sabato 3 ottobre 2020

BILL GATES E LA NEMESI TECNOMEDICA di Bianca Bonavita parte 3°





Tracciare i contatti

Ho menzionato nella sezione relativa ai test che una delle priorità chiave per fare i test sono coloro che sono stati in stretto contatto con qualcuno che è risultato positivo. Se si può ottenere velocemente una lista di queste persone ed essere sicuro che ad essi venga data la priorità per test come il PCR (che è abbastanza sensibile da scoprire un contagio recente), allora queste persone si possono isolare prima di contagiare altre persone. Questo è un modo ideale per fermare la diffusione del virus.
Alcuni paesi, come la Cina e la Corea del Sud, hanno richiesto ai pazienti di fornire informazioni su dove sono stati negli ultimi 14 giorni controllando le informazioni GPS sui loro telefoni o i report dei loro pagamenti elettronici. È improbabile che i paesi occidentali possano richiedere questo. Ci sono applicazioni che si possono scaricare che aiuteranno a ricordare dove si è stati; se si scopre con un test che si è positivo, allora volontariamente si può rivedere la storia e scegliere di condividerla con chiunque chieda informazioni sui propri contatti. Vengono proposti un buon numero di approcci digitali nei quali i telefoni rilevano quali altri telefoni sono vicini a loro. (Questo include usare il bluetooth plus per mandare un suono che gli umani non possono sentire ma che verifica che ci sono due telefoni piuttosto vicini uno all’altro). L’idea è che se qualcuno risulta positivo al test, allora il suo telefono può mandare un messaggio agli altri telefoni e i loro proprietari possono essere sottoposti al test. Se la maggior parte delle persone volontariamente installa questo tipo di applicazione, probabilmente aiuterebbe in qualche modo. Un limite di questa applicazione è che non si deve essere necessariamente nello stesso luogo alla stesso tempo per contagiare qualcuno – si può anche lasciare il virus dietro di sé su una superficie. Questo sistema difetterebbe nel rilevare questo tipo di trasmissione.

Io penso che molti paesi useranno l’approccio che sta usando la Germania, che richiede di intervistare tutti coloro che risultano positivi al test e di usare un database per assicurarsi che ci sia un follow up su tutti i contatti. Il modello dei contagi viene studiato per vedere dove c’è il maggior rischio e dove le politiche debbono essere cambiate.
In Germania, se a qualcuno viene fatto il test e confermato positivo, il medico è legalmente obbligato a informare il locale ufficio sanitario governativo. Il medico deve fornire tutti i dati personali – nome, indirizzo, telefono – così che l’ufficio sanitario possa contattare la persona e assicurarsi che si isoli.
Poi l’ufficio sanitario locale comincia il processo del tracciamento dei contatti. Interrogano la persona contagiata, scoprono come contattare tutte le persone che lei o lui hanno incontrato nelle due settimane precedenti, contattano quelle persone e chiedono loro di auto isolarsi e fare il test.
Questo approccio si basa sul fatto che la persona contagiata riporta in maniera accurata tutti i suoi contatti e dipende anche dall’abilità delle autorità sanitarie ad approfondire successivamente con tutti. Il normale staff del servizio sanitario non può fare tutto questo lavoro anche se il numero dei casi è basso. Ogni sistema sanitario dovrà pensare ad aumentare lo staff così che questo lavoro possa essere fatto in maniera tempestiva. Chiunque faccia questo lavoro dovrà essere formato accuratamente e a loro deve essere richiesto di tenere tutte le informazioni private. Ai ricercatori dovrà essere chiesto di studiare i database per trovare i modelli di contagio, sempre nel rispetto della privacy.
Con il “tracciamento dei contatti”, qui descritto da Gates, nemesi medica e nemesi tecnologica vengono manifestamente a coincidere.
Gates procede elencando una serie di dispositivi e di metodi per il tracciamento, che sarebbero utili per il contenimento del contagio, sottolineando come alcuni di essi saranno difficilmente accettati dai “paesi occidentali”, quasi elogiando implicitamente Repubblica Popolare Cinese e Corea del sud per l’efficacia dei loro metodi poco “occidentali”.

Ad aprile del 2020 i due colossi del capitalismo tecnologico Apple e Google hanno annunciato la loro collaborazione per mettere a disposizione software e app per il tracciamento dei contatti via bluetooth, allo scopo di tracciare i contatti avuti dalle persone risultate positive al virus.
Una di queste app, la App Immuni, è diventata il sistema di tracciamento adottato dall’Italia (non obbligatoria ma fortemente raccomandata).
Il dibattito attorno alla “App Immuni”, e ai tracciamenti più in generale, è stato erroneamente impostato attorno alla privacy, ovvero alla protezione di dati sensibili. Ci sembra che il problema non riguardi come questi dati verranno conservati ma il fatto stesso che qualcuno li possa raccogliere e conservare, ovvero che le macchine (e chi le governa) diventino, una volta di più, sorveglianti dei nostri comportamenti e delle nostre relazioni.
Il tracciamento dei nostri spostamenti fisici attraverso i dispositivi di telefonia mobile, così come dei nostri spostamenti virtuali quando “navighiamo” in Internet, non è cosa nuova, ma qui, ancora una volta, siamo di fronte a un salto di qualità nell’escalation del controllo attraverso le macchine. Le macchine si preparano ora al “salto di specie” dentro l’umano. È infatti probabile che saranno loro a certificare in un futuro imminente la nostra umanità, ora ridotta a nuda immunità. Umano sarà colui in grado di dimostrare, attraverso la macchina, la propria immunità.
La “App Immuni”, ma anche gli altri metodi di tracciamento, parrebbero essere, anche a livello simbolico, il primo passo verso la costituzione di una patente di immunità che occorrerà per muoversi tra gli stati. (Come già ricordato, la Commissione Europea programma di arrivare per il 2022 all’istituzione di un passaporto vaccinale).
Se a ciò aggiungiamo il potenziamento della Rete attraverso l’installazione delle antenne a tecnologia 5G, lo sviluppo dell’IoT (Internet delle Cose), il progetto globale di arrivare alla costituzione di un’identità digitale (supportato, tra gli altri, da Microsoft e Gavi), la disponibilità, annunciata dal MIT di una tecnologia in grado di depositare sottopelle con un tatuaggio quantico, insieme ai vaccini, informazioni sanitarie (ovvero una sorta di passaporto sanitario digitale incorporato, leggibile da uno smartphone), il quadro che ne esce è quello di un mondo trasformato integralmente in sistema operativo dove all’Internet delle Cose seguirà l’Internet delle Persone (ridotte a cose) e ciascuno sarà esso stesso, nella sua corporeità, nodo virtuale nel diffuso e per lo più volontario Panopticon dell’unica Grande Rete.
Come aveva visto chiaramente Illich l’epoca della strumentalità ha definitivamente lasciato il posto all’età dei sistemi e sarà impossibile concepire una separazione tra l’umano-operatore e la macchina che lo collega al sistema operativo. L’unico modo sarà quello di sottrarsi alla cattura.
“Per garantire la sopravvivenza dell’essere umano in un mondo razionale e artificiale, la scienza e la tecnica si applicherebbero ad attrezzare opportunamente la sua psiche: l’umanità sarebbe confinata dalla nascita alla morte nella scuola permanente estesa su scala mondiale, sarebbe sottoposta a vita al trattamento del grande ospedale planetario, collegata notte e giorno a implacabili catene di comunicazione. Così funzionerebbe il mondo della Grande Organizzazione.” 

Riapertura
La maggior parte dei paesi sviluppati si muoverà verso la fase due dell’epidemia nei prossimi due mesi. Da una parte è facile descrivere questa nuova fase. È di semi-normalità. Le persone possono uscire, ma non così spesso e non in posti affollati. Immaginatevi i ristoranti che fanno sedere le persone un tavolo sì e uno no, gli aerei dove ogni sedile di mezzo è vuoto. Le scuole sono aperte ma non si può riempire uno stadio con 70.000 persone. Le persone lavorano e spendono parte dei loro guadagni, ma non tanto come prima della pandemia. In breve i tempi sono anormali ma non tanto anormali come nella fase uno.
Le regole su cosa è permesso dovrebbero cambiare gradualmente, in modo che possiamo vedere se il livello di contatti ricomincia a far crescere il numero dei contagi. I paesi saranno in grado di imparare da altri paesi che possiedono un efficiente sistema di test, nel caso in cui sorgano nuovi problemi.
Un esempio di graduale riapertura è Microsoft Cina, che ha all’incirca 6200 dipendenti. In questo momento circa metà stanno rientrando al lavoro. Continuano a offrire supporto agli impiegati che vogliono lavorare da casa. Insistono che le persone con sintomi stiano a casa. Richiedono mascherine e forniscono gel igienizzanti e fanno pulizie più intensive. Anche al lavoro, applicano regole di distanziamento e permettono i viaggi solo per ragioni eccezionali. La Cina è stata restrittiva sulla riapertura e in questo modo ha fin qui evitato significative ricadute.

Il principio base dovrebbe essere di permettere le attività che hanno un grande beneficio in termini di benessere economico o umano ma che hanno un basso rischio di contagio. Ma se si va nei dettagli e si guarda all’economia, il quadro si fa complesso. Non è semplice dire “puoi fare X ma non Y”. L’economia moderna è troppo complicata e interconnessa per questo.
Per esempio, i ristoranti potranno tenere i commensali a ca. 1,80mt (6 piedi), ma avranno una filiera funzionante per i loro ingredienti? Saranno capaci di profitto anche con questa capacità ridotta? L’industria manifatturiera dovrà cambiare le fabbriche per tenere ancora più distanti i lavoratori. La maggior parte delle fabbriche saranno in grado di adattarsi alle nuove regole senza una grande perdita di produttività. Ma come vanno a lavorare le persone impiegate in questi ristoranti e fabbriche? Prendono un autobus o un treno? E i fornitori che riforniscono e spediscono le parti alle fabbriche? E quando dovrebbero le aziende cominciare a insistere che i loro impiegati vadano a lavorare? Non ci sono risposte facili a queste domande. In definitiva, i leader a livello locale, statale e nazionale dovranno fare accordi basati sui rischi e benefici dell’apertura dei vari settori dell’economia. Negli Stati Uniti sarà rischioso se uno stato apre troppo presto e comincia a vedere tanti contagi. Gli altri stati dovrebbero bloccare le persone nel muoversi tra le frontiere degli stati? Le scuole offrono un grande beneficio e dovrebbero essere prioritarie. I grandi eventi sportivi e di intrattenimento probabilmente non avranno luogo per un lungo tempo; il beneficio economico di eventi dal vivo non è all’altezza del rischio di diffondere il contagio. Altre attività ricadono in una zona grigia, come le messe o una partita di calcio di scuola superiore con qualche dozzina di persone a bordo campo.

C’è anche un altro fattore di cui è difficile tenere conto: la natura umana. Alcune persone saranno naturalmente riluttanti ad uscire anche quando il governo dirà che è ok. Altri avranno la visione opposta – presumeranno che il governo sia stato esageratamente cauto e cominceranno a violare le regole. I leader dovranno pensare attentamente a come raggiungere qui un giusto bilanciamento.
La prima considerazione da fare è che Gates annovera la cosiddetta “riapertura” tra le cinque innovazioni tecnologiche che considera necessarie per fermare la diffusione del virus e tornare alla normalità.

In che modo la “riapertura” sarebbe un’innovazione tecnologica?
Lo è nel momento in cui “riapertura” diventa, per il Gates programmatore, sinonimo di riprogrammazione del mondo. Il sistema è stato arrestato per installare un aggiornamento, ora è pronto a ripartire su nuove basi e con nuovi programmi.
E infatti Gates passa immediatamente a fare un esercizio di immaginazione sul nuovo mondo del dopo, fondato sul “distanziamento”, in cui si dovrà decidere quali programmi (ovvero attività economiche e sociali) poter aprire e in che modo. Capita che qualche funzione, dopo un arresto improvviso del sistema operativo, vada perduta per sempre, mentre altre riprenderanno ma non saranno più come prima: così il mondo del dopo “fase 1”. E questo significherà la chiusura di molte attività economiche e il cambiamento epocale di molte attività sociali.
Gates suggerisce che il criterio per la “riapertura” delle attività sociali che prevedono forme di “assembramento” dovrà essere quello della loro utilità: le scuole, offrendo “grande beneficio” saranno prioritarie mentre i “grandi eventi sportivi e di intrattenimento” dovranno aspettare molto tempo. Curioso come le messe siano apparentate, in una “zona grigia”, alle partite di scuola superiore. Nessuna menzione per le manifestazioni politiche.
Anche in questo paragrafo Gates loda poi la gestione della Repubblica Popolare Cinese che, praticando una politica restrittiva sulla riapertura, avrebbe evitato delle ricadute. Anche questa affermazione non è qui supportata da alcuna evidenza scientifica.
Modello di una corretta “riapertura” sembra essere, per Gates, Microsoft Cina, e qui la connessione tra sistema operativo e riapertura, eletta a forma di governo, diventa manifesta.

Il totalitarismo capitalista cinese sembra essere la matrice ideale su cui impiantare la nuova forma di governo tecno-sanitaria, matrice che sembra quasi, dalle parole di Gates, dover fungere da modello a tutti i governi del mondo.
Descrivendo il sistema di riapertura di Microsoft Cina, Gates menziona, per la prima e unica volta in questo testo, l’utilizzo della mascherina.
L’utilizzo di questo dispositivo è considerato, da molti medici e scienziati, inutile quando non dannoso nella maggioranza dei casi, costituendo un terreno fertile per la coltivazione di virus e batteri proprio davanti al volto e provocando il dannoso fenomeno dell’ipercapnia, ovvero l’aumento nel sangue della concentrazione di anidride carbonica.
Nonostante queste evidenze il suo utilizzo è stato propagandato e illegittimamente imposto in Italia in molti luoghi.
È impossibile non vedere nella pervicacia con cui si è cercato di imporre agli italiani il suo utilizzo, anche al di fuori di ogni buon senso, una precisa funzione simbolica forse fin troppo evidente per essere menzionata.
La maschera, maschera. La maschera agli occhi impedisce di vedere, la maschera alla bocca impedisce di parlare. Le parole che escono non possono dire parole del tutto vere perché sono filtrate da una menzogna. La maschera è simbolo di una rappresentazione, di una messa in scena. Il palco è il mondo. Cade la maschera al potere ed è necessario, affinché lo spettacolo vada avanti, che se la mettano le persone.
È stato messo un bavaglio alla maschera dei latini, che serviva per amplificare la voce nei teatri, da cui deriva la parola “persona”, per-sonar, suonare attraverso.
Ora che la fase acuta dell’evento Covid-19 è terminata (e con essa pare la diffusione del virus), ed è iniziata quella cronica, la mascherina diventa ancora più necessaria (in fase 1 infatti in molte regioni italiane non era obbligatoria nemmeno al chiuso): sarà essa, insieme al dispositivo del “distanziamento”, a testimoniare l’esistenza di un’emergenza in corso, a testimoniare che qualcosa di così anomalo tale da giustificare lo stato di cose presente è davvero accaduto.
Lo spettacolo deve poter andare avanti perché, come dice Gates, ancora non disponiamo di tutte “le innovazioni tecnologiche necessarie per poter ritornare alla normalità”.
In conclusione al paragrafo Gates annota che i governi dovranno prendere in considerazione un fattore di cui “è difficile tenere conto”, la “natura umana”, che sembra ancora avere, a differenza delle macchine, un carattere di imprevedibilità di cui Gates sembra quasi rammaricarsi.
Che sia essa, la “natura umana”, il vero nemico della guerra di Gates?

Conclusione
Io e Melinda siamo cresciuti sapendo che la seconda guerra mondiale è stato il momento che ha definito la generazione dei nostri genitori. Similmente, la pandemia COVID-19 – la prima pandemia moderna – definirà questa era. Nessuno che avrà vissuto la Prima Pandemia Mondiale (Pandemic I), la dimenticherà mai. Ed è impossibile esagerare il dolore che le persone stanno sentendo ora e continueranno a sentire per gli anni a venire.
Il pesante costo della pandemia per le persone povere e poco pagate è una preoccupazione speciale per Melinda e me. La malattia sta ferendo in maniera sproporzionata le comunità più povere e le minoranze razziali. Similmente l’impatto economico del lockdown sta colpendo in maniera più dura i lavoratori a basso reddito e le minoranze. I decisori politici dovranno assicurarsi che, quando il paese riapre, il recupero non produca ineguaglianze anche peggiori di quelle che già ci sono.
Allo stesso tempo, siamo impressionati da come il mondo si stia unendo per combattere questa battaglia. Ogni giorno, parliamo a scienziati nelle università e nelle piccole aziende, ai CEO delle aziende farmaceutiche, o ai capi di governo per assicurarci che i nuovi strumenti di cui ho parlato diventino disponibili il più presto possibile. E sono così tanti gli eroi da ammirare adesso, inclusi gli operatori sanitari in prima linea. Quando il mondo infine dichiarerà finita la Prima Pandemia Mondiale, noi dovremo ringraziare tutti loro per ciò che hanno fatto.
Gates ritorna nella sua conclusione sul mito fondativo della guerra facendo esplicito riferimento alla seconda guerra mondiale, (e nel titolo, Pandemic I, anche alla prima).
Il suo discorso si inserisce pienamente nella tradizione della “violenza redentrice” e della “missione imperiale” che accompagna la storia del suo paese fin dalla sua fondazione.
Chi abita la “casa sulla collina” conosce messianicamente quale sia il bene per l’umanità e ha l’onere e l’onore di indicare ad essa la strada per raggiungerlo. Solo che questa volta la violenza redentrice non si sta dispiegando direttamente, come eravamo abituati, attraverso la supremazia dell’esercito statunitense, ma con una ridefinizione globale dell’economia, e quindi del governo, con conseguenti effetti devastanti, simili a quelli di una guerra vera, sulle popolazioni.
Conseguenze che infatti, ipocritamente, Gates non manca ora di nominare definendole “pesante costo della pandemia”. Solamente “effetti collaterali” che ogni guerra porta con sé?

Solo gli strumenti di cui ha parlato, le salvifiche “innovazioni tecnologiche”, ribadisce Gates, porranno fine alla Prima Pandemia Mondiale.
I totalitarismi del Novecento ci avevano abituato alla riscrittura del passato (lo stalinismo era in questo all’avanguardia) secondo la logica che la storia, non solo la scrivono, ma anche la riscrivono i vincitori.
Gates, da scaltro programmatore, nonché esperto di virus e antivirus informatici, si diletta nei suoi discorsi, non tanto a riscrivere il passato, quanto a programmare il futuro, inaugurando una nuova forma di scrittura della storia che potremmo chiamare “storia preventiva”, una storia che si preoccupa di essere scritta prima ancora che accada il suo oggetto, per potersi così avverare. Gates ha già “storicamente” deciso che quella in corso è la Prima Pandemia Moderna, che sarà dichiarata finita (come una guerra) solo con l’arrivo del vaccino universale, e che essendo la prima sarà necessariamente seguita da una seconda e magari da una terza, una quarta e via dicendo, ovvero Gates ci sta dicendo che a periodizzare la storia del XXI secolo saranno presumibilmente le dichiarazioni di pandemia e di cessata pandemia: la nuova forma di governo tecno-sanitaria.
La prima cosa che dovrebbe saltare agli occhi dopo aver concluso la lettura del testo di Gates è come il suo programma, scritto il 23 aprile, si stia puntualmente verificando, ovvero come le cinque innovazioni tecnologiche da lui menzionate (test, terapie, vaccini, tracciamenti, riapertura) siano oggetto in tutto il mondo di ogni azione dei governi e di ogni discorso dei media.
In Italia l’adesione dell’attività di governo al programma di Gates, o dell’oligarchia digitale, biotecnologica e farmaceutica, di cui sembra essere portavoce, attraverso i consigli o le direttive delle numerose e illegittime “task force” di “tecnici” che ne hanno condizionato l’attività, ha raggiunto livelli parossistici e imbarazzanti.
In un bellissimo passo di “Nemesi Medica”, Ivan Illich, suggerisce che per evitare che la Nemesi, la gelosia degli Dei, ricada su tutti quanti, la società debba elaborare dei programmi per fronteggiare i desideri irrazionali dei suoi membri più dotati.
“Per restare in condizioni vitali, l’uomo deve anche sopravvivere ai sogni, che finora erano modellati e insieme tenuti a freno dal mito. Oggi la società deve elaborare dei programmi per fronteggiare i desideri irrazionali dei suoi membri più dotati. Prima, era il mito ad adempiere la funzione di porre dei limiti alla materializzazione dei sogni cupidi, invidiosi, omicidi. Il mito prometteva all’uomo comune la sicurezza su questa terza frontiera, purché egli rimanesse dentro la sua barriera. Garantiva invece la rovina a quei pochi che cercavano di raggirare gli dei. L’uomo comune moriva di malattia o di violenza; solo chi si ribellava alla condizione umana diventava preda di Nemesi, la gelosia degli dei.”
Ci sembrano parole appropriate a commento del testo di Gates, parole che parlandoci del limite ci riportano qui sulla terra dal cyberspazio in cui siamo stati gettati, in maniera sempre più accelerata, negli ultimi cinquant’anni.
La nemesi che sembra abbattersi in questi giorni sull’umanità intera non è soltanto la nemesi medica di cui parla Illich, con la sua iatrogenesi, la sua diagnosi epidemica, la sua prevenzione totalitaria e la sua medicalizzazione della vita e della morte, ma è anche la nemesi tecnologica che, dal blog del fondatore di Microsoft, si annuncia con tutta la sua furia. Gates ci presenta il conto almeno trentennale dell’informatizzazione delle nostre vite: la macchina è pronta a fare il “salto di specie” dentro l’umano (il più pericoloso “spillover” da cui dovremmo davvero guardarci), per meglio guidarlo nei suoi comportamenti, per meglio governarlo.
Che fare allora per fronteggiare i “desideri irrazionali” di questi “membri più dotati” che sembrano voler ridefinire non soltanto la forma del governo ma con esso anche quella dell’umano?
In “Fahrenheit 451” si tratta di salvare la memoria della conoscenza attraverso la formazione di piccole comunità nelle quali ogni individuo renitente alla società, diventa un libro e ne diventa le parole; in “1984” di estendere a poco a poco lo spazio dell’integrità mentale.
Si ha l’impressione che a noi e alle prossime generazioni spetterà il compito di coltivare e di tramandare, anche clandestinamente, una forma-di-vita umana riunita alla terra e libera dal controllo delle macchine (e di chi le governa) mascherato da sicurezza sanitaria, e di cospirare dunque nel suo significato più originario di confondere gli spiriti, resistendo al distanziamento e alla diabolica separazione, mediante lo scambio di soffio vitale e divino che avviene attraverso il bacio.


Note
1.Ivan Illich, Nemesi Medica, red!, Milano 2005, p.98
2.Ivan Illich, Nemesi Medica, op.cit., p.245.
3. George Orwell, 1984, Mondadori, Milano, 2016, p.293.
4. Ci pare interessante far notare come l’istituzionalizzazione del “dovere di memoria” della Shoah, sacralizzando quel momento storico e ponendolo in un altrove separato e “indicibile”, abbia avuto l’effetto di rendere irriconoscibili, laddove si presentano magari sotto altre vesti, quegli stessi dispositivi e meccanismi che l’hanno reso possibile. Per menzionarne alcuni: esposizione alla propaganda (dove la menzogna viene eletta a verità), conformismo, cieca obbedienza agli ordini e all’autorità, ambizione e paura di perdere il proprio prestigio sociale, bisogno di forti identità collettive, sacrificio dell’individuo in nome di un bene superiore.
5. Fonte AIRC: https://www.airc.it/cancro/informazioni-tumori/cose-il-cancro/numeri-del-cancro. Che riporta dati ISTAT relativi al 2014.
6. Fonte Ministero della salute relativa al 2017: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2606_allegato.pdf (si veda pag.4)
7. https://www.lastampa.it/esteri/2020/05/04/news/test-sul-sangue-effettuati-in-giappone-rivela-la-mortalita-da-coronavirus-e-di-gran-lunga-inferiore-all-influenza-1.38801430. Lo stesso Bill Gates afferma in un’intervista rilasciata il 25 marzo che la letalità del Sars-CoV-2 è inferiore a quelle di Sars e Mers. (https://www.youtube.com/watch?v=Xe8fIjxicoo)
8. https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Report-COVID-2019_9_luglio.pdf Interessante anche a questo proposito il comunicato Ampas dei medici per una medicina di segnale: https://www.medicinadisegnale.it/?p=1052
9. Ricordiamo che ogni anno in Italia si stima muoiano 49.000 persone per infezioni contratte in ospedale. Fonte ANSA https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2019/05/15/allarme-rosso-infezioni-ospedaliere-49-mila-morti-lanno_41a0e9c5-8f5d-4373-acda-4f46014f9dd0.html
10. Lo stesso rapporto dell’Istat del 16 luglio (https://www.istat.it/it/files//2020/07/Report_ISS_Istat_Cause-di-morte-Covid.pdf) dopo aver affermato in maniera certa che “COVID-19 è la causa direttamente responsabile della morte, ossia è la causa iniziale, nell’89% dei decessi di persone positive al test SARS-CoV-2” conclude fondando questa certezza su una presunzione: “In altri termini è presumibile che il decesso non si sarebbe verificato se l’infezione da SARS-CoV-2 non fosse intervenuta.” Si presume dunque.
11. L’originale è consultabile qui: https://www.gatesnotes.com/Health/Pandemic-Innovation
12. Documentario della tv svizzera del 2012: https://www.youtube.com/watch?v=m6bElTVU_jc

13. Idem
14. https://www.gatesfoundation.org/
15. https://www.gavi.org/. Alleanza mondiale per i vaccini, che riceve finanziamenti, tra gli altri dalla Fondazione Gates, dalla Banca mondiale e dalla Fondazione Rockefeller.
16. https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/asia/2020/02/15/huawei-usa-e-una-minaccia-per-la-nato_7cc7660b-aa0c-4575-af1c-9e781c1c464c.htmlhttps://lu.usembassy.gov/secretary-pompeo-and-secretary-esper-speak-at-munich-security-conference-2020/
17. Il recente annuncio dell’amministrazione Trump di uscita degli Usa dall’OMS sembra confermare questa tesi:
18. L’immaginario collettivo è stato negli ultimi anni così abituato alle distopie hollywoodiane che quando esse si realizzano le si accettano immediatamente come reali; i primi irrazionali assalti ai supermercati sembravano rispondere ad esigenze di un copione, così come i paesaggi umani post-atomici popolati di mascherine. La “sospensione dell’incredulità” a cui la società dello spettacolo ci ha addestrato per esigenze di immedesimazione fa sì che tutti i significati veicolati dalle immagini mediali diventino automaticamente credibili. Per questo chi mette in discussione la narrazione ufficiale viene accusato di essere un visionario. Quando la distopia esce dallo schermo e ci chiama al nostro ruolo di immagini, non può che essere vera.
Chiunque abbia osato e osi mettere in discussione la narrazione ufficiale sull’evento Covid-19, ovvero la sceneggiatura della serie omonima, viene, a prescindere dalle sue competenze e dal suo curriculum, accusato di complottismo e cospirazionismo, termini che, non appena vengono nominati, tolgono automaticamente legittimità ad ogni discorso, per quanto ragionevole sia. Nessuno può intervenire impunemente su un copione già scritto.
19. Ivan Illich, Nemesi Medica,op.cit, p.84
20. Ibidem, p.137
21. Ibidem, p.202
22. Ibidem, p.205
23. Si veda questa documento del 2010 a cura della Rockefeller Foundation in cui si immaginano quattro diversi scenari per il futuro della tecnologia e dello sviluppo internazionale (tra questi “lockstep”presenta inquietanti somiglianze con ciò che sta accadendo): http://www.nommeraadio.ee/meedia/pdf/RRS/Rockefeller%20Foundation.pdf
24. In realtà sappiamo che il contagio reale è probabilmente molto più elevato di quello registrato in maniera terroristica ogni giorno attraverso il conteggio riportato sui media, e che dunque anche in virtù di questo la letalità del virus stesso è molto più bassa di quella che viene propagandata.
25. https://www.gatesinstitute.org/
26. Ivan Illich, Nemesi Medica, op.cit, 139-140
27. https://www.ted.com/talks/bill_gates_the_next_outbreak_we_re_not_ready#t-40863
28. https://cepi.net/
29. https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2020/05/01/news/coronavirus-patto-europeo-per-il-vaccino-lunedi-sottoscrizione-da-7-5-miliardi-il-documento-dei-leader-ue-1.38793862
30. www.ilmessaggero.it/video/invista/covid_conte_italia_oltre_140_milioni_vaccini_cure-5207789.html
31. Ivan Illich, Nemesi Medica,op.cit, p.282
32. Eugenio Serravalle, Bambini super-vaccinati, Il leone verde, Torino, 2012
Nel testo seguono esempi, con grafici, di confronto tra popolazioni vaccinate e popolazioni non vaccinate
33. https://www.aifa.gov.it/-/l-italia-capofila-per-le-strategie-vaccinali-a-livello-mondiale
La nomina dell’Italia avveniva in presenza dell’allora ministra Lorenzin e di Raniero Guerra, ideatore della legge Lorenzin sui vaccini e allora consigliere scientifico dell’ambasciata italiana a Washington, oggi “Assistant director general” dell’Oms.
34. Nell’autunno dello stesso anno Walter Ricciardi, allora all’ISS, e Raniero Guerra, che furono entrambi al centro di polemiche per presunti conflitti d’interesse con case farmaceutiche, ottengono importanti ruoli all’interno dell’OMS. Entrambi hanno un ruolo di spicco come “esperti” durante l’evento Covid-19.
35. https://ec.europa.eu/health/sites/health/files/vaccination/docs/10actions_en.pdf
Due di queste azioni riguardano l’impegno politico per contrastare le radici della cosiddetta “vaccine hesitancy”, riluttanza vaccinale, (presentata implicitamente, nel documento di cui al link successivo, come una sorta di devianza sociale e comportamentale da studiarsi attraverso l’ausilio delle scienze sociali) e una vera propria battaglia mediatica, con l’arruolamento dei social media e delle società tecnologiche, contro tutto ciò che viene definito “disinformazione” (“Empower healthcare professionals at all levels as well as the media, to provide effective, transparent and objective information to the public and fight false and misleading information, including by engaging with social media platforms and technological companies.”)
Da rilevare anche l’esistenza di un programma della Commissione europea per arrivare nel 2022 all’istituzione di un passaporto vaccinale per i cittadini dell’Unione europea:
36. Ivan Illich, Nemesi Medica, op.cit, p.82
37. Ivan Illich, Nemesi Medica, op.cit, p.97
38. Nel suo “Testing Action Plan” la Rockefeller Foundation lancia la costituzione di “Health Care Corps”, veri e propri corpi di salute pubblica che avranno il compito di testare e tracciare l’andamento del contagio. https://www.rockefellerfoundation.org/national-covid-19-testing-action-plan/
39. Tra questi andrebbero registrati anche i numerosi casi di tamponi coatti effettuati durante l’evento Covid-19 oltre al vero e proprio TSO effettuato su Dario Musso per motivi politici. Era pratica diffusa nell’URSS internare i dissidenti politici negli ospedali psichiatrici.
40. Ivan Illich, Nemesi Medica, op.cit, p.81
Andrebbe forse analizzato quanto la diagnosi di “positivo” al Sars-CoV-2 abbia contribuito, nella fase acuta dell’evento Covid-19, oltre che alla iatrogenesi sociale, anche alla iatrogenesi clinica che potrebbe essere occorsa in un momento in cui si aveva poco chiaro con quali terapie affrontare l’infezione.
41. https://www.ilsole24ore.com/art/zangrillo-clinicamente-coronavirus-non-esiste-piu-bassetti-il-virus-ha-perso-potenza-ADojQZU
42. Di nuovo gli “Health Care Corps” della Rockefeller Foundation
43.https://id2020.org/;
44. https://news.mit.edu/2019/storing-vaccine-history-skin-1218https://stm.sciencemag.org/content/11/523/eaay7162
45. Ivan Illich, Convivialità, red!, Milano, 2005, p.130
46. Qui il termine medico “ricadute”, che di solito si usa riferito a un individuo, viene applicato a 1,4 miliardi di persone.
47. L’intenzione politica di imporne l’utilizzo nelle scuole ai bambini e alle bambine dai sei anni in avanti, insieme al “distanziamento” (nota metodologia educativa), avallata anche dalla FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri), è solo l’ultimo di una serie di crimini contro l’infanzia perpetrati durante l’evento Covid-19, primo fra tutti il confinamento. Ricordiamo, perché se ne abbia memoria, che nel territorio italiano per più di due mesi è stato “consentito” uscire di casa per portare a spasso il cane e interdetta la possibilità ai bambini e alle bambine di uscire a giocare all’aria aperta. I traumi vissuti dall’infanzia in questo periodo, insieme ad altre forme di iatrogenesi, andranno aggiunti ai costi sociali dell’evento Covid-19.
48. https://www.limesonline.com/cartaceo/la-citta-sulla-collina-imperituro-mito-damerica
49. Interessante a questo proposito anche l’esercitazione di pandemia globale svoltasi a New York nell’ottobre del 2019 denominata Event 201 (https://www.centerforhealthsecurity.org/event201/). In Event 201, così come nel grande evento denominato Covid-19, sembrano venire a coincidere le due accezioni più usate della parola, l’evento storico e quello spettacolare. Nell’era del trionfo dello spettacolare integrato, preconizzato da Debord nei Commentari alla Società dello Spettacolo, storia e spettacolo sembrano divenire indistinguibili.
50. Ivan Illich, Nemesi Medica, op.cit, p.274
51. Illich, I fiumi a nord del futuro, Quodlibet, Macerata, 2009,p. 215

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