martedì 31 agosto 2021

AFGHANISTAN, OPPIO E BIG PHARMA


Introduzione MDD:
I legami tra 11 Settembre, oppio, Big Pharma, guerre, da estendere fino all'attuale reset per un nuovo e più fiorente liberismo globale, sono molto forti. Invito i miei lettori a comprare questo libro, pieno di spunti e fonti interessanti.
Non è un caso che la ripresa della crisi afghana, creata dagli USA, sia avvenuta proprio ora, dopo la pausa di Trump il Kattivo, sotto il regno di Biden il Buono.
Le multinazionali che oggi sono sovragestioni transnazionali, in futuro diventeranno i nuovi "Stati", i nuovi agglomerati, perché hanno più soldi e potere di singoli Stati nazionali, perché decideranno, e già lo fanno, le economie dei popoli, i conflitti eventuali, privatizzeranno le Sanità Pubbliche dove ancora esistono, presiederanno i G20. Lo faranno in veste ufficiale e non più nel backoffice del potere. In fondo, il nostro Draghi è diretta espressione dei piani alti, ed anche i suoi costosissimi tecnici et similia, lo sono. 
Benvenuti nel nuovo mondo!


Intervista all'autrice Giorgia Pietropaoli su Agoravox:
Kabul (Afghanistan) - La guerra in Afghanistan scoppiata nel 2001 con la caccia ad Osama Bin Laden e le Torri Gemelle non c'entra nulla. C'entra, e molto, con i risultati dell'”editto” emanato dal Mullah Omar che avevano praticamente cancellato la produzione di oppio dell'Afghanistan, principale serbatoio di riferimento per traffici internazionali e produzione di medicinali. Ne parliamo con Giorgia Pietropaoli, autrice di “Missione Oppio. Afghanistan: cronache e retroscena di una guerra persa in partenza” edito da Alpine Studio nel 2013.

-Voglio partire da una domanda provocatoria: il suo libro inizia con la testimonianza del "signor Smith", ma le chiedo: come si può essere sicuri, da lettori, che questi esista davvero e non sia uno "strumento letterario" utile per strutturare poi tutto il libro?
Domanda legittima ma non provocatoria. 
Provocatorio è il nome che ho dato alla mia fonte, Mr Smith: insomma, chi crederebbe a uno che si chiama Mr. Smith? Ma il mio non è un romanzo. È un saggio d’inchiesta. E se non ci fosse stato Mr. Smith non esisterebbe nemmeno il capitolo che tratta le case farmaceutiche. 
Ho iniziato la mia ricerca in questo senso proprio partendo dalle parole di questa fonte che, voglio ricordarlo, è un militare che addestrava un reparto dell’esercito afghano. 
Purtroppo non è la prima volta che qualcuno mi fa una domanda del genere. Il lettore deve aver fiducia nel compito del giornalista, che è quello di verificare se ciò che sta dicendo una fonte è vero. Mettiamola così: quel primo capitolo è il racconto dell’esperienza di un soldato (non dirò il grado) che ha vissuto l’Afghanistan sulla propria pelle, in prima persona. Gli si può credere oppure no. 
Io ho scelto di credergli e ho cercato di approfondire alcuni indizi che sembravano interessanti e sui quali fino a quel momento non avevo mai riflettuto. E da questa indagine sono usciti documenti, coincidenze, rapporti interessanti che rendono la testimonianza di Smith valida. 
Non dobbiamo dimenticare che le fonti anonime sono sempre esistite nella storia del giornalismo ed hanno aiutato a rivelare grandi storie, scandali, notizie. Penso alla gola profonda di Bob Woodward e al ruolo che ebbe nel Watergate.

-Perché un libro di “cronache e retroscena di una guerra persa in partenza” scritto ora, quando secondo i più diffusi media occidentali il 2014 costituirà la conclusione della missione?
Il conflitto è iniziato nel 2001. Ben dodici anni fa. E non è ancora terminato. Se c’è un momento adatto per tirare le somme, per fare un bilancio è proprio questo. 
Lo scopo del mio libro è in parte questo: quali sono stati i risultati ottenuti con questa guerra? 
Il 2014 non sarà l’anno in cui ci ritireremo definitivamente dall’Afghanistan e metteremo fine alle ostilità. Come sempre, questa idea è frutto del modo di fare informazione dei mass media occidentali che, pur di fare propaganda a questa o quella fazione, danno le informazioni in maniera sbagliata o incompleta. Nel 2014 terminerà la missione Isaf, questo si. Ma è già pronto il nuovo piano che lo sostituirà, il “Resolute Support”, che scatterà alla fine del 2014. 
Rimarranno le truppe (anche se in minore quantità), rimarranno le basi, rimarranno i nostri militari che lavoreranno per gli stessi scopi di Isaf. Hanno solo cambiato la veste, utilizzando un altro nome, ma la sostanza è sempre la stessa.

-Quanto avete lavorato per la stesura del libro? Avete incontrato difficoltà?
Per la fase di scrittura ci sono voluti circa tre mesi. Ma l’inchiesta è partita più di tre anni fa per un documentario pubblicato con l’Espresso nel 2011. 
Possiamo dire che il libro è una costola di quel documentario, anche se è più approfondito, con contenuti che nel documentario non avevamo trattato ed è aggiornato agli eventi più recenti. Per quanto riguarda le difficoltà, ne ho trovate molte quando ho fatto alcune indagini sull’omicidio di Cristiano Congiu e sulle case farmaceutiche.

-Di che genere?

Per quanto riguarda Congiu le difficoltà sono state molteplici: c'è un muro che non sono riuscita a sfondare per quanto riguarda le persone che sono coinvolte in questa storia. 
Non vogliono parlare o si sono fatte negare. È difficoltoso sapere qualcosa sulle indagini, che pare siano ancora in corso, perché l'ufficio stampa dei carabinieri non rilascia alcuna informazione. 
Ho lavorato principalmente su alcune informazioni che una fonte (che, per chiari motivi di sicurezza, ha voluto l'anonimato) mi ha dato ma poi è stato praticamente impossibile andare oltre. Sto continuando a lavorare al caso, è impossibile che smetta di provare a sfondare quel muro. 
Per quanto riguarda le case farmaceutiche non sono riuscita ad ottenere molte informazioni, anche dai cosiddetti "pentiti" se così li vogliamo chiamare. È una vera e propria mafia e chi parla troppo rischia, soprattutto dal punto di vista legale ed economico. Non posso raccontare, purtroppo, vari episodi che sono accaduti e che esporrebbero troppo le mie fonti.

-Tra il 1999 ed il 2000 accadono due avvenimenti tra loro forse solo apparentemente scollegati: l'aumento del finanziamento per le attività di lobbying delle grandi case farmaceutiche negli Stati Uniti e la decisione del Mullah Omar di vietare la produzione di oppio. È davvero Big Pharma il principale interessato alla guerra afghana?

Questa è la domandona alla quale anch’io vorrei che qualcuno rispondesse. 
So per certo (perché anche una fonte d’intelligence recentemente me l’ha confermato) che le case farmaceutiche stanno guadagnando da questo conflitto e che alcuni generali Isaf hanno fatto attività chiamiamola di “commessi viaggiatori” per conto delle stesse. Poi se le grandi industrie del settore abbiano spinto, attraverso l’attività di lobby, all’intervento militare per far ripartire la produzione di oppio è una questione che pongo nel mio libro: le coincidenze sono talmente impressionanti da non poter essere ignorate.

-Il progetto “Poppy for medicine” serve, a suo parere, ad evitare che l'oppio finisca nelle mani dei trafficanti o a legalizzare il traffico di droga fatto per interesse delle case farmaceutiche?
Propendo per la seconda ipotesi. Dove si coltiva oppio, dove esiste una produzione così ingente di droga non si può controllare e mettere fine al traffico illegale, che nasce e si sviluppa di solito parallelamente a quello legale. A maggior ragione in un Paese come l’Afghanistan che ha un territorio vasto e controllato da varie fazioni, tribù e signori della droga che sono in perenne conflitto.

-La missione Isaf, e dunque l'Onu, esporta democrazia o interessi privati (delle case farmaceutiche, in questo caso)?

È impossibile esportare democrazia. Si possono esportare modelli di sviluppo, industrie, si possono esportare anche idee ma la trasformazione di un Paese in uno Stato democratico basato su un sistema politico, economico e sociale democratico non si può forzare; si può aiutare, incoraggiare, questo si, ma non costringere, soprattutto con una guerra. 
Le conseguenze non possono che essere disastrose. E non penso solo all’Afghanistan: guardiamo alla Libia o all’Egitto. Anche lì l’Occidente è intervenuto con lo scopo di portare democrazia. 
Con quali risultati? La gente che rischia la vita ogni giorno merita più di frasi di circostanza e banale retorica. È ora che i governi parlino chiaramente degli interessi che ci sono dietro le azioni militari. Come chiunque sa bene, fare una guerra costa e tanto. E, come il signor Smith mi ha detto chiaramente durante l’intervista, non s’investe in una guerra se non ci sono dei ritorni economici. Nel caso dell’Afghanistan, direi che l’oppio è un ritorno che paga bene.

-Due casi che riporta nel suo libro mi hanno profondamente colpito, anche perché dimenticati dai media nazionali: quello del tenente colonnello Cristiano Congiu, e quello dei due cooperanti Iendi Iannelli e Stefano Siringo. Sappiamo che nessuno dei tre è morto per le motivazioni ufficiali, lei che idea si è fatta lavorando su entrambi?
Per il libro mi sono occupata solo del caso di Cristiano Congiu perché quello che faceva in Afghanistan era connesso all’oppio (era un esperto antidroga). 
Degli altri due non mi sono occupata in maniera approfondita perciò non me la sento di esprimere un’opinione. Per quanto riguarda Congiu, invece, credo che sia stata una persona devota al suo lavoro tanto da averci rimesso la vita. 
Penso che fosse incappato in qualcosa di grosso connesso al traffico di droga in Afghanistan: la storia degli smeraldi è tutta una montatura per depistare l’opinione pubblica. 
Era un uomo tutto d’un pezzo, con un grande senso di giustizia e gli smeraldi non gli interessavano, neanche un po’. Sarebbe interessante che qualcuno ci dicesse perché aveva chiesto il permesso per l’apertura di un conto all’ambasciata e perché gli era stato prima dato e poi revocato. 
Era una richiesta connessa all’intenzione di aprire un ospedale a Kabul? 
Un farmacista che lo conosceva ha dichiarato ai giornali che Congiu gli aveva chiesto di metterlo in contatto con le case farmaceutiche per la fornitura di medicinali. Ho provato a parlare con lui ma non ha voluto incontrarmi. Quel che è certo è che anche questa mi sembra una coincidenza inquietante.







GU DI GOMBLODDO (COME LE FANTASIE UFFICIALISTE DIFENDONO IL SISTEMA)




Dopo aver letto 3/4 dell'opera biblica di Wu Ming 1, avevo deciso di non scrivere nulla a riguardo.
Purtroppo, ho disatteso le mie promesse ed ho ceduto al mio lato oscuro.
In realtà, sarebbero bastate poche righe per comprendere il senso dell'operazione e dove andava a parare l'autore.
Intanto una premessa. Puntare su QANON come fulcro di riferimento dei cosiddetti complottisti, è una boiata pazzesca.
Tutti i controinformatori seri italiani lo sanno bene, ed infatti tutti sono a conoscenza della funzione di gatekeeping riguardo la narrazione di Q. Nessuno crede a Q come baluardo dei popoli, a parte pochi stolti, numericamente irrisori.
Io stesso, 5 anni fa perculavo i pochi che ci credevano e coloro, tra gli ufficialisti, che strumentalizzavano la questione per colpire le voci dissonanti.
Io stesso feci più di un articolo, dove spiegavo la funzione di manipolazione che questo piccolo fenomeno andava plasmando.
Il punto è che la narrazione di Q è servita proprio all'ufficialismo più bieco e retrivo per colpire chi contestava il neoliberismo, un'arma per zittire la controinformazione, alla stessa stregua di coloro che, da buoni collaborazionisti del sistema, consapevoli o meno, utilizzavano ed utilizzano epiteti come terrapiattista et similia.
Q sta alla controinformazione, come Forza Nuova sta alle manifestazioni (vediamo proprio in questi giorni come FN faccia di tutto per delegittimare e scoraggiare legittime proteste, infiltrandosi ed usando la violenza anche contro i NO-GREENPASS)
La cosa più tragica di questo poco utile quanto mastodontico volume, di questo monumento vacuo e sonoro, è che, con la scusa del terrappiattismo aka QANON, si è voluto colpire chi ha messo in dubbio la narrazione ufficiale dell' 11/9 e di tanti altri complotti, mischiandoli a sciocchezze, mettendo volgarmente tutto sullo stesso piano, proprio per deligittimare le voci fuori dal coro.
L'autore scrive un libro datato già in partenza e parte da una vistosa fallacia logica, dando per scontato come veritiera la versione ufficiale. 
Un libro che piacerebbe a gente come Parenzo, Giannini, Lerner, Mentana ed all'altra faccia della stessa medaglia. Un libro che rimane nell'alveo dello stesso schema mentale, dello stesso cerchio magico, pur presentandosi e certificandosi come RAZIONALE vs L'IRRAZIONALE dilagante.
Per osmosi, il razionale diventa lo status quo, e l'irrazionale, necessariamente, l'opposizione critica allo status quo. L'autore sottolinea lo spartiacque tra questi due mondi, quelli si immaginari e plasmati dal potere.
L'autore prende come riferimento scientifico personaggi del CICAP per "smontare" tutti i cosiddetti complotti, in realtà, non riuscendoci affatto, semplicemente affidandosi allo scientismo di Stato, come un giornalaio qualsiasi. Non so se per malafede o ignoranza, ma la questione risulta molto triste e deprimente, dato che il suddetto crede di essere pure un rivoluzionario.
Che dire, dopo la delusione di CONTROPIANO, un'altra "Caporetto intellettuale" della sinistra da salotto diversamente declinata.
Il sistema ringrazia, non a caso il libro è utilizzato da alcuni collaborazionisti del mainstream per colpire un po' tutti coloro che esprimono criticità e non si bevono tutte le cazzate che i media neoliberisti propinano.
Un libro che ha la funzione di accreditarsi all'ufficialismo, diretto ai vari organi competenti giornalistici, tipo, l'Internazionale ed altri epigoni, che risaltano festanti le gesta anticospirazioniste del GOMBLODDOH.
Complimenti e auguri! 

Anche in USA i seguaci di Q sono numericamente irrisori. E' una bufala quello che i giornali liberal hanno veicolato. Una bufala che è servita per colpire lo stesso Trump, il Presidente kattivissimo, quello sbagliato. Come è una bufala che Trump avesse appoggiato Q, quando aveva solo espresso condivisione riguardo certe argomentazioni generiche, essendo il contenitore del dissenso Q, veicolatore sia di menzogne, che di mezze verità. Bisognerebbe al riguardo, tradurre i dialoghi originali e si scoprirebbero tante cose differenti da come sono state narrate, invece, la pletora ignorante si limita ai titoloni per indignarsi.
Oltretutto, sempre l'autore, ci tiene a specificare che alcuni complotti esistono realmente, e cita per stare dalla parte dei bottoni, la solita P2, il famigerato complotto della Loggia P2. 
Mamma mia, sta cazzo di P2, che tristezza!
Riesce a citare l'unico "non complotto" in circolazione, sbagliando irrimediabilmente. 
La P2 non era una Loggia segreta, nasceva dal GOI, non faceva nessun complotto in quanto Loggia massonica, semmai, al suo interno c'erano persone legate a chi i complotti li faceva realmente.
Una grossa generalizzazione figlia di una non conoscenza di certi argomenti. 
Nella P2 c'erano anche attori, comici come Noschese, altro che complotti massonici, anch'essa è stata un contenitore come Q, per depistare e spostare i bersagli. Non ci siamo proprio! 

Poteva limitarsi a fare un libro molto più corto e meno pedante sul fenomeno Q, limitandosi a quello, ma probabilmente non era questa l'intenzione. Evidentemente, questa operazione serviva a smontare TUTTA la controinformazione, la famigerata controinformazione, quella era l'odiato bersaglio, ed appoggiare di fatto la narrazione ufficiale come unica voce degna di ascolto, quella certificata ISO-9000. 
Questi controinformatori che ci rubano la piazza... Maledetti complottisti, come osano rubarci la scena, eh!
Riesce perfino a fingere di smontare il complotto sulla morte di Kennedy, sposando la tesi governativa. Caspita, ma non ci crede più nessuno nemmeno tra gli ufficialisti della prima ora al serial killer isolato. Mille prove lo hanno dimostrato. 
Una tristezza infinita ti assale dopo la lettura di questa raccolta dell'orrore anticomplottista.
Se fatta in cattiva fede, un'operazione di una disonestà intellettuale notevole, un'operazione veramente reazionaria, però pensando di essere CONTRO. Se realizzata in buona fede, un'operazione molto ingenua e disarmante.
Un po' come CONTROPIANO su alcune tematiche pandemiche, la mentalità è la stessa, il modus operandi è lo stesso, la chiusura mentale identica.
Per accreditare le sue tesi bislacche, dedica questo volume a Marco Dimitri, ingiustamente accusato di pedofilia, mettendo sullo stesso piano la sua triste storia che nulla c'entra, con le cosiddette "sette sataniche", realtà che talvolta esistono ed hanno collegamenti con il complesso militare, la politica, il potere da sempre, ma che vanno distinte tra loro, spiegate specificatamente caso per caso, sapendo discernere loglio dal grano. 
Il tutto senza approfondire il tema e senza sapere nulla, nulla, di backoffice del potere.
Lo stesso "Q" viene magicamente in suo aiuto per sputtanare certe tematiche. 
Dovrebbe vivamente ringraziare il Sig. Q, perché utile, a chi come lui, insegue, magari inconsapevolmente o per gioco letterario, la narrazione del potere costituito.
Q ringrazia per questa evocazione di cui non si sentiva la necessità, era morto e sepolto, ma a qualcuno serviva riesumarlo e servirlo come capro espiatorio, come fantasma da sventolare, un po' come un certo antifascismo d'accatto, adatto per ogni stagione.







mercoledì 18 agosto 2021

AFGHANISTAN "MOON" AMOUR



Della serie, come il fondamentalismo religioso viene da sempre storicamente usato dal padronato contro le istanze democratiche e socialiste.
Stessa sorte toccò alla Libia di Gheddafi, paese musulmano moderato che aveva la pretesa di liberare il suo popolo.
In Afghanistan, trentaquattro anni dopo le politiche imperialiste USA e dell'Europa, le donne non avranno più diritti, non potendo più accedere agli studi, vivendo nascoste e tumulate in sepolcri domestici, vivendo come recluse ed osservando il mondo esterno da un oblò.
Una terra martoriata, devastata, brutalizzata e dimenticata da dio.
L'occidente ha delle colpe ancestrali in questa storia. La creazione dei fondamentalismi, il loro capillare finanziamento, il loro sostentamento, compreso il terrorismo islamico, sono una nostra invezione. All'occidente fa comodo un medioriente criminale, un paradigma che giustifica guerre, contrapposizioni geopolitiche, controllo dell'oppio, armi, terrorismo, controllo delle popolazioni e pure rigurgiti reazionari in casa nostra, vedi Patriot Act.
Noi abitanti dell'altro mondo possiamo solo vedere il dito e non la luna. Nemmeno la mezza luna, senza comprenderne il simbolo originale, ubriachi della propaganda che ci impone una percezione distorta dei nostri fratelli, della loro storia e della nostra storia.

"Fino a 30 anni fa in quella terra disgraziata dell'Afghanistan esisteva un governo laico e socialista impegnato a modernizzare il paese, si chiamava Repubblica Democratica dell’Afganistan.
Le donne riempivano scuole e università, erano Ministre e soldate, e rappresentavano l’architrave di quell’esperimento di Socialismo.
Quando gli USA finanziarono, armarono e addestrarono i tagliagole islamisti e la feccia oscurantista per distruggere quella esperienza, il Governo Afgano chiese l'aiuto internazionalista dell'Unione Sovietica.
Allora tutti i mass media occidentali urlarono alla "Occupazione Sovietica" e si sdilinquirono per i Talebani, a quel tempo definiti "Freedom Fighters". Guerrieri della Libertà, invece che terroristi.
In Italia e in Europa le sinistre, invece che difendere quell’esperienza, pensarono bene di schierarsi contro “l’invasione russa”.
Sostennero apertamente i crimini di guerra dei Mujaheddin e non sembrarono preoccuparsi più di tanto della sorte di milioni di donne afgane.
Osama Bin Laden era un agente della CIA e negli USA usciva Rambo 3, con Sylvester Stallone che combatteva per “la libertà dell’Afganistan” al fianco dei barbuti islamici contro quei cattivoni dei comunisti.
Quando Gorbaciov prese il potere la prima cosa che fece fu ritirare l'Armata Rossa dall'Afghanistan.
Poi pose direttamente fine all'URSS.
Le milizie comuniste e i lealisti dell'Esercito Afgano, completamente accerchiati, riuscirono a resistere ancora qualche anno.
Poi furono travolti.
Il Presidente Najibullah fu costretto a rifugiarsi presso l'Ambasciata dell'ONU da cui lancerà uno straziante grido d'aiuto - rimasto inascoltato - ai governi di tutto il mondo.
Verrà impiccato ad un lampione dai Talebani, durante il loro ingresso a Kabul.
Quando i barbuti presero il potere, il nuovo governo fondamentalista scatenò una guerra feroce e totale contro le donne.
Da quel momento nessuna ragazza avrebbe mai più potuto mettere piede in una scuola.
Imposero il Burka a tutta la popolazione femminile e chi non lo indossava veniva linciata per strada.
Se i loro occhi non erano oscurati dalla fitta rete del burka venivano bastonate, arrestate e torturate.
Alle donne non fu più permesso lavorare, ne guidare, ne uscire in strada se non in compagnia di un famigliare maschio.
Le Afgane che fino ad allora lavoravano come maestre, dottoresse, scrittrici, avvocate, magistrate, furono strappate dai loro luoghi di lavoro e segregate in casa.
Le stanze che ospitavano una donna non dovevano avere finestre.
Quando camminavano dovevano indossare scarpe silenziose perché nessuno sentisse i loro passi.
Alcune donne furono linciate poiché avevano accidentalmente esposto un pezzo di braccio o una caviglia.
Professoresse di fama internazionale e illustri scienziate vivevano di elemosine pur avendo titoli prestigiosi, lauree e dottorati di ricerca.
Il tasso di suicidi tra le donne divenne altissimo.
In uno dei rari ospedali che accoglievano le donne, un giornalista europeo assistette a immagini raccapriccianti: la maggior parte delle donne, si lasciavano morire d'inedia distese sui letti avvolte dal burka.
Altre, ormai folli, se ne restavano rannicchiate per terra piangendo e urlando.
Nessun malinteso concetto di "popolo”, cultura" o "tradizione" può giustificare queste aberrazioni.
La tragedia che vive oggi l’Afganistan è figlia dell'imperialismo USA e della doppia morale occidentale.
Della scelta di mettere quel Paese nelle mani dell’abominio, piuttosto che accettare che avessero un governo socialista, che facesse della laicità e del progresso le proprie bandiere.
Oggi, dopo una guerra di rapina fatta per saccheggiare i pozzi petroliferi e dopo 20 anni di occupazione a stelle e strisce, gli Stati Uniti of America se ne vanno lasciando soltanto macerie e restituendo gentilmente il potere nelle mani dei mostri."
di Roberto Vallepiano

Afghanistan socialista, 1987, zona universitaria
Foto di Giovanni Bacciardi





lunedì 9 agosto 2021

LA LIBERTÀ È UNA TEORIA COMPLOTTISTA

 


Non sono contrario ideologicamente ai vaccini, ai farmaci, agli psicofarmaci, nemmeno alle droghe. 
Sono da sempre libertario e valuto di volta in volta, caso per caso, informandomi, ascoltando e studiando.
Per quanto mi riguarda, potete farvi anche di eroina, sono pronto a scendere in piazza per difendere i vostri diritti, le vostre scelte.
Io, piuttosto, sono contro qualsiasi OBBLIGATORIETÀ vaccinale sperimentale, che è altra cosa rispetto ad essere contrario ai vaccini.
Sono per logica conseguenza anche contro qualsiasi forma statale o privata di lasciapassare dal sapore fascistoide. Inutile, ridicolo, dannoso e pericoloso precedente di controllo di massa.
Sono free-vax, e spero vi vacciniate tutti o quasi. Fatelo subito, provvedete ad immunizzarvi, così sarò felice di rimanere in quella piccola nicchia di non vaccinati, felice di non aver provato l'ebrezza del siero, prendendomi le mie responsabilità.
 
cit. Anonimo bolognese

Le parole di Draghi sono servite ad ampliare la forbice tra le due fazioni mediatiche, ovvero, quella pro-vax e la cosiddetta no-vax. Sono state utili alla propaganda per ricattare chi ancora non ha provveduto a seguire le direttive. 
Leggiamo cosa ha pronunciato il nostro Premier:
'L'appello a non vaccinarsi è un appello a morire. Non ti vaccini, ti ammali e muori. Oppure, fai morire: non ti vaccini, contagi, lui o lei muore'. 
L'assioma "non ti vaccini, fai morire", peraltro contraddetto, per come formulato, dalla scienza stessa che oggi dice essere contagiosi pure i vaccinati (Fauci, Ricciardi ed altri santoni della scienza hanno confermato pubblicamente questo concetto), è stato subito politicizzato, snaturato quindi di ogni veste neutrale.
L'Italia è da sempre terreno di sperimentazione, un laboratorio a cielo aperto, una delle colonie dell'impero preferite per ogni innovazione.
Draghi ha dunque creato volutamente uno spartiacque, lo ha ufficializzato con una bolla papale.
"O con noi o contro di NOI".
La lavagna dei buoni e dei cattivi è stata presentata agli italiani, da oggi chi è buono è vaccinato ed ha il lasciapassare, chi è cattivo non è vaccinato e non ha il lasciapassare.
Un messaggio sempplice, triviale, perentorio, senza contraddittorio, paternalistico e moralista che fa breccia nella psicologia di massa. Un plagio emozionale portato avanti in punta di piedi, con qualche bastonata forte tra una carota ed un'altra.
Nell'ordine, dopo il mantra dell'orrore si è vaccinato Salvini ed è morto De Donno, sicuramente due casualità e due coincidenze, che però fanno pensare.
Il primo si sarebbe arreso nella sua già finta opposizione interna, utile ad alimentare il potere costituito, il secondo si sarebbe ucciso, dopo quasi due anni di umiliazione, dopo essere stato il bersaglio della cosiddetta scienza di Stato, dopo essere stato lasciato solo, minacciato e ricattato. Una chiara istigazione al suicidio, che peraltro presenta delle stranezze nel modus operandi e che lascia aperta la porta ad altre suggestioni.
Non solo, dopo le dichiarazioni di Draghi ci sono state due principali reazioni popolari, la radicalizzazione degli scettici e l'accettazione dei benpensanti. 
Una sorta di strategia della tensione, dolce e compassionevole che, però, non tollera una versione diversa da quella ufficiale.
Quello che è stato sancito religiosamente consta nel fatto che, da oggi, non è più accettabile qualsiasi criticità, qualsiasi dubbio, qualsiasi versione alternativa, perché la voce del padrone e della corretta informazione non deve essere MAI avversata e contraddetta.
Da oggi, quindi, non sei più un tarrapiattista, non sei più solo un complottista, sei addirittura un pericolo pubblico, se decidi di non vaccinarti. Peggio, sei un terrorista. 
Ad alimentare questa percezione è venuto in aiuto il finto attacco hacker contro la Regione Lazio, finto nel senso che questi cosiddetti terroristi no-vax, sono risultati veramente funzionali alla causa ed alla narrazione ufficiale, come poi spesso è successo nella nostra storia repubblicana.
Perfetto il ruolo di Zingaretti come utile idiota e messaggero di bassa propaganda contro sedicenti pericoli pubblici. Hacker che, guarda caso, colpiscono sempre bersagli utili al potere e che potranno essere capitalizzati per la causa pandemica.
Nel frattempo, la gente inizia a manifestare contro il lasciapassare in tutte le città italiane ed il Governo dovrà mediare, nell'attesa di prenotazioni in massa entro il 30 settembre.
Se aumenteranno, forse, non ci sarà bisogno di alzare il tiro e di paventare nuove obbligatorietà, presunti attacchi terroristici, ricattando i cittadini, a meno che, tutto questo delirio serva a far accettare nuove chiusure future, in vista dell'arrivo di nuove varianti, di nuovi e più pericolosi virus.

Noi stiamo facendo i conti con l'attuale variante Delta in un periodo estivo, dove normalmente non ci sono troppi problemi, ma se in futuro dovessero arrivare magicamente nuove variazioni su tema, nuove malattie, questo modello del lasciapassare, sarà stato solo un grande testing di massa per abituare la gente al nuovo corso degli eventi, ovvero, controlli sempre più capillari, vaccini ad libitum, perenni e periodici, digitalizzazione globale, esclusività dei servizi, giustificazione per futuri licenziamenti e, soprattutto, far accettare il nuovo paradigma, come necessità collettiva ineluttabile di un eterno presente immutabile. Tradotto, ci trasformeremo sempre più in una sorta di democratura, una società solo all'apparenza democratica, nella sostanza autoritaria. 
Far accettare una nuova visione autoritaria è l'unico e vero scopo di questo incantesimo collettivo.
Qui di sanitario non c'è nulla, sono state bandite qualsiasi altre cure, magari facendole entrare più avanti nel tempo dalla porta di servizio a costi molto più elevati, costi che pagherà il nostro già vituperato Stato Sociale. 
I parametri delle terapie intensive e dei ricoveri sono talmente bassi che, qualsiasi influenza invernale non potrà che superare, ed allora saranno fatti accettare nuovi eventuali clausure, magari a macchie di leopardo. Nuovi colori all'orizzonte, è fisiologico saranno superati e loro lo sanno bene!
Questi modelli andranno a colpire in ordine: Sanità Pubblica, Scuola Pubblica, diritti dei lavoratori, pensioni, oltre alle nostre sacrosante libertà individuali di movimento e di socializzazione.
Non è un caso che, dopo aver tagliato la Sanità Pubblica, non si fa altro che parlare di istruzione e problematiche annesse ai docenti cattivi che non si sono ancora immunizzati, su come ricattarli, demansionarli e dare l'esempio ad effetto domino per tutti gli altri lavoratori.
Bisogna dare l'esempio, partendo dalla sanità, dalla scuola, dai lavoratori sotto il giogo di confindustria ed a seguire, a tutti quanti.
Si parla di lavoro, ma solo per preparare il terreno ai licenziamenti che verranno, il tutto in punta di piedi, passo dopo passo, come una supposta morbida e sottile, ma molto lunga, lunghissima, sottile, quasi impercettibile.
La libertà sarà percepita come parte di una fantomatica teoria del complotto, e chi la invocherà sarà tacciato di fascismo, terrorismo e di analfabetismo funzionale.
"Alexa che cos'è la libertà? Una teoria complottista. Non pensarci, guarda la TV"!