domenica 21 agosto 2022

DA PORCIA A MOSCA


Come funzionano i messaggi in codice mediatici, doppi, speculari e ribaltati, tramite incidenti ed omicidi. Analisi di due cronache lontane ma simbolicamente vicine.

SCHEMA
Sincronicità (fatti accaduti la stessa sera):
1-Notizia di un incidente stradale a Porcia (Pordenone) dove muore un 15enne, investito da un auto guidata da donna militare USA che lavora presso la base di Aviano.
2-Muore Darya, figlia del filosofo nazionalista russo Dugin a causa di un attentato. 
Esplode l'auto dove era stato piazzato un ordigno. Il padre si salva miracolosamente perché all'ultimo momento era stato invitato ad andare su un altra auto.
Due episodi lontani, che non hanno nulla a che fare tra loro, assolutamente slegati, ma utilizzati mediaticamente dai servizi per creare e veicolare determinati eventi, per determinare degli START, dei compiti da eseguire, una sorta di pizzini digitali su macro-scala.

Ribaltamento speculare:
Nella stessa sera avvengono due episodi.
In Italia muore a Porcia un ragazzo di 15 anni investito da un auto guidata da una DONNA militare AMERICANA che lavora nella base di Aviano.
Nella periferia di MOSCA muore in auto Darya Dugin, RUSSA di 30 anni, a causa di un attentato, pare rivolto al padre.


ANALISI
Strutturazione messaggi in codice:
Quello che salta subito all'occhio è che i TG nazionali stiano pompando massivamente la notizia del povero ragazzino di Pordenone, investito da un auto, notizia che segue quella della morte della più famosa Darya.
Ogni giorno muoiono purtroppo tante persone per incidenti stradali e difficilmente sentirete parlare di tutti quanti, anzi, non ne sentirete affatto parlare, tranne rari casi come questo.
Solitamente ai media, attraverso le agenzie di Intelligence nazionali (e così funziona ovunque), vengono fornite schede di eventi e notizie da veicolare.
I media nazionali non fanno altro che replicare e ripetere quello che a loro viene consegnato quotidianamente.
Per questo motivo sentirete parlare dello stesso incidente stradale su tutti i media, della stessa notizia su tutti i media, mentre gli altri ipotetici 100 incidenti mortali saranno assolutamente fuori dai palinsesti giornalistici, magari relegati alla cronaca locale, e non ne avrete mai notizia.
Quindi, è bene sapere che le news vengono scelte da organi intermediari, tra i Servizi ed i media stessi.
I media sono sempre e solo meri esecutori, un po' come i politici sono meri esecutori di scelte che vengono dall'alto.
I direttori delle testate ed i politici hanno ovviamente un perimetro di azione dove potersi "differenziare", ma entro un certo range non possono analizzare nessuna questione, in caso contrario vengono sostituiti.
Questo permette ai Servizi ed alla politica di poter controllare i media per realizzare qualsiasi tipo di propaganda e per veicolare messaggi in codice di qualsiasi livello.
Dal messaggio mafioso (ricordiamoci cosa successe attraverso i risultati calcistici diventati pizzini in RAI), dal messaggio mediatico per creare distrazione di massa, per diffondere una domestica strategia della tensione perpetua, attraverso omicidi mediatici compiuti da "reparti floreali", messaggi in codex per l'uccisione di personaggi scomodi, per l'utilizzo di omicidi per veicolare azioni, step politici & geopolitici, celebrazioni, rituali e tanto altro.
Le motivazioni possono essere anche multiple ed ogni livello avere la sua chiave di lettura e soddisfare il suo piano comunicativo in codice.
La notizia della morte del ragazzino italiano è "stata scelta" perché conteneva, oltre al sincronismo temporale, il fatto che è stata causata da una donna militare USA.
Questa scelta indirizzata a chi deve capire e può leggere il rebus, fornisce gli strumenti per una determinata azione, oppure, un chiarimento su chi ha fatto cosa e come bisogna agire di conseguenza.
Due fatti differenti ma speculari e ribaltati, dove la vittima femminile russa da un lato, fa da CONTRALTARE mediatico alla carnefice americana e militare, dall'altro, svelando chi sta dietro ad una determinata azione terroristica, perché e cosa determina questo in ambito di strategia bellica e di Intelligence.
E' un linguaggio operativo che i militari ed i Servizi utilizzano da sempre e che ha le sue radici nell'antichità, mutuato dal linguaggio iniziatico e poi diventato sempre più strutturato.
Una grammatica che opera attraverso una liturgia sacrificale e che non ha alcuna remora etica e morale sulle conseguenze del suo agire, anche se al cittadino comune e benpensante, sembra un discorso fantapolitico e visionario.
Non solo, le due vittime numerologicamente avevano la stessa età, o meglio, una il doppio dell'altra (15 e 30), ma che simbolicamente hanno la stessa valenza.
Notizie veicolate dai media una accanto all'altra, nonostante tanti incidenti stradali sconosciuti che stanno avvenendo anche in questo momento, ignorati dai media.
Le notizie e l'ordine dei palinsesti non sono mai casuali.


CONCLUSIONI
Convergenze parallele (scontro & incontro):
Ovviamente, Putin ed i servizi russi erano perfettamente al corrente che ci sarebbe stato un attentato contro Dugin, infatti, la bomba era piazzata nella sua auto che guidava la figlia.
Darya sarebbe dovuta morire insieme al padre che, magicamente, all'ultimo minuto è stato invitato a salire su di un altra auto dalla Security Russa (servizi segreti russi).
Lui è scampato all'attentato all'ultimo minuto, la figlia diventerà martire russa e potrà rappresentare una ragione per alzare il tiro militarmente sul conflitto che si sta allargando.
Esiste un largo schieramento transnazionale, russo e americano in primis, che ha bisogno di un conflitto allargato per svariate ragioni di ridisegnare la geopolitica ed il nuovo ordine mondiale, ognuno con le sue ragioni ed i suoi rapporti di forza.
Ogni scusa è buona per legittimare un'azione bellica da entrambe le parti e questo attentato annunciato lo dimostra.
Quando parlo di CONVERGENZE PARALLELE tra le parti in guerra, mi riferisco al fatto che, un episodio terroristico come questo, fa gioco ed è voluto sempre da entrambe le parti in conflitto. L'uomo comune è abituato a ragione in senso lineare, campanilistico e dicotomico, in termini di appartenenza alveare. Questo ne determina purtroppo la sua schiavitù perenne, mentre il potere è ben più rivoluzionario e non ha paletti morali che gli impediscano quello che ai più risulterebbe impossibile. Nel mondo del macro, esistono rapporti che contemplano lo scontro e, contemporaneamente, l'incontro.



sabato 20 agosto 2022

BASTA UN PO' DI CLOUD SEEDING E LA PILLOLA VA GIU'



Basta la parola magica e la pillola va giù!
Basta cambiare terminologia e, magicamente, esiste la tecnologia per inseminare le nuvole e cambiare il clima, talvolta con successo, talvolta fallendo, perché le variabili sono infinite, talvolta andando a provocare fenomeni opposti e sgraditi altrove, attraverso tempeste, disastri ambientali e grandinate colossali o, addirittura, per non far piovere in specifiche zone, volutamente tenute in siccità.
A me non interessa il copyright sul termine SCIE CHIMICHE, termine da tempo sputtanato e sinceramente sputtanabile, che si presta ad essere ridicolizzato, possiamo abbandonare questa vetusta definizione complottista.
Ok, chiamiamo questo fenomeno con il suo termine anglofono e scientifico, ovvero, CLOUD SEEDING. Una volta accordati sul nome, però ammettiamone l'esistenza e non facciamo i negazionisti. Questo non perché lo dica qualcuno in rete, ma perché esistono da decenni Corporation e siti dedicati, pubblici e documentati, che raccontano la loro mission industriale ed i loro progetti, sperticandosi in spiegoni scientifici e sulle tecniche adottate per inseminare le nuvole.
Perfino le voci enciclopediche e/o la stessa wikipedia cambia completamente descrizione e prospettiva a seconda se cliccate scie chimiche o cloud seeding.
Basta veramente poco, è una questione di linguaggio e neo-linguaggio.
Inutile gridare al complotto o, ancor peggio, al GOMBLODDO, basta visitare i siti delle Corporation israeliane, indiane, cinesi, perfino dell'ENI, e magicamente scopriremo che esistono tecniche di geoingegneria atte a modificare il clima per provocare pioggia, neve ad alta quota in determinate regioni, contro il riscaldamento globale, sovente utilizzate d'estate e in primavera, meno nei mesi invernali, o dove sono presenti temperature tropicali, attraverso aerei che rilasciano sostanze chimiche nelle loro scie (si può ancora dire scie?).
Ripeto, nessun complotto, tutto alla luce del sole, quindi sarebbe il caso di discutere il tema pubblicamente, abbandonando il termine "scie chimiche" che non piace al mainstream e presta il fianco a critiche strumentali, ed utilizzando il termine più scientifico Cloud Seeding.

Quei fresconi di OPEN, nel suddetto articoletto, oltre a non spiegare proprio nulla e rimanere volutamente sempre in superficie, non potendo negare l'esistenza della semina celeste realizzata da droni o aerei, si sperticano per differenziarsi dalla narrativa sulle vecchie ed obsolete scie chimiche, affermando che queste tecniche "sperimentali" vengono realizzate solo in zone circoscritte.
Dico io, EMBE' ???
Chi ha mai sostenuto ci fosse un' unica centrale globale, con base sotterranea, sotto il comando di un Grande Vecchio da dove partono aerei per tutto il mondo?
Che razza di contro argomentazione idiota è questa?
Certamente le inseminazioni delle nubi avvengono in zone circoscritte, ma i fresconi di OPEN si dimenticano di dire che, se esistono queste tecniche, a prescindere dai risultati, ovunque nel pianeta si irrorano i cieli attraverso aerei.
Quindi si tratta solo di affermare che sono tante le zone circoscritte, e tante zone circoscritte creano di fatto un fenomeno, non il contrario.
Ogni paese al mondo, chi più chi meno, avrà le sue specifiche inseminazioni, nessuno le fa per tutti. Questa è una semplificazione utilizzata per spostare il focus su altro e mandare in vacca il discorso, partendo da argomentazioni basate su presupposti falsi, errati, cadendo in una fallacia logica nella speranza che l'utente medio non se ne accorga e si limiti a leggere solo il titolo strillone acchiappa like.
Nessuno è interessato a cambiare il clima complessivo del globo, semmai a modificarlo in quella specifica regione geografica di interesse meteorologico.
C'è da dire che, modificando anche "solo" alcune zone, essendo queste numerose, vai comunque ad intervenire ed interferire sul clima complessivo, magari, non modificandolo in toto, ma influenzandolo quanto basta. Questo diventa inevitabile e lo sarà sempre più.
"Hanno cartavetrato le gonadi per decenni con “il battito d’ali della farfalla che produce un uragano in Giappone”, ed ora fanno piovere nel deserto “credendo che non possa provocare un uragano in Italia”?" 
cit. Andrea Santini


Abbiamo compreso finalmente che esistono le scie chimiche, opss, scusate, il cloud seeding, ma mi raccomando, non sbagliate il nome, eh...
Per i più dubbiosi, per chi ignora il fenomeno e per chi è seriamente interessato, basta andare a visitare in rete il sito industriale israeliano MEKOROT e tanti altri simili, tutti rigorosamente ufficiali.
Bisogna dire che in Cina, in Russia, in Israele, in India, in Arabia Saudita ed in tanti paesi caldi, il tema è pubblicamente dibattuto da sempre, con tanto di articoli sui quotidiani, non viene considerato argomento tabù e complottista, anzi.
In Israele, paese all'avanguardia per l'inseminazione celeste, fin dagli anni 60 si sperimentano queste pratiche con successo, e ciò è comunemente accettato e rivendicato anche politicamente.
Buona parte della rete idrica israeliana è dovuta alle scie chimiche, opss, scusate ancora, al cloud seeding, tanto che il giornale "Jerusalem Post", il corrispettivo come orientamento politico de "La Repubblica", sostiene la campagna di interruzione della semina celeste perché le dighe israeliane negli ultimi anni abbondano di acqua. 
Nessun complotto, solo un pochetto di conoscenza, nonostante la penosa opera di debunking degli OPEN e di tutti gli organi di disinformazione, nonché dei fresconi e sempliciotti che si affannano a fare i negazionisti con bava alla bocca.
In Italia, paese votato alla Madonna e timorato di Dio (altro che scienza), quindi dell'autorità vigente e del dogma mediatico, è impossibile discuterne serenamente ed il fenomeno è in parte ridicolizzato, ma in parte ammesso sottotraccia, in siti dedicati, in rarissimi articoli sui quotidiani. Facendo ricerche accurate vedremo che, in realtà, si trova molto materiale, sia in italiano che in inglese. 
Sotto all'articolo ho riportato diversi link ufficiali, da wikipedia, alla Treccani, passando addirittura per L'internazionale ed i quotidiani più noti, fino a siti militari ed industriali come l'ENI.
GOMBLODDOH UH UH!!! 


Cosa si intende esattamente per Cloud Seeding?                               
"Con inseminazione delle nuvole, semina delle nuvole o ancora col termine inglese di cloud seeding s'intende una tecnica di modificazione del clima che mira a cambiare la quantità ed il tipo di precipitazione attraverso la dispersione nelle nubi di sostanze chimiche che fungano da nuclei di condensazione per favorire le precipitazioni.
Questa tecnica può essere impiegata sia per aumentare la piovosità in zone aride sia per prevenire la formazione di grandine in fronti temporaleschi. Le sostanze possono essere disperse da aerei, rilasciate da dispositivi a terra, o veicolate tramite uso di razzi o cannoni antiaerei. In base alla tecnica impiegata, queste possono essere iniettate direttamente nelle nuvole, lasciate cadere al di sopra di esse oppure disperse al di sotto delle nuvole affinché siano trasportate al loro interno dalle correnti ascensionali."
Estratto da Wikipedia (Inseminazione delle Nuvole)


Leggiamo cosa scrisse l'UNITA' nel lontano 1997 a proposito di inseminazioni celesti.
"L’Italia è all’avanguardia nella sperimentazione.
L’Organizzazione meteorologica mondiale ha affidato a Tecnagro il coordinamento del programma per il Mediterraneo e il Medio Oriente."


https://wold.mekorot.co.il/Eng/newsite/Solutions/RainEnhancement/Pages/default.aspx



https://it.wikipedia.org/wiki/Ingegneria_climatica

https://it.wikipedia.org/wiki/Modificazione_del_clima


https://it.m.wikipedia.org/wiki/Operazione_Popeye?fbclid=IwAR1bd4-0AqLJVa2DpIV0TAuRLgt2tmnNRR6JGm28eapwZHGYDXJv3BHZnhs


https://cordis.europa.eu/article/id/90964-manipulating-the-climate/it



https://www.repubblica.it/venerdi/2022/07/01/news/come_ti_aggiusto_il_clima-354350410/

https://www.youtube.com/watch?v=mKWxbv4Enfo








venerdì 19 agosto 2022

FLAT TAX, OVVERO, L'ULTIMA FREGATURA DEL NEOLIBERISMO parte 2°


                                   


Con la flat tax costi enormi a beneficio di pochi
(di MASSIMO BALDINI e LEONZIO RIZZO)
LAVOCE.INFO
https://www.lavoce.info/archives/96670/con-la-flat-tax-costi-enormi-a-beneficio-di-pochi/

Le proposte di flat tax di Forza Italia e Lega darebbero un gettito nettamente inferiore a quello attuale dell’Irpef, anche con un ottimistico recupero totale dell’evasione. A beneficiare del risparmio di imposta sarebbero soprattutto i redditi più alti.

Due ipotesi di flat tax
Nel 2003 il governo Berlusconi approvò la legge delega n. 80, in cui all’articolo 3 si disciplina la nuova imposta sul reddito riducendo a due le aliquote, “rispettivamente pari al 23 per cento fino a 100 mila euro e al 33 per cento oltre tale importo”. Nella legge si definisce la volontà di istituire una no tax area e di concentrare le deduzioni sui redditi medio-bassi. Tuttavia, quella legge delega non è mai stata attuata perché non sono mai stati promulgati i decreti delegati. 
Il motivo è stato l’eccessivo aggravio che ne sarebbe derivato per le finanze pubbliche, benché anche allora, come oggi, la motivazione principale della riforma fosse riposta in un forte recupero dell’evasione fiscale.
Nella campagna elettorale del 2018 sono emerse nelle piattaforme del Centrodestra due proposte di riforma dell’imposta personale sul reddito di tipo flat tax, cioè con aliquota unica estremamente simili a quelle che circolano attualmente da parte di Lega e Forza Italia. 
I governi insediati successivamente alle elezioni non hanno dato luogo alla realizzazione della flat tax se non per gli autonomi con fatturato inferiore a 65 mila euro. Plausibilmente la motivazione anche in questo caso è l’eccessivo aggravio per le finanze pubbliche.
Al momento non esiste una proposta univoca di flat tax da parte del Centrodestra, ma le prime proposte da parte di Lega e Forza Italia sembrano essere piuttosto in linea con quelle del 2018. 
Riproponiamo quindi le stime che facemmo in occasione della precedente campagna elettorale. 
Quando avremo maggiori dettagli a disposizione, rifaremo i conti su perdita di gettito ed effetti redistributivi.

La proposta di Matteo Salvini per queste elezioni non sembra molto diversa da quella della Lega Nord per il 2018, in cui si proponeva uno schema con aliquota unica al 15 per cento da applicarsi alla base imponibile familiare, con deduzione di 3 mila euro per componente. La formula è quindi Irpef = 0,15*(reddito familiare – 3000* numero componenti). È prevista una clausola di salvaguardia che evita che qualcuno debba pagare più di quanto versa oggi, a parità di reddito. Nella nuova proposta, basata su un disegno di legge presentato in Senato da Siri, Salvini e Romeo, il sistema di deduzioni è più complesso (e, apparentemente, più oneroso per le casse dello Stato). Per indicare il costo della misura e semplificare il calcolo, per il momento, ci basiamo sulla proposta di quattro anni fa, non molto distante da quella attuale.
Anche Forza Italia ritorna sulla proposta di una flat tax al 23 per cento, che aveva già annunciato nella campagna elettorale del 2018. All’epoca, Silvio Berlusconi aveva dichiarato l’intenzione di istituire una flat tax con aliquota del 23 per cento e deduzione concessa a tutti di 12 mila euro. Sembra di capire che la base imponibile sia individuale e non familiare come la proposta della Lega Nord esplicitamente prevede. La formula è quindi Irpef = 0,23*(reddito individuale – 12000).
Utilizzando il dataset Silc 2015, un campione rappresentativo delle famiglie italiane su cui si sono applicate le regole di calcolo dell’imposta sul reddito, stimiamo costi ed effetti distributivi delle due proposte di Lega e Forza Italia.

I calcoli sul gettito
La proposta della Lega produrrebbe un gettito di 94 miliardi all’anno (escludendo le addizionali regionali e comunali), con un calo di 58 miliardi rispetto a quello Irpef attuale.
Uno degli argomenti a favore dell’introduzione della flat tax con un’aliquota molto più bassa di quelle oggi in vigore sugli scaglioni più alti è che farebbe emergere base imponibile finora nascosta da evasione o elusione. La relazione annuale sull’evasione del ministero dell’Economia e Finanze stima una perdita di gettito Irpef da evasione di circa 38 miliardi. 
Nell’ipotesi più rosea in cui si potessero recuperare tutti, mancherebbero ancora 20 miliardi. Anche ammettendo un eventuale effetto sulla crescita economica, con conseguente aumento di gettito, è molto improbabile che si arrivi a recuperarli. 
Questo equivale a un aumento della base imponibile Irpef del 25 per cento. 
A parità di base imponibile, per ottenere lo stesso gettito di oggi, l’aliquota unica dovrebbe salire al 35 per cento, sempre tenuto conto della clausola. Se invece non applicassimo la clausola, basterebbe il 24 per cento, ma molte famiglie povere pagherebbero più di ora. Con aliquota e deduzione proposte dalla Lega, la crescita di base imponibile complessiva che garantirebbe un gettito pari a quello odierno dovrebbe essere del 45 per cento, una variazione impossibile nel giro di pochi anni.

La perdita di gettito è simile per la flat tax proposta da Forza Italia
Rispetto allo schema della Lega, in quello di Forza Italia la maggiore aliquota compensa la più alta deduzione. L’aliquota unica che manterrebbe costante il gettito sarebbe del 37 per cento. Invece, con aliquota e deduzione proposte da Forza Italia, servirebbe un incremento della base imponibile del 35 per cento per ottenere il gettito di oggi.
L’impatto di questa misura sarebbe peraltro ancora più pesante sui conti pubblici oggi rispetto a quattro anni fa. Nel 2018, infatti il rapporto debito/Pil era pari al 132,2, mentre nel 2021 aveva raggiunto il 150,8 per cento.


Gli effetti distributivi
Passando agli effetti distributivi, la Figura 1 mostra l’incidenza dell’Irpef sul reddito complessivo familiare, in migliaia di euro. È un confronto non del tutto corretto perché non è fatto a parità di gettito, quindi tutti sembrano guadagnare rispetto all’Irpef attuale, ma non si considera la perdita di servizi e trasferimenti derivante dal minor gettito. 
È comunque utile per mostrare il forte calo della progressività: l’aliquota media (asse verticale) crescerebbe molto più lentamente rispetto a oggi, soprattutto nel caso della Lega. 
La perdita di gettito si riflette quindi in una forte riduzione dell’incidenza. 
La flat tax di Forza Italia incide di meno sui redditi bassi a causa della maggiore deduzione e leggermente di più sugli alti grazie all’aliquota superiore.
Assumendo che la distribuzione della base imponibile dopo la riforma rimanga invariata, dalla tabella si nota che i risparmi medi di imposta sono moderati per i decili di reddito medio-bassi ed estremamente elevati per l’ultimo decile. L’ipotesi Forza Italia è un po’ più generosa con le classi medie.
In conclusione, entrambe le proposte lascerebbero non finanziata una quota rilevante del gettito Irpef attuale pur tenendo conto di un ottimistico recupero totale dell’evasione. 
Inoltre, la classe di reddito più elevata beneficerebbe del risparmio di imposta in misura di gran lunga maggiore rispetto alle altre.





martedì 16 agosto 2022

FLAT TAX, OVVERO, L'ULTIMA FREGATURA DEL NEOLIBERISMO parte 1°

                       

Alle elezioni vincerà inevitabilmente la destra e sarà una iattura per l'economia del nostro paese.
Sarebbe una iattura anche se vincesse il centrosinistra, ovviamente, ma ora è tempo di parlare dei futuri vincitori che vorranno imporre la sciagurata FLAT TAX che, pochi o nessuno, conosce nel dettaglio. Vogliamo accettare magicamente il nuovo avventurismo neocon, come fosse la panacea ai mali nostrani, senza comprenderne a fondo le conseguenze per i lavoratori e la stragrande maggioranza di cittadini che vedrebbero nel tempo alzarsi massivamente i costi dei servizi sociali, avvantaggiando solo i ceti alti e medio-alti? NO!
Negli ultimi decenni il Re era nudo, si potevano scorgere le sue oscene forme e comprenderne la natura, però i regnanti erano da tempo corsi ai ripari, teorizzando negli ambienti della destra noeliberista più retriva la soluzione ed assicurarsi la fede dei propri sudditi.
La soluzione è rappresentata dalla Flat Tax, lo zuccherino magico che ammalia i cittadini nella speranza possano pagare meno tasse senza che gli venga spiegato chi paga alla fine il conto. Il conto lo pagano sempre gli stessi.
Ricordiamo che, attualmente, le grandi Corporation e le Multinazionali che voi tanto odiate, sono soggette ad una flat tax speciale, questo per darvi il metro della atroce fregatura che si sta per materializzare a vostro danno, da sommare a tutto il resto che abbiamo subito e subiremo in campo economico, salariale e sui diritti costituzionali.
Leggiamo quindi questo illuminante articolo de LAVOCE che ben spiega come funziona o non funziona la flat tax nei paesi occidentali e perché:

Perché la flat tax non funziona nei paesi occidentali:
(di MASSIMO BALDINI e LEONZIO RIZZO)
LAVOCE.INFO

Il modello della flat tax si è affermato finora in paesi con livelli di Pil molto inferiori a quelli dell’Europa occidentale, dove anche la domanda di spesa sociale è nettamente più bassa. Una sua introduzione in Italia richiederebbe tagli di spesa.
In generale, la flat tax è un’imposta sul reddito con aliquota unica, resa progressiva da una deduzione (riduzione dell’imponibile) o da una detrazione (riduzione dell’imposta) concessa a tutti i contribuenti. Il modello ha finora trovato applicazione in alcuni piccoli stati, spesso paradisi fiscali (ad esempio, Jersey, Hong Kong, Andorra e Belize), e soprattutto in molti paesi dell’Europa centro-orientale che un tempo facevano parte del blocco sovietico. 
Si tratta di un modello adattabile ai paesi occidentali?
L’economista americano Peter Lindert, nel suo libro Growing Public del 2004, sostiene che durante il Novecento la quota della spesa sociale sul Pil è aumentata per tre principali ragioni: l’aumento del reddito medio, l’invecchiamento della popolazione e l’espansione della democrazia. 
Nazioni più democratiche, con maggiore livello di reddito o con più anziani dovrebbero quindi avere una pressione fiscale superiore a quella di nazioni più arretrate sotto questi aspetti.
E infatti, per quanto riguarda il reddito medio, i paesi con flat tax si trovano a uno stadio di sviluppo economico ancora molto diverso da quello dei paesi occidentali, malgrado i progressi degli ultimi venti anni. 
La tabella compara alcuni indicatori – relativi al 2016 – dei paesi dell’Europa orientale con flat tax e delle principali economie dell’Europa dell’Ovest. 
Nel primo gruppo il Pil pro-capite va da un minimo di 3.765 euro per la Georgia a un massimo di 17.156 per l’Estonia, che è comunque inferiore al valore più basso – della Grecia – tra i Pil pro-capite degli stati del secondo gruppo.
Stadi di sviluppo economico così lontani, come suggerisce Lindert, producono anche una diversa domanda di spesa pubblica in generale e sociale in particolare. L’incidenza della spesa pubblica è infatti mediamente del 35 per cento nei paesi europei con flat tax, di quasi 12 punti percentuali inferiore alla media di quelli dell’Europa occidentale con imposta progressiva sul reddito. 
Anche la spesa sociale – che nella tabella comprende pensioni, sanità e assistenza – è decisamente più alta nell’Europa dell’Ovest. È dunque logico che anche le entrate abbiano un’incidenza sul Pil assai inferiore (mediamente di 10 punti di Pil) nei paesi orientali.
Certo sarebbe possibile immaginare una flat tax con elevata aliquota, in grado di raccogliere un gettito simile a quello delle imposte progressive per scaglioni, ma sia nel dibattito italiano che nei paesi dell’Est la flat tax si caratterizza di solito per un’aliquota molto bassa.

Una flat tax a bassa aliquota riesce – assieme alle altre imposte – a finanziare i bisogni di spesa sociale di questi paesi proprio perché sono ancora contenuti, in linea con il basso livello del Pil. 
Dove invece la spesa pubblica è molto elevata, come in Italia, l’adozione di una flat tax ad aliquote basse potrebbe rendere impossibile finanziare gli attuali livelli di spesa pubblica e costringere a tagli significativi. In molti dei paesi che hanno optato per la flat tax il gettito dell’imposta sul reddito è diminuito dopo il passaggio all’aliquota unica, con l’eccezione della Russia, anche se in quel paese la tenuta delle entrate sembra sia da attribuire ad altri fattori concomitanti (la ripresa del ciclo economico, la maggiore severità del contrasto all’evasione).
Di per sé, una riduzione della spesa di qualche punto di Pil potrebbe non essere un male, visto che probabilmente una delle cause del declino economico italiano sta nella continua espansione della spesa pubblica e, a ruota, delle entrate necessarie per finanziarla. Non sempre, però, c’è la consapevolezza che il dibattito sulla flat tax ne richiederebbe necessariamente anche un altro, non meno importante, sul livello ottimale di spesa pubblica.

Il modello della flat tax sembra dunque essersi affermato finora in paesi con livelli di Pil molto inferiori a quelli dell’Europa occidentale, con conseguente minore quota di spesa sociale. In futuro, tuttavia, almeno due dei tre fattori indicati potrebbero spingere verso una crescita della spesa sociale, mettendo in crisi il sistema con flat tax ad aliquota bassa: se il Pil convergerà verso i livelli dell’Europa dell’Ovest e se l’invecchiamento della popolazione continuerà, i cittadini chiederanno un aumento della spesa sociale, soprattutto per pensioni e sanità.
Da un punto di vista politico, invece, i paesi con flat tax sono spesso democrazie con preoccupanti tendenze involutive, e in democrazie fragili c’è una minore domanda di spesa sociale. 
Quindi su questo aspetto c’è più incertezza. 
Ma un’evoluzione in senso più democratico potrebbe mettere in difficoltà la flat tax. 
Segnali di ripensamento cominciano già a vedersi, tanto che negli ultimi anni alcuni paesi l’hanno abbandonata, in genere passando dall’aliquota unica ad uno schema con due o tre aliquote. 
La Serbia è ad esempio passata dall’aliquota unica del 14% a tre aliquote: 10%-20%-35%, la Repubblica Slovacca da 19% a 19%-25%, la Rep. Ceca da 15% a 15%-22%, l’Albania da 10% a 10%-25%, la Lettonia dal 25% su tutti i redditi a tre aliquote (20%-23%-31.4%). 
Rimangono con la flat tax Russia, Estonia, Lituania, Romania, Macedonia, Bosnia-Erzegovina, Bielorussia, Bulgaria, Georgia, Ucraina e Ungheria. La Polonia, l’economia più importante dell’Europa orientale dopo la Russia, non ha mai avuto la flat tax, ed ora ha due aliquote (18% e 32%).