Marco Dolcetta
NAZIONALSOCIALISMO ESOTERICO
Studi iniziatici e misticismo messianico nel regime hitleriano
Le origini della razza e l’ideologia segreta
Le differenti componenti che sottointendevano l’ideologia occulta del Nazionalsocialismo non sono mai state apertamente dichiarate né se ne è mai avuta una visione sincretica e completa. L’unico momento storico-culturale del Nazionalsocialismo al potere in cui si è cercata questa sintesi è stato il decennio che va dal 1935 al 1945, a Wewelsburg, il castello dell’Ordine SS, all’interno della sezione Ahnenerbe sotto il comando di Heinrich Himmler.
I teorici appartenenti a questa sezione «culturale» delle Waffen SS erano Herman Wirth, Karl Maria Wiligut (alias Weisthor), Hans Horbiger, Friederich Hielscher (alias Bogumil o Bogo), e ancora Ernst Schäfer e Otto Rahn. Non è semplice ricostruire il puzzle del sistema ideologico, scientifico, magico e divinatorio del sistema Ahnenerbe. Negli anni più recenti sono stati pubblicati numerosi libri su Himmler e le sue SS, ma, nella maggior parte dei casi, è evidente un certo riserbo degli autori nell’affrontare le ambizioni politico-culturali di Himmler, nonostante queste ultime abbiano rappresentato un riferimento di notevole importanza non solo per la storia delle SS, ma anche per quella delle idee nazionalsocialiste.
Questa emblematica lacuna, ovviamente, non è imputabile a una penuria di fonti né sembra motivata da un disinteresse della ricerca, ma pare riflettere la direzione di un particolare principio storiografico. Dopo il 1945, infatti, appariva più importante rendere visibili le strutture del dominio nazionalsocialista e i meccanismi che lo resero efficace piuttosto che evidenziarne l’aspetto spirituale. In questo modo ci si limitò raccontare la storia dell’organizzazione e delle istituzioni, senza approfondire in che misura l’ideologia del Nazionalsocialismo avesse contribuito a formare le strutture interne ed esterne dell’apparato di dominio. Perciò è indispensabile, per una valutazione obiettiva delle gerarchie del Terzo Reich, la comprensione del cosiddetto Führerprinzip, strettamente legato alla concezione nazionalsocialista del mondo. La ricerca ha spesso ignorato di conoscere fino a che punto le massime del Nazionalsocialismo, ritenute dai critici vuote e prive di contenuto, avessero rappresentato un sommario del patrimonio di idee nazionalsocialiste ed etnico-tedesche degli ultimi cento anni e quanto esse, per la loro origine storico-spirituale, dovessero essere prese sul serio.
Uno dei temi fondamentali del pensiero e della ricerca delle Ahnenerbe era quello della dottrina della razza: nonostante venga tuttora considerato la parte culturalmente più debole degli studi portati avanti dall’associazione (si tratta di una dimostrazione forzata, da un punto di vista scientifico e storico, della legittimazione del razzismo ariano più rigido e intransigente), il concetto di razza su base biologica fu una delle componenti fondamentali della dottrina, anche se Himmler e i suoi uomini si mostravano soprattutto interessati a una definizione spirituale del razzismo ariano. Tutta la componente esoterica non derivata dalle tradizioni primarie (Sciamanesimo, Induismo, Islamismo, Germanesimo) venne quindi presto ripresa da una nuova sintesi di pensiero di chiara ripresa teosofica: le teorie della Blavatski (vedi qui a p. 21), incentrate sul principio di mediazione tra il divino e l’umano, acquisirono da subito diritto di cittadinanza nelle pubblicazioni e negli insegnamenti esoterici delle SS.
Il termine Ahnenerbe (‘Eredità Ancestrale’) può risvegliare, a primo impatto, idee di un vago romanticismo: interpretazione non del tutto errata. Al contrario di quanto si pensi, non fu Heinrich Himmler a coniarlo. Esso proveniva dal repertorio spirituale dell’ideologo etnico Herman Wirth e presupponeva la ripresa, sul piano pratico e ideologico della vita quotidiana nazionalsocialista, del mitico mondo degli avi germanici. Eppure Wirth non fu il primo a parlare di Ahnenerbe. Già nel 1928 un’associazione omonima, un’«unione di aiuto in genealogia araldica», offriva i suoi servizi a tutti i tedeschi incensurati, per allacciare «al di là delle solite mete delle associazioni di tipo puramente genealogico, il legame necessario tra le ricerche genealogiche e la genealogia con la eugenetica, la genetica e la cura razziale». Nel 1936 prese vita una collana di scritti: Eredità degli antenati, lettura per l’insegnamento del tedesco e della Storia.
La parola Ahnenerbe corrispondeva, in senso più vasto al vocabolario etnico di quell’epoca, all’autosollevamento nazionale che riuscì ad esprimersi all’estero unicamente nel Terzo Reich. Poi la parola divenne parte integrante del pensiero nazionalsocialista, anche se non fu mai termine d’uso per la maggior parte dei tedeschi. Ma, a ragione, Martin Broszat, direttore dell’Istituto di Storia Contemporanea di Monaco, la abbinò alla già proverbiale espressione «Blut und Boden» (‘sangue e suolo’), inserendola storicamente nell’«arsenale di fraseologia nazionalsocialista» e Walter Darré, ministro dell’Agricoltura del Terzo Reich, scriverà Nobiltà di sangue e suolo ispirandosi ai giuramenti magici che risalivano alle saghe nibelunghe.
La comunità per ricerche e insegnamento «Das Ahnenerbe» risale quindi al 1935. Si presentavava come una società dotta che su ordinamento di Himmler si dedicava prevalentemente allo studio della protostoria germanica. Ciò determinò il carattere profondamente politico di tale associazione, che già prima della guerra contribuiva insieme alle SS e alla polizia a disseminare le basi del terrore nazionalsocialista.
1935: le origini delle SS Ahnenerbe
Alla fine del giugno 1935, quando il cancelliere Adolf Hitler invitò a Berlino il movimento nazionalsocialista di Monaco per festeggiare la copertura del tetto del Haus der deutschen Kunst (Casa dell’arte tedesca), accadde un evento molto significativo per la politica culturale del Terzo Reich. La prima mostra, fortemente voluta dal Führer, si doveva svolgere sotto il motto «Mille anni di arte tedesca». Tra i numerosi ospiti d’onore mancava il capo delle SS del Reich, Heinrich Himmler, e questa clamorosa assenza era pienamente giustificata non tanto perchè l’indomani egli avrebbe dovuto inaugurare la Grande Scuola per i capi delle SS a Brunswick, quanto perché l’1 luglio, negli uffici delle SS, avrebbe dovuto fondare, con sei persone d’idee affini, l’Associazione di Studi per Preistoria Spirituale «Deutsches Ahnenerbe».
La Società Ahnenerbe precede di molti anni la fondazione delle SS Ahnenerbe. Era un gruppo di studio legato al conservatorismo tedesco nell’ambito dell’archeologia, della poesia, della filologia e delle scienze linguistiche e delle tradizioni germaniche, nel tentativo di identificare e riesumare una linea di Germanesimo puro e ancestrale. Himmler se ne interessò moltissimo, ma all’inizio fu ,per così dire, snobbato da questi studiosi. In seguito, con la presa del potere da parte dei nazionalsocialisti, fu però in grado di cooptare la Società facendola divenire una delle sezioni delle neonate SS, divenendone il tutore politico, e reindirizzandone gli sforzi scientifici in maniera più funzionale all’espansionismo aggressivo del nuovo regime. Così Himmler, che nella struttura di potere del Nazionalsocialismo era uomo d’ordine e di polizia, introdusse nel neonato Ordine le componenti spiritualistiche e superomistiche sconosciute, perlomeno in forma consapevole, ai nazionalsocialisti della prima ora.
Le Ahnenerbe mantennero indubbiamente un primato, per ampiezza di ricerche e sforzi profusi nel sostenerle, rispetto alle altre due componenti culturali del Nazionalsocialismo: quella di Alfred Rosenberg, cioè la Sezione culturale del Partito Nazionalsocialista, e quella di Joseph Goebbels e del suo apparato di propaganda. Queste due associazioni ebbero indubbiamente grandissimo impatto e visibilità all’interno dell’intero sistema, ma non di certo la profondità di campo e la visione storica degli studiosi assoldati dalle Ahnenerbe. Le Ahnenerbe funzionarono dunque e sempre come un vero e proprio Ordine esoterico, Ordine che non aveva alcun interesse ad apparire a livello di comunicazione di massa. Se ne guardarono bene, sia durante gli anni del regime, sia durante i lunghi decenni del dopoguerra in cui continuarono ad operare di nascosto.
L’incarico di coordinare le ricerche alla fondazione delle Ahnenerbe venne conferito da Himmler direttamente a Herman Wirth (1885-1981), poeta e letterato amburghese che, appassionato della cultura nordica riprese la tradizione dell’Edda, reinterpretandola in chiave nazionalsocialista, e si interessò allo studio e all’interpretazione delle rune. Wirth, sotto indicazione di Himmler, che voleva aprire le Ahnenerbe alla magia operativa accentuandone il carattere di vera e propria setta iniziatica, fu affiancato dall’austriaco mago e astrologo Karl Maria Wiligut, in arte Weisthor, che si dedicava principalmente alla pura divinazione e alla magia nera. Egli era in contatto con la Loggia del Vril a Berlino e con Aleister Crowley a Londra, e millantava addirittura una discendenza eroica e semi-divina. Wiligut creò una serie di nuovi simboli nazisti che avrebbero dovuto sostanziare esotericamente la potenza degli eletti: a lui si attribuisce la creazione dell’anello delle SS e di una serie di altre suppellettili e fregi iniziatici. Ma l’astro di Weisthor era destinato a tramontare in un clima di congiura cui non fu estranea l’influenza del filosofo italiano Julius Evola. Quest’ultimo odiava a morte Weisthor, perché costui gli aveva precluso l’ammissione nelle Ahnenerbe tra il 1939 e il 1940, criticandolo, sia nelle sue pubblicazioni sia nelle conferenze che aveva tenuto a Berlino, in quanto troppo filo-romano, quindi latino e potenzialmente antigermanico. Evola lo ripagò facendo giungere a Himmler la notizia che Weisthor aveva fornito dati falsi nel suo giuramento di ammissione alle SS (in realtà la sua città natale sarebbe stata Bolzano e non Vienna), e Himmler se ne ebbe talmente a male da espellerlo dalle SS, condannandolo all’oblio (e alla follia, che presto lo assalì). Da quel momento fino alla fine della guerra, data dello scioglimento ufficiale dell’Ordine, capo delle SS Ahnenerbe fu Himmler stesso.
Altro personaggio di grandissima influenza nelle Ahnenerbe, e destinato a salvarsi al Processo di Norimberga (al quale fu solo convocato come testimone), è Friederich Hielscher, che in molte foto ufficiali di manifestazioni dell’Ordine Nero vediamo, unico tra i membri, non in divisa. È a Hielscher che si deve, come testimoniato da Ernst Jünger nei suoi diari di guerra, la codificazione di una vera e propria ritualità religiosa e iniziatica delle Ahnenerbe. È lui, secondo molte fonti dirette, il vero «Grande Falconiere», il vero ispiratore della politica culturale di Himmler e delle Ahnenerbe.
Tibet, India e radici esoteriche del Nazionalsocialismo
Molte furono le correnti ideologiche e mistiche di cui il Nazionalsocialismo si propose come elemento di sintesi. Ma la potenzialità del Sacro non era certo contenibile in un sistema gerarchico con delle divise e una semplice e rozza valenza di espansione.
NAZIONALSOCIALISMO ESOTERICO
Studi iniziatici e misticismo messianico nel regime hitleriano
Le origini della razza e l’ideologia segreta
Le differenti componenti che sottointendevano l’ideologia occulta del Nazionalsocialismo non sono mai state apertamente dichiarate né se ne è mai avuta una visione sincretica e completa. L’unico momento storico-culturale del Nazionalsocialismo al potere in cui si è cercata questa sintesi è stato il decennio che va dal 1935 al 1945, a Wewelsburg, il castello dell’Ordine SS, all’interno della sezione Ahnenerbe sotto il comando di Heinrich Himmler.
I teorici appartenenti a questa sezione «culturale» delle Waffen SS erano Herman Wirth, Karl Maria Wiligut (alias Weisthor), Hans Horbiger, Friederich Hielscher (alias Bogumil o Bogo), e ancora Ernst Schäfer e Otto Rahn. Non è semplice ricostruire il puzzle del sistema ideologico, scientifico, magico e divinatorio del sistema Ahnenerbe. Negli anni più recenti sono stati pubblicati numerosi libri su Himmler e le sue SS, ma, nella maggior parte dei casi, è evidente un certo riserbo degli autori nell’affrontare le ambizioni politico-culturali di Himmler, nonostante queste ultime abbiano rappresentato un riferimento di notevole importanza non solo per la storia delle SS, ma anche per quella delle idee nazionalsocialiste.
Questa emblematica lacuna, ovviamente, non è imputabile a una penuria di fonti né sembra motivata da un disinteresse della ricerca, ma pare riflettere la direzione di un particolare principio storiografico. Dopo il 1945, infatti, appariva più importante rendere visibili le strutture del dominio nazionalsocialista e i meccanismi che lo resero efficace piuttosto che evidenziarne l’aspetto spirituale. In questo modo ci si limitò raccontare la storia dell’organizzazione e delle istituzioni, senza approfondire in che misura l’ideologia del Nazionalsocialismo avesse contribuito a formare le strutture interne ed esterne dell’apparato di dominio. Perciò è indispensabile, per una valutazione obiettiva delle gerarchie del Terzo Reich, la comprensione del cosiddetto Führerprinzip, strettamente legato alla concezione nazionalsocialista del mondo. La ricerca ha spesso ignorato di conoscere fino a che punto le massime del Nazionalsocialismo, ritenute dai critici vuote e prive di contenuto, avessero rappresentato un sommario del patrimonio di idee nazionalsocialiste ed etnico-tedesche degli ultimi cento anni e quanto esse, per la loro origine storico-spirituale, dovessero essere prese sul serio.
Uno dei temi fondamentali del pensiero e della ricerca delle Ahnenerbe era quello della dottrina della razza: nonostante venga tuttora considerato la parte culturalmente più debole degli studi portati avanti dall’associazione (si tratta di una dimostrazione forzata, da un punto di vista scientifico e storico, della legittimazione del razzismo ariano più rigido e intransigente), il concetto di razza su base biologica fu una delle componenti fondamentali della dottrina, anche se Himmler e i suoi uomini si mostravano soprattutto interessati a una definizione spirituale del razzismo ariano. Tutta la componente esoterica non derivata dalle tradizioni primarie (Sciamanesimo, Induismo, Islamismo, Germanesimo) venne quindi presto ripresa da una nuova sintesi di pensiero di chiara ripresa teosofica: le teorie della Blavatski (vedi qui a p. 21), incentrate sul principio di mediazione tra il divino e l’umano, acquisirono da subito diritto di cittadinanza nelle pubblicazioni e negli insegnamenti esoterici delle SS.
Il termine Ahnenerbe (‘Eredità Ancestrale’) può risvegliare, a primo impatto, idee di un vago romanticismo: interpretazione non del tutto errata. Al contrario di quanto si pensi, non fu Heinrich Himmler a coniarlo. Esso proveniva dal repertorio spirituale dell’ideologo etnico Herman Wirth e presupponeva la ripresa, sul piano pratico e ideologico della vita quotidiana nazionalsocialista, del mitico mondo degli avi germanici. Eppure Wirth non fu il primo a parlare di Ahnenerbe. Già nel 1928 un’associazione omonima, un’«unione di aiuto in genealogia araldica», offriva i suoi servizi a tutti i tedeschi incensurati, per allacciare «al di là delle solite mete delle associazioni di tipo puramente genealogico, il legame necessario tra le ricerche genealogiche e la genealogia con la eugenetica, la genetica e la cura razziale». Nel 1936 prese vita una collana di scritti: Eredità degli antenati, lettura per l’insegnamento del tedesco e della Storia.
La parola Ahnenerbe corrispondeva, in senso più vasto al vocabolario etnico di quell’epoca, all’autosollevamento nazionale che riuscì ad esprimersi all’estero unicamente nel Terzo Reich. Poi la parola divenne parte integrante del pensiero nazionalsocialista, anche se non fu mai termine d’uso per la maggior parte dei tedeschi. Ma, a ragione, Martin Broszat, direttore dell’Istituto di Storia Contemporanea di Monaco, la abbinò alla già proverbiale espressione «Blut und Boden» (‘sangue e suolo’), inserendola storicamente nell’«arsenale di fraseologia nazionalsocialista» e Walter Darré, ministro dell’Agricoltura del Terzo Reich, scriverà Nobiltà di sangue e suolo ispirandosi ai giuramenti magici che risalivano alle saghe nibelunghe.
La comunità per ricerche e insegnamento «Das Ahnenerbe» risale quindi al 1935. Si presentavava come una società dotta che su ordinamento di Himmler si dedicava prevalentemente allo studio della protostoria germanica. Ciò determinò il carattere profondamente politico di tale associazione, che già prima della guerra contribuiva insieme alle SS e alla polizia a disseminare le basi del terrore nazionalsocialista.
1935: le origini delle SS Ahnenerbe
Alla fine del giugno 1935, quando il cancelliere Adolf Hitler invitò a Berlino il movimento nazionalsocialista di Monaco per festeggiare la copertura del tetto del Haus der deutschen Kunst (Casa dell’arte tedesca), accadde un evento molto significativo per la politica culturale del Terzo Reich. La prima mostra, fortemente voluta dal Führer, si doveva svolgere sotto il motto «Mille anni di arte tedesca». Tra i numerosi ospiti d’onore mancava il capo delle SS del Reich, Heinrich Himmler, e questa clamorosa assenza era pienamente giustificata non tanto perchè l’indomani egli avrebbe dovuto inaugurare la Grande Scuola per i capi delle SS a Brunswick, quanto perché l’1 luglio, negli uffici delle SS, avrebbe dovuto fondare, con sei persone d’idee affini, l’Associazione di Studi per Preistoria Spirituale «Deutsches Ahnenerbe».
La Società Ahnenerbe precede di molti anni la fondazione delle SS Ahnenerbe. Era un gruppo di studio legato al conservatorismo tedesco nell’ambito dell’archeologia, della poesia, della filologia e delle scienze linguistiche e delle tradizioni germaniche, nel tentativo di identificare e riesumare una linea di Germanesimo puro e ancestrale. Himmler se ne interessò moltissimo, ma all’inizio fu ,per così dire, snobbato da questi studiosi. In seguito, con la presa del potere da parte dei nazionalsocialisti, fu però in grado di cooptare la Società facendola divenire una delle sezioni delle neonate SS, divenendone il tutore politico, e reindirizzandone gli sforzi scientifici in maniera più funzionale all’espansionismo aggressivo del nuovo regime. Così Himmler, che nella struttura di potere del Nazionalsocialismo era uomo d’ordine e di polizia, introdusse nel neonato Ordine le componenti spiritualistiche e superomistiche sconosciute, perlomeno in forma consapevole, ai nazionalsocialisti della prima ora.
Le Ahnenerbe mantennero indubbiamente un primato, per ampiezza di ricerche e sforzi profusi nel sostenerle, rispetto alle altre due componenti culturali del Nazionalsocialismo: quella di Alfred Rosenberg, cioè la Sezione culturale del Partito Nazionalsocialista, e quella di Joseph Goebbels e del suo apparato di propaganda. Queste due associazioni ebbero indubbiamente grandissimo impatto e visibilità all’interno dell’intero sistema, ma non di certo la profondità di campo e la visione storica degli studiosi assoldati dalle Ahnenerbe. Le Ahnenerbe funzionarono dunque e sempre come un vero e proprio Ordine esoterico, Ordine che non aveva alcun interesse ad apparire a livello di comunicazione di massa. Se ne guardarono bene, sia durante gli anni del regime, sia durante i lunghi decenni del dopoguerra in cui continuarono ad operare di nascosto.
L’incarico di coordinare le ricerche alla fondazione delle Ahnenerbe venne conferito da Himmler direttamente a Herman Wirth (1885-1981), poeta e letterato amburghese che, appassionato della cultura nordica riprese la tradizione dell’Edda, reinterpretandola in chiave nazionalsocialista, e si interessò allo studio e all’interpretazione delle rune. Wirth, sotto indicazione di Himmler, che voleva aprire le Ahnenerbe alla magia operativa accentuandone il carattere di vera e propria setta iniziatica, fu affiancato dall’austriaco mago e astrologo Karl Maria Wiligut, in arte Weisthor, che si dedicava principalmente alla pura divinazione e alla magia nera. Egli era in contatto con la Loggia del Vril a Berlino e con Aleister Crowley a Londra, e millantava addirittura una discendenza eroica e semi-divina. Wiligut creò una serie di nuovi simboli nazisti che avrebbero dovuto sostanziare esotericamente la potenza degli eletti: a lui si attribuisce la creazione dell’anello delle SS e di una serie di altre suppellettili e fregi iniziatici. Ma l’astro di Weisthor era destinato a tramontare in un clima di congiura cui non fu estranea l’influenza del filosofo italiano Julius Evola. Quest’ultimo odiava a morte Weisthor, perché costui gli aveva precluso l’ammissione nelle Ahnenerbe tra il 1939 e il 1940, criticandolo, sia nelle sue pubblicazioni sia nelle conferenze che aveva tenuto a Berlino, in quanto troppo filo-romano, quindi latino e potenzialmente antigermanico. Evola lo ripagò facendo giungere a Himmler la notizia che Weisthor aveva fornito dati falsi nel suo giuramento di ammissione alle SS (in realtà la sua città natale sarebbe stata Bolzano e non Vienna), e Himmler se ne ebbe talmente a male da espellerlo dalle SS, condannandolo all’oblio (e alla follia, che presto lo assalì). Da quel momento fino alla fine della guerra, data dello scioglimento ufficiale dell’Ordine, capo delle SS Ahnenerbe fu Himmler stesso.
Altro personaggio di grandissima influenza nelle Ahnenerbe, e destinato a salvarsi al Processo di Norimberga (al quale fu solo convocato come testimone), è Friederich Hielscher, che in molte foto ufficiali di manifestazioni dell’Ordine Nero vediamo, unico tra i membri, non in divisa. È a Hielscher che si deve, come testimoniato da Ernst Jünger nei suoi diari di guerra, la codificazione di una vera e propria ritualità religiosa e iniziatica delle Ahnenerbe. È lui, secondo molte fonti dirette, il vero «Grande Falconiere», il vero ispiratore della politica culturale di Himmler e delle Ahnenerbe.
La vita a Wewelsburg
Nel 1934 Himmler scelse, come sede dell’Ordine delle Ahnenerbe, il castello in rovina di Wewelsburg, nel Nord-Ovest della Germania. Rivisitando in chiave strettamente germanica la tradizione cavalleresca del popolo dei Franchi, egli decise di farlo restaurare sull’esempio del simbolico castello di Re Artù, restauro che consistette, ovviamente, anche nell’inserimento di tutta la simbologia ripresa dal nuovo Ordine iniziatico, come l’antichissima icona della Schwarze Sonne (‘Sole Nero’), che da allora è uno dei simboli più ripresi dalle correnti esoteriche di destra. Particolare rilievo assunse la collocazione geomantica del castello, che aveva la forma di una freccia diretta verso Est, e che si considerava parte di una rete di monasteri e castelli di matrice benedettina, collocati in posizioni simboliche importanti (come nel caso di Montecassino).
I dodici principali leader delle Ahnenerbe si riunivano nel castello di Wewelsburg, e avevano ciascuno una propria stanza. La simbologia numerica ripresa nelle loro riunioni, in cui si traevano auspici e vaticinii dalla lettura delle volute di fumo di fuochi rituali, voleva riproporre il cerchio dei Dodici fedelissimi della Tavola Rotonda arturiana. Himmler stesso si propose come reincarnazione di Enrico I (il sovrano che nel 1936 avrebbe simbolicamente compiuto mille anni e che Himmler fece rievocare con importanti cerimonie ufficiali).
A Wewelsburg, isola cattolica in terra protestante, il capo delle Ahnenerbe voleva selezionare la nuova élite dei suoi fedeli SS: non più solo guardie del corpo, così come erano nate, ma qualcosa di più, di differente. Secondo lui, Wewelsburg era destinato a diventare il centro non solo geografico e ideologico dell’Impero, ma anche del potere del nuovo mondo, se a guerra finita i vincitori fossero stati tedeschi.
Quello che oggi resta da vedere sono solo alcune testimonianze di questo diverso sistema di vita: piatti, brocche, posate con rune e svastiche incise. Ma in questo particolare castello-museo, qualcosa di più inquietante è rimasto: il Valhalla, il sotterraneo voluto dallo stesso Himmler. Dodici piedistalli su cui stavano ritte dodici SS. Lo stesso numero, magico, è quello dei dodici iniziati seduti al piano di sopra. Dodici mesi, dodici discepoli, dodici ufficiali-comandanti a Wewelsburg. E uno, l’unico non in divisa militare: Hielscher.
Nel 1934 Himmler scelse, come sede dell’Ordine delle Ahnenerbe, il castello in rovina di Wewelsburg, nel Nord-Ovest della Germania. Rivisitando in chiave strettamente germanica la tradizione cavalleresca del popolo dei Franchi, egli decise di farlo restaurare sull’esempio del simbolico castello di Re Artù, restauro che consistette, ovviamente, anche nell’inserimento di tutta la simbologia ripresa dal nuovo Ordine iniziatico, come l’antichissima icona della Schwarze Sonne (‘Sole Nero’), che da allora è uno dei simboli più ripresi dalle correnti esoteriche di destra. Particolare rilievo assunse la collocazione geomantica del castello, che aveva la forma di una freccia diretta verso Est, e che si considerava parte di una rete di monasteri e castelli di matrice benedettina, collocati in posizioni simboliche importanti (come nel caso di Montecassino).
I dodici principali leader delle Ahnenerbe si riunivano nel castello di Wewelsburg, e avevano ciascuno una propria stanza. La simbologia numerica ripresa nelle loro riunioni, in cui si traevano auspici e vaticinii dalla lettura delle volute di fumo di fuochi rituali, voleva riproporre il cerchio dei Dodici fedelissimi della Tavola Rotonda arturiana. Himmler stesso si propose come reincarnazione di Enrico I (il sovrano che nel 1936 avrebbe simbolicamente compiuto mille anni e che Himmler fece rievocare con importanti cerimonie ufficiali).
A Wewelsburg, isola cattolica in terra protestante, il capo delle Ahnenerbe voleva selezionare la nuova élite dei suoi fedeli SS: non più solo guardie del corpo, così come erano nate, ma qualcosa di più, di differente. Secondo lui, Wewelsburg era destinato a diventare il centro non solo geografico e ideologico dell’Impero, ma anche del potere del nuovo mondo, se a guerra finita i vincitori fossero stati tedeschi.
Quello che oggi resta da vedere sono solo alcune testimonianze di questo diverso sistema di vita: piatti, brocche, posate con rune e svastiche incise. Ma in questo particolare castello-museo, qualcosa di più inquietante è rimasto: il Valhalla, il sotterraneo voluto dallo stesso Himmler. Dodici piedistalli su cui stavano ritte dodici SS. Lo stesso numero, magico, è quello dei dodici iniziati seduti al piano di sopra. Dodici mesi, dodici discepoli, dodici ufficiali-comandanti a Wewelsburg. E uno, l’unico non in divisa militare: Hielscher.
La struttura iniziatica delle Ahnenerbe
Non vi era, perlomeno ufficialmente, un vero e proprio rituale di iniziazione per entrare nelle SS Ahnenerbe. Il circolo più interno di questo Ordine, comunque, era costituito da non militari, cioè da una rete di scienziati e di esoteristi preesistente al Nazionalsocialismo (e che avrebbe continuato ad operare anche in seguito). Ovviamente vi erano vari livelli di appartenenza all’Ordine, e non sempre le persone di maggiore spicco erano quelle più visibili, o quelle che indossavano una divisa delle SS. Si poteva far parte delle Ahnenerbe in quanto studiosi di materie umanistiche, scienziati, linguisti o anche come tipografi: i libri dell’Ordine venivano stampati infatti solo in poche e selezionatissime officine tipografiche abilitate, con procedimenti speciali di cui rimane oggi traccia solo in alcuni filmati d’archivio. Come abbiamo visto con Friederich Hielscher, si poteva avere un ruolo importantissimo nell’Ordine pur non appartenendo ufficialmente a nessun grado militare. Si può dunque ragionevolmente parlare di un gruppo esoterico-iniziatico «a monte» dell’intero processo scientifico di ricostruzione delle matrici ancestrali, un gruppo di cui la SS Ahnenerbe sarebbe diventata poi un’espressione storica e militare. Alcuni membri della Ahnenerbe, ad esempio, non erano neppure iscritti al Partito Nazionalsocialista.
Della cerchia più ristretta dell’Ordine facevano parte Heinrich Himmler, Ernst Jünger, Armin Moehler, Friederich Hielscher, Wolfram Sievers, Karl Maria Wiligut detto Weisthor, il professor Havenbeck, Herman Wirth e Otto Rahm. Vi era poi la struttura ufficiale, di carattere militare, seguita da una amministrativa e logistica, che organizzava e gestiva le missioni di studio, l’acquisizione di libri e di reperti archeologici. Le missioni erano supportate da giovani ufficiali e altri militari, ma di fatto erano organizzate e programmate dagli studiosi delle varie discipline. La scelta delle Ahnenerbe ricadeva ovviamente su studiosi particolarmente vicini al Nazionalsocialismo, ma quando il valore della persona era particolarmente rilevante non si escludeva la possibità di fare ricorso a scienziati del tutto estranei alla politica del regime.
Per quanto riguarda invece la cerimonia della «prima iniziazione», di certo si sa che si bevevano gocce del sangue di Hitler, o di altri leader, «potentizzate» secondo gli insegnamenti di Steiner, amico di Rudolf Hess. Tramite procedimenti speciali, come poteva essere l’uso di acqua distillata «potentizzata», si riusciva infatti creare una magica comunione con la natura, che Faust e gli alchimisti già utilizzavano per attirare, ammaliare, o repellere gli altri esseri, umani e non.
Dai documenti segreti di cui si è in possesso si attesta che nel Valhalla, in questa stanza sotterranea nella biblioteca del museo, avveniva una cerimonia, inparticolare «La Prima Cerimonia dell’aria soffocante». Qui dodici militari sull’attenti davano fuoco, a ogni cambio di stagione, a una bandiera (molto probabilmente una delle bandiere che Hitler battezzava simbolicamente con il sangue), unita a quella dei primi morti del Nazionalsocialismo. Il battesimo delle bandiere era un rito di unione con il sangue collettivo: tutti partecipavano. Qui, secondo un vecchio rito taoista, i dodici militari e i dodici segreti che stavano al piano di sopra, leggevano, vaticinando il futuro, le volute di fumo che passava attraverso la grata forma di svastica del soffitto del sotterraneo. Qui si sedevano i dodici iniziati: Himmler, Hieschler, Taubert, Weisthor, Wirth, e altri. Ma purtroppo non sappiamo molto delle loro attività.
Molti di questi riti iniziatici presupponevano l’uso delle rune. Nel Nazionalsocialismo l’oracolo delle rune fu sostenuto, all’interno dell’Ahnenerbe, soprattutto da Wirth e dal professor Havenbeck, i quali prediligevano l’aspetto nordico dell’occulto (mentre Hieschler era un grande conoscitore dell’Oriente). Quello che risulta è che anche le SS utilizzavano le rune per sviluppare un sistema di meditazione di Yoga Runico.
Le rune corrispondono ai Chakras, le ruote, i centri occulti di energia che sono dentro di noi, paralleli agli organi fisici ed erano fondamentali per la creazione del Sonnenmensch, l’uomo-sole, per il passaggio dall’Uomo al Super-uomo. L’uomo eterno. «Questa è gente immortale nel vero senso della parola. Sono i morti viventi. Sono passati attraverso la morte mistica», disse Himmler presentando a Rosenberg alcuni membri dell’Ahnenerbe, a Wewelsburg, nel 1937.
Le altre anime delle Ahnenerbe
Tra i componenti delle SS Ahnenerbe, una delle figure di maggior richiamo era sicuramente «l’anima romantica» di Otto Rahn, che dedicò gran parte dei suoi studi alla rivalutazione dei miti dei Catari, dei Templari e del Santo Graal. Fu lui a suggerire ad Hitler di portare nel sotterraneo del talario del Partito di Norimberga, il giorno dell’Anschluss, la lancia di Longino: apparteneva al tesoro degli Asburgo e si diceva che fosse la lancia che trafisse il costato di Cristo, e che si bagnò del suo sangue. Fu ritrovata, per puro caso lo stesso giorno in cui Hitler si uccideva a Berlino.
Ma chi era il vero regista di tutto il sistema?
Così come lo scrittore occultista Dietrich Eckart, negli anni Venti, scrisse di Hitler: «Lui canterà e ballerà, ma io ho scritto la musica...», tante testimonianze reticenti, ma fortemente allusive, conducono a un nuovo personaggio: Friederich Hieschler, il «Bogo» dei racconti del suo amico del cuore Ernst Jünger. Nel libro Le scogliere di marmo, il personaggio di Bogo è alla pari, se non superiore, a quello di Kniebolo, che poi è Hitler stesso. Bogo è la figura misteriosa che suona Bach all’organo, quando tutto è finito, come lo descrive Marc Auger, il tenente Saint-Loup della SS Charlemagne, a cui Bogo aveva confidato nel 1951, che la rivelazione del grande segreto del Graal sarebbe apparsa da un contenitore del ghiaccio austriaco di Zillerthal: i ghiacci, cioè, si sarebbero sciolti quando, dopo cinquant’anni dalla morte di Hitler, ci si sarebbe resi conto che era lui il vero vincitore, quando l’Unione Sovietica avrebbe ceduto e tutto l’Occidente ne sarebbe stato sconvolto. Hielscher era il Re del Mondo, colui che in abiti civili avrebbe comandato tutte le armate per il cambio dei tempi: le armi falliranno, ma l’idea dopo vincerà: parola di Ernst Schäfer (1938).
Il periodo che va dal 1935 al 1939 fu una stagione densa di ricerche, pubblicazioni per la costruzione e il consolidamento di un potente sistema ideologico-dottrinario. Lo scopo ultimo era creare il Sonnenmensch, l’uomo-sole immortale, ed Erfurt, Bad Tolz e Wewelsburg furono i castelli dell’Ordine dove Hielscher e il suo braccio destro Himmler, assieme ai vari luogotenenti, compirono la Grande Opera. Dopo il 1931 l’adempimento di tali funzioni divenne il vero impegno dell’associazione Ahnenerbe. Dalla minaccia del terrore alla sua applicazione il passaggio, sappiamo, fu breve: l’associazione di ricerca fece esperimenti con detenuti e provocò la deportazione di singoli ebrei in campo di concentramento, entrando così nella sfera del crimine reale. Fu proprio in questo momento che la società delle SS Ahnenerbe si trasformò in uno degli strumenti più sicuri della dittatura criminale di Hitler.
Fino al 1939 Otto Rahn riceveva finanziamenti e appoggi per la sua ricerca del Graal, in Francia, al Montsegur, ed Ernst Schäfer andò in Tibet dal Dalai Lama per creare un fantasmagorico Erbario delgli altipiani tibetani. Entrambi rifiutano il loro ruolo di vere e proprie spie sia in Francia sia in Tibet. Rahn scompare – suicidatosi? – Schäfer cerca di farsi dare una missione in Sudamerica sul lago Tihuanaco. Lo scoppio della guerra si direbbe prematuro nel piano elaborato da Hieschler. Nei primi anni svolge un continuo andirivieni con Parigi, dove poi dà incarico al suo amico e discepolo Ernst Jünger di insediarsi coadiuvato dal fedelissimo Stubert. Qui ricontatta i vecchi amici dello scomparso Rahn. I francesi Marques-Rivière e Guyedan de Roussel, che erano insieme a Rahn nella setta guenoniana dei Polari, diventano così i più validi collaboratori dei tedeschi nella campagna anti-massonica in Francia.
Hielscher era un grande nemico della Massoneria di rito scozzese che considerava degradata in quanto egualitaria e democratica. Il grande progetto fu così interrotto dalle sorti della guerra. Hitler è ormai in difficoltà. Il gruppo di Hieschler tentò un colpaccio: inviò il numero uno della Società Thule bavarese, Rudolf Hess, a trattare pace con i suoi referenti inglesi dell’altro suo gruppo segreto, la Golden Dawn, nocciolo del Partito Nazionalsocialista: la Loggia berlinese del Vril. Quello che avrebbe dovuto essere un incontro, si rivelerà, invece, un vero e proprio scontro. Hess restò in galera, Heydrich, altro delfino di Hieschler, capo della SD, Gestapo ed Interpol, il «Boia di Praga», venne ucciso dagli inglesi. Hieschler capì che lo scontro era insostenibile: la resa dei conti fu rimandata. Diminuirono le sue apparizioni in pubblico. Nel 1943 andò a Parigi, poi ancora a Wewelsburg. Nel 1944 scomparì per poi riapparire a Norimberga a guerra finita. Ma l’attività di Wewelsburg e degli altri centri dell’Ordine s’interruppe e i documenti andarono perduti in un incendio che però si diceva avesse bruciato solo «paglia, fieno e altre cose inutili». Il tesoro dell’Ahnenerbe si sparpagliò nel mondo intero: Germania, Austria, Spagna, Islanda e Sudamerica.
Solo due italiani risultarono, dai documenti custoditi nel museo, come ospiti ufficiali delle SS Ahnenerbe di Wewelsburg: Julius Evola e il capitano fiorentino delle SS italiane, Leale Martelli. Evola era molto vicino a questi ambienti, ed era l’unico intellettuale italiano ben visto nonostante il suo fanatismo enfatico per l’imperialismo pagano di Roma. Il suo pensiero era di gran lunga più affermato in Germania che in Italia. Leale Martelli, ha lasciato di sé un documento difficilmente reperibile (vedi qui a p. 268): non è un testo occulto o esoterico bensì un manuale semplice e dettagliato dell’ideologia delle SS italiane. La formazione politico-militare della nuova Europa, stampato a Como nelle ultime ore di guerra, è un testamento allucinato e allucinante, un inno di non arrendevole necrofilia e al totale distacco dalla realtà. Ricorda l’inquietante sentimento di un determinato amor mortis come quello di Krimilde, nella saga dei Nibelunghi, dopo la morte di Sigfrido. La copertina di questa pubblicazione riporta la svastica alla rovescia.
Quello delle cosiddette «radici occulte del nazionalsocialismo» è un campo di studio talmente vasto da finire per assomigliare un po’ a un labirinto, in cui è possibile fare sempre nuove scoperte. La pubblicistica di settore ha già sviluppato parecchi degli spunti che in questo labrinto è possibile trovare. Altri, forse, saranno qui trattati per la prima volta. Tra gli argomenti che finora non sono stati sufficientemente approfonditi vi è quello che potremmo definire del «germanismo psichedelico», intimamente legato alla riscoperta di forme pagane di religiosità. Protagonista principale di tale riscoperta fu proprio l’organizzazione delle SS, nel suo preciso disegno di ricostruzione delle radici «pure», pre-cristiane, della Germania e del suo popolo. La religione considerata «ariana» per eccellenza era il wothanismo, ed era dunque al wothanismo che bisognava tornare. Per evocare il dio Wothan era necessario, all’interno di un complesso rituale, assumere sostanze psicoattive, che si supponeva fossero in grado di conferire poteri psichici (in particolare di preveggenza e possessione) estremamente raffinati. Da qui l’interesse costante mostrato dalle SS per il recupero dell’antica sapienza botanica delle popolazioni ariane. La diffusione degli Arii in tempi antichi ha interessato un’area assai vasta, che partiva dall’Islanda e dall’antica Groenlandia («L’Ultima Thule») e giungeva, passando tra l’altro dal Nord della Germania, fino alla Turchia. Jacques de Mahieu ha ipotizzato che popolazioni germaniche siano anche sbarcate in America prima di Colombo, spingendosi fino al Mato Grosso e all’Amazzonia. Secondo alcune ipotesi sarebbero stati questi esploratori i primi a scoprire le proprietà psicoattive di alcune erbe utilizzate nello sciamanesimo.
Il partito nazionalsocialista finanziò dunque parecchie spedizioni, tanto nell’area latino-americana quanto in quella indiano-tibetana, che partivano alla ricerca delle autentiche ed originali droghe sacre della tradizione. Droghe come lo yagè, una resina estratta da liane di alberi che, tra gli altri effetti, avrebbe quello di permettere il passaggio di personalità tra due individui che non si conoscono. Un prezioso documento di questa attività sotterranea sono i filmati di animazione di Fritz Arno Wagner. Ex-direttore della fotografia di Fritz Lang, in questi filmati Wagner rappresentava le esperienze psichedeliche fatte dalle SS durante le spedizioni in Tibet, Sudamerica e India. Nei filmati venivano introdotti anche dei messaggi subliminali, con una tecnica che verrà ripresa da Kubrick in Arancia Meccanica, rappresentanti tutto quanto di buono e desiderabile vi poteva essere in Germania (bambini, contadini al lavoro, ecc.).
L’Ahnenerbe portò avanti anche altre ricerche in campo botanico. Alcune di esse, sul territorio germanico, erano volte al recupero delle coltivazioni di un particolare tipo di mela da cui era ricavato l’idromele, la bevanda sacra a Odino. Altre, all’estero, si interessavano di sostanze psicoattive utilizzate in rituali sciamanici e in grado di conferire poteri psichici, il più importante dei quali era quello di possessione di corpi altrui. Lo stesso Himmler, in una lettera a Sievers del 1942, dimostrerà di dare grande importanza a questo tipo di poteri affermando che, se la guerra fosse stata persa, i tedeschi avrebbero potuto ancora trionfare «possedendo» i loro nemici.
Non vi era, perlomeno ufficialmente, un vero e proprio rituale di iniziazione per entrare nelle SS Ahnenerbe. Il circolo più interno di questo Ordine, comunque, era costituito da non militari, cioè da una rete di scienziati e di esoteristi preesistente al Nazionalsocialismo (e che avrebbe continuato ad operare anche in seguito). Ovviamente vi erano vari livelli di appartenenza all’Ordine, e non sempre le persone di maggiore spicco erano quelle più visibili, o quelle che indossavano una divisa delle SS. Si poteva far parte delle Ahnenerbe in quanto studiosi di materie umanistiche, scienziati, linguisti o anche come tipografi: i libri dell’Ordine venivano stampati infatti solo in poche e selezionatissime officine tipografiche abilitate, con procedimenti speciali di cui rimane oggi traccia solo in alcuni filmati d’archivio. Come abbiamo visto con Friederich Hielscher, si poteva avere un ruolo importantissimo nell’Ordine pur non appartenendo ufficialmente a nessun grado militare. Si può dunque ragionevolmente parlare di un gruppo esoterico-iniziatico «a monte» dell’intero processo scientifico di ricostruzione delle matrici ancestrali, un gruppo di cui la SS Ahnenerbe sarebbe diventata poi un’espressione storica e militare. Alcuni membri della Ahnenerbe, ad esempio, non erano neppure iscritti al Partito Nazionalsocialista.
Della cerchia più ristretta dell’Ordine facevano parte Heinrich Himmler, Ernst Jünger, Armin Moehler, Friederich Hielscher, Wolfram Sievers, Karl Maria Wiligut detto Weisthor, il professor Havenbeck, Herman Wirth e Otto Rahm. Vi era poi la struttura ufficiale, di carattere militare, seguita da una amministrativa e logistica, che organizzava e gestiva le missioni di studio, l’acquisizione di libri e di reperti archeologici. Le missioni erano supportate da giovani ufficiali e altri militari, ma di fatto erano organizzate e programmate dagli studiosi delle varie discipline. La scelta delle Ahnenerbe ricadeva ovviamente su studiosi particolarmente vicini al Nazionalsocialismo, ma quando il valore della persona era particolarmente rilevante non si escludeva la possibità di fare ricorso a scienziati del tutto estranei alla politica del regime.
Per quanto riguarda invece la cerimonia della «prima iniziazione», di certo si sa che si bevevano gocce del sangue di Hitler, o di altri leader, «potentizzate» secondo gli insegnamenti di Steiner, amico di Rudolf Hess. Tramite procedimenti speciali, come poteva essere l’uso di acqua distillata «potentizzata», si riusciva infatti creare una magica comunione con la natura, che Faust e gli alchimisti già utilizzavano per attirare, ammaliare, o repellere gli altri esseri, umani e non.
Dai documenti segreti di cui si è in possesso si attesta che nel Valhalla, in questa stanza sotterranea nella biblioteca del museo, avveniva una cerimonia, inparticolare «La Prima Cerimonia dell’aria soffocante». Qui dodici militari sull’attenti davano fuoco, a ogni cambio di stagione, a una bandiera (molto probabilmente una delle bandiere che Hitler battezzava simbolicamente con il sangue), unita a quella dei primi morti del Nazionalsocialismo. Il battesimo delle bandiere era un rito di unione con il sangue collettivo: tutti partecipavano. Qui, secondo un vecchio rito taoista, i dodici militari e i dodici segreti che stavano al piano di sopra, leggevano, vaticinando il futuro, le volute di fumo che passava attraverso la grata forma di svastica del soffitto del sotterraneo. Qui si sedevano i dodici iniziati: Himmler, Hieschler, Taubert, Weisthor, Wirth, e altri. Ma purtroppo non sappiamo molto delle loro attività.
Molti di questi riti iniziatici presupponevano l’uso delle rune. Nel Nazionalsocialismo l’oracolo delle rune fu sostenuto, all’interno dell’Ahnenerbe, soprattutto da Wirth e dal professor Havenbeck, i quali prediligevano l’aspetto nordico dell’occulto (mentre Hieschler era un grande conoscitore dell’Oriente). Quello che risulta è che anche le SS utilizzavano le rune per sviluppare un sistema di meditazione di Yoga Runico.
Le rune corrispondono ai Chakras, le ruote, i centri occulti di energia che sono dentro di noi, paralleli agli organi fisici ed erano fondamentali per la creazione del Sonnenmensch, l’uomo-sole, per il passaggio dall’Uomo al Super-uomo. L’uomo eterno. «Questa è gente immortale nel vero senso della parola. Sono i morti viventi. Sono passati attraverso la morte mistica», disse Himmler presentando a Rosenberg alcuni membri dell’Ahnenerbe, a Wewelsburg, nel 1937.
Le altre anime delle Ahnenerbe
Tra i componenti delle SS Ahnenerbe, una delle figure di maggior richiamo era sicuramente «l’anima romantica» di Otto Rahn, che dedicò gran parte dei suoi studi alla rivalutazione dei miti dei Catari, dei Templari e del Santo Graal. Fu lui a suggerire ad Hitler di portare nel sotterraneo del talario del Partito di Norimberga, il giorno dell’Anschluss, la lancia di Longino: apparteneva al tesoro degli Asburgo e si diceva che fosse la lancia che trafisse il costato di Cristo, e che si bagnò del suo sangue. Fu ritrovata, per puro caso lo stesso giorno in cui Hitler si uccideva a Berlino.
Ma chi era il vero regista di tutto il sistema?
Così come lo scrittore occultista Dietrich Eckart, negli anni Venti, scrisse di Hitler: «Lui canterà e ballerà, ma io ho scritto la musica...», tante testimonianze reticenti, ma fortemente allusive, conducono a un nuovo personaggio: Friederich Hieschler, il «Bogo» dei racconti del suo amico del cuore Ernst Jünger. Nel libro Le scogliere di marmo, il personaggio di Bogo è alla pari, se non superiore, a quello di Kniebolo, che poi è Hitler stesso. Bogo è la figura misteriosa che suona Bach all’organo, quando tutto è finito, come lo descrive Marc Auger, il tenente Saint-Loup della SS Charlemagne, a cui Bogo aveva confidato nel 1951, che la rivelazione del grande segreto del Graal sarebbe apparsa da un contenitore del ghiaccio austriaco di Zillerthal: i ghiacci, cioè, si sarebbero sciolti quando, dopo cinquant’anni dalla morte di Hitler, ci si sarebbe resi conto che era lui il vero vincitore, quando l’Unione Sovietica avrebbe ceduto e tutto l’Occidente ne sarebbe stato sconvolto. Hielscher era il Re del Mondo, colui che in abiti civili avrebbe comandato tutte le armate per il cambio dei tempi: le armi falliranno, ma l’idea dopo vincerà: parola di Ernst Schäfer (1938).
Il periodo che va dal 1935 al 1939 fu una stagione densa di ricerche, pubblicazioni per la costruzione e il consolidamento di un potente sistema ideologico-dottrinario. Lo scopo ultimo era creare il Sonnenmensch, l’uomo-sole immortale, ed Erfurt, Bad Tolz e Wewelsburg furono i castelli dell’Ordine dove Hielscher e il suo braccio destro Himmler, assieme ai vari luogotenenti, compirono la Grande Opera. Dopo il 1931 l’adempimento di tali funzioni divenne il vero impegno dell’associazione Ahnenerbe. Dalla minaccia del terrore alla sua applicazione il passaggio, sappiamo, fu breve: l’associazione di ricerca fece esperimenti con detenuti e provocò la deportazione di singoli ebrei in campo di concentramento, entrando così nella sfera del crimine reale. Fu proprio in questo momento che la società delle SS Ahnenerbe si trasformò in uno degli strumenti più sicuri della dittatura criminale di Hitler.
Fino al 1939 Otto Rahn riceveva finanziamenti e appoggi per la sua ricerca del Graal, in Francia, al Montsegur, ed Ernst Schäfer andò in Tibet dal Dalai Lama per creare un fantasmagorico Erbario delgli altipiani tibetani. Entrambi rifiutano il loro ruolo di vere e proprie spie sia in Francia sia in Tibet. Rahn scompare – suicidatosi? – Schäfer cerca di farsi dare una missione in Sudamerica sul lago Tihuanaco. Lo scoppio della guerra si direbbe prematuro nel piano elaborato da Hieschler. Nei primi anni svolge un continuo andirivieni con Parigi, dove poi dà incarico al suo amico e discepolo Ernst Jünger di insediarsi coadiuvato dal fedelissimo Stubert. Qui ricontatta i vecchi amici dello scomparso Rahn. I francesi Marques-Rivière e Guyedan de Roussel, che erano insieme a Rahn nella setta guenoniana dei Polari, diventano così i più validi collaboratori dei tedeschi nella campagna anti-massonica in Francia.
Hielscher era un grande nemico della Massoneria di rito scozzese che considerava degradata in quanto egualitaria e democratica. Il grande progetto fu così interrotto dalle sorti della guerra. Hitler è ormai in difficoltà. Il gruppo di Hieschler tentò un colpaccio: inviò il numero uno della Società Thule bavarese, Rudolf Hess, a trattare pace con i suoi referenti inglesi dell’altro suo gruppo segreto, la Golden Dawn, nocciolo del Partito Nazionalsocialista: la Loggia berlinese del Vril. Quello che avrebbe dovuto essere un incontro, si rivelerà, invece, un vero e proprio scontro. Hess restò in galera, Heydrich, altro delfino di Hieschler, capo della SD, Gestapo ed Interpol, il «Boia di Praga», venne ucciso dagli inglesi. Hieschler capì che lo scontro era insostenibile: la resa dei conti fu rimandata. Diminuirono le sue apparizioni in pubblico. Nel 1943 andò a Parigi, poi ancora a Wewelsburg. Nel 1944 scomparì per poi riapparire a Norimberga a guerra finita. Ma l’attività di Wewelsburg e degli altri centri dell’Ordine s’interruppe e i documenti andarono perduti in un incendio che però si diceva avesse bruciato solo «paglia, fieno e altre cose inutili». Il tesoro dell’Ahnenerbe si sparpagliò nel mondo intero: Germania, Austria, Spagna, Islanda e Sudamerica.
Solo due italiani risultarono, dai documenti custoditi nel museo, come ospiti ufficiali delle SS Ahnenerbe di Wewelsburg: Julius Evola e il capitano fiorentino delle SS italiane, Leale Martelli. Evola era molto vicino a questi ambienti, ed era l’unico intellettuale italiano ben visto nonostante il suo fanatismo enfatico per l’imperialismo pagano di Roma. Il suo pensiero era di gran lunga più affermato in Germania che in Italia. Leale Martelli, ha lasciato di sé un documento difficilmente reperibile (vedi qui a p. 268): non è un testo occulto o esoterico bensì un manuale semplice e dettagliato dell’ideologia delle SS italiane. La formazione politico-militare della nuova Europa, stampato a Como nelle ultime ore di guerra, è un testamento allucinato e allucinante, un inno di non arrendevole necrofilia e al totale distacco dalla realtà. Ricorda l’inquietante sentimento di un determinato amor mortis come quello di Krimilde, nella saga dei Nibelunghi, dopo la morte di Sigfrido. La copertina di questa pubblicazione riporta la svastica alla rovescia.
Quello delle cosiddette «radici occulte del nazionalsocialismo» è un campo di studio talmente vasto da finire per assomigliare un po’ a un labirinto, in cui è possibile fare sempre nuove scoperte. La pubblicistica di settore ha già sviluppato parecchi degli spunti che in questo labrinto è possibile trovare. Altri, forse, saranno qui trattati per la prima volta. Tra gli argomenti che finora non sono stati sufficientemente approfonditi vi è quello che potremmo definire del «germanismo psichedelico», intimamente legato alla riscoperta di forme pagane di religiosità. Protagonista principale di tale riscoperta fu proprio l’organizzazione delle SS, nel suo preciso disegno di ricostruzione delle radici «pure», pre-cristiane, della Germania e del suo popolo. La religione considerata «ariana» per eccellenza era il wothanismo, ed era dunque al wothanismo che bisognava tornare. Per evocare il dio Wothan era necessario, all’interno di un complesso rituale, assumere sostanze psicoattive, che si supponeva fossero in grado di conferire poteri psichici (in particolare di preveggenza e possessione) estremamente raffinati. Da qui l’interesse costante mostrato dalle SS per il recupero dell’antica sapienza botanica delle popolazioni ariane. La diffusione degli Arii in tempi antichi ha interessato un’area assai vasta, che partiva dall’Islanda e dall’antica Groenlandia («L’Ultima Thule») e giungeva, passando tra l’altro dal Nord della Germania, fino alla Turchia. Jacques de Mahieu ha ipotizzato che popolazioni germaniche siano anche sbarcate in America prima di Colombo, spingendosi fino al Mato Grosso e all’Amazzonia. Secondo alcune ipotesi sarebbero stati questi esploratori i primi a scoprire le proprietà psicoattive di alcune erbe utilizzate nello sciamanesimo.
Il partito nazionalsocialista finanziò dunque parecchie spedizioni, tanto nell’area latino-americana quanto in quella indiano-tibetana, che partivano alla ricerca delle autentiche ed originali droghe sacre della tradizione. Droghe come lo yagè, una resina estratta da liane di alberi che, tra gli altri effetti, avrebbe quello di permettere il passaggio di personalità tra due individui che non si conoscono. Un prezioso documento di questa attività sotterranea sono i filmati di animazione di Fritz Arno Wagner. Ex-direttore della fotografia di Fritz Lang, in questi filmati Wagner rappresentava le esperienze psichedeliche fatte dalle SS durante le spedizioni in Tibet, Sudamerica e India. Nei filmati venivano introdotti anche dei messaggi subliminali, con una tecnica che verrà ripresa da Kubrick in Arancia Meccanica, rappresentanti tutto quanto di buono e desiderabile vi poteva essere in Germania (bambini, contadini al lavoro, ecc.).
L’Ahnenerbe portò avanti anche altre ricerche in campo botanico. Alcune di esse, sul territorio germanico, erano volte al recupero delle coltivazioni di un particolare tipo di mela da cui era ricavato l’idromele, la bevanda sacra a Odino. Altre, all’estero, si interessavano di sostanze psicoattive utilizzate in rituali sciamanici e in grado di conferire poteri psichici, il più importante dei quali era quello di possessione di corpi altrui. Lo stesso Himmler, in una lettera a Sievers del 1942, dimostrerà di dare grande importanza a questo tipo di poteri affermando che, se la guerra fosse stata persa, i tedeschi avrebbero potuto ancora trionfare «possedendo» i loro nemici.
Tibet, India e radici esoteriche del Nazionalsocialismo
Molte furono le correnti ideologiche e mistiche di cui il Nazionalsocialismo si propose come elemento di sintesi. Ma la potenzialità del Sacro non era certo contenibile in un sistema gerarchico con delle divise e una semplice e rozza valenza di espansione.
Mentre la stretta alleanza con il mondo islamico, che ha la sua espressione nella presenza a Berlino, per tutta la guerra, di Hayamin Husseini – il Gran Muftì di Gerusalemme – è soprattutto di tipo strategico, ben più profonde ed interessanti, dal nostro punto di vista, sono state le relazioni tra Nazionalsocialismo (non a livello di massa ma di ricercatori ed intellettuali) e religioni orientali: Buddhismo, Induismo e Taoismo.
Husseini rappresentava la sintesi già esistente, nella tradizione del mondo arabo, fra leader spirituale e politico. Si rivelò un buon elemento di propaganda e un astuto politico nella sua tattica di spostamento ciclico tra Italia e Germania. Lo hanno rilevato già dal punto di vista storicistico sia Coglia sia De Felice. Husseini rappresentava per il Nazionalsocialismo una sorta di «cugino ideologico» e anche, come spesso accadeva, un ottimo tramite per amplificare ideologie e creare basi e presupposti logistici nei territori controllati dalle forze britanniche. Dal punto di vista strettamente militare la più bizzarra delle formazioni SS fu la XIII Waffen Gebirgs Division, la Handschar, formata, nell’agosto 1943, da reclute musulmane di Croazia e Serbia. In questa divisione confluirono la Kama e la Skandenbeg albanese, il cui compito era stato quello di combattere i partigiani di Tito: avevano compiti tattici simili a quelli dei cosacchi nell’unione Sovietica, che arrivarono a fine guerra sino in Italia. «Mi affascinarono quando li vidi, da piccolo, a Gorizia, con i loro cavalli e colbacchi», ha raccontato recentemente Claudio Magris.
Fervente illustre tradizionalista fu poi Subbas Chandra Bose, che lavorò a stretto contatto con Husseini e con i giapponesi. Il suo legame con l’Italia passava attraverso l’ISMEO (Istituto di Studi per il Medio ed Estremo Oriente), nella persona del suo maggiore esponente, lo studioso Giuseppe Tucci, il quale viaggiò moltissimo in India e in Tibet, e per questo considerato, come Fosco Maraini (padre di Dacia), in Giappone, il commissario-culturale, l’ambasciatore «occulto» italiano, in Oriente. Bose, nato a Calcutta, fu un rigoroso sostenitore dell’interpretazione tradizionale vedica delle caste e dell’origine polare della razza ariana, d’accordo con il filosofo Otto Tilak. Era anche un fervente devoto della dea Kali (la Devi nera della distruzione che rappresenta la madre che mangia i suoi figli, alla fine del ciclo dei tempi). Bose ebbe una giovane biografa greco-francese, tale Savitri Devi, che a piedi scalzi e con lo sguardo rapito divulgò per anni i dettagli della sua vita (oltre a testimoniare quanto Hitler fosse affascinato dall’Oriente, da cui ricavò l’interesse per la dieta vegetariana).
L’Induismo filo-tedesco fu qualcosa di molto serio e radicato, non solamente riconducibile a fenomeni di moda. Con la scomparsa di Bose si accentuarono i legami con la filosofia orientale. Di fondamentale importanza era il parallelismo esistente fra la concezione della vita e della morte, fra tantrismo del culto di Kali in India – soprattutto nella zona limitrofa a Calcutta – e la venerazione implicita in ogni espressione simbolica del Nazionalsocialismo. Bose era molto stimato da Nehru e da Gandhi, che diffidavano di lui solo per il connaturato senso asociale e non-costruttivo di quella ideologia che derivava dal culto «nero», di magia tantrica «della mano sinistra», che riservava alla dea Kali.
Così lui e Tilak vennero estromessi dal movimento pacifista nazionalista indiano: il Partito del Congresso. Su una cosa però concordavano – e questo fu un tema di grande suggestione portato avanti da Bose e che lo avvicinava molto ai giapponesi: la sua avversione nei confronti della cultura occidentale in generale, considerata decadente, egualitarista, antielitaria anche nelle sue espressioni imperialistiche, soprattutto le più insinuanti e melliflue come ad esempio le campagne di «conversione» da parte dei gesuiti, equiparate al Demonio, il vero nemico, metafisico, degli ambienti più chiusi del mondo induista, taoista e buddhista.
Ernst Schäfer era figlio di un importante industriale di Amburgo. Ornitologo, era intenzionato a studiare soprattutto il Tibet. Già nel 1930-32, da studente, e poi nel 1934-36 aveva partecipato alle spedizioni dell’americano Brook-Dylan. Quando nel 1937 si preparava per la successiva spedizione in Tibet ebbe una proposta da Himmler di lavorare con Wust e Sievers per lo sviluppo della razza ariana nel progetto Ahnenerbe. Si discusse la spedizione in Tibet nell’ambito del progetto Ahnenerbe sotto la guida di Himmler. Schäfer, nonostante non fosse affatto contrario al Nazionalsocialismo, era troppo cosmopolita, grazie alle tante esperienze all’estero, per accettare qualsiasi ordine nazionalista. Vedeva la proposta di Himmler con un certo scetticismo. Si fece però convincere che in tempi di una dittatura nazionale, l’appoggio del Reichführer-SS per viaggi di ricerca all’estero fosse una condizione per riuscire a realizzare il progetto.
Husseini rappresentava la sintesi già esistente, nella tradizione del mondo arabo, fra leader spirituale e politico. Si rivelò un buon elemento di propaganda e un astuto politico nella sua tattica di spostamento ciclico tra Italia e Germania. Lo hanno rilevato già dal punto di vista storicistico sia Coglia sia De Felice. Husseini rappresentava per il Nazionalsocialismo una sorta di «cugino ideologico» e anche, come spesso accadeva, un ottimo tramite per amplificare ideologie e creare basi e presupposti logistici nei territori controllati dalle forze britanniche. Dal punto di vista strettamente militare la più bizzarra delle formazioni SS fu la XIII Waffen Gebirgs Division, la Handschar, formata, nell’agosto 1943, da reclute musulmane di Croazia e Serbia. In questa divisione confluirono la Kama e la Skandenbeg albanese, il cui compito era stato quello di combattere i partigiani di Tito: avevano compiti tattici simili a quelli dei cosacchi nell’unione Sovietica, che arrivarono a fine guerra sino in Italia. «Mi affascinarono quando li vidi, da piccolo, a Gorizia, con i loro cavalli e colbacchi», ha raccontato recentemente Claudio Magris.
Fervente illustre tradizionalista fu poi Subbas Chandra Bose, che lavorò a stretto contatto con Husseini e con i giapponesi. Il suo legame con l’Italia passava attraverso l’ISMEO (Istituto di Studi per il Medio ed Estremo Oriente), nella persona del suo maggiore esponente, lo studioso Giuseppe Tucci, il quale viaggiò moltissimo in India e in Tibet, e per questo considerato, come Fosco Maraini (padre di Dacia), in Giappone, il commissario-culturale, l’ambasciatore «occulto» italiano, in Oriente. Bose, nato a Calcutta, fu un rigoroso sostenitore dell’interpretazione tradizionale vedica delle caste e dell’origine polare della razza ariana, d’accordo con il filosofo Otto Tilak. Era anche un fervente devoto della dea Kali (la Devi nera della distruzione che rappresenta la madre che mangia i suoi figli, alla fine del ciclo dei tempi). Bose ebbe una giovane biografa greco-francese, tale Savitri Devi, che a piedi scalzi e con lo sguardo rapito divulgò per anni i dettagli della sua vita (oltre a testimoniare quanto Hitler fosse affascinato dall’Oriente, da cui ricavò l’interesse per la dieta vegetariana).
L’Induismo filo-tedesco fu qualcosa di molto serio e radicato, non solamente riconducibile a fenomeni di moda. Con la scomparsa di Bose si accentuarono i legami con la filosofia orientale. Di fondamentale importanza era il parallelismo esistente fra la concezione della vita e della morte, fra tantrismo del culto di Kali in India – soprattutto nella zona limitrofa a Calcutta – e la venerazione implicita in ogni espressione simbolica del Nazionalsocialismo. Bose era molto stimato da Nehru e da Gandhi, che diffidavano di lui solo per il connaturato senso asociale e non-costruttivo di quella ideologia che derivava dal culto «nero», di magia tantrica «della mano sinistra», che riservava alla dea Kali.
Così lui e Tilak vennero estromessi dal movimento pacifista nazionalista indiano: il Partito del Congresso. Su una cosa però concordavano – e questo fu un tema di grande suggestione portato avanti da Bose e che lo avvicinava molto ai giapponesi: la sua avversione nei confronti della cultura occidentale in generale, considerata decadente, egualitarista, antielitaria anche nelle sue espressioni imperialistiche, soprattutto le più insinuanti e melliflue come ad esempio le campagne di «conversione» da parte dei gesuiti, equiparate al Demonio, il vero nemico, metafisico, degli ambienti più chiusi del mondo induista, taoista e buddhista.
Ernst Schäfer era figlio di un importante industriale di Amburgo. Ornitologo, era intenzionato a studiare soprattutto il Tibet. Già nel 1930-32, da studente, e poi nel 1934-36 aveva partecipato alle spedizioni dell’americano Brook-Dylan. Quando nel 1937 si preparava per la successiva spedizione in Tibet ebbe una proposta da Himmler di lavorare con Wust e Sievers per lo sviluppo della razza ariana nel progetto Ahnenerbe. Si discusse la spedizione in Tibet nell’ambito del progetto Ahnenerbe sotto la guida di Himmler. Schäfer, nonostante non fosse affatto contrario al Nazionalsocialismo, era troppo cosmopolita, grazie alle tante esperienze all’estero, per accettare qualsiasi ordine nazionalista. Vedeva la proposta di Himmler con un certo scetticismo. Si fece però convincere che in tempi di una dittatura nazionale, l’appoggio del Reichführer-SS per viaggi di ricerca all’estero fosse una condizione per riuscire a realizzare il progetto.
Presto però nacquero tensioni personali tra Schäfer da un lato e Sievers e Wust dall’altro.
Inoltre ci furono problemi finanziari che sembravano irrisolvibili e così il progetto «SS Spedizione Schäfer» fu interrotto e cancellato. Ma nel 1939 Schäfer ebbe dal Reichsführer-SS una missione speciale per la quale doveva controllare gli inglesi nelle loro colonie tradizionali in Russia e in Oriente, e soprattutto in Tibet. Insieme al ricercatore svedese Sven Hedin, che nella Germania di Hitler era molto popolare, trasformò, nel 1943, il reparto Ahnenerbe dell’Istituto del Reich, in un ente indipendente, con il nome di «Istituto Hedin per l’interno dell’Asia e spedizioni». Dopo la guerra, Schäfer sostenne che questo Istituto non aveva mai avuto a che fare con il progetto Ahnenerbe.