Bentornati, cari bambini di ogni latitudine, e buone feste...
Vi presento un articolo molto interessante, tratto dal blog JUNGITALIA, che parla delle origini lontane dei simboli dell'albero di natale e di babbo natale, che trovano riscontri in diverse religioni e culti antichi. Personalmente, la figura di babbo natale ha sempre inquietato. Da bambino avevo paura che entrasse di notte da qualche parte remota della casa e, non avendo il camino, mi chiedevo cosa escogitasse per posare i regali sotto l'albero senza farsi vedere, e fin dall'ora, la mia anima dietrologica si poneva diverse domande.
Perché usa le renne e la slitta?
Come fa nella stessa notte ad arrivare nelle case di tutti i bambini?
Quanti sono i babbi natale?
Babbo natale è buono o cattivo?
Fino a... "Che cazzo vuole babbo natale? Tanto so che me li comprano i miei genitori i regali"
In quel momento, verso i 7 anni, iniziava a svanire la magia del natale, ma rimase sempre la voglia di ricevere tanti giocattoli.
L'albero di natale, invece, l'ho vissuto come una gran rottura di scatole, tutte quelle decorazioni che ti rimanevano sui vestiti, quei maledetti fili delle luci che si aggrovigliavano, ed il gatto che puntalmente vomitava dopo aver ingerito i pilucchi delle stelle filanti.
La magia del natale può tornare anche per noi adulti rimasti un po' bambini, scoprendo le radici antiche di questi simboli lontani ed ancora attuali.
MDD
Emanuele casale
L’Albero di Natale: tra mitologia e antropologia:
Alla base dell’albero natalizio ci sono gli antichissimi usi, tipici di varie culture, di decorare i vari Alberi del Paradiso con nastri e oggetti colorati, fiaccole, piccole campane, animaletti votivi, e la credenza che le luci, che li illuminavano, corrispondessero ad altrettante anime.
Allo stesso modo venivano ornati anche i vari Alberi cosmici con simboli del Sole, della Luna, dei Pianeti e delle stelle. In particolare l’abete era sacro a Odino, potente dio dei Germani.
Origine Romana pre-cristiana:
Alcuni studiosi tendono ad identificare nella figura del dio Saturno (una delle più importanti divinità italiche, patrono dell’agricoltura e dei defunti) una di quelle che ha ispirato il mito di Babbo Natale.
Anticamente presso i romani dal 17 al 23 dicembre, in concomitanza con il Solstizio d’Inverno, si svolgeva la festività dei Saturnali, una festività religiosa (a volte anche dai tratti orgiastici) durante la quale era consuetudine scambiarsi dei doni e intrattenersi in grandi banchetti e feste per celebrare l’abbondanza ricevuta durante l’anno.
Origini nel folklore islandese:
Gli islandesi amano dire che da loro ci sono ben 13 Babbo Natale perché la loro tradizione di doni a Natale è basata su 13 folletti, chiamati Jólasveinar, i cui nomi derivano dal tipo di attività o di cibo che preferiscono.
Una volta all’anno, due settimane prima di Natale, questi folletti fanno prima il bagno nelle acque calde delle sorgenti del lago di Niva, quindi lasciano le grotte dove abitano per portare ai bambini islandesi buoni dei doni.
Questi vengono messi nelle scarpe che i bambini hanno lasciato sotto le finestre. In pratica, i bambini islandesi, se sono stati buoni, ricevono tredici regali, uno per ogni giorno delle due settimane che precedono il Natale.
Questi folletti, tuttavia, possono essere dispettosi e a volte si divertono a fare scherzi o a spiare gli umani. Inoltre, se il bambino ha fatto il cattivo, riceve al posto dei doni delle patate
Curiosità:
La renna appare con Santa Claus poiché la tradizione lo ha fatto un personaggio proveniente dal Nord Europa.
La renna era sacra a Isa o Disa la dea Grande Madre degli Scandinavi.
Nel nord Europa la renna assume spesso il significato di simbolo lunare, come tutti gli altri cervidi, perciò ha ruoli funerari e di guida delle anime dei defunti nell’oltretomba, ma soprattutto ha ruoli notturni per cui è collegata a Santa Claus che giunge di notte portando doni.
Babbo Natale come sciamano:
Una sapiente, curiosa, divertente inchiesta durata dieci anni sulle antiche origini europee di questo personaggio che scopriamo collegato al mito dell’Albero di Fuoco (poi diventato l’Albero di Natale) e a quello del saggio sciamano, che oggi è rappresentato sulla slitta trainata dalle renne.
Come mai i Padri Pellegrini odiavano Babbo Natale? Perché il Vaticano ha fatto il possibile per discreditare Herne Pan, ossia l’antenato di Babbo Natale?
“Una fonte di profonda conoscenza su come, nel tempo, sia avvenuta la trasformazione mitica di un credo e di una pratica pagana di quell”immagine adorabile di robusta benevolenza tanto cara ai bimbi di ogni età.” – Rabbino Dr. Benjamin Herson – Malibu Jewish Center & Synagogue.
Il libro risponde a queste domande: chi era veramente Babbo Natale? Quali sono le sue origini? E l’albero di Natale? Qual è la sua origine? Perché facciamo l’albero di Natale?
Babbo Natale e l’albero di Natale hanno origini che risalgono a migliaia di anni fa, quando l’uomo era nello stesso tempo affascinato e impaurito dalla natura che lo circondava.
La tradizione dell’albero di Natale è un ricordo ancestrale del mito dell’albero di fuoco e potrebbe risalire anche a centomila anni fa…
Il culto dell’albero di fuoco è sopravvissuto nonostante i tentativi della chiesa, soprattutto nei paesi germanici dove era diffuso, di abbattere gli alberi sacri.
Una volta l’albero sacro era la quercia, ma fu poi sostituito dall’abete, perché più economico ed abbondante…
Perché tali miti sono riapparsi, nonostante il tempo e l’ostilità delle religioni?
L’Albero di Natale: tra mitologia e antropologia:
Ci dice Jung riguardo l’albero di Natale:
L’albero di Natale è una di quelle antiche usanze che nutrono l’anima, che nutrono l’uomo interiore.
L’albero decorato e illuminato, si ritrova anche indipendentemente dalla natività di Cristo e anzi in contesti non cristiani.
Per esempio nell’alchimia, quell’inesauribile inesauribile riserva dei simboli dell’antichità, il significato dei globi lucenti che appendiamo all’albero di Natale: non sono altro che i corpi celesti, il sole, la luna, le stelle; l’albero di Natale è l’albero cosmico.
Ma, come mostra chiaramente il simbolismo alchemico, è anche un simbolo della trasformazione, un simbolo del processo di autorealizzazione.
Secondo talune fonti alchemiche, l’adepto si arrampica sull’albero: un motivo sciamanico antichissimo. Lo sciamano, in stato estatico, sale sull’albero magico per raggiungere il mondo superiore, dove troverà il suo vero essere. Arrampicandosi sull’albero magico, che è al tempo stesso l’albero della conoscenza, egli si impossessa della propria personalità spirituale.
L’albero di Natale è una di quelle antiche usanze che nutrono l’anima, che nutrono l’uomo interiore.
L’albero decorato e illuminato, si ritrova anche indipendentemente dalla natività di Cristo e anzi in contesti non cristiani.
Per esempio nell’alchimia, quell’inesauribile inesauribile riserva dei simboli dell’antichità, il significato dei globi lucenti che appendiamo all’albero di Natale: non sono altro che i corpi celesti, il sole, la luna, le stelle; l’albero di Natale è l’albero cosmico.
Ma, come mostra chiaramente il simbolismo alchemico, è anche un simbolo della trasformazione, un simbolo del processo di autorealizzazione.
Secondo talune fonti alchemiche, l’adepto si arrampica sull’albero: un motivo sciamanico antichissimo. Lo sciamano, in stato estatico, sale sull’albero magico per raggiungere il mondo superiore, dove troverà il suo vero essere. Arrampicandosi sull’albero magico, che è al tempo stesso l’albero della conoscenza, egli si impossessa della propria personalità spirituale.
Albero Cosmico o Albero della vita, preso dal Libro Rosso di Jung
Allo sguardo dello psicologo, il simbolismo sciamanico e alchemico è la rappresentazione in forma proiettiva del processo di individuazione. Come questo poggi su base archetipica è dimostrato dal fatto che i pazienti del tutto privi di nozioni di mitologia e di folklore producono spontaneamente immagini incredibilmente simili al simbolismo dell’albero storicamente attestato.
L’esperienza mi ha insegnato che gli autori di quelle rappresentazioni cercavano in tal modo di esprimere un processo di evoluzione interiore indipendente dalla loro volontà cosciente.»
(Tratto da Jung Parla. Interviste e Incontri)
Allo sguardo dello psicologo, il simbolismo sciamanico e alchemico è la rappresentazione in forma proiettiva del processo di individuazione. Come questo poggi su base archetipica è dimostrato dal fatto che i pazienti del tutto privi di nozioni di mitologia e di folklore producono spontaneamente immagini incredibilmente simili al simbolismo dell’albero storicamente attestato.
L’esperienza mi ha insegnato che gli autori di quelle rappresentazioni cercavano in tal modo di esprimere un processo di evoluzione interiore indipendente dalla loro volontà cosciente.»
(Tratto da Jung Parla. Interviste e Incontri)
Alla base dell’albero natalizio ci sono gli antichissimi usi, tipici di varie culture, di decorare i vari Alberi del Paradiso con nastri e oggetti colorati, fiaccole, piccole campane, animaletti votivi, e la credenza che le luci, che li illuminavano, corrispondessero ad altrettante anime.
Allo stesso modo venivano ornati anche i vari Alberi cosmici con simboli del Sole, della Luna, dei Pianeti e delle stelle. In particolare l’abete era sacro a Odino, potente dio dei Germani.
L’abitudine di decorare alcuni alberi sempreverdi era diffusa già tra i Celti durante le celebrazioni relative al solstizio d’inverno.
I Vichinghi dell’estremo Nord dell’Europa, per esempio, dove il sole “spariva” per settimane nel pieno dell’inverno, nella settimana precedente e successiva al giorno con la notte più lunga, si officiavano le solennità per auspicare il ritorno del sole e credevano che l’abete rosso fosse in grado di esprimere poteri magici, poiché non perdeva le foglie nemmeno nei geli dell’inverno: alberi di abete venivano tagliati e portati a casa, decorati con frutti, ricordando la fertilità che la primavera avrebbe ridato agli alberi.
I Romani usavano decorare le loro case con rami di pino durante le Calende di gennaio.
I Vichinghi dell’estremo Nord dell’Europa, per esempio, dove il sole “spariva” per settimane nel pieno dell’inverno, nella settimana precedente e successiva al giorno con la notte più lunga, si officiavano le solennità per auspicare il ritorno del sole e credevano che l’abete rosso fosse in grado di esprimere poteri magici, poiché non perdeva le foglie nemmeno nei geli dell’inverno: alberi di abete venivano tagliati e portati a casa, decorati con frutti, ricordando la fertilità che la primavera avrebbe ridato agli alberi.
I Romani usavano decorare le loro case con rami di pino durante le Calende di gennaio.
Albero sciamanico/cosmico
L’albero come simbolo del Cristo
Con l’avvento del Cristianesimo l’uso dell’albero di Natale si affermò anche nelle tradizioni cristiane, anche se la Chiesa delle origini ne vietò l’uso sostituendolo con l’agrifoglio, per simboleggiare con le spine la corona di Cristo e con le bacche le gocce di sangue che escono dal capo.
Nel Medioevo i culti pagani vennero generalmente intesi come una prefigurazione della rivelazione cristiana. Oltre a significare la potenza offerta alla natura da Dio, l’albero divenne quindi simbolo di Cristo, inteso come linfa vitale, e della Chiesa, rappresentata come un giardino voluto da Dio sulla terra.
Nella Bibbia il simbolo dell’albero è peraltro presente più volte e con più significati, a cominciare dall’Albero della vita posto al centro del paradiso terrestre (Genesi, 2.9) per arrivare all’albero della Croce, passando per l’Albero di Jesse.
L’albero natalizio ha una valenza cosmica che lo collega alla rinascita della vita dopo l’inverno e al ritorno della fertilità della natura.
L’albero cosmico o albero della vita è stato anche associato alla figura salvifica di Cristo e alla croce della Redenzione, fatta appunto di legno.
L’abete, sin dall’epoca egizia è stato posto in relazione con la nascita del dio di Biblo, dai Greci fu consacrato ad Artemide, protettrice delle nascite e sempre dai Greci era ritenuto simbolo della rinascita rappresentata dal nuovo anno.
Sarà poi venerato dai popoli dell’Asia settentrionale e, in particolare, dai Celti e dai Germani che lo associavano alla nascita del fanciullo divino e a sua volta alla festività del solstizio invernale.
Per il Cristianesimo l’abete diventò simbolo di Cristo e della sua immortalità.
Inoltre si noti la similitudine dell’albero con il pilastro cosmico chiamato Yggdrasill dalla mitologia nordica, fonte della vita, delle acque eterne, cui è vincolato il destino degli uomini: similitudini queste sincreticamente assorbite nel culto cristiano che celebra l’albero di Natale e la Croce stessa.
Il puntale:
In genere esso è utilizzato a forma di stella, che sta come rimando alla Stella Cometa che i Re Magi seguirono per raggiungere la grotta della Natività.
L’uso moderno dell’albero nasce secondo alcuni a Tallinn, in Estonia nel 1441, quando fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, Raekoja Plats, attorno al quale giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella. Tradizione poi ripresa dalla Germania del XVI secolo.
Ingeborg Weber-Kellermann (professoressa di etnologia a Marburgo) ha identificato, fra i primi riferimenti storici alla tradizione, una cronaca di Brema del 1570, secondo cui un albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. La città di Riga è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Natale della storia (vi si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il “primo albero di capodanno” fu addobbato nella città nel 1510). Moderno albero di Natale nella città di Riga
Precedentemente a questa prima apparizione “ufficiale” dell’albero di Natale si può però trovare anche un gioco religioso medioevale celebrato proprio in Germania il 24 dicembre, il “gioco di Adamo e di Eva” (Adam und Eva Spiele), in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell’abbondanza per ricreare l’immagine del Paradiso.
Successivamente gli alberi da frutto vennero sostituiti da abeti poiché questi ultimi avevano una profonda valenza “magica” per il popolo. Avevano specialmente il dono di essere sempreverdi, dono che secondo la tradizione gli venne dato proprio dallo stesso Gesù come ringraziamento per averlo protetto mentre era inseguito da nemici.
Secondo altre fonti l’albero di natale come è conosciuto oggi sarebbe originario della regione di Basilea in Svizzera dove se ne trovano tracce risalenti al XIII secolo.
Babbo Natale- Le origini nelle varie culture:
C’è un’origine molto “recente” di questa figura nell’immaginario delle persone più curiose e colte, ovvero quell’origine che farebbe risalire la figura di Babbo Natale a Santa Claus (nei paesi anglofoni), che a sua volta deriva principalmente dallo stesso personaggio storico:
San Nicola, vescovo di Myra (Turchia), di cui per esempio si racconta che ritrovò e riportò in vita cinque fanciulli, rapiti ed uccisi da un oste, e che per questo era considerato il Protettore dei bimbi.
L’appellativo Santa Claus deriva da Sinterklaas, nome olandese di San Nicola.
L’albero come simbolo del Cristo
Con l’avvento del Cristianesimo l’uso dell’albero di Natale si affermò anche nelle tradizioni cristiane, anche se la Chiesa delle origini ne vietò l’uso sostituendolo con l’agrifoglio, per simboleggiare con le spine la corona di Cristo e con le bacche le gocce di sangue che escono dal capo.
Nel Medioevo i culti pagani vennero generalmente intesi come una prefigurazione della rivelazione cristiana. Oltre a significare la potenza offerta alla natura da Dio, l’albero divenne quindi simbolo di Cristo, inteso come linfa vitale, e della Chiesa, rappresentata come un giardino voluto da Dio sulla terra.
Nella Bibbia il simbolo dell’albero è peraltro presente più volte e con più significati, a cominciare dall’Albero della vita posto al centro del paradiso terrestre (Genesi, 2.9) per arrivare all’albero della Croce, passando per l’Albero di Jesse.
L’albero natalizio ha una valenza cosmica che lo collega alla rinascita della vita dopo l’inverno e al ritorno della fertilità della natura.
L’albero cosmico o albero della vita è stato anche associato alla figura salvifica di Cristo e alla croce della Redenzione, fatta appunto di legno.
L’abete, sin dall’epoca egizia è stato posto in relazione con la nascita del dio di Biblo, dai Greci fu consacrato ad Artemide, protettrice delle nascite e sempre dai Greci era ritenuto simbolo della rinascita rappresentata dal nuovo anno.
Sarà poi venerato dai popoli dell’Asia settentrionale e, in particolare, dai Celti e dai Germani che lo associavano alla nascita del fanciullo divino e a sua volta alla festività del solstizio invernale.
Per il Cristianesimo l’abete diventò simbolo di Cristo e della sua immortalità.
Inoltre si noti la similitudine dell’albero con il pilastro cosmico chiamato Yggdrasill dalla mitologia nordica, fonte della vita, delle acque eterne, cui è vincolato il destino degli uomini: similitudini queste sincreticamente assorbite nel culto cristiano che celebra l’albero di Natale e la Croce stessa.
Il puntale:
In genere esso è utilizzato a forma di stella, che sta come rimando alla Stella Cometa che i Re Magi seguirono per raggiungere la grotta della Natività.
L’uso moderno dell’albero nasce secondo alcuni a Tallinn, in Estonia nel 1441, quando fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, Raekoja Plats, attorno al quale giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella. Tradizione poi ripresa dalla Germania del XVI secolo.
Ingeborg Weber-Kellermann (professoressa di etnologia a Marburgo) ha identificato, fra i primi riferimenti storici alla tradizione, una cronaca di Brema del 1570, secondo cui un albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. La città di Riga è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Natale della storia (vi si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il “primo albero di capodanno” fu addobbato nella città nel 1510). Moderno albero di Natale nella città di Riga
Precedentemente a questa prima apparizione “ufficiale” dell’albero di Natale si può però trovare anche un gioco religioso medioevale celebrato proprio in Germania il 24 dicembre, il “gioco di Adamo e di Eva” (Adam und Eva Spiele), in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell’abbondanza per ricreare l’immagine del Paradiso.
Successivamente gli alberi da frutto vennero sostituiti da abeti poiché questi ultimi avevano una profonda valenza “magica” per il popolo. Avevano specialmente il dono di essere sempreverdi, dono che secondo la tradizione gli venne dato proprio dallo stesso Gesù come ringraziamento per averlo protetto mentre era inseguito da nemici.
Secondo altre fonti l’albero di natale come è conosciuto oggi sarebbe originario della regione di Basilea in Svizzera dove se ne trovano tracce risalenti al XIII secolo.
Babbo Natale- Le origini nelle varie culture:
C’è un’origine molto “recente” di questa figura nell’immaginario delle persone più curiose e colte, ovvero quell’origine che farebbe risalire la figura di Babbo Natale a Santa Claus (nei paesi anglofoni), che a sua volta deriva principalmente dallo stesso personaggio storico:
San Nicola, vescovo di Myra (Turchia), di cui per esempio si racconta che ritrovò e riportò in vita cinque fanciulli, rapiti ed uccisi da un oste, e che per questo era considerato il Protettore dei bimbi.
L’appellativo Santa Claus deriva da Sinterklaas, nome olandese di San Nicola.
Origine Romana pre-cristiana:
Alcuni studiosi tendono ad identificare nella figura del dio Saturno (una delle più importanti divinità italiche, patrono dell’agricoltura e dei defunti) una di quelle che ha ispirato il mito di Babbo Natale.
Anticamente presso i romani dal 17 al 23 dicembre, in concomitanza con il Solstizio d’Inverno, si svolgeva la festività dei Saturnali, una festività religiosa (a volte anche dai tratti orgiastici) durante la quale era consuetudine scambiarsi dei doni e intrattenersi in grandi banchetti e feste per celebrare l’abbondanza ricevuta durante l’anno.
Successivamente con l’avvento del Cristianesimo la figura del dio Saturno fu sostituita con quella di San Nicola, mentre le usanze eccentriche di questa festività (come il travestirsi e fare scherzi rompendo il comune ordinamento sociale) vennero assorbite dal Carnevale, la cui celebrazione avviene poco prima dell’inizio del periodo della Quaresima che precede le celebrazioni pasquali.
Origini nel folklore germanico:
Prima della conversione al cristianesimo, il folclore dei popoli germanici, incluso quello inglese narrava che il dio Odino (Wodan o Wotan) ogni anno tenesse una grande battuta di caccia nel periodo del solstizio invernale (Yule), accompagnato dagli altri dei e dai guerrieri caduti.Odino l’errante, dio germanico
La tradizione voleva che i bambini lasciassero i propri stivali nei pressi del caminetto, riempendoli di carote, paglia o zucchero per sfamare il cavallo volante del dio, Sleipnir. In cambio, Odino avrebbe sostituito il cibo con regali o dolciumi. Questa pratica è sopravvissuta in Belgio e Paesi Bassi anche in epoca cristiana, associata alla figura di san Nicola.
I bambini, ancor oggi, appendono al caminetto le loro scarpe piene di paglia in una notte d’inverno, perché vengano riempite di dolci e regali da san Nicola – a differenza di Babbo Natale, in quei luoghi il santo arriva ancora a cavallo. Anche nell’aspetto, quello di vecchio barbuto dall’aria misteriosa, Odino era simile a san Nicola (anche se il dio era privo di un occhio).
Un’altra tradizione folklorica delle tribù germaniche racconta le vicende di un sant’uomo (in alcuni casi identificato con san Nicola) alle prese con un demone (che può essere, di volta in volta, un diavolo, un troll o la figura di Krampus) o un oscuro uomo che uccideva nei sogni (Blackman o pitchman). La leggenda narra di un mostro che terrorizzava il popolo insinuandosi nelle case attraverso la canna fumaria durante la notte, aggredendo e uccidendo i bambini in modo orribile.
Origini nel folklore germanico:
Prima della conversione al cristianesimo, il folclore dei popoli germanici, incluso quello inglese narrava che il dio Odino (Wodan o Wotan) ogni anno tenesse una grande battuta di caccia nel periodo del solstizio invernale (Yule), accompagnato dagli altri dei e dai guerrieri caduti.Odino l’errante, dio germanico
La tradizione voleva che i bambini lasciassero i propri stivali nei pressi del caminetto, riempendoli di carote, paglia o zucchero per sfamare il cavallo volante del dio, Sleipnir. In cambio, Odino avrebbe sostituito il cibo con regali o dolciumi. Questa pratica è sopravvissuta in Belgio e Paesi Bassi anche in epoca cristiana, associata alla figura di san Nicola.
I bambini, ancor oggi, appendono al caminetto le loro scarpe piene di paglia in una notte d’inverno, perché vengano riempite di dolci e regali da san Nicola – a differenza di Babbo Natale, in quei luoghi il santo arriva ancora a cavallo. Anche nell’aspetto, quello di vecchio barbuto dall’aria misteriosa, Odino era simile a san Nicola (anche se il dio era privo di un occhio).
Un’altra tradizione folklorica delle tribù germaniche racconta le vicende di un sant’uomo (in alcuni casi identificato con san Nicola) alle prese con un demone (che può essere, di volta in volta, un diavolo, un troll o la figura di Krampus) o un oscuro uomo che uccideva nei sogni (Blackman o pitchman). La leggenda narra di un mostro che terrorizzava il popolo insinuandosi nelle case attraverso la canna fumaria durante la notte, aggredendo e uccidendo i bambini in modo orribile.
Antica illustrazione datata 1881. L’autore è Thomas Nast che, insieme a Clement Clarke Moore, ha contribuito a creare la moderna immagine di Babbo Natale
Il sant’uomo si pone alla ricerca del demone e lo cattura imprigionandolo con dei ferri magici o benedetti (in alcune versioni gli stessi che imprigionarono Gesù prima della crocifissione, in altri casi quelli di san Pietro o san Paolo). Obbligato ad obbedire agli ordini del santo, il demone viene costretto a passare di casa in casa per fare ammenda portando dei doni ai bambini. In alcuni casi la buona azione viene ripetuta ogni anno, in altri il demone ne rimane talmente disgustato da preferire il ritorno all’inferno.
Altre forme del racconto presentano il demone convertito agli ordini del santo, che raccoglie con sé gli altri elfi e folletti, diventando quindi Babbo Natale.
Il sant’uomo si pone alla ricerca del demone e lo cattura imprigionandolo con dei ferri magici o benedetti (in alcune versioni gli stessi che imprigionarono Gesù prima della crocifissione, in altri casi quelli di san Pietro o san Paolo). Obbligato ad obbedire agli ordini del santo, il demone viene costretto a passare di casa in casa per fare ammenda portando dei doni ai bambini. In alcuni casi la buona azione viene ripetuta ogni anno, in altri il demone ne rimane talmente disgustato da preferire il ritorno all’inferno.
Altre forme del racconto presentano il demone convertito agli ordini del santo, che raccoglie con sé gli altri elfi e folletti, diventando quindi Babbo Natale.
Origini nel folklore islandese:
Gli islandesi amano dire che da loro ci sono ben 13 Babbo Natale perché la loro tradizione di doni a Natale è basata su 13 folletti, chiamati Jólasveinar, i cui nomi derivano dal tipo di attività o di cibo che preferiscono.
Una volta all’anno, due settimane prima di Natale, questi folletti fanno prima il bagno nelle acque calde delle sorgenti del lago di Niva, quindi lasciano le grotte dove abitano per portare ai bambini islandesi buoni dei doni.
Questi vengono messi nelle scarpe che i bambini hanno lasciato sotto le finestre. In pratica, i bambini islandesi, se sono stati buoni, ricevono tredici regali, uno per ogni giorno delle due settimane che precedono il Natale.
Questi folletti, tuttavia, possono essere dispettosi e a volte si divertono a fare scherzi o a spiare gli umani. Inoltre, se il bambino ha fatto il cattivo, riceve al posto dei doni delle patate
Curiosità:
La renna appare con Santa Claus poiché la tradizione lo ha fatto un personaggio proveniente dal Nord Europa.
La renna era sacra a Isa o Disa la dea Grande Madre degli Scandinavi.
Nel nord Europa la renna assume spesso il significato di simbolo lunare, come tutti gli altri cervidi, perciò ha ruoli funerari e di guida delle anime dei defunti nell’oltretomba, ma soprattutto ha ruoli notturni per cui è collegata a Santa Claus che giunge di notte portando doni.
Babbo Natale come sciamano:
Una sapiente, curiosa, divertente inchiesta durata dieci anni sulle antiche origini europee di questo personaggio che scopriamo collegato al mito dell’Albero di Fuoco (poi diventato l’Albero di Natale) e a quello del saggio sciamano, che oggi è rappresentato sulla slitta trainata dalle renne.
Come mai i Padri Pellegrini odiavano Babbo Natale? Perché il Vaticano ha fatto il possibile per discreditare Herne Pan, ossia l’antenato di Babbo Natale?
“Una fonte di profonda conoscenza su come, nel tempo, sia avvenuta la trasformazione mitica di un credo e di una pratica pagana di quell”immagine adorabile di robusta benevolenza tanto cara ai bimbi di ogni età.” – Rabbino Dr. Benjamin Herson – Malibu Jewish Center & Synagogue.
Il libro risponde a queste domande: chi era veramente Babbo Natale? Quali sono le sue origini? E l’albero di Natale? Qual è la sua origine? Perché facciamo l’albero di Natale?
Babbo Natale e l’albero di Natale hanno origini che risalgono a migliaia di anni fa, quando l’uomo era nello stesso tempo affascinato e impaurito dalla natura che lo circondava.
La tradizione dell’albero di Natale è un ricordo ancestrale del mito dell’albero di fuoco e potrebbe risalire anche a centomila anni fa…
Il culto dell’albero di fuoco è sopravvissuto nonostante i tentativi della chiesa, soprattutto nei paesi germanici dove era diffuso, di abbattere gli alberi sacri.
Una volta l’albero sacro era la quercia, ma fu poi sostituito dall’abete, perché più economico ed abbondante…
Perché tali miti sono riapparsi, nonostante il tempo e l’ostilità delle religioni?
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