sabato 16 agosto 2014

GUERRA AMBIENTALE... parte 1° (geopolitica rivista.org)




CAMBIAMENTO CLIMATICO E GUERRA AMBIENTALE. UN NUOVO TERRORISMO?                

http://www.geopolitica-rivista.org/24635/cambiamento-climatico-e-guerra-ambientale-un-nuovo-terrorismo/
Di Luis Enrique Martín Otero 10/01/2014
I cambiamenti climatici sono sempre esistiti. Oggi assistiamo ad un cambiamento climatico globale senza precedenti, in cui le cause naturali giocano un ruolo secondario e dove la mano dell’uomo, attraverso il progresso tecnologico, può provocare enormi catastrofi.
Il controllo climatico potrebbe diventare, in un futuro non molto lontano, un’arma di distruzione di massa, potendo essere utilizzata dagli Stati per conseguire i propri fini di sicurezza, di difesa o di potere. Così facendo si potrebbero verificare tutta una serie di effetti collaterali tali da influenzare la biosicurezza di animali, persone e piante.
La minaccia ambientale più grave che attualmente sta affrontando l’umanità è costituita dal cambiamento climatico. L’emissione costante e sproporzionata di CO2 da parte dei paesi industrializzati e il massiccio uso di risorse naturali stanno provocando importanti modificazioni del clima a livello globale. Le sue conseguenze si traducono in siccità, inondazioni, uragani e disastri naturali che colpiscono le popolazioni, solitamente quelle del terzo mondo, indigenti e prive di mezzi di sostentamento.

Come abbiamo già accennato, le variazioni climatiche sono sempre esistite. 
Tuttavia, oggi assistiamo, lo ricordiamo, ad un cambiamento climatico senza precedenti dove le cause naturali sembrano giocare un ruolo secondario. 
La comunità scientifica è concorde nel ritenere che le fluttuazioni climatiche sono provocate, in larga misura, dall’uomo. Le nuove tecnologie applicate al controllo del clima, ci rende ancor più vulnerabili di fronte a queste catastrofi, a volte impropriamente definite come “naturali”.
Attività come la deforestazione, il massiccio utilizzo di acqua potabile, lo sfruttamento intensivo delle terre ma anche il terrorismo ambientale, si coniugano per alimentare un fenomeno che non può fare altro che peggiorare le nostre sorti.
Le conseguenze del cambio climatico, a volte provocato, altre volte di origine naturale, sono numerose e variegate, tutte negative per l’uomo:

a) il cambiamento climatico, come conseguenza del surriscaldamento globale, porta con sé l’aumento della popolazione vettoriale – insetti volatili e terrestri – molto pericolosi per le popolazioni, soprattutto dal punto di vista sanitario. 
Questo aumento di temperatura non solo produce la riproduzione di questi insetti, ma anche la molteplicazione di microorganismi patogeni trasmessi, da quest’ultimi animali, alle persone, altri animali e piante provocando gravi malattie. Molte di queste malattie sono di carattere zoonotico, vale a dire trasmesse da animali a persone, che possono causare seri problemi sanitari nei paesi d’origine così come nei paesi in cui, per via del clima più freddo, non si riscontravano tali malattie.
b) L’alimentazione nel pianeta è un’altra conseguenza dovuta al cambiamento climatico. 
La distruzione di colture o la mancata produzione di alcuni prodotti agricoli di base potrebbe alterare lo sviluppo nutrizionale delle persone generando un problema di portata mondiale.

c) Le migrazioni della popolazione, come conseguenza dei disastri ecologici, costituiscono un altro serio problema provocato dal cambiamento climatico. 
I movimenti migratori, normalmente, coinvolgono persone sfavorite economicamente ma anche socialmente svantaggiate: in genere sono altresì portatori di una condizione sanitaria molto precaria. 
I movimenti di persone verso altre latitudini, genera lo spostamento di problematiche di carattere sanitario di difficile controllo, aumentando il rischio della propagazione della minaccia biologica.

d) Lo stesso avviene con le migrazioni degli animali, che si spostano alla ricerca di aree meno ostili. Tali migrazioni provocano la diffusione di malattie infettivo-contagiose di carattere zoonotico che sono endemiche dei luoghi dove questi animali vivevano originariamente e che vengono disseminate nelle nuove zone geografiche, aumentando il rischio sanitario per le persone.


In questo documento parleremo, principalmente, del terrorismo ambientale che si basa sulle nuove tecnologie e sulle conseguenze che ne comporta il loro utilizzo.
Di fronte ai progressi tecnologici e scientifici, il mondo, non può stare tranquillo, dato che tali conoscenze possono essere utilizzate dagli Stati in modo duale: per conseguire fini di sicurezza e difesa, per ottenere potere o, in alcuni casi, come arma deterrente di fronte a possibili minacce.
La costernazione aumenterebbe a dismisura se questa tecnologia, o parte di essa, cadesse nelle mani di gruppi terroristici o di paesi instabili, capaci di impiegare questi mezzi per soddisfare i propri ideali fanatici.
Lo straordinario progresso tecnologico permette di controllare il territorio mondiale e ha contribuito a concentrare il potere nelle mani di pochi paesi, parliamo di due, tre paesi, che per la prima volta nella storia potrebbero “coprire” l’intero globo.
Questa situazione, inedita, provoca disuguaglianze meno inedite e nuovi disequilibri. 
Evidentemente, qualcosa è cambiato in modo radicale nel mondo. E questo “qualcosa” ha svuotato completamente di senso i rapporti tra gli esseri umani, ha degradato il sentimento per la democrazia, ha aggrovigliato i sentieri del progresso.

Il grande stratega cinese Sun-Tzu, nel suo libro “L’arte della guerra“, scrisse:
CONOSCI TE STESSO E IL TUO NEMICO E VINCERAI TUTTE LE BATTAGLIE...
SE NON CONOSCI TE STESSO E IL TUO NEMICO PERDERAI TUTTE LE BATTAGLIE...



I paesi che non sviluppano queste tecnologie – né strategie – sono ormai obbligati a conoscere tali progressi, a riconoscere quelle possibilità assimilando le conseguenze che possono comportare.
Questa è la “ricompensa” dello sforzo sostenuto dalle nazioni di fronte alla minaccia di un mondo globalizzato.
Parte di questa nuova tecnologia è destinata ad essere impiegata nei prossimi decenni. Ovviamente se non la si sta già utilizzando, silenziosamente, come arma di distruzione di massa.
Strumenti di prevenzioni a livello globale sono, a questo punto, necessari ed indispensabili. Anche la cooperazione internazionale è essenziale: si potrebbero creare, ad esempio, meccanismi di pre allarme internazionali che permettano di dare una rapida risposta contro questo “nuovo” tipo di terrorismo, attenuando così gli effetti di tali minacce.
Stiamo parlando di una “degenerazione” del conflitto armato, che utilizza mezzi e metodi di combattimento sempre più nocivi per raggiungere i propri obiettivi. 
Il più delle volte, purtroppo, tali obiettivi, non sono di catattere militare, ma diretti sistematicamente contro le popolazioni civili e le infrastrutture critiche pregiudicando in questo modo la salute degli esseri umani.
Un altro aspetto significativo di tali minacce riguarda, in particolare, quel movimento globalizzato che non aspira tanto a conquistare paesi quanto a conquistare mercati. 
Detti poteri moderni, forti, non si propongono di annettere territori come succedeva nell’epoca delle grandi invasioni o nel periodo coloniale: ora aspirano a controllare la ricchezza.
A causa della globalizzazione le minacce diventano altrettanto intricate, perchè i suoi effetti, in poche ore, possono raggiungere paesi distanti chilometri dal luogo dove hanno avuto origine.

Strumenti efficaci per controllare la “cultura della globalizzazione” sono le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che giocano un ruolo assai importante – anche ideologico – il più delle volte mettendo la museruola in bocca al pensiero critico.
Le informazioni che oggi riceviamo sono sensibili e vanno analizzate dettagliatamente, dato che è facile cadere nella trappola della cosiddetta “teoria della cospirazione”.
L’esempio più emblematico è l’attentato dell’11 settembre, il quale ci insegna che tutte le informazioni concernenti il terrorismo, per quanto sensazionalistiche possano apparire, vanno analizzate, talvolta valorizzate e mai scartate.
Con questo articolo vogliamo informare e non allarmare, perché informare significa, in un certo senso, “prevenire”. Molti politici ritengono che la trattazione di questi temi producano allarme sociale; invece è vero il contrario, dato che le minacce possono essere affrontate solo se le conosciamo, lavorandoci giorno dopo giorno, perché la loro evoluzione va di pari passo con il progresso tecnologico e biotecnologico. Di conseguenza, per combatterle, è necessario informare e disporre di strumenti di pre allarme che possano contrastarle.
Altra questione di capitale importanza, riguarda l’informazione e la comunicazione: deve essere gestita da personale specializzato, in modo da trasmettere notizie riguardanti rischi e possibili minacce “verosimili”, prospettando soluzioni che, qualora esistenti, possano netralizzare il problema.

In Spagna, l’ente che si occupa di coordinare e fornire risposte alla minaccia terroristica di carattere biologico – salute pubblica, sanità animale, sicurezza alimentare, sanità ambientale e vegetale – è “La rete di laboratori di allerta biologica (RE-LAB)”, creata nel 2009 dal Governo nazionale come strumento di supporto.
La “Guerra Ambientale” si definisce come la modificazione voluta o la manipolazione dell’ecologia naturale, come il clima – o quello che noi definiamo “tempo” -, i sistemi terrestri come la ionosfera, la magnetosfera, le placche tettoniche, gli eventi sismici – terremoti -, che possono causare la distruzione fisica, economica, psicosociale di un obiettivo previsto, sia esso geofisico o di popolazione, come parte di una più ampia guerra strategica o tattica.
La manipolazione del clima è l’arma preventiva per eccellenza. Può essere diretta contro nazioni nemiche o amiche, a loro insaputa, al fine di destabilizzare economie, ecosistemi e agricoltura. Può anche provocare gravi dissesti nei mercati finanziari.
Senza dubbio (se ne parla con molta discrezione) sia la modificazione del clima, che l’utilizzo della ionosfera, sono pratiche, ancorché moralmente deplorevoli, alternative per i circuiti del potere al fine di colpire potenze rivali.

Nelle riunioni internazionali di guerra strategica si dice che:
Da un punto di vista tattico, ad esempio, avremo un ventaglio di armi climatiche che permetterà l’occultamento, attraverso nubi basse, di aeronavi di osservazione del terreno o di nebbie che nasconderanno forze di terra.
La “Guerra Ambientale” può suonare nuova per qualcuno, nonostante sia ampiamente studiata nei circoli militari. La prima descrizione pubblica delle tecniche di modificazione del clima come arma di guerra risale al 20 marzo 1974.
All’epoca, l’esercito americano, rivelò l’esistenza di una “nube artificiale” posta sopra il cielo del Vietnam e la Cambogia. L’obiettivo era quello di aumentare le precipitazioni in zone nevralgiche, causando frane e rendendo fangosi i sentieri, con lo scopo di rendere più difficile lo spostamento di forniture nel passaggio “Ho Chi Minh”, in una operazione denominata “Progetto Popeye”.
Senza dubbio, questo esperimento di pioggia artificiale non era del tutto nuovo. 
La Gran Bretagna ha rivelato che, prima della devastante inondazione di Lynmouth Devon nel 1952, la Royal Air Force (RAF) aveva portato avanti, segretamente, progetti legati alla pioggia artificiale. Numerosi aerei avevano “iniettato” ioduro d’argento nelle nubi, di modo che le gocce d’acqua formatesi divenissero più pesanti e cadessero rapidamente sotto forma di pioggia. In cira 12 ore, cadde una quantità di pioggia superiore 250 volte alla quantità media mensile. Morirono 35 persone.

Ma l’interesse per lo sfruttamento dell’ambiente a fini militari non finì lì.
Documenti del governo britannico, pubblicati nell’Archivio Nazionale, dimostrano che negli anni ’70 si venne a creare un clima di grande sfiducia tra le due superpotenze riguardo alla guerra ambientale. 
I documenti rivelano che sia gli USA che l’Unione Sovietica avevano programmi militari segreti il cui obiettivo era quello di controllare il clima a livello planetario.
La Air University, ubicata nella base aerea Maxwell in Alabama, gioca un ruolo chiave nell’adempimento delle missioni dell’Aeronautica Militare statunitense. 
Infatti il loro Stato maggiore incaricò la Air University di guardare al futuro, al fine di individuare i concetti, le capacità e le tecnologie necessarie per poter continuare ad essere la potenza dominante nello spazio nel XXI secolo.
Lo studio, ultimato nel 1996, venne intitolato “Air Force 2025″. 
Una parte di tale studio venne pubblicato con il titolo “Il tempo come un moltiplicatore di forza; possedere il tempo nel 2025”. 
Esso afferma che nel 2025 l’Aeronautica Militare statunitense sarà in grado di controllare il clima grazie all’utilizzo di nuove tecnologie nell’ambito delle applicazioni belliche. 
Gli autori descrivono come la modificazione del clima possano fornire un valido aiuto in battaglia. 
Il documento analizza poi le ricerche sull’ionosfera (la ionosfera è una regione dell’atmosfera terrestre che occupa approssimativamente tra i 30 e i 1200 km sopra la superficie terrestre) necessaria per raggiungere il miglioramento delle comunicazioni degli Stati Uniti e come metodo per neutralizzare le comunicazioni nemiche. Nel 2025 potrebbe essere possibile modificare lo spazio della ionosfera, creando una varietà di applicazioni potenziali. Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCCC), firmata a Rio di Janeiro nel 1992.
E’ inoltre necessario ricordare che un accordo internazionale, ratificato dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1997 proibisce: "L'uso militare ostile o di altre tecniche di modificazione ambientale che abbiano di vasta portata, duraturi e gravi".
Tutti i Trattati prevedono la proibizione della guerra ambientale, capace di causare terremoti, il deterioramento delle calotte polari e l’alterazione del clima. Di certo, numerosi esperti sono convinti che si continui ancora oggi a lavorare clandestinamente nella definizione di una nuova arma di distruzione di massa.
Sebbene vi sia un’ampia conoscenza scientifica a riguardo, la questione delle manipolazioni climatiche utilizzate con fini militari non sono mai state esplicitamente trattate nell'agenda dell’ONU sui cambiamento climatici. Né le delegazioni ufficiali né i gruppi di attivismo ambientale che hanno partecipato alla Conferenza de La Haya sui cambiamenti climatici (CO6)(Novembre 2000) hanno sollevato la questione relativa alla “guerra climatica” o “delle tecniche di modificazione ambientale (EMMOD)” come questione rilevante per comprenderle il fenomeno del cambiamento climatico.
Lo scontro tra i negoziatori ufficiali, gli ecologisti e i gruppi di pressione aziendali si è concentrato su rifiuto assoluto di attuare gli impegni sugli obiettivi di riduzione dell’emissione di anidride carbonica, nel rispetto del Protocollo di Kyoto del 19972. 
L’impatto che le tecnologie militari hanno sul clima, a livello planetario, non sono oggetto di discussione né di preoccupazione.

La rinomata scienziata Rosalie Bertell, che ha cittadinanza americana e canadese, afferma che: "Gli scienzati americani stanno lavorando su sistemi climatici come potenziale arma."
Questi metodi includono l’intensificazione delle tempeste e la deviazione di fiumi di vapore nell’atmosfera terrestre, al fine di produrre siccità o inondazioni. 
Già negli anni ’70 l’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale durante la Presidenza di James Carter, Zbigniew Brzezinski, polacco naturalizzato americano, aveva previsto nel suo libro “Between two Ages” che: "La tecnologia renderà disponibile, ai leaders delle principali nazioni, tecniche per dare avvio ad una guerra. Tecniche di modificazioni del clima potrebbero essere impiegate per produrre prolungati periodi di siccità o tempesta":

Gli scienzati americani stanno lavorando su sistemi climatici come potenziale arma.
Marc Filterman, un ex ufficiale militare francese delinea vari tipi di “armi non convenzionali” che utilizzano frequenze radio. Si riferisce alla “guerra contro il tempo”, affermando che gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica avevano già acquisito le conoscenze necessarie per provocare bruschi cambiamenti climatici – siccità, uragani, eccetera – all’inizio degli anni ’80. 
Queste tecnologie rendevano possibile la perturbazione dell’atmosfera attraverso i campi a Frequenza Estremamente Bassa (ELF).
Ci sono molte informazioni che indicano la reale esistenza di questa tecnologia e di come quest’ultima possa essere utilizzata per indurre modificazioni climatiche. La speculazione sulle armi climatiche raramente viene accompagnata da fatti concreti, dato che, fondamentalmente, su questo tipo di progresso tecnologico, sia stata posta la massima segretezza.
Senza dubbio, l’uso di armi geofisiche non solo è possibile in aree limitate ma, anzi, inevitabile avvertono gli esperti.
Sebbene non ci siano prove circa l’utilizzo di questa tecnologia mortale, le Nazioni Unite, dovrebbero affrontare la questione della guerra ambientale insieme ai cambiamenti climatici provocati dai gas serra. Presumibilmente gli USA e la Russia utilizzano armi meteorologiche segrete: i progetti HAARP e SURA esistono. Anche la Cina sta sviluppando queste tecnologie però, al riguardo, vi sono poche informazioni.
Il programma di modificazione climatica è un’altra delle armi usata dalle grandi potenze per stabilizzare il proprio potere. La globalizzazione ha comportato non solo l’attuazione di un ordine mondiale allineato alle grandi potenze mondiali, ma ha anche scatenato una guerra contro il terrorismo che, apparentemente, ha bisogno di nuove armi geofisiche, come le esplosioni nucleari marittime a bassa quota e l’utilizzo di onde a bassa e alta frequenza contro la ionosfera.
Queste sono due armi che potrebbero essere state già impiegate o che, in un futuro non troppo lontano, lo ricordiamo, potrebbero esserlo. Ne parleremo più avanti.
Vi sono poi altre armi, come i tubi a microonde ed il “controllo della mente” che sono, anch’esse, in pieno sviluppo.




Nessun commento:

Posta un commento