lunedì 30 settembre 2019

NUOVI CONTENITORI DEL DISSENSO E DELL'ASSENSO



TUTTI VISSERO FELICI E CONTE-NTI:
Dopo la caduta del governo gialloverde sono venuti a crearsi due schieramenti, più un terzo che si consoliderà nel tempo, oggi promosso da Renzi e accoliti, che servirà da demiurgo ricattatorio, posizionato al centro come araldo della sovragestione.
La Lega con la sua becera propaganda reazionaria incarnerà il contenitore del dissenso, ovvero, incanalerà la rabbia e la frustrazione del popolo ed offrirà in cambio un nemico comune, utile ad evitare un reale risveglio di classe ed a spostare i bersagli, e un nuovo centro sinistra, realizzato da una fusione a freddo tra quello che rimane del PD e dei 5S, che incarnerà un contenitore dell'assenso.
In ogni caso il banco vincerà sempre, sia che vinca l'uno o l'altro schieramento, anche attraverso quel futuro polo di centro che fungerà da ago della bilancia, di volta in volta, una sorta di sentinella eurocratica che permetterà al guitto Renzi, e successivamente ad altri personaggi similari, politici e non, di essere accolto nei giusti ambienti ur-massonici internazionali ed assicurarsi una buona pensione per il futuro così incerto.
Conte, invece, rappresenta ed ha rappresentato il cosiddetto buonsenso del potere, voluto dai poteri forti, per tranquillizzare i mercati ed iniziare ad aggiornare il nostro sistema, sempre che questo governo avrà i numeri per durare nel tempo.
Attorno a questi due poli più uno, una costellazione di partitini che non incideranno per nulla.

IL BANCO VINCE SEMPRE:
L'importante è che il potere sia salvo, in un modo o nell'altro, infatti anche il finto antagonista Salvini ha finalmente e definitivamente buttato la maschera con la trollata sulla Thatcher sul prossimo modello politico e valoriale che incarnerà in futuro la destra europea, altro che amico del popolo.
Comunque vada, il PD deve ringraziare Salvini per averlo riesumato dalle catacombe, in fondo grazie al Capitano, forse, ci saranno altri governissimi o governicchi di passaggio con un tecnico, in questo caso Conte, in altri casi, chissà...
Se non fosse stato per lui, nessuno avrebbe più sentito parlare del PD, ed invece...
Salvini votando con il PD per la TAV, forse si aspettava qualcosa in cambio da Zingaretti, qualcosa che, per ora, non c'è stato, probabile gli avesse promesso nuove elezioni, ed invece...
Il discorso è che Salvini è stato fin dall'inizio strumentalizzato dall'Entità, la stessa che poi lo ha convinto a fare la scelta sbagliata e a favorire i suoi nemici. C'è chi sostiene sia una tattica per tornare alle elezioni e portare a casa un clamoroso successo elettorale, anche qui vedremo, sicuramente un Salvini lasciato a covare all'opposizione si rafforzerebbe, però potrebbe anche spegnersi la sacra fiamma, potrebbe essere ricattato a livello giudiziario, non credo sarà più così libero di agire come prima.
Nell'attesa, Trump a Settembre ha elogiato pubblicamente "GIUSEPPI CONTI" su twitter...

LA SINISTRA, QUESTA SCONOSCIUTA:
I poteri forti temono la destra? No...
Il nostro impianto sociale, culturale, militare, politico ed economico è intrinsecamente conservatore. Siamo in un sistema da dipendenza turbocapitalista, le politiche sono liberiste, ovvero, in linea con l'agenda degli ultimi 40 anni in tutto l'occidente, agenda che ha massivamente privatizzato, svuotato e distrutto lo stato sociale, i salari, i diritti sindacali e dei lavoratori. 
La sinistra? Non esiste. Negli ultimi 40 anni la sovragestione ha eliminato fisicamente tutti i leader socialisti e democratici (vedi Allende, Sankara, Olof Palme), attraverso colpi di Stato e sostenendo da un lato il padronato, spostando il dissenso popolare in contenitori reazionari. 
Ha infiltrato e corrotto negli ultimi decenni tutti i partiti di sedicente sinistra democratica, spostandoli su posizioni antidemocratiche, comprandoli e cooptandoli per realizzare politiche neocon.
Semplicemente, si fa accettare lo stesso paradigma attraverso questo nuovo marketing. Una forma di manipolazione che usa strumentalmente la grammatica di sinistra per fare cose di destra...


RUOLI POLITICI, SOCIALI E SESSUALI:
Proviamo a fare un esempio "familiare" con un ironico racconto surreale, ma non troppo:
Salvini e Di Maio sono stati una coppia di fatto per un anno, non sono andati troppo d'accordo, però hanno tirato a campare, si erano promessi "amore eterno", ed insieme avevano adottato il popolo italiano... 
Ecco che, dalla penombra, è apparso zio Conte, il 3° incomodo, che era stato silente per 12 mesi e che ha iniziato a scombussolare le carte ad entrambi. 
Babbo Salvini, improvvisamente, decide di mollare gli ormeggi, balla sudato in spiaggia mentre sorseggia cocktail e fa selfie estivi, non se la sente più di continuare questa relazione, trascura durante le vacanze il figlio che però ci rimane male, dato che si era affezionato a questo padre un po' burbero ma tanto simpatico, comunicativo e vicino alla gggente.
Mamma Di Maio, decide di restare, non vuole mollare la sua creatura ad altre coppie e stringe un patto con zio Conte che raccoglie le sue confessioni e si fidanza con il PD, che però non ha un'anima virile, e non può fare le veci di un padre, essendo un'altra mamma, in questo caso matrigna. 
Allora mamma Di Maio inizia ad avere dubbi sul da farsi. 
Se abbandonerà suo figlio chi se lo prenderà a mano?
Decide quindi di fare un matrimonio di interesse, per salvaguardare il suo onore e le sorti della sua creatura, ma ha paura di scegliere il partner sbagliato un'altra volta, ha troppi dubbi, cammina a testa bassa, ma non molla e va avanti, avanti ed ancora avanti. 
Succede, però, che il figlio si rompe i coglioni e minaccia di andare di sua sponte a vivere a Bibbiano senza troppe remore. 
Il figlio avrà così due mamme, più lo zio Conte nel ruolo del vero padre e Renzi nel ruolo del cugino stronzo. In arrivo, però, l'amico di famiglia, Mario Draghi, con i regali per le vacanze...
Tutti vissero felici e CONTEnti (?)
continua...



martedì 24 settembre 2019

LA CENSURA CHE AVANZA E NON BASTA MAI...


"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare."
[Martin Niemoller]


La censura che avanza colpisce le voci fuori dal coro, siano esse impresentabili, siano esse baluardo di lotta di classe, di pensiero anticonformista, di controinformazione.
Nell'era digitale del nuovo millennio, dopo lo scisma ontologico dell'attentato dell'11/9, la "cattiva globalizzazione" ha preso una strada di non ritorno, omologando il pensiero collettivo in nome di un presunto nemico esterno, seguendo il paradigma tradizionale della propaganda, aggiornandolo con nuove forme pensiero fatte accettare e fatte metabolizzare alla maggioranza silenziosa.
Siamo giunti così alla prima fase del pensiero unico di matrice orwelliana, dove il modello cosiddetto democratico rappresenta un po' la fine della nostra storia umana, il migliore dei sistemi possibili e quindi l'unico sistema possibile, senza considerare che, se viviamo nel migliore dei mondi, non possiamo neanche permetterci il lusso di metterlo in discussione, pena essere scomunicati  e rappresentati necessariamente come qualunquisti, complottisti, fascisti, ed ora, anche comunisti.
Il passo successivo, quando questo paradigma concettuale e culturale sarà ancor più cristalizzato nella mente e nella memoria dei popoli, potrà essere quello di bandire addirittura il termine socialista, democratico, anch'essi equiparati ad una visione populista, qualunquista, totalitaria o presunta tale.
La sovragestione che decide le linee guida da adottare in occidente si adopera ad incanalare le nuove forme pensiero con il neo-linguaggio, chi utilizza le vecchie categorie culturali viene rappresentato come nemico, come eversivo, viene isolato e, se serve, censurato.
“Collocare sul medesimo piano il comunismo russo e il nazifascismo in quanto entrambi sarebbero totalitari, nel migliore dei casi è superficialità, nel peggiore è fascismo.
Chi insiste su questa equiparazione può ben ritenersi un democratico, in verità e nel fondo del cuore è in realtà già fascista, e di certo solo in modo apparente e insincero combatterà il fascismo, mentre riserverà tutto il suo odio al comunismo”.
Thomas Mann, 1945


Sono contro la censura, in qualsiasi forma essa si manifesti e da questo punto di vista, massima solidarietà a chiunque ne venga colpito. Credo siano in atto prove di regime partendo, secondo me, dai più impresentabili (vedi censura Casapound, FN), passando per VOX ITALIAE di Fusaro/Toscano che esprimono un'idea sovranista, per poi arrivare alle voci dissidenti e più critiche dello status quo, fino all'equiparazione, in sede europea, tra il comunismo ed il nazismo.
Bisogna anche sottolineare che sono anni che vengono colpiti e censurati siti anarchici, sgomberati centri sociali impegnati in attività culturali, politiche ed artistiche, che spesso sostituiscono quella funzione di collante sociale, contribuendo a riempire quei vuoti lasciati dalle nostre amministrazioni, e non covo di potenziali terroristi.
Lo scopo è quello di preservare il sistema oscurando e censurando tutti gli esempi positivi o negativi ci siano sul mercato, talvolta strumentalizzandoli, talvolta usando pure la forza.
Per carità, chiunque abbia nel corso degli anni pubblicato e non moderato sulle sue pagine contenuti e commenti violenti, di apologia di fascismo e nazismo, xenofobi, antisemiti, minacce di morte a determinate categorie di persone, è giusto sia censurato ed in certi casi pure denunciato, ma un conto sono gli illeciti penali individuali, un altro discorso è l'utilizzo della denuncia di alcune persone finalizzato a neutralizzare tutte le voci fuori dal coro, le opinioni non allineate.
Abbiamo visto negli ultimi anni come diversi personaggi della controinformazione, senza aver commesso reati sopra citati, siano stati censurati e denunciati con pretesti qualunque, perché portavano avanti nei social ed in rete teorie alternative, perché discutevano di argomenti scomodi, come vaccini, inquinamento da geo-ingegneria, terrorismo ed omicidi di Stato, criticità verso le politiche europee o contro il nostro sistema economico.
La censura parte da lontano, ma oggi con l'equiparazione tra comunismo e nazismo, si vuol far intendere che, tutti coloro che hanno in cuor loro idee di sinistra, almeno per come era intesa un tempo e non certo oggi, sono uguali ai nazisti.
Non si discutono gli orrori delle dittature comuniste, come non si discute l'orrore di qualsiasi altra forma di dittura fascista o nazista, ma il senso di questa operazione non è tanto puntare il dito sull'illiberalità espresse e concretizzate da visioni totalitarie, ovviamente non compatibili con la nostra democrazia, ma è fare accettare l'equazione tra l'essere marxista e l'essere seguace delle SS, saltando i presupposti ideologici che partono da valori contrapposti e non certo assimilabili, dove il primo era una filosofia che rispondeva a bisogni di uguaglianza delle persone e dei popoli, ed il secondo affermava una gerarchia tra le razze, dove tutte quelle che non corrispondevano al modello della razza eletta, erano da eliminare dalla faccia della terra. 
Il meccanismo criminale e intellettualmente disonesto è quello di negare la possibilità di esprimere criticità personali e successivamente politiche contro l'attuale assetto neo-liberista, quindi di spostare ulteriormente il baricentro a destra, andando paradossalmente, a costituire un modello, quello si reazionario, che potremmo definire tecnofascista, però che si definisce buono, giusto e democratico.
E' molto sottile e funzionale questa strategia dello schema del potere ed il neo-linguaggio con le nuove tecnologie, i media asserviti, lavorerà quotidianamente per la sua lotta di classe.
Il potere sta vincendo la cosiddetta lotta di classe e vuol impedire che le persone libere ed i popoli maturino la LORO lotta di classe. Quale migliore strategia è proprio quella di parificare i comunismi con i fascismi, prendendo strumentalmente solo gli orrori, negando tutto il resto e, soprattutto, la declinazione in occidente dei massimalismi socialisti, che nulla hanno a che vedere con le dittature ed i totalitarismi. Sono due piani differenti, messi nello stesso contenitore, per esorcizzare qualsiasi opposizione al sistema stesso, sistema che svolge bene il suo lavoro, ma nega la possibilità di essere messo in discussione.

L'amico Riccardo Paccosi, attore e blogger marxista, è intervenuto sulla sua pagina FB scrivendo un'analisi critica sulla censura in atto in rete.
Ho estrapolato alcuni passaggi, secondo me, più significativi:
... Pochi giorni fa, Facebook ha cancellato la pagina del neo-partito Vox Italiae guidato da Diego Fusaro.
Pur ritenendo che il giovane filosofo abbia le idee parecchio confuse sulle nozioni storiche di "destra" e di "fascismo", e pur non entusiasmandomi affatto per quel suo marxismo deprivato della lotta di classe, ho considerato il fatto decisamente grave sul piano della democrazia.

... Come già ho avuto modo di argomentare in precedenti occasioni, tutte le campagne mosse dai liberali in senso anti-complottista, anti-populista, anti-fake news e infine antifascista, hanno sempre e solo avuto noi marxisti come obiettivo finale della repressione.

... Dunque, tutte le accuse di rossobrunismo mosse ai marxisti critici della globalizzazione, tutte le menate sulle fake news, tutte le menzogne sull'inesistente sinonimia tra sovranismo e nazionalismo nonché, infine, tutti gli enunciati presuntamente "antifascisti" degli ultimi quattro-cinque anni, hanno sempre e solo concorso all'obiettivo di abbattere ogni ipotesi di lotta di classe, ogni principio favorevole al primato dell'economia pubblica su quella privata. Prima tutto questo era leggibile fra le righe, oggi sta avvenendo in modo esplicito.
Dunque, i liberali sono i nemici dei lavoratori e degli sfruttati oggi come ieri: l'unica differenza è che in questa fase storica, per una lunga serie di circostanze, essi hanno ottenuto la titolarità della parola "sinistra".














domenica 22 settembre 2019

LA LEGA RILANCIA LA THATCHER E GETTA LA MASCHERA...


PONTIDA E LA SVOLTA ANNUNCIATA THATCHERIANA DI SALVINI:


Dopo un'entrata trionfale da grande rockstar acclamata da una folla adorante, Salvini torna a Pontida a raccogliere quello che ha seminato ed a celebrarlo per future semine che porteranno i loro frutti... amari.
Dopo una lunga e pallosa introduzione su quello cha avrebbe fatto grazie al Governo Giallo-Verde, (allora perché staccare la spina?), viene proiettata la facciona cotonata della Lady di ferro, caduta giustamente nell'oblio generale e salutata come patrimonio dei nazionalismi liberisti, furbescamente inserita in un discorso contro la tassazione del contante, per indorare la pillola e mescolare le carte.
Eccolo il mistificatore che si denuda ed abbraccia le peggiori politiche turbocapitaliste, addirittura, riesumando la Thatcher, la Lady di ferro seguace delle poltiche di ultradestra liberista di Milton Friedman, una vera UOMA con due attributi tanti, colei che ha disintegrato lo Stato Sociale inglese a suon di privatizzazioni, impoverendo i lavoratori, proletarizzando il ceto medio, dissanguando il popolo intero e favorendo il padronato.
Il peggior paradigma neocon che l'Europa abbia mai visto nell'ultimo mezzo secolo, la fusione a freddo tra il peggior nazionalismo imperiale e la visione economica reazionaria più radicale della società occidentale, l'avversaria del tanto decantato "popolo" e dei socialismi per antonomasia, colei che ha saccheggiato le tasche del Regno Unito a favore del grande capitale, presa a modello da questo omuncolo sovragestito che parla a pappagallo, eterodiretto anche negli uomori, a questo punto, realmente pericoloso e cancerogeno, proprio per quel popolo che, a parole, dice di voler difendere.
Chissà cosa penseranno ora gli amici leghisti che, molto ingenuamente, riponevano vane speranze in questo mariuolo che, tra rosari e selfie fatti con parenti di noti mafiosi, ha pure tracciato la linea futura della politica iperliberista ed anti-popolare della Lega.
Chissà cosa penseranno gli illusi post-keynesiani, umilmente speranzosi di poter applicare riforme progressiste, proprio in casa del lupo.
Vedremo come reagirà il BAGNAI, oramai pappato e digerito, utilizzato come specchietto per le allodole, sempre più numerose, per inglobare dissenso ed aumentare consenso.
Io Bagnai... Tu Bagnasti... Egli Bagnò...???
cit. MDD



Salvini ha pure giocato con i bambini sul palco per attirare consensi, ma la vera strumentalizzazione l'ha fatta fare al suo staff che ha invaso le bacheche di partito con la Greta di Bibbiano, la greta buona, da contrapporre a quella arcobaleno, un po' radical chic e paladina dei salotti europei.
E' stata un'operazione cinica e geniale mostrata nei social e poi sui giornali, perché tutti i media l'hanno seguito, confondendo la figlia ritratta in braccio al padre durante la manifestazione di Pontida, con una bambina che non è di Bibbiano, ma volutamente fatta percepire come una reduce del cosiddetto "lager emiliano".
In realtà sono azioni ben ponderate, anche perché l'utente medio che legge i meme, si scorda dopo un'ora e non ha visione d'insieme, così loro puntano sul plagio emozionale perpetuo, una stimolazione dietro l'altra, da un lato il padre padrone eroico difensore della tradizione e dall'altra parte l'invasore, il corruttore, il nemico.
Su Bibbiano il discorso è chiaro: esporre la Greta del problema, significa riproporre lo schema della famiglia concentrazionaria della pura reazione: come dire, i panni sporchi si lavano in famiglia...
cit. Pietro Esposito



Il capitano si presenta ai seguaci come amico del popolo, mischia intelligentemente discorsi di pseudosinistra e ricette astratte populiste, dice tutto ed il contrario di tutto, infine, una volta assicuratosi di aver fatto cassa, si gioca la sua carta. Allora ben si comprende cosa gli dissero un anno fa Blair & Bannon, quando lo cooptarono, in visita a Roma.
Potrebbe, ironicamente, essere andata così: "Tu sarai il nostro araldo, tu aggiornerai la stessa agenda di prima, ma da destra, mischiando tentazioni mussoliniane, pose populiste, ti circonderai di keynesiani per indorare la pillola, e poi, miseramente, getterai la maschera portando come modello economico la THATCHER, tu sarai la nuova vera destra moderna, sarai L'ALTRO MATTEO, l'altra faccia del Giano Bifronte, per strutturare il vero assetto tecnofascista e reazionario che nascerà sulle ceneri della prima comunità economica europea...".
Renzi, dal canto suo, è stato molto bravo, accreditandosi nei salotti buoni ed "illuminati", perché ha fatto lo stesso giochetto destrutturante di Salvini, ma al contrario dell'altro Matteo.
Ha fondato ITALIA VIVA, l'ennesimo contenitore politico, nel suo caso contenitore dell'assenso e non del dissenso, per poter ricattare future governace al soldo delle vere governace che contano.
Chi manovra il backoffice, quindi i 2 DON MATTEO e il Conte Max (e se esiste un backoffice è logico lavori dietro le quinte), vuole creare i presupposti per la creazione di 3 contenitori partitici.
Uno di destra nazionale, formato da LEGA-FDI più eventuali sentinelle di estrema che controllano il territorio e nuovi sovranisti riuniti e metabolizzati (vedi Vox-Populi o similari), un contenitore moderato che unisca RENZI, FI, le varie liste di centro, i Calenda, i Cairo, i Casini, ecc..., ed un polo di centrosinistra formato da un PD ripulito da alcune correnti ed inesorabilmente decimato, il meglio di quello che rimarrà dei 5STELLE dopo le future scissioni che verrano fuori a breve, già anticipate su questo blog, e LEU, +EUROPA ed affini, come contorno di fritto misto.
Il polo di centro sarà l'ago della bilancia e garantirà l'appoggio a chi non esce dai binari prestabiliti, ovvero, al centrosinistra quando ci sarà da rispettare le politiche più europeiste e pro-immigrazione, da utilizzare la bandiera del debito pubblico, la lotta all'evasione, oppure, alla destra quando ci sarà da aggiornare l'assetto interno liberista in termini ancora più distopici ed orwelliani, appunto in stile Thatcheriano, ed anche di militarizzazione del territorio.
Matteo Salvini si presenta ai poteri UE come più realista del Re.
cit. Pietro Esposito


Esiste una strategia della massoneria progressista per infiltrare i populismi, un po' come la massoneria neocon fece decenni fa con le finte sinistre partitiche, una strategia uguale/contraria, per destrutturare l'attuale asse economico politico neoliberista.
Qualcosa però deve essere andato male, secondo me, questa strategia sarà a lungo termine fallimentare per la causa keynesiana, perché la destra non farà mai politiche del genere e non darà la possibilità di essere fronteggiata, in termini progressisti realmente keynesiani, da future fazioni, sembra essere stata più una mossa disperata che altro, dettata dalla volontà di evitare altre sciagure o presunte tali. Esiste, quindi, necessariamente un tassello ulteriore che manovra queste strategie portate avanti da diverse fazioni illuminate.
Questo LIVELLO della sovragestione persegue logicamente la stessa agenda di prima e di dopo, plasma il piano A ed il suo rispettivo piano B, l'importante è arrivare comunque allo stesso aggiornamento di Stato anche attraverso strade diverse e contrapposte, proprio perché si sono create le basi per le future fazioni politiche, i nuovi contenitori partitici.
Ovviamente, in un sistema del genere, ci sarà spesso l'ingovernabilità, e allora torneranno i tecnici, di volta in volta, ad aggiustare il ponte. E' spaventoso ma è perfetto questo sistema, a meno che non si smetta di votare in massa, solo allora saranno costretti a rivedere le strategie e concedere politiche più democratiche e popolari, per convincere il consumatore a comprare il loro prodotto.
In realtà, se ci si comporta come fosse un prodotto commerciale, noi potremmo avere il coltello dalla parte del manico, non dico ovviamente su tutto, ma su diverse cose, spuntarla.
Credo che oggi, l'unica rivoluzione possibile, sia una risposta non violenta pragmatica di diserzione di massa.
In europa, se nascesse una certa consapevolezza e terminasse la FIDUCIA nel politico di turno, dato che sono abbastanza nudi per essere completamente svelati e sputtanati, sarebbe già un bel passo avanti, solo allora, potrebbe nascere un movimento serio, non prima di una certa consapevolezza.
Ci vorranno secoli? Forse si, forse no...
















venerdì 13 settembre 2019

LE 3 TORRI DISTRUTTE DA CARICHE ESPLOSIVE di Rino Di Stefano

La copertina del dossier degli Architetti & Ingegneri

Le Torri del World Trade Center di New York non sarebbero state distrutte dall’impatto di due aerei di linea, bensì da un’operazione di demolizione controllata condotta con esplosivi militari a base di nano-termite. 
A muovere questa pesantissima accusa, che mette in una nuova e drammatica luce l’attentato dell’11 Settembre 2001, è l’associazione americana non profit Architects & Engineers for 9/11 Truth (Architetti & Ingegneri per la verità sull’11 Settembre), costituita dai 2.363 architetti e ingegneri statunitensi che hanno firmato una petizione indirizzata al Congresso degli Stati Uniti per riaprire una vera investigazione indipendente sulla distruzione del World Trade Center. 
A tale scopo, questi professionisti hanno appena realizzato una pubblicazione di 56 pagine intitolata Beyond Misinformation: What Science Says About the Destruction of World Trade Center Buildings 1,2 and 7 (Oltre la Disinformazione: Ciò che la Scienza Dice Circa la Distruzione dei Palazzi 1,2 e 7 del World Trade Center), inviata a oltre 20 mila professionisti, professori, legislatori e giornalisti. L’autore del dossier è Ted Walter, direttore del settore Strategia e Sviluppo dell’associazione Architetti & Ingegneri per la Verità sull’11 Settembre, che ha preparato l’opera insieme ad un Comitato composto da Sarah Chaplin, architetto e consulente di Sviluppo Urbano, ex rettore della Scuola di Architettura e Paesaggio dell’Università di Kingston, a Londra; Dr. Mohibullah Durrani, professore di Ingegneria e Fisica presso il Montgomery College del Maryland, USA; Richard Gage, fondatore e direttore generale dell’Associazione Architetti e Ingegneri per la Verità sull’11 Settembre; Dr. Robert Korol, professore emerito di Ingegneria Civile presso l’Università McMaster dell’Ontario; Dr. Graeme MacQueen, professore emerito di Studi Religiosi e di Studi di Pace presso l’Università McMaster dell’Ontario; Roberto McCoy, architetto; Dr. Oswald Rendon-Herrero, professore emerito di Ingegneria Civile e Ambientale presso l’Università Statale del Mississippi.

Le cause della distruzione:


Secondo la versione ufficiale rilasciata dal governo Bush, le Torri Gemelle del World Trade Center di New York (entrambe di 110 piani per un’altezza di 415 metri) sono crollate a causa dell’impatto, e del conseguente incendio, provocato da due aerei di linea nel corso di un attentato portato a termine da un gruppo di terroristi mediorientali. Inoltre, anche la terza Torre, chiamata WTC 7, un edificio di 47 piani alto 174 metri, sarebbe crollata simmetricamente su se stessa nel pomeriggio di quel giorno, in seguito all’incendio provocato dai detriti della Torre uno. 
Ebbene, questa soluzione non viene accettata, in quanto definita “non scientifica”, da buona parte degli architetti e degli ingegneri americani. Questi esperti dell’edilizia dichiarano, infatti, che le tre Torri siano state fatte crollare in seguito ad un’accurata operazione di demolizione controllata provocata dalla disposizione di esplosivi e altri dispositivi, fatti detonare al momento opportuno per far crollare le strutture nel modo desiderato. Non solo. 
L’associazione degli Architetti & Ingegneri dice chiaramente che l’operazione sarebbe stata preparata prima dell’11 Settembre da specialisti della demolizione che hanno avuto libero accesso alle Torri nei giorni precedenti l’attentato. Allo scopo di dimostrare la loro “ipotesi”, così viene definita nel testo per porre un termine di confronto con la tesi ufficiale voluta dal governo Bush, i professionisti americani passano ad una precisa analisi dell’evento, da un punto di vista esclusivamente scientifico.

Formulazione di un’ipotesi:


La storia del crollo di edifici a completa struttura metallica (come le Torri Gemelle) comprende circa cento anni. Durante questo periodo, non si è mai verificato che un edificio di quel genere fosse crollato a causa di un incendio. 
Tutti, infatti, sono stati abbattuti nel corso di operazioni di demolizione controllata. 
Nonostante questo dato di fatto, il NIST (National Institute of Standards and Technology), incaricato dal governo Bush di indagare sul disastroso attentato, nei risultati della sua indagine ufficiale ha scritto che ha trovato 22 casi di incendio che tra il 1970 e il 2002 hanno portato al crollo di altrettanti palazzi. 
Di questi 22 casi, 15 furono crolli parziali, dei quali cinque superavano i 20 piani di altezza. Analizzando invece ogni singolo caso, lo studio accertò che soltanto in quattro casi si verificò un totale crollo dell’edificio interessato all’incendio, ma nessuno di questi aveva una struttura metallica e il più alto era di nove piani. Vennero fatti anche diversi test presso il Building Research Establishment (BRE) Laboratories di Cardington, in Inghliterra, ma in nessun caso risultò che edifici con una struttura metallica potessero crollare completamente a causa di un incendio, per quanto devastante. La probabilità che un’evenienza di questo tipo potesse accadere, venne scritto, era “extremely low” (estremamente bassa). Se poi si confrontano gli effetti di un crollo dovuto ad incendio rispetto ad un crollo da demolizione controllata, le differenze saltano agli occhi. 
Nel primo caso, infatti, il collasso dell’edificio è sempre parziale e si ferma ai piani inferiori. In una demolizione controllata, invece, il collasso è totale, avviene in pochi secondi e la caduta è libera, con 
una discesa simmetrica sul proprio asse.


C’è poi il discorso delle esplosioni. Mentre nel crollo da incendio, se mai si dovesse verificare un’esplosione, avverrebbe là dove le fiamme si sono sviluppate, nel crollo da demolizione controllata le esplosioni si vedono chiaramente piano per piano, all’esterno dell’edificio. Ed è quello che è accaduto nelle Torri Gemelle. 
In sostanza, quale delle due ipotesi sembra la più probabile per spiegare il crollo delleTorri Gemelle? “Prima di tutto – risponde lo studio degli Architetti & Ingegneri – la probabilità di un incendio che possa aver causato il crollo totale di un edificio molto alto con una struttura metallica, è estremamente basso. Un evento di questo genere non è mai accaduto prima dell’11 Settembre 2001. D’altra parte, nella storia ogni crollo totale di un edificio molto alto a struttura metallica, è stato causato da demolizione controllata. 
Secondo punto, un incendio che induce un cedimento delle strutture, di fatto non mostra alcuna delle caratteristiche di una demolizione controllata. Inoltre, come può essere visto in ciò che è accaduto l’11 Settembre 2001, la distruzione del WTC 1, WTC 2, e WTC 7 mostra quasi tutte le caratteristiche della demolizione controllata e nessuna caratteristica del collasso provocato da un incendio”. 
Edward Munyak, un ingegnere specializzato in misure anti-incendio, afferma: “Un collasso globale progressivo potrebbe anche essere straordinario. Ma averne tre in un giorno va oltre ogni comprensione”.

Le investigazioni ufficiali:


Premesso che per oltre un anno dal disastro il governo Bush ha impedito qualunque investigazione su quanto accadde quel giorno, prima del NIST le indagini ufficiali erano state condotte dalla FEMA (Federal Emergency Management Agency). Il primo a parlare di bombe situate all’interno delle Torri Gemelle, fu l’ingegner Ronald Hamburger della ASCE (American Society of Civil Engineers), che collaborava con la FEMA. Tuttavia, Hamburger si rimangiò i propri dubbi quando gli venne detto che nessuno aveva sentito esplosioni nei pressi delle Torri Gemelle. Non fu il solo a smentire la propria prima impressione. Van Romero, un esperto di esplosivi della New Mexico Tech, rilasciò un’intervista al quotidiano Albuquerque Journal sostenendo: “Il crollo dei palazzi è stato troppo ordinato per essere il risultato fortuito dell’impatto di aeroplani contro le strutture. La mia opinione, basata su quanto ho visto nei filmati, è che dopo che gli aerei hanno colpito il World Trade Center, ci siano stati dei congegni esplosivi dentro i palazzi che hanno causato il crollo delle Torri”. Il 21 Settembre, dopo aver parlato con non meglio identificati “ingegneri strutturali”, Romero ritrattò tutto. Il fatto è che il fuoco dell’incendio doveva essere ufficialmente la causa del disastro. I dubbi, però, non mancavano.


Il 29 Novembre del 2001 William Baker, uno degli ingegneri della FEMA, rilasciò al New York Times la seguente affermazione: “Noi sappiamo che cosa è accaduto alle Torri 1 e 2, ma perché la 7 è venuta giù?”. Certo è che, come scrissero i cronisti James Ganz e Eric Lipton del New York Times, per mesi dopo l’11 Settembre gli investigatori non riuscirono ad ottenere i progetti dettagliati degli edifici crollati, ad ascoltare i testimoni del disastro, a fare ispezioni a Ground Zero e ad ascoltare le voci registrate della gente che era rimasta intrappolata all’interno delle Torri. Inoltre la FEMA impedì che gli investigatori si rivolgessero al pubblico per ottenere fotografie e video che avrebbero potuto aiutarli nelle indagini. Sempre in questo ambito di incomprensibile comportamento da parte delle autorità di governo, gli investigatori non riuscirono neppure a prelevare campioni dei detriti delle Torri in quanto, con una fretta sospetta, le migliaia di tonnellate di macerie vennero prelevate, caricate su alcune navi e inviate in Cina e in India per essere smaltite. Così, in data primo Maggio 2002, la FEMA presentò un dossier intitolato World Trade Center Building Performance Study: Data Collection, Preliminary, Observations, and Reccomandations (Studio sulle prestazioni edilizie del World Trade Center: raccolta dati, indagine preventiva, osservazioni e raccomandazioni) nel quale non forniva una spiegazione definitiva per la distruzione di ogni singolo edificio. Invece, dopo aver posto la questione in termini generali, raccomandava ulteriori indagini per determinare la ragione delle cause. In linea generale, comunque, la FEMA sposava quella che allora sembrava l’ipotesi più verosimile, cioè la “teoria pancake”. 
Spiegata in termini molto prosaici, vorrebbe dire che le singole solette di cemento dei vari piani superiori, colpiti dall’aereo, sarebbero crollate sul piano inferiore determinando un effetto domino. 
Il punto, però, è che il piano sottostante in condizioni normali avrebbe resistito all’impatto. 
Se non lo ha fatto, chiariscono gli architetti e gli ingegneri americani, è perché è venuta meno la forza della sua resistenza. In altre parole, quando un piano crollava su quello inferiore, alcune cariche esplosive distruggevano le colonne portanti di quella seconda soletta, innescando un effetto a catena. Intanto, il 21 Agosto 2002 il NIST subentrava alla FEMA, annunciando nuove investigazioni per 24 mesi. Il NIST ha presentato i suoi rapporti in data Dicembre 2002, Maggio 2003, Giugno 2004, Aprile 2005 e Settembre 2005. 
Per quanto riguarda le Torri Gemelle, il NIST si è fermato alla “teoria del pancake”, mentre per il terzo edificio, il WTC 7, se l’è cavata sostenendo di non aver notato alcuna “prova che il crollo del WTC 7 fosse causato da bombe, missili o demolizione controllata”. 
A quel punto, nell’Agosto del 2006 il NIST ha affidato un nuovo contratto alla Applied Researh Associates per studiare il crollo della terza Torre. Il risultato si è avuto nell’Agosto del 2008 quando è stato dichiarato ufficialmente che l’edificio era crollato a causa del fuoco.

La distruzione delle Torri Gemelle:


Il titolo del libro scritto dai ricercatori Frank Legge e Anthony Szamboti è molto esplicito: 9/11 and the Twin Towers: Sudden Collapse Initiation was Impossible (L’11 Settembre e le Torri Gemelle: l’inizio del crollo repentino era impossibile). Infatti, sostengono gli autori, “Un lento, prolungato e cedevole collasso non è stato osservato… Come si nota dai video… la sezione più alta improvvisamente ha iniziato a cadere e a disintegrarsi”. 
Questo punto di vista tecnico è largamente condiviso nel dossier degli architetti e ingegneri, i quali contestano altre conclusioni cui è giunto il NIST. Per esempio, gli esperti del governo sostengono che le colonne portanti dei piani delle Torri si siano deformate diversi minuti prima del crollo. Di contro, gli architetti e ingegneri fanno osservare che non si sono visti affatto gli “inconfondibili segni d’avvertimento” e le “grandi deformazioni” che ci si aspetterebbe prima di un crollo. Se questo processo è avvenuto, scrivono i professionisti, allora è stato invisibile ed è avvenuto nel singolo istante in cui le strutture sono crollate. Secondo Kevin Ryan, un ex direttore della Underwriters Laboratories, “la diffusione dell’instabilità avrebbe richiesto molto più tempo e non risulterebbe nella caduta libera delle sezioni superiori sulle strutture inferiori”.
Il NIST afferma che la Torre WTC 1 è crollata in 11 secondi, mentre la WTC 2 in 9 secondi. In un report di 10mila pagine intitolato Events Following Collapse Initiation (Gli eventi che sono seguiti dopo l’inizio del crollo), il NIST afferma che la caduta libera delle Torri è dimostrata dai video, in  quanto “i piani inferiori al livello del crollo hanno offerto una minima resistenza alla tremenda energia rilasciata dalla massa dell’edificio che stava cadendo”.  

Il NIST, dunque, non ha provato con alcun calcolo o spiegazione il perché quel crollo sia avvenuto. Ed è per questo che, in seguito alla legge Information Quality Act del 2007, un gruppo di scienziati, un architetto e due familiari delle vittime hanno presentato una richiesta di correzione affermando che le motivazioni del NIST “non erano scientificamente valide”. Secondo questo esposto, il NIST non avrebbe spiegato le cause tecniche, che cosa è realmente accaduto e perché è successo. In altre parole, come poi il NIST fu costretto ad ammettere, gli esperti del governo “non erano in grado di fornire una spiegazione completa del crollo totale”.
Un'altra osservazione che mette in forte dubbio i risultati del NIST, riguarda l’assoluta mancanza di decelerazione durante il crollo delle Torri. “Una mancanza di decelerazione – riporta il dossier – indicherebbe con assoluta certezza che la struttura inferiore è stata distrutta da un’altra forza, prima che la parte superiore la raggiungesse”. 
L’argomento ha provocato molte polemiche. Il primo studio a mettere in dubbio i risultati del NIST è stato The Missing Jolt: A Simple Refutation of the NIST-Bazant Collapse Hypothetis (Il colpo mancante: una semplice confutazione dell’ipotesi del crollo di NIST-Bazant) di Anthony Szamboti, ingegnere meccanico, e Richard Johns, professore di Filosofia della Scienza. 
Questo studio metteva in discussione le teorie del Dr. Zdenek Bazant e di Jia-Liang Le del NIST, sostenendo che avevano calcolato male la resistenza delle colonne all’interno delle Torri Gemelle. “Semplicemente correggendo quei valori – dicono Szamboti e Johns – l’analisi di Bazant e Le attualmente prova che la decelerazione della sezione superiore sarebbe significativa (se la demolizione non fosse coinvolta) e che il crollo si sarebbe arrestato in circa tre secondi”. 
Gli esperti del NIST risposero dalle colonne della rivista Journal of Engineering Mechanics della ASCE con un articolo intitolato Why the Observed Motion History of the World Trade Center Tower is Smooth (Perché la storia del moto osservato delle Torri del World Trade Center è regolare). Secondo la risposta fornita dal dottor Bazant nel 2011, la decelerazione della parte superiore del WTC 1 era “troppo piccola per essere percettibile”. La polemica è ancora in corso, anche se successivi studi hanno accertato che “la costante accelerazione e la mancanza di una osservabile decelerazione, per se stesse, costituiscono una irrefutabile evidenza che siano stati usati esplosivi per distruggere le Torri Gemelle”.

Polverizzazione, dismembramento
e espulsione esplosiva dei materiali:



Una delle caratteristiche più evidenti della distruzione delle due Torri è stata la quasi totale polverizzazione del cemento. L’allora governatore di New York, George Pataki, scrisse nella sua relazione sul disastro: “Non c’è cemento. C’è veramente poco cemento. Tutto quello che si vede è alluminio e acciaio. Il cemento è stato polverizzato. Ero lì martedì ed era come essere su un pianeta alieno. Su tutta la parte bassa di Manhattan – non soltanto sul posto – da fiume a fiume, c’era polvere, una finissima polvere spessa cinque, sette centimetri e mezzo. Il cemento era del tutto polverizzato”.
Oltre a questo, le strutture d’acciaio delle Torri erano quasi interamente smembrate. A parte alcuni muri esterni ancora in piedi alla base di ogni edificio, virtualmente tutti gli scheletri d’acciaio erano rotti in diversi pezzi, con la parte centrale separata dalle colonne esterne. Che cosa potrebbe mai spiegare la quasi totale polverizzazione di circa 3 milioni di metri quadrati di solette di cemento e il quasi totale smembramento di 220 piani di struttura d’acciaio? Il NIST non fornisce alcuna spiegazione e la sola forza di gravità non appare plausibile. Anche perché, viene spiegato nel dossier, l’energia necessaria per polverizzare il cemento e smembrare le strutture d’acciaio è calcolabile in 1.255 gigajoule. Una misura decisamente lontana dagli stimati 508 gigajoule di potenziale energia gravitazionale contenuta negli edifici. La quasi totale polverizzazione del cemento e lo smembramento delle strutture d’acciaio diventa ancora più incomprensibile se si pensa che il crollo è avvenuto “essenzialmente in caduta libera”. 


Secondo il dottor Steven Jones, ex professore di fisica presso la Brigham Young University, “Il paradosso è facilmente risolvibile con l’ipotesi della demolizione esplosiva, là dove gli esplosivi facilmente rimuovono i materiali dei piani inferiori, incluse le colonne portanti, permettendo di fatto un crollo in caduta libera”.
Un altro fattore inspiegabile è il lancio di materiali verso l’alto e lateralmente, piuttosto distanti dal perimetro degli edifici. Secondo l’analisi Building Performance Study (Studio delle caratteristiche strutturali del palazzo) della FEMA, i materiali dei due edifici sono stati lanciati fino a oltre 150 metri dalla base di ogni Torre. Nel video intitolato North Tower Exploding (L’esplosione della Torre Nord), prodotto dal docente di fisica David Chandler, il professore fa osservare l’espulsione esplosiva di materiali dalla WTC 1: “Sotto la cappa di detriti cadenti, vedete la rapida sequenza di espulsioni esplosive di materiali? Alcuni di questi getti sono stati misurati in oltre 170 km/h… Essi sono continui e molto estesi. Si muovono progressivamente verso il basso dell’edificio, andando allo stesso ritmo dei detriti cadenti… Il palazzo è stato progressivamente distrutto, a partire dalla cima, da ondate di esplosioni che hanno creato una spessa coltre di detriti”.
E continua: “Notate che insieme alla nuvola di polvere vi sono pesanti travi e intere sezioni di frammenti d’acciaio che sono stati lanciati fuori dal palazzo… Alcuni sono finiti così lontano, come due campi di football dalla base della Torre”.
Rispondendo a coloro che hanno spiegato l’espulsione esplosiva di questi frammenti degli edifici come il prodotto del crollo, il professor Chandler risponde: “Alcuni suggeriscono che il peso della Torre che crollava sulle travi, le abbia fatte flettere e quindi espellere a causa del conseguente moto. Ma noi non abbiamo visto isolate travi lanciate all’esterno. Noi abbiamo visto la maggior parte della massa dell’edificio… ridotta in piccoli pezzi di pietrisco e polvere fina, espulsa esplosivamente in tutte le direzioni”.

Le cariche esplosive della demolizione:


Secondo lo scienziato Kevin Ryan, l’espulsione esplosiva dei materiali dalle Torri è spiegabile soltanto come “scoppi ad alta velocità di detriti espulsi da precisi punti degli edifici”. “L’ipotesi della demolizione – afferma Ryan – suggerisce che questi scoppi di detriti siano il risultato della detonazione di cariche esplosive piazzate in punti chiave della struttura, per facilitare la rimozione della resistenza”. Inoltre: “Nei video possiamo vedere questi getti essere espulsi dai lati delle Torri a circa 30 piani sotto il fronte del crollo… Ognuno di questi scoppi era costituito da un’improvvisa e secca emissione che appariva provenire da un preciso punto, espellendo approssimativamente tra i 15 e i 30 metri dal lato del palazzo, in una frazione di secondo. Dai fotogrammi estratti da un video della KTLA, possiamo stimare che uno di questi scoppi è durato complessivamente 0,45 secondi. 
Questo ci fornisce una velocità media di circa 52 metri al secondo”.E’ significativo che il NIST non abbia nemmeno parlato di questi scoppi nella sua relazione finale, mentre nelle sue FAQs (Frequently Asked Questions, cioè le domande più gettonate della relazione stessa) citi gli scoppi come “sbuffi di fumo”, sostenendo che “la massa crollante del palazzo aveva compresso l’aria sottostante – quasi come l’azione di un pistone – forzando il fumo e i detriti fuori dalle finestre mentre i piani inferiori crollavano sequenzialmente”.
Secondo Ryan, la spiegazione del NIST non è valida. “I piani delle Torri – sostiene lo scienziato – non erano containers chiusi e altamente pressurizzati in grado di generare alte pressioni abbastanza forti da far scoppiare le finestre. La massa crollante avrebbe dovuto agire come un disco piatto che esercita una pressione uniforme su tutti i punti. Ma le sezioni superiori, esse stesse disintegrate come si vede nei video, non possono esercitare una pressione uniforme. Anche prendendo in considerazione un ipotetico perfetto container e una pressione uniforme, usando la Legge del Gas Ideale per calcolare il cambiamento della pressione, noi possiamo determinare che la pressione dell’aria non potrebbe aumentare abbastanza per far scoppiare le finestre. Gli scoppi contenevano detriti polverizzati, non fumo e polvere. Inoltre i detriti del palazzo da 20 a 30 piani sotto la zona del crollo, non potevano essere polverizzati ed espulsi lateralmente dalla pressione dell’aria”.
I racconti dei testimoni delle esplosioni



Oltre al ricco materiale fotografico e televisivo riguardante la distruzione delle Torri Gemelle, bisogna considerare anche il numero delle testimonianze raccolte dal New York Fire Department (FDNY) nella sua relazione World Trade Center Task Force Interviews che comprende da 10.000 a 12.000 pagine di dichiarazioni giurate di oltre 500 dipendenti dello stesso FDNY. Non solo. Il dottor Graeme MacQueen, professore emerito di Studi Religiosi alla McMaster University, ha documentato al capitolo 8 del suo The 9/11 Toronto Report, 156 testimoni oculari che hanno parlato esplicitamente delle esplosioni che hanno visto e sentito durante il crollo delle Torri. Di questi 156, 121 appartengono al FDNY e 14 alla Port Authority Police Department. Altri 13 sono giornalisti presenti sul posto. Il professor MacQueen riporta che, in caso di incendio di edifici, si registrano quattro tipi di esplosioni: da vapore, da impianti elettrici, da fumo e da combustione.
I vigili del fuoco del FDNY sanno riconoscere questi fenomeni, anche perché sono irregolari e certamente non sincronizzati. Invece, nel caso delle Torri Gemelle, i testimoni hanno parlato di esplosioni precise e distanziate di pochi secondi l’una dall’altra, tanto che alcuni si sono spinti ad affermare che “le Torri Gemelle sono state distrutte dalle esplosioni”. “Si è arrivati al punto – spiega Cristopher Fenyo nell’intervista che ha rilasciato al WTC Task Force – che è infuriata una discussione sulla percezione che abbiamo avuto circa il fatto che il palazzo sembrava fosse stato fatto saltare in aria con delle cariche”. “In effetti, ho pensato che stava esplodendo – ricorda John Coyle, un altro testimone – Questo è ciò che ho pensato in seguito per diverse ore… Penso che chiunque a quel punto pensasse che quei palazzi fossero esplosi”.
Nonostante il NIST si ostini ad ignorare le testimonianze, sostenendo invece che non ci siano prove di esplosioni nelle Torri Gemelle, il professor MacQueen, riferendosi alla relazione dei vigili del fuoco di New York, afferma: “Abbiamo avuto 118 testimoni su 503 intervistati.



Circa il 23 per cento del gruppo sono testimoni delle esplosioni. A mio avviso, questa è un’alta percentuale di testimoni, specialmente considerando che a queste persone non sono state rivolte domande circa le esplosioni e, nella maggior parte dei casi, neanche sono state poste domande circa il crollo delle Torri. I testimoni che abbiamo sentito sono stati volontari e, di conseguenza la loro quantità rappresenta non il massimo numero delle testimonianze, ma il minimo”.
In conclusione, il dossier sostiene che il NIST, decidendo di non indagare a fondo su quelle che sono state le vere cause del crollo delle Torri Gemelle, ha condotto una “piccola analisi” sul comportamento tenuto dalle strutture edilizie, ignorando volutamente qualunque prova ne potesse derivare. Di conseguenza, il NIST è giunto a conclusioni di carattere speculativo e non scientifico. D’altra parte, l’ipotesi della demolizione controllata spiega largamente tutto ciò che è effettivamente accaduto.

La distruzione della terza Torre (WTC 7):



La terza Torre è crollata su se stessa intorno alle 17 dell’11 settembre, senza essere stata colpita da nessun jet o comunque coinvolta nel crollo delle altre due Torri. Per il NIST, l’evento è normale e rientra nella logica delle cose. L’incendio si sarebbe esteso anche al terzo edificio del complesso, indebolendone le strutture e facendolo crollare. Oltre alla spiegazione verbale, il NIST non ha fornito alcuna motivazione strutturale o scientifica. Secondo David Chandler, docente di fisica che ha studiato a fondo il comportamento del WTC 7, tale spiegazione è del tutto inconsistente. “La terza legge di Newton – afferma il professor Chandler nel suo articolo Free Fall and Building 7 on 9/11 (Caduta libera e il palazzo 7 il 9/11) – spiega che quando gli oggetti interagiscono, essi esercitano sempre una forza uguale ed opposta l’uno verso l’altro. Di conseguenza, mentre un oggetto è in caduta libera, se esso esercita una qualunque forza durante il suo percorso, incontrerà degli oggetti che lo spingeranno indietro, rallentandone la caduta. Se dunque un oggetto è osservato essere in caduta libera, possiamo concludere che nulla su quel sentiero esercita una forza per farlo rallentare...”.
E continua: “La caduta libera non è compatibile con qualunque scenario naturale che abbia a che fare con la debolezza, la deformazione o la frantumazione delle strutture, in quanto in ognuno di questi scenari ci sarebbero grandi forze di interazione con le sottostanti strutture, che avrebbero fatto rallentare la caduta… Il crollo naturale risultante da caduta libera, semplicemente non è plausibile…”.
Il professor Chandler giunge dunque alla conclusione che la caduta libera del WTC 7 è la prova lampante della demolizione controllata. Per confutare questo risultato, il NIST interviene sostenendo che, nel caso del WTC 7, non vi fu caduta libera poiché 18 piani dell’edificio sono crollati in 5,4 secondi, cioè con un margine del 40% più lungo (circa 1,5 secondi) rispetto al tempo stimato della caduta libera. Nonostante questa divergenza di vedute (anche perché pare che l’edificio per circa un secondo sia rimasto fermo, prima di crollare su se stesso), il professor Chandler ha fatto notare che “il crollo non è avvenuto per il cedimento di una colonna, o di alcune colonne o di una sequenza di colonne. Tutte le 24 colonne interne e le 58 perimetrali sono state rimosse simultaneamente nell’arco di otto piani e in una frazione di secondo. In questo modo la metà superiore dell’edificio è rimasta intatta”.

Dismembramento strutturale in un cumulo di rifiuti:



Così come le Torri Gemelle, anche la struttura metallica del WTC 7 è stata completamente smembrata e i detriti hanno formato un compatto cumulo di rifiuti nell’ambito del perimetro dell’edificio. E anche in questo caso lo smembramento dell’edificio si può spiegare soltanto con la demolizione controllata. Del resto, come spiegava nel corso di un’intervista del 1996 Stacey Loizeaux della Controlled Demolition Inc., i demolitori agiscono da due a sei piani, a seconda dell’altezza del palazzo, per colpire le colonne portanti e far crollare l’edificio su se stesso, riducendo anche la grandezza degli eventuali detriti. Inoltre, più che di “esplosione” si dovrebbe parlare di “implosione”, in quanto il palazzo deve crollare senza uscire dal proprio perimetro. Come, appunto, è accaduto nel caso del WTC 7.
C’è poi il discorso delle esplosioni. Il NIST, sempre per confutare l’ipotesi della demolizione controllata, afferma che i testimoni presenti sul posto non hanno udito alcuna esplosione. Invece, come dimostrano i video e le testimonianze, i botti ci furono e in molti li sentirono prima e durante la distruzione. “Improvvisamente ho guardato verso l’alto e ho visto che il palazzo crollava su se stesso – afferma Craig Bartmer, ex agente di polizia di New York – Ho cominciato a correre e per tutto il tempo ho sentito thum, thum, thum, thum, thum. Credo di riconoscere un’esplosione, quando la sento”



“Abbiamo sentito delle esplosioni – dice il volontario Kevin McPadden – Come BA–BOOOOOM! ... ed era come un suono distinto BA–BOOOOOM. Si poteva sentire un rombo nel terreno, come se ci si volesse aggrappare a qualcosa”.
Tra le altre testimonianze, c’è anche quella della cronista televisiva Ashleigh Banfield della MSNBC, che si trovava proprio nei pressi del WTC 7 quando è crollato. Nel servizio televisivo che lei stava realizzando, ad un certo punto si sente una forte esplosione e lei dice: “O mio Dio… Ci siamo”. Circa sette secondi dopo che lei aveva sentito la forte esplosione, il WTC 7 è crollato.
Preconoscenza della distruzione del WTC 7
Circa un’ora dopo la distruzione delle Torri Gemelle, le autorità hanno cominciato a parlare del crollo del WTC 7 con un alto grado di sicurezza e di precisione.
Le loro anticipazioni erano talmente certe che alcuni giornali hanno scritto del crollo del WTC 7 ancora prima che avvenisse. Di primo acchito verrebbe da dire che la previsione fosse basata sulla deduzione di quanto era accaduto alle Torri Gemelle. Tuttavia, quando i filmati video furono esaminati con calma, ci si accorse che la notizia era basata su una precisa conoscenza dei fatti. Dal momento che gli ingegneri si definivano sbalorditi per quanto era accaduto al WTC 7, come facevano le autorità a predire un evento che neanche gli ingegneri sapevano spiegarsi quattro anni e mezzo dopo?
Del resto, ci sono prove inconfutabili di esplosioni avvenute nell’edificio: durante una ripresa televisiva, la CNN ha registrato l’inconfondibile suono di un’esplosione proveniente dal WTC 7 e l’urlo di un operaio che avvertiva come il WTC 7 “stava esplodendo”, pochi secondi prima del crollo. Nonostante tutto questo, il NIST si è rifiutato di prendere in considerazione qualunque prova.
Le reazioni ad alta temperatura della termite



Secondo la NFPA 921, cioè la guida ufficiale americana le cui norme devono essere seguite in caso di indagini inerenti eventuali incendi o esplosioni, è necessario valutare tutte le possibili fonti per accertare le cause dei disastri sui quali si indaga.
Una di queste fonti, da prendere in considerazione nell’eventualità di fusione dell’acciaio, è la termite. Si tratta di una miscela esplosiva altamente incendiaria, a base di polvere di alluminio e triossido di ferro, in grado di sciogliere istantaneamente l’acciaio. Normalmente, la termite viene usata per saldare i binari e per usi militari (all’interno delle granate). Ebbene, per evitare di parlare della termite nel caso dell’11 Settembre, il NIST si è rifiutato di adottare la consueta procedura della NFPA 921 “negando, ignorando o accampando spiegazioni di carattere speculativo, non basate su analisi di tipo scientifico”. E questo, afferma il dossier, “in quanto non esiste alcuna plausibile e logica spiegazione della presenza di reazioni chimiche ad alta temperatura, se non quella di una demolizione controllata, usando meccanismi a base di termite”.
Secondo il NIST, i rivoli di metallo fuso che fuoriuscivano già dalla Torre 2 prima del crollo totale, erano di alluminio fuso. C’è un problema, però.
Come si vede distintamente dai video sul disastro di New York, i rivoli di metallo fuso che fuoriuscivano dalle Torri Gemelle erano di un giallo-fuoco brillante, mentre l’alluminio fuso è di colore argenteo. Come spiega il dottor Steven Jones nel suo Why Indeed Did the WTC Buildings Completely Collapse (Perché davvero gli edifici del WTC sono completamente crollati), “Il color giallo implica un metallo fuso con una temperatura approssimativa di 1000 °C, evidentemente al di sopra di quella che l’incendio da idrocarburi avvenuto all’interno delle Torri avrebbe potuto produrre. Inoltre, il fatto che il metallo liquido tendesse ad una sfumatura color arancio in prossimità del terreno… esclude ulteriormente la presenza di alluminio”.
Il NIST, non appena si è reso conto che la sua posizione era indifendibile, ha cercato di correre ai ripari sostenendo che “il color arancio era dovuto al fatto che l’alluminio liquido si era mescolato con solidi materiali organici, cambiando colore”. Tuttavia il NIST non si è premurato di verificare se questa affermazione corrispondesse alla realtà. Lo ha fatto, invece, il dottor Jones accertando che, anche in quel caso, “l’alluminio fuso non altera affatto il suo colore”.

Metallo fuso tra i detriti:



A complicare la situazione del NIST, che palesemente cercava di “vendere” soluzioni diverse dalla realtà oggettiva, c’erano le testimonianze in loco. Leslie Robertson, uno dei progettisti delle Torri Gemelle, ha raccontato: “Eravamo al livello B-1 e uno dei vigili del fuoco ha detto: ‘Credo che questo dovrebbe interessarvi’. E ci ha mostrato un grosso blocco di cemento sul quale scorreva un piccolo rivo di acciaio fuso”.
Ma non fu l’unico testimone. Il capitano Philip Ruvolo ricorda la scena a cui assistette insieme ad altri vigili del fuoco: “Se guardavi sotto, vedevi acciaio fuso, acciaio fuso che scorreva giù, lungo i canali delle inferriate, come se fossimo stati in una fonderia, come lava”.
Secondo il NIST, il più alto grado di temperatura raggiunto dagli incendi nelle Torri, è stato di 1.100 °C. Tuttavia, l’acciaio delle strutture non comincia a fondere con meno di 1.482 °C. Come si spiega, dunque, la presenza del metallo fuso? Il NIST semplicemente non risponde, ignorando il problema.
Acciaio solforato nel WTC 7
Ben presto un altro importante dettaglio metteva in grosse difficoltà il NIST e i suoi investigatori. Come hanno scritto James Glanz e Eric Lipton sul New York Times nel febbraio del 2002, parlando di alcuni pezzi di acciaio provenienti dal WTC 7, “Un’analisi preliminare del Worcester Polytechnic Institute… suggerisce che zolfo rilasciato durante gli incendi - nessuno sa da dove – possono essersi combinati con atomi dell’acciaio formando un composto che si scioglie a temperature più basse”. Pare che i docenti del WPI fossero scioccati dall’apparenza di “formaggio svizzero” assunta dai frammenti di acciaio. Come era potuto accadere? La risposta è venuta dal dottor Steven Jones che nel suo “Revisiting 9/11 – Applying the Scientific Method” (Rivisitare l’11 Settembre – Applicando il Metodo Scientifico) afferma: “Una semplice spiegazione per l’origine dello zolfo, così come per la corrosione e l’erosione da alta temperatura, è la termate, che viene prodotta quando lo zolfo è aggiunto alla termite.
Quando si aggiunge lo zolfo alla termite, si fa in modo che l’acciaio fonda ad una temperatura molto più bassa e più velocemente. Per cui, invece di avere un grado di fusione a 1.538 °C, fonde a circa 988 °C e si ottengono la solforazione e l’ossidazione dell’acciaio attaccato…”.
Ancora una volta il NIST ha ignorato l’evidenza, rispondendo che di fatto non era possibile analizzare un pezzo di acciaio proveniente dal WTC 7, in quanto tutti i detriti erano stati portati via da un pezzo, quando le indagini sono iniziate. In seguito, ricevendo ulteriori pressioni, il NIST ha ammesso di aver fatto analizzare un pezzo di acciaio proveniente dal WTC 7 (prima ne aveva negato l’esistenza), ma dagli esami non era risultato nulla.
Sfere di ferro e altre particelle nella polvere del WTC



Tre diversi studi scientifici hanno accertato la presenza di altissime temperature durante la distruzione delle Torri Gemelle. Il primo, The RJ Lee Report, presentato nel maggio 2004, era intitolato WTC Dust Signature (WTC La firma della polvere) e aveva identificato nella polvere del WTC “sfere di ferro e sfere o vescicole di particelle di silicio, che risultano essere prodotte dall’esposizione ad alte temperature”. Nel dettaglio, era spiegato che mentre nella normale polvere di un edificio le particelle di ferro costituiscono fino allo 0,4 per cento, in quella del WTC la percentuale era del 5,87 per cento. Inoltre, molto alta era anche la percentuale di ossido di piombo, prodotto quando il piombo raggiunge il suo punto di ebollizione a 1.749 °C.
Il secondo documento era The USGS Report, presentato nel 2005 come studio dell’US Geological Survey con il titolo Particle Atlas of World Trade Center Dust (Atlante delle particelle nella polvere del World Trade Center). Questo studio rivelava nella polvere particelle ricche di sfere di ferro.
Il terzo studio è stato pubblicato dal dottor Steven Jones e altri sette scienziati nel 2008 con il titolo Extremely High Temperatures during the World Trade Center Destruction (Temperature estremamente alte durante la distruzione del World Trade Center). In questo caso sono state rintracciate nella polvere del WTC sfere di ferro e silicati, oltre ad altre di molibdeno. Tutto questo materiale è stato vaporizzato nell’aria a causa di altissime temperature. Nel caso del molibdeno, il suo punto di fusione è a 2.623 °C.

Nano-termite nella polvere del WTC:



Ma le sorprese non sono finite qui. Nell’aprile del 2009 un gruppo di scienziati guidati dal dottor Niels Harrit, un esperto di nano-chimica che ha insegnato per oltre 40 anni all’Università di Copenaghen, ha pubblicato sulla rivista internazionale Open Chemical Physics Journal, un articolo intitolato Active Thermitic Materials Discovered in Dust from 9/11 World Trade Center Catastrophe (Materiali termitici attivi scoperti nella polvere della catastrofe dell’11 Settembre al World Trade Center). Questo studio ha rivelato la presenza di nano-termite (e cioè una specie di termite esplosiva progettata a livello di nano-particelle) nella polvere seguita al disastro. I campioni da analizzare furono prelevati in due riprese: il primo venti minuti dopo il crollo del WTC 1, gli altri due nel giorno successivo. Lo studio giunse alla conclusione che WTC 1, WTC 2 e WTC 7 furono tutti distrutti da demolizione controllata e altri materiali incendiari. Inutile dire che, anche questa volta, il NIST ha ignorato la richiesta dei ricercatori indipendenti sulle cause che hanno portato alla distruzione del WTC.

Le prove del NIST per il fallimento dell’incendio indotto:



Premesso che il NIST riuscì ad ottenere 236 pezzi dell’acciaio del WTC, il risultato delle sue analisi è sempre stato in aperta polemica con i sostenitori della demolizione controllata.
In tutti i modi il NIST ha provato a ribattere alla pioggia di critiche di chi portava prove e fatti a dimostrazione che le tre Torri siano state intenzionalmente distrutte con esplosivi.
Il problema è che, in realtà, non ci sono prove a supporto della teoria che gli incendi abbiano fatto crollare edifici a struttura metallica come quelli.
Il NIST ha provato anche a costruire modelli digitali per dimostrare le proprie tesi, ma sono sempre mancate le prove scientifiche per poter affermare senza possibilità di dubbio che, in effetti, siano proprio stati gli incendi ad abbattere quei giganti della moderna edilizia e ad uccidere quasi tremila persone.
L’unica possibilità per accertare la verità resta dunque quella di una nuova indagine parlamentare, libera dal controllo governativo e dalla supervisione politica. Intanto, gli Architetti & Ingegneri per la verità sull’11 Settembre hanno presentato un esposto internazionale affinché l’AIA Convention 2016 appoggi una nuova indagine su quanto accadde quel giorno a New York.
Di certo anche l’attuale governo degli USA non ha alcun interesse a mettere in piazza eventuali responsabilità governative sull’11 Settembre. L’americano medio non può e non vuole accettare l’idea che il proprio governo sia implicato in un atto criminale di quelle proporzioni.
 Che fine farebbe la fiducia degli americani verso le proprie istituzioni?
Dunque, al momento, tutto resta vago e indefinito.
L’unica cosa certa è che le 2974 vittime degli attentati al WTC di New York (2999 se si calcolano anche quelle morte in seguito) restano sempre in attesa di giustizia. Se il tempo sarà galantuomo, prima o poi i colpevoli di questa immane strage avranno un nome e un cognome, additati al pubblico disprezzo dall’umanità intera.

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