sabato 16 settembre 2023

ESEGESI DEL SOLITARIO


Sono da sempre un solitario, amo stare in compagnia, amo la mia compagna, i miei amici, ma odio i gruppi, le parrocchie, i partiti, e qualsivoglia organizzazione gerarchica.
La mia natura anarchica considera, a torto o ragione, che qualsiasi struttura e dogma sia reazionario, a prescindere sia di destra o di sinistra, che qualsiasi religione sia sbagliata rispetto ai valori originari, che qualsiasi ideologia sia corrotta e corruttibile, una volta applicata empiricamente.
Al tempo stesso, vivendo in una data società, capisco che, necessariamente, ci siano leggi e regole, quindi, pur non amandole, le accetto fino a quando posso, in alcuni casi, non le accetto e, nel mio piccolo, le contrasto.

Un compromesso senza fine, dove siamo sempre perdenti, ma senza il quale, forse, ci sentiremmo persi, senza guida.
Amiamo la nostra riserva indiana, trasformata in zona di conforto, la critichiamo, la combattiamo, ma alla fine, quasi sempre, non sempre, cediamo per inerzia.
Ecco, la vita ci presenta il conto e penso che la rivoluzione più grande sia quella interiore, prima che collettiva, pena alimentare le possibili controriforme, la storia insegna.
Viviamo in un mondo che ostenta socialità, consumismo, forzata ed esasperata gioia, omologazione, ma non sappiamo stare soli, dobbiamo crearci mille alibi, impegni e passioni pur di scordarci la nostra essenza solitaria.
Rifuggiamo da essa, ci fa paura, ma non a tutti.

Siamo come tanti equilibristi ubriachi.
Alcuni cadono subito, altri manco provano a stare in equilibrio, altri si barcamenano tra piccole conquiste e compromessi inevitabili.
La felicità, semmai esistesse, è restarci in equilibrio, facendo meno compromessi, avendo la possibilità di farlo, avendo la fortuna o la bravura di compiere la nostra piccola rivoluzione, i nostri desideri, le nostre passioni, percorrendo quel sottile crinale.
La fune è sempre più sottile e talvolta si spezza, ma quando si spezza torniamo inevitabilmente soli.

La natura è malvagia, non siamo nello stesso punto di partenza, c'è chi nasce nel fango, tra malattie e miseria, chi subisce dolori e violenze di ogni tipo, chi invece ha le porte spianate, chi non ha problemi di empatia verso la sfiga altrui, chi vive solo di istinti primari come un'animale e non si pone alcun problema.
Purtroppo, in questa dimensione terrena, che Dante ha ben rappresentato con l'Inferno della Divina Commedia, siamo intimamente legati ad infinite strutture e sovrastrutture che ci condizionano e nelle quali abbiamo imparato a vivere, amandole ed odiandole, ma sempre vivendole.

La vita è un doloroso compromesso tra spirito e materia, puoi essere felice, triste, depresso, indifferente, apatico, tutte queste cose insieme.
Puoi sentirti diverso, peggiore, migliore, conformista, anticonformista, ma alla fine, che tu appartenga a un clan piuttosto che ad un altro, devi fare i conti con te stesso e non puoi che rimanere solo con te stesso o, a seconda, in compagnia di te stesso.
Siamo sempre soli, anche quando siamo felicemente accoppiati, nasciamo soli e moriamo soli, e forse è un bene che la natura, o il buon Dio per chi crede, ci ha riservato come difesa dal mondo, quell'inferno così ben descritto dal sommo poeta fiorentino.

La vera rivoluzione, il senso della vita, addirittura la felicità, è stare soli con se stessi, insieme a noi stessi, e starci il meglio possibile, sempre quando è possibile.
Ciò non significa che dobbiamo isolarci dal mondo, l'uomo è animale sociale e da bar, ci amiamo e ci odiamo, ma alla fine quel che rimane di tutto il romanzo della vita "siamo noi", e non è poco, fidatevi, anzi, non fidatevi affatto!




2 commenti:

  1. Ma la felicità esiste eccome.
    È una condizione innata dell'anima che va ritrovata liberandosi da tutte le stronzate inculcateci da famiglia e società, che in quanto a programmi ipnotici e condizionamenti sono il top del tossico.
    Viviamo di compromessi continui indossando maschere di ogni tipo, e quelle servono a sopravvivere come umani se usate con consapevolezza, altrimenti sono solo sintomo di squilibrio interiore ed energetico.
    Mai far dipendere la propria felicità da circostanze esterne.
    Conosco persone poverissime e felicissime. Anna, la mia interpretazione è una persona felice. L'Occidente è malato allo stadio terminale ed è pieno di depressi, ma lo sono solo perché inconsapevoli, incapaci di analizzare le circostanze e soprattutto immersi nella Matrix e nella fase esteriorizzata della loro vita.
    Rimuovi tutto questo e non esiste più alcuna sofferenza.
    Il cammino verso la totale felicità è solitario e distaccato dal mondo esterno, lo sapeva molto bene Buddha, così come lo sanno appunto sciamani, e tutti coloro che fanno un cammino spirituale serio e per la vita.
    Il mondo è distrazione e creazione del nostro caos interiore, raggiunta la pace interiore il mondo scompare e non si ha nemmeno bisogno di essere solitari, diventa la normalità.
    Ed è favoloso.

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  2. Come al solito, vado OT-non OT.
    Avrai sentito dello schianto della Freccia Tricolore oggi a Torino Caselle su un'auto che passava lungo il perimetro esterno del campo di volo, una bimba di 5 anni è morta e il fratello di 12 è in rianimazione con serie ustioni nel corpo, i genitori un po' ustionati ma stanno bene.
    Nome del pilota: Oscar del Do' (ut des?).
    E giusto a caso oggi a Lampedusa c'è la nostra Wanna Sbarchi AKA la caciottara della Garbatella con la Von der Minkien a cui fa da Chihuahua da compagnia...
    Ormai lo capisce o dovrebbe capirlo anche uno col QI di un carciofo sottolio.

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