GESTIONE E SOVRAGESTIONE DEL MONDO NELL' EPOCA DELLE POST-VERITA'
CHI VUOLE LA GUERRA?
di Simone Galgano
Pubblicato il 15 Aprile 2022 da IN ESERGO
https://www.inesergo.it/chivuolelaguerra.html
Le analisi della guerra in Ucraina formulate dai media riguardano i piani più visibili, nei quali l'opinione pubblica si divide, si alimentano le tifoserie, esistono ragioni e rapporti di forza tra superpotenze e nazioni che tutti accettano come unica narrazione possibile. Purtroppo, questa non è l'unica realtà. Non siamo in presenza di una verità assoluta: nell'epoca delle post-verità esistono anche livelli più sofisticati, complessi e trasversali, che riguardano ambienti che hanno tutto da guadagnarci dallo scontro in atto e che utilizzano il corso degli eventi per cambiare assetti politici, geopolitici, macroeconomici, eterodirigendo e strumentalizzando le fazioni in campo.
Esiste una sovragestione del reale che prescinde dalle nostre conoscenze. Questa sovragestione è transnazionale e post-ideologica: plasma i soggetti coinvolti più o meno direttamente. Il fatto di essere in guerra non esclude che i nemici siano in qualche modo e per varie ragioni concordi e alleati ad altri livelli. Siamo quindi in presenza di interessi comuni e condivisi che trascendono la narrativa ufficiale. La Nato, avversaria e nemica di Putin, è perfettamente consapevole di ciò che sta accadendo, lo è sempre stata e anche pubblicamente sembra far di tutto per favorire il perdurare delle ostilità, soffiando sul fuoco e paventando scenari allargati quasi fossero ineluttabili. Non solo. La Nato appoggia e favorisce indirettamente, con la sua pelosa ipocrisia, l'intervento russo perché fa comodo che si consolidino e ridisegnino due blocchi contrapposti, con un’Europa sempre più debole, dipendente e desovranizzata, che funga da grande cuscinetto tra le due civiltà occidentale e orientale.
È come se fossero due mondi paralleli eppure intimamente connessi, ognuno con le sue logiche, i suoi linguaggi, i suoi simboli: una Terra Di Sopra e una Terra Di Sotto volendo rimandare all’ottimo lungometraggio Upside Down di Juan Solanas. Due diversi livelli del potere, entrambi reali, ma con una prospettiva divergente e, soprattutto, complementari tra loro. La gestione pandemica ha posto in essere un’esemplare azione planata dall'alto, grazie alla quale tutti gli attori in campo sono andati nella medesima direzione, ogni paese con i suoi lockdown, con le sue soluzioni, quasi tutte simili, comprese quelle eccezioni, talvolta perseguite, che hanno confermato la regola generale. Un test planetario che ci ha presi per mano, una delega in bianco al pensiero dominante verso l'accettazione del nuovo che avanza e dell’assioma che “nulla sarà come prima”.
Il fatto che la Nato fosse a conoscenza da più di dieci anni della possibilità di un intervento militare russo in Ucraina è una prova più che fattuale di quelle che io chiamo convergenze parallele; ugualmente, le manovre di tutti i grandi speculatori poco prima dell'invasione sono un altro segnale forte e tangibile di una sacra alleanza finalizzata a riscrivere l’ordine globale, anche con le forzature di guerre e conflitti armati che i popoli vedono e percepiscono solo nei piani bassi del sistema. La sovragestione, in quanto contenitore di un network globale di bisogni talvolta sovrapponibili, ha interesse che si rafforzino dei falsi multilateralismi per creare un sistema tecno-liberista condiviso ovunque, a prescindere dai blocchi consolidati e dai retaggi passati di ogni cultura e tradizione locale.
In questa visione post-moderna, la sovragestione sta realizzando la sua più grande rivoluzione. Klaus Schwab, il filantropo che anticipò l'arrivo del virus, dei lockdown, della necessità di realizzare un reset generale del capitalismo per aggiornarlo, ci ricorda che a Davos il malvagio Putin veniva plasmato come sua creatura. Prova ne è che Putin sia affiliato alla stessa UR loggia della Sorella Merkel, la Golden Eurasia. I signori del mondo, che ai livelli bassi fanno i competitor, nei piani più alti sono in realtà Fratelli nelle stesse logge sovranazionali. Non è una coincidenza che questa guerra sia iniziata in concomitanza della presunta fine della pandemia e non è certo un caso che Putin abbia dato inizio alle danze appena dopo le dimissioni della cancelliera tedesca e in presenza di un avversario come Biden. Putin è un contraltare dell'occidente, ma contemporaneamente è interno a questo mondo e ha raggiunto certi livelli di potere perché, fin dall'inizio, ai piani alti faceva comodo.
Appartenere a un alveo latomistico di un certo rango ed essere anche il leader di una superpotenza non è una semplice casualità, ma significa che qualcuno della Terra di Sopra l'ha permesso per motivi spesso inconfessabili alla logica comune. Tale paradigma non si esaurisce solo nella declinazione più materiale, ma contiene anche motivazioni di carattere metafisico: una sacra alleanza avviene aderendo soprattutto a un’idea di potere, a uno schema condiviso, ma vanno tenuti in considerazione anche i piani sottili, dove si allestiscono forme pensiero utili sia per chi comanda (a mo’ di celebrazione di un rito che unisce e stabilisce i ruoli in campo), sia come liturgia da esercitare sulle popolazioni attraverso la psicologia di massa, per favorire e accelerare l'accettazione di dogmi e regole.
Esiste una sovragestione del reale che prescinde dalle nostre conoscenze. Questa sovragestione è transnazionale e post-ideologica: plasma i soggetti coinvolti più o meno direttamente. Il fatto di essere in guerra non esclude che i nemici siano in qualche modo e per varie ragioni concordi e alleati ad altri livelli. Siamo quindi in presenza di interessi comuni e condivisi che trascendono la narrativa ufficiale. La Nato, avversaria e nemica di Putin, è perfettamente consapevole di ciò che sta accadendo, lo è sempre stata e anche pubblicamente sembra far di tutto per favorire il perdurare delle ostilità, soffiando sul fuoco e paventando scenari allargati quasi fossero ineluttabili. Non solo. La Nato appoggia e favorisce indirettamente, con la sua pelosa ipocrisia, l'intervento russo perché fa comodo che si consolidino e ridisegnino due blocchi contrapposti, con un’Europa sempre più debole, dipendente e desovranizzata, che funga da grande cuscinetto tra le due civiltà occidentale e orientale.
È come se fossero due mondi paralleli eppure intimamente connessi, ognuno con le sue logiche, i suoi linguaggi, i suoi simboli: una Terra Di Sopra e una Terra Di Sotto volendo rimandare all’ottimo lungometraggio Upside Down di Juan Solanas. Due diversi livelli del potere, entrambi reali, ma con una prospettiva divergente e, soprattutto, complementari tra loro. La gestione pandemica ha posto in essere un’esemplare azione planata dall'alto, grazie alla quale tutti gli attori in campo sono andati nella medesima direzione, ogni paese con i suoi lockdown, con le sue soluzioni, quasi tutte simili, comprese quelle eccezioni, talvolta perseguite, che hanno confermato la regola generale. Un test planetario che ci ha presi per mano, una delega in bianco al pensiero dominante verso l'accettazione del nuovo che avanza e dell’assioma che “nulla sarà come prima”.
Il fatto che la Nato fosse a conoscenza da più di dieci anni della possibilità di un intervento militare russo in Ucraina è una prova più che fattuale di quelle che io chiamo convergenze parallele; ugualmente, le manovre di tutti i grandi speculatori poco prima dell'invasione sono un altro segnale forte e tangibile di una sacra alleanza finalizzata a riscrivere l’ordine globale, anche con le forzature di guerre e conflitti armati che i popoli vedono e percepiscono solo nei piani bassi del sistema. La sovragestione, in quanto contenitore di un network globale di bisogni talvolta sovrapponibili, ha interesse che si rafforzino dei falsi multilateralismi per creare un sistema tecno-liberista condiviso ovunque, a prescindere dai blocchi consolidati e dai retaggi passati di ogni cultura e tradizione locale.
In questa visione post-moderna, la sovragestione sta realizzando la sua più grande rivoluzione. Klaus Schwab, il filantropo che anticipò l'arrivo del virus, dei lockdown, della necessità di realizzare un reset generale del capitalismo per aggiornarlo, ci ricorda che a Davos il malvagio Putin veniva plasmato come sua creatura. Prova ne è che Putin sia affiliato alla stessa UR loggia della Sorella Merkel, la Golden Eurasia. I signori del mondo, che ai livelli bassi fanno i competitor, nei piani più alti sono in realtà Fratelli nelle stesse logge sovranazionali. Non è una coincidenza che questa guerra sia iniziata in concomitanza della presunta fine della pandemia e non è certo un caso che Putin abbia dato inizio alle danze appena dopo le dimissioni della cancelliera tedesca e in presenza di un avversario come Biden. Putin è un contraltare dell'occidente, ma contemporaneamente è interno a questo mondo e ha raggiunto certi livelli di potere perché, fin dall'inizio, ai piani alti faceva comodo.
Appartenere a un alveo latomistico di un certo rango ed essere anche il leader di una superpotenza non è una semplice casualità, ma significa che qualcuno della Terra di Sopra l'ha permesso per motivi spesso inconfessabili alla logica comune. Tale paradigma non si esaurisce solo nella declinazione più materiale, ma contiene anche motivazioni di carattere metafisico: una sacra alleanza avviene aderendo soprattutto a un’idea di potere, a uno schema condiviso, ma vanno tenuti in considerazione anche i piani sottili, dove si allestiscono forme pensiero utili sia per chi comanda (a mo’ di celebrazione di un rito che unisce e stabilisce i ruoli in campo), sia come liturgia da esercitare sulle popolazioni attraverso la psicologia di massa, per favorire e accelerare l'accettazione di dogmi e regole.
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