mercoledì 25 luglio 2012

L'ANELLO DELLA REPUBBLICA... OVVERO LO STATO MILITARE PARALLELO !!!


Intorno alle 9 di mattina del 16 marzo 1978, nella zona di via Fani, a Roma, ci fu un black out totale dei telefoni; e questo è un fatto. Il 15 agosto 1977, giorno della sua fuga, il criminale di guerra nazista Herbert Kappler era ricoverato all'ospedale Celio della capitale, al 3° piano. Assieme a lui, due pazienti molto speciali: il colonnello Amos Spiazzi e il capitano Salvatore Pecorella, entrambi coinvolti nel golpe Borghese; e questo è un fatto. Il 24 luglio 1981, il brigadiere Biagio Ciliberti prelevò l'assessore della Dc Ciro Cirillo, appena liberato, e lo portò a casa sua, isolandolo dal resto del mondo per mezza giornata. E questo è un altro fatto.
UN NUOVO SERVIZIO SEGRETO - Sono fatti, di cui qualcuno, prima o poi, sarà costretto a darne conto. Ma sbuca sempre qualcuno di nuovo. A volte perché coinvolto in inchieste traverse; altre volte perché pentito; altre, ancora, per puro caso. Come 'Anello', un vero e proprio servizio segreto attivo in Italia dal secondo dopoguerra fino agli anni ‘80. Scoperto, appunto, nel 1996, tra le carte di un vecchio e malandato archivio del Viminale, in via Appia, a Roma. 256 fascicoli per l'esattezza, pescati da Aldo Giannuli, un perito del giudice istruttore di Milano Guido Salvini, per il quale stava facendo un'indagine sullo stragismo nero. Tutt'un tratto si è ritrovato tra le mani un appunto datato 4 aprile 1972 che recita pressappoco così:
Questa è la storia di un servizio di informazioni che opera in Italia dalla fine della guerra e che è stato creato per volontà dell'ex capo del Sim Generale Roatta […]Compito del servizio fu sempre quello di ostacolare l'avanzata delle sinistre e di impedire una sostanziale modifica della situazione politica italiana
 
Tra quelle carte si giocano gran parte degli ultimi cinquant'anni della storia d'Italia. Stefania Limiti, giornalista dell'Unità, le ha catalogate, analizzate, contestualizzate e svelate nel suo ultimo libro, L'Anello della Repubblica – Ed. Chiarelettere. Per farla breve: dopo l'8 settembre in Italia si formano due Stati. La Repubblica Salò e il Regno del Sud. In questo contesto Mario Roatta, ex capo del Sim, il servizio segreto militare, e all'epoca capo di stato maggiore dell'esercito, costituisce un organismo segreto, sottoposto alle “informali” dipendenze del capo del Governo. Ne fanno parte circa 170 persone. Militari, politici, giornalisti e faccendieri d'ogni tipo.
Il compito all'inizio è uno: impedire che i comunisti vadano al governo.
In seguito la struttura si preoccuperà di condizionare il sistema politico con mezzi illegali e, più in generale, di svolgere i lavori più sporchi, quelli troppo compromettenti per i servizi segreti ufficiali.
"UN ORGANISMO A SE' STANTE, CON COMPITI POLITICI" - «In Italia ci sono state molte organizzazioni segrete – spiega Stefania Limiti, l'autrice del libro - questa però è assolutamente particolare. È un organismo a sé stante, completamente clandestino: utilizza i mezzi e la logistica delle strutture ufficiali, ma ne è completamente staccato. Anche dal punto di vista delle finalità.

L'Anello è completamente differente dal progetto Gladio, per capirci. Questo ha dei fini militari ed è sorto sotto l'ombrello della Nato. Si tratta di un'organizzazione composta da uomini di fiducia che sarebbero dovuti entrare in azione nel caso di una fantomatica invasione russa. L'Anello non ha dei compiti propriamente militari. Svolge servizi informativi di tipo politico; fa pulizia, insabbia – continua la Limiti – E non è definibile come una struttura deviata. Questa nasce laddove più persone agiscono di comune accordo in funzione di scopi diversi da quelli ufficiali. In questo caso ci troviamo di fronte a una struttura a parte, non deviata. Ancora: le strutture deviate sono composte da personaggi dei servizi segreti stessi. In questo caso i protagonisti non hanno nessuna divisa. Basti pensare che Titta è un civile».

 
L'AGENTE PIU' SEGRETO DI TUTTI -

1977, LA FUGA DI UN SS MAI PENTITO - Col passare degli anni, la struttura messa in piedi da Roatta e guidata da Titta dà segni di notevole affidabilità, tanto da ricevere in appalto intere operazioni. Nel 1977, ad esempio, “nelle stanze del potere si discuteva di come sbrigare un compito imbarazzante: bisognava riconsegnare il detenuto nazista mai pentito Herbert Kappler alla Germania che, in cambio, avrebbe rimosso il veto per la concessione di un consistente prestito di denaro di cui l'Italia aveva un disperato bisogno. Tutta l'operazione fu affidata all'Anello: era troppo compromettente per essere assegnata ai servizi ufficiali”.
1978, "MORO VIVO NON SERVE PIU' A NESSUNO" - E ancora. “Qualcuno sospetta che Adalberto Titta sapesse in anticipo che cosa sarebbe accaduto la mattina del 16 marzo 1978. […] Il giorno dell'agguato a Moro, intorno alle 9, ci fu un black out dei telefoni nella zona di via Fani. Titta e i suoi amici 'erano in grado di provocare un black out alla rete telefonica nazionale'”. Ancora Titta riappare nei 55 giorni del sequestro Moro, questa volta nelle vesti di mediatore tra i vertici della Dc e Raffaele Cutolo, il boss della Nuova Camorra Organizzata cui il partito si rivolse per trovare il luogo in cui era tenuto il segretario Dc, salvo poi ritrattare il tutto e suggerirgli di farsi i fatti suoi. Il ruolo di Titta nell'affaire è rivelato da Michele Ristuccia, esponente dell'Anello: “Durante il sequestro, Titta mi disse di essere a conoscenza del luogo dove Moro era detenuto, lo aveva detto anche ai senatori Andreotti e Cossiga […] Quando informò i suoi referenti di essere in grado di intervenire in via Gradoli, ricevette un secco diniego da Andreotti, che, mi disse, gli fece capire che non era auspicabile una soluzione positiva del processo, la frase che ricordo distintamente è “Moro vivo non serve più a nessuno”.
 
UNO STATO PARALLELO OGGI? - Alla domanda se ancora oggi si possa parlare di esistenza di uno Stato parallelo, Stefania Limiti sospira: «Bella domanda. Abbiamo assistito a molti casi inquietanti, come la scoperta di un archivio segreto in via Nazionale. Non so se c'è possiamo dire che esista un vero e proprio servizio parallelo. Sicuramente sono accaduti dei fatti molto gravi. Si avvertono ancora grandissime resistenze affinché venga fatta luce sulla nostra storia. Vedi ad esempio la questione del segreto di stato. In base a una legge del 2006, devono essere desecretati i documenti vecchi di 30 anni. Ora, che potremmo finalmente consultare i materiali del 1978, sembra che i tempi di secretazione si stanno allungando. E non è certo un bel segnale»
Il libro si occupa di una notizia mai resa nota, che appare tanto antica quanto attuale. Antica perché si occupa di raccontare l’esistenza di un servizio segreto clandestino, l’Anello o Noto Servizio appunto, creato e protetto dal governo, responsabile della realizzazione di fasi e avvenimenti oscuri della nostra storia, dal dopoguerra ad oggi.
Attuale, perché gli avvenimenti degli ultimi cinquanta anni, hanno influenzato tutta la storia della Repubblica e non possono essere dimenticati.
Abbiamo rivolto alcune domande a Stefania Limiti al Festival del giornalismo d’inchiesta di Marsala:
Quando e come è nata l’idea e la volontà di occuparti de l’Anello?
Tre anni fa, per caso, un collega ricevette la notizia, ma non poteva occuparsene e mi incaricò di continuare al suo posto. All’inizio credevo fosse una cosa più grande di me, ma ho continuato e il lavoro si è ingrandito ed è degenerato.
In che senso è degenerato?
Nel senso che inizialmente non volevo o non credevo di dover finire a parlare di Br, (Brigate Rosse ndr), ma il lavoro di inchiesta mi ha portato lì. Alla fine unendo tutti i tasselli ne è venuto fuori un quadro completo, un filo che lega il fascismo alle continue ingerenze americane nella gestione della nostra politica, in funzione anticomunista.
Da dove sei partita per le tue ricerche?
Un testimone si è presentato e ha detto: “Ero un membro dell’Anello, io so e voglio parlare”. Cosa c’è di meglio per un giornalista di un testimone del genere? Ma non mi sono fermata lì, sarebbe stato troppo semplice.
Le fonti cui l’autrice ha attinto nella sua attenta ricostruzione, sono infatti molteplici. Prima fra tutte il dossier ritrovato in un archivio del Ministero dell’Interno in Via Appia a Roma. Il giudice di Milano Guido Salvini, indagando sullo stragismo nero dal 1969 al 1974, incaricò infatti il perito Giannuli, di svolgere un’indagine che lo portò a scoprire per caso l’archivio dimenticato, definito poi “altamente tossico” per l’incredibile quantità di materiale sui misteri d’Italia che conteneva.
Nel 2008 magistrati della procura di Brescia, nel giorno della terza riapertura del processo sulla strage di Piazza della Loggia, dichiararono di volersi occupare de L’anello, un servizio segreto parallelo che si sarebbe attivato durante i rapimenti di Moro, Cirillo e del generale americano Dozier oltre che della fuga di Kappler dal Celio.
Ma un procedimento vero e proprio sul Noto Servizio o Anello non c’è mai stato per il semplice motivo che, come dichiara la stessa autrice, i magistrati, pur consapevoli della sua esistenza, arrivarono al punto di dover bloccare le indagini, non riuscendo più a distinguere se fosse qualcosa di illegale o meno. “Nasce come una specie di Cia all’italiana, pur essendo voluta da membri dello stato, doveva servire a svolgere i “lavori sporchi” e per questo era necessario staccarlo il più possibile dalla sfera istituzionale e non redigere un elenco dei suoi membri”.
Se provate a cercare un’immagine o una foto di Stefania Limiti sul web incontrerete qualche difficoltà, ma la lettura del suo libro potrò aiutarvi a sapere qualcosa in più sul suo stile chiaro e lineare, con il quale ci racconta uno spaccato, quanto mai inquietante e nascosto della nostra storia.
Patrizia Riso
(pubblicato il 13 maggio 2009)
Nel maggio del 1998 Aldo Giannuli, incaricato dal giudice Salvini di reperire documenti sulla strage di Piazza Fontana, rinvenne in un archivio del ministero dell'Interno, una nota informativa le cui prime righe recitavano
"Questa è la storia di un servizio informazioni che opera in Italia dalla fine della guerra e che è stato creato per volontà dell'ex capo del Sim, generale Roatta ..".

Parliamo del "Noto Servizio" o "Anello": un servizio segreto di cui ancora noi cittadini sappiamo poco e che in questo libro Stefania Limiti ha cercato di raccontarci.
Un libro frutto di un'intensa e complessa ricerca, partita dagli scatoloni lasciati dall'Ufficio Affari Riservati di Federico Umberto D'Amato in un deposito di via Appia, dall'armadio della Vergogna con le ante rivolte verso il muro, dalle poche testimonianze di coloro che ne han parlato, in merito ai tanti processi degli anni di Piombo, delle stragi, degli strani suicidi, delle morti inspiegabili. Dalle veline che la fonte "giornalista", al secolo Alberto Grisolia, faceva sul "noto servizio" per conto del Viminale.
Perchè, così almeno emerge dalle ricerche, i vertici della DC sapevano: Alcide De Gasperi sapeva, Aldo Moro sapeva. Andreotti, che secondo alcuni fu l'unico vero referente politico del "noto servizio" sapeva. E sapeva persino Bettino Craxi, come rivela in una sua nota del 1991.

L'Anello della Repubblica è il congiungimento tra l'Italia fascista da cui saremmo dovuto uscire dopo il ventennio e i nuovi equilibri in cui l'Italia doveva rimanere. Gli equilibri di Jalta.

Lo stato a sovranità limitata, la doppia lealtà, o stato duale, come racconta Stefano Cucchiarelli nella postfazione del libro: dove apparati dello stato verivano in modo più o meno occulto organizzati, riciclando ex fascisti come Adalberto Titta o Junio Valerio Borghese, banditi come Salvatore Giuliano, Stefano Ferreri (presenti alla strage di Portella della Ginestra).In funzione anticomunista, inizialmente per impedire ad ogni costo l'insurrezione comunista (che poi non ci sarebbe stata, nè era nelle menti dei dirigenti del PCI). Per spiegare questo non basta l'ossessione anticomunista degli americani della Cia (o ex OSS, come James Angleton): dobbiamo anche aggiugerci la presenza del Vaticano, l'assenza di una classe politica e dirigenziale educata al senso di appartenenza dello Stato democratico.

Mancanza che "è figlia legittima della sostanziale continuità tra la nascente repubblica e le istituzioni fasciste, compresi gli stessi funzionari".
Non è un caso perciò che nel nostro paese sono state insabbiate le denunce e le indagini cibtro gli ufficiali nazisti che nei mesi dell'occupazione si erano resi responsabili di eccidi della popolazione inerme.

Così nasce il "noto servizio": dal Sim di Roatta, in seguito guidato da un oscuro generale polacco di origine ebrea, Otimsky, quando Roatta dovette fuggire in Spagna. E dopo costui da un altro personaggio "ambiguo", Adalberto Titta, ex pilota di aereo della RSI. Attenzione, non stiamo parlando nè del Sifar (i servizi di intelligence ufficiali), ne di Gladio (o Stay Behind), cellule militari usati in funzione anticomunista.
L'Anello addestrò i primi nuclei militari dell'esercito israeliano, quando questo ancora non era ricosciuto dagli inglesi.
Fu un servizio nato volutamente clandestino, come in Germania la rete del generale nazista Gehlen, usata dalla Cia in funzione antisovietica. E clandestino rimase negli anni, senza mai essere rinonosciuto, per potergli far svolgere i lavori più sporchi, alle informali dipendenze della Presidenza Del Consiglio, per operare in parallelo alle strutture dello stato.

Alcuni esempi: dalle "intese con la mafia ai tempi dell'invazione della Sicilia, alla corruzione come normale sistema di trattativa politica, dall'utilizzo della malavita (come la Banda della Magliana, per l'individuazione della prigionia di Aldo Moro da parte della BR) in funzione di braccio armato, che può essere sempre reciso alla bisogna, allo stragismo e terrorismo della cui incredibile durata e virulenza nel nostro paese non è stata data ancora una plausibile spiegazione".

A differenza della rete Gehlen, di Gladio (rivelato dal senatore Giulio Andreotti nel 1991), il "noto servizio" rimase clandestino. Anche per una questione di ricatto: chi ne avrebbe fatto parte (l'ex pilota Adalberto Titta, il prete Enrico Zocca, il dottor Pedroni, il geometra Cabassi, il giornalista Giorgio Pisanò che subentò a Guareschi al Candido) non sarebbe potuto andare da un giornalista o un magistrato a denunciare, proprio perchè clandestino.
Denunciare le attività che non si potevano fare alla luce del sole: "indirizzare scandali, campagne di stampa, corruzione, sparizione di documenti, reperti fascicoli, ricatti, momentaneo arruolamento di delinquenti con la logica di singole operazioni, intercettazioni illegali, dossieraggio, incidenti pilotati, informazione politica manipolata e/o inquinata".
Come l'operazione PSI tesa a far nascere il centro sinistra negli anni 60 e nella scissione socialista del 1969, nel fallimento della trattativa del Vaticano per Aldo Moro, ma poi lavorarono per la liberazione di Ciro Cirillo.

Quanta parte della storia contemporanea potrebbe essere riscritta alla luce di quanto rivelato nel libro: dalla strage di Portella della Ginestra, alla fine dell'ingnerer Enrico Mattei, a Piazza Fontana, alle Brigate Rosse (infiltrate più volte e mai annientate) ...

Il libro racconta in particolare di tre di questi episodi, in cui la mano dell'Anello fu fondamentale per far andare la bussola della storia in una certa direzione piuttosto che in un altra.
La fuga del Herbert Kappler, dal Celio a Roma; il rapimento di Aldo Moro e l'individuazione della prigione (o delle prigioni?) del popolo e il rapimento dell'assessore Cirillo nel 1981.

Questa inchiesta è solo un inizio per affrontare le verità dietro i tanti misteri d'Italia, mettere in chiaro gli omissis, svelare le trame e i perchè del nostro passato.

Pare che Titta, morto anche lui come molti testimoni "ingombranti" (Pecorelli, Dalla Chiesa, Rocca, ..) avesse dei diari nei quali accuratamente annotava diligentemente i suoi appunti.
Non usava abbreviazioni o nomi di copertura: solo per un presidente del Consiglio era solito scrivere "il gobbetto" ...

La procura di Roma ha deciso di archiviare l'inchiesta, ritenendo che è in dubbio vi siano illeciti penali; un'altra, quella di Brescia, che ha indagato sulla strage di Piazza della Loggia (8 morti e un centinaio di feriti) è intenzionata a fare chiarezza. Non a caso, proprio di 'Anello' s'è parlato nella prima udienza del processo per la strage, tutt'ora in corso a Brescia.
"Il gioco degli specchi - ha scritto nella postfazione Paolo Cucchiarelli, giornalista e studioso di terrorismo nero e servizi segreti - è stato infinito in Italia ma mai nessuno ha guardato in quello del 'noto servizio' fino in fondo, anche se potrebbe essere questo l'ultimo cassetto della Repubblica, il principale strumento dello stato parallelo. Questa inchiesta ha cominciato a farlo, ma è solo l'inizio".
Il sito degli studiosi italiani di storia contemporanea.
Il sito di Aldo Giannuli.
Il sito dei Misteri D'Italia.

Il post sul sito dell'editore Chiarelettere
Il link per ordinare il libro su internetbookshop.
Technorati: Stefania Limiti

Aldo Moro è morto quando varò la strategia dell'attenzione nei confronti del Pci: era il novembre del 1968. Moro era un anticomunista che aveva compreso l'importanza di non escludere i comunisti dalle scelte fondamentali per il futuro del Paese. Pagò caramente questa convinzione. Il segretario di Stato americano, Henry Kissinger, glielo fece capire chiaramente in più occasioni, anche con duri atteggiamenti personali nei suoi confronti, che lasciarono Moro letteralmente sconvolto. Moro disse in quel consiglio nazionale della Dc del novembre '68: "Non penso ad una comune gestione del potere ma ad integrare la nuova visione anche con l'opposizione comunista, così forte nel nostro paese".

Il Pci aveva condannato in quello stesso periodo l'invasione della Cecoslovacchia e i socialisti avevano subito una dura sconfitta alle elezioni del maggio. Tanto bastò, dunque, per far pensare che quella intenzione potesse indurre cambiamenti nella collocazione internazionale dell'Italia, con conseguenze dirette anche sull'impegno militare del nostro Paese all'interno della Nato.
Ecco, forse Moro fu dichiarato morto proprio in quel momento e forse la strada che porta a via Caetani parte da lì: secondo alcuni la strage di Piazza Fontana, che fu il primo vero tentativo di colpo di Stato in Italia, va messa in relazione all'omicidio Moro.
E' vero, Aldo Moro doveva salire sull'Italicus, il treno nel quale vennero collocate le bombe omicide da un gruppo fascista della Toscana. E' incredibile che la rivelazione fatta dalla figlia Maria Fida, ancorché assai tardiva, non sia mai stata presa in considerazione dagli inquirenti.

E' davvero incredibile, come, del resto, tante cose dell'omicidio Moro, un omicidio politico che aveva lo scopo di eliminare una personalità che rischiava di danneggiare gli interessi di potenti elitè politico-economiche e di modificare gli equilibri internazionali. Il filo rosso che segue l'attentato è riconducibile soltanto alle Brigate Rosse oppure abbraccia uno scenario internazionale? 

Sebbene non siano state raggiunte certezze di alcun tipo in sede giudiziaria, è certo che le Br non agirono isolatamente. Non furono un 'cubo d'acciaio'. Questo può affermarlo ormai solo chi ha interesse a salvaguardare una sua particolare verità o menzogna. Di fronte al covo-prigione di via Gradoli, dove, secondo un uomo dell'Anello è stato tenuto Aldo Moro, c'è proprio in posizione simmetrica un covo della Banda della Magliana.

Un uomo della banda, durante il rapimento, era lì con il compito di 'controllarli'.
Un uomo dei servizi segreti si trovava in via Fani, al momento dell'agguato, un fatto mai spiegato. E un uomo della 'ndrangheta comparve sulla copertina del quotidiano madrileno El Pais la mattina del 10 maggio 1978: l'articolo diceva che, secondo fonti investigative affidabili, quello era l'assassino di Aldo Moro.
Quella foto e il suo nome scomparvero per sempre. Il sequestro e l'omicidio Moro fu un'operazione di altissima intelligence nella quale a decidere passo dopo passo gli eventi fu una volontà che non parlava solo italiano e che decise l'agguato, la prigionia, i tempi e le modalità dell'uccisione del presidente della Dc.
A chi è servita la morte di Moro?
Non serviva alla Brigate Rosse: non si è mai compreso perché un esercito uccide un ostaggio che il nemico non vuole indietro! Non serviva a tutte quelle 'agenzie del crimine' che a vario titolo, dalla mafia alla banda della Magliana, dalla camorra alla 'ndrangheta, hanno avuto un ruolo diretto o indiretto nella vicenda e nella morte di Moro. Il caso Moro si dispiega e si spiega solo in uno scenario di strategia della tensione: la sua morte serviva a consolidare gli equilibri internazionali e a salvaguardare le alleanze politiche compatibili con la Nato.






domenica 15 luglio 2012

MASSONERIE IN GUERRA, OVVERO IL SISTEMA MILLENARIO DELL'ORACOLO...


Il SISTEMA MILLENARIO del grande Delta, dal 1700 in avanti, ma in realtà da Cristo in avanti, si esprime con due grandi fazioni occulte che oggi chiamiamo erroneamente MASSONERIE... Erroneamente perchè esse sono solo la parte più visibile dell'ORACOLO...
Le due fazioni, che hanno al loro interno un frazionamento trasversale, grossolanamente le possiamo definire CONSERVATRICE e PROGRESSISTA...
Entrambe le fazioni millenarie hanno opposizioni ed antivirus relativi all'epoca che le attraversa e che le riequilibra, una sorta di YIN E YANG naturale, necessario e vitale...

Esse rappresentano i pilastri dell'ORACOLO che di fatto è un concetto religioso metafisico, una sorta di dogma accettato e condiviso da tutti, volenti o nolenti, un sistema archetipico...
Con l'evoluzione dell'uomo è aumentata l'alfabetizzazione dell'individuo, anche se oggi sembrerebbe il contrario, INVECE, a piccoli passi talvolta impercettibili, è in atto da secoli questo processo VOLUTO DA UNO SCHIERAMENTO, di fatto quello progressista occulto nato per liberare l'uomo e renderlo "umano" e non schiavo...
L'altro schieramento è di fatto REAZIONARIO perchè vuole rimanere fedele alle sue tradizioni che paradossalmente sono il frutto proprio di UN PROCESSO PROGRESSISTA PASSATO...
Detto così sembrerebbe che esistano i buoni da una parte ed i cattivi dall'altra, invece entrambi gli schieramenti presentano al loro interno sia il MALE che il BENE...
Ad un progressismo malato può corrispondere un'involuzione, come ad un conservatorismo illuminato potrà corrispondere un mantenimento delle cose buone e di certi diritti acquisiti...
Entrambe le fazioni hanno i loro pro ed i loro contro...
Senza questa guerra millenaria non esisterebbe nulla, e forse sarebbe paradossalmente anche meglio, ma penso di no !!!
 

Da qualche secolo ad oggi, le Società occulte Carbonare, alla sinistra del loro schieramento, in guerra con le chiese e le monarchie assolute, hanno creato i presupposti per rendere l'uomo consapevole e cosciente, facendo passi da gigante rispetto a come si PERCEPIVA L'UOMO PRIMA DI ESSE...
OGGI CI SEMBRA SCONTATO ANDARE A SCUOLA, POTERCI CURARE IN OSPEDALE, AVERE UN LAVORO, AVERE DIRITTI NATURALI, AVERE DIRITTI CIVILI, DESIDERARE DI ESSERE LIBERI, ecc...
Ma tutto questo è il processo di una parte di uno schieramento del sistema in opposizione ad esso, se ciò non fosse mai accaduto, RIPETO, saremmo all'età della pietra...

Oggi ha vinto il DIO denaro e le fazioni massoniche, a parte una piccola minoranza di maghi bianchi, sono tutte spostate a destra verso la conservazione del potere costituito a piramide, cioè un sistema fatto di CASTE SIMILE A QUELLO COMBATTUTO IN PRECEDENZA DA QUELLA PARTE MASSONICA antagonista...

Il punto è il baricentro viziato dai poteri forti spostati verso il capitale o chi combatte l'evoluzione socialista umanista, di cui i partiti politici sono semplicemente l'ultimo stadio o a seconda il primo, perchè contano nulla, dato che anch'essi sono spostati come baricentro verso destra...

Questo ha causato l'appiattimento culturale e la disaffezione verso schieramenti politici corrotti ed identici, entrambi cooptati, ma non perchè non siano valide o meno le loro rispettive posizioni culturali originarie, ma perchè una parte ha vinto sull'altra monopolizzando di fatto il sistema stesso rendendolo immobile e chiuso, IMPLOSIVO come il capitalismo stesso... !!!
La politica è lo specchio riflesso delle rispettive case madri MASSONICHE e l'assenza di schieramenti REALMENTE antagonisti è IDENTICA alle posizioni interne delle fazioni originarie ALTE ed occulte...
Ma senza gli input di certa massoneria, saremmo ancora come i Talebani che lapidano in piazza le donne, ricordiamo che la chiesa cattolica ha smesso di bruciare in piazza le donne e gli oppositori politici nel 1800...
Ora esistono altri metodi più raffinati per eliminare una persona scomoda, ma anche se non sembra stiamo meglio oggi di ieri, sarebbe più prudente dire STAVAMO, infatti il sistema vincente attuale CONSERVATORE sta lavorando proprio per tornare INDIETRO NEL TEMPO e tarpare tutto ciò che di buono aveva seminato la sua opposizione interna...
INFATTI, FA DI TUTTO PER ELIMINARE I RISULTATI DI LOTTE SINDACALI, DI DIRITTI CONQUISTATI CON IL SANGUE, PER RIBALTARE E COOPTARE RIVOLUZIONI O SOMMOSSE POPOLARI STRUMENTALIZZANDOLE...
CIO' NON SIGNIFICA CHE TALI OPERAZIONI CULTURALI ANTAGONISTE SIANO STATE VANE ED INUTILI, SIGNIFICA CHE SONO ANCORA TROPPO DEBOLI PER AVERE UN EFFETTO GLOBALE, MA NEL SENSO POPOLARE DEMOCRATICO E NON NELL'ACCEZIONE DI NWO...

SIGNIFICA CHE NE DOVREBBERO ESISTERE TANTE ALTRE PER SMUOVERE IL SISTEMA MONOLITICO ATTUALE...
CHE POI SAREBBE IL VECCHIO ORDINE MONDIALE... !!!


Tutte le rivoluzioni passate sono criticabili e sono state organizzate sempre da Elite illuminate, come è giusto che sia, essendo la massa popolare naturalmente rivolta ad accettare il Sovrano di turno, ma spesso sono tappe importanti senza le quali saremmo ancora al feudalesimo, sistema che vorrebbero propinarci le odierne Elite...
Senza cambiamenti fatti con il sangue non si va da nessuna parte, purtroppo...
Per rieducare le popolazioni all'autodeterminazione nelle varie epoche servono anche esempi forti uguali contrari a quelli che creano la casta conservatrice... 
Il problema è che le rivoluzioni dovrebbero essere o rappresentare una TENSIONE perenne, in caso contrario l'Oracolo le coopta e le metabolizza ribaltandole, controiniziandole...
Il problema non è una rivoluzione eventualmente eteroguidata o meno, ma il fatto che ce ne sono troppo poche e tutto torna come prima, come nella "Fattoria degli animali" di ORWELL, anche se in realtà avvengono piccoli passi impercettibili nella liberazione dell'individuo...
Piccoli passi che proprio il potere occulto attuale clerico-fascista vuole azzerare sia culturalmente che socialmente... La rivoluzione è uno stadio umano augurabile e da promuovere a patto che sia circolare ed in continuo mutamento, se si arresta l'Oracolo si sposta sulla REAZIONE e la conservazione...
Ogni volta che l'uomo accetta lo status quo, accetta di fatto la fazione che è espressa concettualmente dalle società occulte antidemocratiche, quindi se si siede e aspetta il corso degli eventi, non farà che accettare il sistema piramidale che non smette mai di regredire ad uno stato fetale involutivo...
La tensione rivoluzionaria ha come apice una guerra armata contro il sistema ed è appoggiata logicamente dalle fazioni massoniche minoritarie antagoniste, ma in realtà dovrebbe lavorare tutti i giorni per riequilibrare il sistema evolvendolo per il bene collettivo, per necessità naturale delle cose... Se smette di fare il suo lavoro, l'Oracolo giustamente si riprende le posizioni conquistate e fa arretrare l'umanità, operazione che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno...
La tensione perenne è l'unica arma da usare per riequilibrare il sistema anche a livelli più bassi e reconditi, anche nelle piccole cose quotidiane non accettando soprusi ed ingiustizie, manifestando il nostro dissenso ovunque ed in ognidove... 
Questo è il concetto filosofico di fondo dell'esistenza di una cultura realmente di sinistra, dove la sua funzione valoriale si dovrebbe esprimere e realizzare in una visione di aggiustamento della società umana globale, anche attraverso cambiamenti o esempi di cambiamenti, che potranno essere anche rischiosi o apparentemente sbagliati, ma sempre GIUSTI per natura, come è giusta e naturale la crescita individuale e di conseguenza collettiva...
E' un esempio che serve a forgiare mutamenti sociali e prospettive future culturali, a prescindere dalle sue involuzioni interne e cooptazioni... senza di esse non potremmo percepirci o desiderare di percepirci liberi... si tornerebbe all'ORACOLO NON SCISSO primordiale dove esisteva il sacerdote che comandava la sua tribù, incarnandolo in toto...
Quando l'Oracolo sarà ulteriormente scisso e non UNICO rappresentante del GRANDE DELTA, l'umanità avrà fatto un salto quantico in avanti...
Oggi rispetto all'uomo primordiale, dove si presentava unico e monolitico, è scisso in due fazioni contrapposte... Quando sarà frammentato ulteriormente l'uomo inizierà ad essere libero...
La natura delle cose prevede questo antagonismo che serve realmente a tutti e PARADOSSALMENTE anche al sistema che essa combatte...
In questo senso sono entrambe fazioni dell'ORACOLO in guerra tra loro e non possono prescindere da esso perchè di fatto lo creano anche combattendolo ed innovandolo...

A MENO CHE... !!!
continua???

MDD


venerdì 6 luglio 2012

CRITICA AL SISTEMA CAPITALISTA-COLONIALE MILLENARIO... OVVERO LA NATURA E L'ORIGINE DELL'ORACOLO !!!


"... La chiave del socialismo, d’altra parte, è la proprietà governativa dei mezzi di produzione, di terra e di beni capitali. Quindi, non ci può essere mercato di terreni o di beni capitali degno di questo nome. Alcuni critici del libero mercato sostengono che i diritti di proprietà sono in conflitto con i diritti “umani”.

Ma questi critici non si rendono conto che in un sistema di libero mercato ogni persona ha un diritto di proprietà sulla sua persona e sul suo lavoro, e che può liberamente stipulare contratti per quei servizi. "
Murray Newton Rothbard , vonmises.it

Ma questo dove accade, in quale dimensione???
In quale libero mercato???
Ma quale lavoro, quali diritti, quali persone???
Il libero mercato è un concetto metafisico, non esiste libero mercato e non può esistere in senso etico, esiste semmai la sopraffazione del più forte, dei più forti sulla popolazione. ROTHBARD immagina un mondo, una sorta di egualitarismo dei diritti mescolato ad un'ipotetica meritocrazia, non si capisce controllata da chi...???
Anzi, si capisce bene, controllata da chi detiene lo scettro del potere e controlla il sistema, quindi di fatto annullamento dei presupposti libertari e liberisti presunti ed idealizzati tali... Un eventuale libero mercato dovrebbe prevedere una identica posizione di partenza di tutti i cittadini del mondo, sennò in un minuto si tornerebbe punto a capo, e vincerebbero i più forti e i più malvagi, come di fatto accade nella realtà ...
Solo dopo questa fase "potrebbe nascere" un vero libero scambio anarchico e/o liberale nell'accezione ALTA del termine, sia culturale che economico, SOLO dopo una rieducazione collettiva ed un accettazione di valori umanisti e socialisti...
Ma è uno scenario da 6° Dimensione, un' utopia che supera quella di un comunismo dal volto umano...
Dopo una CURA realmente democratica e socialista che permetta a tutti di iniziare dallo stesso punto di partenza, senza nepotismi, favoritismi, classismi di ogni risma, l'uomo diventerebbe LIBERO e potrebbe democraticamente misurarsi con il suo prossimo…
Potrebbe convivere in pace, senza più dominare, ma confrontarsi nella differenza esistenziale della sua singolarità e nel rispetto dei diritti della collettività, attraverso valori condivisi, convenienti e GIUSTI...
Ora siamo nella fase schiavista capitalista che dura almeno da 10000 anni, esattamente da quando l'ORACOLO è divenuto sistema globale archetipo condiviso e consolidato...
Da quando esistono le prime civiltà cosiddette "evolute", pochi sacerdoti con sapienze ancestrali hanno nei millenni mantenuto il comando sulle masse, incarnando inizialmente la triade arcana del potere religioso, militare e politico/economico...
Questo processo umano e naturale avvenne in tutto il mondo, come conseguenza della scoperta che "Il potere logora chi non ce l'ha...", e come strumento per far accettare alla base le regole ed i dogmi funzionali alla conservazione del potere e all'illusione della matrice alimentata anche attraverso culti ipnotici...

La visione LIBERISTA non può essere giusta e democratica, essa è numerica, inumana ed irrazionale, religiosa e classista, perchè non valuta semplici dinamiche che gli uomini mettono in atto per dominare altri uomini, è una considerazione che non  tiene conto della natura psicologica umana, perchè non possono esistere liberi scambi tra persone senza monopoli, criminalità organizzata, poteri forti che eteroguidano dall'alto o semplicemente ingiustizie tra privati cittadini che, secondo gli scritti delle filosofie neoliberiste alla Von Mises, auspicherebbero mercanti anarco-liberali ed umanisti senza macchia, pronti a rispettare qualsiasi regola o contratto in una sorta di Eden capitalista senza lacci e lacciuoli...
Ossimori a go' go'... !!!
La natura umana va assecondata, coltivata e promossa ma anche guidata ed "educata" secondo logica, giustizia e fratellanza... 
Il Comunismo, semmai non è mai esistito veramente, invece sono esistiti fascismi rossi e nazismi di "altra bandiera" e quando tali sistemi si sono avvicinati alle sue teorie originarie sono divenuti ALTRO SISTEMA, perchè schiacciati dall'ordine globale occulto che va nella direzione opposta...
I sacrosanti valori comunisti e socialisti democratici, rapresentavano e rappresentano la strada da percorrere per raggiungere la libertà... quella vera, attraverso la consapevolezza, la coscienza di classe, l'autodeterminazione anche e soprattutto, operando  dall'interno di altri sistemi, correggendoli e riequilibrandoli secondo logica e natura...
Ricordiamoci che l'Oracolo è sempre alla destra del padre...!!!



Se non fossero esistite nell'800 le dottrine socialiste, saremmo ancora molto più indietro di quanto oggi siamo nell'evoluzione collettiva e nello svelamento della matrice, bisogna percepire e capire tali filosofie come antidoto libertario delle masse oppresse, di diritti naturali negati alla popolazione, anche nell'ottica del mondo che sognano coloro che osteggiano i valori socialisti, perchè grazie a quelle filosofie ed a quelle forme mentis, oggi siamo in grado di poter pensare con la nostra testa e di percepirci non più schiavi come un tempo, e se lo siamo ancora è perchè non siamo abbastanza convinti di tali svelamenti ed accettiamo il nostro ruolo subalterno creato da altri...
L'Oracolo vorrebbe farci percepire schiavi come sempre è accaduto fino al 1800 prima di certe evoluzioni filosofiche e culturali/spirituali...
Dopo un breve periodo di Bum economico e culturale durato due decenni, dal 60 all' 80 del secolo scorso, oggi l'Oracolo chiede il conto e taglia sanità, scuola, welfare, mentre si finanziano gli istituti privati, si regalano finanziamenti alle cliniche private, spesso in mano alle fondazioni di stampo clerico fascista, si licenziano i lavoratori in tronco, si negano diritti conquistati con il sangue attraverso lotte sindacali che hanno permesso a tutti di godere dei diritti fondamentali...
Diritti oggi messi nuovamente in discussione attraverso una crisi economica inventata e giustificata proprio per spostare il baricentro a destra dell'asse politico globale... 
Si rompe la catena del libero scambio culturale, economico, sociale, a causa delle dottrine liberiste e turbocapitaliste che prevedono le stesse dinamiche totalitarie di qualunque sistema totalitario...
Essendo loro stessi SISTEMA TOTALITARIO assoluto ed incontestabile per natura !!!


Per ripartire e rifondare un mondo NUOVO e non un falso NUOVO ORDINE MONDIALE che in realtà è sempre il solito sistema mercantile schiavista ariano trasmutato con vesti profumate da Domenica delle Salme, le società umane se vorranno salvarsi, dovranno passare attraverso una struttura sistemica socialista ed orizzontale, anzi, circolare ed orizzontale... 
Dove il singolo abbia consapevolezza del PROPRIO SE', ma viva senza vantaggi considerevoli rispetto al prossimo, dove possa realizzare le sue scelte senza invadere il campo altrui, senza più concorrenza serrata, concetto diabolico e maligno e causa del MALE ASSOLUTO...

Per vedere finalmente nascere la meritocrazia, semmai ce ne fosse bisogno e non fosse altro che per accontentare tutti i parolai liberali, si dovrebbe passare per un percorso socialista e resettare le impurità liberiste, favorendo la nazionalizzazione di tutte le risorse, la statalizzazione assoluta dei processi economici e culturali, permettendo a tutti di avere i beni necessari, i diritti democratici e di poter sviluppare anche la propria creatività misurandosi con il prossimo, senza più essere suo concorrente, senza bisogno di alimentare il MALE... 
Un sistema orizzontale o il più orizzontale possibile che sia tale anche nel non divenire assolutistico e reazionario, come spesso è capitato ai comunismi ed alle degenerazioni staliniste, che di fatto sono stati "altro fascismo"...
Un sistema socialista "cristico" nell'accezione culturale ed iniziatica del termine, nell'accezione di liberazione dell'uomo dalla schiavitù, quindi opposta e contrapposta a quella temporale religiosa cattolica ...
La causa del MALE è proprio l'esistenza del mercato che diventa proprietà di pochi a scapito della moltitudine... Esso è solo un medium, uno strumento per dominare i popoli nella storia e conservare il comando, pensare sia una piazza potenzialmente libera dove misurare le proprie qualità è talmente inverosimile ed illusorio che suona quasi come una provocazione... !!!

Chi possiede il mercato???
Chi possiede la moneta??? 
Pensiamo che tale strumento di forza sia gestito autonomamente da tutti i cittadini???
ADDIRITTURA gestito in senso etico???
I poteri forti non avranno mai il desiderio di abdicare il loro trono secolare ed aspettare di essere scavalcati dal più giusto, meritorio, dal più libero in una libera concorrenza illusoria ed accettare un sistema realmente democratico e popolare...
Solo "Altro" sistema potrà interrompere la catena e spezzarla...
Sperare che gli uomini diventino più buoni improvvisamente e si occupino della COSA PUBBLICA, ha connotazioni fideistiche peggiori di quelle religiose, è vana speranza... 
Solo un ordine egualitario e realmente democratico potrà permettere di sviluppare la creatività umana e le capacità reali di ognuno di noi e soddisfare i reali bisogni economici permettendo di ampliare la conoscenza globale, imponendo attraverso una rieducazione collettiva il rispetto del prossimo, l'etica, valorizzando lo spirito del D'IO e non quello di un DIO avatar proiettato fuori come ci ha insegnato ad accettare l'Oracolo millenario, il colonialismo ed il capitalismo, unici sistemi di un macro sistema che ha sempre dominato fino ad oggi, con pause brevi democratiche che ci hanno permesso di vedere dall'alto e fuori dal labirinto Cnossiano come potrebbe essere bello un ALTRO MONDO, con altre regole più giuste ed umane, se fosse solo possibile conoscerle...


Quindi per necessità intrinseca, attraverso un processo di socialistizzazione dell'individuo da sostituire al culto fideistico assorbito nei secoli, come valore indotto e fatto accettare per la sua logica e naturale essenza, per necessità di convivenza tra uomini...
Ogni qualvolta nel mondo doveva nascere un esperienza davvero democratica, come in Cile ed in sud america, ma anche in europa e nel resto del mondo, erano sempre i capitalisti colonialisti americani ed occidentali a mettere il bastone tra le ruote, attraverso Golpe militari fascisti, cani da guardia del capitale da sempre e creati per servire quella causa maligna ed impedire che la ricchezza di un paese fosse condivisa il più possibile e non fosse solo in mano a pochi, come anche le libertà individuali ed i diritti sociali...
L'oracolo ha il terrore che il baricentro venga spostato a sinistra, e non parlo di meri partiti ovviamente, perchè ciò svelerebbe l'inganno globale, prima fatto accettare a tutti dalla religione e poi dal mercato capitalista e schiavista...
Dopo anni di complesse e difficoltose iniezioni democratiche fatte per il bene collettivo, anche attraverso il sangue versato per la libertà, l'Oracolo torna a riprendersi i diritti acquisiti e ristabilire i ruoli in campo...

Sognando e sperando in un cambiamento globale anche lento e dilatato nel tempo, oggi l'obbligo morale è quello di aprire la mente e capire chi siamo e cosa vogliamo veramente...
Non rimanere putti da svezzare e diventare adulti consapevoli e vogliosi di crescere individualmente e collettivamente, è il minimo sindacabile da realizzare per cambiare lo status quo, è la base di partenza culturale, il primo gradino nella scalata della riscossa popolare...
Usciamo dalla logica della vittima sacrificale e diventiamo tutti sacerdoti di noi stessi...

HASTA LUEGO !!!

mercoledì 4 luglio 2012

LA RELIGIONE NEL CAPITALE di LUCIANO PARINETTO PART 2°



Fratellanza cristiana ed eguaglianza capitalistica
Ma l’eguaglianza fraterna dei cristiani –che si amano, si riconoscono in quanto fratelli solo
per mediazione della paternità di Dio – prefigura anche il rapporto secondo il quale i
proletari, come persone indipendenti, restano tra loro irrelati, e vengono in rapporto
reciproco fra loro solo alienandosi per mezzo del capitale.
Ciò che media la loro appartenenza al genere – nel lavoro- è dunque la loro
estraneazione, il capitale, proprio come ciò che fonda il legame fraterno dei cristiani e la
loro eguaglianza è la loro alienazione nella paternità di Dio. Come Cristo è il corpo mistico
che fonda l’eguaglianza dei cristiani in quanto membra di quel corpo, così il capitale è
l’organismo operante nel quale si riconoscono in rapporto gli operai, in quanto vi sono
incorporati. La nazione che, forse, maggiormente congiunge cristianesimo e capitalismo,
che fa del cristianesimo la religione del capitale è quella dell’uguaglianza (fratellanza, per i
cristiani).

Nell’anticristo Nietzche ha osservato “Il primo cristiano è per profondissimo istinto un
ribelle contro tutto quanto è privilegiato; egli vive, combatte sempre per diritti uguali”.
La formulazione più caratteristica delle rivendicazione di diritti uguali si ritrova nelle
costituzioni borghesi (nonché proto-capitalistiche) della rivoluzione francese, di cui Marx
aveva denunciato il carattere ideologico (e religioso) già al tempo della sua collaborazione
agli Annali franco tedeschi “Come persone indipendenti gli operai sono dei singoli i quali entrano in rapporto con lo stesso capitale ma non in rapporto reciproco fra loro.
La loro cooperazione comincia soltanto nel processo lavorativo, ma nel processo lavorativo hanno già cessato d’appartenere a se stessi.
Entrandovi, sono incorporati nel capitale. Come cooperanti, come membri d’un organismo operante, sono essi soltanto un modo particolare d’esistenza del capitale.”
F.Nietzsche, Il caso Wagner etc, Mondadori, 1975

Più tardi nel Grundrisse, Marx nota che la nozione di uguaglianza è il caratteristico traitd’union degli individui alienati della società capitalistico industriale: “Ciascuno dei soggetti è un individuo che scambia; ciascuno cioè ha con l’altro la medesima relazione sociale, che questi ha con lui. Come soggetti dello scambio dunque la loro relazione è quella di uguaglianza”.
E’ a questa uguaglianza nell’alienazione capitalista che corrisponde la fratellanza
nell’alienazione cristiana.
Marx, da parte sua, non è assolutamente per l’uguaglianza come asserirà chiarissimamente nella Critica del programma di Ghota.

Nella sua appassionata rivendicazione del soggetto umano onnilaterale a venire ( e quindi
di un soggetto disalienato, autonomamente in grado di sviluppare a seconda delle propria
originale individualità, e non a imitazione d’altri o per loro imposizione, tutte le proprie
potenzialità) egli infatti prefigura ivi perfino un diritto diseguale per gli individui che “non
sarebbero individui diversi, se non fossero diseguali”.
Tanto più diseguali saranno dunque, quanto più saranno disalienati (e, ovviamente, in una
società senza classi).
Se il cristianesimo –specialmente nel suo svolgimento borghese, vale a dire il protestantesimo – “rappresenta una parte importante nella genesi del capitale già per aver
trasformato quasi tutti i giorni festivi tradizionali in giorni lavorativi”, oltre che aver
incrementato col “colossale furto di beni eclesiastici cattolici” il capitale di “fittavoli e
cittadini speculatori”; non meno criticabile rimane, per Marx, il cristianesimo nella sua
forma cattolica, mediante l’apparentemente religiosa interdizione dell’interesse –
considerato peccato d’usura- tutelava precisamente il proprio interesse economico.

Infatti “senza l’interdizione dell’interesse la Chiesa ed i monasteri non avrebbero mai
potuto diventare così ricchi”.La maggior cura che Marx impiega nel denunciare il protestantesimo non pare dipendere da un apprezzamento meno critico nei riguardi del cattolicesimo, ma dal fatto che mentre il cattolicesimo è una forma ormai arcaica del cristianesimo – la tipica sovrastruttura del medioevo europeo - il protestantesimo è la forma caratteristica che il cristianesimo ha assunto nell’età borghese e rappresenta così una delle più cospicue coperture ideologiche di quell’alienazione capitalistica che urge denunciare.
E infatti il libero esame individuale può essere considerato come la prefigurazione del “libero” individuo borghese e la disarticolazione luterana della fede dalle opere, della grazia dalla natura, preparava l’accoglimento e la giustificazione della borghese separazione del privato dal pubblico, nonché dell’imperscrutabilità del cielo economico, alla cui grazia l’individuo veniva abituato a sottomettersi ciecamente.

L’importanza delle “poche considerazioni di Marx, nel Capitale, sul rapporto tra protestantesimo e capitalismo”, ha scritto Hobsbawm, sta nel fatto che esse ebbero “un
immenso influsso” e certamente rappresentano “una delle prime influenze indubbiamente
marxiste nella storiografia ortodossa” di un Sombart, di un Weber e di un Troeltsch.
Ma il demistificante confronto fra le forme di cristianesimo e forme di economia
capitalistica non si arresta qui.
Come già nel Manoscritti economico filosofici del 1844, anche nel Capitale Marx indica
l’analogia che collega la cattolica credenza nell’oggettiva efficacia dei sacramenti alla
credenza dell’economia politica capitalista nell’oggettività del sistema monetario; nonché la relazione che intercorre fra la valorizzazione protestante della fede soggettiva e la fededell’economia politica capitalista nel sistema creditizio.

Un ultimo paragone –supremamente demistificante- fra cristianesimo e capitalismo
consiste nel verificare l’analogo atteggiamento critico che essi assumono nei confronti di
religioni e di economie ormai tramontate, strettamente legato all’incapacità più evidenteall’autocritica. Come era già stato scritto nella La miseria della filosofia – cui qui vien fatto esplicito rimando- “le forme pre-borghesi dell’organismo sociale di produzione vengono quindi tratte dall’economia pressappoco come le religioni precristiane sono trattate da K.Marx, Il capitale, III libro: “ Il sistema monetario è essenzialmente cattolico, il sistema creditizio essenzialmente protestante. 
Come carta l’esistenza della monetaria delle merci ha soltanto una esistenza sociale.
E’ la fede che rende beati. La fede nel valore monetario come spirito immanente delle
merci, la fede nel modo produzione e nel suo ordine prestabilito, la fede nei singoli agenti della produzione come semplici personificazioni del capitale autovalorizzantesi. 
Ma come il protestantesimo non riesce a emanciparsi dai principi del cattolicesimo, così il sistema creditizio non si emancipa dalla base del sistema monetario”.
Con la rilevante conseguenza che un simile trattamento critico della pretesa assolutezza di forme precedenti di economia e religione finisce per sollevare il dubbio sull’asserita assolutezza e del cristianesimo e dell’economia capitalistica stessi, che ne viene esorcizzata.
Quanto sopra esposto sottolinea la pregnanza che Marx attribuisce ai predicati teologici
cristiani del dio-capitale ed all’analogia fra dogmi e riti dell’economia politica capitalistica e
del cristianesimo.
I dogmi del capitale
Intanto, uno dei predicati (e dei misteri) massimi della divinità cristiana consiste
nell’affermazione dell’unità e della trinità di Dio. Nel III libro del Capitale non a caso,
dunque, la sezione VII del cap.48, viene dedicata alla formula trinitaria e, trattandosi di una
categoria che “abbraccia tutti i misteri del processo di produzione sociale” capitalistico,
occorre ancora sottolineare come, anche qui, Marx ponga on primo piano il potere
demistificante del confronto analogico fra religione ed economia.
C’è ua profonda analogia fra la trinità cristiana e quella capitalistica (capitale-profitto; terrarendita fondiaria; lavoro-salario) già nel fatto che ambedue si presentino come mistero ai rispettivi credenti. Infatti il nesso interno che collega le tre figure delle due trinità rimane
loro occulto, in quanto costituito da tra “composizioni prima facie impossibili”.
I nessi fra le tre composizioni della trinità capitalista sono “assurdi e del tutto contraddittori”, proprio come l’unità di uno e tre nella trinità cristiana.
E al capitalista accade –davanti a questo mistero – quanto si verifica nel credente
cristiano. Quando si trova innanzi all’incommensurabile, allora –con caratteristico
rovesciamento religioso- “tutto gli appare chiaro ed egli non sente più il bisogno di riflettere
ulteriormente.
Egli è appunto pervenuto al razionale della concezione borghese”
Il razionale – cioè - del borghese (e del cristiano) non è altro che la paralisi della
riflessione, l’irrazionale contrabbandato per razionale, proprio come nella dogmatica
religiosa.
C’è qualcuno che ha voluto paragonare la razionalità cui allude Marx nella prospettazione
della sua utopia del comunismo alla ratio di dominio e di calcolo del capitalismo:
evidentemente non aveva sott’occhio, tra l’altro, questa pagina del Capitale, in cui Marx
addita nella ratio capitalistica il sommo dell’irrazionalità.
Nell’ideologia capitalistica, infatti, “i nessi delle forme irrazionali in cui si manifestano e si
riassumono praticamente determinati rapporti economici, non toccano i concreti
rappresentanti di questi rapporti nella loro vita quotidiana; e poiché essi sono abituati a
muoversi nel loro ambito, non trovano in esse nulla di strano.
Una contraddizione totale non ha quindi nulla di misterioso per essi. Nelle manifestazioni assurde, estraniate dal loro legame interno e prese isolatamente, essi si sentono a loro agio come un pesce nell’acqua. Vale qui ciò che Hegel dice riferendosi a certe formule matematiche, ossia ciò che sembra irrazionale al senso comune è razionale, e ciò che ad esso sembra razione è l’irrazionalità stessa”
La stessa situazione di fede (credo che l’assurdo sia razionale) accomuna dunque cristiani
e capitalisti, che non sono in grado (anche se credono) di cogliere il nesso che collega
l’unica sostanza (ossia il valore complessivo del prodotto umano) alla sua disarticolazione
in tre fonti diverse. L’entità molto mistica del capitale ha dunque come proprio ambiente caratteristico il mondo stregato e capovolto della struttura economica borghese, in cui si aggirano i fantasmi di Monsieur le Capital e di Madame la Terre, entità sacre alla capitalistica religione della vita quotidiana, che simpateticamente adombra quella cristiana.
Ma le analogie fra capitalismo e cristianesimo non si arrestano qui.
Oltre alla trinità, essi hanno in comune il mistero dell’incarnazione.
La Menschwerdung, il divenir umanamente sensibile di dio, ha analoga corrispondenza nell’incarnazione visibile del lavoro nella merce; nel farsi persona dell’invisibile capitale nel visibile capitalista.
D’altra parte , se si considera il valore nella sua inseità (in relazione privata con se stesso)
e non in relazione al mondo delle merci, come denaro figliante denaro, con la proprietà
occulta di partorir valore, allora esso “si distingue come valore originario, da se stesso
come plusvalore, allo stesso modo che dio padre si distingue da se stesso come dio figlio,
ed entrambi sono coetanei e costituiscono di fatto una sola persona, poiché solo mediante
il plusvalore di dieci sterline le cento sterline anticipate diventano capitale, e appena sono
diventate capitale, appena è generato il figlio, e mediante il figlio padre, la loro distinzione
torna a scomparire, ed entrambi sono uno, centodieci sterline”
Del resto, la duplice natura del Cristo può chiarire anche “il doppio modo di esistenza” che
la merce deve assumere “per rispondere ai requisiti imposti dalla circolazione”
Il lato sensibile della merce è il suo valore d’uso; la sua “forma autonoma per quanto
ideale” la sua “proprietà sopra-natuale” è il valore di scambio. La merce “deve cioè
apparire come unità (tuttavia sdoppiata) di valore d’uso e di valore di scambio”
Le analogie dei misteri cristiani e di quelli capitalistici non sono ancora esaurite.
Nella sua forma di capitale monetario produttivo d’interesse, in cui ha esistenza continuata
come denaro – “una forma nella quale tutti i suoi tratti determinati sono cancellati e i suoi
elementi reali sono invisibili”- il capitale assume l’apparenza – proprio come il dio ebraico
(parente prossimo di quello cristiano) – di creatore ex nihilo: “Come per gli alberi il
crescere, così al capitale monetario il produrre denaro” (τòχος dice il greco antico, con
doppio significato di nato, cosa generata e di interesse) “appare in questa forma una
proprietà natuale”
D’altra parte, peccato originale può essere utilmente paragonato al mistero cui ricorre
l’ideologia dell’economia politica borghese per esplicare l’arcano dell’accumulazione
originaria: “Nell’economia politica quest’accumulazione originaria fa all’incirca la stessa
parte del peccato originale nella teologia: Adamo detto un morso alla mela e con ciò il
peccato colpì il genere umano. Se ne spiega l’origine raccontandola come aneddoto del
passato. C’era una volta, in una età da lungo tempo trascorsa, da una parte una èlite
diligente, intelligente e soprattutto risparmiatrice, e dall’altra c’erano degli sciagurati oziosi
che sperperavano tutto il proprio e anche più. Però la leggenda del peccato originale
teologico ci racconta come l’uomo sia stato condannato a mangiare il suo pane nel sudore
della fronte; invece la storia del peccato originale economico ci rivela come mai vi sia della
gente che non ha affatto bisogno di faticare”
Il circolo vizioso delle teologia chiarisce anche qui il circolo vizioso dell’economia, che
presenta un risultato come punto di partenza.
La transustanziazione (l’oro che è un reale metallo determinato ed è, nello stesso tempo,
come denaro, l’equivalente generale delle merci; così come il vino è se stesso e, nello
stesso tempo, il sangue di Cristo); il rapporto anima-corpo (“il prezzo, ossia la forma di
denaro delle merci, è, come la loro forma di valore generale, una forma distinta dalla loro
forma corporea tangibile reale” rapporto papa-fedeli (pretendere di mantenere la
produzione di merci e insieme di abolire l’antagonismo merce-denaro “sarebbe come
abolire il papa e lasciar sussistere il cattolicesimo”); sono ancora altre analogie che,
insieme a quella –generalissma- della mediazione, Marx utilizzava perché
vicendevolmente ideologia cristiana e ideologia capitalistica si demistificano.
Il destino della religione
Da questa rassegna mi pare che si possa a sufficienza ricavare il convincimento che la
critica religiosa non è affatto cosa secondaria nel Capitale, visto che si annida nelle più
sottili analisi marxiane delle categorie mistificate dell’economia capitalista e contribuisce
notevolmente a smascherarle.
Se l’alienazione religiosa è ancora per Marx tanto paradigmatica da costruire una cartina
tornasole per la denuncia dell’alienazione socio-economica del capitalismo, è chiaro che,
nel Capitale, deve trovar posto anche un’indicazione sul destino della religione.
Ed è questo uno degli aspetti più nuovi della teoria religiosa marxiana, perché non solo
riprende ma approfondisce quanto il Marx giovane aveva già indicato.
Come alienazione sovrastrutturale è ovvio –marxianamente- che la religione debba
seguire il destino della rispettiva struttura socio-economica portante, ma, trattandosi di una
forma ideologica lo sfruttamento di classe comune non al solo capitalismo, ma a tutte le
società in cui vige lo sfruttamento di una classe sulle altre –come aveva ben chiarito il
Manifesto del Partito Comunista
è evidente che non basterà un semplice mutamento di strutture sociali ed una aumento della conoscenza a toglierla. Non basterà, cioè, il solo toglimento della proprietà privata (e delle regioni sovrastrutturali ad essa connesse) a provocare la sparizione.
“Il riflesso religioso del mondo reale può scomparire, in genere, soltanto quando i rapporti
della vita pratica quotidiana presentano agli uomini giorno per giorno relazioni chiaramente
razionali tra di loro e fra loro e la natura. La figura del processo vitale e sociale, cioè del
processo materiale di produzione, si toglie il suo mistico velo di nebbie soltanto quando
sta, come prodotto di uomini liberamente uniti in società, sotto il controllo cosciente e
condotto secondo un piano. Tuttavia, affinché ciò avvenga, si richiede un fondamento
materiale della società, ossia un serie di condizioni materiali di esistenza che, a loro volta,
sono il prodotto naturale originario della storia di uno svolgimento lungo e tormentoso”.
Non una semplice conversione della società capitalistica al socialismo può dunque
produrre meccanicamente la dissoluzione della religione, ma l’attuazione di una quotidiana
razionalità nei rapporti di vita pratici fra uomo e uomo e uomo e natura. Razionalità che,
come si è visto precedentemente, Marx è ben attento a contrapporre alla razionalità del
capitale, che è, in realtà, una irrazionalità con la maschera della religione.

Il richiamo ad una nuova, utopica, razionalità, è la traduzione –nel linguaggio del
Capitaledell’utopia marxiana dei Manoscritti economico filosofici del 1844, dove si prospettava il comunismo come naturalismo compito dell’uomo e umanismo compiuto della natura. Un concetto-progetto che trova riscontro in uno dei punti più utopici del Capitale, laddove si affronta il tema del regno della libertà “Di fatto, il regno della libertà comincia soltanto là dove cessa il lavoro determinato dalla necessità e dalla finalità esterna; si trova quindi per sua natura oltre la sfera della produzione materiale vera e propria.
Come il selvaggio deve lottare con la natura per soddisfare i suoi bisogni, per conservare
e per riprodurre la sua vita, così deve fare anche l’uomo civile e lo deve fare in tutte le
forme della società e sotto tutti i possibili modi di produzione. A mano a mano che egli si
sviluppa il regno delle necessità naturali si espande, perché si espandono i suoi bisogni,
ma al tempo stesso si espandono le forze produttive che soddisfano questi bisogni. La
libertà in questo campo può consistere soltanto in ciò, che l’uomo socializzato, cioè i
produttori associati, regolano razionalmente questo loro ricambio organico con la natura,
lo portano sotto il loro comune controllo, invece di essere da esso dominati come da una
forza cieca; che essi eseguono il loro compito con il minore possibile impiego di energia e
nelle condizioni più adeguate alla loro natura umana e più degne di essa. Ma questo
rimane sempre un regno della necessità.
Al di là di esso comincia lo sviluppo delle capacità umane, che è fine a se stesso, il vero
regno della libertà, che tuttavia può fiorire soltanto sulle basi di quel regno della
necessità.”
L’avvento della razionalità e il conseguente toglimento della situazione di dipendenza nei
rapporti dell’uomo con l’uomo e con la natura è dunque l’istanza utopica cui va
essenzialmente collegata la fine della religione nel Capitale.
Come ho già anche altrove notato la razionalità di cui parla Marx nel corso dei tre libri
del Capitale è radicalmente altra dalla ratio capitalistica che, sovente, come scrive Marx
nel II libro del Capitale, per esempio, nel ciclo del capitale monetario, procede mediante
distinzioni che sono a-concettuali.

La razionalità anti-capitalista di Marx va indubbiamente collegata anche al tema
dell’emancipazione dei sensi ed attributi umani, alla loro umanizzazione utopica, a venire.
Siccome dunque in essa, si dispiega anche quell’atteggiamento estetico che, già per i
Manoscritti del 44, è essenziale al futuro uomo marxiano, si deve intendere questa
razionalità, nei riguardi della natura, non tanto come dominio, quanto come
contemplazione-fruizione di essa, che, d’altra parte, liberata dall’asservimento capitalistico,
si protende verso l’uomo, va progressivamente umanizzandosi.
Per atteggiamento razionale dell’uomo nei confronti della natura si deve quindi intendere,
marxianamente, con confronto libero dell’uomo con la natura: il che esclude possa trattarsi
di una capitalistica razionalità di dominio o di un semplice controllo cosciente di essa.
Chi dunque ritenesse possibile relegare –sulle ore di un Garaudy- le denunce dell’oppio
del popolo nella zona di pensiero giovanile e (a suo avviso) non marxista di Marx; così
come chi –perdendo di vista il lato utopico del Capitale- giudicasse che il persistere della
religione in alcuni paesi ad economia di transizione (non ancora pervenuti alla razionalità
cui Marx allude) sia in grado di smentire l’analisi marxiana; e chi, ancora, giungesse
addirittura a prevedere, con l’avvento di una società senza classi, anche la possibilità
dell’instaurazione di una religiosità non ambigua e di una spiritualità integrale, si pone al
di fuori del genuino pensiero marxiano, che, sino alla fine –checché ne pensi un
Wackenheim che vorrebbe arrestare l’elaborazione al 48 sviluppa incessantemente il
tema della critica religiosa.
La lettura del Capitale conferma non solo il vivissimo interesse che il Marx maturo
dimostra per la religione, ma soprattutto ‘essenziale legame che unisce – nel suo
pensiero- la denuncia dell’alienazione religiosa e quella del feticismo capitalistico.
Chi dunque –come alcuni comunisti dialoganti con i cattolici- ha cercato di enucleare la critica religiosa dal resto del pensiero marxiano per respingerla, forse non si è accorto che con la vasca rischiava di gettare anche il bambino.