giovedì 14 aprile 2022

IL FANTASMA DEI PROTOCOLLI DI MINSK


Per chi non ha ancora capito cosa sta succedendo tra Russia ed Ucraina, per chi pretende di conoscere il film guardando solo gli ultimi 5 minuti, è utile la lettura dei 12 punti del Protocollo di Minsk 1 e dei 13 punti di Minsk 2, accordi che non sono mai stati rispettati.
I media non ne parlano mai volutamente, perché questa è la chiave di volta per comprendere la scelta del conflitto da parte di Putin.

Il Protocollo di Minsk era un accordo per porre fine alla guerra dell'Ucraina orientale, raggiunto il 5 settembre 2014 dal Gruppo di Contatto Trilaterale sull'Ucraina, composto dai rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Doneck (DNR) e Repubblica Popolare di Lugansk (LNR). È stato firmato dopo estesi colloqui a Minsk, la capitale della Bielorussia, sotto l'egida della Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).
Succeduto a diversi tentativi precedenti di cessare i combattimenti nella regione di Donbass (Ucraina orientale), prevedeva un cessate il fuoco immediato, lo scambio dei prigionieri e l'impegno, da parte dell'Ucraina, di garantire maggiori poteri alle regioni di Doneck e Lugansk. Tuttavia, nonostante abbia portato ad un'iniziale diminuzione delle ostilità, l'accordo non è stato rispettato.
L'accordo è stato formulato dal Gruppo di contatto Trilaterale sull'Ucraina, composto da rappresentanti di Ucraina, Russia e l'OSCE. Il gruppo è stato creato nel mese di giugno come un modo per facilitare la risoluzione dei conflitti in Ucraina orientale e meridionale. Le riunioni del gruppo, insieme con i rappresentanti informali delle repubbliche secessioniste di Doneck e di Lugansk, si sono svolte nel 31 luglio, il 26 agosto, il 1º settembre e il 5 settembre. I dettagli dell'accordo siglato il 5 settembre assomigliano in gran parte al piano di pace di 15 punti proposto dal presidente ucraino Porošenko il 20 giugno. 
I seguenti rappresentanti hanno firmato il documento:
L'inviata speciale svizzera e rappresentante dell'OSCE: Heidi Tagliavini;
L'ex presidente dell'Ucraina e rappresentante ucraino: Leonid Kučma;
L'ambasciatore russo in Ucraina e rappresentante russo: Mikhail Zurabov;
I leader delle Repubblica Popolare di Doneck (DNR) e Repubblica Popolare di Lugansk (LNR): Aleksandr Zacharčenko e Igor' Plotnickij.

Protocollo di Minsk 1:
1- Assicurare un cessate il fuoco bilaterale immediato.
Garantire il monitoraggio e la verifica del cessate il fuoco da parte dell'OSCE.
2- Una decentralizzazione del potere, anche attraverso l'adozione di una legge ucraina su "accordi provvisori di governance locale in alcune zone delle oblast (regioni) di Doneck e Lugansk ("legge sullo status speciale").
3- Garantire il monitoraggio continuo della frontiera russo-ucraina e la loro verifica da parte dell'OSCE, attraverso la creazione di zone di sicurezza nelle regioni di frontiera tra l'Ucraina e la Russia.
4- Rilascio immediato di tutti gli ostaggi e di tutte le persone detenute illegalmente.
5- Una legge sulla prevenzione della persecuzione e la punizione delle persone che sono coinvolte negli eventi che hanno avuto luogo in alcune aree delle oblast (regioni) di Doneck e Lugansk, tranne nei casi di reati che siano considerati gravi.
6- La continuazione del dialogo nazionale inclusivo.
7- Adozione di misure per migliorare la situazione umanitaria nella regione del Donbass, in Ucraina orientale.
8- Garantire lo svolgimento di elezioni locali anticipate, in conformità con la legge ucraina (concordato in questo protocollo) su "accordi provvisori di governo locale in alcune zone delle oblast (regioni) di Doneck e Lugansk" ("legge sullo statuto speciale").
9- Rimozione di gruppi illegali armati, attrezzature militari, così come combattenti e mercenari dal territorio dell'Ucraina sotto la supervisione dell'OSCE.
10- Disarmo di tutti i gruppi illegali.
11- Adozione dell'ordine del giorno per la ripresa economica e la ricostruzione della regione di Donbass, in Ucraina orientale.
12- Garantire la sicurezza personale dei partecipanti ai negoziati.

Protocollo di Minsk 2:
Il Protocollo di Minsk II, conosciuto anche come Minsk II o MinskII, è un accordo, stipulato nel vertice tenutosi a Minsk l'11 febbraio 2015, tra i capi di Stato di Ucraina, Russia, Francia e Germania: il processo negoziale che era iniziato l'anno prima nella stessa città portò all'approvazione di un pacchetto di misure per alleviare l'ancora in corso guerra del Donbass.
L'iniziativa del Quartetto Normandia ridiede impulso al negoziato da loro stessi inaugurato propiziando il primo Protocollo di Minsk, siglato il 5 settembre 2014. Per l'attuazione del primo protocollo si era scelto di valorizzare il canale del Gruppo di Contatto Trilaterale sull'Ucraina, con il coinvolgimento dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE): eppure fu dopo il crollo del "cessate il fuoco" del Protocollo di Minsk, nel gennaio-febbraio 2015, che le discussioni tra i Quattro portarono ad un accordo, supervisionato dall'OSCE.

Il testo del protocollo è composto da 13 punti:
1- Assicurare un cessate il fuoco bilaterale immediato dal 15 febbraio 2015.
2- Ritiro di tutti gli armamenti pesanti allo scopo di creare una zona di sicurezza tra entrambe le parti, di 3- 50 km per artiglierie (di calibro superiore a 100 mm), di 70 km per sistema lanciarazzi multipli e di 140 km per versioni di questi ultimi a lunga gittata (9A53 Tornado, BM-27 Uragan e BM-30 Smerch) e per sistemi missilistici tattici OTR-21 Točka. In tale processo è prevista la collaborazione dell'OSCE con l'assistenza del Gruppo di Contatto Trilaterale sull'Ucraina.
4- Consentire all'OSCE l'effettiva osservazione e la verifica del regime del cessate il fuoco e del ritiro degli armamenti pesanti.
5- Il primo giorno dopo il ritiro, iniziare la discussione sulle modalità di conduzione delle elezioni locali e sulla futura forma di governo di alcune aree delle regioni di Donetsk e Lugansk. Entro 30 giorni dalla firma del protocollo il parlamento ucraino deve deliberare quali sono le aree soggette alla futura forma di governo.
6- Prevedere con legge la grazia e l'amnistia e la proibizione di inchieste penali e condanne per coloro coinvolti negli eventi avvenuti nelle aree autonome delle regioni di Donetsk e Lugansk.
7- Effettuare la liberazione e lo scambio di tutti i prigionieri e di coloro che sono stati illegalmente arrestati.
8- Garantire l'accesso sicuro, la consegna, lo stoccaggio e la distribuzione di aiuti umanitari.
9- Stabilire le modalità per il pieno ripristino delle relazioni socio-economiche, inclusi inter alia il pagamento di sussidi e pensioni.
10- Ripristino del pieno controllo da parte ucraina del confine di Stato lungo tutta la zona di conflitto che deve aversi dal primo giorno dalla conduzione delle elezioni locali.
11- Ritiro di tutte le formazioni armate straniere, inclusi i mercenari, e dei veicoli militari. Disarmo di tutti i gruppi illegali.
12- Effettuare la riforma costituzionale in Ucraina attraverso l'entrata in vigore, entro la fine del 2015, della nuova costituzione che preveda come elemento cardine la decentralizzazione e prevedere una legislazione permanente sullo status speciale delle aree autonome delle regioni di Donetsk e Lugansk che includa, inter alia, la non punibilità e la non imputabilità dei soggetti coinvolti negli eventi avvenuti nelle citate aree, il diritto all'autodeterminazione linguistica, la partecipazione dei locali organi di autogoverno nella nomina dei Capi delle procure e dei Presidenti dei tribunali delle citate aree autonome.
13- Discutere e concordare le questioni relative alle elezioni locali con i rappresentanti delle aree autonome delle regioni di Donetsk e Lugansk nell'ambito del Gruppo di contatto trilaterale in base a quanto previsto dalla legge ucraina sulle modalità dell'autogoverno locale nelle aree autonome delle regioni di Donetsk e Lugansk. Le elezioni saranno condotte con l'osservanza degli standard OSCE e l'osservazione dell'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell'OSCE.
Intensificare l'attività del Gruppo di contatto trilaterale anche attraverso la creazione di gruppi di lavoro per l'attuazione dei vari aspetti degli accordi di Minsk.

L'Ucraina non ha rispettato gli accordi di Minsk: la questione della mancata revisione costituzionale e della "Nuova Costituzione":
di Daniele Trabucco

Si tratta dell'articolazione territoriale di I livello secondo l'ordinamento costituzionale interno. Dopo la proclamazione dell'indipendenza delle due Repubbliche di Donetsk e Lugansk nel 2014, riconosciute ufficialmente dal Presidente russo, Vladimir Putin, cui è seguita la ratifica del Consiglio della Federazione e l'approvazione con voto unanime della Duma di Stato dei rispettivi Trattati di amicizia, assistenza e mutuo soccorso (validità dieci anni con proroga automatica ogni cinque), si era cercato di risolvere la situazione bellica nell'Ucraina orientale sul piano diplomatico con i cosiddetti "accordi di Minsk".
Il primo (il Minsk I) è stato firmato nel settembre 2014 e prevedeva, riguardo alla parte politica, il riconoscimento di una maggiore autonomia alle due Repubbliche mediante il ricorso alla revisione costituzione, mentre il secondo (il Minsk II) del febbraio 2015 si spingeva oltre, stabilendo, addirittura attraverso una "nuova Costituzione", la base per una legislazione permanente sullo status speciale delle aree autonome delle Regioni di Donetsk e Lugansk volto ad includere, inter alia, la non punibilità e la non imputabilità dei soggetti coinvolti negli eventi avvenuti nelle citate aree, il diritto all'autodeterminazione linguistica, la partecipazione dei locali organi di autogoverno nella nomina dei Capi delle procure e dei Presidenti dei Tribunali delle citate aree autonome.

In particolare, per il Cremlino vanno prima attuate le disposizioni politiche e poi quelle militari, per l'Ucraina il contrario. Non è questa la sede per affrontare la natura giuridica degli accordi (atti interni, Trattati internazionali, strumenti di natura giuridica mista), tuttavia il dato evidente è la mancanza di volontà, da parte ucraina, di fornire un'adeguata tutela alla popolazione russofona del Donbass, dopo le proteste che portarono alla cacciata di Yanukovych a fine febbraio 2014, con partiti ed esponenti politici filo-russi fortemente osteggiati.
La Federazione Russa, peraltro, intende evitare una adesione dell'Ucraina alla Nato, perché questo significherebbe che gran parte del confine occidentale dell'ex U.R.S.S. sarebbe presidiato dall'Alleanza Atlantica. Dopo il 1997, infatti, vi hanno aderito Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia, Romania e Bulgaria eppure, a seguito della caduta del muro di Berlino nel 1989, i leader dei maggiori paesi della Nato avevano promesso a Mosca che l’Alleanza non sarebbe avanzata verso Est "neppure di un centimetro".
Una promessa smentita dai fatti e troppo presto dimenticata.











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