Stessa sorte toccò alla Libia di Gheddafi, paese musulmano moderato che aveva la pretesa di liberare il suo popolo.
In Afghanistan, trentaquattro anni dopo le politiche imperialiste USA e dell'Europa, le donne non avranno più diritti, non potendo più accedere agli studi, vivendo nascoste e tumulate in sepolcri domestici, vivendo come recluse ed osservando il mondo esterno da un oblò.
Una terra martoriata, devastata, brutalizzata e dimenticata da dio.
L'occidente ha delle colpe ancestrali in questa storia. La creazione dei fondamentalismi, il loro capillare finanziamento, il loro sostentamento, compreso il terrorismo islamico, sono una nostra invezione. All'occidente fa comodo un medioriente criminale, un paradigma che giustifica guerre, contrapposizioni geopolitiche, controllo dell'oppio, armi, terrorismo, controllo delle popolazioni e pure rigurgiti reazionari in casa nostra, vedi Patriot Act.
Noi abitanti dell'altro mondo possiamo solo vedere il dito e non la luna. Nemmeno la mezza luna, senza comprenderne il simbolo originale, ubriachi della propaganda che ci impone una percezione distorta dei nostri fratelli, della loro storia e della nostra storia.
"Fino a 30 anni fa in quella terra disgraziata dell'Afghanistan esisteva un governo laico e socialista impegnato a modernizzare il paese, si chiamava Repubblica Democratica dell’Afganistan.
Le donne riempivano scuole e università, erano Ministre e soldate, e rappresentavano l’architrave di quell’esperimento di Socialismo.
Quando gli USA finanziarono, armarono e addestrarono i tagliagole islamisti e la feccia oscurantista per distruggere quella esperienza, il Governo Afgano chiese l'aiuto internazionalista dell'Unione Sovietica.
Allora tutti i mass media occidentali urlarono alla "Occupazione Sovietica" e si sdilinquirono per i Talebani, a quel tempo definiti "Freedom Fighters". Guerrieri della Libertà, invece che terroristi.
In Italia e in Europa le sinistre, invece che difendere quell’esperienza, pensarono bene di schierarsi contro “l’invasione russa”.
Sostennero apertamente i crimini di guerra dei Mujaheddin e non sembrarono preoccuparsi più di tanto della sorte di milioni di donne afgane.
Osama Bin Laden era un agente della CIA e negli USA usciva Rambo 3, con Sylvester Stallone che combatteva per “la libertà dell’Afganistan” al fianco dei barbuti islamici contro quei cattivoni dei comunisti.
Quando Gorbaciov prese il potere la prima cosa che fece fu ritirare l'Armata Rossa dall'Afghanistan.
Poi pose direttamente fine all'URSS.
Le milizie comuniste e i lealisti dell'Esercito Afgano, completamente accerchiati, riuscirono a resistere ancora qualche anno.
Poi furono travolti.
Il Presidente Najibullah fu costretto a rifugiarsi presso l'Ambasciata dell'ONU da cui lancerà uno straziante grido d'aiuto - rimasto inascoltato - ai governi di tutto il mondo.
Verrà impiccato ad un lampione dai Talebani, durante il loro ingresso a Kabul.
Quando i barbuti presero il potere, il nuovo governo fondamentalista scatenò una guerra feroce e totale contro le donne.
Da quel momento nessuna ragazza avrebbe mai più potuto mettere piede in una scuola.
Imposero il Burka a tutta la popolazione femminile e chi non lo indossava veniva linciata per strada.
Se i loro occhi non erano oscurati dalla fitta rete del burka venivano bastonate, arrestate e torturate.
Alle donne non fu più permesso lavorare, ne guidare, ne uscire in strada se non in compagnia di un famigliare maschio.
Le Afgane che fino ad allora lavoravano come maestre, dottoresse, scrittrici, avvocate, magistrate, furono strappate dai loro luoghi di lavoro e segregate in casa.
Le stanze che ospitavano una donna non dovevano avere finestre.
Quando camminavano dovevano indossare scarpe silenziose perché nessuno sentisse i loro passi.
Alcune donne furono linciate poiché avevano accidentalmente esposto un pezzo di braccio o una caviglia.
Professoresse di fama internazionale e illustri scienziate vivevano di elemosine pur avendo titoli prestigiosi, lauree e dottorati di ricerca.
Il tasso di suicidi tra le donne divenne altissimo.
In uno dei rari ospedali che accoglievano le donne, un giornalista europeo assistette a immagini raccapriccianti: la maggior parte delle donne, si lasciavano morire d'inedia distese sui letti avvolte dal burka.
Altre, ormai folli, se ne restavano rannicchiate per terra piangendo e urlando.
Nessun malinteso concetto di "popolo”, cultura" o "tradizione" può giustificare queste aberrazioni.
La tragedia che vive oggi l’Afganistan è figlia dell'imperialismo USA e della doppia morale occidentale.
Della scelta di mettere quel Paese nelle mani dell’abominio, piuttosto che accettare che avessero un governo socialista, che facesse della laicità e del progresso le proprie bandiere.
Oggi, dopo una guerra di rapina fatta per saccheggiare i pozzi petroliferi e dopo 20 anni di occupazione a stelle e strisce, gli Stati Uniti of America se ne vanno lasciando soltanto macerie e restituendo gentilmente il potere nelle mani dei mostri."
di Roberto Vallepiano
Afghanistan socialista, 1987, zona universitaria
Foto di Giovanni Bacciardi
Inquietante! tra l'altro il burka integrale archetipicamente parlando rammenta il modo in cui i los voladores di castanediana memoria oscurano e avvolgono la dignità umana e in questo caso il principio femminile, che poi tra l'altro è proprio quello fanno questi esseri oscuri, ci avvolgono proprio letteralmente in un mantello di oscurità poliedrica. Occorre fare attenzione perchè anche qui in Europa potrebbero insorgere dei miraggi o quantomeno dei tentativi in un prossimo futuro di importare un modello oscurantista filo-talebanico, resta comunque il fatto che stanno già spianando il terreno per farci accettare quanto sia "trendy" l'ennessimo paradigma degli "errori" (in realtà orrori voluti di proposito quei barlumi di chiamiamola emancipazione femminile che tale non è, ma se rapportata con l'oscurità impenetrabile che avvolge il tessuto sociale femminile in Afghanistan....). Eurabia docet......
RispondiEliminaQuella gran merda di Kissinger, che il diavolo se lo porti, ha sempre detestato tutto ciò che è uguaglianza, equità e condivisione.
RispondiEliminaNon dimentichiamo l'11 settembre 1973 in Cile, e poi l'avvento di dittature fasciste in tutta l'America Latina, Grecia eccetera volute dalle aristocrazie kalergiane con l'aiuto di burattini quali Kissinger, appunto.
Questa gente sinistra in ogni senso e pertanto psicopatica e socialmente pericolosissima, lavora alla distruzione delle società in cui solidarietà e condivisione prosperano, altrimenti il divide et impera non può funzionare.
Ma stavolta signori è finita.
Quello afghano è solo l'antipasto di ciò che sta per travolgere l'occidente.
È il vento della tempesta definitiva.
Stavolta queste pseudo élite stanno per essere spazzate via anche dalla storia umana, manca molto poco, e se i consapevoli che dovranno ricostruire un mondo nuovo non saranno all'altezza, sarà anche il loro turno di essere spazzati via.
Siamo alla fine di un'era e di un modello sociale e culturale del tutto fallimentari, ne pagheremo tutti le conseguenze ed è bene cominciare a pensare seriamente al dopo pandemia e al dopo guerre civili che stanno per scaturirne, non può essere altrimenti.
Si vis pacem, para bellum dicevano i latini, mai stato più vero come adesso.
Riprendiamoci le nostre vite e annientiamo ogni dittatura.
"Sapevo che era un meccanismo di spersonalizzazione per il controllo della popolazione al pari dei Burka."
RispondiEliminahttps://las0rgente.net/2020/12/09/le-mascherine-sono-un-dispositivo-di-controllo-mentale-di-cathy-obrien/