LA MANIPOLAZIONE DEL LINGUAGGIO NELL'ERA DEL CONFORMISMO GLOBALE
di Simone Galgano
Una società mondiale che auspica un cambiamento epocale necessita di una netiquette spalmata su tutti i fronti. Per esorcizzare risvegli dal sonno della ragione dei popoli, la priorità è costruire dal basso una serie di regole civili che vengano accettate e metabolizzate. Cambiando il linguaggio si può a lungo termine intervenire sul pensiero delle persone che, poco alla volta, non sentiranno alcuna esigenza di riscatto al cospetto di qualsiasi autorità vigente, dalla politica al lavoro, dall'economia al percepirsi individualità con diritti sociali inviolabili. Per questo motivo, e a fronte di una massiccia industrializzazione globale futura, il complesso industriale multinazionale ha battezzato la parola magica green per coprire un maggiore inquinamento e giustificare futuri licenziamenti di massa.
Una filosofia politicamente corretta e affine al potere costituito è lo strumento base per lavorare e ragionare sul futuro di un mondo nel quale i sistemi politici di ogni nazione si vorrebbero sempre più sovrapponibili. Il politicamente corretto, nel suo palinsesto linguistico, non può che diventare il male assoluto, soprattutto perché è scorrettissimo quando si trasforma in arma contro le opinioni divergenti, con la malafede di pretendere di difendere le minoranze: non difende affatto le cosiddette minoranze, non migliora il linguaggio e le usanze delle persone, ma abitua nel tempo l'individuo a normarsi e conformarsi. Vince metaforicamente e comunque sempre chi è più ricco e performante: questi avrà sempre i mezzi per scusarsi in maniera politicamente corretta nel caso uscisse dai binari prestabiliti.
Una sorta di kalamométrion sociale per fagocitare i cattivi pensieri dei potenziali disturbatori e dei loro seguiti. Ne nasce un moralismo Giano Bifronte, con una faccia per le classi subalterne, un'altra per le classi dirigenti, ma (più si sale verso l'alto) con una grande anarchia del potere e dei comportamenti. Una forma di bigottismo laico che sostituisce i veli sulle statue nude del fu Savonarola. Perché un conto è non offendere minoranze o determinate categorie con un linguaggio violento, rispettando qualsiasi orientamento sessuale, religioso, etnico, un altro è pensare di cambiare il linguaggio forzatamente, scontentando tutti per fingere di difendere i presunti indifesi. Quindi creare un poco alla volta un vocabolario di Stato più consono e supino al sistema neoliberale, oggi decisamente più elitario, esclusivista, censorio e oscurantista. Anche in questo caso, come per quelli sopraccitati, il grimaldello linguistico serve a preparare il terreno del nuovo cittadino a norma, per osmosi, più mansueto, impersonale e controllabile.
La neurolinguistica applicata alla politica trasversale, quella che si accetta a prescindere dalla governance di turno, quella che si respira grazie ai media che fanno da cassa di risonanza, quella pensata nei salotti buoni da demiurghi a noi lontani, si trasforma in una mannaia che colpisce chiunque dissenta o esprima criticità politiche e antisistema: si passa sempre più velocemente dalla pretesa di coprire le vergogne alla censura di chi vuol scoprire vergogne più pesanti, mettendo in discussione lo status quo, per esempio sul piano economico e dei diritti dei lavoratori o della difesa dello stato sociale. Soprattutto, si abitua l'utente medio a non pensare con la propria testa e con le proprie pulsioni, a scremare qualsiasi sfumatura e ad agire in automatico, come appunto una macchinetta o un soldatino, accumulando nel tempo aggressività inespressa. Aggressività che poi si sfogherà su chi non concorda con il pensiero unico previsto e vigente, in una sorta di modello simile al famoso Villaggio dei dannati, delatori compresi.
Concettualmente un paradigma reazionario, ma vestito di tutto punto. Non puzza, è neutro, ma poi si trova concorde in qualsiasi orrore espresso dal mainstream, legittimato dall'essere il primo della classe. Un mondo politicamente corretto è il paradigma auspicabile dal potere per gestire la psicologia di massa in tempi pseudo-democratici. Questo conformismo tipico dell'opulente occidente si riverbera in ogni settore, perfino nell'arte, nella musica, nel cinema, nella letteratura, divenendo patrimonio comune e condiviso. Una cura Ludovico allargata, ma più sottile e strisciante.
L'importante è rimpicciolire il range di possibilità di analisi e di comprensione, usando lo schema dei buoni e cattivi, del bianco e del nero come unici colori possibili, come unico sistema possibile, che sfocia nel pensiero conformista della serie: c'è un invaso e un invasore, siamo in presenza di un cambiamento climatico per colpa delle persone comuni, se non ti vaccini muori, fino al se sei povero è colpa tua. Non esiste, fateci caso, l'unico politicamente corretto che servirebbe: quello sulla povertà e sulla dignità economica. Tutte le forme linguistiche di propaganda che partono strumentalmente da presunti diritti civili, senza mai risolverli realmente ma limitandosi ad annunciarli (acuendo le divisioni tra gli individui), giungono a plasmare un pensiero unico su altri fronti, ritenuti al vertice più interessanti.
Per questa restaurazione antropologica, l'ancien regime transnazionale da tempo manipola il senso di colpa del variegato quanto confuso mondo progressista, più plagiabile e predisposto a credere di votarsi al bene comune. In piccolo, il sistema strumentalizza i sacrosanti diritti civili, svuotandoli del loro vero impatto egualitario tra le persone, sostituendoli con il decalogo dei comportamenti da utilizzare, pena la scomunica sociale. Ci troveremo alla fine in un mondo dove dovrai pesare il linguaggio come si pesa l'oro, facendo salti mortali per non offendere il fantomatico dittatore nano del Katonga - perché è nato in un paese sfortunato e perché non puoi definirlo “nano” - bensì appoggiandolo perché magari ci vende il petrolio al miglior prezzo, sulla pelle dei suoi abitanti.
Pubblicato il 9 Febbraio 2024 da IN ESERGO
https://www.inesergo.it/manipolazione.html?fbclid=IwAR0PZHldpCFFd_ZYvZADu518A0PcnEwRlZgVP7PK81dHINXzMxfVmB1Iy34Una società mondiale che auspica un cambiamento epocale necessita di una netiquette spalmata su tutti i fronti. Per esorcizzare risvegli dal sonno della ragione dei popoli, la priorità è costruire dal basso una serie di regole civili che vengano accettate e metabolizzate. Cambiando il linguaggio si può a lungo termine intervenire sul pensiero delle persone che, poco alla volta, non sentiranno alcuna esigenza di riscatto al cospetto di qualsiasi autorità vigente, dalla politica al lavoro, dall'economia al percepirsi individualità con diritti sociali inviolabili. Per questo motivo, e a fronte di una massiccia industrializzazione globale futura, il complesso industriale multinazionale ha battezzato la parola magica green per coprire un maggiore inquinamento e giustificare futuri licenziamenti di massa.
Una filosofia politicamente corretta e affine al potere costituito è lo strumento base per lavorare e ragionare sul futuro di un mondo nel quale i sistemi politici di ogni nazione si vorrebbero sempre più sovrapponibili. Il politicamente corretto, nel suo palinsesto linguistico, non può che diventare il male assoluto, soprattutto perché è scorrettissimo quando si trasforma in arma contro le opinioni divergenti, con la malafede di pretendere di difendere le minoranze: non difende affatto le cosiddette minoranze, non migliora il linguaggio e le usanze delle persone, ma abitua nel tempo l'individuo a normarsi e conformarsi. Vince metaforicamente e comunque sempre chi è più ricco e performante: questi avrà sempre i mezzi per scusarsi in maniera politicamente corretta nel caso uscisse dai binari prestabiliti.
Una sorta di kalamométrion sociale per fagocitare i cattivi pensieri dei potenziali disturbatori e dei loro seguiti. Ne nasce un moralismo Giano Bifronte, con una faccia per le classi subalterne, un'altra per le classi dirigenti, ma (più si sale verso l'alto) con una grande anarchia del potere e dei comportamenti. Una forma di bigottismo laico che sostituisce i veli sulle statue nude del fu Savonarola. Perché un conto è non offendere minoranze o determinate categorie con un linguaggio violento, rispettando qualsiasi orientamento sessuale, religioso, etnico, un altro è pensare di cambiare il linguaggio forzatamente, scontentando tutti per fingere di difendere i presunti indifesi. Quindi creare un poco alla volta un vocabolario di Stato più consono e supino al sistema neoliberale, oggi decisamente più elitario, esclusivista, censorio e oscurantista. Anche in questo caso, come per quelli sopraccitati, il grimaldello linguistico serve a preparare il terreno del nuovo cittadino a norma, per osmosi, più mansueto, impersonale e controllabile.
La neurolinguistica applicata alla politica trasversale, quella che si accetta a prescindere dalla governance di turno, quella che si respira grazie ai media che fanno da cassa di risonanza, quella pensata nei salotti buoni da demiurghi a noi lontani, si trasforma in una mannaia che colpisce chiunque dissenta o esprima criticità politiche e antisistema: si passa sempre più velocemente dalla pretesa di coprire le vergogne alla censura di chi vuol scoprire vergogne più pesanti, mettendo in discussione lo status quo, per esempio sul piano economico e dei diritti dei lavoratori o della difesa dello stato sociale. Soprattutto, si abitua l'utente medio a non pensare con la propria testa e con le proprie pulsioni, a scremare qualsiasi sfumatura e ad agire in automatico, come appunto una macchinetta o un soldatino, accumulando nel tempo aggressività inespressa. Aggressività che poi si sfogherà su chi non concorda con il pensiero unico previsto e vigente, in una sorta di modello simile al famoso Villaggio dei dannati, delatori compresi.
Concettualmente un paradigma reazionario, ma vestito di tutto punto. Non puzza, è neutro, ma poi si trova concorde in qualsiasi orrore espresso dal mainstream, legittimato dall'essere il primo della classe. Un mondo politicamente corretto è il paradigma auspicabile dal potere per gestire la psicologia di massa in tempi pseudo-democratici. Questo conformismo tipico dell'opulente occidente si riverbera in ogni settore, perfino nell'arte, nella musica, nel cinema, nella letteratura, divenendo patrimonio comune e condiviso. Una cura Ludovico allargata, ma più sottile e strisciante.
L'importante è rimpicciolire il range di possibilità di analisi e di comprensione, usando lo schema dei buoni e cattivi, del bianco e del nero come unici colori possibili, come unico sistema possibile, che sfocia nel pensiero conformista della serie: c'è un invaso e un invasore, siamo in presenza di un cambiamento climatico per colpa delle persone comuni, se non ti vaccini muori, fino al se sei povero è colpa tua. Non esiste, fateci caso, l'unico politicamente corretto che servirebbe: quello sulla povertà e sulla dignità economica. Tutte le forme linguistiche di propaganda che partono strumentalmente da presunti diritti civili, senza mai risolverli realmente ma limitandosi ad annunciarli (acuendo le divisioni tra gli individui), giungono a plasmare un pensiero unico su altri fronti, ritenuti al vertice più interessanti.
Per questa restaurazione antropologica, l'ancien regime transnazionale da tempo manipola il senso di colpa del variegato quanto confuso mondo progressista, più plagiabile e predisposto a credere di votarsi al bene comune. In piccolo, il sistema strumentalizza i sacrosanti diritti civili, svuotandoli del loro vero impatto egualitario tra le persone, sostituendoli con il decalogo dei comportamenti da utilizzare, pena la scomunica sociale. Ci troveremo alla fine in un mondo dove dovrai pesare il linguaggio come si pesa l'oro, facendo salti mortali per non offendere il fantomatico dittatore nano del Katonga - perché è nato in un paese sfortunato e perché non puoi definirlo “nano” - bensì appoggiandolo perché magari ci vende il petrolio al miglior prezzo, sulla pelle dei suoi abitanti.
L'astrazione del sistema si materializza e si legittima dividendo il teatro tra buoni e cattivi e, per osmosi, legittimando gli orrori che produce, facendosi accettare come unica autorità possibile.
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