venerdì 31 dicembre 2021

CAPODANNO TRINARICIUTO E INFAME


Sperando in un nuovo lockdown che asfalti questa immensa prateria di ipocrisia.
cit. Adolfo Tamponi


Nell'immediato secondo dopo guerra, Guareschi definiva trinariciuti gli iscritti al Partito Comunista, per la loro presunta acritica credulità e sudditanza alle direttive del partito (e perciò raffigurati con tre narici, come esseri “diversi”, quasi di un altro mondo).
Oggi lo direbbe degli italiani pecoroni incollati all'oracolo digitale, dominati da statistiche di regime e dalla propaganda liberista, ma definirebbe trinariciuti anche molti dei nostri concittadini, che per strada all'aperto ti guardano impauriti e diffidenti, se non indossi adeguatamente museruole di stoffa.
Diciamocelo, questa pandemia di Stato ha avuto il merito di far emergere tutti gli orrori sopiti da un falso benessere, quello famoso che non tonerà mai più, e di aver mostrato tutte le caratteriopatie dei nostri simili.
Nonostante milioni di positivi trivaccinati e trinariciuti, si tornerà anche in Emilia Romagna, probabilmente, alla zona gialla e poi quella arancione, e allora non si potranno invocare ancora gli ultimi dei moicani come dispettosi untori.
Quando tutti saranno vaccinati, ci sarà sempre qualche altra lettera dell'alfabeto greco a sospendere la Costituzione, tanto siamo da tempo immersi in una democratura, apprestandoci verso il default economico, con ingenti nuovi debiti da restituire in futuro, attraverso privatizzazioni della sanità, tramite tagli alle pensioni ed ai salari dei lavoratori.
Diverse aziende e negozi chiuderanno, ci saranno tanti licenziati, le scuole torneranno in DEAD, gli ospedali saranno sempre più murati a causa dei tagli di 3/4 di posti letto, realizzati dai governi in 15 anni di destrutturazione della res publica.
Non solo, tasse e bollette raddoppiate daranno la mazzata finale al risparmio, al mondo del lavoro, alle famiglie, poi sarà la volta delle crisi ambientali, insomma, le previsioni sono piuttosto infauste.
In questo scenario epocale, per qualche stolto e sempliciotto, la colpa sarebbe dei novax, capro espiatorio valido ancora per poco, e non di questo sistema neoliberista e neofeudale che sta implodendo per noi, espandendosi per LORO.
Questi cattivi untori ed i loro cattivi maestri che, nella loro matematica irrisoria minoranza, riuscirebbero con il loro contagio superlativo e/o alieno, a superare le barriere di 3 vaccini altrui e contagiare pure i vaccinati e a tenere in scacco l'economia di un pianeta intero.
La colpa sarebbe dell'Omicron e sarà delle future infinite varianti e non dei parametri ridicoli sanitari voluti dal sistema ed accettati dai sudditi come ineluttabile conseguenza di questa moderna peste che non finirà mai.
Allora, in questo sonno della ragione, in questo deserto devastante di irrazionalità, di ignavia e di ignoranza, di propaganda bellica e di beghine isteriche ed ansiogene, auspico un lungo ed inesorabile lockdown finale, già avvenuto da tempo per quanto riguarda il libero pensiero, sostituito dalla fede incrollabile verso l'autorità vigente.
Un eterno lockdown in mancanza di quel meteorite che tarda a venire, forse anch'esso cooptato da qualche speculatore maltusiano.

Anche quest'anno infame è finito e già ci presenta il conto del prossimo che sarà decisamente peggiore, viste le premesse.
Noi però dobbiamo restare ottimisti, indossare le mutandine rosse portafortuna e mangiare tante lenticchie che portano danari e fortuna, anche perché non tutto è perduto, se saremo nuovamente reclusi avremo sempre lo zuccherino di NETFLIX che ci consolerà.
Con un costo minimo ed abbordabile anche da un clochard (vedi quello sotto casa mia), tutti potremo sublimare qualsiasi fantasmagorica distopia attraverso quella nuova serie fantasy & distopica che ci guiderà per mano, lentamente, verso l'accettazione di un raggiante e meraviglioso futuro di merda!







IL BUIO E LA LUCE di Enrico Pietra

IL GRANDE OSSIMORO DI QUESTO NOSTRO NATALE
IL BUIO E LA LUCE
di Enrico Pietra
Pubblicato il 23 Dicembre 2021 da IN ESERGO
https://www.inesergo.it/il_buio_e_la_luce.html




“La normalità che perseguiamo non sarà comunque il ritorno al mondo di prima”
Sergio Mattarella


Natale 2021. L’Italia torna a presentire la stretta di una morsa da cui i più credevano di essersi liberati. Serpeggia un malcontento e un senso di frustrazione che paiono dilaganti. 
Mentre si annullano le prenotazioni di viaggi e cenoni, le ombre nere di un futuro sempre più incerto giacciono sul narcolettico tran-tran della maggioranza dei concittadini italiani. Non ne usciremo mai. Non ce la faccio più. Non è possibile andare avanti così. 
Le strade delle nostre città registrano una crescente presenza militare e di forze dell’ordine e un controllo via via più pressante della legittimità dei comportamenti dei privati cittadini, continuamente monitorati nei loro spostamenti e nelle abitudini attraverso lo sfoggio dell’imprescindibile lasciapassare verde. Possibile che siano stati messi in preventivo gesti irrazionali da neutralizzare sul nascere con l’aumento delle strette e la conseguente emersione delle frustrazioni più profonde?

Natale è la festa della luce, precisamente del Dies Natalis Solis Invicti; dal 337 d.C. per opera di Papa Giulio I è il giorno della celebrazione della nascita di Cristo. 
Il 25 dicembre il sole, dopo essere sprofondato nell’oscurità e aver toccato il punto più basso con il solstizio d’inverno, torna ad ammantarsi di vigore e le giornate riprendono ad allungarsi. 
Esotericamente il Natale è la celebrazione della Rinascita, la vittoria della Luce sulle Tenebre, l’ingresso in uno stato di coscienza più elevato. Più prosaicamente è anche il periodo dell’anno in cui le famiglie si riuniscono, i lari vegliano sui focolari domestici, ci si scambia regali ma anche abbracci e gesti d’affetto, si sta in compagnia.
Non è un caso che determinate forze detestino il Natale. Molti accadimenti degli ultimi mesi potrebbero non essere affatto accidentali, a cominciare dalle tempistiche tanto chirurgiche quanto stravaganti di alcuni provvedimenti legislativi. Su un piano più esoterico, degna di nota appare la celebrazione del settecentenario della morte di Dante con un mese di ritardo, il 15 ottobre 2021, data zero dell’adozione del green pass nel mondo del lavoro; quel giorno abbiamo assistito all’inaugurazione della
mostra “Inferno” di Jean Claire alle Scuderie del Quirinale, incentrata sulla versione in gesso dell’incompiuta Porta dell’Inferno di Auguste Rodin, personaggio dalle oblique frequentazioni occultistiche. Contemporaneamente all’allestimento di tale monotematica mostra, con oltre duecento opere esclusivamente dedicate al regno ultraterreno più basso, tra 24 settembre e 3 ottobre scorsi dalla Sacra di San Michele a Torino è stato scagliato in cielo un ammaliante fascio di luce simboleggiante la spada del santo, grazie a due potenti elettrodi. 
La Sacra è luogo bianco per eccellenza, parte della cosiddetta linea energetica che dall’Irlanda alla Palestina collegherebbe direttamente sette basiliche unite dal culto dell’arcangelo patrono della Chiesa Universale.

Nuove stringenti restrizioni intanto si stagliano nel cielo del gennaio prossimo venturo, forse anche per congelare l’economia e abbassare un’inflazione già oltre la soglia senza bisogno di ricorrere all’aumento dei tassi di interesse, continuando ad attingere agli aiuti di Stato e alle risorse del PEPP (Programma Di Acquisto Per L’Emergenza Pandemica). Come se non bastasse si profilano interruzioni di gas e corrente elettrica, già candidamente paventate lo scorso 30 novembre non da un complottista qualsiasi ma dal ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti a causa dell’attuale assetto dell’approvvigionamento energetico. Recentemente anche l’amministratore delegato di Trafigura Group, Jeremy Weir, ha rilanciato il rischio di un blackout generalizzato per vie delle interruzioni di fornitura di energia nucleare dalla Francia e il continuo aumento dei prezzi di gas ed elettricità. A completare il quadro si considerino le tensioni tra Ucraina e Russia, lo stanziamento di circa 175.000 militari russi a poche centinaia di chilometri dal confine e le accuse americane al Cremlino di presunti progetti di invasione del territorio ucraino, con l’Alleanza Atlantica già allertata in difesa dei paesi dell’Europa Orientale.
Che dire infine delle indicazioni da seguire per i dipendenti della Commissione Europea nelle comunicazioni esterne e interne? Cancellare la parola ‘Natale’, usare nomi generici invece che cristiani, soppiantare i riferimenti al maschile e femminile con
espressioni neutre. Insomma, se qualcuno ha ancora dei dubbi sul contesto simbolico e valoriale in cui avvengono gli accadimenti di questi giorni è pregato di informarsi meglio. Di fatto le metodologie comunicative con cui, non più tardi di un mese fa, si prometteva di salvare il Natale sono le stesse che abbiamo avuto modo di saggiare ormai da due anni: frasi ad effetto, slogan ansiogeni, toni da apocalisse imminente e conseguente netta divisione tra bene e male, buoni e cattivi. Inutile sottolineare come i cattivi siano sempre coloro i quali, a ragione o a torto, con argomenti più o meno solidi, si discostino dalla vulgata dominante. Candidamente (come nel suo stile) Mario Monti ha invocato una comunicazione meno democratica e maggiormente dosata dall’alto, con buona pace dei beoti che hanno cacciato il dubbio dalla loro scatola cranica.

Non praevalebunt. Il Natale 2021 dunque pare un ossimoro, uno scherzo del calendario. Nulla a che vedere con l’attesa dei regali nella notte più magica dell’anno, l’atmosfera gioiosa, perfino l’imbarazzo o il sottile fastidio di incontrare tutto il codazzo parentale. Eppure, è proprio questo il momento della fede. Sotto la coltre cinerea di una contemporaneità che non sembra lasciare adito alla speranza, una nuova umanità sta nascendo. Al freddo e al gelo, di nascosto, come nella grotta simbolo del nuovo mondo che viene alla luce in occasione della Natività. Occorre anzitutto restare umani, integri nello spirito, non cedere alle istanze dell’odio e del terrore. 
Sant’Agostino diceva: “Il modo in cui lo spirito è unito al corpo non può essere compreso dall’uomo, e tuttavia in questa unione consiste l’uomo”. Non pieghiamoci a visioni limitanti dell’esistenza, al biologicamente corretto. La vita non ha nulla a che vedere con un codice a barre ma passa talvolta attraverso la cruna dell’ago. Nella fede e negli abissi del sé interiore stanno le forze in grado di fronteggiare ogni tsunami, nell’energia sprigionata da un abbraccio il grimaldello per rischiarare il sonno della ragione. Occorre fare esperienza dello Spirito, trovare la gioia nella sofferenza, nella fatica, liberarsi interiormente, abbandonarsi totalmente e lasciare andare. 
Nessun lascito di questo spettrale Natale potrebbe essere più beneaugurante, proprio come il nero poco prima dell’alba.

LA CONDANNA DEL POLITICAMENTE CORRETTO di Nicola Cantatore

DALLA CANCEL CULTURE AGLI ANATEMI DEL POTERE
LA CONDANNA DEL POLITICAMENTE CORRETTO 
di Nicola Cantatore
Pubblicato il 17 Novembre 2021 da IN ESERGO



“La neolingua non era concepita per ampliare le capacità speculative, ma per ridurle, e un simile scopo veniva indirettamente raggiunto riducendo al minimo le possibilità di scelta”
George Orwell, “1984”

Tutti conosciamo almeno in parte il testo di Alla fiera dell’est, la celeberrima canzone-filastrocca del cantautore Angelo Branduardi. 
Nel 1977 rimase per trentasei settimane nelle classifiche italiane e con il 33 giri omonimo il nostro “menestrello” vinse il premio della critica discografica; l’anno successivo furono stampati i vinili per il mercato francese e inglese e sarebbe stata riconosciuta a Branduardi la credibilità di star internazionale. All’epoca della pubblicazione chi avrebbe mai ipotizzato che 44 anni dopo, durante uno show televisivo sulla TV di stato, ci sarebbe stato bisogno di prendere le distanze dalla frase “E venne il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto”? 
Dopo aver ascoltato l’evoluzione del testo che ricorda tanto una matrioska, a chi verrebbe da picchiare un cane? 
Un testo iconico di un Artista storico della canzone italiana può fungere da veicolo di violenza?
Brown Sugar dei Rolling Stones non è più nelle scalette della band dopo essere finita nel mirino del “politicamente corretto” per via del testo e dei riferimenti alla schiavitù. Il brano è stato suonato per l'ultima volta a Miami il 30 agosto 2019 dopo che era stato incluso in tutte le scalette dei concerti della band britannica dal 1970 in poi. Si parla di schiavi africani deportati a New Orleans, si allude al rapporto sessuale tra un maschio bianco e una donna nera ma anche alla metafora della tossicodipendenza come schiavitù.

Nel 2019 nel teatro Compagnietheater di Amsterdam è andata in scena una versione politicamente corretta del Flauto Magico di Mozart commissionata dalla regista Lotte De Beer, dopo aver “scoperto” che il capolavoro di Mozart conteneva espressioni razziste e misogine.
Ha ragione di esistere questa volontà di ricercare il malevolo artistico in testi che hanno fatto la storia e contribuito a delineare il nostro passato come fotografie senza pellicola?
Tutto si colloca sotto la bandiera del “politicamente corretto”, al centro di un acceso dibattito in questi ultimi tempi. Una bandiera che ha iniziato a sventolare negli Stati Uniti intorno agli anni ‘30 del Novecento, per assumere dimensioni significative soprattutto dagli anni ‘80, quando si riuscirono a sradicare delle consuetudini linguistiche ritenute offensive nei confronti delle minoranze. 
Fu proprio allora che, ad esempio, il termine “afroamericano” sostituì nigger, “negro”.
Ebbene, possiamo condannare e censurare qualsiasi testo o pensiero formatosi in periodi in cui (purtroppo) la coscienza collettiva predicava la schiavitù e caldeggiava la discriminazione basata sul colore della pelle? 
L’America un tempo era fortemente discriminatoria, razzista: ovviamente tutti condanniamo la schiavitù e il razzismo, ma è fondamentale distinguere l’ambito sociale da quello prettamente artistico, ponendo luce sul contesto e sul fatto storico.
Anche Aristotele potrebbe esser considerato sessista in base a questa distorsione del pensiero. Se poniamo Aristotele fuori dal suo ambito temporale è facile ottenere l’immagine di un uomo che, per quanto geniale, veicolasse messaggi a favore della schiavitù e contro la parità di genere. 
Il filosofo è semplicemente vissuto nella Grecia antica, circondato da schiavi e donne rinchiuse nei ginecei: si esprimeva quindi in linea con la società del suo tempo e con quanto vedeva quotidianamente. Sarebbe aberrante analizzarlo per queste posizioni mettendo altresì da parte l’originalità della sua riflessione e delle intuizioni, che, come sappiamo, stanno alla base del pensiero occidentale.

Nella primavera del 2021, mentre erano ancora in corso i vari lockdown attuati con metodologie liberticide che sembrava fossero l’unica strada per salvare la nostra vita biologica (distruggendo parimenti quella interiore e spirituale), al Parlamento Europeo veniva presentato il glossario del linguaggio sensibile per la comunicazione interna ed esterna da parte del personale. 
Tutti, dai funzionari ai politici, ai portaborse, sono stati invitati a prendere visione delle raccomandazioni linguistiche utili a trattare correttamente temi sensibili quali disabilità, LGBTI, etnia, religione, in modo da usare le sostituzioni previste dalle linee guida. 
I termini ‘padre/madre’ vengono così sostituiti da genitori, concetti biologici come ‘maschio/femmina’ diventano sesso assegnato alla nascita, ‘cambio di sesso’ diviene transizione di genere, ecc.…
L’arte si nutre del “politicamente scorretto” e il rischio, cominciando a fare una revisione a ritroso su quanto prodotto nel passato uscendo dal merito dell’opera artistica, è che si arrivi alla naturale determinazione che ben poco possa essere salvato.

Il “politicamente corretto” invece, inteso come visione oggettiva della realtà, induce a criminalizzare qualsiasi forma di dissenso agendo sul senso di vergogna, di inadeguatezza di chi si esprime in maniera libera e non reverenziale rispetto alle regole.
Accettare una forma di comunicazione e categorizzazione che si basa sulla “cultura della vergogna”, promuovendo un atteggiamento censorio di omologazione, non è altro che l’anticamera di ciò che Ray Bradbury immaginava nel suo romanzo distopico Fahrenheit 451, ovvero la temperatura alla quale bruciano i libri in un futuro oscuro dove non è più neppure concesso leggere.
In questo scenario la democrazia rappresentativa non ha più spazio né senso, perché non c’è più nulla da discutere, non ci sono che due modi di fare le cose, quello giusto e quello sbagliato, e gli unici che possono indurci a fare la scelta giusta sono i “professionisti”, gli esperti del settore, gli “scienziati” competenti nei vari specifici ambiti. Ovviamente con professionalità scelte dal potere. 
L’economia deve essere gestita dai finanzieri poiché quando discettano di soldi sanno di cosa stanno parlando. I medici devono gestire la politica sanitaria e chiunque contraddica le loro decisioni dovrà essere zittito con tutti i mezzi.

Ci dovrebbe far riflettere come oggi sia limitata la libertà di esprimersi di un artista, una star mondiale della chitarra come Eric Clapton, il quale nelle sue ultime produzioni (il singolo This Has Gotta Stop con Van Morrison) ha bocciato i lockdown e le opprimenti politiche mondiali ritrovandosi immediatamente alle costole lo stuolo dei fact checkers. 
Tali pseudo giornalisti, il cui unico scopo è imporre la visione unica e demonizzare chi la pensa diversamente, hanno prontamente ripescato alcune infelici dichiarazioni pronunciate dal musicista nel 1976 durante un concerto a Birmingham. Peccato che Clapton avesse più volte fatto ammenda riguardo a tali affermazioni, dichiarandosene imbarazzato e disgustato. 
Tutti sappiamo della profonda amicizia che legava Clapton a B. B. King, del suo amore per il reggae, della sua devozione nei confronti del blues: indizi che ci raccontano una storia diversa, apparentemente inconciliabile con l’idea di un uomo razzista e fascista.
Viene inevitabilmente da chiedersi se sia questa la società che davvero vogliamo, una società che ci impone cosa è giusto pensare e cosa no, in cui tutto viene filtrato dal “politicamente corretto”, che legittima comportamenti sessuali, gusti letterari, il modo di parlare, di vestirsi, di scrivere. Una società in cui non si può più dire nulla, in cui il bigottismo censura l’arte e il moralismo mortifica la libertà d’espressione. Stiamo diventando vittime di un perbenismo linguistico che controlla e omologa le opinioni? Questo vogliamo?

lunedì 27 dicembre 2021

LETTERINA A BABBO NATALE 2021


Caro Babbo Natale...

Lo ammetto, quest' anno sono stato un po' monello, non mi sono ancora vaccinato ed ho tanto criticato il governo per le scellerate riforme e controriforme, ma sono sicuro che potrai ugualmente esaudire i miei desideri, perché non sei come i nostri politici che promettono e non mantengono mai. 
Tu sei tanto buono e vuoi bene a tutti indistintamente, ho più fede in te che nella scienza, come poterti biasimare con quel faccione così simpatico che tieni?
Veniamo alla lista dei 10 desideri di questo strano e magico natale:
1- Vorrei che questo governo cadesse e si tornasse a votare, in modo da perpetrare quel sano caos italico e quell'immobilismo che ci ha fatto grandi, senza interferenze dall'alto, od almeno, limitandone l'azione pervasiva.
2- Vorrei che la Pfizer donasse tutti i suoi utili alla costruzione di infrastrutture nel 3°mondo, per ospedali, scuole, fogne, edilizia popolare e tanto altro ancora.
3- Vorrei che Greta tornasse a scuola o andasse a lavorare in una discarica di Bombay, per fare un po' di differenziata, perché l'ambiente è un tema veramente importante e va affrontato seriamente.
4- Vorrei che i virologi televisivi potessero finalmente andare in pensione, perché è giusto si riposino anche loro, dopo le fatiche svolte in questi tempi bui a cantare e recitare.
5- Vorrei che la "SINISTRA" occidentale cambiasse nome e si chiamasse NUOVA DESTRA, così sarebbe tutto più trasparente e più chiaro. 
6- Vorrei che si smettesse di parlare tutti i giorni di vaccini, di nuove varianti e si tornasse a vivere, magari introducendo le tante cure, altrove utilizzate, ad oggi negate ai malati.
7- Vorrei che si smettesse di finanziare la ricerca spaziale, e tutti i trigliardi di dollaroni che vengono spesi inutilmente, potessero servire ad eliminare la povertà nel mondo e portare tanti regali a tutti i bambini, vaccinati e non.
8- Vorrei che Brunetta potesse finalmente camminare con le sue gambe e la smettesse di utilizzare quel girello meccanico che lo costringe a stare sempre seduto e, soprattutto, che la smettesse di odiare profondamente i dipendenti pubblici.
9- Vorrei che Renzi, Scanzi, la Lucarelli, i Recalcati, i Ronconi di ogni latitudine, ma la lista è lunghissima, andassero in miniera a spaccare le pietre 12 ore al giorno, perché abbiamo bisogno di veri italiani disposti a fare questo duro ma nobile lavoro.
10- Ultimo desiderio, vorrei che Berlusconi fosse costretto a fare il Presidente della Repubblica fino alla sua morte, così potremo finalmente tornare tutti a sorridere e, perché no, a ridere a crepapelle. 
Ne abbiamo tanto, tanto bisogno!

Grazie Babbo Natale, esaudisci i miei desideri e ti prometto che mi bucherò fino alla 13° dose.