Estate 2013, Papa Francesco è il nuovo testimonial della campagna pubblicitaria di VATITALK, Compagnia telefonica vaticana che ti consente di parlare direttamente con il Papa e di entrare nella sua video-chat personale. La campagna pubblicitaria vede il nostro caro pontefice protagonista di reali telefonate in diretta fatte ad ignari fratelli, scelti tra tanti nel gregge di pecorelle smarrite.
Il nostro pastore reciterà il ruolo di "uomo del popolo" e si metterà allo stesso livello dei suoi fedeli, come fosse un buon padre, un amico fraterno, una persona comune...
Grazie a questa meravigliosa campagna finanziata anche da RADIOMARIA, la chiesa ha deciso di fare quella svolta tanto attesa ed oggi, nell'era del digitale, il vaticano non poteva mancare a questo importatissimo appuntamento con la storia. Dopo OBAMA, presidente nero che piace tanto alle minoranze ed ai buonisti di ogni genere, uomo che ha reso gli USA un paese nuovamente democratico, almeno l'ha fatto illusoriamente percepire dopo l'esperienza Bush, l'agenda prevede un nuovo PAPA, BUONO e MODERNO, per dare una mano di bianco al vecchio tempio logorato da secoli e nascondere il cadavere in cantina, anzi nella cripta...
1- TELEFONATA AL CORVO... EX TOSSICO, OGGI VOLONTARIO CREDENTE...
Ciao Corvo come stai??? Non ti fai più le pere vero??? Brutto tossico che non sei altro... eheheh, scherzo ovviamente, lo sai che amo voi poveracci, soprattutto quando vi pentite di quello che fate e vi sentite in colpa espiando e prostrandovi come cani al capezzale del vostro padrone...
Sono Papa Francesco, il Papa vicino alla gente, l'erede di Wojtyla, il Papa tecnologico, quello con I-phone, colui che usa le applicazioni della grande piccola mela, quello che è stato eletto per ripulire una facciata oramai lorda di escrementi, quello preposto a cambiare l'immagine della chiesa, a deviare l'informazione sui tanti scandali finanziari dello I.O.R., dell' OPUS DEI, dei cardinali e vescovi pedofili, quello che ama il Calcio e Facebook ma anche la figa...
Spesso sui media appariamo in 3, Io, il nano tedesco e l'icona del defunto Karol, come santino sempreverde... Formiamo insieme un trittico simbolico, un bel Delta che racchiude il codice delle 3 madri... Ma di questo non posso parlarti, in fondo sei solo un povero ex drogato, cosa ne vuoi sapere di esoterismo e poteri occulti, vero???
Ti volevo mostrare la nuova tariffa telefonica di VATITALK, si chiama PIANGE IL TELEFONO, è una super-promozione fatta apposta per te, io sono il testimonial evangelico.
Lo sai caro Corvo, che oggi la chiesa abbraccia il modernismo e si adegua ai tempi, mostrandosi aggiornata. Ieri ho scaricato i nuovi MP3 di Shakira, quella bella biondona porcellona sud-americana con il culone, non ti devi stupire, la chiesa si sta rinnovando e non è più contro il sesso e la masturbazione, anzi, ti consiglio un bel link porno dove suore argentine lesbicano con dildi di dimensioni incredibili...
Caro amico e fratello Corvo, tu non sei come l'altro CORVO, quello di Vatileaks, quello che voleva sputtanarci con tutti quegli scandali che noi, da bravi cristiani, non abbiamo mai fatto, tu sei l'agnellino, l'utile idiota mediatico che strumentalizziamo per ovvi finalità di potere, attraverso messaggi in codice palesi che la maggior parte del gregge non capirà mai...
Ora, caro Corvo, ti saluto e quando vorrai ricambiare il lavaggio dei piedi, sarai sempre il benvenuto, se vuoi potresti essermi utile anche come podologo, per te sarebbe un onore tagliarmi i calli e le unghie. Grazie Corvo, un abbraccio dal tuo Papa preferito...
AMEN
2- TELEFONATA AD ALEJANDRA, DONNA STUPRATA DA UN POLIZIOTTO...
Ciao Alejandra, sono Francesco, il Papa, come va???
Ti sei ripresa dopo lo stupro del poliziotto???
Ho sentito la tua storia, è proprio una vergogna, proprio ora che i governi si stanno sbattendo tanto per fare leggi contro il femminicidio...
E poi proprio una persona preposta all'ordine sociale che si mette a stuprare una donna, roba mai vista !!! Non è che tu l'hai provocato, porcellina???
Mi pare strano che un uomo che deve rappresentare la legge si metta a violentare una donna.
Secondo me hai scatenato il suo ormone. Lo sappiamo anche noi uomini di chiesa che voi provocate, guarda che non siamo tutti gay o pedofili in Vaticano, per esempio io vado ancora a figa e se ti mostrerai magnanima, potrai essere la mia schiava sessuale la sera prima del santo natale.
Prima però dovrai perdonare quel pover uomo di quel poliziotto, magari era stressato perché la moglie non lo faceva godere più. Magari cercava forti emozioni, lo sai come sono gli uomini, a volte bisogna assecondarli e se tu chiuderai un occhio sulla denuncia di quella povera vittima in divisa, io potrò concederti certe attenzioni sessuali che solo poche fortunate hanno la possibilità di ricevere in dono.
Vedi quanto sei fortunata???
In fondo quel bravo poliziotto ti ha fatto proprio un gran favore violentandoti, dovresti essergli grata per tutta la vita. Già che ci sono e che mi stai simpatica, cara Alejandra, ti volevo regalare la nuova super-promozione di VATITALK, ovvero la mitica " PIANGE IL TELEFONO", che ti da la possibilità di chiamare direttamente il Vaticano ed il sottoscritto ed anche qualche numero dell'OPUS DEI...
Ora ti saluto e ti bacio in fronte, cara Alejandra, non piangere, vedrai che tutto passa e ricordati, ti aspetto nel mio lettone...
AMEN
3- TELEFONATA ALLA FAMIGLIA DI ROSALBA, VITTIMA DELLA CRIMINALITA'...
Ciao Rosalba Tomassoni, come va??? Sono il Papa, giusto ora pensavo quanto fosse simbolico e curioso il suo nome e cognome. ROSA-ALBA To-MASSONI...
Un pò come dire l'ALBA ROSA DEI MASSONI DI TORINO, non sarete mica vittime di quegli omicidi mediatico rituali creati ad hoc per essere poi veicolati da noi altri???
Eh, eh, eh... Ma no che non siete delle cavie, cara Rosalba... Vede anche lei come me ha da poco compiuto 77 anni, curioso no??? Numero che richiama quello più famoso dell'ANGELO, infatti lei era la persona giusta per veicolare mediaticamente l'Angelus, per questo motivo lei è stata selezionata. E' contenta???
Io credo proprio di si, grazie alla sua disgrazia, noi possiamo veicolare tanta di quella simbologia da far rizzare i peli del culo anche al Gran Maestro di Esticazzi...
Ma basta scherzare, mi piacerebbe invitarvi tutti quanti a pranzo il giorno di Natale per utilizzarvi come specchietti per le allodole e mostrarmi al mondo cattolico e non, come persona buona e magnanima, un pò anche per oscurare i tanti nostri scandali...
Come lei saprà il Vaticano fa affari con la mafia, con i servizi segreti, con le multinazionali del terrore, con le massonerie deviate, ecc ecc... Allora, ecco che uno come me serve a farvi percepire la chiesa come un posto pulito e non come quella cloaca che essa rappresenta nella realtà.
Già che ci sono volevo anche parlare della nuova promozione di VATITALK, ovvero la mitica " PIANGE IL TELEFONO", che vi da la possibilità di chiamare il Vaticano gratis ed anche qualche numero dell'OPUS DEI...
Se si presenta entro 3 giorni nei nuovi negozi di telefonia di tutta Italia, gli verrà attivata anche l'opzione Vatican Connection, opzione che ti permette di scaricare tutte le foto del nostro amato Karol, comprese foto personali ed intime, così, tanto per alimentare quella morbosità che noi uomini di fede abbiamo sempre praticato.
La ringrazio signora Rosalba, un bacio, una Rosa e tante cose...
AMEN
4- TELEFONATA ALL'EDICOLANTE ED AL CALZOLAIO DEL PAPA...
Ciao edicolante di Buenos Aires, sono Papa Francesco, ti ricordi di me, vecchia ciabatta???
Ti chiamavo innanzitutto per sospendere l'abbonamento a Supersex, dato che da qualche mese mi trovo a vivere in Vaticano...
Vecchio scarpone, ma ti ricordi quando da giovani andavamo a rubare le offerte in chiesa e spendevamo tutto a troie???
Bei tempi, mi ricordo di quella suora con due tette enormi che ricattasti in cambio di favori sessuali. Lo sai che è morta???
No, non siamo stati noi, figurati, ci sono altre agenzie preposte a far sparire la gente.
Oddio, pensandoci bene, potrebbero essere stati anche qualcuno dei nostri servizi interni gesuiti, ma credo di no, non ne so nulla.
Ma torniamo a noi, in fondo che ce frega della suorona tettona, faceva dei pessimi pompini, meglio sia andata all'altro mondo, parliamo di noi che è meglio.
Ti volevo offrire un lavoro che non puoi rifiutare, vorrei assumerti come inserviente ai bagni del 3° piano del capo delle guardie svizzere, il filippino se ne è andato e preferirei avere intorno gente di fiducia, vecchi amici, piuttosto che uomini messi li dai servizi... Poi mi trovo un bel giorno stecchito perché mi hanno avvelenato, sai come vano queste cose in casa nostra...
Volevo anche chiederti che fine ha fatto il mio calzolaio di fiducia, Carlos.
Devi chiamarlo perché non cambi il modello di scarpe che mi mostrò maggio scorso: DEVI COMUNICARE QUESTO MESSAGGIO...
NO, non si tratta del solito messaggio in codice che usiamo noi Illuminati, niente di tutto questo, non sono quei messaggi militari che usavamo ai tempi dei desaparecidos, quando sputtanavamo i preti comunisti consegnadoli ai fascisti, quanti ne abbiamo fatti ammazzare, ahahah...
Comunque devi dirgli questo: «Niente scarpe rosse, nere come sempre».
Non sia mai che passi per un Papa.
Azz, mi stavo dimenticando l'offerta telefonica valida anche in Argentina di VATITALK, si chiama PIANGE IL TELEFONO, ti permette anche di scaricare le nuove applicazioni di SuoreSole, chat di suore scatenate che si dimenano con candele di cera.
Molto interessante ed istruttivo...
Ora ti saluto, caro edicolante di Buenos Aires, mi raccomando, ricordati di chiamare Carlos, il calzolaio di fiducia.
Prega per me e fatti poche seghe, brutto ricchione che non sei altro...
Un abbraccio fraterno, Francesco...
AMEN
PS: Seguono anche telefonate a vip nostrani come Vespa, Monti, Berlusconi e tanti altri illustri personaggi e protagonisti del notro tempo...
E come gran finale ecco il FLASHMOB più bello che ci sia DEDICATO A PAPA FRANCESCO, UN PAPA MODERNO, UNO DI NOI... "TUTTI VOGLIONO BALLARE..."
La Città del Vaticano (0,43 kmq con una popolazione di 911 residenti di cui
532 cittadini, il cui reddito pro-capite ammonta a 407.095 euro, www.vatican.va) è sede di tre istituti
finanziari: l'APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), che è
la Banca Centrale del Vaticano; il Ministero dell'Economia o Prefettura per gli
Affari economici; lo IOR, con i quali vengono gestiti circa un miliardo di
cattolici sparsi nel mondo.
La Città del Vaticano è composta di tre enti o istituzioni: lo Stato, la
Santa Sede e la Curia. Il primo è l'entità territoriale, la seconda è il vertice
della Chiesa e la Curia è la struttura organizzativa. Tutte le istituzioni
vaticane spesso rivendicano l'extraterritorialità e l'indipendenza dalle leggi
degli altri Stati-Nazione.
L'Apsa è in pratica la Banca Centrale della Città del Vaticano. Essa svolge
funzioni di tesoreria e gestisce gli stipendi dello Stato. Fra i suoi compiti
c'è anche quello di coniare moneta. Nel 1998 infatti, l'Ue ha autorizzato l'Apsa
ad emettere 670 mila euro l'anno. Con la possibilità di emetterne altri 201mila
in occasione di Concili ecumenici, Anni Santi o in occasione di un'apertura
della Sede vacante. Secondo quanto riportato dai dati ufficiali della Prefettura
per gli Affari Economici, per il 2002 il Vaticano e la Santa Sede sarebbero in
deficit di 29,5 milioni di euro. Nel bilancio però non figurano strutture come
le università pontificie, gli ospedali cattolici (Bambini Gesù di Roma, ad
esempio), i santuari (Loreto, Pompei). Ma soprattutto non figura l'obolo, che ha
portato nel solo 2002 un gettito nelle casse della Città del Vaticano di 52,8
milioni di euro.
Altra Banca Vaticana è lo IOR (Istituto per le Opere di Religione) e ha sede
presso la Città del Vaticano. Ufficialmente l'unico azionista di questa banca è
il papa.
Lo IOR fu fondato nel 1887 da Leone XIII, col nome di
"Commissione per le Opere Pie", al fine di convertire le offerte dei fedeli in
un fondo facilmente smobilizzabile. La prima riforma delle finanze vaticane
risale al 1908, quando su iniziativa di papa Pio X l'istituto assunse il nome di
Commissione amministratrice delle Opere di Religione.
La trasformazione in una banca vera e propria avvenne nel 1941, anche se il
finanziamento più significativo che indusse il papato a favorire tale
trasformazione, fu quello concesso dal fascismo, col Concordato (Patti
Lateranensi) del 1929, che prevedeva, a titolo di risarcimento per la perdita
degli Stati pontifici l'indomani dell'unificazione nazionale, qualcosa come 100
milioni di dollari (40 in contanti e 60 in obbligazioni; in
lire erano 750 milioni), oltre all'esenzione dalle
tasse e dai dazi sulle merci importate in Vaticano.
Per gestire questo ingente patrimonio, papa Pio XI istituisce
l'Amministrazione speciale per le Opere di Religione, che affida a un laico
esperto, l'ingegner Bernardino Nogara, un abile banchiere proveniente dalla
Comit, membro della delegazione che, dopo la prima guerra mondiale, negoziò il
trattato di pace e, successivamente, delegato alla Banca Commerciale di
Istanbul.
Grazie alla sua abilità, Nogara trasformò l'Amministrazione in un impero
edilizio, industriale e finanziario. Le condizioni che il banchiere pose a Pio
XI per accettare l'incarico di gestire il patrimonio del Vaticano furono due:
gli investimenti dovevano essere liberi da qualsiasi considerazione religiosa o
dottrinale e realizzabili in ogni parte del mondo.
Il Papa accettò e si aprì così la strada alle speculazioni monetarie e ad
altre operazioni di mercato nella Borsa valori, compreso l'acquisto di azioni di
società che svolgevano attività in netto contrasto con l'insegnamento cattolico
(armi, contraccettivi ecc.).
Nogara rilevò l'Italgas, fornitore unico in molte città italiane, e fece
entrare nel consiglio di amministrazione, come rappresentante del Vaticano nella
società, l'avvocato Francesco Pacelli, fratello del cardinale Eugenio che poco
dopo sarà eletto Papa e assumerà il nome di Pio XII. Grazie alla gestione di
Nogara, il Banco di Roma, il Banco di Santo Spirito e la Cassa di Risparmio di
Roma entrarono ben presto nell'ambito dell'influenza del Vaticano.
Quando acquisiva quote di una società, raramente Nogara entrava nel consiglio
di amministrazione: preferiva affidare quest'incarico a uno dei suoi uomini di
fiducia, tutti appartenenti all’elite vaticana che si occupava della gestione
degli interessi della Chiesa. I tre nipoti di Pio XII, i principi Carlo,
Marcantonio e Giulio Pacelli, ne facevano parte, i loro nomi cominciarono ad
apparire tra quelli degli amministratori di un elenco sempre più lungo di
società. Gli uomini di fiducia della Chiesa erano presenti dappertutto:
industrie tessili, comunicazioni telefoniche, ferrovie, cemento, elettricità,
acqua. Bernardino Nogara sorvegliava ogni settore che promettesse margini di
remunerazione.
Nel 1935, quando Mussolini ebbe bisogno di armi per la campagna d'Etiopia,
una considerevole quantità fu fornita da una fabbrica di munizioni che Nogara
aveva acquisito per il Vaticano. E rendendosi conto, prima di molti altri,
dell'inevitabilità della seconda guerra mondiale, sempre Nogara cambiò in oro
parte del patrimonio Vaticano da lui gestito. Le sue speculazioni sul mercato
dell'oro continuarono per tutto il periodo in cui fu alla guida
dell'amministrazione dei beni del Vaticano.
Sin dai tempi di Pio XII lo IOR, bisognoso di disporre di fondi sicuri, fornì
sbocchi bancari ai fascisti italiani e ai nazisti, nonché alla mafia, anche
perché al tempo della dittatura fascista era molto difficile al Vaticano gestire
liberamente l'Obolo di S. Pietro proveniente dalle due Americhe.
Il 27 giugno 1942 Pio XII decise di cambiare nome all'Amministrazione
speciale per le Opere di Religione che diventò Istituto per le Opere di
Religione. Nasce così un ente bancario dotato di un'autonoma personalità
giuridica e che si dedicherà non soltanto al compito di raccogliere beni per la
Santa Sede, ma anche a quello di amministrare il denaro e le proprietà ceduti o
affidati all'istituto stesso da persone fisiche o giuridiche per opere religiose
e di carità cristiana.
Il 31 dicembre 1942 il ministro delle Finanze del governo italiano Paolo
Thaon di Revel emise una circolare in cui si affermava che la Santa Sede era
esonerata dal pagare le imposte sui dividendi azionari.
Inoltre il Vaticano, essendosi dichiarato neutrale durante la II guerra
mondiale, poté, come la Svizzera, trattare tranquillamente affari con la
Germania di Hitler. Finita la guerra il Vaticano non risarcì mai le vittime
dell'olocausto, restituendo loro i preziosi che i nazisti avevano trasformato in
lingotti.
Anzi la Banca Vaticana contribuì a nascondere l'oro nazista non solo nella
stessa Santa Sede, ma anche presso il santuario di Fatima in Portogallo,
controllato da elementi massonici, i quali solo apparentemente risultano
anticlericali (è noto infatti che la loggia segreta P2 aveva ampi contatti con
gli ambienti vaticani).
Lo IOR ha contribuito anche alla scomparsa di buona parte dell'oro della
Croazia indipendente, che durante l'ultima guerra mondiale collaborava coi
nazisti. Gli ustascia (i cattolici nazisti) massacrarono impunemente ben mezzo
milione di serbi ortodossi, nonché decine di migliaia di ebrei e di gitani.
La leadership ustascia, finita la guerra, si era rifugiata proprio in
Vaticano e in alcune proprietà francescane italiane. Uno dei mediatori che
permise agli ustascia e anche ad altri criminali nazisti di ottenere l'impunità,
fu il segretario di stato Montini, in seguito papa Paolo VI.
In particolare gli ustascia ebbero bisogno della Banca Vaticana proprio per
gestire finanziariamente il loro governo esiliato in Argentina e per spedire i
propri criminali in fuga verso il Sudamerica, l'Australia e altri luoghi con la
protezione della Cia.
Ovviamente il Segretariato Vaticano è a tutt'oggi assolutamente contrario a
rendere pubblici gli archivi relativi alla II guerra mondiale.
Intanto Nogara continuava a lavorare per accrescere le risorse del Vaticano.
Negli anni '50 e '60 lo IOR prese ad arricchirsi coi fondi che molte famiglie
agiate volevano trasferire all'estero per pagare meno tasse.
Furono rafforzati i legami con diverse banche. Già dai primi del Novecento i
Rothschild di Londra e di Parigi trattavano con il Vaticano, ma con la gestione
Nogara gli affari e i partner bancari aumentarono vertiginosamente: Credit
Suisse, Hambros Bank, Morgan Guarantee Trust, The Bankers Trust di New York (di
cui Nogara si serviva quando voleva comprare e vendere titoli a Wall Street),
Chase Manhattan, Continental Illinois National Bank. E Nogara assicurò al
Vaticano partecipazioni in società che operavano nei settori più diversi:
alimentare, assicurativo, acciaio, meccanica, cemento e beni immobili. Un
susseguirsi di successi finanziari senza precedenti per la Chiesa cattolica.
Nel 1954 Bernardino Nogara decise di ritirarsi, senza tuttavia interrompere
l'attività di consulente finanziario del Vaticano, che continuò fino alla morte,
avvenuta nel 1958. La stampa dedicò poco spazio alla sua scomparsa, ma negli
ambienti vaticani si era ben consapevoli della sua eccezionale importanza.
Al geniale banchiere, nel corso della sua lunga attività, venne affiancato il
principe Massimo Spada. Anche lui mostrò lungimiranza e spregiudicatezza nella
gestione degli interessi del Vaticano e si lanciò in varie operazioni, la
maggior parte delle quali in collaborazione con Michele Sindona.
Lo IOR, in quanto istituto che opera con modalità proprie, non è mai stato
tenuto a nessun tipo di informativa - né verso i propri clienti, né verso terzi
- né tanto meno a pubblicare un bilancio o un consuntivo sulle proprie attività.
A ogni cliente viene fornita una tessera di credito con un numero codificato:
né nome né foto. Con questa si viene identificati: alle operazioni non si
rilasciano ricevute, nessun documento contabile. Non ci sono libretti di assegni
intestati allo IOR: chi li vuole dovrà appoggiarsi alla Banca di Roma,
convenzionata con l'istituto vaticano.
I clienti dello IOR possono essere solo esponenti del mondo ecclesiastico:
ordini religiosi, diocesi, parrocchie, istituzioni e organismi cattolici,
cardinali, vescovi e monsignori, laici con cittadinanza vaticana, diplomatici
accreditati alla Santa Sede. A questi si aggiungono i dipendenti del Vaticano e
pochissime eccezioni, selezionate con criteri non conosciuti.
Il conto può essere aperto in euro o in valuta straniera: circostanza,
questa, inedita rispetto alle altre banche. Aperto il conto, il cliente può
ricevere o trasferire i soldi in qualsiasi momento da e verso qualsiasi banca
estera. Senza alcun controllo. Per questo, negli ambienti finanziari, si dice
che lo IOR è l'ideale per chi ha capitali che vuole far passare inosservati. I
suoi bilanci sono noti a una cerchia ristrettissima di cardinali, qualsiasi
passaggio di denaro avviene nella massima riservatezza, senza vincoli né limiti.
Lo IOR è indipendente dagli altri due istituti finanziari vaticani e sulla
sua attività si sa soltanto che è gestito da cardinali di alto livello e da
banchieri internazionali.
Il vescovo Paul Marcinkus, il più famoso dirigente dello IOR, faceva
chiaramente capire che la Banca Vaticana godeva di privilegi assoluti
nell'esportazione all'estero dei capitali. Ed egli era in grado di servirsi dei
noti finanzieri e bancarottieri, Michele Sindona, colluso coi poteri mafiosi
italo-americani, avvelenato in carcere, e Roberto Calvi, presidente del Banco
Ambrosiano, trovato impiccato a Londra; nonché del capo della P2, Licio Gelli,
arrestato per attività sovversiva, e del vescovo Hnilica, che per tutti gli anni
'80 trasferì in Vaticano i fondi anticomunisti provenienti dall'Europa dell'est
e i fondi cospicui provenienti dai pellegrinaggi di Medjugorje in Bosnia.
Utilizzando numerose società fantasma con sede a Panama o nel Lussemburgo, lo
IOR divenne uno dei maggiori esponenti dei mercati finanziari mondiali alla fine
degli anni '70. Era infatti in grado di utilizzare le filiere mafiose di Sindona
per istradare grosse somme fuori dal Paese, sotto il naso di tutti gli organismi
di controllo.
Poi, quando Sindona era diventato meno frequentabile, a seguito dei suoi
debiti con la giustizia, lo IOR cominciò a servirsi di Roberto Calvi e della sua
banca.
In quel periodo nel Vaticano si fronteggiavano due fazioni politiche
contrapposte: una, massonica-moderata, denominata "Mafia di Faenza", faceva capo
a Casaroli, Samorè, Silvestrini e Pio Laghi, l'altra, integralista, legata
all'Opus Dei, faceva capo a Marcinkus, Mons. Virgilio Levi, vice direttore
dell'"Osservatorio Romano", e Mons. Luigi Cheli, Nunzio pontificio presso
l'ONU.
Coinvolto nello scandalo del Banco Ambrosiano di Calvi, lo IOR subì un vero e
proprio terremoto: il cardinale Markinkus riuscì a farla franca solo
appellandosi all'immunità diplomatica.
Dopo le vicende legate al banco Ambrosiano, al crac e al cardinale Marcinkus,
nel 1990 papa Giovanni Paolo II lo ha riformato, affidandone la gestione a
persone laiche ma di credenze cattoliche; lo presiede, infatti, Angelo Caloia,
professore dell'università Cattolica di Milano, ex presidente del Medio Credito
Lombardo e attualmente a capo di due società di Banca Intesa. Ai prelati è
riservata una funzione di vigilanza.
Lo IOR ha sede unica in Vaticano. Ufficialmente non ha filiali in nessun
altro luogo. Non ha accesso diretto ai circuiti finanziari internazionali. Non
aderisce alle norme antiriciclaggio sulla trasparenza dei conti. Il riferimento
è la segreteria di Stato vaticana di monsignor Angelo Sodano. Per operare in
Europa lo IOR si avvale di due grandi banche, una tedesca e una italiana, i cui
nomi non si conoscono. Si pensa a Banca Intesa, della quale lo IOR possiede il
3,37% insieme con la Banca Lombarda e la Mittel (il cosiddetto Gruppo bresciano
dei soci), e di Deutsche Bank, ma nessuno lo conferma con certezza.
Oggi lo IOR amministra un patrimonio stimato in 5 miliardi di euro e funziona
come un fondo chiuso. In pratica ha rendimenti da hedge fund, visto che ai suoi
clienti (dipendenti del Vaticano, membri della Santa Sede, ordini religiosi,
benefattori) garantisce interessi medi annui superiori al 12%. Anche per
depositi di lieve consistenza.
Secondo un rapporto del giugno 2002 del Dipartimento del Tesoro americano,
basato su stime della Fed, solo in titoli Usa il Vaticano ha 298 milioni di
dollari: 195 in azioni, 102 in obbligazioni a lungo termine (49 milioni in bond
societari, 36 milioni in emissioni delle agenzie governative e 17 milioni in
titoli governativi) più un milione di euro in obbligazioni a breve del Tesoro. E
l’advisor inglese The Guthrie Group nei suoi tabulati segnala una joint venture
da 273,6 milioni di euro tra IOR e partner Usa.
I segreti finanziari del Vaticano vengono conservati nelle Isole Cayman, il
paradiso fiscale caraibico, spiritualmente guidato dal cardinale Adam Joseph
Maida che, tra l’altro, siede nel collegio di vigilanza dello IOR. Le Cayman
sono state sottratte al controllo della diocesi giamaicana di Kingston per
essere proclamate Missio sui iuris, alle dipendenze dirette del Vaticano.
In Italia i diritti di voto dei 45 milioni di quote di Banca Intesa (per un
valore in Borsa di circa 130 milioni di euro) sono stati concessi alla Mittel di
Giovanni Bazoli in cambio di un dividendo maggiorato rispetto a quello di
competenza. E quando la Borsa tira, gli affari si moltiplicano. Nel 1998 p. es.
non sfuggì a molti l’ottimo investimento (100 miliardi di lire) deciso dallo IOR
nelle azioni della Banca popolare di Brescia: in meno di 12 mesi il capitale si
quadruplicò, naturalmente molto prima del crollo del titolo Bipop.
Ma il patrimonio dello IOR non è solo mobile. Dell’Istituto si parla anche in
relazione alle beghe con gli inquilini di quattro condomini di Roma e Frascati
che lo IOR, a cavallo fra il 2002 e il 2003, ha venduto alla società Marine
Investimenti Sud, all’epoca di proprietà al 90% della Finnat Fiduciaria di
Giampietro Nattino, uno dei laici della Prefettura degli affari economici della
Santa Sede, e oggi in mano alla lussemburghese Longueville.
Gli inquilini, però, affermano di sentirsi chiedere il pagamento del canone
di locazione ancora dallo IOR, che nei documenti ufficiali compare anche come
Ocrot: Officia pro caritatis religionisque operibus tutandis, con il
codice fiscale italiano dell’istituto: 80206390587.
Per il 25esimo anniversario di pontificato, Giovanni Paolo II il 25 ottobre
2003 ha ricevuto un assegno da 2,5 milioni di dollari, la rendita di un fondo
d’investimento americano da 20 milioni di dollari dedicato a lui, il Vicarius
Christi Fund.
Il denaro è gestito dall’ordine cavalleresco cattolico più grande del mondo,
nato 122 anni fa nel Connecticut: The Knights of Columbus (I Cavalieri di
Colombo), che conta 1,6 milioni di membri tra Stati Uniti, Canada, Messico,
Porto Rico, Repubblica Dominicana, Filippine, Bahamas, Guatemala, Guam, Saipan e
Isole Vergini.
Il suo cavaliere supremo, Virgil Dechant, è uno dei 9 consiglieri dello Stato
Città del Vaticano e anche vicepresidente dello IOR. Con i 2,5 milioni di
dollari regalati a Karol Wojtyla il 9 ottobre 2003, il totale delle donazioni
dell’ordine cavalleresco al vicario di Cristo ha superato i 35 milioni di
dollari. Nulla, in confronto ai 47 miliardi di dollari del fondo assicurativo
sulla vita gestito dai Cavalieri di Colombo, al quale Standard & Poor’s
assegna da anni il rating più elevato.
L’ordine investe nei corporate bond emessi da più di 740 società statunitensi
e canadesi e solo nel 2002, piazzando polizze sulla vita e servizi di assistenza
domiciliare ai suoi iscritti attraverso 1.400 agenti, ha incassato 4,5 miliardi
di dollari (il 3,4% in più rispetto al 2001). Una parte delle entrate, 128,5
milioni di dollari, è stata girata a diocesi, ordini religiosi, seminari, scuole
cattoliche e, ovviamente, al Vaticano che nel 2002, tra la rendita del fondo del
Papa, gli assegni alle nunziature apostoliche di Usa e Jugoslavia, il contributo
alla Santa Sede nella sua missione di osservatore permanente all’Onu e quello
per il restauro della basilica di san Pietro, ha ricevuto dai Cavalieri di
Colombo 1,98 milioni di dollari.
Nato nel 1920, era entrato in servizio all'Ambrosiano nel 1946. Alla fine
degli anni '60 aveva conosciuto il "banchiere della mafia" Michele Sindona,
vicino ad Umberto Ortolani, il numero due della P2, e le relazioni d'affari tra
i due erano divenute fiorenti.
Nel 1971 Calvi diventò direttore generale del Banco Ambrosiano. Sindona lo
mise in contatto con monsignor Marcinkus, fatto da Paolo VI presidente
dell'Istituto per le opere religiose, e con Licio Gelli, capo della P2. Nel 1975
Calvi fu affiliato alla P2 e venne eletto presidente del consiglio
d'amministrazione dell'Ambrosiano.
Così Calvi, Sindona e Marcinkus fondarono in società una banca nel paradiso
fiscale delle Bahamas, la Cisalpine Overseas Bank., per sottrarsi al controllo
delle autorità monetarie italiane: alle imprese del trio partecipavano la
massoneria, i servizi segreti e la mafia.
Il Banco Ambrosiano era nato nel 1893 come istituto bancario cattolico. Dagli
anni '70 fino al crac del 1983 fu il maggiore strumento nazionale di riciclaggio
di denaro sporco, proveniente dalla mafia, dalla P2, dai servizi segreti
deviati, dai traffici illeciti di faccendieri, dai politici.
Calvi fece di tutto per espandere l'attività della banca all'estero
(Sudamerica, Cina, Svizzera, Bahamas), trasferendo cifre astronomiche su conti
segreti (Licio Gelli, Pippo Calò, Francesco Pazienza, Flavio Carboni, Umberto
Ortolani), operando scalate azionarie e tentando di acquistare quotidiani (p.es.
il Corriere della Sera nel 1976). (Flavio Carboni era stato un piccolo
imprenditore sardo legato ad ambienti politici della sinistra Dc, amico di
Armando Corona, repubblicano e Gran Maestro della Massoneria, socio del Gruppo
editoriale l'Espresso; era bene introdotto in alcuni uffici vaticani e
rappresentò il ponte tra Roberto Calvi, Vaticano e politica. Carboni conobbe
Calvi in Sardegna nel 1981 e riuscì presto a conquistare la fiducia del
banchiere, mettendogli a disposizione le sue preziose conoscenze al governo, con
in testa un sottosegretario, democristiano e anche lui sardo, Giuseppe
Pisanu).
Nel Lussemburgo ritroviamo Calvi non solamente nelle holding dei gruppo
Ambrosiano, ma anche come membro dei consiglio d'amministrazione della
Kreclietbank Luxembourg (che occupa, in Cedel, un posto di primo piano). D'altra
parte, la principale loggia massonica lussemburghese lo accetta tra le sue fila,
mentre rifiuta l'ammissione a Michele Sindona, sapendo che questi era stato
condannato in Italia nel 1976 e che era stato arrestato negli Stati Uniti.
Dopo aver riversato vistosi capitali del Banco nelle casse IOR, fidandosi
delle promesse che alcuni leader della DC, tra cui anzitutto Andreotti, gli
avevano fatto circa l'acquisizione di altri gruppi bancari, Calvi si ritrovò
invece ad avere un debito colossale di circa 1,2-1,5 miliardi di dollari (500
miliardi di lire), di cui non è in grado di rendere conto alla Banca d'Italia
(ma si pensa che il buco s'aggirasse sui 3000 miliardi di lire).
Intanto nel 1978 vi è un'ispezione effettuata dalla Banca d'Italia
all'Ambrosiano.
Dopo la scoperta, nel 1981, della lista degli affiliati alla P2 di Licio
Gelli, Calvi venne arrestato per reati valutari e condannato in primo grado.
Nell'ufficio di Gelli infatti erano stati trovati documenti sull'export illecito
di capitali da parte del Banco e di altri istituti di credito.
Calvi viene arrestato sette giorni dopo l'attentato di piazza San Pietro, il
20 maggio 1981. Il precedente 5 febbraio, in relazione al crac di Michele
Sindona, era stato arrestato anche l'amministratore delegato dello IOR, il laico
Luigi Mennini.
Il 6 giugno, nel corso di un colloquio in carcere, il presidente
dell'Ambrosiano affidò a sua moglie e a sua figlia un biglietto da recapitare in
Vaticano con scritto: "Questo processo si chiama Ior"; appena le due donne
uscirono dal carcere, Alessandro Mennini (figlio di Luigi Mennini, e dirigente
del Banco Ambrosiano) tentò di impossessarsi del biglietto intimando loro di non
nominare mai la banca vaticana. Calvi sosteneva infatti che le operazioni
valutarie illecite che lo avevano portato in carcere le aveva effettuate per
conto della banca papale, dunque voleva essere soccorso dalla Santa Sede.
L'agente massone Francesco Pazienza racconterà che durante la detenzione di
Calvi venne mandato da monsignor Marcinkus a Nassau per convincere il figlio del
banchiere, Carlo, a desistere dal creare problemi al Vaticano inviando
continuamente telex e fax per parlare con il papa o col card. Silvestrini.
Marcinkus non era contrario a prestare aiuto a Calvi. Intervenne anche monsignor
Cheli da New York che raccomandò al figlio di Calvi di convincere il padre a non
rivelare segreti di sorta. (Francesco Pazienza, già stretto collaboratore di
Calvi, era diventato nel 1981 un tramite tra Gelli, i servizi segreti italiani e
quelli statunitensi).
I "segreti vaticani" che Calvi doveva tacere ai magistrati italiani erano
legati, in particolare, a varie società-fantasma (Astolfine Sa, Bellatrix Sa,
Belrosa Sa, Erin Sa, Laramie Inc, Starfield Sa), tutte domiciliate nel paradiso
fiscale di Panama, e possedute da tre holding: la Utc (United Trading
Corporation, proprietà dello IOR e domiciliata a Panama), la Manie e la Zitropo
(con sede in Lussemburgo, entrambe partecipate dallo IOR). Le otto
società-paravento erano i terminali dei traffici di Calvi e Marcinkus, ultima
spiaggia della banca vaticana che sfruttava il Banco Ambrosiano Overseas di
Nassau, alle Bahamas, quale "ponte" per ingarbugliare le tracce dei capitali
succhiati dalle casseforti del Banco Ambrosiano di Milano e dispersi nel mar dei
Caraibi (una parte dei quali rientrava in Europa per finanziare il sindacato
polacco Solidarnosc). Era stato proprio su designazione di Calvi che Marcinkus
era entrato a far parte del consiglio di amministrazione della consociata estera
dell'Ambrosiano alle Bahamas, l'Overseas di Nassau.
Erano in pratica gli strumenti di operazioni finanziarie occulte. Come
appureranno i liquidatori dell'Ambrosiano dopo il crac, le varie
società-paravento del duo Marcinkus-Calvi al 17 giugno 1982 avevano drenato dal
gruppo bancario milanese un miliardo e 188 milioni dì dollari, più 202 milioni
di franchi svizzeri, senza che se ne potesse appurare la destinazione finale:
una parte certo utilizzata da Calvi e dalla P2, ma un'altra parte - con
altrettanta certezza - utilizzata dal banchiere di papa Wojtyla.
Monsignor Marcinkus voleva svincolare al più presto le finanze vaticane dal
pericolante partner catto-massone, e recidere ogni legame fra la banca papale e
l'Ambrosiano mantenendo segreti i rapporti pregressi. Calvi, da parte sua,
contava sul soccorso della banca papale per evitare la bancarotta.
Il dirigente del settore estero del Banco Ambrosiano, Giacomo Botta,
dichiarerà ai magistrati milanesi che il dominio dello IOR sul Gruppo del Banco
Ambrosiano era reso palese dalla fulminea carriera di Alessandro Mennini [figlio
dell'amministratore delegato dello IOR, Luigi], entrato inopinatamente in banca
con il grado di vicedirettore; il trasferimento dallo IOR al Gruppo Ambrosiano
della Banca Cattolica del Veneto, cui non era seguito cambiamento alcuno nella
direzione e nell'organo di amministrazione; il finanziamento cospicuo dello IOR
(150 milioni di dollari) che aveva aiutato la neonata società Cisalpine [poi
Baol-Banco Ambrosiano Overseas Limited] ad affermarsi come banca; la presenza di
monsignor Marcinkus nel consiglio di amministrazione della stessa banca di
Nassau; la gelosia con la quale Calvi custodiva e gestiva il proprio esclusivo
rapporto con lo IOR; l'appartenenza allo IOR di Ulricor e Rekofinanz, azioniste
del Banco Ambrosiano, nonché di quattro società titolari dei pacchetti di azioni
del Banco Ambrosiano che la Rizzoli aveva costituito in pegno per un
finanziamento ottenuto da Baol.
Il Vaticano era in sostanza il padrone del Banco Ambrosiano, praticamente
dalla fine degli anni '70.
Il 20 luglio 1981 il Tribunale di Milano dichiarò Calvi colpevole di frode
valutaria, e lo condannò a 4 anni di prigione e a 15 miliardi di lire di multa.
Il banchiere catto-massone ottenne la libertà provvisoria in attesa del processo
d'appello.
Calvi tornò ai vertici del Banco e cercò, insieme al faccendiere Flavio
Carboni, l'aiuto dello IOR. Poche settimane dopo egli si recò in Vaticano, da
monsignor Marcinkus, nella sede dello IOR, ove firmò un documento che liberava
la banca del Papa e Marcinkus da ogni responsabilità per l'indebitamento delle
società panamensi verso il Gruppo Ambrosiano; in cambio, ottenne dallo IOR
lettere a garanzia della situazione debitoria di quelle stesse società, con
scadenza 30 giugno 1982. Attraverso le lettere di patronage della banca del
Papa, e entro quella data, Calvi avrebbe dovuto trovare gli ingenti capitali
necessari al salvataggio del suo impero finanziario.
Calvi non voleva perdere la preziosissima partnership della banca vaticana,
anzi intendeva renderla organica e ufficiale. Ed essendo ormai bruciati i
rapporti con la fazione massonico-curiale, decise di rivolgersi a quella
avversa, con l'obiettivo di arrivare a coinvolgere l'Opus Dei. L'interlocutore
del banchiere massone fu il cardinale Pietro Palazzini, prefetto della
Congregazione per le cause dei santi e caposaldo curiale della fazione
opusiana.
Cardinale di Curia dal 1973, da sempre vicinissimo all'Opus Dei, Pietro
Palazzini era amico di Camillo Cruciani, alto dirigente della Finmeccanica,
fuggito in Messico in seguito allo scandalo Lockheed nel 1976.
Proprio nel periodo della convalescenza di papa Wojtyla, le due opposte
fazioni curiali si misero d'accordo per commissariare la Compagnia di Gesù,
verso la quale nutrivano entrambe una forte ostilità.
Pochi giorni prima che Wojtyla tornasse in Vaticano, il 29 settembre, la
Santa Sede diramò una notizia stupefacente: il presidente della banca vaticana,
monsignor Marcinkus, era stato nominato dal Papa convalescente anche
propresidente della Pontificia commissione per lo Stato della Città del
Vaticano; il capo dello IOR e neo-governatore dello Stato vaticano, inoltre, era
stato promosso al rango di arcivescovo, in attesa di ricevere la porpora.
La notizia della nuova carica cumulata da Marcinkus (il quale in pratica era
divenuto il capo assoluto di tutte le finanze vaticane) suscitò sconcerto nella
stessa Curia, soprattutto nel Segretario di Stato il cardinale Casaroli, da
tempo ai ferri corti con Marcinkus. A causa di Solidarnosc Wojtyla non poteva
fare a meno di Marcinkus: in particolare si dovevano assicurare ingenti
finanziamenti alla leadership moderata di Walesa.
La fazione opusiana appoggiava fortemente il sostegno papale a Solidarnosc:
per questo accettava che le finanze vaticane restassero nelle mani di monsignor
Marcinkus, e che l'arcivescovo americano si facesse carico dei rischiosi
finanziamenti segreti a Walesa. Da notare che l'entourage più stretto di Wojtyla
era convinto che l'attentato fosse collegato alla sua decisione di elevare
l'Opus Dei a Prelatura personale. Tanto che egli accettò una "speciale
protezione" opusiana, nella persona del capitano della Guardia svizzera Alois
Estermann, nuova guardia del corpo del Pontefice.
Quando in Polonia il governo comunista di Jaruzelski impose lo stato
d'assedio per scongiurare l'invasione sovietica e la guerra civile, in Vaticano
il cardinale Casaroli, insieme a molti curiali, riteneva il Sommo Pontefice
corresponsabile della tragedia polacca, gravida di incognite ben più sanguinose.
Si temeva, sopra ogni altra cosa, che emergessero i finanziamenti vaticani a
Solidarnosc, e che il sindacato-partito cattolico voluto e sostenuto da Giovanni
Paolo II a quel punto sfuggisse al controllo politico papale imboccando la
strada dell'insurrezione.
Anche la Loggia P2 - in dissenso dalla fazione massonico-curiale, a
maggioranza fautrice dell'Ostpolitik - approvava i finanziamenti "anticomunisti"
a Solidarnosc. Al punto che persino una parte dei 7 milioni di dollari fatti
affluire nel biennio 1980-81 dalla P2 - tramite l'Ambrosiano - sul conto
svizzero "Protezione" a beneficio del politico italiano Bettino Craxi, venne
utilizzata per aiuti a Solidarnosc.
Nel dicembre 1981 il finanziere Carlo De Benedetti, da pochi giorni
vicepresidente e azionista dell'Ambrosiano (il 18 novembre aveva acquistato per
50 miliardi il 2 per cento del Banco), tentò di appurare con precisione quali
rapporti legassero la banca di Calvi e la P2 alla banca del Papa, ma non
ottenendo da Calvi alcuna risposta, pretese d'incontrare a Roma, per chiarimenti
definitivi, monsignor Achille Silvestrini della Segreteria di Stato vaticana. Il
successivo 22 gennaio 1982 De Benedetti, sottoposto a pressioni e minacce,
lasciò il Banco Ambrosiano cedendo la propria quota del 2 per cento allo stesso
Calvi, per una somma che procurerà al finanziere l'accusa di concorso in
bancarotta fraudolenta e una vicenda giudiziaria lunga e tortuosa conclusasi con
l'assoluzione.
Con il divenire dello scandalo IOR-Calvi-Ambrosiano, la figura di Marcinkus
si faceva sempre più ingombrante per la fazione massonico-curiale, proprio
mentre il potere del presidente della banca papale, nominato anche governatore
dello Stato vaticano, era aumentato a dismisura. Il cardinale Casaroli intendeva
recidere i legami IOR-Ambrosiano mediante una trattativa diplomatica e una
transazione finanziaria; monsignor Marcinkus era assolutamente contrario a una
simile eventualità, ritenendo che la Santa Sede dovesse limitarsi a negare
qualunque responsabilità dello IOR nell'imminente bancarotta dell'Ambrosiano.
Gli echi del contrasto Casaroli-Marcinkus finiranno nelle memorie del massone
Francesco Pazienza. L'agente-collaboratore del servizio segreto militare
italiano racconterà di essere stato mandato in Vaticano dal capo del Sismi, il
generale massone della P2 Giuseppe Santovito, su richiesta della Segreteria di
Stato vaticana, per incontrare il braccio destro del cardinale Casaroli,
monsignor Pier Luigi Celata, il quale pretendeva la rimozione di Marcinkus dallo
IOR, anche per attenuare il potere politico dello stesso Wojtyla sulla curia
vaticana. Wojtyla, fin dalle sue prime mosse, dal punto di vista "politico"
aveva lasciato intuire, contro la linea diplomatica di Casaroli, che il Vaticano
sarebbe andato nella direzione di una linea dura, di scontro frontale con Mosca
e i Paesi satelliti.
Quando Pazienza lascia il Sismi per diventare consulente personale di Calvi,
su richiesta di quest'ultimo, il motivo di questa collaborazione era il
tentativo di coinvolgere l'Opus Dei nell'azionariato del Banco Ambrosiano,
facendo pervenire al cardinale Palazzini proposte, documenti e "confidenze"
sulle connessioni segrete fra lo IOR e l'Ambrosiano. In pratica, Calvi proponeva
alla fazione opusiana di estromettere monsignor Marcinkus dalla presidenza dello
IOR, di affidare la banca papale a un fiduciario dell'Opus Dei, e di far
rilevare dallo IOR una quota societaria del 10 per cento del Banco Ambrosiano
per 1.200 milioni di dollari.
A febbraio del 1982 il cardinale Palazzini diede risposta negativa. Il
cardinale Casaroli, interessato a impedire che l'Opus Dei, così ostile ai
sovietici e tanto amica dei polacchi di Solidarnosc, non voleva ch'essa mettesse
le mani sullo IOR-Banco Ambrosiano. Il Papa la pensava come il cardinale
Palazzini, però non voleva problemi con il suo segretario di Stato e men che
meno con la fazione massonico-curiale.
Il 30 maggio Roberto Calvi rivolse un estremo appello al cardinale Palazzini
perché lo si facesse uscire da una situazione che lo portava alla bancarotta,
chiedendo di poter parlare con Wojtyla.
Così Calvi scrisse a papa Wojtyla il 5 giugno 1982: “Santità sono stato io ad
addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli
attuali e precedenti rappresentanti dello Ior, comprese le malefatte di
Sindona…; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli
rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e
associazioni politico-religiose dell’Est e dell’Ovest…; sono stato io in tutto
il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie,
soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di
ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato…“
(citato in Ferruccio Pinotti, Poteri
forti, Bur, 2005). Calvi si riferiva ai finanziamenti di alcuni regimi
fascisti (Pinochet, Somoza...) e al fatto che aveva contribuito enormemente a
distruggere la linea dell'Ostpolitik dell'ala di Casaroli.
Wojtyla il 6 giugno s'incontra invece con Reagan per stabilire ulteriori
aiuti al sindacato Solidarnosc, i cui leader erano in carcere. Monsignor
Marcinkus si occupa di convogliare al sindacato clandestino anche i
finanziamenti Usa, che si appaiavano ai fondi IOR-Ambrosiano. Dell'accordo
Wojtyla-Reagan vennero tenuti all'oscuro sia la Segreteria di Stato vaticana,
sia il Dipartimento di Stato americano.
Il 12 giugno 1982 Roberto Calvi lascio l'Italia. Quarantottto ore dopo
monsignor Marcinkus firmò una lettera di dimissioni dal Consiglio di
amministrazione del Banco Ambrosiano Overseas di Nassau.
Il 16 giugno il direttore generale dell'Ambrosiano, Roberto Rosone, si recò
in Vaticano, presso la sede dello IOR, avendo saputo che il Banco Ambrosiano
Andino aveva elargito grossi finanziamenti allo IOR, ovvero a società ad esso
facenti capo e che erano stati garantiti con una serie di pacchetti azionari di
ottima immagine, tra cui il 10 per cento circa di azioni del Banco Ambrosiano
(circa 5 milioni e 300 mila azioni). Il credito complessivo del Banco Andino si
aggirava su un miliardo e 300 milioni circa di dollari Usa. Calvi era convinto
di aver trovato finalmente un aiuto concreto.
I responsabili dello IOR erano favorevoli a fare una sorta di transazione,
ossia a restituire il puro capitale, senza interesse alcuno. Ma il 17 giugno le
autorità monetarie italiane deliberarono la liquidazione coatta del Banco
Ambrosiano, che crolla in borsa.
Calvi intanto riceve una lettera da Licio Gelli, il capo della P2, che gli
conferma che Finetti e Seigenthaler, indicati come cassieri romani dell'Opus
Dei, si stavano occupando per salvare l'Ambrosiano dalla bancarotta.
Calvi si era recato a Londra per ottenere un pacchetto finanziario di
salvataggio proveniente dall'Opus Dei (che proprio in quella città aveva il suo
quartier generale), ma l'Opus Dei, in cambio dell'aiuto, chiedeva precisi poteri
politici in Vaticano, ad esempio nella determinazione della strategia verso i
Paesi comunisti e del Terzo mondo. La fazione massonico-curiale di Casaroli,
appoggiata da Andreotti, era contraria.
Calvi venne trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il ponte dei Frati Neri
sul Tamigi, in una zona di Londra la cui polizia dipendeva dal duca di Kent,
capo della massoneria mondiale. Successivamente il pentito della mafia
siculo-americana, F. Marino Mannoia, dirà che a strangolare Calvi fu Di Carlo,
su ordine di Pippo Calò. Verrà uccisa anche la sua segretaria personale.
Il 27 novembre, cioè tre mesi dopo l’annuncio della decisione papale, la
Congregazione per i vescovi ufficializza la erezione dell'Opus Dei a Prelatura
personale del pontefice, la prima nella storia della Chiesa di Roma.
Secondo i calcoli fatti dall'allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta
(la cui denuncia sulle collusioni tra IOR e finanza deviata gli costarono un
lungo "purgatorio" politico), il Vaticano fu coinvolto nello scandalo per una
somma di 1159 milioni di dollari: era il credito di alcune affiliate estere del
Banco verso due società dello IOR, con sede in America Latina. Il Vaticano
rimborsò anni dopo, al Nuovo Banco Ambrosiano, solo una parte (250 milioni di
dollari) della cifra con cui Calvi si era indebitato.
Il 15 ottobre 2003 due pm di Roma – Luca Tescaroli e Maria Monteleone – hanno
chiesto il rinvio a giudizio di quattro persone, con l'accusa di omicidio:
Giuseppe Calò, Ernesto Diotallevi, Flavio Carboni e Manuela Kleinszig.
Nei giorni in cui Roberto Calvi era a Londra vennero segnalate diverse
presenze interessanti: quella di Flavio Carboni e di alcuni camorristi, fra cui
Vincenzo Casillo, luogotenente di Raffaele Cutolo, in contatto con i servizi
deviati e in particolare col faccendiere Francesco Pazienza. Casillo verrà poi
ucciso a Roma in un'auto imbottita di tritolo.
Un altro pentito di mafia, Vincenzo Calcara, per l'omicidio Calvi ha tirato
in ballo Giulio Andreotti, elementi deviati dello Stato e dei Servizi,
massoneria e ambienti vaticani.
Di origine lituana, nato a Cicero, nei sobborghi di Chicago, il 15 gennaio
1922, studiò teologia a Roma divenendo sacerdote nel 1947. Negli anni ‘50 lavorò
nella sezione inglese della Segreteria di Stato vaticana. Lì Marcinkus conobbe
Giovanni Battista Montini, che nel 1963 divenne Papa col nome di Paolo VI. Sotto
il pontificato di Montini la carriera di Marcinkus, sponsorizzata anche dal
segretario del papa, mons. Macchi, decollò.
Soprannominato "Il Gorilla" per il suo aspetto imponente e le maniere spicce,
ebbe l'incarico di organizzare il servizio di guardia del corpo al papa. Nel
1969 venne nominato vescovo e presidente dello IOR.
I prelati vaticani avevano capito l’importanza di dirottare le cospicue
finanze della Santa Sede altrove (e non nelle partecipazioni azionarie di dubbia
moralità quali quelle dell'“Acquamarcia”, della “Wurth – Divisione Armi”, ecc.).
Per quasi 20 anni egli ha diretto lo IOR, capendo subito che direzione
prendere: verso i paradisi fiscali (off-shore) e i giochi sporchi delle scatole
cinesi. La sede dello IOR cominciò ad essere frequentata da personaggi mafiosi o
corrotti: Salvo Lima, Ignazio Salvo, Sindona, ecc.
Come capo della Banca Vaticana, e di una banca che non pubblica un bilancio
annuale e non dà informazioni sui propri investimenti, Marcinkus fece accordi
anche con Michele Sindona, uomo d'affari siciliano con agganci nel mondo della
mafia, presidente della Banca Privata, che in quegli anni comprò o fondò
moltissimi tra istituti di credito e società finanziarie, spesso creati in
paradisi fiscali grazie alle prerogative derivanti dalla extraterritorialità
dello IOR.
(Tra i paradisi fiscali più importanti va annoverato lo staterello del
Liechtenstein (30 mila abitanti di cui 5000 nella capitale Vaduz, con centinaia
di banche e società finanziarie), il quale venne separato dalla diocesi svizzera
di Coira e proclamato Arcidiocesi di Vaduz, immediatamente soggetta alla Santa
Sede. Il Principe regnante del Liechtenstein, titolare di una immensa ricchezza
(controlla la più importante banca del principato) è devotissimo di Santa Romana
Chiesa. Altri paradisi fiscali utilizzati dal Vaticano sono quello delle isole
Cayman - diocesi di Kingston in Giamaica -, e delle Turks and Caicos - diocesi
di Nassau, alle Bahamas - sottratte alle rispettive diocesi, e proclamate “sui
iuris”, e affidate a due eminenti Arcivescovi americani di grandi aderenze nella
Segreteria di Stato Vaticana).
Tra le relazioni d'affari di Marcinkus è molto importante quella con David
Kennedy, allora Presidente della Continental Illinois National Namk di Chicago,
che sarà, nel 1969 nominato ministro del Tesoro nell'amministrazione Nixon.
Questo rapporto è importante perchè è proprio il banchiere-ministro che metterà
Marcinkus in contatto con Michele Sindona, che gli presenterà poi Calvi.
Lo IOR finirà più volte nel mirino della Sec americana (che la multerà per
operazioni finanziarie illecite) e della Banca d'Italia.
Marcinkus parteciperà a ben 23 riunioni del Consiglio d'amministrazione del
Banco Ambrosiano, come se ne facesse parte a pieno titolo (d'altra parte sedeva
nel consiglio di amministrazione dell'Ambrosiano Overseas di Nassau), firmandone
le deliberazioni. L'allora Governatore della Banca d'Italia, Paolo Baffi, e il
Direttore Generale Mario Sarcinelli, conobbero l'onta del carcere e avranno la
carriera distrutta. (Da notare che Andreotti stava dalla parte di Calvi e
dell'Ambrosiano contro la Banca d'Italia).
Alla morte di Paolo VI (6 agosto 1978), divenne papa, col nome di Giovanni
Paolo I, per soli 33 giorni, Albino Luciani, deceduto, in circostanze mai del
tutto chiarite, nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1978. Il collegio dei
cardinali respinse tutte le richieste di procedere ad una autopsia.
La morte improvvisa di Luciani viene collegata al fatto che all'inizio degli
anni '70 Marcinkus aveva ordinato l'arresto delle attività della Banca Cattolica
del Veneto e la sua integrazione all'interno dell'Ambrosiano, senza consultare
né informare il consiglio d'amministrazione della banca così assorbita. Ora, la
Banca Cattolica del Veneto era la banca privata al servizio del patriarca di
Venezia e il suo presidente era proprio Albino Luciani, futuro Papa Giovanni
Paolo I.
In un suo libro del 1984, In
nome di Dio. La morte di papa Luciani, il giornalista inglese David Yallop
ipotizza che Luciani fosse stato vittima di una congiura "di palazzo". Secondo
Yallop, l'intenzione di operare un ricambio immediato ai vertici delle finanze
vaticane (a partire da Marcinkus), e di allontanare gli ecclesiastici in odore
di massoneria non sarebbe estranea alla morte del papa che venne trovato morto
con in mano il libro "L'imitazione di Cristo"; si disse poi che si trattava in
realtà di fogli di appunti, di un discorso da tenere ai gesuiti ed infine
qualcuno ipotizzò che tra le sue mani vi fosse l'elenco delle nomine che
intendeva rendere pubbliche il giorno dopo (anche su chi ritrovò effettivamente
il corpo del papa vi sono diverse versioni, così come sull'ora reale della
morte).
In coincidenza con l’elezione di Luciani venne pubblicato un elenco di 131
ecclesiastici iscritti alla massoneria, buona parte dei quali, erano del
Vaticano. La lista era stata diffusa da un piccolo periodico "O.P. Osservatore
Politico" di quel Mino Pecorelli destinato a scomparire un anno dopo l’elezione
di Albino Luciani in circostanze mai chiarite. Secondo molti, "O.P." era una
sorta di strumento di comunicazione adoperato dai servizi segreti italiani per
far arrivare messaggi all’ambiente politico. Pecorelli, tra l’altro, era legato
a filo doppio con Gelli come lo erano Sindona e Calvi.
Nella lista ecclesiastico-massonica comparivano, tra altri, i nomi di: Jean
Villot (Segretario di Stato), Agostino Casaroli (capo del ministero degli Affari
Esteri del Vaticano), Paul Marcinkus, il vicedirettore de "L’osservatore Romano"
don Virgilio Levi, Roberto Tucci (direttore di Radio Vaticana.
Il libro dello scrittore inglese David Yallop, In
nome di Dio. La morte di papa Luciani, passa in rassegna tutti gli elementi
di quel fatidico 1978, fino a sospettare sei persone dell’omicidio di Albino
Luciani: il Segretario di Stato Jean Villot, il cardinale di Chicago John Cody,
il presidente dello IOR Marcinkus, il banchiere Michele Sindona, il banchiere
Roberto Calvi e Licio Gelli maestro venerabile della Loggia P2.
Sotto il pontificato di Giovanni Paolo II la posizione di Marcinkus divenne
ancora più forte: diventerà praticamente l'uomo più potente del Vaticano dal
1971 al 1989. Marcinkus si sentiva in credito con Giovanni Paolo II, perché in
America aveva coperto lo scandalo dei preti polacchi di Filadelfia, che avevano
fatto delle truffe: molti preti polacchi furono chiamati dal papa e collocati
vicini a lui.
Essendo lo IOR una banca che non doveva rendere conto a nessuno se non al
papa, in quegli anni la Banca Vaticana gestì e raccolse capitali enormi, spesso
di incerta provenienza (“Immobiliare Roma”, “Tangentone Enimont”, “Banca di
Roma”, fino alla popolare di Lodi...). Soldi che vengono utilizzati per
finanziare gruppi e movimenti di opposizione ai regimi comunisti, in particolare
Solidarnosc in Polonia.
Attraverso Sindona, era entrato in rapporto con Marcinkus anche Roberto
Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, che arriva a costituire - grazie ai
rapporti con il mondo malavitoso, i servizi segreti e la loggia massonica
segreta P2 - con Marcinkus, Gelli (capo della loggia P2) e il finanziere Umberto
Ortolani, una sorta di comitato d'affari che opera attraverso banche e
consociate estere, spostando capitali, manovrando fondi neri o provenienti da
operazioni o fonti illecite, ma anche esportando valuta aggirando le norme
bancarie.
Nel febbraio 1987 il giudice istruttore del tribunale di Milano, Renato
Bricchetti, emette un mandato di cattura contro Paul Marcinkus, Luigi Mennini e
Pellegrino de Strobel, i vertici dello IOR, individuando gravi responsabilità
della Banca Vaticana nel crac del Banco Ambrosiano, ma la Cassazione non
convalida il provvedimento, a causa dell'art. 11 dei Patti Lateranensi, che
recita: "gli enti centrali della Chiesa sono esenti da ogni ingerenza da parte
dello Stato italiano".
Nel 1990 Giovanni Paolo II promulga i nuovi statuti dello IOR. Tra le figure
di garanzia, quella di un prelato che garantisca l'eticità degli investimenti
dell'Istituto. Carica che ricoprirà mons. Donato De Bonis, già braccio destro di
Marcinkus.
Marcinkus si ritira in una parrocchia dell'Illinois e poi presso la diocesi
di Phoenix, dove è morto a 84 anni nella città di Sun City (in Arizona, dove
risiedeva e curava la parrocchia di San Clemente),
Consulente finanziario del Vaticano e della mafia italo-americana (in
particolare la famiglia Gambino), il finanziere siciliano Sindona negli anni '60
diviene un protagonista del mercato finanziario americano. Sospettato negli Usa
di essere coinvolto nel traffico internazionale di stupefacenti e legato ad
ambienti mafiosi, Sindona può continuare a gestire i suoi affari grazie ai
rapporti con la democrazia cristiana (in particolare Andreotti) ed alle
credenziali che gli derivano dal suo legame personale con Paolo VI.
Quest'ultimo lo incarica di eludere la legislazione fiscale sottraendo alla
tassazione l'ingente patrimonio azionario vaticano (che esulava dai privilegi
fissati dal Concordato). Sindona non tradisce le aspettative del Pontefice e
trasferisce gli investimenti nel mercato esentasse degli eurodollari, tramite un
rete di banche off-shore domiciliate nei paradisi fiscali. I Madonìa erano in
affari con Sindona attraverso lo IOR del Vaticano.
Nel 1974, anno del crac della Banca Privata Italiana (condanna a 15 anni),
viene anche accusato di bancarotta dal governo americano (per il crac della
banca Franklin, condanna a 25 anni). Arrestato a New York nel 1976 ed estradato
in Italia nel ‘79 (nonostante i tentativi di Licio Gelli), viene condannato per
vari reati e poi, nel 1986, anche per l'omicidio di Giorgio Ambrosoli,
liquidatore di una delle sue banche, assassinato nel 1979 da un killer
italo-americano pagato da Sindona. Ambrosoli era stato incaricato dalla Banca
d'Italia di recuperare il denaro sottratto ai risparmiatori e ai piccoli
azionisti.
Andreotti cercò di salvare Sindona attraverso il ministro del Commercio
Estero Gaetano Stammati, anch'egli, come Sindona, iscritto alla P2. La DC aveva
infatti ricevuto da Sindona nel 1974 circa 2 miliardi di lire, mai più
restituiti.
Sindona morì nel supercarcere di Voghera, avvelenato da un caffé al cianuro
nel 1986.
I tabulati della loggia massonica Propaganda 2 vengono trovati nel
marzo 1981 nella casa di Licio Gelli (ex fascista e repubblichino, collaboratore
da sempre dei servizi segreti americani), durante le indagini giudiziarie sul
caso Sindona. L'allora presidente del Consiglio, Forlani, si rifiutò di
pubblicizzarli: fu la commissione parlamentare Sindona a farlo.
Gli iscritti alla P2 erano 953, ne mancavano 1650. Tutti avevano
giurato fedeltà alla massoneria. Il governo Forlani fu costretto a dimettersi,
sostituito dal governo Spadolini (1981).
Tra gli iscritti figuravano esponenti politici, giornalisti,
autorità civili e militari (soprattutto dei servizi segreti), personaggi del
mondo economico e dello spettacolo.
Fu approvata una legge che sancì lo scioglimento della P2 e il
divieto di costituire associazioni segrete, soprattutto se a scopo eversivo,
come appunto la P2.
La commissione parlamentare d'inchiesta che ha messo in luce
l'attività eversiva della P2 era capeggiata dalla democristiana Tina Anselmi
(1981-1984). La commissione non riuscirà a scoprire i referenti internazionali
della loggia.
Gelli si era iscritto alla massoneria nel 1963 e tre anni dopo il
gran maestro Giordano Gamberini l'aveva trasferito a dirigere la loggia
Propaganda 2, di cui diventa "maestro venerabile" nel 1975.
La sua loggia ebbe una parte rilevante nel tentativo di colpo di
stato del principe Julio Valerio Borghese nel 1970.
Ma la vera strategia della P2 è l'occupazione del sistema politico
ed economico attraverso il controllo delle nomine di vertice, in funzione
soprattutto anticomunista.
Licio Gelli investiva il denaro dei Corleonesi di Totò Riina nella
banca dello IOR in Vaticano, ha detto il pentito Francesco Marino Mannoia.
Quando Gelli viene arrestato a Ginevra, dopo la scoperta dei
tabulati, il suo ruolo viene assunto da Francesco Pazienza.
Gelli evade dal carcere di Ginevra nel 1983. Nel 1987 si presenta
al palazzo di Giustizia di Ginevra e nel 1988 viene estradato in Italia. Rimane
in carcere per due mesi, poi viene rilasciato per motivi di salute.
Quando nel 1988 viene emessa la sentenza sulla strage della
stazione di Bologna, Gelli viene condannato a 10 anni per calunnia
aggravata.
Di recente ha donato all’archivio di Stato pistoiese la parte
“presentabile” dei suoi documenti storici e si è orientato verso posizioni di
centro-sinistra. Ha chiesto il ritiro di tutte le basi americane dall'Italia, il
ritiro di tutti i nostri soldati dalle cosiddette "missioni di pace", la
rinuncia del voto agli italiani all'estero.
L’ultimo depistaggio sulla bomba esplosa alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980 tira in ballo una delle vittime dell’eccidio: Mauro Di Vittorio, ventiquattrenne romano originario del popolare quartiere di Torpignattara. Pur di renderlo funzionale al teorema della pista palestinese i suoi accusatori non hanno esitato a riscrivere cinicamente il suo passato. Il grossolano tentativo di modificare quanto era già emerso 32 anni fa, nei giorni immediatamente successivi all’esplosione, fallisce clamorosamente di fronte alle testimonianze dei familiari di Di Vittorio e alla mole di materiali documentali esistenti
Mauro Di Vittorio, Lotta continua 21 agosto 1980
«Prendo un passaggio da un ragazzo tedesco che come salgo mi offre di accendere una pipetta di fumo mi tranquillizza un po’, ma alla seconda pipa nella quale c’erano minimo due grammi di nero mi sconvolgo in modo veramente pauroso. Con la terza la tensione è salita di molto e mi sento male, molto male. Ho un trip violentissimo e delle visioni allucinanti, e per fortuna sono molto stanco per cui mi metto a dormire. Quando il tipo mi sveglia sto meglio e ho fatto molta strada. La sera dopo un passaggio di un belga molto simpatico arrivo a Liegi. Sono contento perché la strada da fare è poca, per cui penso di arrivare il giorno dopo».
L’Europa in autostopÈ il 30 luglio 1980, Mauro Di Vittorio sta attraversando l’Europa in autostop diretto a Londra, inconsapevole di avere pochi giorni di vita davanti a sé. Giunto a Dover gli inglesi lo rimandano indietro perché non ha con sé sufficienti garanzie di reddito. Costretto a rientrare in Italia, tre giorni più tardi salta in aria insieme ad altre 300persone (85 morirono) nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna. Oltre venti chili di gelatinato e compound b, una micidiale miscela nascosta molto probabilmente in una valigia, mettono fine per sempre al suo ritorno. Il racconto degli ultimi giorni di vita di Mauro è in un quaderno in cui sono annotate le tappe e gli incontri del viaggio, probabilmente scritto durante il rientro. Dopo 30 anni le pagine di questo diario sono diventate un affaire di Stato, un presunto mistero – secondo il parlamentare Enzo Raisi, già membro della commissione Mitrokhin – che sulla loro veridicità solleva dubbi insinuando che dietro vi sia una manipolazione per nascondere la responsabilità diretta, anche se involontaria, dello stesso Di Vittorio nella strage.
La fabbrica delle patacche ispirata dalla trama di un romanzoPer il parlamentare di Fli, che sulla vicenda ha depositato un’interpellanza parlamentare urgente annunciando anche la prossima uscita di un libro, il giovane sarebbe stato un appartenente «all’area di Roma sud dell’Autonomia Operaia», incaricato di trasportare per conto di un gruppo palestinese, l’Fplp di George Habash in contatto con Carlos, la valigia poi esplosa per un incidente o forse addirittura per una trappola architettata all’insaputa del giovane. Episodio che, sempre secondo Raisi, andrebbe iscritto tra i retroscena del lodo Moro (l’accordo segreto tra Sismi e guerriglia palestinese per salvaguardare l’Italia da attentati in cambio del transito di armi), come un incidente di percorso o come una rappresaglia per la sua violazione l’anno precedente, quando davanti al porto di Ortona furono arrestati, perché trovati in possesso di un lanciamissili destinato alle forze palestinesi, tre esponenti dell’Autonomia romana e successivamente Abu Anzeh Saleh, responsabile dell’Fplp in Italia. Raisi fonda i suoi sospetti sul fatto che nel fascicolo delle indagini, «non sembrerebbe risultare verbalizzato alcun rinvenimento di documento d’identità o agenda del Di Vittorio». Non è affatto vero ma al parlamentare non interessa al punto da sollevare ombre anche sulla scheda biografica presente nel sito web dell’Associazione familiari vittime del 2 agosto 1980, nella quale sono riportati alcuni brani virgolettati del diario.
A rafforzare i dubbi di Raisi ci sarebbero delle nuove testimonianze che riferiscono lo strano comportamento di una ragazza e di un uomo dalle sembianze mediorientali che avrebbero realizzato una ricognizione del cadavere di Di Vittorio all’obitorio di Bologna, fuggendo intimoriti prima che «il primario e il maresciallo presenti sul posto riuscissero a raggiungerli per identificarli». Sarà soltanto una coincidenza ma il castello di sospetti avanzato da Raisi ricalca senza molta originalità la fantasiosa trama del romanzo Strage, di Loriano Machiavelli (circostanza segnalata dal sempre attento Ugo Maria Tassinari nel suo sito FascinAzione.info), uscito sotto pseudonimo e tra mille polemiche nel 1990 per Rizzoli e ripubblicato due anni fa da Einaudi, nel quale si narra la storia di una coppia di giovani che gravitano nell’area dell’Autonomia, si riforniscono di armi tra Parigi e la Cecoslovacchia fino a quando uno dei due salta in aria alla stazione di Bologna con una valigia di esplosivo attivata a sua insaputa da un sofisticato congegno trasportato da un’emissaria dei “poteri occulti”. Guarda caso anche qui la ragazza si reca all’obitorio con altri compagni.
Una forzatura di troppo Il deputato post-missino, citando una testimonianza rilasciata 26 anni dopo i fatti dalla sorella maggiore di Di Vittorio, Anna, a Giovanni Fasanella e Antonella Grippo nel libro “I silenzi degli innocenti” (Bur, 2006), lascia intendere che la «strana telefonata» che informò i familiari del rinvenimento a Bologna della carta d’identità di Mauro, non proveniva dalla questura ma da probabili complici del giovane. Sempre Anna, alcuni anni fa concesse il perdono a Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, membri dei Nar condannati per la strage, con una lettera che facilitò l’accesso della Mambro alla liberazione condizionale.
Lo scorso 2 agosto, come se nulla fosse, anche Fioravanti, ormai libero, ha ipotizzato in un articolo apparso sul Giornale un ruolo dell’«autonomo» Di Vittorio nella strage.
Ma su questo argomento, Anna Di Vittorio e suo marito Gian Carlo Calidori, anche lui colpito negli affetti dalla strage, non hanno intenzione di scendere in polemica. Ritengono che ognuno debba rispondere alla propria coscienza: «Chi siamo noi due per giudicare gli altri?». In realtà, come ci ha spiegato Anna Di Vittorio, «non è mai esistita nessuna telefonata misteriosa».
D’altronde quanto riportato nel libro non trova riscontro nelle dichiarazioni rilasciate dagli altri familiari il giorno del riconoscimento ufficiale della salma di Mauro.
Luciana Sica di Paese sera, in una cronaca apparsa il 13 agosto 1980, racconta le ore passate nella casa di via Anassimandro, nel quartiere romano di Torpignattara. Descrive il clima attonito di una famiglia che per dieci lunghi giorni non ha voluto credere ai ripetuti segnali che annunciavano la tragica fine del loro congiunto, come la telefonata della questura felsinea del 3 agosto che – forse per un eccesso di cautela – riferiva soltanto del generico ritrovamento della sua carta d’identità in città. La cronista raccoglie le prime dichiarazioni del fratello più piccolo, Marcello, e quelle della zia che ancora non riescono a capacitarsi di quella rimozione. Riferisce dell’interessamento dei vicini che invece hanno sentito in televisione la descrizione dei corpi ancora non identificati ed hanno subito capito; finalmente Anna dopo una telefona all’obitorio decide di partire verso la capitale emiliana insieme a due amici. E’ lunedì 11 agosto, giunta all’istituto di medicina legale entra, sono le nove di sera e all’interno c’è poca luce, i suoi amici non resistono all’odore, tutt’intorno ci sono resti di cadaveri, Anna «vede il corpo del fratello, esce e dice di non averlo riconosciuto».
Chiama Marcello a Roma per sapere se Mauro avesse dei pantaloni di velluto grigio. La risposta non offre scampo: «E’ lui».
Il mistero inesistente del diario A chiarire invece il mistero del diario ci pensa Lotta continua che il 21 agosto 1980 ne pubblica il testo integrale insieme a una lettera firmata «I compagni di Mauro». Nel resoconto del viaggio Di Vittorio racconta di essere partito da Roma in automobile insieme a un amico di nome Peppe, probabilmente il 28 luglio. Due giorni dopo alla frontiera di Friburgo i doganieri tedeschi trattengono la macchina di Peppe perché due anni prima era stato trovato senza biglietto sulla metropolitana di Monaco e non ha ancora pagato la multa. Mauro gli lascia tutti i suoi soldi e prosegue solo, in autostop, con la speranza di arrivare rapidamente a Londra, nello squat di Brixton dove viveva, per trovare altro denaro da inviare a Peppe. I numerosi dettagli riportati offrono facili possibilità di riscontro sulla veridicità intrinseca del racconto e se ancora non bastasse c’è l’importo del biglietto del treno non pagato da Mauro durante il viaggio di ritorno che arrivò alla famiglia, quasi come una beffa, dopo la morte. Ancora più interessante è la lettera dei suoi compagni, dalla quale si capisce che Mauro non era un militante e non era mai stato vicino all’Autonomia.
Gli autori del testo sono ex di Lotta continua del circolo di Torpignattara, ancora aperto nel 1980 – come accadde anche per altre sedi del gruppo – punto di riferimento per una parte di quella fragorosa comunità politico-esistenziale che non si era rassegnata allo scioglimento dell’organizzazione quattro anni prima. Mauro, che dopo la morte prematura del padre aveva lasciato la scuola per aiutare la famiglia, era molto conosciuto, amato e stimato. I suoi compagni lo descrivono come «Una persona, un compagno inestimabile che sapeva dare tutto a tutti. Capace di dare se stesso in qualsiasi momento. La persona che tutti avrebbero voluto vicino per qualsiasi cosa: per un viaggio, per parlare di se stessi, della vita, delle contraddizioni e dei problemi che ci si presentano quotidianamente».
Un indiano metropolitano a LondraLa domenica successiva, sempre su Lotta Continua, appare un’altra lettera che è quasi una seduta pubblica d’autocoscienza. In polemica con i toni ritenuti troppo politici della prima, i suoi autori che si firmano «Alcuni amici di Mauro» sostengono che «per Mauro la parola compagno era diventata vuota e priva di senso come lo è diventata per noi, perché questa maturazione l’avevamo vissuta insieme e insieme avevamo smesso di illuderci e insieme avevamo visto crollare miti, ideologie e propositi rivoluzionari. Quindi, oggi, il minimo che possiamo fare è rispettare il suo modo di vedere, le sue disillusioni. Evitare quindi cose che suonano speculative, evitare analisi che lui non avrebbe fatto, evitare termini in cui non si riconosceva più, evitare inni alla rivolta di cui tutti conosciamo la falsità e la vuotezza». C’è l’intera parabola di quel che accadde in un pezzo del movimento del 77 in queste frasi che annunciano l’epoca del grande riflusso, dove le grandi narrazioni cedono spazio a traiettorie più intimistiche e personali, in ogni caso situate a una distanza siderale dall’immagine del giovane dalla doppia vita con la valigia piena di esplosivo suggerita da Enzo Raisi. Mauro Di Vittorio con i suoi lunghi capelli neri che sembrano anticipare la moda dei dread, la barba folta e l’aspetto freak, era un’altra persona. Chi lo descrive oggi come l’autore della strage di Bologna lo ha ucciso una seconda volta. «Quest’accusa – replica Gian Carlo Calidori – ci sta facendo vivere un’esperienza sgradevole, ma nonostante ciò continuiamo a confidare, come sempre, nelle Istituzioni della Repubblica Italiana». E Anna aggiunge: «Nell’agosto del 1980 sono andata a Bologna. Ho visto il cadavere di mio fratello Mauro: era intatto; non carbonizzato; con una sola ferita, mortale, nel costato. Poi, ho incontrato la Polizia Ferroviaria che, molto umanamente, mi ha consegnato gli effetti personali di mio fratello, tra cui il diario di Mauro».
E VENNE IL GIORNO, INFAUSTO GIORNO??? SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE... SILVIO FU CONDANNATO AI SERVIZI SOCIALI E AFFIDATO ALLA COMUNITA' DI RECUPERO DI RAGAZZE MADRI EXTRACOMUNITARIE DI DON GIGLIO, PICCOLA COMUNITA' SITA SOPRA IL MONTE ROSA, COMUNITA' CHE OPERA NEL SOCIALE E COME MISSION ACCOGLIE TUTTE QUELLE DONNE ABUSATE DA POTENTI DI TURNO, LOSCHI DI OGNI RISMA E SEMPLICI DISPERATE SENZA FISSA DIMORA...
SILVIO INIZIO' IL SUO CALVARIO IL 15 AGOSTO 2013, PROPRIO A FERRAGOSTO, GIORNO CHE SOLITAMENTE SI PRENDEVA PER CAZZEGGIARE CON APICELLA IN COSTA SMERALDA, AVVOLTO DA BANDANA E CON INFRADITO RIALZATO, PER CANTARE VECCHI STANDARD NAPOLETANI E BALLATE FRANCESI RETRO'... MA QUESTA VOLTA CI FU UN CAMBIO PROGRAMMA, QUEI GIUDICI COMUNISTI MANGIA BAMBINI DI MAGISTRATURA DEMOCRATICA, L'OBBLIGARONO A LAVORARE PER DON GIGLIO 7 GIORNI ALLA SETTIMANA COME AIUTO-CUOCO... UNA DURA CONDANNA PER UNO COME LUI, ABITUATO A TAPPETINI DI ROSE ROSSE E INCHINI ZERBINATI, UNA CONDANNA CON TANTO DI CONTRAPPASSO DANTESCO... PROPRIO LUI CHE TUTTA LA VITA AVEVA PAGATO TROIE DI REGIME ANCHE MINORENNI, DOVEVA ORA AIUTARE GIOVINI DONNE PROBLEMATICHE NELLA VITA QUOTIDIANA DELLA COMUNITA', SVOLGENDO QUELLE MANSIONI DOMESTICHE PER RICREARE QUELL'AMBIENTE FAMILIARE ED AFFETIVO CHE FORSE NON AVEVANO MAI VISSUTO... UFFICIALMENTE AFFIDATO ALLE CUCINE COME SGUATTERO, DOVEVA TALVOLTA FARE L'EDUCATORE ED INTRATTENERE LE GIOVINI DONNE, SPESSO DEPRESSE, CONFORTANDOLE E FACENDOLE SENTIRE A CASA LORO...
CASA DOLCE CASA, PENSO' DON GIGLIO, CONTENTO DEL NUOVO ACQUISTO COSI' FAMOSO, CONTENTO DI REDIMERE TALE PERSONALITA' TRAVIATA DALLA FICA CON AGGIUNTA DI FRUSTAZIONE PROSTATICA VENTENNALE E QUINDI PERSONALITA' COMPRESSA E REPRESSA... GLI FU VIETATO L'USO DEL TELEFONINO, DELLA TELEVISIONE ED OGNI CONTATTO ESTERNO... ERA ECCITATO IL PRETE ALL'IDEA DI CAMBIARE RE SILVIO, PENSO': "MEGLIO TARDI CHE MAI" !!! I GIORNI PASSARONO LIETI E DURANTE TUTTA L'ESTATE SILVIETTO SI COMPORTO' BENE PULENDO LE STOVIGLIE, FACENDO I SUGHI PER LA PASTA, SI DIMOSTRO' PERFINO UN BUON CUOCO E PRESTO INVENTO' LA PASTA ALLA RUBY, CON POMODORO E PEPERONI PICCANTI... FU UN BRAVO EDUCATORE, SEMPRE PRONTO AD ASCOLTARE TUTTI NESSUNA ESCLUSA, E FU PURE UN BRAVO PSICOLOGO, PRONTO A DARE CONSIGLI ANCHE INTIMI... MA POI TUTTO FINI'...!!!
VERSO SETTEMBRE INIZIARONO I PRIMI PRURITI PROSTATICI, TORNARONO I PRIMI KRIBBIO, QUEI VECCHI KRIBBIO DI UN TEMPO, QUANDO COMBATTEVA SUL SUO CAVALLO NANO CONTRO I COMUNISTI MANGIAPRETI MA PIENI DI PRETI NEL PARTITO, QUANDO LOTTAVA CONTRO L'ASSE DEL MALE, E FORSE NON AVEVA PURE NEANCHE TANTO TORTO NEL RITENERLO TALE, INSOMMA, QUANDO ERA GIOVANE E SENZA CAPELLI... IL TEMPO PASSO' IN FRETTA ED ARRIVO' IL SUO COMPLEANNO, NESSUNO SEPPE MAI LA SUA VERA ETA', MA CIO' NON IMPORTAVA, SILVIO ERA DIVENTATO UNA VERA STAR NELLA COMUNITA' E IN VIA ECCEZIONALE, FU INVITATO ANCHE IL SUO FIDO MENESTRELLO DI NAPOLI PER FESTEGGIARLO... LE RAGAZZE MADRI INIZIARONO A VOLERGLI BENE, DIVENTO' PRESTO LA MASCOTTE DI DON GIGLIO E TUTTO IL MONTE ROSA IN FESTA LO CELEBRO' PER UNA NOTTE INTERA... FU PROPRIO DURANTE QUELLA NOTTE CHE SILVIETTO EBBE I RIGURGITI DI FICA, NON NE POTEVA PIU', IL VECCHIO LUPO DI MARE TORNAVA AD ESSERE QUELLO CHE ERA SEMPRE STATO, DIFFICILE CAMBIARE LA PROPRIA PELLACCIA AD OTTANTA ANNI... E QUINDI CI PROVO' COME SOLO LUI SAPEVA FARE... " KRIBBIO, QUESTA SERA, DOPO TANTI MESI DI DURO LAVORO, MI MERITO QUALCOSA DI SPECIALE E CON TUTTE QUESTE DONNE A DISPOSIZIONE MI PIACEREBBE FARE UNO DI QUEI VECCHI E CARI BUNGA BUNGA DI UN TEMPO, VOGLIO INVITARE ANCHE IL NOSTRO CARO DON GIGLIO CON IN SOTTOFONDO IL BUON APICELLA CHE IMPROVVISERA' SERENATE OSE'... MI CONSENTANO..."
SILVIO CONVINSE TRE RAGAZZE MADRI A FARE UN BEL TRIANGOLO DELLE BERMUDA NELLA SUA STANZETTA, DENTRO L'ARMADIO RIPOSE IL SUO FIDO APICELLA E DIETRO LO SPECCHIO DON GIGLIO COME GUARDONE, CHE DA ALLORA DIVENTO' RICATTABILE... FU UNA LUNGA NOTTE DI SESSO SELVAGGIO, MA NON POTENDO AVER RAPPORTI COMPLETI USO' DEI FALLICI OGGETTI IMPROVVISATI, COME MINIPIMER, STATUETTE DELLA MADONNA DI LEGNO, CANDELABRI E STRUMENTI DA GIARDINAGGIO VARI... CHE NOTTE, CHE NOTTE!!! SILVIO SI VANTO' PER MESI DI QUELLE PERFORMANCE RUBATE IN CAMBIO DI PROMESSE E VITALIZI... QUALCOSA CAMBIO', DA SEMPLICE OSPITE AIUTO-CUOCO RECLUSO, DIVENNE POCO ALLA VOLTA IL NUOVO LEADER DELLA COMUNITA'... AVENDO REGISTRATO CON UNA MICROSPIA TENUTA OCCULTATA PER MESI ALL'INSAPUTA DEGLI OSPITI, RICATTO' TUTTI DIVENTANDO VERSO LA FINE DELL'ANNO IL NUOVO CAPO ASSOLUTO, CREANDO UN GOVERNO OMBRA, MENTRE UFFICIALMENTE ERA ANCORA DON GIGLIO IL RESPONSABILE DI TUTTO L'AMBARADAN... UN DUCETTO PARALLELO CHE FACEVA I SUOI SPORCHI COMODI E COME UN MAGNACCIA FACEVA PROSTITUIRE TUTTE LE OSPITI FEMMINILI CON GLI ABITANTI DEL MONTE ROSA... A NATALE AVEVA GIA' IN PUGNO TUTTA LA COMUNITA' MONTANA ED ANCHE A VALLE C'ERA CHI USUFRUIVA DEI SUOI FAVORI IN CAMBIO DI ALTRI FAVORI...
IL TEMPO PASSO' INESORABILE E PRESTO FU CAPODANNO... SILVIO CHIESE A BABBO NATALE UN BEL TELEVISORE, UN COMPUTER ED UN MICROFONO... FU ACCONTENTATO E FECE DALLA SUA COMUNITA' UN COMIZIO PER TUTTO IL 31 DICEMBRE FINO ALL'ALBA, INTERVALLATO DA CANZONI CELTICHE. LO FECE A RETI UNIFICATE, RIPRENDENDOSI CON LA WEBCAM, LUI DIETRO A 13 DONNE UBRIACHE E ACCANTO A DON GIGLIO, ORAMAI COOPTATO IN TOTO E SENZA PIU' PUDORI... FU IL COMIZIO DELL'ANNO, IL POPOLO LO OSANNO', POI VENNE FATTO UN NUOVO PROCESSO, SILVIO TORNO' IN AUGE COME AI TEMPI D'ORO E TUTTA ITALIA LO VOLLE COME NUOVO PAPA... FU INCORONATO SILVIO I° DI MONTEROSA, LA SUA SEDE DA ARCORE FU SPOSTATA DIRETAMENTE IN VATICANO E LE SUORE DIVENNERO TROIE DI REGIME... CANDIDO' ANCHE TUTTE E 13 LE RAGAZZE MADRI, DON GIGLIO DIVENTO' MINISTRO DELL'ISTRUZIONE...
"DA OGGI IN AVANTI LE SUORE SARANNO NUDE SOTTO I GREMBIULONI, COME NELLE COMMEDIE ANNI 70, BALLERANNO IL WAKA WAKA E CANTERANNO "PER FORTUNA CHE SILVIO C'E'..." PRIMA E DOPO LA MESSA... I CARDINALI LI SCEGLIERO' TRA I MIEI AVVOCATI E IO SARO' IL VOSTRO NUOVO PROFETA...CAMMINERO' SULLE VOSTRE ANTENNE E LE ACQUE SI APRIRANNO DINNANZI A ME... I PESCI SARANNO MOLTIPLICATI PER I POVERACCI, MA MI RICORDERO' DEI VECCHI AMICI E TUTTA LA COMUNITA' DI DON GIGLIO PRESIEDERA LE MIE MESSE PARTICOLARI OGNI DOMENICA E FESTIVITA' CON TANTO DI... AMEN...!!! "
PRESTO I MAGISTRATI FURONO INCARCERATI E LA GIUSTIZIA DIVENNE UN'APPENDICE DELL'ESECUTIVO, IL PROGRAMMA DELLO ZIO LICIO FU TERMINATO E FINALMENTE SILVIO ANDO' IN VACANZA CON TUTTA LA COMPAGNIA, IL MILAN E APICELLA NELLA 7° VILLA IN SARDEGNA, QUELLA CHE NON AVEVA MAI POTUTO VEDERE, CAUSA IMPEGNI DI LAVORO TRENTENNALI...
QUESTA E' LA STORIA DEL BEL PAESE... LA STORIA DI UN POPOLO CHE NEL CULO LO PRESE... LA STORIA DI UN VECCHIO ATTORE DI MILANO CHE DEL SONNO DELLA RAGIONE FECE IL SUO ANO...!!!
DIMENTICAVO, BUONA FIGA A TUTTI, MI CONSENTA(N)... CONTINUA???