giovedì 29 febbraio 2024

I SUPERIORI SCONOSCIUTI di Michele Fabbri

 



I Superiori Sconosciuti
di Michele Fabbri 



Le teorie del complotto che indagano su quel male assoluto rappresentato dalla globalizzazione hanno alle spalle una lunga storia che parte dalle teorizzazioni dell’abate Barruel a fine ‘700, per arrivare agli attuali piani mondialisti.
Un punto di snodo di grande importanza nella formulazione di queste teorie è rappresentato dagli studi che René Guénon ha dedicato all’argomento pubblicando articoli sulla stampa antimassonica, articoli che i lettori moderni possono trovare agevolmente in una ristampa: AA VV, La polémique sur les “Supérieurs Inconnus”, Archè, Milano 2003, pp.208. 
Il volume comprende anche testi di altri autori che trattavano il tema dei “Superiori Sconosciuti”: Louis Dasté, Gustave Bord, Benjamin Fabre, Charles Nicoullaud, Papus, Paul Copin-Albancelli.


Inoltre esiste uno studio monumentale di Louis de Maistre dedicato all’argomento: "L’Énigme René Guénon et les “Supérieurs Inconnus". L’autore ha effettuato un lavoro di ricerca sulle fonti che utilizzavano gli autori coinvolti nella polemica antimassonica. 
Le riviste che in Francia portavano avanti questa meritoria battaglia civile erano: La Bastille, La France Antimaçonnique, Mysteria, Revue Internationale des Sociétés Secrétes. Guénon scriveva su queste pubblicazioni con lo pseudonimo di “Le Sphinx”. 
Il dibattito sui temi in questione era animato principalmente dal mondo cattolico conservatore, ma vi contribuivano anche esoteristi come Guénon, e perfino ex massoni e spiriti laici infastiditi dal settarismo delle logge.
Le discussioni erano spesso imperniate sul tentativo di individuare i “Superiori Sconosciuti”, ovvero i personaggi che tiravano i fili dei burattini all’interno della massoneria, eventualmente tramite “logge coperte”, e che talvolta venivano indicati in persone in carne ed ossa, come Cagliostro o il Conte di Saint Germain, oppure venivano identificati negli ebrei, o nel diavolo stesso o, più verosimilmente, nell’insieme di idee-guida che ispiravano le logiche della sovversione. Si ipotizzava anche che gli “iniziati” avessero la facoltà di riunirsi “in astrale”, ovvero in una dimensione ultraterrena e non corporea nella quale avrebbero avuto modo di coordinare la loro azione sulla società.
Lo spunto per la riflessione nasceva da uno studio di Benjamin Fabre: Franciscus, Eques a capite galeato. Si trattava di un saggio, pubblicato nel 1913, dedicato al marchese di Chefdebien, un alto iniziato che aveva cominciato la sua carriera massonica nella fase preparatoria della Rivoluzione francese per proseguirla sotto l’Impero. Lo studio di Fabre mostrava come Napoleone pensasse di controllare la massoneria introducendo i suoi ufficiali nelle logge, mentre in realtà era la massoneria che controllava l’Imperatore dei Francesi!
Le ricerche mettevano in luce i legami tra le logge francesi e gli “Illuminati di Baviera” di Weishaupt, nonché le ipotesi sul centro di potere ebraico che agiva attraverso la massoneria.



A partire da questi dati comincia la ricerca di Louis de Maistre, che indaga sul problema sempre aperto delle fonti di Guénon, che il filosofo francese lasciava volutamente nell’ombra, sia per affascinare il lettore col suo stile ermetico, sia perché era convinto di esprimere verità tradizionali il cui valore era indipendente dalla personalità di chi le esprimeva. I più ardenti sostenitori di Guénon ritengono che l’opera del pensatore di Blois sia il più importante avvenimento culturale dalla fine del medioevo, ma anche senza arrivare a sostenere questa tesi occorre riconoscere che Guénon è una guida autorevole nel terreno scivoloso della storia occulta.
Guénon negli articoli in questione attaccava la massoneria adeguandosi allo stile delle riviste su cui scriveva, tuttavia in opere successive articolò il suo giudizio sui liberi muratori, criticando le deviazioni moderne delle logge. C’è anche chi ha sostenuto che Guénon sarebbe stato una sorta di cavallo di Troia all’interno del mondo cattolico col compito di diffondere una mentalità più favorevole all’occultismo, ma secondo Louis de Maistre questo giudizio sembra discutibile poiché nel complesso la critica alla modernità di Guénon è simile a quella della cultura cattolica tradizionalista.
Nel periodo della collaborazione a La France Antimaçonnique, Guénon era in relazione con un personaggio enigmatico: Swami Narad Mani. Si trattava di un induista che avrebbe passato a Guénon della documentazione sulla teosofia che il filosofo avrebbe ampiamente utilizzato nel suo corrosivo saggio contro il sistema di pensiero di Mme Blavatsky.
I testi di Narad Mani non sono particolarmente originali, e sostanzialmente riportano dati che potevano essere attinti da altre fonti. Inoltre Narad Mani era un sostenitore dello spiritismo, che era invece avversato da Guénon. Tuttavia alcune idee dello studioso indù devono aver influenzato la cultura esoterica, in particolare la tesi dell’esistenza di 33 logge dirette da un “Comitato occulto”. Si trattava di un’idea presente anche in Taxil: le 33 logge attraverso le quali i luciferiani governavano il mondo!
Le fonti indiane menzionavano anche la Teshu Maru, un’organizzazione iniziatica degenerata che avrebbe fatto da supporto alla controiniziazione: ipotesi che eccitavano le fantasie dei cospirazionisti…


È a questo punto che l’indagine verte sulla figura di Saint-Yves d’Alveydre che fornì a Guénon lo spunto per scrivere una delle sue opere più fortunate: Il Re del Mondo. L’idea di un regno sotterraneo governato da idee utopiche non era nuova, e sarà ripresa da Ossendowski nel suo celebre saggio Bestie, uomini e dèi
Ossendowski qualificava la misteriosa figura del “Re del Mondo” come “Grande Sconosciuto”, un appellativo inquietante che quasi richiamava aspetti anticristici. Saint-Yves a sua volta si ispirava a Hardjji Scharipf Bagwandas, un indù il cui stile somigliava a quello di Narad Mani. Il rapporto fra Saint-Yves e Scharipf è documentato a partire dal 1885, l’anno in cui esplode l’affare Taxil: una singolare coincidenza…
Nell’opera di Saint-Yves fanno capolino città infernali e comitati segreti che dirigono gli avvenimenti mondiali: gli ingredienti del sistema di potere mondialista cominciavano a entrare nell’immaginario del mondo intellettuale. Inoltre Scharipf era verosimilmente un esperto della “via della mano sinistra”, la pratica tantrica che utilizzava stregoneria, negromanzia e magia sessuale come metodi per indebolire la personalità. Erano concezioni che trovavano riscontro in certe correnti della Cabala ebraica che influenzeranno notevolmente la classe dirigente massonica.
Louis de Maistre individua altre fonti che hanno alimentato la misteriosa leggenda dell’Agartha: il pittore austriaco Alfred Kubin (1877-1959) dipingeva soggetti di carattere infernale che ispiravano la visione di un mondo in via di dissoluzione e in preda alla violenza. Kubin aveva scritto anche il romanzo Die andere Seite in cui descriveva un reame misterioso situato nel Turkestan e circondato da una “Grande Muraglia”: si tratta di temi che presentano analogie con quelli trattati da Guénon e da Ossendowski. 
Ne Il Re del Mondo Guénon sosteneva che il satanismo consisteva proprio nella identificazione del “Re del Mondo” col princeps hujus mundi, ovvero nella confusione fra l’aspetto luminoso e l’aspetto tenebroso. Si trattava evidentemente di idee diffuse nel dibattito culturale, legate ai sentimenti di smarrimento che attanagliavano l’opinione pubblica in quell’epoca di incipienti cambiamenti sociali ed economici, oggi elevati all’ennesima potenza dalla globalizzazione.
Guénon partecipò anche alle attività di un gruppo detto dei “Polari”; si trattava di una associazione esoterica che si ispirava agli oracoli di Padre Giuliano, un eremita che viveva a Bagnaia, presso Viterbo, nei primi anni del ‘900. A questa figura si facevano risalire una serie di dati fantasiosi e non verificabili che tuttavia presentano somiglianze con quelli trattati da Saint-Yves e da Guénon.


Lo studio di Louis de Maistre cerca anche di approfondire l’eterno dilemma su cui discutevano e discutono ancor oggi i complottisti: la massoneria è nata autonomamente o è una creazione della comunità ebraica? Probabilmente la domanda è destinata a restare senza risposta: se è vero che sono testimoniate influenze ebraiche fin dal XVII secolo nell’entourage di Cromwell, tuttavia gli ebrei sono presenti in scarso numero nelle logge all’inizio del XVIII secolo, e probabilmente gli ebrei massoni di quest’epoca erano visti con sospetto dai loro stessi correligionari.
Quello che si può documentare è la diffusione delle idee nate negli ambienti ebraici ispirati alle teorie di Sabbatai Tsevi e di Jakob Frank, che indicavano una “via della mano sinistra” in cui il vizio e il peccato erano la strada per raggiungere la salvezza. I seguaci di tali teorie erano verosimilmente organizzati in strutture segrete simili a quelle massoniche, nel comune intento di offrire alle masse l’illusione della libertà, con lo scopo di asservirle a un potere assai più cinico e dispotico di quello dal quale affermavano di liberarle.
Nella Cabala il contatto con forze demoniache aveva acquisito sempre maggiore importanza nel corso del tempo: gli studiosi di questa disciplina ebraica erano esperti nella manipolazione di residui psichici, e l’applicazione di tali teorie nel mondo massonico è testimoniata dal sistema degli “Eletti Coen” fondato da Martinez de Pasqually nel 1754. Lo stesso Cagliostro a Londra ebbe contatti con Ba’al Chem, un discepolo di Tsevi.
I seguaci di Tsevi e di Frank agivano come veri e propri missionari della sovversione, infiltrandosi nelle logge massoniche in modo più o meno palese, ma condizionandone le dottrine in maniera decisiva. Jakob Frank prefigurava l’avvento di un “mondo nuovo” caratterizzato da un “Grande Fratello” e da un “messia femminile”, concezioni che sembrano avere spaventose consonanze con la realtà contemporanea…
Nella lunga marcia della sovversione ebbero grande importanza le teorie teosofiche di Mme Blavatsky: in particolare la teoria dei Mahatma richiama l’idea dei “Superiori Sconosciuti”. Il teosofismo influenzò gli ambienti risorgimentali italiani, soprattutto Mazzini e la Carboneria. Fra gli italiani che ebbero contatti con la teosofia c’erano Giacinto Bruzzesi, Adriano Lemmi, Marco Antonio Canini, tutti personaggi abili ed esperti nel condurre operazioni occulte e defilate.
Alle idee teosofiche si ispirava anche Djamal ad-Din al Afghani, che si adoperò nel mondo islamico per una riforma religiosa ispirata a concezioni protestanti e per la diffusione di idee moderniste e socialisteggianti.


Si sviluppava quindi un sotterraneo lavoro di lavaggio del cervello e di manipolazione psichica che si estendeva attraverso nazioni e continenti, un lavoro di cui la Società Teosofica era in qualche modo l’aspetto visibile e istituzionale. Il piano, accuratamente preparato, spazzava via dalle coscienze ogni traccia di ordine positivo, attuando le direttive spirituali puramente distruttive di Jakob Frank. Si creava quindi un meccanismo di automazione sociale di cui le masse non erano minimamente consapevoli, e di questo sistema sono signori gli “iniziati” che governano le nazioni come veri e propri missi dominici della controiniziazione. Nel XXI secolo l’umanità sta assistendo a ulteriori angoscianti applicazioni di questo sistema ormai ampiamente collaudato…
I cospirazionisti cercavano anche localizzazioni geografiche dei centri della controiniziazione, che spesso venivano indicati in luoghi dell’Oriente, più o meno estremo. Guénon riteneva che la Mongolia fosse uno dei centri di irradiazione privilegiati delle influenze maligne, e la diffusione del manicheismo fra alcune popolazioni orientali sembrava confermare queste tesi. Lo stesso Guénon, inoltre, aveva accennato all’esistenza di torri diaboliche, alcune delle quali situate nelle steppe della Russia centrale.
L’instaurazione del regime comunista in Russia confermava le tesi dei cospirazionisti, e la letteratura complottista individuava personaggi considerati “minori” dalla grande storia, ma che avevano avuto ruoli importanti nella diffusione delle “idee nuove”. 
In ambiente russo a cavallo fra ‘800 e ‘900 era attivo Agwan Dorjiev, un lama buddhista che aveva una qualche influenza nell’ambiente zarista e che forse era implicato in attività di spionaggio i cui intenti non erano ben chiari. In seguito lo stesso Dorjiev sarà vittima delle epurazioni staliniane e morirà in prigione nel 1938. Anche in questo caso sembra di poter arguire che dietro il mascheramento buddhista ci fossero idee progressiste e universaliste di tipo teosofico.

Le teorie sulla provenienza orientale degli agenti della controiniziazione trovavano terreno fertile anche in una diffusa paura per una imminente invasione asiatica in Europa: all’inizio del ‘900 esisteva una letteratura diffusa che prospettava ipotesi di questo genere.
Guénon inoltre sembra essere stato in contatto con individui che lavoravano per l’Intelligence Service britannico, e l’esoterista francese vedeva opportunamente nell’imperialismo inglese un potente mezzo di propagazione della sovversione democratica. In quel periodo personaggio di punta delle trame inglesi era Sir Basil Zaharoff, un cinico mercante d’armi che era fra i dirigenti della Vickers, colosso industriale degli armamenti; Zaharoff sembra aver avuto una qualche influenza nell’infiammare i nazionalismi balcanici che accenderanno la scintilla della Grande Guerra.
Gli anni giovanili di Zaharoff sono avvolti in un fitto mistero, e la sua improvvisa ascesa nel mondo dell’affarismo cosmopolitico fa intuire che il personaggio fosse introdotto nei più esclusivi ambienti delle forze occulte…
Lo stesso intellettuale fascista Giovanni Preziosi in un articolo del 1934 parlava di Zaharoff definendolo “l’uomo più misterioso del mondo”.
Le vicende di Zaharoff si intrecciano anche con quelle di Giuseppe Volpi, uomo d’affari veneto, famoso per essere stato l’artefice della Mostra del Cinema di Venezia. Volpi appoggiandosi alla Banca Commerciale Italiana gestiva fiorenti commerci nei Balcani, soprattutto in Serbia.
Questi personaggi sembrano aver operato secondo piani ben precisi, utilizzando alternativamente nazionalismo e internazionalismo, in modo da destabilizzare l’antico ordine sociale per far entrare l’umanità nell’era messianica del mondialismo.
Concezioni di questo genere venivano elaborate in ambienti massonici, e Louis de Maistre cita anche l’opera del calabrese Benedetto Musolino che teorizzava uno stato fondato su principi mosaici e talmudici: una vera e propria prefigurazione ante litteram del sionismo!
Infine lo studio di Louis de Maistre si sofferma sull’importanza dell’opera di Guénon nell’ambito dell’esoterismo e della storia occulta. Il Maestro del tradizionalismo non è usualmente preso sul serio in ambito accademico, e d’altra parte lo stesso Guénon detestava il mondo universitario. Tuttavia l’opera del pensatore di Blois offre ancora oggi un punto di vista originalissimo sulla storia occulta e suggerisce infiniti spunti di approfondimento: l’imponente saggio di Louis de Maistre è un ottimo contributo in questo senso.

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Louis de Maistre, L’Énigme René Guénon et les “Supérieurs Inconnus”. Contribution à l’étude de l’histoire mondiale “souterraine”, Archè, Milano 2004, pp. 960.

1 commento:

  1. "Giuseppe Volpi, uomo d’affari veneto, famoso per essere stato l’artefice della Mostra del Cinema di Venezia". Fu molto di più il conte di Misurata che, giustamente viene citato, omettendo che fu Presidente di Confindustria e, più importante sncora, il fondatore della SADE, la stessa del business delle centrali elettriche e della tragica sciagura del Vajont. In adversa ultra adversa.

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