli avari, per i risparmiatori, per i commercianti. Né può essere acquistata a rate, a pezzi, in frammenti... Ma se non siete disposti a pagare QUALSIASI prezzo Essa richieda, se non siete disposti a saltare nel Vuoto, nell’Ignoto, lasciate perdere, vi state e state soltanto ingannando.
Amen.....:-)))
RispondiEliminaMr Blue
MDD
RispondiEliminache ne pensi della guerra come sacrificio umano e del Natale come sacrificio economico?
@ANONIMO(=NESSUNO) delle 18.46,
RispondiEliminaleggendo la tua pagella su chi è ETICO e INTELLIGENTE per te in questo BLOG; il mio EGO IPERTROFICO(=MENTE IPERTROFICA) ha ricevuto un duro colpo PERCHE' mi hai ignorato del TUTTO, mentre il mio CUORE(=SE' SUPERIORE) è rimasto del tutto indifferente a questa tua personale classifica che lascia il TEMPO che trova come quella di altri tuoi SIMILI !!!
Il mio CORPO invece sai come ha reagito(!?) mi ha confidato, ma chi se ne frega dell' ANONIMO(=NESSUNO)seguace della stessa scuola di ZN(=ZINCO) pronti SOLO a "pontificare-sentenziare-classificare" ; ha continuato poi ma chi E' o crede di ESSERE per dare delle pagelle ai suoi SIMILI senz' altro E', un ESSERE poco intelligente perchè TROPPO presuntuoso e "spiritualmente" molto POVERO perchè NON si è neanche accorto della presenza sul BLOG di quel straordinario ESSERE COSMICO che è la ELI !!!
COME VEDI EGREGIO ANONIMO1(=NESSUNO1) E' STRA-FACILE CRITICARE, TI SUGGERISCO PRIMA DI RIFARLO POI NE RI-PARLIAMO, STUDIATI BENE LA LEGGE DELLA: DUALITA' COSMICA !!!!!!!!!!!!!!
HASTA SIEMPRE LA VIDA
S’DEI, non appartengo a nessuna scuola. Sono semplicemente me stesso. Sei tu quello che segue la scuola di quei “maestri” ai quali tanto vorresti assomigliare. Ma sii te stesso piuttosto. E faresti meglio a TACERE, invece di FORVIARE indicando falsi sentieri e false mete. Suggerisci all’Anonimo (che è un ANONIMO e non un “nessuno” come pensi tu), di “STUDIATI BENE LA LEGGE DELLA: DUALITA' COSMICA”, quando è EVIDENTE che tu stesso l’hai fraintesa. A parte che non è una “legge”, e non và di certo “studiata”. La dualità, semmai, va semplicemente OSSERVATA attraverso l’OCCHIO del Cuore. Ma tu non conosci neanche il Cuore, figuriamoci se conosci (per ESPERIENZA intendo) la sua visione non-duale. Altro che “CUORE(=SE' SUPERIORE)”, caro s’DEI. Oltretutto confondi l’onestà intellettuale con l’UMILTA’, che non solo non sono la stessa cosa, ma neanche sono compatibili l’una con l’altra. E fai anche confusione tra Mente e Corpo. Non il corpo ma la tua mente, il tuo io, ti ha “confidato” l’offesa ricevuta, perché si è sentito OFFESO e COLPITO dall’Anonimo, per non averti citato tra gli “eletti”. Solo perché non si è accorto che in questo blog ci sei pure tu, lo consideri “un ESSERE poco intelligente perché TROPPO presuntuoso e "spiritualmente" molto POVERO perché NON si è neanche accorto della presenza sul BLOG di quel straordinario ESSERE COSMICO che... saresti TU”. Eh già, in realtà (e lo capirebbe anche uno psicologo mediocre) hai usato il nome di Eli per esternare un TUO risentimento, una TUA offesa ricevuta (da chi tra l’altro consideri essere un nessuno?). Fossi stato, non dico UMILE ma almeno onesto intellettualmente, avresti dovuto mettere il TUO nome e non quello di Eli.
RispondiEliminaPoi perché ti lamenti se anche gli altri danno pagelle? Credi che solo tu possa darle (sei stato il primo a darle, ricordi?), perché ti credi di ESSERE chissà chi? SDEI, come me e tutti gli altri, anche TU sei NESSUNO. Tranquillo.
@MDD, tieniti pure il piedistallo, a me non serve, né mi da fastidio che tu vi permanga, visto che ci stai comodo, a fare la bella statuina. Io preferisco stare con i piedi per terra, spostarmi quando e dove voglio, ad altezza UMANA, senza sporgere sopra gli altri. Grazie lo stesso.
P.S.
Proverbio giapponese: “Il chiodo che sporge va preso a martellate.”
Come con i piedi per terra, e la NON MENTE???
RispondiEliminaSTAI DIVENTANDO UMANO ANCHE TE ???
PS: il piedistallo te l'ho già spedito
(cit.)
I martelli che rompono il muro vanno buttati via
(cit.)
:D
RispondiEliminasiete tutti forti oggi. e' bello leggere le cose che vengono dal cuore, mi portano amore, qualsiasi cosa scriviate.
quando invece siete falsi non mi entra niente, qualsiasi cosa scriviate.
la differenza la fate non in cosa scrivete ma in cosa provate nel momento in cui scrivete. quando scrivete seguendo il cuore, che siate arrabbiati o altro non fa differenza, e' amore quello che mettete dentro le parole e si sente. il significato non ha importanza, tanto non lo conosciamo mai dal suo lato piu' profondo, ci serve solo per esprimere il sentimento nel presente, questo e' quello che conta, sia che si parli di esoterismo che delle ultime prove della motogp, i termini sono diversi ma l'emozione che sta dietro e' la stessa ed e' quella che io desidero.
idem
L'antropologia culturale è una scienza basata sul pregiudizio, e i cui scopi sono l'autocelebrazione del sistema e la conservazione dello status-quo.
RispondiEliminaDato per scontato di essere in possesso di verità incontestabili, si crea una descrizione della realtà che si adatta al mondo e crea la percezione del mondo che consideriamo la realtà. Porre l'accento sul lato culturale e non sull'aspetto cultuale di un fenomeno è il modo migliore per nascondere la veritò intrinseca del fenomeno stesso e salvaguardarne la segretezza.
Prima di parlare del sacrificio dovremmo quindi risolvere l'enigma della percezione, cioè del nostro modo di vedere e strutturare il mondo.
I simboli sono il veicolo della comunicazione. Qualunque tipo di comunicazione passa necessariamente attraverso l'utilizzo di simboli in quanto non sarebbe possibile esprimere pensieri o sensazioni in modo diretto, pertanto siamo costretti a tradurli attraverso un sistema analogico, che chiamiamo linguaggio. Il linguaggio è composto da simboli, che uniti in una certa sequenza formano delle parole, anch'esse simboli che unite ad altre parole formano frasi che illustrano concetti a loro volta simboli di altri concetti e così via. Le parole sono simboli, i numeri sono simboli, così come le sequenze sonore e le immagini. I simboli sono quindi il nostro aggancio alla realtà, in quanto ci descrivono la realtà ed attraverso di loro noi abbiamo, non solo la descrizione, ma anche la percezione del mondo. Manipolare i simboli significa quindi manipolare la realtà e plasmarla a seconda dei nostri obbiettivi. Il potere che deriva dalla manipolazione dei simboli è quindi un potere enorme e la capacità di manipolare non può essere materia di studio ordinario, quindi accessibile a tutti, ma deve necessariamente essere appannaggio di una ristretta cerchia di persone legate da un fortissimo vincolo di segretezza. ( cont)
Le scienze occulte considerano e manipolano le energie sottili, essendo il loro scopo quello di descrivere, quindi creare il mondo così come lo conosciamo. mentre la scienza considera e manipola solo la parte superficiale fisica e fenomenica, degli eventi. Dire cosa rappresenti il sacrificio rituale, senza spiegarci come funziona la percezione della realtà, ovvero quanto siamo legati ai simboli e quanto sia grande il nostro potenziale di creare il mondo, è un'operazione monca ed inutile. Abbiamo un grande potere, non tanto di cambiare i fatti puri e semplici in modo diretto, quanto di cambiare la descrizione dei fatti, il che comporta una differente percezione dei fatti stessi e quindi di creare la realtà a nostra immagine e somiglianza. Il rapporto con se stessi diventa l'elemento essenziale dell'esistenza. La patologia nasce dal conflitto che divide, invece che unire, le varie parti di noi stessi. Per vivere in questo mondo è necessario avere un senso dell'io ed il modo in cui percepiamo noi stessi condiziona fortemente la descrizione, quindi la percezione della realtà ed ecco perchè possiamo tranquillamente affermare che il mondo è illusione: perchè noi stessi ed il mondo che conosciamo, sono anch'essi soggettivi e opinabili. Esiste una realtà vera ed oggettiva e non opinabile, ma per accedervi occorre scoprire la parte sovraindividuale del nostro essere, cioè la parte di noi che non è più io, ma che determina io. Nel mondo non fa nessuna differenza, perchè non appartiene al mondo, ma nel cuore segreto di una persona la differenza è totale.
RispondiElimina@MDD:
RispondiEliminaL'UNICA COSA GIUSTA L'HA DETTA MR BLUE NEL PRECEDENTE ARTICOLO, QUANDO HA AFFERMATO CHE SE UNISSIMO LE FORZE SAREMMO UNA POTENZA, E PARLO A LIVELLO DI GRUPPO DI DISCUSSIONE, DI BLOG...
Non sarebbe male anche a livello artistico/musicale.....oh se hai qualche idea...si potrebbe provare a svilupparla...
@Conte: ....le mie domande si basavano sulle sue affermazioni.....comunque sono poi sempre provocazioni da poco...:-)))
Mr Blue
Grande Democrito, quoto tutto, bel commento...
RispondiElimina:)
Sto leggendo EPHIPHANIUS, IL TOMO DI 800 PAGINE SULLA STORIA DELLA MASSONERIA...
Apparentemente sembra ben scritto e dettagliato ma è troppo di parte ed ha una visione partigiana del sistema, omette quasi in toto la funzione della chiesa nell'agenda degli illuminati e la contrappone da buon studioso complottista di destra alla massoneria cosiddetta satanica, come se la chiesa con quello che ha combinato in più di 2000 anni non fosse stata satanica...
E' PALESEMENTE RIDICOLO TUTTO CIO', comunque può essere utile per aver un quadro d'insieme generale, ma pur sempre molto parziale e ambiguo...
Sulla rivoluzione comunista del 1917 dice anche qualche stronzata e tratta i rivoluzionari come spie degli inglesi, banalizzando tutta la storia...
Sicuramente avranno preso fondi dalle massonerie giacobine per organizzare le sommosse rivoluzionarie, sicuramente agli Illuminati faceva comodo smantellare il vecchio impero degli Zar, ma vengono semplificati molti passaggi e viene descritta come una sciagura, come se le popolazioni avessero dovuto tenersi gli Zar...
Non che sotto la dittatura comunista le persone le la passassero bene, anzi, ma comunque le popolazioni hanno avuto un'evoluzione enorme rispetto a prima,perchè prima stavano talmente peggio che NONOSTANTE il comunismo, ci hanno guadagnato, come anche noi rispetto alla monarchia pre-mazziniana...
La massoneria ha una agenda precisa, e il mondo non va solo in peggio, in realtà, almeno in occidente e forse ancora per poco, ci siamo evoluti tantissimo rispetto al passato...
Pensiamo solo all'alfabetizzazione, alla possibilità di aver uno straccio di scolarizzazione,di diritti civili, di poter avere un cazzo di walfare e di sanità pubblica...
Significano o possono significare una possibilità evolutiva rispetto al passato...
Una volta era sicuramente peggio, io non farei mai cambio, anzi mi piacerebbe vivere nel prossimo futuro...
Lo so che sembra un paradosso in questi periodi critici ed in mezzo ad una crisi sistemica planetaria, ma io continuo a vedere luce e sono sempre ottimista, non so perchè, SO CHE LO SENTO E LO VOGLIO...
IL DISCORSO DELLA CONSAPEVOLEZZA COLLETTIVA E' MOLTO IMPORTANTE, COME DELLA COSCIENZA DI CLASSE, SECONDO ME RAPPRESENTA LA VERA RIVOLUZIONE POSSIBILE, CHE AVVERRA' PRIMA O POI E IL SISTEMA DOVRA' TENERNE CONTO, NON TANTO PER UN FATTORE DI UMANITA'RITROVATA, MA PER MANTENERE APPARENTEMENTE LO SCETTRO DEL POTERE NEI SECOLI...
DOPPI LIVELLI, DOPPI SCENARI...
DIPENDE ANCHE DALLE NOSTRE FORME PENSIERO, SE PERCEPIAMO NERO, NERO SARA'...
SE DESIDERIAMO ALTRO,POTREMO CAMBIARE ALMENO IN PARTE LA PERCEZIONE DELLA REALTA' E QUINDI CAMBIARLA ANCHE EMPIRICAMENTE...
HASTA
gran bel commento Democrito.
RispondiElimina"Prima di parlare del sacrificio dovremmo quindi risolvere l'enigma della percezione, cioè del nostro modo di vedere e strutturare il mondo."
e qui va preso in considerazione il soggetto, cioe' me stesso, cosa e' e come funziona (il perche' funziona in questo modo non ci e' possibile scoprilo, almeno questo e' quello che penso io).
quindi fuori da me stesso non trovero' mai le risposte che mi servono per almeno provare di capire la "percezione".
sulla seconda parte del tuo commento, anche qui mi trovo in perfetta sintonia.
dalla mia personale esperienza posso dire che io non sono solo questo mondo ma sono (in una maniera ancora poco comprensibile) una parte del creatore di questo mondo.
come ho gia' ripetuto, di realta' se ne possono creare di diverse, un esempio sono i sogni o i viaggi astrali ma nessuna di queste e' cosi' ad alta definizione come questa e soprattutto in nessuna di queste esiste una parte (il corpo umano) di cui io ne abbia un cosi' chiaro potere di controllo e manipolazione.
in definitiva:
io sono una parte del creatore della realta'
il corpo umano e' quella parte di realta' su cui mi e' dato maggiore potere di manipolazione/controllo, talmente maggiore rispetto al resto della creazione che mi "sembra" di essere solo il mio corpo umano.
quando questo potere si allarga piano piano anche al resto della creazione, ecco che divento consapevole di non essere il mio corpo ma anche tutto il resto che c'e'.
di nuovo penso che la differenza la faccia solo la consapevolezza raggiunta, il potere e' consapevolezza, il rendersi conto di quello che si e', al di la' dell'illusione di essere solo il corpo umano e di potere operare solo con questo.
chi ha tanto potere e' perche' ha tanta consapevolezza, perche' ne abbia tanto non lo so, il perche' non e' dato saperlo a meno che non si diventi la consapevolezza ultima, totale, che chiamiamo Dio.
il sacrificio rituale quindi ha un significato diverso a seconda del livello di consapevolezza di chi lo osserva. potrei raccontare la mia esperienza.
a Bali fanno un sacrificio rituale quotidiano, offrono a dio una parte della propria ricchezza, e' solo una piccola parte ma lo fa sia il povero che il ricco, qualunque ricchezza abbia la dona a Dio. http://tinyurl.com/62oj868
lo fanno perche' ogni volta che chiedono a Dio una cosa gli danno un qualcos'altro in cambio.
e funziona, sempre. il perche' nessuno lo sa ma e' chiaro che la vita e' fatta di equilibrio, tanto amore doni a tutto il resto tanto amore ti ritorna. e forse ognuno ha modi diversi di fare i rituali, il perche' non se lo sa spiegare ma e' una cosa che sente nel cuore, personale, valida solo per lui.
idem
UNO col cuore, http://www.youtube.com/watch?v=6GmtX1ozc5A&NR=1
RispondiEliminaaltro: http://www.youtube.com/watch?v=GxGHUBSIPZg&feature=related
idem
@MrBlue
RispondiEliminahttp://www.salvatorebrizzi.com/2011/07/sono-una-donna-non-sono-una-santa.html
idem
qualcosa di inerente a quello che ha detto Democrito piu' sopra + qualcosa di cui avevo parlato non molto tempo fa:
RispondiEliminahttp://www.salvatorebrizzi.com/2011_06_01_archive.html
idem
Mi è capitato di leggere, tempo fa, un articolo che parlava proprio di sacrifici rituali in Africa (purtroppo ancora molto diffusi), le cui vittime sono i nati albini. Una situazione, forse, più che legata ad una religione, è dovuta all'ignoranza e al pregiudizio nei confronti del "diverso". (In una comunità di neri un albino non passa certo inosservato). Mi aveva impressionato il numero delle vittime tutt'oggi molto elevato.
RispondiEliminaIdem, a proposito di S. Brizzi, ti vorrei chiedere una cosa: il livello di consapevolezza che hai raggiunto tu è frutto di un lavoro di risveglio e di presenza costante come quello che insegna lui?
Laura
@idem: Salvatore Brizzi....interessante. Ma cosa dovrei capire dall'articolo? :)
RispondiEliminaMr Blue
@idem: http://ilcamminodelluomo.blogspot.com/2010/07/mondo-illuminazione-parziale-o.html
RispondiElimina:)
Mr Blue
Vediamo, vediamo, allora: Evola, Raphael, odio per il popolino...(e non manca nemmeno Gabriel Pontello, indimenticato interprete del'opera fondamentale "Segretarie Viziose"). Adesso abbiamo capito da dove vengono le idee di idem. Del resto MDD lo aveva sgamato immediatamente.
RispondiEliminaConte Senza Palazzo
@idem:
RispondiEliminaMi fai venire in mente Fortunello di Ettore Petrolini
http://www.youtube.com/watch?v=dwm1HCHonjI
:)
Mr Blue
@Laura
RispondiEliminala risposta e' no, la mia strada e' stata lo studio della fisica fino a che ho capito che si andava a tentoni e il venire qui a bali 10 anni fa. direi che il grosso lo ha fatto vivere il quotidiano in oriente, cmq mi ci ritrovo in parte in quello che dice. ognuno e' singolare, non esiste la formula valida per tutti.
a me non piace leggere oltre le due o tre pagine per cui non ho mai letto un libro e non conosco nomi di persone famose o altro, non ho nemmeno la tv perche' non mi piace, la conoscenza me la faccio nel quotidiano ed al massimo leggendo gli articoli di MDD che e' il migliore in assoluto per far passare il tempo e leggendo i commenti di MrBlue e Contesenzapalazzo che mi conoscono meglio di quanto mi conosca io. :D
idem
http://nebheptra.site50.net/documenti/testi-di-alchimia/assiomi-ermetici-dei-rosacroce/
RispondiEliminaidem
Soccia che due maroni Salvatore Brizzi :-)
RispondiEliminaNun se lege quanno dice...
"Sì. Perché attraverso il »ricordo di sé « Dio ricorda se stesso.
Non sei “tu” a ricordarti di te, è l’Uno che si ricorda di sé attraverso un apparato psicofisico.
E con il tempo l’apparato psicofisico si abitua a ospitare questa consapevolezza, questa realizzazione.
Racconta pure quanto vuoi che l’illuminazione può accadere a tutti in qualunque momento, ma resta filosofia di stampo pseudo-democratico, utile solo a non far sentire inferiore o “meno capace” chi a tale realizzazione in questa vita non può accedere (l’applicazione del principio democratico, che infatti è anti-tradizionale e anti-evolutivo), mentre la realtà dei fatti è che accade a pochissimi e, soprattutto, che a te che stai leggendo non è ancora accaduta!
AO, MA CHE CAZZO NE SA STO BRIZZI, SE A CHI STA LEGGENDO NON SIA ANCORA ACCADUTA?
E A LUI COSA E' ACCADUTO?
E COSA CAZZO C'ENTRA QUELLA MODELLA DALLA COSCIA LUNGA CHE APPARE IN FOTO ACCANTO ALL'ARTICOLO?
E' UN MESSAGGIO IN CODICE :)???
BRIZZI E' MOLTO COLTO, SICURAMENTE MOLTO PIU' DI NOI, O MEGLIO E' MOLTO PIU' ERUDITO, MA CIO' NON TOGLIE CHE DICA UNA MAREA DI STRONZATE, PARTENDO DA PRESUPPOSTI GIUSTI...
NEL SENSO, CHE IL DISCORSO DELL' EGO, DELL'IO, DEL SE' E DI STI CAZZI, QUESTE DIVISIONI, MENTE E NON MENTE, DIO E IO, HANNO ROTTO LA MINCHIA...
IO, L'UNICA ANALISI CHE SONO IN GRADO DI FARE E' QUELLA DEL D'IO, CIOE' IO IN MAYA E DELL'IO ALTROVE, MA SEMPRE IO...
NESSUN UNO, NESSUN DUE, NESSUN DIO, NULLA, SOLO IO DEL MIO D'IO E VAFFANCULO...
NON E' IL RICORDO DELL'UNO CHE ABBIAMO PERSO, COME FOSSE UNA ENTITA' ANTROPOMORFA, IL SIGNOR UNO :)
SIAMO SEMPRE NOI, CIOE' SEMPRE IO...
IN QUESTA REALTA',CI PERCEPIAMO SCISSI E FRAMMENTATI IN TANTE INDIVIDUALITA',IN ALTRA SEDE VIBRAZIONALE FORSE SAREMO SOLO UN "IO" CHE NON E' DIO MA SEMPRE NOI PERCEPITI SOTTO UN'ALTRO PUNTO DI VISTA...
NEL SENSO CHE IL MONDO FISICO ILLUSORIO E' QUI PERCEPITO DALL'IO DIVISO, SCISSO,IN ALTRI LIDI L'IO COINCIDE CON IL TUTTO KAOS...
DIRE CHE L'IO E' PENSATO DA ALTRA ENTITA', E' UNA CAGATA PAZZESCA, PERCHE' CHI SAREBBE QUESTA ALTRA ENTITA', LO SPIRITONE GRANDONE DI NOME DEUS... AHAHHA...
LA NON MENTE DI ZN???
NO DAI, PER FAVORE, COGITO ERGO SUM, TROPPO COMODO DELEGARE A QUALCHE PROIEZIONE DIVINA LE PROPRIE ASPETTATIVE INTELLETTUALI, SIAMO NOI A DECIDERE IL NOSTRO DESTINO E CHI NON LO PENSA FA IL GIOCO DEI PRETI E DEI VARI CAZZONI ALLA OTO E COMPAGNIA LADRA...
NON SIETE STANCHI DEI GURU CHE HANNO INCULATO IL MONDO???
NON RIUSCIAMO A CAPIRE CHE TUTTO DIPENDE SOLO DA NOI, ERGO, DAL NOSTRO IO E BASTA, E TUTTO IL RESTO SONO ASTRAZIONI INUTILI E COMODE A CHI CONTROLLO LO SCETTRO SACERDOTALE???
ALLORA AVEVA RAGIONE SAIBABA A PRENDERE PER IL CULO LE PERSONE, PENSATE QUANTE PERSONE HANNO ABBOCCATO PENSANDO FACESSE MIRACOLI, OPPURE PERCHE' NON CREDERE ANCHE A PADRE PIO E ALLA MADONNA???
MA SI CREDIAMO ANCHE AI RE MAGI, CONFONDIAMO METAFORE CON REALTA',CONFONDIAMO ASTRAZIONI CON MATERIALIZZAZIONI, CONFONDIAMO I PIANI, MISCHIAMOLI, FACCIAMO UN PO' DI CASINO, COME AMANO FARE I MAESTRI DEL CULTO PER DOMINARE 6 MILIARDI DI PERSONE...
ROBA DA MATTI !!!!
Ma no dai MDD.....come non lo sai che è Eta Beta il creatore dell'universo (sia mentale che materiale che non mentale che non materiale) e che Qui Quo Qua sono i suoi profeti? :D
RispondiEliminaA parte gli scherzi.....quello che dici lo condivido anch'io.
Mr Blue
"IN QUESTA REALTA',CI PERCEPIAMO SCISSI E FRAMMENTATI IN TANTE INDIVIDUALITA',"
RispondiEliminala mia esperienza e' leggermente diversa ma vale solo per me, dal mio punto di vista io sperimento molto di piu' che scisso e frammentato ma non e' una esperienza che posso passare ad un altro, posso esprimerla ma rimane una verita' solo per me che la sperimento.
"SIAMO NOI A DECIDERE IL NOSTRO DESTINO E CHI NON LO PENSA FA IL GIOCO DEI PRETI E DEI VARI CAZZONI ALLA OTO E COMPAGNIA LADRA..."
in un certo senso si', sono io che decido cosa fare ma sono pure io che sento le emozioni, l;amore, questo mi piace e quell'altro no ma NON HO LA FACOLTA DI DECIDERE COSA FARMI PIACERE O MENO. questo mi porta il dubbio che ci sia qualcos'altro che lo facci aal posto mio come pure potrebbe essere che non ho ancora capito come decido cosa mi piace e cosa no.
sui vari santoni mi trovi d'accordo, io sono dell'idea che tutto il mistero si trovi dentro il soggetto, per cui mi sembra giusto non seguire nessuno ma analizzare attentamente le mie sensazioni e relazioni tra sentimenti/emozioni/piacere/amore-realta' manifesta.
il Brizzi non mi interessa alcunche' come persona, lui puo' fare quello che vuole e gli altri pure, mi interessano solo alcuni concetti che esprime perche' li ho sperimentati anche io. ma io non sono lui e lui non e' me.
idem
@MDD:
RispondiEliminaE COSA CAZZO C'ENTRA QUELLA MODELLA DALLA COSCIA LUNGA CHE APPARE IN FOTO ACCANTO ALL'ARTICOLO?
E' UN MESSAGGIO IN CODICE :)???"
e allora il logo della "sonik boom records" con tanto di triangolino sospetto in basso a destra? :D
....poi senti qua che roba...http://www.youtube.com/user/DracoDaatson?feature=mhee#p/u/1/XxqFNcecoeQ
io comunque non sono terrestre.....:D
Mr Blue
mi dispiace che non troviate interessante analizzare i concetti per capirci di piu' e andiate sempre a giudicare la persona che li esprime.
RispondiEliminami dispiace che in questo blog si usi solo il pregiudizio e non si sia aperti al nuovo.
mi dispiace ma lo accetto.
saluti
idem
Azz c'è anche quello per i non terrestri
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/user/DracoDaatson?feature=mhee#p/u/2/Vcbn2fY78yg
...che ovviamente sono i fenomeni di turno....e lui ovviamente è uno di loro.... :)
Mr Bllue
@idem:
RispondiEliminaIl nuovo??? Ma quale nuovo? Ti riferisci ai discorsi sull'illuminazione? Guarda che sono tutt'altro che nuovi. Poi io non ce l'ho con te. Tu esprimi i tuoi concetti sottolineando a volte l'inesattezza di quelli degli altri (dal tuo punto di vista) con termini tipo ERRATO o FALSO ecc,ecc,poi se uno ti contraddice dici che è un fatto di pregiudizio?
Sicuramente sei in buona fede ma cerca di considerare che non stai parlando al nulla......le risposte ti giungono direttamente dalla coscienza superiore tramite i nostri poveri eghi invorniti. :D
Mr Blue
Ho visto un video di Brizzi che dice quello che dico io da sempre, e cioè che non esiste esterno ed interno e che la vera libertà è scoprire questo concetto, che esisto SOLO IO...
RispondiEliminaQuindi si contraddice quando parla di mente e non mente, presenza incarnate e guide spirituali...
Se esisto solo IO E TUTTO AVVIENE DENTRO ME, ANCHE LE GUIDE SPIRITUALI, GLI ANGELI E LA NON MENTE SARANNO PARTE DI ME, MIE PROIEZIONI...
QUINDI PARLARE DEL SE, DEL LIVELLO PSICHICO , QUELLO MENTALE E QUELLO DELLA NON MENTE O DI DIO E' UN EMERITA CAZZATA, QUINDI ALLORA E' VERO PIUTTOSTO IL CONCETTO DI D'IO...
O NEL VIDEO IL BRIZZI NON BATTE CIGLIO, SEMBRA IN STATO CATATONICO, BELLO ANCHE IL LIBRO BEN ESPOSTO DI FIGHTCLUB CHE FA TANTO FIGO ALTERNATIVE :)
AHAHAH
HASTA
L'esperienza di non-mente io la associo a Uppaluri Gopala Krishnamurti e a quello che lui chiama "stato naturale". Penso, ahimè, anch'io che non sia un'esperienza così diffusa.
RispondiEliminaLaura
MDD, non mi toccare Brizzi, please.
RispondiEliminaE' un grande e hai solo da imparare da lui.
@Mr Blue
RispondiEliminaio dico ERRATO e poi spiego il mio perche'.
mi piacerebbe moltissimo ricevere una vostra eventuale risposta con anche il vostro perche' ma scadete sempre nel tifo da stadio, l'unico che risponde argomentando e' MDD con il quale infatti si puo' discutere e dal quale posso imparare qualcosa di nuovo.
gli altri commenti sono troppo scemi per me, per questo non rispondo quasi mai.
in ogni caso nessuno di voi e' qui per crescere o imparare qualcosa di nuovo ma solo per passare un po di tempo in un bar sport dove si parla un po' diverso, anche questo lo rispetto ma non mi interessa. ma non perche' io sono meglio di voi ma proprio perche' non mi interessa e, come ho scritto prima, io non ho il potere di decidere cosa farmi interessare o meno. non mi interessa e non so il perche'.
idem
@Laura
RispondiEliminacredo che Krishnamurti intendesse lo "stato naturale" come quello stato in cui non pensi piu' con la logica a quello che devi fare ma ti lasci guidare dal cuore che ti fa avere ogni istante il pensiero giusto per fare quello che devi fare.
idem
Barzelletta dicotomica.
RispondiEliminaUn uomo entra dal barbiere e dice:
"Buongiorno, mi tagli i capelli a fica di gatta"
"A fica di gatta?" risponde il barbiere.
"Si, a fica di gatta" replica l'uomo "visto che l'ultima volta me li ha tagliati a cazzo di cane".
@ZN(=ZINCO),
RispondiEliminama tu NON sei quello che mi ha "ordinato" che per rivolgerti a te avrei dovuto postare come ANONIMO(=NESSUNO); credevo sinceramente che fossi SOLO un SANTONE PREDICATORE della NON MENTE invece ti scopro che sei anche un AVVOCATO difensore d' ufficio degli ANONIMI(=NESSUNO) infatti NON mi ero rivolto a te ti avevo SOLO citato come esempio, ma all'ANONIMO delle 18.46 che si è autonominato GIUDICE dell' ETICA e dell' INTELLIGENZA ma quale !!!???
Affermi di NON appartenere a nessuna SCUOLA quindi di ESSERE un autodidatta ILLUMINATO(!?), tu invece appartieni come molti altri nel BLOG alla scuola di HIDDEN HAND quella LUCIFERINA che pone l' UOMO al CENTRO dell' UNIVERSO; invece NOI tutti siamo SOLO una SCHEGGIA(=PARTE) divina del TUTTO/UNO/DIO COSMICO, in termini più semplici biologicamente ognuno di NOI si potrebbe definire come una cellula che è UTILE alla VITA del corpo intero !!!
L' invito che mi fai a tacere E' del tutto IRRICEVIBILE e sai PERCHE', PERCHE' come dice IDEM ognuno fa e dice quello che ritiene giusto per lui; poi PERCHE' è anche vero che ognuno di NOI ha una maturità e percorso "spirituale" diverso, tu hai il tuo e credi sia il più giusto a proposito vatti a rileggere quello che ti scrive e come ti definisce l' ANONIMO(=NESSUNO) delle 18.18 del 15/07 !!!
HASTA SIEMPRE
@MDD,
RispondiEliminaguarda che STAMPA LIBERA sta aspettando le tue riflessioni su H.H.; perchè trascuri le tue "creature" informatiche hai forse esaurito le pile(!?), su forza metti un po di pepe sulla pietanza offerta dal BLOG ora che fai parte anche tu della grande famiglia di S.L. !!!
HASTA SIEMPRE LA VIDA
SDEI
RispondiEliminasu questo
http://nebheptra.site50.net/documenti/testi-di-alchimia/assiomi-ermetici-dei-rosacroce/
ci si potrebbe fare una serie di articoli approfondendo ogni vota 4 o 5 punti.
Io ci scrivo pure su STAMPA LIBERA, ma postano 10 articoli al dì, commenta quasi nessuno... Comunque scriverò qualcosa, piuttosto il 3° capitolo delle egregore non l' hanno ancora pubblicato...
RispondiEliminaio dico ERRATO e poi spiego il mio perche'.
RispondiEliminami piacerebbe moltissimo ricevere una vostra eventuale risposta con anche il vostro perche' ma scadete sempre nel tifo da stadio, l'unico che risponde argomentando e' MDD con il quale infatti si puo' discutere e dal quale posso imparare qualcosa di nuovo.
La mia esperienza nel "percorso spirituale" (non sei l'unico che l'ha intrapreso) è che tutto quello che tu descrivi l'ho sperimentato ma non mi sono fermato a ridurmi come un cazzo di vegetale che continua a ripetere come un disco rotto le stesse frasi fatte,anche se possono derivare da esperienze vissute anche perchè è alienante alla lunga.
Tu dici che sei arrivato a tali conclusioni autonomamente senza l'ausilio di pratiche ecc,è un grande traguardo!
Quello che forse non capisci o fai fatica a capire (o non vuoi capire) è,come ti ho già detto,che non puoi pretendere di parlare di concetti o di qualsiasi altra cosa in termini di non soggetto/non oggetto,il linguaggio corrente non lo permette......questo ti è chiaro?
I fraintendimenti così sono infiniti.
in ogni caso nessuno di voi e' qui per crescere o imparare qualcosa di nuovo ma solo per passare un po di tempo in un bar sport dove si parla un po' diverso, anche questo lo rispetto ma non mi interessa. ma non perche' io sono meglio di voi ma proprio perche' non mi interessa e, come ho scritto prima, io non ho il potere di decidere cosa farmi interessare o meno. non mi interessa e non so il perche'.
E questo l'hai deciso tu?Tu invece sei qui per insegnare o per discutere?Mi vuoi far credere che c'è solo MDD a farti riflettere tra tutti quelli che scrivono su questo blog?Personalmente tutti mi fanno riflettere nessuno escluso.
Visto che hai esternato il tuo pensiero sugli avventori del bar sport,non ti offenderai se ti dico che con te sembra di parlare con un prete. Continua pure sereno il tuo cammino.......l'annuttara samiak sambodhi è dentro di te.
Mr Blue
Amen
RispondiEliminaNema
RispondiEliminaMr Blue
Il grado di evoluzione di una società si può misurare dalla complessità e dalla precisione del suo linguaggio (della società, si badi bene, non dell’individuo, il cui linguaggio è influenzato da numerosi fattori esterni). Se nelle società antiche la cura posta nell’espressione liguistica era maniacale, al punto che esistevano differenti linguaggi, all’interno di uno stesso nucleo sociale, secondo l’occasione o la convenienza del momento, oggi assistiamo ad una involuzione sempre più accentuata del linguaggio, al punto che diventa a volte difficile capirsi, anche su cose apparentemente semplici, pur parlando lo stesso idioma.
RispondiEliminaDovremmo tutti essere a questo punto d’accordo che il linguaggio è strettamente legato al fenomeno della percezione, in quanto simbolo e descrizione della realtà. Questo comporta che il linguaggio ha un enorme potere creativo, ovvero la capacita implicita di creare il mondo in cui viviamo. Non a caso il Vangelo di Giovanni ce lo ricorda già dalle prime battute, nella parola vi è il potere creativo dell’universo, perché nella parola è contenuta la descrizione che ci pone in contatto percettivo con la realtà.
Prendiamo come esempio il testo proposto nell’articolo. La parola sacrificio significa leteralmente Atto Sacro. Non ha a che fare con l’uccidere o il privarsi di qualcosa, ma semplicemente con il senso del sacro. Io posso andare a giocare a biglie, ma se nel giocare alle biglie scopro una valenza sacra, un ispirazione divina che mi ricongiunge al mio se più profondo, allora sto compiendo un atto sacrificale. (cont)
Dove sta quindi la confusione? Sta nel fatto che nonostante possiamo sapere tutto, dal punto di vista dell’erudizione, sulle tecniche usate dagli sciamani, o dai bramini, o dai sacerdoti vari nelle varie dottrine esoteriche di cui è pieno il mondo, non sappiamo in realtà nulla per il semplice fatto cche abbiamo perduto il senso del sacro, il riconoscimento della divinità interiore, che siamo in essenza.
RispondiEliminaNon esistono dei o demoni, se non come eggregore dalla vita effimera. Non sono realistici i culti esoterici che ci ipnotizzano in un senso di appartenenza che non ci è congeniale. La sacralità è un sentimento interiore che ci mette in contatto con il nostro vero se. Il punto è semmai come ottenerlo, come fare ad avere esperienza del se divino (MDD, non puoi chiamarlo IO perché non ha una forma, quindi un’identità. Sei tu, ma non ha a che fare con Simone, si tratta solo di un profondo e silenzioso sentimento interiore, senza un nome perché esula dalle mondo delle parole e dei simboli). Qui il discorso diventa estremamente soggettivo, questa è la strada dell’io, che però deve avere ben chiaro cosa stia cercando e non disperdersi in mille sentieri che non portano a nulla. La risposta può arrivarci sia da dentro (illuminazone) che da fuori (rivelazione), ma che importanza ha da dove arriva? Forse ci sono mille modi, forse solo uno, ma la domanda è sempre la stessa: io di quei presunti mille, ne ho almeno uno? Si, perché per noi non si tratta di un gioco, come spesso indulgiamo a credere, ma di un’esigenza vitale, la priorità numero uno.
accidenti democrito, il tuo commento non si presta al tifo da stadio....
RispondiEliminademocrito ha ucciso il blog!
ahahahahah
accidenti democrito, il tuo commento non si presta al tifo da stadio....
RispondiEliminahai ragione, odio il calcio perchè da bambino ero scarso e mi mettevano sempre in porta.
la sai la differenza tra i copertoni delle auto e i negri dei campi di cotone?
che i copertoni delle auto quando gli metti le catene non cantano il blues...
così qualcuno mi da del coglione (giustamente) e facciamo risorgere il blog
Il teologo Sibaldi spiega come l’ arca di Noè (dall’ebraico Noakh=armonia) non sia una barca, come siamo abituati a credere, ma significhi letteralmente “linguaggio”(dall’ebraico “tebah”). Il diluvio rappresenta il cambiamento. Dio avvisa Noè che sta per arrivare un cambiamento, perché il mondo in cui aveva vissuto fino a quel momento lo aveva superato, aveva cominciato a stargli stretto. Dio invita Noè a distruggerlo e per farlo gli suggerisce di costruire appunto un nuovo linguaggio e in questo nuovo linguaggio deve far entrare (non le coppie di animali che crediamo), bensì coppie di “viventi” (parole=suono+significato)che siano fertili, che producano qualcosa, cioè tutte le parole che abbiano un significato per Noè, un vero significato per lui e che conosca davvero bene. Se iniziamo a costruire un linguaggio nuovo nostro (dove siano escluse tutte quelle parole di uso comune nella società, ma il cui significato vero ci sfugge o ci risulta confuso per es. “stato”, “politica”) includendo le parole che sentiamo di conoscere davvero,quelle che per noi sono davvero importanti, noi costruiamo un nuovo mondo e cresciamo. Tanto più il linguaggio si precisa, tanto più cresciamo e ci troviamo davanti un orizzonte pieno di nuove possibilità, e lasciamo indietro tutte quelle persone che continuano a usare quelle “vecchie” parole di cui non capiscono il vero significato. Creare un linguaggio che per noi sia pieno di significato, vuol dire creare un mondo pieno di significato e più autentico. L’uomo può creare un mondo nuovo attraverso il linguaggio, ma può anche finirne uno vecchio attraverso il linguaggio.
RispondiEliminaIdem, sì credo anch'io che significhi un'apertura del cuore, ma è impressionante la descrizione della sua esperienza; lui parlava di una vera e propria trsformazione fisiologica improvvisa che lo ha portato a una disconnessione della mente. Dopo la trasformazione fisica, il pensiero logico gli era tornato, ma solo se necessario, il resto del tempo la sua mente era in silenzio, non era più il nucleo centrale e filtro della realtà fisica.
http://www.riflessioni.it/enciclopedia/u-g-krishnamurti.htm
http://www.animalibera.net/2011/04/insegnamenti-di-vita-di-gopala-uppaluri.html
Laura
Democrito, quanti pregiudizi sul blues!
RispondiEliminaIdem, quanti pregiudizi sui frequentatori di questo blog!
Conte Senza Palazzo
bravo conte!! I agree with you|
RispondiEliminaperò il blus mi piace a dosi moderate. per il resto sono un buzzurro rockettaro.
Laura,
è un'ipotesi interessante. nell'antichità si usavano molte allegorie proprio perchè vi era probabilmente la consapevolezza di non poter apprendere i segreti dell'esistenza se non per esperienza e l'esperienza non è per sua natura direttamente comunicabile. si tramandavano oralmente le dottrine e le tradizioni e per quanto ci possa sembrare strano, nei passaggi di mano tra una generazione e l'altra veniva rispettato il significato originale molto più che non attraverso la scrittura.
recuperare le antiche tradizioni è praticamente impossibile, ma l'essenza dei loro insegnamenti è oggi come allora sempre dentro di noi.
Un blues per tutti
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=XMC2bvHk0Bo&NR=1&feature=fvwp
Mr Blue
Quello che ci racconta Laura, mi ha fatto venire in mente un pensiero che avevo sempre avuto. Potrebbe essere che i simboli archetipi, che ci aiutano a leggere la nostra realtà, sono in “scadenza”. Cioè entrando in un'altra costellazione, nessuno sa bene, se e come funzioneranno e dunque chi sa come funziona esattamente la percezione e sfrutta i simboli per fare andare in questa o in un'altra direzione il mondo, sta stringendo i tempi cercando di salvare il salvabile. Da qui crisi, epidemie, terremoti etc etc etc.
RispondiEliminaStanno cercando di prendere quanto possono prima di perdere i poteri.
Questo, secondo l’ipotesi, in cui i simboli archetipi ci legano al nostro maya, come le note in un pentagramma per la musica (ottimo Coltrane, grazie Mr Blue) e definiscono quello che riusciamo a vedere con i nostri cinque sensi, lasciando in oscurità il 95% per cento di quello che forse c’è.
Quindi per ritornare a quanto dice laura- il diluvio e l’arca e noè, potrebbero significare un cambio di linguaggio-simboli o forse il loro annullamento. Chissà…
Ho scritto una cavolata?
Jane
Coltrane io lo adoro, i miei cd di lui sono consumati, pero' io per blues intendo qualcosa di simile a questo:
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=5XpTtEk5mFE&feature=related
Conte Senza Palazzo
o questo:
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=yowJiQZBXrA&NR=1
Conte Senza Palazzo
@MDD,
RispondiEliminaa quale terza parte delle EGREGORE ti riferisci indicamela perchè NON me la ricordo; riguardo al fatto che vengono pubblicati diversi POST giornalieri su STAMPA LIBERA, questo è dovuto ai numerosi autori che collaborano attivamente QUI invece ci sei SOLO tu è TUTTO chiaro !!!???
HASTA SIEMPRE
@ Conte:
RispondiEliminaSe stiamo sul classicohttp://www.youtube.com/watch?v=-lm-PCULOuc
http://www.youtube.com/watch?v=JHEVIWpX2XM
Questi oltre ad avere consumato i dischi e i cd mi sono anche consumato le dita a trascrivere i soli :D (ore,ore,ore ed ore......:)
Mr Blue
Comunque fantastico Buddy Guy sincero e ruspante!
RispondiEliminaMr Blue
QUESTO CHE AVEVO FATTO IO, IL 3°... SDEI...
RispondiEliminamaestrodidietrologia.blogspot.com/.../il-velo-di-maya-e-leggregora-dio.html
SDEI
RispondiEliminacapisco pero' stampa libera a mio modesto parere sta diventando uno zibaldone dove le notizie passano come i fulmini e non si approfondisce niente, non esiste un dibattito, l'utente viene imboccato alla stessa maniera dei media.
e' il dibattito che fa la differenza, secondo me.
idem
@idem,
RispondiEliminaho cercato di spiegare che chi posta nel BLOG di STAMPA LIBERA è un numero elevato di collaboratori diversi; ognuno di NOI poi sceglie dei temi da lui conosciuti o di suo interesse e posta, per quanto mi riguarda dopo i BAMBINI INDACO ho postato l' EGREGORE ed infine HIDDEN HAND ora sto per postare la BESTIA(=ANTICRISTO) e/o il 666 !!!
Pertanto un dibattito approfondito come nel BLOG di MDD, NON sarà obiettivamente possibile;
ma nessuno ti vieta di leggere e poi intervenire in quello che ti interessa, a me farebbe piacere leggerti nei miei POST !!!
NAMASTE'