
Sono disgustato da questa miscela di paternalismo senza padri e autoritarismo senza autorità."
cit. Antonello Cresti
LA PAURA DEL BOSCO:
Nelle fiabe, il bosco rappresenta la metafora di un viaggio interiore, un luogo di transizione e iniziazione dove si affrontano pericoli, paure e incertezze per poi ritrovarsi trasformati. È un simbolo di dualità: da un lato l'inconscio, il mondo ignoto pieno di insidie (lupi, streghe), e dall'altro un luogo di saggezza, crescita e salvezza, dove si scoprono tesori nascosti e si supera la paura di crescere.
La società cosiddetta civile, evoluta, occidentale, borghese, mal sopporta esempi di vita e socialità alternativi al sistema. Esempi fuori dalla norma, esempi che potrebbero mettere in discussione il nostro retaggio culturale, le scelte di una vita, il fatto di aver creduto e avvalorato un sistema opprimente e burocratico.
Una società che ha rimosso il concetto di natura, che la teme, che preserva i propri pargoli in una teca di cristallo, tanto fragile quanto autoassolvente. Una società che ha il feticcio della modernità, con tutti i suoi cavilli digitali e nichilisti, fieramente scientista e irregimentata ai dogmi del progresso, sepolta in un cimitero di cemento.
Una società che ha inconsciamente paura del bosco, relegato ed accettato solo nelle fiabe, ovvero, quando è legittimata a sognare fuori dagli schemi. Quindi anche fieramente ipocrita.
Una società che ha smesso di confrontarsi con il mondo dell'ignoto, con lo stato profondo dell'essere umano, simboleggiato dal bosco, accettando supinamente il capitalismo della sorveglianza, non volendo uscire dalla sua comfort zone materialista.
Come può la nostra società che ha abbracciato mortalmente il transumanesimo e il mito fasullo dell'AI, accettare esempi divergenti di una famiglia del genere?
MORALISMO DELLA "SINISTRA" E DEI CONSERVATORI BENPENSANTI
Ecco, allora che notiamo da un lato una strana alleanza tra differenti mentalità che un tempo sarebbero state contrapposte, e dall'altro pure un ribaltamento dei ruoli politici e culturali.
Una certa sinistra normalizzata, bacchettona e piccolo borghese si indigna contro la famiglia del bosco, complice di voler andar fuori dalle regole, di non inchinarsi al progresso.
In automatico si schiera contro una certa mentalità libertaria, considerata troppo new-age, che non tutelerebbe i propri figli lasciati scorrazzare nel bosco tra animali e alberi secolari.
Una famiglia che addirittura ha fatto solo le prime vaccinazioni, senza fare i richiami, che utilizza i pannelli elettrici come fonte energetica, che ha il bagno a secco e che, udite, udite, sceglie la scuola parentale per i suoi figli.
Questa santa alleanza tra bigotto sinistrume, e conservatorismo storico, si trova sulla stessa barricata, ed io qualche domanda, fossi in loro me la farei.
Poi c'è pure un ribaltamento dei ruoli, dove una parte della destra sposa la causa della famiglia del bosco, perché ha capito che funziona a livello propagandistico, trasformandola in bieco populismo neoromantico, mentre un certo progressismo intellettualoide rispolvera uno stalinismo fuori tempo massimo da applicare a targhe alterne. Non lo si applica per qualsiasi altra famiglia che vive in situazioni indigenti, ma quando diventa una scelta etica, grida allo scandalo.
Tradotto, se sei veramente povero, o che tu appartenga a qualsiasi categoria da proteggere, non verrai mai messo all'indice, almeno non in questo modo, se invece la scelta è ragionata e perseguita come ragione di vita, diventi un esempio scomodo per il sistema, ovvero, una sorta di frikkettone libertariano, da indicare come nemico della Sanità Pubblica.
Lo stesso discorso vale per una certa destra, dove un Salvini si comporta nella stessa maniera uguale/opposta. Se sei una famiglia Rom lo Stato deve toglierti la potestà genitoriale, mentre gli abitanti del bosco vanno preservati comunque, a prescindere.
In questo caso prevale l'opportunità elettorale, cavalcare dissenso o consenso.
Queste sono le perversioni mentali della nostra classe politica e intellettuale.
LA SAGGEZZA POPOLARE DEI PAESI VICINI
Fuori dal coro ci vengono in soccorso alcuni cittadini dei paesi limitrofi che, intervistati, non capiscono perché lo Stato si sia così accanito contro questa famiglia, dove i bambini erano felici. Sicuramente una famiglia sui generis, molto peculiare, e potremmo anche non essere d'accordo con il loro stile di vita, ma che non aveva fatto nulla di male, non aveva commesso alcun abuso, alcuna violenza, semmai, aveva realizzato un progetto e una scelta diversa dalla normalità. Tutti gli intervistati per la stragrande maggioranza sono con loro e pensa sia stato fatto un grave torto, in primis ai bambini.
La saggezza popolare, nella sua semplicità si è espressa a loro favore, senza scivolare in diatribe politiche, ed è bello vedere anziani e gente del posto che si stringe attorno a questa strana famiglia, quasi a proteggerli da un sistema autoritario, vessatorio e percepito come dispotico.
I BAMBINI DEL BOSCO, OVVERO, UN ESEMPIO DA CENSURARE
I bambini del bosco sono un esempio che sfugge alla normalizzazione vigente.
Come si permette questa famiglia di vivere secondo le sue regole, essendo felici a modo loro, fuori dagli schemi che la società ci impone e propaganda?
Non è tollerabile che qualcuno sia felice e si senta libero al di là di ogni dogma civile.
E allora chi siamo noi? Ogni mattina ci alziamo alle 7 e ci facciamo un mazzo tanto, seguendo pedissequamente ogni linea guida che il sistema ci raccomanda?
Come osano essere felici e liberi, creando un esempio alternativo al sistema?
Queste domande, se indagate più nel profondo, farebbero crollare il castello di carte che ogni giorno contribuiamo a edificare e preservare. Sarebbe un po' come ammettere di aver sempre fallito, oppure, di non tollerare che qualcuno possa scegliere diversamente e riesca a realizzare i suoi sogni.
La divergenza non viene tollerata dai moralisti di ogni latitudine, quindi meglio colpirne uno per educarne cento. Senza considerare che essere allontanati dai genitori è un trauma enorme, un taglio che rischia di lasciare una cicatrice per tutta la vita.
I bambini del bosco sono un archetipo che la nostra realtà edulcorata non vuole accettare, come dicevo precedentemente, se non in una bella favola per addormentarsi di notte e sognare.
Perché alla fine anche ai benpensanti piacciono tanto le favole, con i loro personaggi tanto pittoreschi, e le raccontano ai loro figli dopo una playstation e 10 ore di scrolling selvaggio su tiktok. I figli sognano di correre liberi tra unicorni e paesaggi fantastici, e invece dovranno vivere nella nostra bella società putrescente e nauseabonda, circondati di fantastici amici virtuali che mai vedranno fuori dal cellulare, uscendo in strada solo se accompagnati fino all'età del consenso, perché laggiù è un mondo ostile e pericoloso, soprattutto, meglio se vaccinati, iper-stimolati, atomizzati e anche un po' depressi che fa chic.
Tutti noi un tempo eravamo i bambini del bosco. Abbiamo smarrito il nostro fanciullino interiore che se ne fregava altamente della cosiddetta civilizzazione forzata.
Anche la sinistra ha disconosciuto da tempo il modello del "Ragazzo Selvaggio", si è accomodata nei salotti buoni e odia profondamente quello che sarebbe dovuta essere, abdicando ai suoi sogni più radicali.
Ha scelto di credere al peggior stalinismo in assenza di comunismo, quando la massima era "I figli sono dello Stato", unendo velleità piccolo borghesi a vizi mentali del peggior autoritarismo, ora sposando il tutto con il capitalismo della sorveglianza. E allora addio a qualsiasi istinto ribelle, le rivoluzioni tanto le trovi sui libri di storia, perché realizzarle? Basta abbracciare alberi, rotolarsi nel fango che ci si ammala e giocare con i cavalli pieni di zecche. Basta semplicità, basta profumi, limitiamoci a percepire e godere della natura solo attraverso la virtualità, tra grigie mura domestiche, illudendoci che il nostro è il migliore dei mondi possibili.

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