domenica 31 ottobre 2021

CARLO RUBBIA SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI (INTERVENTO AL SENATO)


Il fisico Carlo Rubbia nell’anno 2007 presenziò al Senato della Repubblica in occasione di un ODG recante il seguito di un’indagine conoscitiva volta ad affrontare i problemi legati ai cambiamenti climatici.
L’ordine del giorno era proposto anche in vista della Conferenza nazionale su energia, ambiente e attuazione del Protocollo di Kyoto.
Al prof., invitato presente assieme alla dottoressa Salmieri, viene detto che la Commissione del Senato ha avviato un’indagine conoscitiva sulle politiche e le misure volte ad affrontare i problemi legati al fenomeno dei cambiamenti climatici, “anche in vista della Conferenza nazionale su energia, ambiente e attuazione del Protocollo di Kyoto, promossa dal Governo, e della Conferenza nazionale sui cambiamenti del clima, preannunciata presso questa stessa Commissione dal ministro Pecoraro Scanio”.
Viene inoltre specificato a Rubbia che il Paese deve cominciare a “parlare di politiche energetiche con una attenzione diversa rispetto ai problemi dell’ambiente e del clima, ciò sia in considerazione del recente rapporto presentato dalle Nazioni Unite, sia alla luce dei numerosi studi che confermano l’esigenza di un intervento non più rinviabile su questa materia”.
“Dovendo approfondire questo tema – dice il Presidente – la prima persona a cui abbiamo pensato è stata proprio lei, professor Rubbia, per il ruolo che lei ha svolto presso l’ENEA in Italia, ma anche per l’esperienza di ricerca che sta portando avanti in Spagna”.

Breve estratto di quanto affermato da Rubbia il 21 febbraio 2007
“Signor Presidente, rispondo alla sua sollecitazione offrendo una prima serie di considerazioni di carattere generale sulla situazione dei cambiamenti climatici.
Nella storia dell’umanità si è sempre pensato che l’ambiente fosse una cosa e l’individuo un’altra e che le strutture dell’ambiente e del pianeta fossero immutabili di fronte ai cambiamenti apportati dall’uomo.
Oggi, invece, per la prima volta ci accorgiamo di essere di fronte ad un effetto interattivo particolarmente rilevante, che vede l’ambiente da un lato e l’uomo dall’altro. Tale effetto è dovuto essenzialmente alla presenza sul pianeta di un gran numero di individui; oggi infatti si contano circa 6,5 miliardi di persone che vivono sulla terra e ciò rappresenta un impatto che effettivamente il pianeta ha difficoltà ad accettare.
Oggi, nell’ambito dell’IPCC (Intergovernmental panel of climate change), il Comitato intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, cui si è brevemente accennato, sono state considerate le varie cause di questo fenomeno e certamente il suo ultimo rapporto ha dimostrato in maniera indubbia che gli effetti antropogenici sono la causa più probabile del cambiamento climatico.
E’ evidente che su questo ultimo passaggio non c’è un accordo universale, posto che 6,5 miliardi di persone hanno ovviamente in proposito 6,5 miliardi di opinioni diverse; tuttavia è certo che oggi la più elementare prudenza ci suggerisce di presumere la validità delle principali conclusioni dell’IPCC. Infatti, nella situazione attuale, l’esperimento è il pianeta e noi viviamo all’interno della provetta e quindi non possiamo permetterci il lusso di correre rischi eccessivi.
Molti gas contribuiscono all’effetto serra, ma certamente il primo di tutti è l’anidride carbonica, seguito dal gas naturale, che è di quantità inferiore ed ha una durata più breve, ma che è di due ordini di grandezza più efficace per il cambiamento climatico. Queste sono le componenti non uniche, ma certamente dominanti.
Se mi è permesso, vorrei ora descrivere brevemente che cosa succede quando si brucia un blocco di carbone del peso di un chilo: oltre all’energia termica sviluppata dalla combustione e presumibilmente utilizzata ai fini previsti, viene liberata anche una certa quantità di CO2, che a sua volta intrappola la luce solare a causa dell’effetto serra. Forse non tutti sanno che il calore accumulato, dovuto all’effetto del CO2, è di 100 volte superiore al calore sviluppato nella combustione.
Ci troviamo quindi di fronte ad un vero e proprio moltiplicatore dell’effetto calorico nel pianeta; intendo dire che utilizzando una quantità uno di calore, ovvero il pezzo di carbone che abbiamo bruciato, in realtà abbiamo caricato il nostro pianeta di un fattore cento volte maggiore, dovuto all’effetto indiretto della luce solare. Ciò spiega perché l’effetto serra sia così preoccupante e condizioni tanto pesantemente il clima del pianeta.

La seconda domanda importante e fondamentale riguarda i tempi di durata degli effetti del CO2. 
Le stime attuali parlano di un periodo tra 1000 e 2000 anni necessario per riassorbire la concentrazione di CO2 essenzialmente attraverso la carbonizzazione, ovvero la formazione di carbonati all’interno della materia e nelle profondità dei fondali marini.
Va quindi rilevato incidentalmente che solo la metà di CO2, ad esempio, sprigionato nell’incendio di Roma ai tempi di Nerone è ancora presente nell’atmosfera. Tanto per intenderci, ci stiamo riferendo a ordini temporali che ci portano a subire oggi le conseguenze di quello che è successo nell’antica Roma. Ciò significa che l’accumulo del CO2 persiste per periodi molto lunghi e quindi la concentrazione finale è proporzionale non all’intensità, ma alla quantità complessiva delle emissioni prodotte dall’epoca dei romani fino ad oggi.
Da questo punto di vista, quindi, non è rilevante tanto la velocità di accumulo, ma la quantità totale. 
Ne consegue che, se pure le misure previste dal Protocollo di Kyoto tese a modificare la velocità di accumulo fossero integralmente applicate, produrrebbero solo un ritardo di appena sette anni nel processo di accumulazione delle emissioni. Ben più serie azioni sono quindi necessarie per introdurre un controllo duraturo della concentrazione del CO2.
Anche se i Paesi più avanzati fossero in grado di eliminare le emissioni di CO2, resteranno comunque dei Paesi in via di sviluppo che continueranno a produrlo, anche se più lentamente, ad esempio bruciando il carbone, materiale di cui esistono ancora vaste risorse: si pensi, ad esempio, all’India o ad altri Paesi con simili caratteristiche.
Si produrrà comunque un cambiamento climatico considerevole pur se le immissioni di CO2 proverranno solamente dalla nicchia di Paesi poco sviluppati, anche se presumibilmente in un arco di tempo ben più lungo.
E’ evidente che il carbone bruciato nei Paesi in via di sviluppo produce lo stesso effetto di quello bruciato nei Paesi più sviluppati; non conta chi lo brucia, ma la quantità di carbone effettivamente bruciata.
La terza domanda che occorre porsi, signor Presidente, riguarda la frazione di CO2 emesso che rimane effettivamente nell’atmosfera. Al momento attuale, tale valore è pari a circa il 50 per cento. Dunque solo la metà delle emissioni fossili finiscono nell’atmosfera, mentre la parte restante è catturata dai vegetali e dalle alghe presenti negli oceani. Si presume che tale rapporto rimanga tale anche nel caso in cui la quantità di immissioni divenisse molto più grande, ma questa è, per il momento, soltanto un’assunzione ottimistica.
Delle recenti misurazioni compiute in Svizzera hanno infatti dimostrato che, riempiendo di anidride carbonica un volume dato in cui sono contenuti degli alberi, all’aumentare della anidride carbonica non aumenta la capacità di assorbimento da parte delle piante. Essendo le piante voraci di anidride carbonica, si potrebbe pensare che, per fare un esempio, chiudendo le piante all’interno di un contenitore in cui si immette molta anidride carbonica, esse possano assorbirla in misura maggiore. 
Così però non è: l’anidride carbonica assorbita è già saturata oggi. Dunque in caso di grandi aumenti di emissioni di anidride carbonica è questionabile che rimanga invariato il rapporto tra l’anidride carbonica assorbita e quella che rimane nell’atmosfera.
Vorrei fare qualche accenno anche ad alcuni ulteriori problemi. Si sostiene normalmente nell’IPCC che ci sia una linearità nel rapporto tra il CO2 accumulato e i cambiamenti climatici prodotti: dunque se raddoppiamo la quantità di CO2 raddoppierebbero anche i mutamenti climatici.

Questo non è vero, perché occorre considerare una serie di cambiamenti addizionali nel mare e nell’ambiente che comportano un effetto moltiplicatore. Ad esempio, l’aumento della temperatura nelle zone artiche può trasformare il permafrost ghiacciato in acqua, liberando così grandissime quantità di gas naturale nell’atmosfera, il che moltiplica massivamente l’effetto serra a causa del metano.
Quando a causa del riscaldamento il ghiaccio si trasforma in acqua, si creano delle bollicine di gas naturale che escono attraverso il permafrost e vanno a finire nell’atmosfera. 
Ciò amplifica ed aumenta considerevolmente il fenomeno dell’effetto serra, a seguito della trasformazione di un solido in un liquido. Inoltre l’IPCC si è limitato ad analizzare soprattutto i problemi legati all’atmosfera, ma i fenomeni del cambiamento climatico si estenderanno anche alle terre e, soprattutto, ai mari. Questi fenomeni sono più lenti, ma continuerebbero ad aumentare anche se le emissioni di CO2 venissero arrestate oggi.
E’ molto difficile predire con precisione, nel momento attuale, cosa ci si possa attendere e se ci saranno effetti molto più gravi del semplice, e scontato, aumento del livello delle acque.
Un effetto molto importante potrebbe essere legato alle correnti marine. Sappiamo, ad esempio, che la corrente del Golfo ha modificato la sua direzione, da Nord a Sud, periodicamente nel corso della storia della terra. Potrebbe accadere che, avendo la Groenlandia perso parte della sua capacità di produrre ghiaccio, la corrente del Golfo venga profondamente modificata, mutando la sua direzione e cambiando cosı` completamente il clima di alcuni Paesi, come ad esempio l’Inghilterra.
Si tratta di cambiamenti importanti, che comportano un effetto moltiplicatore che modifica il rapporto lineare tra immissioni di CO2 e temperature medie più elevate.
Per quanto riguarda il mar Mediterraneo, inoltre, sono da temere particolarmente due effetti che si aggiungono all’analisi dell’IPCC. Il primo si riferisce alla progressiva desertificazione, e alla conseguente mancanza di acqua, dovuta allo spostamento verso Nord dell’anticiclone delle Azzorre. Esso delimita la zona in cui le acque, provenienti dal mare, sono deviate lontano dal deserto del Sahara. Uno spostamento verso il Nord dell’anticiclone delle Azzorre modificherebbe la separazione tra la zona desertica (quella sahariana) e le zone che hanno oggi un clima accettabile (quelle del Sud dell’Italia e della Spagna). Lo spostamento verso Nord dell’anticiclone delle Azzorre, dunque, sostituirà le condizioni climatiche tipiche della zona africana alle condizioni climatiche tipiche del Sud del nostro Paese.
Molto importanti sono anche le conseguenze del cambiamento climatico sulla flora, sulla fauna e sull’agricoltura. Si potrebbe verificare, infatti, una progressiva desertificazione e una forte deforestazione nel nostro Paese. Dobbiamo dunque aspettarci in Italia una desertificazione e una deforestazione progressive, dovute allo spostamento verso Nord della linea di demarcazione che al momento separa il clima arido delle zone sahariane e quelle umide dell’Europa del Sud.
Ritengo ora ragionevole concludere il mio intervento e lasciare spazio alle eventuali domande che mi vorrete rivolgere”.

https://www.theitaliantribune.it/intervento-al-senato-del-premio-nobel-carlo-rubbia-sui-cambiamenti-climatici/






martedì 26 ottobre 2021

OBBLIGO SURRETTIZIO DEL TESSERINO VERDE


Provo a riassumere il discorso in questi termini.
Il GP è giuridicamente anticostituzionale ed è in contrasto anche le normative europee.
Il Regolamento nr. 953/2021 dell’Unione europea stabilisce che gli Stati devono tassativamente “evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate”. In particolare, il regolamento “non può essere interpretato nel senso che istituisce un diritto o un obbligo a essere vaccinati”.
Il decreto istitutivo del green pass istituisce, de facto e de jure, una discriminazione della categoria dei cosiddetti “no-vax”. Costoro potranno esercitare i diritti degli altri concittadini – da quello di riunione a quello di associazione, dall’esercizio di una salutare attività sportiva alla pratica di una quotidiana convivialità – solo pagando il costo di tamponi quasi quotidiani. Con il che si crea anche una inammissibile divaricazione tra ricchi e poveri in totale spregio dell’articolo 3 della nostra Carta fondamentale. Il tutto a causa di un maldestro tentativo di imporre, sia pure per via surrettizia e indiretta (e quindi sommamente ipocrita), un obbligo vaccinale.
Un tentativo, però, più che sufficiente a violare la norma europea. Infatti, secondo il Regolamento nr. 953, va evitata ogni discriminazione non solo diretta, ma anche “indiretta” delle persone che non sono (e che non vogliono essere) vaccinate. 
Questo per quanto riguarda l'aspetto giuridico, e già basterebbe, su quello sanitario stendiamo un velo pietoso. Il covid19 non esiste più, ma esistono diverse varianti da circa un anno.
Il vaccino, a prescindere funzioni in toto, in parte o per nulla, non è affatto tarato sulle varianti (questo lo dicono studi ufficiali, medici e scienziati pro-vaccino). Quindi bisognerebbe come minimo aggiornarlo, oppure, non ha senso vaccinarsi contro un virus non più presente, essendo mutato già diverse volte.
Gli italiani si sono vaccinati per un virus che è naturalmente scemato, dato che l'introduzione del vaccino è arrivata quando già era mutato. In realtà, non possiamo manco sapere se il siero funziona, non essendo stato testato su larga scala, ma introdotto solo durante la sua avvenuta e ripetuta trasmutazione. Bisognerebbe per assurdo tornare indietro nel tempo e testare l'attuale vaccino nel 2019/20 per vedere come si comporta.
Gli studi sulle reazioni avverse ci sono e sono numericamente, purtroppo, molto inferiori alla realtà, in quanto molte persone, se perdono parenti, non denunciano l'accaduto, senza considerare il discorso delle problematiche future.
È anche vero che sono "rari" gli effetti avversi e pericolosi, rispetto a chi sta bene, ma su vasta scala sono molti, troppi, tanto è vero che, per ovviare a questo oggettivo problema, il Governo ha introdotto un falso obbligo surrettizio e incostituzionale per ricattare le persone, i lavoratori.
Perché il Governo non fa una legge ufficiale sull'obbligo vaccinale? 
Perché dovrebbe prendersi lui la responsabilità di eventuali criticità e rischierebbe di mettere in discussione il paradigma vaccinale e tutto quello che orbita attorno, sputtanando tutta l'operazione speculativa in atto, compresa tutta la filiera che ne consegue.
In questo modo la responsabilità è del singolo cittadino che, oltre a subire un palese ricatto padronale, deve pure pagare di tasca propria, potenzialmente mettendo a rischio la propria salute.
Chi da sinistra e da destra, non capisce concettualmente questi passaggi, o è in malafede, oppure, profondamente ignorante.
Basterebbe favorire la possibilità di vaccinarsi per chi desidera farlo e lasciare libertà di scelta per chi preferisce non farlo. Purtroppo, il GP rappresenta un primo step di un'agenda di schedatura più ampia, nella direzione di una mappatura completa, di cui l'ID è solo l'inizio della storia di un romanzo distopico dal nome Transhuman Express!








martedì 12 ottobre 2021

FASCINAZIONE E CONVERGENZE PARALLELE



Nell'articolo precedente, scritto prima delle vicende di Roma e dell'assalto squadrista alla sede della CGIL, avevo evidenziato come un certo antifascismo di facciata fosse strumentale al mantenimento dello status quo. I tempi erano maturi per creare il casus belli che giustificasse una certa narrazione che portava acqua ai mulini della nostra governance.
Quale miglior occasione poteva essere offerta alla propaganda padronale?
In un colpo solo, grazie alla nefasta e criminale azione fascista, sono stati serviti diversi piatti al potere costituito.
I piatti di questa cena luculliana sono la legittimazione emozionale e l'accettazione definitiva dell'introduzione del GP, sono la definitiva consacrazione dell'uomo della provvidenza, che viene ricevuto con tutti gli onori da quella che in origine nasce come una sua naturale controparte, ed oggi muore nell'abbraccio mortale della sua liturgia.
Non solo, il piatto più succulento è rappresentato dalla possibilità di limitare, di comprimere il dissenso e, magari, in futuro vietare le manifestazioni più critiche, più antagoniste, più scomode. 
Ciò avverrà puntualmente quando si alzerà lo scontro sociale in vista di licenziamenti di massa, di nuovi tagli alle pensioni, di privatizzazioni, di restrizioni dello Stato Sociale, e riguardo a diverse criticità, come in passato è successo per il movimento NO TAV, NO TAP, a vantaggio di più edulcorate ed innocue rappresentanze della triade sindacale, oramai appiattita completamente su posizioni ufficiali, sempre più lontana da chi dovrebbe rappresentare.
Con questo grave precedente, il nostro Governo, avanguardia del cosiddetto cambiamento epocale, sarà legittimato a censurare tutto ciò che possa rappresentare ostacolo alla sua agenda, di cui il GP rappresenta solo il primo passo di una più ampia certificazione digitale, di un controllo sistematico e capillare, di un ricatto sociale riguardo ai lavoratori, e riguardo ad ogni opposizione si presenti sul suo cammino. 
Chi uscirà dal perimetro democratico, deciso aprioristicamente, non potrà più esprimere dissenso ed organizzare proteste, a patto che non siano troppo disturbanti.

Da oggi l'equazione vincente e comunemente accettata è diventata NV/NGP = neofascismo, e le vicende di Roma lo hanno certificato.
In realtà, a Roma c'erano diverse forme di manifestazioni, con diverse organizzazioni, di diverso orientamento, in maggioranza pacifiche, per quanto incazzate, TUTTE confluite nello stesso contenitore, sicuramente sgangherato, confusivo e manipolabile. 
Questo contenitore è stato abilmente canalizzato da un centinaio o poco più di estremisti destra, che hanno avuto chiari appoggi da "qualcuno", e questo ha permesso a diversi pregiudicati di poter parlare da un palco, avendo volutamente tutti i riflettori accesi. 
In questo senso possiamo parlare di infiltrati. Infiltrati che da mesi si mescolano con la forza e con metodi squadristi, minacciando le piazze, ricattando con la violenza chi fa comizi per le strade, contro i manifestanti più ingenui e disorganizzati, talvolta presentandosi come novelli Masaniello, fino a schierarsi militarmente in testa ai cortei, forti della loro aggressività e delle loro protezioni, per canalizzare il dissenso.
Questi estremisti conoscono bene le dinamiche urbane, sanno come muoversi e sono in grado di creare caos e disordini per tutta Roma. A loro non interessavano le ragioni del corteo, il loro obiettivo era l'assalto alla sede sindacale, questo avrebbe smontato definitivamente ogni protesta e mandato in vacca qualsisi conflitto democratico.


C'è da chiedersi, semmai, come pochi fascisti abbiano avuto il campo libero per poter assaltare la sede della CGIL, facendo "indirettamente" un enorme favore al Governo, gettando discredito sulla piazza in quanto tale. I tam tam dei social erano molteplici e variegati, la festa non è stata organizzata da nessuno ed un po' da tutti, questo è stato il grande limite ed il limite di certe manifestazioni senza servizio d'ordine, facili prede dell'azione di metodici criminali che nulla hanno da perdere.
Aggiungo che, l'assalto alla sede sindacale, era ufficialmente pubblicizzato sui social ed i Servizi erano ben informati. Perché non sono stati fermati prima che distruggessero tutto quanto, andando a colpire un presidio simbolicamente importante come il sindacato?
Perché allora tanti benpensati non si chiedono come mai nessuno sia intervenuto a proteggere la sede sindacale assediata da FN, a parte 3 poliziotti lasciati in balia dei picchiatori? 
Incredibile registrare come quasi tutti si perdano in un bicchier d'acqua, guardando sempre il dito e mai la luna. Capisco sia più difficile e sia più accomodante la riduzione ad Hitlerum del conflitto sociale, capisco come il conformismo vigente abbia la meglio, però le dinamiche di piazza, delle quali dovremmo aver memoria storica, ci avrebbero dovuto insegnare come funzionano certe convergenze parallele.

Cui prodest questo caos? Non giova certo alla Lega ne a FDI, che avranno mille colpe e connivenze non risolte e spesso irrisolvibili, ma è chiaro il messaggio nei loro confronti.
Non giova di certo alle piazze, che saranno, da oggi in avanti, nell'occhio del ciclone e che lotteranno tra loro per un posto al sole, le une strappando bandiere NV, le altre forzando la mano verso obiettivi da strumentalizzare politicamente.
Non giova nemmeno all'estrema destra, che rischia di essere cancellata politicamente.
Soprattutto, non gioverà nemmeno agli antagonisti di estrema sinistra e ai centri sociali, perché un eventuale scioglimento di formazioni neofasciste, potrebbe ripercuotersi anche a loro come prossimi bersagli.
A chi giova e gioverà, invece, questo meccanismo ad orologeria?
Sicuramente non alla democrazia, ma paradossalmente a chi oggi la gestisce abilmente strumentalizzando tutto a suo favore, perché il banco non perde mai, e quando perde, rilancia ed incassa.
Non solo, forzando la mano, non si farà che radicalizzare il dissenso, tornando a spostarlo verso l'estrema destra, creando i presupposti del lupo solitario, andando a plasmare in certi ambienti popolari e disagiati una certa fascinazione per alcuni personaggi borderline.
Da una censura ai cattivi maestri, vedrete che sorgeranno come funghi i martiri ed i santini, un po' come succede in certi ambienti anche con la mafia, vista e percepita erroneamente come l'ultimo baluardo contro lo Stato centrale. In fondo loro sanno difendersi, sanno attaccare, sono forti e cazzuti, non come certi sindacati, facili vittime di assalti vigliacchi che non sono stati capaci manco difendere i lavoratori e le loro sedi. Anche il sindacato verrà subliminalmente percepito come debole ed impaurito, quindi perdente. 
Il mercato cinicamente offrirà queste suggestioni.
Un colpo da sublimi maestri realizzare queste convergenze parallele. 
Tutti per uno, Draghi per tutti!








sabato 9 ottobre 2021

FANPAGE: SARDINE VIRTUALI DELL' ANTIFASCISMO SCURZONE



Non sopporto più questo antifascismo di facciata, fatto dai padroni attraverso vari epigoni collaborazionisti, attraverso tutti i media in coro, contro le derive di estrema destra, da sempre interne alla Lega e a FDI.
Lor signori scoprono l'acqua calda e pretendono di redimere Salvini e la Meloni costringendoli ad abiurare il loro DNA, la loro gente, pena l'impossibilità in un futuro prossimo, di governare una nazione intimamente conservatrice, facendo indirettamente pubblicità a certi oscuri personaggi, rendendoli martiri ad un certo popolo dei social.
Trovo molto violenta questa volontà di storpiare la natura delle persone per presunti fini nobili.
Sarebbe bello, invece, che FANPAGE ed altri organi padronali facessero una seria inchiesta storica sul colpo di Stato in Ucraina che ha prodotto la tragica strage di Odessa, dove furono carbonizzati e massacrati uomini, donne e bambini, e dove furono violentate, uccise donne, uomini, bambini in tutto il paese.
Questo orrore fu prodotto sotto l'egida della NATO, dopo la visita del democratico progressista Biden che, in accordo con le frange estreme di destra, con la malavita e con la polizia segreta, diede il suo benestare.
Questo orrore fu appoggiato in Italia dal PD, che diede la colpa ai russi, salvo chiudersi in un vergognoso imbarazzo, dopo l'accaduto. Vicenda che passò nel dimenticatoio e fu rimossa vergognosamente dall'informazione, tutta.
In quell'occasione i neonazisti ucraini e tanti mercenari di estrema destra italiani e di ogni latitudine, strinsero accordi con diversi centrosinistra occidentali, compreso il nostro, tra i quali uomini e donne che oggi appartengono a partiti che reggono il nostro governo, tutti dichiaratamente antifascisti.
Ecco, fatela un'inchiesta seria su chi appoggiò la più grande strage nazista in occidente del dopoguerra, non fatela sempre e solo sui soliti ultras romani o milanesi con braccia tese, per ovvie logiche ragioni, legate più a posizioni di rendita politica, elettorali, che morali e di giustizia sociale.
Fatela questa grande inchiesta sui rapporti infami e vergognosi che la nostra sinistra europea, quella buona, quella che canta BELLA CIAO insieme a Confindustria, quelli del mantra "CELOCHIEDEL'EUROPA", quella che firma privatizzazioni e distruzione dello Stato Sociale, ha realizzato appoggiando quello scempio hitleriano.
Sopporto sempre meno questo antifascismo da operetta pagato dai padroni del vapore che poi gestiscono dall'alto i colpi di Stato in giro per il mondo, e mi fanno veramente vomitare coloro che, da sinistra, non comprendono questi giochi di potere, limitandosi ad azzuffarsi come cani e gatti, cadendo nella tana del bianconiglio, mentre sopra gongolano, diventando parte dello stesso schema di potere, consapevoli o meno.
Se qualcuno studiasse seriamente queste oscure vicende, scoprirebbe che, in tempi moderni, le peggiori stragi fasciste sono state realizzate con l'appoggio di giornali come L'UNITA'.
Sembra paradossale vero? Invece, è realtà!
Altro che camerati scurzoni da inchiesta da bar, per carità, deprecabili ed osceni, ma il giornale del fu PCI, appoggiò e giustificò questi eccidi in arrampicate di specchi che, solo a pensarci, mi viene un brivido nella schiena, superando e non di poco certi personaggi saliti alla ribalta da inchieste facili ed a orologeria.
Le peggiori fascisterie, in tempi moderni in occidente, spiace ricordarlo, le hanno avallate certe sinistre, sono fatti storici documentati, pagando ed appoggiando le milizie ucraine, la mafia ucraina ed i peggiori sicari sul mercato.
FANPAGE, fatela questa inchiesta seria, non limitatevi a fare le sardine ambulanti e virtuali del potere costituito.
Sono sicuro che NON vi tirerete indietro a fare i nomi di quei politici di centrosinistra e di centrodestra, che fecero i collaborazionisti dei nazisti, vero? Sono gli stessi che oggi si stracciano le vesti scandalizzati per la Meloni e per un rintronato Salvini.
Fatelo veramente questo salto di qualità... Almeno leggetevi questo articolo che riporta la cronaca dell'epoca con nomi e cognomi.
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- L’ex-pornogiornale ufficiale del PD, l’Unità, affermò che la strage di Odessa fu opera delle stesse vittime. Alla luce dei legami tra la banda Mogherini/Pittella e Gladio neonazista in Ucraina, appare chiara la ragione politica di tale oscena affermazione.
“L’inglobamento dell’Ucraina nell’Unione Doganale Eurasiatica mette a serio repentaglio la sicurezza energetica ed economica dell’UE, che vedrebbe naufragare la possibilità di rafforzare la propria economia tramite l’integrazione di un Paese dalle enormi potenzialità umane, agricole, industriali come l’Ucraina”.

Sul sito dei banderisti in Italia, sotto l’appello a sostenere la raccolta fondi per la Guardia Nazionale (gli squadroni della morte neonazisti ucraini), vi era il programma della Festa dell’’Unità Ucraina’ (ovvero, lo sterminio dei russofoni e degli oppositori ucraini antifascisti ed antigolpisti), il programma della kermesse vedeva l’intervento di Anna Zafesova, giornalista russofoba, dei neonazisti Mauro Voerzio e Fabio Prevedello ed infine di Matteo Cazzulani, “analista, saggista, esperto di politica dell’Europa Centro-Orientale e di questioni energetiche, delegato del PD metropolitano milanese per i rapporti con il dissenso ucraino, ha fatto parte della missione a Kyiv del Vicepresidente del Parlamento Europeo Gianni Pittella”; in sostanza aveva partecipato alla pianificazione del golpe atlantista (Gladio) a Kiev, dove gli elementi neonazisti locali stavano ‘mettendo su un esercito parallelo, strutturato non solo a Kiev e non solo per difendere la piazza’, come ci spiega compiaciuta della sua esperienza golpista, la nostra ministra degli Esteri Federica Mogherini (BlogMog).
L’unità più famosa della Guardia nazionale ucraina, il battaglione Azov, per conto del quale il nazista Fontana, intervenuto alla kermesse di Milano dei banderisti del 14 settembre, tra una spiegazione di come traesse godimento spirituale nel bruciare vive le persone nella casa dei sindacati di Odessa o di come rivivesse la gioventù perduta bombardando le case con gente inerme dentro, lanciava un appello lacrimevole in aiuto dei ‘bisognosi’ tirapiedi armati dell’oligarca mafioso Kolomojskij, “C’è urgenza di tutto, dagli anfibi alle mimetiche, ai giubbotti antiproiettile. Ho visto i combattenti del battaglione Kiev. Vanno in trincea con le scarpe da ginnastica” (Fonte: Popoff Quotidiano)
Fontana si vanta di aver partecipato al massacro di Odessa.
Cazzulani, esponente del PD arringa i fascisti di Majdan: “un giovane deputato di uno dei partiti di opposizione, ci spiega con disinvoltura inconsapevole che stanno mettendo su un esercito parallelo, strutturato non solo a Kiev e non solo per difendere la piazza.”

Cos’è il PD? Un partito di nazisti e agenti di Gladio.
Di seguito discorso di Matteo Cazzulani, responsabile per i rapporti del PD metropolitano milanese con il dissenso ucraino, pronunciato durante il dibattito alla prima Festa dell’Unità ucraina assieme alla giornalista Anna Zafesova, al saggista Massimiliano Di Pasquale, al reduce del Maidan Mauro Voerzio e al Presidente dell’Associazione Maidan Fabio Prevedello.
«Essere europei significa non solo battersi affinché nel proprio orticello i principi fondanti dell’Unione Europea siano rispettati, ma anche perché Democrazia, Libertà, Pace e Diritti Umani e Civili siano valori estesi e condivisi anche da popoli europei per storia, cultura e tradizione che, per motivi di ordine geopolitico ed energetico, ancora non appartengono all’UE. 
Ho sempre disprezzato l’atteggiamento della gran parte degli italiani, che per ogni guerra prende le parti di una o dell’altra fazione con la medesima leggerezza con la quale si sceglie quale squadra tifare allo stadio. 
Non ho neppure mai tollerato l’etichetta di “filoucraino” che mi è stata posta da molti giornalisti invidiosi della mia indipendenza e persino da alcuni compagni di Partito gelosi della mia competenza specifica su un’Area geografica, l’Europa Centro-Orientale, di cui in Italia poco si sa e male si parla. Sostengo la causa degli ucraini, che si difendono dall’aggressione militare di Putin, proprio perché non sono “filoucraino”. 
Sono un europeo che, da convinto europeista, è consapevole che la violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina – Paese europeo per storia, cultura e tradizioni – rappresenta una minaccia politica a cui l’Europa non può non dare una risposta risoluta schierandosi a favore del Diritto all’Indipendenza del popolo ucraino. 
Sono dalla parte dell’Ucraina, e contro l’aggressione militare di Putin nel Donbas, anche perché sono “filorusso”: la vittoria della Rivoluzione della Dignità, con cui gli ucraini hanno posto fine all’epoca autoritaria di Yanukovych, ha permesso non solo agli ucraini, ma anche agli stessi russi di sperare in un futuro di libertà e progresso.
L’indipendenza di un’Ucraina libera e pienamente integrata nell’UE e nella NATO è condicio sine qua non per l’evoluzione della Russia dal regime autocratico di Putin a una democrazia liberale che possa finalmente portare i russi a vivere in pace con i suoi vicini e, una volta superata per sempre la sua tradizionale tendenza imperiale – tipica dell’epoca zarista, sovietica e putiniana – a integrarsi appieno nel sistema politico e culturale europeo. Stare dalla parte dell’Ucraina aggredita da Putin, oggi significa sostenere il pieno Diritto alla Libertà, alla Democrazia e alla Pace sia per il popolo ucraino che per quello russo: un Diritto inalienabile che appartiene a tutti, senza distinzione alcuna di etnia, sesso e religione.
Il sostegno all’Ucraina non è una posizione di odio verso la Russia, ma una questione di civiltà che deve vedere tutti noi europei coinvolti affinché l’Ucraina sia in grado di guardare al futuro – chiamato UE e NATO – senza il timore di essere aggredita da un autocrate, Putin, che legge il presente con le lenti del passato sovietico e zarista. 
Inoltre, sostenere gli ucraini significa supportare un processo di democratizzazione che può finalmente portare anche la Russia ad abbracciare gli ideali della Comunità Euroatlantica e a considerare l’Europa e la NATO come un partner leale con cui è possibile, e opportuno, collaborare per un futuro di pace e progresso condiviso».

La democratizzazione ucraina secondo Cazzulani, applicata a un deputato antigolpista.
I capi responsabili del massacro di Odessa, camerati e sodali di Voerzio, Prevedello, Fontana e Cazzulani
Odessa, un passaggio che il nazipiddino Cazzulani ignora, ma con cui i suoi camerati di Euromajdan tengono a mostrarci il concetto di democrazia, civiltà e amore euro-atlantici.
https://www.fianoromano.org/w/?p=22785