HATHOR PENTALPHA presenta:
2016-FUGA DA BERLINO
Regia: Alfred Rosenberg III° detto Junior
Soggetto e sceneggiatura: Hathor Pentalpha
Musiche: George Michael & il Coro dell'Armata Rossa
Attori: Anis Amri nella parte del terrorista magro
Amri Anis nella parte del terrorista grasso
Lukas Urban nella parte dell'autista polacco
Cristian e Luca nella parte degli eroi poliziotti
Marzuk Magda Allarm nella parte del kebabbaro misterioso.
Con la partecipazione straordinaria di Marco Minniti nella parte del Ministro dell'Interno.
Recensione di Ludovico Sgambati Sforza:
- Film interessante anche se non riuscito del tutto. Senza nascondersi dietro l'ausilio di troppi effetti speciali, racconta la tragedia del terrorismo attraverso il punto di vista dell'autore della strage.
Opera pretenziosa che voleva essere esistenzialista, dove l'azione è stata ridotta ai minimi termini per lasciar spazio alle ansie del protagonista, dove i morti della strage sono solo la macabra scenografia per raccontare altro, ma che non è riuscita ad essere credibile fino alla fine.
Peccato che il regista riesca impunemente a rovinare tutto nel secondo tempo. Dopo la famosa scena incomprensibile dei documenti lasciati sul sedile, la storia inizia ad essere sempre più surreale fino a sfociare nel visionario demenziale. Qui il buon Rosenberg III° detto Junior, spreca un'ottima sceneggiatura ed una buona occasione volendo offrire una visione troppo autoriale in contraddizione con la prima parte del film più sobria e realista, perdendo le redini del controllo. Quello che ci preoccupa maggiormente è che potrebbe essere il primo di una lunga trilogia annunciata, visto gli incassi ai botteghini. Augurandoci che nel seguito vengano risolti gli arcani enigmatici, vi invito a vederlo senza troppe pretese e ben sapendo che è un film da 2 bollini.
-Anis Amri è il terrorista tunisino che avrebbe fatto l'attentato al mercato di Berlino, ma il regista ci lascia un remoto dubbio: è stato lui, è tutto un sogno, quali dei volti mostrati nelle fototessere è il vero Anis, come sono andati veramente i fatti?
Il criminale, dopo aver ucciso l'autista polacco del tir ed averlo nascosto nel retro, a folle velocità, si sarebbe schiantato sulla folla provocando una strage tra i passanti, uscendo incolume dall'abitacolo distrutto dall'impatto, non prima di aver lasciato, come da tradizione, i suoi documenti, scappando tra la folla senza essere visto e senza essere fermato, fino ad arrivare in stazione a Berlino per prendere il treno per Lione, senza essere fermato dalle forze dell'ordine per nessun controllo, senza riportare nessuna ferita, pronto per partire come niente fosse.
Qui iniziano le incongruenze vistose, ma forse l'autore si muove tra il realistico e l'onirico, volendo ostentare un manierismo troppo accademico nella messa in scena.
-Dalla Francia con furore, sempre senza nessun controllo e sempre senza essere visto da alcuno, arriva a Torino e, nonostante oramai fosse un ricercato internazionale a causa dei documenti "dimenticati" sul camion e con le foto veicolate da tutti i tg del mondo, prende l'ennesimo treno per Milano senza problemi.
Ma ancora nulla, meglio di 007, il nostro terrorista si reca a Sesto San Giovanni in piena notte, in barba agli orari ufficiali del sito di Trenitalia, dato che non esistono tratte notturne di treni e di bus dopo un certo orario per quella località. Quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio della speranza.
Potendo arrivare a Sesto San Giovanni non oltre le 24.00, sarebbe stato ingenuamente davanti alla stazione dei treni vicino alla strada, nella ovvia possibilità potesse passare chiunque, ben 3 ore e mezza, ma ci sarebbe stato fino al mattino se, per incanto non fosse stato fermato da una volante di passaggio.
Anche in questa parte del film non si comprende bene se l'autore voglia soffermarsi sulla tensione della fuga, facendo immedesimare lo spettatore, oppure abbia volutamente esagerato sotto la pressione della casa di produzione.
-Al posto che nascondersi istintivamente dietro o dentro qualsiasi anfratto, aspettando l'arrivo di contatti, o, semplicemente, fino all'arrivo del prossimo treno della salvezza, ha preferito bighellonare e ciondolare in lungo ed in largo nella piazzetta della stazione in piena notte, visibile da tutti, non si capisce bene per quale motivo. Senso di colpa, innata propensione masochistica suicida?
Il regista non chiarisce fino in fondo le vicissitudini.
Durante il controllo degli agenti, finalmente giunti dopo una misteriosa chiamata che allarmava di spari uditi nella zona, avrebbe provato a mentire simulando un accento calabrese, ma dalla dichiarazione lasciata ai media, uno dei due poliziotti ci riferisce di aver capito subito che non si trattava di un calabrese doc, ed insospettito, solo dopo avrebbe chiesto i documenti ad Anis...
Qui il regista perde completamente il controllo sfociando nel delirio, anche se alcuni colleghi hanno ritenuto fosse tutto voluto, un modo inusuale per lasciare sconcertato il pubblico, in una sorta di stile sicuramente sopra le righe che cade nel fumetto. Ma la parte più comica, quella che rovina tutto, ed è un peccato, perché potevano essere fatte diverse scelte, è il tragico finale, per la precisione nelle ultime battute del protagonista oramai braccato...
"Cazzo, i documenti li ho lasciati nell'abitacolo del Tir, che stupido, se me li fossi portati dietro, non saprebbero chi sono, non sarei ricercato e, soprattutto, li avrei mostrati alla polizia senza problemi... Non dovevo fingere di essere calabrese..."
Pensò Anis, prima di afferrare la pistola e scaricarla sul povero agente malcapitato...
"La pistola, devo provare a sparare prima di loro, sento che è la fine, ecco, sparo, fuoco... Cazzo l'ho preso alla spalla di striscio, mi nascondo dietro l'auto, ora sono rannicchiato, eccolo, lo sento arrivare... Chiudo gli occhi, ciaone Allah...
-Sullo sfondo della piazza un sinistro kebabbaro osserva silente tutto e chiude le serrande senza dare troppo nell'occhio.
Il film si conclude così, ma dopo la morte di Anis, quando i titoli di coda sembravano terminati, ecco che arriva la vera ultima sequenza, quella che ci prelude il seguito della trilogia.
Minniti, curiosamente calabrese doc non come Anis, chiama personalmente la Merkel rassicurandola che le forze dell'ordine italiane hanno risolto la vicenda fermando ed uccidendo il pericoloso terrorista scampato alle frontiere di mezza Europa...
La Germania a reti unificate si congratula con l'Italia per l'efficienza della nostra polizia.
Dall'ospedale i due agenti salutano il mondo, tra selfie, ringraziamenti e sorrisi, circondati dai fan.
Minniti ci tiene a sottolineare che i due poliziotti non rischiano nulla a farsi vedere pubblicamente, anzi, sono già diventati gli eroi nazionali di questo triste Natale rosso sangue ed hanno aperto una pagina su FB dedicata ai miracoli di Padre Pio. Il film termina con un inquietante interrogativo...
Chi è dei volti mostrati in fototessera il vero Anis?
Quello più magro o quello più grasso con le labbra gonfie?
E chi ha fatto la misteriosa telefonata tradendo Anis? Il kebabbaro notturno di cui si intravede solo l'ombra?
Buona visione a tutti...