lunedì 24 novembre 2025

I BAMBINI DEL BOSCO


                                         

"L'idea che anche i figli siano proprietà dello Stato è l'esito ultimo di quel "capitalismo della sorveglianza" che ha mostrato i suoi esiti nel periodo pandemico, privando i cittadini anche del controllo sui loro corpi. Nessun totalitarismo è mai arrivato a tanto.
Sono disgustato da questa miscela di paternalismo senza padri e autoritarismo senza autorità."
cit. Antonello Cresti

LA PAURA DEL BOSCO:
Nelle fiabe, il bosco rappresenta la metafora di un viaggio interiore, un luogo di transizione e iniziazione dove si affrontano pericoli, paure e incertezze per poi ritrovarsi trasformati. 
È un simbolo di dualità: da un lato l'inconscio, il mondo ignoto pieno di insidie (lupi, streghe), e dall'altro un luogo di saggezza, crescita e salvezza, dove si scoprono tesori nascosti e si supera la paura di crescere. 
La società cosiddetta civile, evoluta, occidentale, borghese, mal sopporta esempi di vita e socialità alternativi al sistema. Esempi fuori dalla norma, esempi che potrebbero mettere in discussione il nostro retaggio culturale, le scelte di una vita, il fatto di aver creduto e avvalorato un sistema opprimente e burocratico.
Una società che ha rimosso il concetto di natura, che la teme, che preserva i propri pargoli in una teca di cristallo, tanto fragile quanto autoassolvente. Una società che ha il feticcio della modernità, con tutti i suoi cavilli digitali e nichilisti, fieramente scientista e irregimentata ai dogmi del progresso, sepolta in un cimitero di cemento. 
Una società che ha inconsciamente paura del bosco, relegato ed accettato solo nelle fiabe, ovvero, quando è legittimata a sognare fuori dagli schemi. Quindi anche fieramente ipocrita.
Una società che ha smesso di confrontarsi con il mondo dell'ignoto, con lo stato profondo dell'essere umano, simboleggiato dal bosco, accettando supinamente il capitalismo della sorveglianza, non volendo uscire dalla sua comfort zone materialista.
Come può la nostra società che ha abbracciato mortalmente il transumanesimo e il mito fasullo dell'AI, accettare esempi divergenti di una famiglia del genere?

MORALISMO DELLA "SINISTRA" E DEI CONSERVATORI BENPENSANTI
Ecco, allora che notiamo da un lato una strana alleanza tra differenti mentalità che un tempo sarebbero state contrapposte, e dall'altro pure un ribaltamento dei ruoli politici e culturali. 
Una certa sinistra normalizzata, bacchettona e piccolo borghese si indigna contro la famiglia del bosco, complice di voler andar fuori dalle regole, di non inchinarsi al progresso. 
In automatico si schiera contro una certa mentalità libertaria, considerata troppo new-age, che non tutelerebbe i propri figli lasciati scorrazzare nel bosco tra animali e alberi secolari. 
Una famiglia che addirittura ha fatto solo le prime vaccinazioni, senza fare i richiami, che utilizza i pannelli elettrici come fonte energetica, che ha il bagno a secco e che, udite, udite, sceglie la scuola parentale per i suoi figli.
Questa santa alleanza tra bigotto sinistrume, e conservatorismo storico, si trova sulla stessa barricata, ed io qualche domanda, fossi in loro me la farei.
Poi c'è pure un ribaltamento dei ruoli, dove una parte della destra sposa la causa della famiglia del bosco, perché ha capito che funziona a livello propagandistico, trasformandola in bieco populismo neoromantico, mentre un certo progressismo intellettualoide rispolvera uno stalinismo fuori tempo massimo da applicare a targhe alterne. Non lo si applica per qualsiasi altra famiglia che vive in situazioni indigenti, ma quando diventa una scelta etica, grida allo scandalo.
Tradotto, se sei veramente povero, o che tu appartenga a qualsiasi categoria da proteggere, non verrai mai messo all'indice, almeno non in questo modo, se invece la scelta è ragionata e perseguita come ragione di vita, diventi un esempio scomodo per il sistema, ovvero, una sorta di frikkettone libertariano, da indicare come nemico della Sanità Pubblica.
Lo stesso discorso vale per una certa destra, dove un Salvini si comporta nella stessa maniera uguale/opposta. Se sei una famiglia Rom lo Stato deve toglierti la potestà genitoriale, mentre gli abitanti del bosco vanno preservati comunque, a prescindere. 
In questo caso prevale l'opportunità elettorale, cavalcare dissenso o consenso.
Queste sono le perversioni mentali della nostra classe politica e intellettuale.

LA SAGGEZZA POPOLARE DEI PAESI VICINI
Fuori dal coro ci vengono in soccorso alcuni cittadini dei paesi limitrofi che, intervistati, non capiscono perché lo Stato si sia così accanito contro questa famiglia, dove i bambini erano felici. Sicuramente una famiglia sui generis, molto peculiare, e potremmo anche non essere d'accordo con il loro stile di vita, ma che non aveva fatto nulla di male, non aveva commesso alcun abuso, alcuna violenza, semmai, aveva realizzato un progetto e una scelta diversa dalla normalità. Tutti gli intervistati per la stragrande maggioranza sono con loro e pensa sia stato fatto un grave torto, in primis ai bambini.
La saggezza popolare, nella sua semplicità si è espressa a loro favore, senza scivolare in diatribe politiche, ed è bello vedere anziani e gente del posto che si stringe attorno a questa strana famiglia, quasi a proteggerli da un sistema autoritario, vessatorio e percepito come dispotico.

I BAMBINI DEL BOSCO, OVVERO, UN ESEMPIO DA CENSURARE
I bambini del bosco sono un esempio che sfugge alla normalizzazione vigente.
Come si permette questa famiglia di vivere secondo le sue regole, essendo felici a modo loro, fuori dagli schemi che la società ci impone e propaganda?
Non è tollerabile che qualcuno sia felice e si senta libero al di là di ogni dogma civile.
E allora chi siamo noi? Ogni mattina ci alziamo alle 7 e ci facciamo un mazzo tanto, seguendo pedissequamente ogni linea guida che il sistema ci raccomanda? 
Come osano essere felici e liberi, creando un esempio alternativo al sistema?
Queste domande, se indagate più nel profondo, farebbero crollare il castello di carte che ogni giorno contribuiamo a edificare e preservare. Sarebbe un po' come ammettere di aver sempre fallito, oppure, di non tollerare che qualcuno possa scegliere diversamente e riesca a realizzare i suoi sogni.
La divergenza non viene tollerata dai moralisti di ogni latitudine, quindi meglio colpirne uno per educarne cento. Senza considerare che essere allontanati dai genitori è un trauma enorme, un taglio che rischia di lasciare una cicatrice per tutta la vita.
I bambini del bosco sono un archetipo che la nostra realtà edulcorata non vuole accettare, come dicevo precedentemente, se non in una bella favola per addormentarsi di notte e sognare. 
Perché alla fine anche ai benpensanti piacciono tanto le favole, con i loro personaggi tanto pittoreschi, e le raccontano ai loro figli dopo una playstation e 10 ore di scrolling selvaggio su tiktok. I figli sognano di correre liberi tra unicorni e paesaggi fantastici, e invece dovranno vivere nella nostra bella società putrescente e nauseabonda, circondati di fantastici amici virtuali che mai vedranno fuori dal cellulare, uscendo in strada solo se accompagnati fino all'età del consenso, perché laggiù è un mondo ostile e pericoloso, soprattutto, meglio se vaccinati, iper-stimolati, atomizzati e anche un po' depressi che fa chic. 
Tutti noi un tempo eravamo i bambini del bosco. Abbiamo smarrito il nostro fanciullino interiore che se ne fregava altamente della cosiddetta civilizzazione forzata. 
Anche la sinistra ha disconosciuto da tempo il modello del "Ragazzo Selvaggio", si è accomodata nei salotti buoni e odia profondamente quello che sarebbe dovuta essere, abdicando ai suoi sogni più radicali. 
Ha scelto di credere al peggior stalinismo in assenza di comunismo, quando la massima era "I figli sono dello Stato", unendo velleità piccolo borghesi a vizi mentali del peggior autoritarismo, ora sposando il tutto con il capitalismo della sorveglianza. E allora addio a qualsiasi istinto ribelle, le rivoluzioni tanto le trovi sui libri di storia, perché realizzarle? Basta abbracciare alberi, rotolarsi nel fango che ci si ammala e giocare con i cavalli pieni di zecche. Basta semplicità, basta profumi, limitiamoci a percepire e godere della natura solo attraverso la virtualità, tra grigie mura domestiche, illudendoci che il nostro è il migliore dei mondi possibili.



giovedì 20 novembre 2025

DOPPIA KAPPA E MESSAGGI IN CODICE


In questo articolo parleremo di suggestioni e sincronicità, quindi ci muoveremo su di un piano sottile che però, se conosciuto e canalizzato, può aver ricadute empiriche nel mondo fisico. Un modello contemplato, studiato ed utilizzato dalla sovragestione per comunicare su diversi livelli operativi, quelli in codice di natura militare e quelli in codice di natura simbolica, che hanno ricadute sull'inconscio collettivo, sedimentandosi ad insaputa delle persone, creando forme pensiero che condizionano il nostro comportamento.
Il primo livello è di natura militare come messaggi operativi in codice, atti a comunicare procedure di varia natura. Essi avvengono su scala nazionale e mondiale, a seconda della funzione e della tipologia dell'operatività da perseguire, attraverso diversi canali di trasmissione.
Dai canali più semplici e tradizionali, fino all'utilizzo di fatti di cronaca per creare assonanze e similitudini con gli scenari da sviluppare. Per esempio l'utilizzo e la presenza di certe parole, di numeri, di simboli condivisi che portano il ricevente a comprendere la natura del messaggio e tradurlo nella pratica.
Il secondo livello è di natura psicotronica, attraverso simboli, ed è indirizzato alla psicologia di massa, come propaganda più pervasiva e profonda.

I bias cognitivi indotti sono distorsioni sistematiche nel giudizio e nella valutazione della realtà che possono essere influenzate da fattori esterni come i media, le euristiche (scorciatoie mentali) o la scarsità indotta. Questi bias ci portano a prendere decisioni rapide basate su preconcetti e a interpretare le informazioni in modo soggettivo, anziché in modo oggettivo e razionale.
Essendo indotti, seppur interpretati soggettivamente, rispondono a distorsioni irrazionali, quindi in tema di manipolazione, favoriscono il controllo dei nostri pensieri e indirizzano scelte non consce e consapevoli. In questi casi i nostri pensieri sono i pensieri di altri.
I messaggi in questione da sempre utilizzano la cronaca, meglio se cronaca nera, perché questa è più diretta, in quanto agisce sul plagio emozionale delle persone.
Messaggi per associare nomi, fatti, codici e traslarli in operatività da Intelligence.
Gli eventi quotidiani di cronaca come i delitti mediatici sono perfetti come grammatica operativa per creare comunicazioni esoteriche tra le parti. Ecco perché i media, sotto l'impulso delle varie agenzie controllate dai Servizi Segreti, veicolano le stesse tipologie di notizie ad unisono con le stesse scalette, più o meno allo stesso modo e non differenziandosi nell'esposizione, talvolta usando le stesse strutture linguistiche o formule semantiche, come fossero una voce unica amplificata. Ne consegue una sorta di liturgia condivisa ed accettata, con i suoi corpi sacrificali, necessari alla messa rovesciata.
Questi paradigmi sono da considerarsi come una forma di plagio dal sapore religioso, anche se avvengono a livello del subconscio, perché l'utente medio, o il fedele, non saprà di partecipare alla ritualità. Una sorta di cerimonia indotta e invisibile.
Gli esempi sono innumerevoli, dai più concreti ai più visionari, dai più pragmatici ai più fantapolitici, ma il modo con il quale vengono realizzati non importa, quello che conta è la validità scientifica che deve considerare anche tutte o quasi le potenziali variabili.
Per essere sicuri che il messaggio sia andato a buon fine e che la spunta sia attivata, ci deve essere dall'altra parte un contro messaggio della stessa natura che lo confermi o meno.
Le forme pensiero indotte andranno a creare quell'aura protettiva per la riuscita dell'operazione.



Ora, prendiamo ad esempio un recente fatto di cronaca che ha suscitato curiosità ed inquietudine, per quanto apparentemente di poca rilevanza, il suicidio assistito delle sorelle Kessler.
Le Gemelle Kessler sono state un duo artistico tedesco composto dalle sorelle gemelle Alice ed Ellen Kessler, che ha avuto grande notorietà in Italia a partire dagli anni sessanta. Cantanti, ballerine, attrici, le gemelle si esibirono anche in Germania, Francia e Stati Uniti. In questa sede non ci interessa analizzare il motivo per il quale hanno deciso di morire insieme, quali fossero i loro legami, se una delle due sorelle fosse ammalata e di cosa.
Ci interesserà capire come la sovragestione, attraverso la canalizzazione mediatica, intenderà o meno sfruttare la notizia, come in altri casi, crearla ad hoc per ottenere lo stesso scopo.
Alla dipartita delle storiche gemelle K, bionde, germaniche, quindi richiamanti archetipi di natura wotanica, belle ma algide, quasi asessuate, diventate icone televisive nazional popolari di un immaginario passato ed obsoleto, corrispondono simbolicamente e sincronicamente le nuove gemelle KAPPA, anch'esse sincronicamente bionde, italiche, di Garlasco, operanti su scenari completamente differenti, ma riportanti la stessa lettera simbolica nel cognome.
Su di un piano empirico, due storie lontane tra loro e con nessun contatto evidente, però su di un piano sottile, canalizzato mediaticamente, aventi entrambe simile significato e assonanze, per essere linguaggio da veicolare in codice.
Oltre alla lettera K, il fatto di essere diventate diversamente famose, le prime come star del vecchio mondo, le seconde come persone evocate nell'infinita soap-opera in nero di Garlasco del nuovo mondo.
Entrambe sicuramente legate alla morte, che sia personale o inerente ad un evento mediatico che contiene un delitto, anche se loro non sono direttamente coinvolte, comunque interne alla narrazione dei fatti.
Il messaggio in codice potrà utilizzare la portata simbolica di questi diversi eventi (il fattore K), seppure scollegati tra loro, per il solo fatto che sono fatti diventati virali e condivisi, per correlarli con simboli corrispondenti da trovare altrove, in altri scenari, sicuramente inerenti alla politica o alla geopolitica. Quindi, seguendo questa logica labirintica, le nostre suggestioni potranno contemplare persone che riportano la stessa lettera K nel cognome, ma potrebbero essere numeri, simboli, fiori, date importanti e tanto altro.


Riferito al macro-mondo, ovvero alla geopolitica, le due K più rilevanti e presenti nello scenario internazionale attuale, sono quelle della bionda Kaja Kallas dell'Estonia, che riveste la carica di Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza nella Commissione von der Leyen II dal 1º dicembre 2024.
Il messaggio potrebbe essere riferito a lei o a chi come lei possa essere legato dallo stesso simbolo suggestivo. Quindi i riferimenti di un eventuale messaggio in codice, sarebbero inerenti alle recenti tensioni tra Estonia e Russia, nella grande guerra ibrida dell'attuale risiko. Tensioni da intensificare a vantaggio NATO o, al contrario, da smorzare.
Quindi riguardanti, anche l'esigenze di riarmo e dell'accettazione di questa esosa spesa militare da parte dei cittadini europei.
La Kallas è stata recentemente fotografata mentre si esibisce sorridente in un book dell'orrore, tra armi e scenari bellici, come per normalizzare una guerra che verrà.
Una curiosità è la somiglianza delle Kessler con la Kallas, ma questa è solo una simpatica osservazione.
Da tenere in considerazione che in ambito militare, "Kappa" ha tre significati principali: "Razione K", un pasto standardizzato per i soldati, "K.O.", acronimo di "knock-out" usato per indicare un combattimento terminato, e "Kappa" inteso come "soldi" o "budget" nel gergo informale.
In numerologia, la lettera "K" (chiamata anche "Kaf") corrisponde al numero 11, che è considerato un numero maestro.
K+K FA 22, L'ARCHETIPO DEL CREATORE DEL NUOVO MONDO.
La natura del messaggio, associato alla canalizzazione di altri messaggi apparentemente diversi, ma con simboli comuni, sia su scala internazionale che nazionale, potrebbe riguardare la guerra ibrida in corso, la sua evoluzione o la sua fine, la spesa a deficit del riarmo, oppure, entrambe le cose o altro sempre riguardante questo livello.
Ovviamente, non possiamo avere certezze sull'obiettivo esatto, ma possiamo andarci vicino nell'interpretazione.


Tornando al caso Garlasco, da un po' di tempo abbiamo il sermone di IGNOTO X, in onda su LA7, che pare più una centrale di smistamento di messaggi in codice tramite cronaca nera, che informazione. Perchè una rubrica quotidiana su un singolo caso, più altre new entry similari, quando basterebbe una puntata settimanale? Trasmissione floreale?
Sembra si utilizzino i fatti di cronaca nera per associare numerologicamente e semanticamente messaggi di diversa natura, dall'annichilimento di massa del sempreverde memento mori, per addormentare e poi rieducare la psicologia di massa attraverso la paura, alimentando la morbosità, all'associazione di eventi su diversa scala.

I primi oracoli erano i maghi che consigliavano Re, Papi e imperatori di ogni latitudine.
Nella contemporaneità si sono strutturati organizzati militarmente in ogni Stato profondo, mantenendo queste conoscenze e quella grammatica mutuata dal passato.
Con l'apporto tecnologico, si è ampliato il raggio comunicativo operativo.
Per questo banale motivo, ambienti latomistici e militari lavorano a certi livelli in simbiosi, in sincrono e talvolta sovrapposti, le stesse persone possono essere presenti in entrambi i mondi. Da fattori meno deterministici, a fattori più sottili, che lavorano sui campi quantici del pensiero, quindi utilizzando associazioni, sincronicità, numerologia, onomanzia e tanto altro, attraverso notizie lontane tra loro, ma con un comune denominatore che permette l'associazione e il significato del messaggio.





domenica 16 novembre 2025

BRIGATE ROSSE MANIPOLATE DALLA CIA ATTRAVERSO HYPERION


GENESI DI 3 LEADER BR:
1- CURCIO L'EX NAZIMAOISTA DI "GIOVANE NAZIONE"
2- MORETTI IL GIOVANE ISTRUITO DALL'ARISTOCRAZIA NERA DEI CASATI STAMPA, DI INIZIALI IDEE FASCISTE E CLERICALI
3- SIMIONI AGENTE DELLA CIA INFILTRATO MANOVRATORE DI FINTI RIVOLUZIONARI

Cacciato dal PSI, Simioni aveva lavorato per l’USIS (United States Information Service), poi aveva trascorso un biennio a Monaco di Baviera dedicandosi fra l’altro a studi di Teologia, quindi era tornato a Milano facendo il consulente per la Mondadori.
Alla vigilia del Sessantotto aveva fondato e diretto un non meglio definito CIP-Centro informazione politica (con sede in corso Italia, a Milano), al quale avevano poi aderito anche Renato Curcio, Duccio Berio, Franco Troiano, Sandro D’Alessandro e altri.
Il CIP era strutturato su un doppio livello, uno ufficiale e uno riservato: una doppiezza adottata poi anche nel CPM.
Nel 1969-70 Corrado Simioni è il capo del CPM, e vi svolge un’attività riservata, mentre il leader “pubblico” è il numero due Curcio.
Secondo la Commissione controinformazione di "Avanguardia operaia", Simioni ha collegamenti con l’intelligence statunitense, e sarebbe stato addestrato dalla CIA in Francia.
Una lista di presunti agenti della CIA attivi in Italia, comprendente il nome di “Simioni Corrado”, perverrà in forma anonima alla redazione del quotidiano “Lotta Continua”.
Renato Curcio ha studiato a Albenga (Savona) diplomandosi perito chimico, e ha militato dapprima in “Giovane nazione”, quindi in “Giovane Europa”, due minuscole organizzazioni di estrema destra. La giovanile militanza di Curcio nella destra radicale emergerà solo nel 1992, quando verranno resi pubblici i rapporti intercorsi fra Giovane Europa e l’estrema sinistra maoista, e risulterà evidente come tali rapporti avessero portato quadri dell’organizzazione nei
ranghi delle BR, «e al più alto livello».
Così si saprà anche di Curcio: «Il capo storico delle BR non ha iniziato la sua carriera politica a Trento nel 1967, come credono i suoi biografi, ma molto prima in Giovane nazione, poi in Giovane Europa.
Nel numero 4 della rivista “Giovane nazione” troviamo menzione della nomina del compagno Renato Curcio a capo della sezione di Albenga. Nel numero 5 dello stesso periodico si segnala il suo zelo di militante.
"Giovane nazione" servirà come trampolino di lancio per la creazione della rete italiana di "Jeune Europe", dove militerà Curcio.
Jean Luc, Giovane Europa, Barbarossa 1992, pagg. 46-47.
Nel 1962 si è trasferito a Trento, e presso la facoltà di Sociologia ha formato il gruppo della “Università negativa” (con Mauro Rostagno, Marco Boato, Duccio Berio, Mara Cagol, Vanni Mulinaris e altri).
Nel 1969 Curcio si è trasferito a Milano, e insieme all’amico Simioni, agente CIA, ha fondato il CPM, nel cui ambito svolge l’attività “pubblica”, speculare a quella occulta svolta da Simioni, che ne detta l'agenda per conto dei Servizi Segreti.
Dunque, nel caso di Renato Curcio, prossimo fondatore-ideologo delle Brigate Rosse, la tesi del cosiddetto «album di famiglia» del comunismo – tesi elaborata dalla giornalista Rossana Rossanda per collocarvi le radici delle BR – è una sciocchezza.
Idem per quanto riguarda l’anticomunista Corrado Simioni, alle origini delle BR ambiguo propugnatore della lotta armata
Infine, Moretti Mario, fino a poco tempo prima di entrare nel CPM gestito dall'agente CIA Simioni, da sempre clericale e fascista, ricordato come tale da tutti i suoi amici, sindacalisti e compagni di scuola.
Controinformatore provetto per dividere i sindacati ed anticomunista doc, poi fulminato improvvisamente sulla via di Damasco come lo stesso Curcio verso il marxismo.
Residente in via Gallarate 131, nello stesso palazzo dove viveva la sua ragazza e tal Cavallo, ex socialista riformista ed informatore dei Servizi Segreti.
Un vizio quello dei sedicenti BR di avere appoggio logistico nei palazzi di proprietà dell'Intelligence, storia che si ripeterà più volte anche nel Caso Moro e nella sua detenzione. Uomo istruito e finanziato da giovane dall'aristocrazia nera dei Casati Stampa, quelli del triplice delitto di via Puccini a Roma, padroni della villa che fu gabbata da Berlusconi, grazie all'intervento di Previti, per pochi spicci, e rubata alla legittima erede di famiglia.

Questa è la genesi dei finti ribelli a cui molti hanno creduto per anni, finti rivoluzionari, tanto sfortunati quanto manipolati. Ne viene fuori un quadro impietoso e tragicomico.
In pratica, al netto dell' italietta anni 70 e dello stragismo di Stato, i maldestri rivoluzionari BR hanno talvolta origine nella destra estrema, ambigue figure inconsapevoli/consapevoli di quello che passava sopra le loro teste, o legati ad ambienti CIA.
Tutti i profili, a parte i diretti agenti infiltrati, mostrano identità fragili e facilmente strumentalizzabili, che però hanno fascinato tanti ingenui seguaci che ne hanno avallato le gesta "eroiche".
Così meglio si comprende come il Caso Moro sia stato completamente creato, pilotato ed eterodiretto dalle forze atlantiche.
Non solo, diverse sedi del rapimento Moro erano di proprietà dei Servizi nostrani e della P2, ma lo si comprende anche dalle dinamiche dell'attentato.
Dove i burattini BR c'erano, come primo livello da incolpare, ma poi la mattanza fu eseguita direttamente da professionisti. 
Non saprei cosa aggiungere a questa triste storia di questi tristi figuri che si sono prestati e ancora si prestano a reggere questa commedia.


HYPERION LANGUAGE SCHOOL:

Quai de la Tournelle 27, Parigi
France 1976-1979


L'Hyperion di Parigi é una scuola di lingue fondata da tre esponenti della sinistra extraparlamentare italiana, Vanni Molinaris, Corrado Simioni e Duccio Berio. Tre personaggi ambigui che ebbero un ruolo nella storia delle Brigate rosse. Nel 1969 (con Renato Curcio, Alberto Franceschini e Mario Moretti), parteciparono al convegno del Collettivo politico metropolitano, in cui venne decisa la nascita delle Br. 
Secondo quanto dichiarato quasi trent'anni dopo da Franceschini nella sua audizione in Commissione Stragi, Molinaris, Simioni e Berio, malvisti dagli altri brigatisti perché ritenuti troppo violenti, avevano però un rapporto speciale con Moretti a un livello ancora più occulto delle Br: facevano parte di una struttura iperclandestina e dai contorni oggi ancora misteriosi denominata Superclan.
Un rapporto che si sarebbe ulteriormente rinsaldato dopo il 1974, quando dopo l'arresto di Curcio e Franceschini avvenuto alla stazione di Pinerolo, Moretti divenne il nuovo leader dell'organizzazione (doveva esserci anche lui, alla stazione, ma una provvidenziale telefonata anonima lo aveva avvertito della trappola preparata dai carabinieri: così non si presentò all'appuntamento con Curcio e Franceschini, e si guardò bene dall'avvisare i due compagni).
Durante il caso Moro, l'Hyperion era collegato a un altro istituto di lingue francese che aveva sede in piazza Campitelli, a 150 metri da via Caetani – dove fu ritrovato il cadavere di Moro. Poche settimane prima del sequestro, nel mese di febbraio, l'Hyperion aveva aperto un ufficio di rappresentanza a Roma, in via Nicotera 26 (in quello stesso edificio, c'erano alcune società coperte del Sismi). Quell'ufficio fu chiuso subito dopo il sequestro.

Ma che cos'era in realtà l'Hyperion? L'istituto, con ogni probabilità, era in rapporto con servizi segreti di diversi paesi (dell'est, dell'ovest e israeliano). il sospetto - già affiorato in altre inchieste giudiziarie poi abortite - é che intellettuali ad esso collegati facessero parte del cervello politico delle brigate rosse.
Significative, a questo proposito, due cose dette dal giudice Rosario Priore (titolare di ben 4 inchieste sul caso Moro) intervenendo alla presentazione del libro di Fasanella & Rocca chez Bibli.
La prima: i servizi segreti di diversi paesi sapevano che in Italia si stava preparando il sequestro Moro.
La seconda: il direttore d'orchestra Igor Markevic aveva rapporti con l'Hyperion...
Sull'Hyperion indagò anche il giudice padovano Guido Calogero, convinto che lì fosse il cervello politico delle Brigate rosse. Ma la sua inchiesta abortì, perché la notizia di una sua visita segreta a Parigi trapelò e i Servizi segreti francesi negarono ogni aiuto al giudice italiano.
In Segreto di Stato, il libro-intervista pubblicato nel 2000 (Einaudi, autori Giovanni Fasanella e Claudio Sestieri), Giovanni Pellegrino per 7 anni alla guida della Commissione Stragi, avanza il sospetto che Hyperion fosse un punto d'incrocio tra Servizi segreti dell'Ovest e dell'Est, assolutamente necessario nella logica del mantenimento degli equilibri di Yalta. Hyperion, in altre parole, poteva essere uno strumento per operazioni comuni contro i nemici di Yalta. 
E Moro, con la sua politica di apertura al Pci, lo era.


FELIX MORLION, UN FRATE PER TUTTE LE STAGIONI:


Félix Morlion (1904-1987) è stato un presbitero belga dell'Ordine dei frati predicatori, punto di riferimento negli ambienti del cinema cattolico fino alla metà degli anni '50 e agente segreto della CIA a Roma, implicato marginalmente nel caso Moro.
Morlion fu uomo dei servizi segreti dello Stato Vaticano, fondatore del Movimento Pro Deo e guida indiscussa della multiforme istituzione cattolica denominata Pro Deo.
L’indirizzo e numero telefonico della Pro Deo furono rinvenuti nel corso della perquisizione (30/5/79) dell’appartamento-covo delle Brigate Rosse inviale Giulio Cesare 47 a Roma, dove furono arrestati Valerio Morucci ed Adriana Faranda (i “postini” delle BR durante il rapimento di Aldo Moro. 
Ma il nome di Morlion compare anche nelle inchieste sulla scuola Hyperion di Parigi, quella che per lungo tempo era stata sospettata di essere il centro direttivo delle Brigate Rosse (organizzata dall’ex agente dell’USIS Corrado Simioni) e che ebbe anche, per pochissimo tempo all’epoca del sequestro Moro, una sede a Roma. 
Sembra che Morlion avesse interceduto presso il governo francese che poneva difficoltà ad autorizzare l’apertura della scuola in quanto gli insegnanti erano per la maggior parte “rifugiati politici” inseguiti in Italia da mandati di cattura.

https://www.archivio900.it/it/sigle/sigl.aspx?id=702

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/11/27/il-pio-frate-che-lavorava-per-la.html

https://web.archive.org/web/20250327142450/https://www.iskrae.eu/hyperion-misteri-italiani-della-strategia-della-tensione/

https://www.colarieti.it/scuola-hyperion-gli-intrecci-con-il-caso-moro/

https://www.libroco.it/dl/Montuori-Luigi/Solfanelli/9788833054605/Felix-A-Morlion-e-il-servizio-segreto-vaticano-pro-deo/cw697814002895778.html#:~:text=Solfanelli,200%2C%20cm%2014x21.&text=Il%20frate%20domenicano%20belga%20Felix,Riflessioni%20sul%20cinema.

https://davidbenzion777.wordpress.com/2020/02/06/padre-robert-graham-sj-e-larchivio-segreto-vaticano/

https://www.facebook.com/photo/?fbid=506856548125536&set=a.449341173877074

giovedì 6 novembre 2025

NORMALIZZAZIONE DELLA VIOLENZA IN TERRA SANTA


Dopo l'attentato di Hamas del 7 ottobre 2023, con lo zampino del Mossad, tutto il mondo ha denunciato la barbarie islamista contro i giovani israeliani che stavano felicemente ballando a pochi km dal lager di Gaza. Giornalai di ogni latitudine (soprattutto di destra) si sono sperticati a rete unificate a descrivere gli orrori commessi dai terroristi palestinesi contro il mondo libero occidentale. Ci siamo sorbiti come al tempo del covid, una propaganda che supera qualsiasi romanzo distopico, un martellamento sui buoni e sui cattivi, dove da una parte ci sono le nostre vittime, quelle di etnia caucasica, bianca, cittadini liberi ed evoluti, contro i carnefici, gli altri, di etnia araba (semitica in realtà...), scuri, mori, sporchi e cattivi.
Una semplificazione come in un fumetto degli anni 30, frutto di una cultura nazionalista e reazionaria che assomiglia molto al tragico ventennio passato.
Abbiamo un po' tutti accettato la velina, scandalizzandoci per la violenza che i musulmani riservano a noi poveri occidentali infedeli, salvo poi scoprire che tutto il mondo è paese. 
Non solo, che nel cosiddetto mondo libero e democratico, succedevano le stesse cose, però taciute, silenziate, censurate, fino ad essere rivendicate. 
In realtà, già conoscevamo la violenza dell'autorità in qualsiasi forma si manifestasse anche in occidente, perfino in Italia. 
Delle cronache sulle condizioni dei carcerati, sulle violenze subite, sulle morti sospette, sulle varie Guantanamo del mondo dei buoni, ne eravamo a conoscenza. Ci eravamo forse assuefatti, anche dopo gli scandali delle violenze sessuali di soldati statunitensi durante l'esportazione della democrazia. Però, in tutti questi casi, almeno in passato, c'è sempre stato il pudore di voler giustificare i "fatti incresciosi" con la solita teoria delle mele marce, oppure, cercando di costruire depistaggi per non mostrare la nostra metà oscura.
Oggi è cambiato qualcosa di importante, ovvero, la normalizzazione dell'orrore, al di là del bene e del male, al di là di qualsiasi morale, etica ed estetica. 
A livello cognitivo in tutto il mondo è stata accettata la nuova forma pensiero. 
Ora è ufficiale. Esistono popoli di serie A, che possono fare genocidi, stupri di massa, violenze, provocare carestie e guerre infinite, e popoli di serie B, che devono necessariamente subire il dominio e stare pure zitti.
Questo nuovo paradigma, da sempre esistito, ma aggiornato per quanto riguarda l'accettazione del MALE e la sua rivendicazione da parte di un'autorità vigente, è qualcosa che cambierà il modo di percepire il mondo ed i rapporti sociali, creando ad effetto domino un'esplosione di qualsiasi tipo di violenza gratuita, del tutti contro tutti.
Uno scenario perfetto per chi esercita il controllo sull'umanità.
Ecco perchè il genocidio a Gaza, la violenza quotidiana in Cisgiordania e le innumerevoli violazioni dei diritti umani nelle carceri israeliane non faranno che radicalizzare un certo Islam e giustificare nuove guerre, eterni conflitti e corse al riarmo.

Che differenza c'è tra un stupro fatto da un musulmano e uno stupro fatto da un ebreo?
Nessuno, sono entrambi orrori, con la differenza che il primo è un orrore inqualificabile perpetrato da un essere considerato inferiore, alla stregua di un animale, il secondo è un orrore legittimo, perché è il gesto di un eroe, legittimato dall'autorità sionista. Se questo non è razzismo...
Questo accade perchè Israele è la più avanzata teocrazia al mondo, governata dall'estrema destra xenofoba e messianica. E allora non bisogna stupirsi quando il ministro della sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir ha ribadito la sua richiesta di giustiziare i prigionieri palestinesi, nel mezzo di una disputa con il servizio di sicurezza interna israeliano Shin Bet sullo stato delle carceri israeliane.




Il ministro di estrema destra si è rivolto a X per rispondere alle accuse dello Shin Bet secondo cui il governo avrebbe ignorato mesi di avvertimenti sul sovraffollamento delle carceri, con almeno 21.000 detenuti palestinesi trattenuti dal 7 ottobre.
"Da quando ho assunto l'incarico di Ministro della Sicurezza Nazionale, uno degli obiettivi più ambiziosi che mi sono prefissato è stato quello di peggiorare le condizioni dei terroristi nelle carceri e di ridurre i loro diritti al minimo richiesto dalla legge", ha affermato Ben-Gvir.
Il ministro sembrava vantarsi delle squallide condizioni in cui sono tenuti i palestinesi, in dichiarazioni che alcuni osservatori hanno definito un'ammissione aperta del fatto che Israele gestisce campi di concentramento.
"Tutto ciò che è stato pubblicato sulle condizioni abominevoli" dei palestinesi nelle carceri israeliane "era vero", ha affermato Ben-Gvir, vantandosi di aver ridotto i tempi di distribuzione del cibo e della doccia ai prigionieri, rimosso i dispositivi elettrici e bloccato i depositi finanziari. Affrontando il problema del sovraffollamento, il ministro ha affermato che si stanno costruendo nuove prigioni, ma che la politica da lui proposta, consistente nell'esecuzione dei prigionieri, risolverebbe il problema.
"Ho già proposto una soluzione molto più semplice, ovvero l'introduzione della pena di morte per i terroristi, che risolverebbe il problema del sovraffollamento – una legge a cui anche lo Shin Bet si oppone fermamente", ha affermato.
Le osservazioni di Ben-Gvir su X seguono una dichiarazione video pubblicata domenica, in cui ha affermato che i prigionieri palestinesi dovrebbero essere "sparati alla testa invece di ricevere più cibo".
Una lettura preliminare della proposta di legge per giustiziare i palestinesi accusati di terrorismo è stata approvata dall'Assemblea generale della Knesset nel marzo 2023, e sono previste altre due letture.
Da ottobre Israele ha intensificato gli arresti e i rapimenti di palestinesi in Cisgiordania e a Gaza; la scorsa settimana il direttore dello Shin Bet, Ronen Bar, ha lanciato l'allarme affermando che le strutture erano diventate una "bomba a orologeria".
"Le condizioni di vita fisiche e mentali possono portare ad atti di violenza all'interno delle carceri e delle prigioni, e alcuni detenuti stanno già pianificando atti di violenza e vendetta", ha affermato Bar in una lettera inviata ai principali leader israeliani, tra cui il primo ministro Benjamin Netanyahu e Ben-Gvir, come riportato dal canale israeliano Channel 12.
Nella lettera si aggiungeva che le prigioni israeliane, che hanno una capienza di 14.000 persone, attualmente ospitavano 21.000 prigionieri.

Lunedì, l'ONG legale HaMoked ha dichiarato che Israele detiene 9.623 palestinesi nelle prigioni israeliane, di cui circa 3.379 detenuti senza accusa né processo in base alla controversa politica di detenzione amministrativa.
Ex detenuti hanno denunciato di essere stati sottoposti a torture e abusi sessuali durante la detenzione in Israele, anche per mano di medici israeliani.I detenuti palestinesi attualmente presenti nelle carceri di Israele sono in gran parte civili.
"The Guardian" ha affermato che un quarto dei circa seimila palestinesi arrestati a Gaza nei primi 19 mesi di guerra è stato identificato dall’esercito israeliano come militante.
questo sistema di arresti di massa è reso possibile dalla legge sui combattenti illegali, emanata nel 2002 durante la Seconda intifada, che permette a Israele di detenere persone durante i conflitti armati senza riconoscerle come prigionieri di guerra secondo le Convenzioni di Ginevra. La normativa nega inoltre ai detenuti l'accesso a un avvocato per un massimo di 75 giorni consecutivi, creando una situazione in cui i tribunali israeliani estendono quasi automaticamente la detenzione dei palestinesi basandosi su "prove segrete" presentate in udienze che durano pochi minuti
Un soldato che ha prestato servizio nel centro di detenzione di Sde Teiman, struttura divenuta simbolo degli abusi israeliani, ha descritto ai giornalisti l'esistenza di un recinto soprannominato "il recinto geriatrico" perché tutti i detenuti al suo interno erano anziani o gravemente feriti, molti prelevati direttamente dagli ospedali di Gaza durante i raid militari. Secondo la testimonianza del militare raccolta dall’inchiesta, l’esercito israeliano trasferiva regolarmente in carcere gruppi di pazienti dall’ospedale di Beit Lahiya, uno dei principali centri medici del nord di Gaza, tra cui uomini su sedie a rotelle e persone mutilate dai bombardamenti.

Come non bisogna troppo stupirsi del fatto che la procuratrice dell’IDF, la Maggiore Generale Yifat Tomer-Yerushalmi, con trent’anni di servizio, lo scorso 31 ottobre sia stata costretta a dimettersi dopo essere finita nell’occhio del ciclone per un video in cui si vedevano soldati israeliani picchiare e torturare un detenuto palestinese nel carcere di Sde Teiman.
I suoi familiari ne avevano denunciato la scomparsa e dopo il ritrovamento nella sua macchina di una lettera d’addio, è stata rintracciata “sana e salva” nei pressi della spiaggia di Hatzuk, a Tel Aviv. Poi è stata arrestata. L’accusa? Ostruzione alla giustizia, per la fuga di notizie del video e per un sospetto successivo insabbiamento dell'indagine interna.
Mentre ancora proseguivano le ricerche, ieri è stato direttamente il premier israeliano Benjamin Netanyahu ad attaccare frontalmente la procuratrice: “Ha arrecato danni immensi all'immagine dello Stato d'Israele e delle Forze di difesa Israeliane, ai nostri soldati. Forse si tratta dell'attacco d'immagine più grave che lo Stato d'Israele abbia subito dalla sua nascita. Non ricordo nulla di altrettanto mirato e intenso”.

Capite a che livello di distopia siamo arrivati? Certo, la violenza dei vincitori è sempre esistita, ma da oggi si è fatto un salto quantico sulla accettazione di qualsiasi violazione dei diritti umani, anzi e ancor peggio, sul vantarsi ufficialmente di perpetrare qualsiasi violenza. Non più taciuta, non più rimossa, ma esercitata e rivendicata come prassi, come assoluta normalità, senza più alcuna vergogna e senso di colpa. E non è finita qui, mettendo in carcere chi osa accusare gli stupratori, perché in fondo hanno fatto la cosa giusta. 
Di cosa dovrebbero rispondere?
"Io so' io... e voi non siete un cazzo!"
cit. Il Marchese del Grillo







venerdì 31 ottobre 2025

FEDERICO FAGGIN: DAL MICROPROCESSORE ALLA COSCIENZA QUANTISTICA

                                   

Tra chip e circuiti: un pioniere dell’era digitale
Federico Faggin è conosciuto come il padre del microprocessore, un pioniere che ha aperto le porte dell’era digitale. Nato a Vicenza nel 1941 e laureatosi in fisica a Padova, nel 1968 si trasferì negli Stati Uniti per lavorare nell’industria nascente dei circuiti integrati. Presso Fairchild Semiconductor sviluppò l’innovativa tecnologia MOS a porta di silicio (Silicon Gate Technology) che aumentava di cinque volte le prestazioni dei transistor MOS rispetto alle tecniche precedenti . Questa tecnologia rese possibile la realizzazione del primo microchip programmabile: l’Intel 4004, il primo microprocessore su singolo chip (1971). Faggin guidò il progetto MCS-4 in Intel e incise perfino le sue iniziali sul chip, consapevole di aver racchiuso in quell’innovazione l’essenza del calcolatore su silicio.




Nel 1974 lasciò Intel e co-fondò Zilog, la prima azienda dedicata esclusivamente ai microprocessori. Qui progettò lo Z80 (1976), processore che divenne il cuore di molti personal computer e console nei decenni successivi. Negli anni seguenti Faggin continuò a innovare nel campo hi-tech: nel 1986 fondò Synaptics, società specializzata in reti neurali e interfacce uomo-macchina, dove furono inventati i primi touchpad e touchscreen per computer portatili e dispositivi mobili. In breve, Faggin ha contribuito a plasmare la tecnologia moderna: dai microprocessori alle interfacce tattili, il suo nome è legato ad alcune delle invenzioni chiave che hanno dato forma al mondo digitale odierno.
Tra i traguardi principali della sua carriera tecnologica possiamo citare:
Intel 4004 (1971) – Progettazione del primo microprocessore al mondo su chip singolo (4 bit)
Zilog Z80 (1976) – Fondazione di Zilog e concezione del popolare processore Z80 a 8 bit, usato in personal computer e console
Synaptics (anni ’90) – Sviluppo delle prime interfacce touchpad e touchscreen commerciali, 
anticipando l’era degli schermi tattili.



Nonostante questi successi nel mondo dell’elettronica, qualcosa in Faggin andava maturando oltre la sfera puramente scientifica. Proprio l’interesse per le reti neurali e l’intelligenza artificiale, coltivato in Synaptics, fece sorgere in lui una domanda fondamentale: è possibile costruire un computer cosciente? Questo interrogativo seminò il dubbio che la coscienza umana fosse un fenomeno troppo profondo per essere spiegato dai soli circuiti. 
Nel 2011, Faggin ha creato la Fondazione Federico ed Elvia Faggin, finanziando ricerche interdisciplinari sulla natura della coscienza presso università e istituti scientifici, segno di un cambio di rotta verso territori di confine tra scienza e filosofia.

L’illuminazione interiore: l’esperienza mistica che cambiò una vita
Sul finire degli anni ’80, all’apice della carriera imprenditoriale, Faggin attraversò una crisi interiore che lo avrebbe portato a esplorare territori ben lontani dai laboratori di elettronica. Poco più che quarantenne, pur coronato da successi professionali, sentiva un’inquietudine profonda. Ebbe il coraggio di riconoscersi infelice nonostante la fama, e di intraprendere un percorso di ricerca interiore parallelo a quello scientifico. Fu così che circa trent’anni fa visse un’esperienza straordinaria di coscienza, un evento interiore talmente intenso da poter essere definito mistico.
Faggin ha descritto quei momenti con parole vibranti: «Conteneva un senso di verità senza precedenti perché era vera a tutti i livelli del mio essere. Sul piano fisico il mio corpo era vivo e vibrante come non l’avevo mai sentito prima; a livello emotivo mi percepivo come una potentissima sorgente d’amore e a livello mentale sapevo con certezza che tutto è fatto d’amore. Per la prima volta nella mia vita avevo sperimentato l’esistenza di un’altra dimensione della realtà: il livello spirituale in cui una persona è tutt’uno con il mondo. 
Una conoscenza diretta, più forte della logica… da dentro anziché da fuori, che aveva coinvolto tutti gli aspetti della mia coscienza: fisico, emotivo, mentale e spirituale». 
Questa immersione nell’unità del tutto gli rivelò la natura profondamente interconnessa della realtà. Come ebbe a dire in seguito, «mi ha rivelato che sono il Tutto che osserva e conosce se stesso dal mio punto di vista… Invece di essere separato dal mondo… ero sia l’osservatore che l’osservato».

Quest’illuminazione interiore segnò un punto di svolta. Federico Faggin comprese, a un livello esperienziale, che la visione materialista dell’uomo come macchina biologica era incompleta. Decise allora di dedicarsi interamente a indagare il proprio mondo interiore con gli strumenti della scienza, mettendo in dialogo la spiritualità vissuta in prima persona con il sapere scientifico accumulato negli anni. 
Pur senza ritirarsi dalla società – continuò anzi per quasi vent’anni a guidare la Synaptics come amministratore delegato – iniziò una profonda esplorazione della natura della coscienza, interrogandosi su cosa ci rende davvero vivi e consapevoli. 
Faggin stesso racconta: «Ho continuato ad essere CEO della mia azienda… e nello stesso tempo ho esplorato la natura della mia coscienza, visto che noi possiamo solo conoscere noi stessi. Ed è stato da questa riflessione – durata un ventennio – che ho tratto una fondamentale conclusione: la coscienza non può emergere dal cervello, come la scienza ci aveva raccontato». In altre parole, l’esperienza mistica gli aveva suggerito che la coscienza è un elemento primario della realtà, e non un semplice epifenomeno dell’attività neuronale.
Coscienza quantistica: una teoria fisico-spirituale innovativa



Dopo vent’anni di studi e riflessioni, Faggin è giunto a formulare una nuova ipotesi sulla natura della coscienza: essa non è un prodotto del cervello, ma un fenomeno quantistico fondamentale, presente sin dagli albori dell’universo. Con coraggio intellettuale, Faggin ha ribaltato la visione dominante in neuroscienze sostenendo che coscienza e libero arbitrio sono realtà intrinseche alla natura, e non mere illusioni emergenti dalla materia. Questa idea controcorrente – definita in termini accademici “panpsichismo basato sull’informazione quantistica” – è stata sviluppata insieme al fisico Giacomo Mauro D’Ariano e presentata nel suo libro Irriducibile (Mondadori, 2022).
Secondo Faggin, per spiegare scientificamente proprietà soggettive straordinarie come la coscienza occorre partire dalla meccanica quantistica. 
La teoria propone come postulato che un sistema quantistico in uno stato puro sia cosciente del proprio stato, ovvero possieda un’esperienza interna (qualia) corrispondente a quello stato. In un certo senso, ogni stato quantistico individuale avrebbe un “punto di vista” interno, mentre un osservatore esterno può conoscerlo solo parzialmente attraverso misure.
Per rendere plausibile questo modello, Faggin lo àncora a due risultati fondamentali della fisica quantistica: Teorema di no-cloning (di non clonazione): dimostra che è impossibile copiare perfettamente uno stato quantistico sconosciuto. 
Ogni stato quantistico puro è unico e non riproducibile; analogamente l’esperienza cosciente di un ente è irripetibile e privata. Questa unicità non copiabile suggerisce che lo stato quantistico può esistere solo come esperienza privata del sistema che lo vive, e non può essere clonato o trasferito ad altri sistemi come invece accade con l’informazione classica (che è duplicabile a piacimento).
Teorema di Holevo: stabilisce che da uno stato quantistico puro si può estrarre al massimo un bit di informazione classica per ogni qubit che lo descrive In altri termini, un osservatore esterno può ottenere solo informazioni estremamente limitate sullo stato interno di un sistema quantistico cosciente. Questo rispecchia il fatto che i qualia della coscienza sono immensamente più ricchi di qualsiasi descrizione simbolica se ne possa dare dall’esterno. L’esperienza vissuta (informazione quantistica) è incommensurabilmente più ricca delle parole con cui cerchiamo di descriverla (informazione classica) così come l’emozione travolgente dell’amore materno non potrà mai essere pienamente tradotta in linguaggio.
Questi due principi quantistici conferiscono rigore scientifico all’idea che la coscienza sia intrinsecamente legata alla struttura quantistica della realtà. 
Nessuna macchina classica, deterministica, può essere cosciente, secondo Faggin, proprio perché i computer manipolano informazione classica completamente copiabile e condivisibile. Un programma software e i suoi dati possono essere duplicati all’infinito, mentre la coscienza vive uno stato quantistico privato non duplicabile. 

Come spiega Faggin, “un computer o un robot… sono sistemi deterministici e come tali non possono avere libero arbitrio. E senza libero arbitrio, la coscienza non avrebbe ragione di esistere, né potrebbe esistere in un sistema classico fatto di parti separabili. 
La conclusione rivoluzionaria è che la coscienza umana è irriducibile alle parti fisiche del corpo e alle loro interazioni algoritmiche. Essa rappresenta uno stato quantistico unificato, un campo unitario auto-cosciente, di cui il corpo è solo una manifestazione parziale".

In questa visione, il cervello non genera la coscienza, bensì funge da “interfaccia” attraverso cui la coscienza si esprime nel mondo fisico. Faggin arriva a dire che è la coscienza a creare il cervello, e non viceversa. L’essere umano viene così descritto come una simbiosi di due sistemi: da un lato il corpo biologico con i suoi sensi e il suo sistema nervoso (governato in parte da leggi classiche), dall’altro un’entità quantistica cosciente – talvolta indicata dallo stesso Faggin con il termine seity, il “SÉ” quantistico – che percepisce ed esercita il libero arbitrio guidando il corpo. 
Normalmente siamo talmente identificati con il corpo che dimentichiamo questa duplice natura; ma in stati di espansione della coscienza (come la sua esperienza mistica) o al momento della morte fisica, la componente quantistica può rendersi conto di esistere indipendentemente. 
Faggin ricorre a un’efficace metafora: il corpo è come un drone controllato a distanza dalla coscienza. «Immagina, che dal deserto del Nevada guidi un drone dall’altra parte del mondo… Se il drone viene abbattuto lui cade ma io non vado da nessuna parte, resto ciò che sono. È come la fine di una seduta in un simulatore: quando si spegne mi accorgo che tutto intorno c’era una realtà molto più vasta». In altre parole, la morte segna solo la fine dell’“avatar” corporeo, non della coscienza che lo pilotava: quando il corpo muore, la nostra identità cosciente (self quantistico) si “risveglia” alla sua natura più ampia, continuando ad esistere su un altro livello di realtà.

Oltre il visibile: scienza e spiritualità si incontrano
La teoria fisico-spirituale di Faggin apre prospettive affascinanti e radicali, tracciando un ponte tra scienza e mistica. Egli sostiene che solo superando il dualismo che separa il mondo oggettivo esterno dall’esperienza soggettiva interiore potremo comprendere davvero la realtà «La coscienza e il libero arbitrio esistono e sono fenomeni puramente quantistici, esistenti in una realtà più vasta di quella che gli strumenti e il corpo umano possono rilevare», afferma Faggin. E aggiunge: «Questa realtà si può esplorare solo unendo profondamente scienza e spiritualità e ponendo fine al tragico dualismo che oggi le separa». Si tratta di un invito a una visione olistica dell’uomo e dell’universo, in cui materia e spirito siano riconosciuti come due facce della stessa medaglia cosmica.
Non sorprende che il percorso di Faggin riecheggi i sentieri tracciati da grandi pensatori mistici e persino da alcuni scienziati del passato. Viene spontaneo accostarlo alla tradizione della mistica cristiana – che parla di unione dell’anima con Dio e il creato – e alle idee di psicologi come Carl Gustav Jung, il quale dialogava col fisico quantistico Wolfgang Pauli sull’interconnessione tra psiche e materia. Del resto, Faggin è figlio di un noto studioso di filosofia antica, Giuseppe Faggin, che tradusse Plotino: sin dall’infanzia ha probabilmente respirato riflessioni sull’anima e la natura ultima del reale. Ora, con il linguaggio della scienza moderna, egli sembra dare fondamento a intuizioni antiche: l’idea che l’essenza della realtà sia cosciente e intrisa di significato. 
Come scrive Faggin rievocando la sua illuminazione, «l’essenza della realtà è una sostanza che conosce se stessa nella sua autoriflessione e il suo autoconoscersi è vissuto come un amore irreprimibile, dinamico e pieno di gioia e di pace». Parole che non sfigurerebbero negli scritti dei mistici, ma che provengono dalla penna di uno scienziato e inventore.


Questo dialogo inatteso tra scienza e mistica prospetta anche un rinnovamento nella visione dell’umanità. Secondo Faggin, riconoscere la nostra natura di campi di coscienza quantistici auto-consapevoli può ispirare un nuovo umanesimo scientifico. 
L’essere umano non è più visto come un automa biologico spinto da leggi deterministiche, ma come un agente libero e creativo, co-autore della realtà. 
In tal senso, la sua posizione coincide con un messaggio di speranza: ogni individuo, riscoprendo la propria vera natura spirituale, può contribuire a un futuro in cui progresso tecnologico e crescita interiore vadano di pari passo. 
Faggin avverte che se accettiamo passivamente la visione di noi stessi come macchine, rischiamo un futuro disumanizzato, dominato da un’IA priva di coscienza. 
«Se noi pensiamo di essere macchine – che è quello che ci dicono gli scienziati – finiremo in un vicolo cieco in cui ci convinceremo che in futuro le stesse macchine ci supereranno», mette in guardia. Ma è qui che si gioca la sfida: ci dimentichiamo che quelle macchine le abbiamo create noi, e infatti finora non siamo riusciti a dar loro creatività, libero arbitrio o capacità di immaginare – ciò che ci distingue come esseri umani. 
L’intelligenza artificiale, pur potente, per Faggin “non capisce niente” in senso proprio, perché le manca l’intenzionalità cosciente. Può elaborare dati, ma non possiede un sé in grado di comprendere significati o di scegliere liberamente scopi. 
Solo gli esseri dotati di coscienza possono farlo, grazie a quella “marcia in più” che deriva dalla nostra natura quantistica non algoritmica.

In definitiva Federico Faggin, con il suo duplice percorso, incarna la figura di un innovatore integrale: da una parte artefice di rivoluzioni tecnologiche tangibili, dall’altra esploratore di frontiere immateriali della conoscenza. La sua vicenda umana è avvincente come un romanzo di mistero, perché intreccia la scoperta scientifica con la ricerca spirituale. 
Ci invita a guardare oltre il velo dell’apparenza materiale – “oltre l’invisibile”, per citare il titolo di un suo recente libro – e a considerare che forse la vita e la coscienza non sono emergenze accidentali, ma elementi fondamentali di un universo informato e vivo. 
Per gli appassionati di misteri e i lettori accademici, la storia di Faggin offre uno spunto potente: il mistero più grande potrebbe non trovarsi nei recessi dello spazio cosmico o nei bit di un supercomputer, ma nella profondità insondabile di ciò che siamo. E nel tentativo di svelarlo, scienza e spiritualità potrebbero finalmente camminare fianco a fianco.

di Giuseppe Oliva

https://misteryhunters.it/scienza/federico-faggin-dallinvenzione-del-microprocessore-al-mistero-della-coscienza-quantistica/

martedì 28 ottobre 2025

L' AGENDA NEOLIBERISTA VA AVANTI DA SE' (con le regine, i suoi fanti, i suoi re). E NOI?



Cambiano gli attori in campo, cambiano le strategie, cambiano le maschere, ma l'agenda neoliberista va avanti da sé. "Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi". La citazione tratta dal romanzo "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, esprime la strategia di cambiamento superficiale per preservare lo status quo. In pratica, si cambia tutto ciò che non minaccia le fondamenta del potere e del privilegio, in modo che le élite possano mantenere il controllo anche di fronte a mutamenti sociali e politici. Questo concetto si applica al "gattopardismo", ovvero al trasformismo politico e sociale, dove il cambiamento esterno serve a nascondere la continuità sostanziale del potere. Quindi, poco importa ci sia una governance di destra o di sinistra, perché il vero dominio capitalista è rappresentato da una sovragestione che utilizza i contenitori partitici come specchietto per le allodole, per veicolarsi democratica e farsi accettare dalla popolazione. Non solo, così operando, snatura qualsiasi ideologia passata, azzerando le differenze e ci mostra una sola via da percorrere, una sorta di eterno presente, immutabile come in un cerchio magico.

Questo paradigma che produce l'illusione della democrazia è in qualche modo sempre esistito, ma nel passato della sua breve vita, esistevano contraltari che hanno plasmato Stato sociale, diritti sociali e una visione di un'esistenza meno nichilista, dove era lecito sognare ed inseguire i propri desideri. Oggi, anche nell'evoluto occidente, si percepisce purtroppo una negatività quotidiana dovuta al bombardamento mediatico che azzera qualsiasi velleità. Pensavamo di vivere nel migliore dei mondi, guardavamo il resto del pianeta da un piedistallo ritenendoci fortunati, come fossimo i prescelti, invece, ci stiamo accorgendo che la nostra condizione esistenziale assomiglia sempre più al cosiddetto 3°mondo. 
Si, certamente, siamo ancora i "più ricchi, i più belli e i più avanzati", ma siamo proprio sicuri durerà per sempre? Io credo di no! L'Europa pare sgretolarsi come un gigante d'argilla, la storia non ci appartiene più, altre realtà stanno emergendo senza però esprimere modelli di vita tanto differenti, anzi... Il fattore comune, a parte rare eccezioni che scompariranno in qualche decennio, è la condivisione dello stesso modello economico e culturale, il capitalismo. Un capitalismo che preserva se stesso, aggiornandosi giorno dopo giorno ai tempi che contribuisce a plasmare, sempre un passo avanti rispetto a qualsiasi dissenso popolare. Una realtà che si mostra come una guerra fratricida tra piramidi di potere, ma solo per la conquista del trono, non per esprimere differenti modelli culturali. La politica non esiste più, e non perché non ce ne sia più bisogno, ce ne sarebbe bisogno come l'aria che respiriamo, ma ci stiamo immergendo nel brodo bollente del post-umano, dove le ideologie sono bandite ed espresse solo in termini velleitari, in risse da salotto, tra un antifascismo e un anticomunismo da operetta, confinate al bar sport.

Siamo sicuri che le ideologie bandite dal sistema, e sventolate solo per un agonismo emozionale, non esistano più e che siano solo vecchi orpelli ed obsolete formule astratte che oggi lasciano il tempo che trovano? Secondo me, assolutamente no! Il peccato originale del post-moderno è l'antipolitica, il suo neo-linguaggio, l'azzeramento dei sentimenti di appartenenza, l'aver corrotto e destrutturato ogni pensiero ed ogni contenitore culturale, sociale e politico. Se sono tutti corrotti e sono tutti diversamente uguali, allora il popolo si defila e preferisce astenersi. Sia chiaro, la reazione è giusta e sacrosanta, anch'io negli ultimi 25 anni ho votato solo due volte, però mi rendo conto che questo processo di annichilimento è voluto e perseguito dal sistema. Certo, i piani intermedi dei partiti lamentano la diserzione popolare alle urne, ma i loro padroni si auspicano un qualunquismo dilagante, come allo stesso tempo esorcizzano qualsiasi conflitto sociale, qualsiasi criticità e dissenso, creando solo un dissenso utile alla causa.

Se qualsiasi individuo non crede più a nulla, se non combatte più per nulla, in tempi di globalismo, per il potere costituito questo è una manna dal cielo, perché l'unica forma politica-non politica sarà quella dell'oracolo capitalista. Dal crollo del muro di Berlino nel 89, fino ad oggi, il capitalismo non ha avuto più alcuna resistenza alla sua avanzata predatoria. Le guerre coloniali sono aumentate, le differenze sociali sono esplose a livelli terrificanti, i modelli vincenti sono diventati idoli religiosi. 
La volontà del potere costituito è quella di spostare l'orologio indietro nel tempo, prima dei boom economici keynesiani, socialisti e democratici, di cui ancora oggi, forse per poco, ne godremo l'onda lunga. Tornare indietro nel tempo e fermarlo!
Basta benessere, caro occidente, semmai ce ne sia stato, da oggi si stringe ulteriormente la cinghia ed i vostri modelli di riferimento saranno sempre più divisori, classisti, reazionari, populisti. Il padronato la sua rivoluzione la fa quotidianamente, siamo noi che deficitiamo di coscienza di classe, di coscienza spirituale, da non confondere con quella religiosa. Per quella abbiamo già dato!             
La livella generale è stata spostata anno dopo anno sempre più sul versante della reazione, del conservatorismo, e non intendo meramente solo a livello partitico, come dicevo prima quel livello non esiste più, è una chimera, intendo più a livello culturale, sostanziale, economico, quindi in direzione ordo-liberista. Nel senso di un sistema piramidale ed esclusivo, gerarchico e totalizzante.            
La punta della piramide è sempre più visibile, ma sempre più distante. Abbiamo volenti o nolenti metabolizzato ed accettato un livello di ingiustizie sociali come mai in altri tempi avremmo fatto. Siamo come in un limbo gattopardesco, con i nostri feticci digitali, sempre più atomizzati e divisi, in cerca delle briciole che cadono dal tavolo imbandito per pochi. Accetta e continua? No, io salto giù dal treno in corsa, impazzito, cercando altri percorsi, altre vie, ovviamente, nel limite del possibile e delle mie capacità.

La cosiddetta sinistra, nella sua miseria esistenziale, negli ultimi 50 anni, anno dopo anno, è stata destrutturata e trasformata in una costola neoliberale, abdicando al suo compito storico, diventando nei fatti classista, un po' come lo sbirro "buono" che legittima quella cattivo. Questo però non significa che non esistano a livello concettuale più le ideologie, semplicemente le hanno eliminate per creare un nuovo mondo senza alcun equilibrio tra le parti e, sinceramente, non è il migliore dei mondi possibili. Il capitalismo non ha più freni, trasla anche la forma, senza più alcuna vergogna e calpesta il diritto internazionale come mai era accaduto dal dopoguerra ad oggi. Impone lockdown per la nostra salute, crea povertà e miseria come non ci fosse un domani, compie genocidi in diretta, mostra la sua brutalità, normalizzandola come fosse uno spot di uno yogurt, candidamente dal tubo catodico, creando quel senso di impotenza collettiva che fa gioco allo status quo, creando un popolo spettatore e non più attore della propria vita. Trasformando il soggetto in oggetto, natura in simulazione, umano in transumano.

Quale rivoluzione è possibile a questo marasma arcontico? A livello individuale riscoprire il nostro sé superiore, la nostra spiritualità, lavorando nella direzione dell'amore. Ah, l'amour... Quasi ci vergogniamo solo a pronunciarla questa bella parola ed io stesso un po' mi imbarazzo a scriverla, avendo paura di essere scambiato per un prete o un mollaccione qualsiasi. Invece no, l'unica via al nichilismo imperante, alle grandi ingiustizie di questo inferno chiamato Terra, è proprio l'amore, semplice concetto quanto profondo. E per amore non intendo peace & love, o qualsiasi sua banalizzazione, ma proprio quel valore fondante che dovrebbe riguardare la vita di noi tutti. "Omnia vincit amor". Quindi quel concetto che comprende l'empatia, la sensibilità, il mettersi al servizio del prossimo, senza dover necessariamente pensare di cambiare il mondo, ognuno nel suo piccolo. Come il preoccuparsi realmente dei nostri affetti e di tutto quello che ci circonda, conservare la magia e lo stupore del fanciullino che abita in noi, inseguire sempre i nostri desideri, non mollare mai la presa anche quando tutto sembra andare male, ergo, lottare e fare le nostre piccole e personali rivoluzioni. Creare bolle esistenziali, maturare consapevolezza, gnosi, creare i nostri mondi, avere i più svariati interessi, essere maledettamente curiosi, e non aver tempo di annoiarsi mai. Chi si annoia è perduto! Ridere del mondo e delle sue miserie, ma con immensa compassione e consapevolezza. Capire che questo gioco è anche illusione, ma un'illusione che va superata con la conoscenza e non subita passivamente. 
Purtroppo, è un lusso avere questa visione e propensione vitale, me ne rendo conto. 
Vallo a dire a un palestinese sotto i bombardamenti, ma l'esempio potrebbe riguardare qualsiasi tragedia anche personale. Però l'unica via, individuale e collettiva, consiste nella lotta per affermare il BENE, attraverso l'amore. Questa luce deve essere vista come azione, come arma per creare armonia interiore e poi esteriore. Perché le forme pensiero possano essere finalmente anche virtuose e non solo maligne. Questa lotta non deve quindi limitarsi ad una mera contemplazione di se stessi, come vorrebbero certe correnti spiritualiste, certe religioni e lo stesso sistema in cui viviamo, ma può esprimersi, oltre alla perseveranza, all'intelligenza, alla strategia, come estrema ratio, anche attraverso la forza.
L'agenda neoliberista va avanti da sé, ma anche noi dobbiamo necessariamente andare avanti e non indietreggiare mai, eliminando le sue regine, i suoi fanti e i suoi re, ovvero, le forze dell' ostacolo, evitando di subire il loro nefasto influsso sociale e sottile, diventando i re di noi stessi, ricordandoci chi siamo e la nostra origine divina. 
I partigiani di ogni latitudine hanno versato il sangue contro qualsiasi totalitarismo, gli stessi cristiani sono stati perseguitati e massacrati, lo stesso Gesù cacciava i mercanti dal tempio. Non bisogna essere stupidamente buonisti, banniamolo questo buonismo, talvolta serve anche la forza per lottare contro qualsiasi sopruso. L'amore può essere una carezza, ma talvolta anche un sonoro ceffone.
"Questa mano po esse piuma e po esse fero" cit. Mario Brega



lunedì 13 ottobre 2025

PACE E MOSCHETTO, SIONISTA PERFETTO


                   Vignetta di Ramon Angelo Bonandini


VIVO IN UN MONDO DOVE "EX FASCISTI" SONO DIVENTATI MAGICAMENTE I DIFENSORI DELL'EBRAISMO.
STIAMO VIVENDO IN UNA REALTA' PARALLLELA?
cit. Terra Z

In questo triste e misero periodo storico in cui ci siamo incarnati, forse per masochismo congenito o per vedere come va a finire la saga del mondo, abbiamo assistito al recente Piano di Pace dei vincitori (sempre gli stessi). Un Piano di Pace che fa ridere per non piangere, dopo un lungo sterminio di occupazione e dopo aver raso al suolo la Palestina per estendere il "Grande Israele". L'unica democrazia la mondo che si basa sull'antico testamento e su un Demiurgo abbastanza arimanico. Una sorta di theo-democratia, però transumanista, colonialista e suprematista. Un coacervo di tutte le forme reazionarie e conservatrici di destra che l'uomo abbia mai plasmato.
Questa è la piramide del potere che oggi si manifesta ai popoli occidentali come l'unico modello da accettare ed adottare per la nostra felicità.
Poi ci sono i governi vassalli di ogni latitudine. Questi hanno il compito di gestire le province dell'impero, spostando la livella culturale, economica e sociale sempre più verso posizioni totalitarie, verso democrature. Infine, ci sono i sudditi che li hanno votati ed energizzati a dovere, perché il concetto di "salvatore" fa sempre effetto nei cervellini rettiliani che amano delegare il comando al Masaniello di turno.
I popolini beoti, giustamente delusi da decenni di orrori della sinistra liberista, e di non essere più rappresentati (neanche illusoriamente), si sono buttati sui demagoghi, sul populismo più bieco, aspettando l'uomo della provvidenza. 
Un sentimento che cova da sempre in certi animi inquieti e primitivi, fin dai tempi di "Sua Eccellenza".
Il sistema capitalista, che è rivoluzionario e più cinicamente intelligente del suo popolo, lo sapeva, lo aveva programmato da tempo. Dopo la stagione pandemica e vaccinale, fatta presiedere per forma mentis al progressismo d'accatto, ha fatto la staffetta con la destra, che oggi ha il grande compito di militarizzare il bel paese, riarmandolo ed indebolendolo economicamente e spiritualmente, a vantaggio dei soliti noti.
Quindi e per questo motivo, oggi come stupefatti siamo costretti a vedere ex fascisti difendere a spada tratta gli ebrei da un antisemitismo immaginario, e nel caso ci saranno violenti rigurgiti xenofobi, la colpa sarà per l'azione genocidaria di Israele.
Però è grottesco leggere cosa scrive la destra che, acriticamente e strumentalmente, appoggia qualsiasi nefandezza sionista.
Pensate, i loro beniamini e padri fondatori fecero le oscene leggi razziali per compiacere il nazismo, dove anche mia nonna rischiò di essere deportata in un lager, solo per il cognome che portava, pur essendo cattolica. Oggi, con la faccia come il culo, si ergono a paladini di tutto l'ebraismo, vittima dei propal e dei terroristi mori, solo perché il sionismo, nell'ultimo secolo, giorno dopo giorno, ha abbandonato le origini primordiali socialiste, diventando sempre più nazionalista, suprematista e colonialista. 
Alle destre, in fondo, non frega assolutamente nulla dell'ebraismo, è tutto cinicamente strumentale. I loro idoli storici li deportarono nel ventennio, figuriamoci! A lor signori interessa solo la deriva nazionalista del sionismo. 
In quella si identificano, loro amano follemente l'aspetto miliziano dominante, perché sono e sempre resteranno dei poveri reazionari, è quella la loro natura. Si sentono impotenti e maledettamente provinciali, quindi applaudono il condottiero di turno che ce l'ha fatta. 
Loro adorano culturalmente ed endemicamente l'aspetto più retrivo, razzista e violento del sionismo, perché sono fatti della stessa pasta. 
Non parlo solo di quelli al governo, ma anche di tutti i sedicenti liberali che popolano i giornali di destra, fino a tutti i riformisti progressisti che, tradotto, significa Destra 2.0. 
Il nostro beneamato Governo Meloni non è semplicemente servo, ma ci crede, si identifica nella legge del più forte, la persegue culturalmente.
I missini nel dopoguerra nacquero per questo motivo. Essere i cani da guardia del capitalismo americano più retrivo. Lo fecero bastonando gli operai che scioperavano per i loro salari e per i loro diritti nel secolo passato. Lo fecero con Craxi, sbraitando a favore degli USA sul caso Sigonella. 
Altro che patrioti, patrioti con il culo dei padroni d'oltre oceano. Mentre i loro padri fondatori furono plasmati dal padronato industriale per conto della massoneria inglese, come baluardo di regime contro le lotte contadine e contro il risveglio di coscienza di classe dei primi del 20° secolo. Una storia che continua paradossalmente, almeno nell'apparenza della dialettica di propaganda, ancor oggi con il sionismo. 
Se esiste una fazione politica scientemente anti-sovranista, quella è endemicamente, storicamente, culturalmente e matematicamente la destra. Riuscendo nel capolavoro di esserlo ancora più di quella fogna che si definisce "sinistra", che poi è solo un'altra forma di totalitarismo neoliberista.
Pace e moschetto, sionista perfetto!

E non è una serie TV di Netflix, è tutto drammaticamente vero. 
Per questo che provo un po' pena e vergogna per tutta quella sedicente controinfo che ha votato e supportato la cocca di Draghi. 
Ricordate quei sorrisi con la mitica e scintillante campanellina arcontica? 
Draghi e il cerchio da cui dipende, dopo averle fatto fare una finta opposizione per anni, salvo poi cooptarla ufficialmente per militarizzare il bel paese, l'ha scelta e plasmata leader. L'ha realizzato con il vostro avallo per continuare l'agenda neoliberista del post-covid. Serviva oggi una grande MADRE (ma piccola in cui identificarsi) che convincesse il popolino ilico che l'ha benedetta. 
E poi avete continuato con Trump, il salvatore con il parrucchino arancione, il cosiddetto nemico del Deepstate (lo so, fa abbastanza ridere). 
Quello che oggi avrebbe siglato la pace in Palestina dopo averla fatta radere al suolo. Veramente, non voglio essere provocatorio, ma coloro che seriamente pensano che il Salvatore arancione sia il nemico acerrimo dello Stato profondo, e non uno dei loro emissari diversamente declinati, o non hanno capito una mazza di come funziona il potere (ma neanche il minimo sindacale), o non hanno proprio capito una beata mazza in generale. Prima avete puntato il dito contro i poteri forti, dicendo che comandano dai piani alti tutta quanta la politica mondiale (cosa peraltro vera), e poi avete accettato la novella idiota che la stessa governance, loro emanazione, lotti aspramente contro i suoi creatori. 
Mettetevi d'accordo con voi stessi una buona volta! 
Ah, mi sbagliavo, che stupido, ci sono le grandi guerre tra PIRAMIDI del potere. 
Ok, ma allora dove cazzo sta la PIRAMIDE a favore dei popoli? 
Non ci sta, non esiste, non esisterà mai! 
L'unica contro-piramide possiamo essere noi, se lo vogliamo e se mai un giorno lo comprenderemo. Prestate il fianco al neoliberismo e manco ve ne accorgete. 
Si lo so e lo ripeto, esiste una guerra fratricida tra i network del potere, ma non perché ci sia una fazione a vostro favore, ma per lo scettro del dominio sulle vostre teste. 
Ed è li che vi siete penosamente incartati e persi nel labirinto magico. 
Non è fumetto Marvel dove ci sono i buoni e i cattivi, usate la logica!  
Le fazioni belligeranti dei piani alti, funzionano un po' come le vostre amate squadre di calcio che giocano l'una contro l'altra, dandosele di santa ragione, ma condividendo le stesse regole dello stesso schema di potere. Si, ci divertono tanto, ma alla fine sono solo un altro tassello, seppur giocoso, del beneamato divide et impera e possono rappresentare una chiara metafora di come funzionano le meccaniche divine. 
Sono meccanismi della stessa forma pensiero capitalista, sono ingranaggi della stessa macchina ancestrale del padronato (scusate la grammatica marxiana, ma temo tornerà di moda in questo mondo a senso unico). 
Piramidi in guerra si, ma solo per SERVIRE lo stesso cerchio magico di regole condivise, e poi tante, troppe tifoserie. Panem et circenses. 
E allora poco importa chi vince la coppa del nonno, tanto su questa linea di pensiero non potrà che vincere sempre il neoliberismo.