Il marito: BASTA, SONO PER LA DEMOCRAZIA DIRETTA...
La moglie: DIRETTA DA CHI??? E DOVE???
cit. Altan
Sono paradigmi culturali preparatori al nuovo ordine mondiale, al modello transumanista e sono fortemente reazionari. La dittatura, scalzata dalla democrazia, rientra dalla porta di servizio, facendosi accettare e veicolandosi come soluzione di una società più orizzontale.
cit. MDD
La democrazia diretta è una forma di governo democratica nella quale i cittadini possono, senza alcuna intermediazione o rappresentanza politica, esercitare direttamente il potere legislativo.
Sembra tutto meraviglioso, ma allora dove è la fregatura?
La fregatura consiste proprio nell'apparente ed illusorio paradigma della libertà di esercitare direttamente il potere legislativo, come se il popolo, concetto astratto e variegato, avesse la capacità, la saggezza e la lungimiranza di scegliere il bene in quanto maggioranza silenziosa, ma ugualmente sempre più manipolata dalle attuali e future tecnologie, mass media e mode del momento.
Purtroppo un popolo senza coscienza di classe, ovvero la stragrande maggioranza della popolazione mondiale, potrebbe essere manipolato dallo stesso potere che gli conferisce questa possibilità di riscatto, e quindi fare scelte che premiano la reazione, il populismo, la divisione ed il vantaggio individualistico. Pensare di saltare la rappresentanza popolare è un concetto come minimo ingenuo e stolto, per non dire falso, cinico dello stesso sistema di sempre, che più semplicemente userà le nuove tecnologie per omologare ed indirizzare il pensiero verso modelli preconfezionati, da scegliere liberamente.
Un po' come fare "liberamente" un puzzle, e non costruirne uno nuovo con la propria creatività, oppure scegliere come affrontare una battaglia in un videogioco, quale strada intraprendere tra tutte (poche) quelle prestabilite dall'architetto digitale.
Pensate per esempio in un contesto liberista quante scelte potremmo avere, quali scelte. Quali?
Quelle di mettere in discussione un sistema economico che non può essere messo in discussione per natura, essendo considerato il migliore dei mondi?
Se l'opinione pubblica venisse manipolata a dovere, e spesso accade che la propaganda di qualsiasi modello politico culturale incida massivamente nella psicologia di massa, la prima cosa che sarebbe votata sarebbe la pena di morte, la militarizzazione del territorio e tante altre belle cose che vanno nella direzione distopica dell'attuale assetto della sovragestione liberista, che non vede l'ora di mettere in crisi ciò che di realmente democratico ed orizzontale esiste ancora oggi nelle società occidentali.
Potrebbe mettere in discussione il proprio sistema economico?
No, perché metterebbe in crisi lo status quo, che non permetterebbe questo cambiamento, fosse altro che per la sua sopravvivenza.
Potrebbe incidere sui diritti civili?
No, senza una guida illuminata, premierebbe la conservazione, la tradizione e la forma familiare tradizionale patriarcale, altro che diritti civili.
Potrebbe almeno fare scelte sull'ambiente, sulla sanità, sugli OGM, sulle radiofrequenze, sui vaccini?
Assolutamente no, perché ci sono altri poteri che gestiscono queste faccende.
Cosa potrebbe fare di buono allora?
Potrebbe scegliere il proprio carceriere, forse potrebbe scegliersi quello più simpatico, il cosiddetto sbirro buono, ma si dovrebbe accontentare di poca cosa.
Avrebbe, quella si, l'illusione di aver creato il proprio governo popolare, si sentirebbe responsabilizzato ad essere il kapo' di se stesso, o di aver la possibilità di scegliere quale detersivo usare per pulire la propria prigione.
Una popolazione non alfabetizzata, senza coscienza di classe, senza nessun tipo di evoluzione spirituale (che non è quella religiosa, ma semmai il contrario), non farebbe altro che confermare il suo status di suddito, però responsabile, che si autocertifica tale, contento finalmente di esserlo.
Una fregatura al cubo salutata come manna dal cielo, e ben sappiamo che tutti coloro che si sono rivolti all'emancipazione dei popoli hanno creato i presupposti per i loro inferni in terra, la storia insegna.
Concludo l'analisi pubblicando un post dell'amico Riccardo Paccosi, perchè riassume perfettamente la critica al paradigma modernista della Democrazia Diretta, salutata e decantata come quella forma politica del futuro che salverà il mondo. Su alcuni aspetti la pensiamo diversamente, io ho una visione più anarchica e lui più marxista, ma credo sia un'integrazione degna di nota.
Chi non vorrebbe una Democrazia Diretta?
I nostalgici passatisti che rimpiangono la prima Repubblica?
I cittadini che non amano cambiamenti e responsabilità?
Le elite che vogliono procrastinare all'infinito le vecchie forme di governo, aggiornandosi?
Oppure, dietro a questo cambiamento potrebbe celarsi l'ennesima manipolazione?
Io credo di si, e Riccardo ce lo spiega in termini chiari ed esaustivi.
di Riccardo Paccosi:
Sembra tutto meraviglioso, ma allora dove è la fregatura?
La fregatura consiste proprio nell'apparente ed illusorio paradigma della libertà di esercitare direttamente il potere legislativo, come se il popolo, concetto astratto e variegato, avesse la capacità, la saggezza e la lungimiranza di scegliere il bene in quanto maggioranza silenziosa, ma ugualmente sempre più manipolata dalle attuali e future tecnologie, mass media e mode del momento.
Purtroppo un popolo senza coscienza di classe, ovvero la stragrande maggioranza della popolazione mondiale, potrebbe essere manipolato dallo stesso potere che gli conferisce questa possibilità di riscatto, e quindi fare scelte che premiano la reazione, il populismo, la divisione ed il vantaggio individualistico. Pensare di saltare la rappresentanza popolare è un concetto come minimo ingenuo e stolto, per non dire falso, cinico dello stesso sistema di sempre, che più semplicemente userà le nuove tecnologie per omologare ed indirizzare il pensiero verso modelli preconfezionati, da scegliere liberamente.
Un po' come fare "liberamente" un puzzle, e non costruirne uno nuovo con la propria creatività, oppure scegliere come affrontare una battaglia in un videogioco, quale strada intraprendere tra tutte (poche) quelle prestabilite dall'architetto digitale.
Pensate per esempio in un contesto liberista quante scelte potremmo avere, quali scelte. Quali?
Quelle di mettere in discussione un sistema economico che non può essere messo in discussione per natura, essendo considerato il migliore dei mondi?
Se l'opinione pubblica venisse manipolata a dovere, e spesso accade che la propaganda di qualsiasi modello politico culturale incida massivamente nella psicologia di massa, la prima cosa che sarebbe votata sarebbe la pena di morte, la militarizzazione del territorio e tante altre belle cose che vanno nella direzione distopica dell'attuale assetto della sovragestione liberista, che non vede l'ora di mettere in crisi ciò che di realmente democratico ed orizzontale esiste ancora oggi nelle società occidentali.
Potrebbe mettere in discussione il proprio sistema economico?
No, perché metterebbe in crisi lo status quo, che non permetterebbe questo cambiamento, fosse altro che per la sua sopravvivenza.
Potrebbe incidere sui diritti civili?
No, senza una guida illuminata, premierebbe la conservazione, la tradizione e la forma familiare tradizionale patriarcale, altro che diritti civili.
Potrebbe almeno fare scelte sull'ambiente, sulla sanità, sugli OGM, sulle radiofrequenze, sui vaccini?
Assolutamente no, perché ci sono altri poteri che gestiscono queste faccende.
Cosa potrebbe fare di buono allora?
Potrebbe scegliere il proprio carceriere, forse potrebbe scegliersi quello più simpatico, il cosiddetto sbirro buono, ma si dovrebbe accontentare di poca cosa.
Avrebbe, quella si, l'illusione di aver creato il proprio governo popolare, si sentirebbe responsabilizzato ad essere il kapo' di se stesso, o di aver la possibilità di scegliere quale detersivo usare per pulire la propria prigione.
Una popolazione non alfabetizzata, senza coscienza di classe, senza nessun tipo di evoluzione spirituale (che non è quella religiosa, ma semmai il contrario), non farebbe altro che confermare il suo status di suddito, però responsabile, che si autocertifica tale, contento finalmente di esserlo.
Una fregatura al cubo salutata come manna dal cielo, e ben sappiamo che tutti coloro che si sono rivolti all'emancipazione dei popoli hanno creato i presupposti per i loro inferni in terra, la storia insegna.
Concludo l'analisi pubblicando un post dell'amico Riccardo Paccosi, perchè riassume perfettamente la critica al paradigma modernista della Democrazia Diretta, salutata e decantata come quella forma politica del futuro che salverà il mondo. Su alcuni aspetti la pensiamo diversamente, io ho una visione più anarchica e lui più marxista, ma credo sia un'integrazione degna di nota.
Chi non vorrebbe una Democrazia Diretta?
I nostalgici passatisti che rimpiangono la prima Repubblica?
I cittadini che non amano cambiamenti e responsabilità?
Le elite che vogliono procrastinare all'infinito le vecchie forme di governo, aggiornandosi?
Oppure, dietro a questo cambiamento potrebbe celarsi l'ennesima manipolazione?
Io credo di si, e Riccardo ce lo spiega in termini chiari ed esaustivi.
di Riccardo Paccosi:
- Ho cominciato a rendermi conto del fatto che la democrazia diretta fosse una contraddizione in termini, quando ancora militavo nell'area dei centri sociali, dunque più di quindici anni fa.
Dopo vent'anni e passa trascorsi a fare assemblee su assemblee, dovetti prendere atto del fatto che in quei consessi movimentisti si determinava una gerarchia più stringente che altrove, solo che era una gerarchia informale. Inoltre, il singolo che faceva fatica a parlare in pubblico (il che non era un mio problema), non aveva alcuna garanzia d'influire sulle scelte.
La verità è che la democrazia di delega consente di coalizzare una collettività che, eleggendo un proprio rappresentante, esprime così un pieno ed effettivo potere collettivo.
La democrazia diretta, invece, prevede che il campo politico sia attraversato esclusivamente da singoli individui. E laddove non c'è forza di coalizione dei molti, laddove gli interessi del singolo non si articolano nella comunanza degli interessi di classe, laddove non si esprime soggettività collettiva ma solo individuale, non può esserci potere popolare e dunque non può esserci demo-crazia.
Dunque, si può dire che la democrazia diretta sia una contraddizione in termini.
Nel dire questo, metto però fra parentesi le sperimentazioni consiliariste del secolo scorso, i soviet e altre esperienze analoghe: mi riferisco, in quest'intervento, solo a quella democrazia diretta ch'è stata propugnata dal '68 in poi, ovvero da quando le istanze di emancipazione proletaria hanno cominciato a contaminarsi col rifiuto piccolo-borghese della mediazione e delle organizzazioni di massa.
Dunque, il problema del M5S non risiede tanto nella mendacità dello slogan "uno vale uno", quanto nella natura profondamente neoliberale di un principio di democrazia diretta che nega, all'atto pratico, tutte le forme di reale ed effettivo - ancorché relativo - potere popolare materializzatesi finora nella storia.
Dopo vent'anni e passa trascorsi a fare assemblee su assemblee, dovetti prendere atto del fatto che in quei consessi movimentisti si determinava una gerarchia più stringente che altrove, solo che era una gerarchia informale. Inoltre, il singolo che faceva fatica a parlare in pubblico (il che non era un mio problema), non aveva alcuna garanzia d'influire sulle scelte.
La verità è che la democrazia di delega consente di coalizzare una collettività che, eleggendo un proprio rappresentante, esprime così un pieno ed effettivo potere collettivo.
La democrazia diretta, invece, prevede che il campo politico sia attraversato esclusivamente da singoli individui. E laddove non c'è forza di coalizione dei molti, laddove gli interessi del singolo non si articolano nella comunanza degli interessi di classe, laddove non si esprime soggettività collettiva ma solo individuale, non può esserci potere popolare e dunque non può esserci demo-crazia.
Dunque, si può dire che la democrazia diretta sia una contraddizione in termini.
Nel dire questo, metto però fra parentesi le sperimentazioni consiliariste del secolo scorso, i soviet e altre esperienze analoghe: mi riferisco, in quest'intervento, solo a quella democrazia diretta ch'è stata propugnata dal '68 in poi, ovvero da quando le istanze di emancipazione proletaria hanno cominciato a contaminarsi col rifiuto piccolo-borghese della mediazione e delle organizzazioni di massa.
Dunque, il problema del M5S non risiede tanto nella mendacità dello slogan "uno vale uno", quanto nella natura profondamente neoliberale di un principio di democrazia diretta che nega, all'atto pratico, tutte le forme di reale ed effettivo - ancorché relativo - potere popolare materializzatesi finora nella storia.
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